Vendetta!
Ad ogni passo, lord Balthazar spostava il suo peso sui talloni. Cattivus ascoltava il rimbombo dei passi aumentare. Sbirciò tra il pelo ricciuto del gatto imbalsamato e vide lo stregone entrare in camera. Si accovacciò tra le zampe del felino.
Lord Balthazar mise le mani sui grassi fianchi e severo si guardò
intorno. Vide la scrivania ed aggrottò la fronte. Dalla punta della penna
posata accanto al foglio colava l'inchiostro. Il legno pregiato avrebbe presto
assorbito il liquido nero.
Lord Balthazar uscì velocemente dalla stanza: 'Chi vi ha dato il permesso
di toccare la mia scrivania?'
La voce dello stregone era così tonante che Cattivus dovette coprirsi
le orecchie con le mani.
Il perfido stregone raggiunse i suoi sei
servi nelle cucine: 'Chi di voi illetterati ha toccato la mia scrivania? Parlate!'
I servi si guardarono l'un l'altro ed alzarono le spalle. Uno rispose: 'Io ho
riordinato la vostra camera, ma non mi sono permesso di toccare la vostra scrivania,
oh mio Signore!'
'Sei un idiota!' lo rimproverò lo stregone 'Ho detto mille volte che
in camera mia non si entra finché non sono presente!'
Lo stregone scrutò gli altri servi.
'Noi non siamo stati nella vostra camera!' dissero.
'E' chiaro… ' disse lord Balthazar '… che voi incapaci…' diede
un pugno in testa a ciascuno dei sei servi '... non avete prestato attenzione
se c'erano intrusi nel mio palazzo! O FORSE, siete talmente stolti da non ricordare
di averli visti!'
I servi si tenevano ancora la testa dolorante tra le mani, mentre si scambiavano
occhiate.
Lord Balthazar tornò nella sua stanza a grandi passi. Si avvicinò
alla scrivania e notò che sul foglio c'erano delle scritte. Lo prese
in malo modo: 'Ma che diavolo, sembra che qualcuno mi abbia voluto lasciare
un messaggio! Baaah, che analfabeta!'
Egrego sinor Baltazar.
Io puf amiro tantisimo cuelo ce pu
fai,
tu sei il mio maestro, il mio esempio, il mio idolo,
ed un gorno divero un potente sinore come te,
e pufero al mio vilago cosi come tu reni al tuo!
‘Bah!’ sbuffò Balthazar, distorcendo la bocca
‘Sembra scritto da un bambino di sei anni!’
Veniamo ora ai afari:
Io ti pufe aiutero moltisimo in cuesta caca,
pero vorei, in cambio, esere pagato per diventare un sinoroto al vilago dei
pufi,
e liberarmi del tuto del Grande Pufo.
Balthazar afferrò le due estremità del foglio, quando si accorse della firma:
Distinti saluti, pufo Cativus
Rilesse altre due volte: 'Cattivus? Mai sentito questo nome!'
Cattivus congiunse le mani, chiuse gli occhi. Sembrava dicesse
qualcosa, ma i suoni erano impercettibili.
Lord Balthazar si sedette alla sua scrivania, impugnò la penna, aprì
il cassetto e prese un foglio nuovo: 'E così un puffo vuole trattare
con me? Che illuso! Lo sfrutterò per arrivare al villaggio, poi anche
lui sarà parte della mia collezione!'.
Cattivus digrignò i denti e strinse i pugni: 'Me la pagherai!' disse sottovoce. Gli angoli abbassati della bocca si sollevarono formando un sorriso furbo 'E so come fartela pagare, mio caro Balthazar!'
Il perfido stregone finì di scrivere, si alzò
e lasciò la sua stanza. Per Cattivus era il momento di agire. Saltò
sul tavolo e vide il messaggio di Balthazar, dove diceva che avrebbe accettato
la proposta del puffo. Prese atto di un dettaglio. Non aveva firmato la lettera
col nome di Lord Balthazar, ma solo Lord. Conferma che Balthazar
non intendeva mantenere la parola data.
