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Autore: Sacu    04/06/2011    2 recensioni
"Si tratta di una chiave per aprire un Portale per il luogo da cui vengo."
"Se i Drow avessero la chiave non esisterebbero un attimo ad inviare il loro esercito per tentare di conquistarlo."
“Se la tua amica dovesse fallire, presto il nord entrerebbe in guerra."
Ispirato a D&D.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati tre giorni e ancora niente. Misao aveva trovato molte cose illecite riguardo Danarr, ma nessuno l'aveva più visto da un po'. Amico di tutti e di nessuno, non c'era persona che si fosse preoccupato della sua scomparsa. O meglio, c'erano dei Mezzorchi che lo cercavano per avere indietro dei soldi, ma Misao sapeva che non c'entravano niente. No, il responsabile era il Custode della Quercia, mancavano solo le prove.
Il Porto di Baldur's Gate dava sul fiume Chionthar, quello che collega la città con la Costa della Spada a ovest e con delle città interne ad est. Sì, la strada che dava direttamente sull'acqua era piena di bancarelle d'ogni genere e le guardie accorrevano subito in caso di bisogno, ma già a partire da qualche casa indietro diventava una zona poco raccomandabile. Misao la trovava ottima, le locande e le taverne del porto erano i posti migliori per trovare ubriachi dalla lingua sciolta.
Era andata alla Conchiglia Blu per interrogare il locandiere, un Halfling di nome Leram che gestiva la baracca da una decina d'anni; aveva denunciato dei clienti per traffico illecito di merci. Andarono a discutere sul retro, in una stanza luminosa tutta piena di farina che fungeva da cucina. Il locandiere allontanò il cuoco per restare soli.
Leram cominciò a parlare a raffica. Misao faceva un po' fatica a seguirlo, dovette più volte chiedergli di ripetere, poi lui disse qualcosa di importante: “...doveva essere per forza un Drow!”
“Come?” se fosse stata un lupo le si sarebbero drizzate le orecchie.
L'Halfling ripeté pazientemente. “Sì, Lady Misao, per forza! L'ho visto io! Solo di spalle, ma aveva il cappuccio abbassato e posso testimoniare che aveva la pelle scura e i capelli grigi. Era un maschio molto alto, sarà stato anche un 1,60m! E l'orecchio sinistro, mia Signora, avreste dovuto vederlo! La parte superiore era come strappata!”
Per gli Halfling tutti erano molto alti, ma Misao ritenne scortese commentare. Soprattutto perché Leram poteva non volendo averle dato un'informazione utile.
“Ti chiedo scusa, ma ho bisogno che mi ripeti tutto da capo sforzandoti di ricordare i dettagli.”
L'Halfling non era sorpreso. Parlava sempre veloce, era la norma che gli chiedessero di ripetere. Così ricominciò da dall'inizio scandendo le parole.
“Qualche giorno fa tre Mezzorchi hanno preso una stanza al piano di sopra. Solitamente non mi impiccio degli affari dei clienti, sapete com'è il mio mestiere, meno ne sai meno danni riceve la tua proprietà. Comunque mi avevano chiesto di portargli la cena; quando sono salito col vassoio la porta non era chiusa bene e dentro... c'erano loro con questo Drow! Non so da dove sia saltato fuori, di certo non è passato dalla porta principale o l'avrei notato. Si stavano accordando sul prezzo, lui doveva vendergli un pugnale incantato, una cosa pericolosa a quanto ho sentito. Loro lo volevano usare per uccidere un certo guardiaboschi che era sparito senza saldare il debito.”
“Cosa hanno detto?”
“Be', sa, io sono molto coraggioso, ma... Ecco, loro erano in quattro mentre io uno solo... Non volevo essere beccato a origliare, così sono sceso e ho lasciato passare una mezzora. Quando sono risalito da loro quel Drow non c'era più e potete essere sicura che non è uscito dalla porta. Nossignora, non me lo sono fatto passare sotto il naso! Sono stato attento! Non so che fine abbia fatto.
Sentite, io non voglio certa gente nella mia taverna. E' pericolosa e io voglio solo fare il mio lavoro onestamente senza rischiare di rimetterci la pelle.”
Finalmente qualcosa di utile! E lei che detestava le scartoffie! Se non avesse letto il rapporto e indagato a quest'ora starebbe ancora brancolando nel buio.
Misao tirò fuori del materiale per scrivere dal suo zaino.
“Molto bene signor Leram, mi serve una dichiarazione firmata, la descrizione dei Mezzorchi e la descrizione del Drow. Non ti preoccupare, queste persone non ti importuneranno più.”