Il ponte levatoio era stato chiuso. Cattivus era intrappolato nel palazzo. Diede
uno sguardo alla finestra aperta, prese la lettera che Balthazar gli aveva lasciato,
scese dal comodino e saltò sul davanzale.
Sotto di lui vide il fossato pieno d'acqua. Cattivus sapeva che era popolato da piranha. Soffiava un po' di vento. Guardò il foglio di carta che teneva in mano. Lo afferrò sui due lati e saltò.
* * *
Le finestre della catapecchia erano chiuse e la luce non filtrava.
Gargamella dormiva nella sua branda con Birba acciambellato ai piedi. Sorrideva
nel sonno. Dalla sua bocca sdentata uscì una risata che svegliò
Birba. Il gatto sollevò la testa e ruotò le orecchie verso quel
suono.
Si stiracchiò e scese dal letto. Andò alla ciotola a leccare la
lisca di pesce rimasta.
La gatta selvatica era seduta su una sedia. La sua zampina era ancora steccata.
Dal portone della catapecchia si udì uno scricchiolio
e filtrò la luce.
Il puffo Cattivus entrò prudentemente. Vide Birba accovacciato vicino
alle ciotole. Mantenne lo sguardo il più possibile rivolto verso il gatto.
Cattivus sapeva che i gatti attaccavano le prede distratte.
Il perfido puffo camminò all'indietro come un gambero, verso il letto
di Gargamella. Quando fu vicino alla branda, ci saltò sopra, dando le
spalle ai felini.
'Puffati Gargamella!' disse Cattivus sottovoce nell'orecchio dell'alchimista.
Gargamella apri gli occhi: 'Tu?'. Sollevò testa di scatto.
'Brutto traditore!' afferrò Cattivus. 'Ahahahah! Ma bene! Oggi sarà
una splendida giornata! Mi sveglio da un bel sogno e mi ritrovo un puffo tra
le mani!'.
'Miao!'. Udita la parola 'puffo' Birba corse incontro a Gargamella facendo le
fusa.
'Aspetta aspetta aspetta aspetta aspetta!' urlò Cattivus agitando le
braccia.
Gargamella si alzò: 'Mi chiedi di aspettare? Tzk tzk, povero illuso!'
Rinchiuse il puffo in una gabbia sospesa: 'Sono stufo di vedervi fuggire ogni
volta che vi catturo! Stavolta non perderò tempo in inutili ciance con
voi pelle blu!'.
'Ma Balthazar sta ingannando tutti!'
Gargamella si accinse a riordinare le ampolle e i libri nel suo armadio. Si
interruppe e guardò verso la gabbia.
'Gargamella, ho cercato di puffarmi con Balthazar e lui ha puffato di ingannarmi,
perciò vorrei puffargli una bella lezione! Lasciami avvisare i puffi
e gliela faremo pagare tutti insieme!'
Gargamella si avvicinò. Sul volto comparve un ghigno 'Mi stai proponendo
di vendicarci di Balthazar?' l'alchimista ridacchiò, e tornò accigliato:
'Sto già provvedendo ad un piano per far saltare i suoi progetti!'
Cattivus non era certo un puffo che si arrendeva. Strinse un pugno e disse:
'Non ti sembra bella l'idea che i peggiori nemici di Balthazar lo puffano a
dovere?'
Gargamella avvicinò il viso alla gabbia, ma non ci mise il naso dentro.
Non voleva ritrovarsi calciato dal puffo o con un dito in un occhio: 'Mmmh,
non è una cattiva idea. Facciamo così, io mi accorderò
col Grande Puffo, quando questa storia sarà finita catturerò tutti
i puffi!' indicò Cattivus facendogli l'occhiolino: 'Tranne te!'
Cattivus fece una smorfia un pò contrariata: 'Mmmmbeh, io avevo dei progetti
per il villaggio!'
Gargamella non si irritò. Irritarsi significava perdere una buona occasione.
Mantenendosi paziente, chiese a Cattivus: 'Non ti piace la mia proposta?'