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Aveva bisogno di parlare coi Mezzorchi ma non sperava che questi avrebbero collaborato, così aveva chiamato rinforzi. Forse anche più del necessario, ma non voleva rischiare di farseli scappare.
“Ricordatevi che dobbiamo prenderli vivi!”
“Sì, Lady Misao!” risposero le guardie intimorite dalla sua autorevolezza. Il Maestro le aveva insegnato bene l'autocontrollo e la marzialità; era un ottimo Capitano, stimata da tutti e nessuno si ricordava che in realtà aveva solo sedici anni. Solo Lady Isilrill la trattava per l'età che aveva. Lei, la sua amica... No, non poteva pensarci, doveva mantenere la mente lucida. Il Maestro l'aveva addestrata proprio per situazioni di quel genere: al primo posto le sue responsabilità, dopo i suoi sentimenti. Paradossalmente, se voleva aiutare Lady Isilrill doveva annullare le sue emozioni e concentrarsi.
Mise due guardie all'entrata, un altro paio all'uscita sul retro e per sicurezza una sotto la finestra in corrispondenza della stanza. Le quattro che rimanevano la seguirono su per le scale. Due avevano delle spade, una l'alabarda e l'ultimo un arco. Aveva chiamato più rinforzi del necessario, ma voleva avere la certezza assoluta di prenderli vivi.
Erano quelli i momenti che preferiva: pochi istanti prima della battaglia, quando ancora niente è stato deciso. I suoi uomini estrassero le armi, mentre lei si piazzò davanti la porta dei Mezzorchi. Sentirono dei brusii provenienti dall'interno. La samurai poggiò la mano sinistra sull'elsa, tirò il petto in fuori e parlò con voce forte e chiara.
“Sono Lady Misao, Capitano dell'Unità d'Avanguardia! Siete accusati di aver acquistato armi illecite! Vi ordino di aprire la porta e di arrendervi!”
Lasciò passare tre secondi. Nessuna risposta. Aprì la porta.
Fece appena in tempo a staccare la mano dalla maniglia per evitare un colpo che avrebbe potuto spezzarle il braccio. Si trovò di fronte un grosso Mezzorco con una mazza che la guardava minacciosamente da trenta cm più in alto. Il suo compagno dietro di lui non si fece scrupoli e caricò stroncando la porta aperta a metà con la sua ascia cercando l'avversario più vicino.
Misao si dedicò a quello con la mazza, lasciando il secondo alle guardie. Con incredibile rapidità estrasse la katana e lo colpì alla pancia, facendo uscire dallo squarcio quello che sembrarono fiamme; dopo aver rinfoderato, estrasse la wakizashi e lo ricolpì nello stesso punto, facendo però uscire dei frammenti di ghiaccio. In pochissimi attimi lo aveva ridotto in fin di vita, ma questo non lo fece desistere.
Dopo un rapido sguardo al danno subito, il Mezzorco si infuriò e impugnò la mazza con entrambi le mani colpendola al braccio sinistro. Misao provò a estrarre la katana, ma aveva il braccio intorpidito, così prese subito la wakizashi ma fallì il colpo.
Nel frattempo il suo avversario provò a colpirla alla spalla sinistra con tutta l'intenzione di rompergliela, ma lei facendo perno sul piede riuscì a evitarlo a portarsi di lato: estrasse la katana e gli tagliò la mano destra.
Mentre il Mezzorco cadeva a terra urlando dal dolore, Misao studiò la stanza: mancava il terzo.
Si precipitò alla finestra e vide che l'ultimo si era calato e stava combattendo con un pugnale contro la guardia che aveva lasciato.
“Xanril, qui presto!”
La guardia con l'arco era dovuta rimanere in disparte mentre le altre tre ingaggiavano il combattimento con il secondo Mezzorco e si sentì utile quando il Capitano lo chiamò. Non era facile colpire il bersaglio, ma non voleva sfigurare davanti Lady Misao dopo averla vista combattere; fece appello a tutta la sua concentrazione, prese la mira e scoccò.
“Ottimo lavoro Xanril, ho fatto bene a portarti.”

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Era riuscita a catturarli tutti e tre vivi; uno malconcio, uno mutilato e uno mezzo morto, ma vivi e li aveva fatti scortare alla Caserma. Dalla perquisizione venne fuori il pugnale che aveva descritto Leram e mentre i prigionieri venivano separati in celle diverse, Misao si recò dal suo fabbro di fiducia.
Eldak era un Nano di centocinquantasette anni a cui piaceva il suo mestiere e ogni sua opera era fatta con cura e passione. Era a lui che il padre di Misao si era rivolto quando la sua piccola era diventata Capitano, volendole regalarle delle buone spade in modo che non corresse pericoli.
La sua bottega era strapiena di armi di tutti i tipi e di tutte le qualità ed era facile riconoscerle: quelle incantate erano appese su tutte le pareti, quasi fossero dei trofei (in effetti ne era molto orgoglioso), quelle di media qualità erano ordinate nelle rastrelliere, mentre quelle scadenti o vecchie erano accatastate ad un alto della stanza, quasi fossero spazzatura.
Quando Misao arrivò, Eldak stava finendo di sgridando un ragazzino umano che non poteva avere più di undici anni.
“... e voglio vedere questo posto brillare, chiaro?”
Il ragazzino tutto rosso in viso si rimboccò le maniche e si mise tutto d'impegno a spazzare, mentre il Nano si accorse della samurai.
“Oh buongiorno Lady Misao! Eh, questi ragazzi che non hanno voglia di lavorare! Io alla sua età già aiutavo nella fucina di mio padre! Ma scommetto che non sei qui per parlare dei me, vero? Mi hai portato qualcosa?”
Capitava di quando in quando che durante una perquisizione le guardie cittadine trovassero delle armi e le portassero da lui per farle valutare. Gli piaceva farlo, diceva che serviva a fare esperienza e a tenere allentato l'occhio. E a Misao faceva sempre dei grossi sconti sul servizio, grazie all'amicizia con suo padre.
La ragazza tirò fuori il pugnale e glielo porse, mentre lui chiamava il suo assistente. A vederli insieme veniva quasi da ridere; il Nano era piazzato, ma niente in confronto a Davice, un Uomo molto alto, con una grande pancia e un viso paffuto. Entrò nella stanza pulendosi pulendosi dalla fuliggine il viso e quei salsicciotti che aveva al posto delle dita su uno strofinaccio.
“Buongiorno Lady Misao! Vedo che ci avete portato un nuovo giocattolino!” disse alludendo al pugnale.
“Puoi ben dirlo!” rispose Eldak tutto soddisfatto come un bambino con un nuovo regalo. Certo, non l'avrebbe potuto tenere, ma il luccichio di felicità nei suoi occhi mal celava la sua curiosità.
Il Nano osservò attentamente il pugnale, lo rigirò più volte tra le mani, passando prima il dito medio delicatamente sull'elsa, poi il pollice sulla lama: era pronto per il verdetto.
“Forgiato dalle mani di un Drow di Menzoberranzan; di buona qualità.”
Poi passò l'arma a Davice. Dopo averlo preso in mano, chiuse gli occhi e quando li riaprì da essi sprizzò un bagliore bianco: stava scrutando la lama per capire se era incantata.
“Vediamo cosa abbiamo qui... Confermo, la qualità è buona... e... sì, c'è della magia qui... vedo che è letale contro gli Elfi... e... accidenti! Questo non vi farà piacere Lady Misao. Si tratta di un incantamento da veleno molto potente... e raro, non l'avevo mai visto prima, qui è illegale!”

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Com'era suo dovere, Misao si fece firmare una dichiarazione da Eldak e Davice e fece mettere la valutazione in conto alla Caserma. Dopo di ché tornò in Caserma ad aspettare notizie del Sergente Graril, un Mezzelfo fanatico di kukri e scimitarra incaricato dell'interrogatorio.
Dovette aspettare solo fino a dopo cena, quando il Sergente bussò al suo ufficio. Se era lì doveva aver finito il suo incarico, ma non sembrava affatto soddisfatto.
"Hanno confessato Capitano. Sono riuscito a far firmare loro l'ammisione di colpevolezza e ho un resoconto della transazione."
Misao fece per prendere i documenti, ma Graril li trattenne.
"Capitano, prima di leggere... C'è una cosa che dovete sapere."
Il Sergente prendeva tempo nel scegliere le parole per addolcire la notizia, ma la ragazza lo mise alle strette.
"Sergente, vuoi nascondermi la verità?"
"Nossignora, Capitano, ma è la questione è delicata. Vedete, abbiamo interrogato i prigionieri separatamente e la loro versione coincide..."
Misao era come circondata da un'aurea mista tra impazienza e desiderio di uccidere; Graril ingoiò a vuoto impaurito e si affrettò a continuare.
"Vedete, la descrizione del venditore è uguale in tutte e tre le descrizioni: Drow maschio, alto 1,60m, pelle scura, capelli grigi, occhi scuri, con la porzione superiore dell'orecchio sinistro strappato. Già così ci sono pochi dubbi sulla sua identità, ma i prigionieri hanno dato anche il nome... Si tratta di Atharal, Capitano, il fratello della Sacerdotessa Parnis Umarth.”
Graril, che aveva raccolto tutto il coraggio che possedeva per dare quella brutta notizia, pensò di essersi sbagliato quando per un attimo vide un mezzo sorriso sul volto sempre marziale di Lady Misao.

   
 
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