Cattivus incrociò le braccia, serio: 'Progettavo di puffare signorotto
al villaggio dei Puffi. Se vuoi ti puffo alcuni abitanti del villaggio, ma se
il villaggio si svuota, su chi potrei puffare?'
Gargamella si sorprese non poco, e pensò un attimo. Lui voleva sei puffi
per l'oro e voleva mangiare gli altri. Magari si poteva scendere ad un compromesso:
'Cattivus, mi sono strettamente necessari sei puffi. Cosa ne pensi?'
Cattivus sorrise 'Ma posso puffartene anche dieci, di puffi se è per
questo!'
Gargamella richiuse il portone e liberò Cattivus. Il puffo, calmo disse:
'Probabilmente pufferemo il villaggio vuoto. Il villaggio è diviso, posso
puffarti dal Grande Puffo, ma non ho idea di dove sono gli altri!'
'Non importa!' disse serio Gargamella 'A me interessa che Grande Puffo sia dalla
mia parte. Andiamo!'
L'alchimista chiuse la finestra di casa sua. Versò del cibo e del latte
in delle ciotole, poi aprì il portone, uscì di casa, ma prima
di andare si raccomandò con i gatti: 'Voi state qui e non rompete nulla!'
Quando Gargamella chiuse la porta a chiave, il puffo Cattivus lo richiamò
e gli fece cenno di seguirlo. I due attraversarono il ponte e si diressero ai
confini della foresta.
* * *
Il Grande Puffo ed Omnibus giunsero al villaggio degli uomini.
Delle bancarelle di pochi giorni prima era rimasto solo qualche bancone di legno
messo alla bene meglio contro il muro.
Poche persone camminavano ai bordi delle strade.
'Dov'è il negozio di questo mago?' Chiese Omnibus.
Il Grande Puffo sbucò da un'apertura della borsa del vecchio mago: 'E'
laggiù!' indicò una casa grigia dai muri scrostati, con un bancone
in pietra vuoto.
Forse il mago non c'era.
I due bussarono.
Qualcuno rispose: 'Chi è?'
'Sono il mago Omnibus!'
Alcuni secondi dopo si udì il rumore di un chiavistello. La porta fu
aperta. Il padrone di casa arrivava alle spalle di Omnibus, aveva un gran pancione
ed indossava un copricapo tipico delle terre africane.
Sorrise. Era sdentato. Invitò Omnibus ad entrare.
'Cosa ti porta qui?'
'Vorrei acquistare una radice di mandragora. Quella che hai portato dal sud
Africa!'
'Ooooh!' disse il mago 'Attendi, vado a prenderla. Che ne dici di un goccio
di tè?'. Iil mago prese una tazza da un armadio, versò del tè
bollente e lo offrì ad Omnibus, senza aspettare una risposta.
'Grazie!' poté soltanto dire l'anziano 'Ma non posso fermarmi a lungo,
ho cose urgenti da fare!' Il mago, prima di varcare la porta di legno che portava
alla cantina, guardò Omnibus, ma non disse nulla. Scese in cantina.
Continua...
Ahahah! Anche io tendo a dimenticare le mie azioni se la
cosa non m'interessa molto XD. Per quanto riguarda Balthazar, dice le cose per
cattiveria. Si sente potente perché signore della zona e perchè
conosce l'uso della magia.
Ora la parte degli errori ortografici di Cattivus. Fare così tanti errori
in modo voluto non è tanto facile. Ho cercato di ascoltare bene la pronuncia
delle parole italiane, tagliando le I dove non si sentono, modificando tutti
i digrammi ed i trigrammi e rimuovendo doppie e accenti. Da quando studio il
norvegese mi sono resa conto che l'italiano non è poi così fonetico
(il norvegese, con le sue regole, è pressapoco come l'italiano anche
se avrà il doppio dei digrammi e dei trigrammi che ci sono nella scrittura
italiana). Informandomi ho scoperto che esistono solo tre lingue che possono
esser definite fonetiche: Il serbo/croato, il turco e non ricordo se l'arabo
o una delle lingue dell'est, e nonostante questo sono tra le lingue più
difficili da imparare.
* * *
Mange takk til alle som følger meg!