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Autore: bluemary    27/02/2006    3 recensioni
Un Demone, una Fanciulla, un rituale tramandato per anni che sta per essere riportato alla luce. Quando vita e morte si intrecciano in un passato di leggenda e magia che non è mai stato dimenticato.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco il nuovo capitolo, scusate il ritardo

Ecco il nuovo capitolo, scusate il ritardo. Per Sharkie: grazie mille del commento! Non ho ancora letto le “Cronache del mondo emerso”, ma conto di farlo in futuro, vista la mia passione per il fantasy. Un bacione.

 

 

 

-Capitolo 5-

Haris seguì Leera fino alla sala del Consiglio, dove un Thori dall’espressione seria e impenetrabile congedò la ragazzina e la guidò giù da una scalinata e poi nella parte sotterranea dell’edificio, fino a raggiungere una stanza piccola ma accogliente, in cui c’erano anche gli altri Saggi.

Durante tutto il tragitto, l’uomo non aveva pronunciato una parola ed Haris aveva raggiunto con muto stupore quel piano sotterraneo di cui non sospettava l’esistenza.

Ad un cenno di Thori si sedette su una sedia, aspettando invano che il padre, appoggiato al muro con il volto basso, ricambiasse il suo saluto o almeno mostrasse di essersi accorto di lei. Gli altri Saggi si accomodarono attorno a lei, solo Ferhion rimase in piedi al lato opposto della stanza, senza reagire alle occhiate interrogative che Haris gli stava scoccando.

-Perché mi avete convocato?- chiese la ragazza, titubante. In un angolo della sua mente temeva che avessero notato la sua presenza all’ultima riunione del Consiglio e per questo la volessero punire.

-Questo te lo diremo più avanti.- le disse Talok, continuando poi con un’espressione grave -Grelkor è tornato, ormai non ci sono più dubbi.-

Lo stomaco di Haris si contrasse a quell’affermazione. Una paura gelida la investì, tenuta a freno solo dalla fiducia che riponeva nel Consiglio.

-Siete in grado di sconfiggerlo?- chiese con voce tremante.

Ramak annuì.

-Sì, un modo c’è.-

-E allora cosa aspettate? Adesso il Demone starà devastando un altro villaggio.-

-Sai come lo sconfissero i nostri predecessori?-

Haris fece un cenno d’assenso, sorpresa da questo cambio di argomento.

-I Saggi crearono una Fanciulla, con un incantesimo legarono la sua vita a quella del Demone e poi lei si sacrificò, salvando le Cinque Terre.- recitò come se fosse un brano imparato a memoria.

Ramak scosse la testa.

-Questa è la versione che si tramanda, ma in realtà non è andata proprio così. La Fanciulla sacrificata non era stata generata da una magia.- fece una pausa, ed il suo volto segnato dall’età si fece ad una tratto impenetrabile –Lei possedeva un Potere immenso, uguale eppure opposto a quello del Demone. Grelkor era la Tenebra, la Fanciulla era la Luce. Per questo i Saggi furono in grado di compiere il rituale: non puoi legare la tua vita a qualcuno di molto più potente se vuoi che l’incantesimo abbia successo. Quella Fanciulla era la prescelta, l’unica in grado di sconfiggere il Demone con il suo sacrificio. Scelse di morire per proteggere le Cinque Terre, entrando nella leggenda. E, negli anni a venire, la Fanciulla assunse i connotati di creatura nata dalla magia, forse perché è più facile da accettare l’idea che a sacrificarsi non sia stato un essere umano; ma non è questa la verità, non esiste una magia tanto potente da creare la vita.-

Haris si mosse sulla sedia a disagio.

-Perché mi state dicendo queste cose?-

La voce di Ramak continuò ad echeggiare nella fredda stanza, ignorando l’interruzione.

-Lei era semplicemente una ragazza del villaggio.-

E Haris finalmente capì.

Capì perché l’avevano convocata.

Capì perché l’espressione di suo padre era vuota e impenetrabile.

Capì perché nessuno la guardava negli occhi.

Smise di respirare.

All’improvviso tutto le sembrava sfocato e silenzioso in confronto a quelle parole che le avevano invaso la testa.

-Sono io la prescelta, vero?- chiese, cercando invano di deglutire la saliva che sembrava volerla soffocare.

Kayla annuì, un semplice gesto che agli occhi di Haris era l’equivalente di una condanna a morte.

- Tu sei l’unica che può salvare queste terre. Adesso devi decidere se sacrificarti contro Grelkor o condannare il villaggio; è una scelta difficile, ma non abbiamo molto tempo, quindi dovrai effettuarla il prima possibile.- si alzò, subito seguita dagli altri Saggi –Torneremo tra un paio d’ore per ascoltare la tua decisione.-

La ragazza scosse la testa, poi posò gli occhi sulla figura in piedi con lo sguardo basso, cancellando dalla sua vista ogni altro volto a parte quello di Ferhion.

-E’ vero?- chiese

-Haris…-

-Padre! Io voglio vivere…- sussurrò, come a chiedergli il permesso per quel diritto che è proprio di ogni creatura eppure, in quel momento, non le appariva più tanto scontato.

Il Saggio le diede le spalle senza rispondere, la schiena curva in una muta richiesta di perdono che non poteva essere pronunciata. Sentì gli occhi di sua figlia accompagnarlo per ogni passo mentre gli trafiggevano la schiena ed il cuore.

-Non posso sacrificare tutto il villaggio per salvarti.- disse, uscendo dalla stanza senza voltarsi.

La ragazza abbassò lo sguardo mentre tutto attorno a lei si faceva sfocato ed una sorta di ronzio le tormentava le orecchie.

Tacque, senza dire più niente.

I Saggi uscirono dalla stanza senza guardarla, lasciandola sola nel silenzio di una lacrima e della disperazione.

Le ombre della stanza sembrarono coprire la ragazza, soffocando i singhiozzi che, nonostante tutti i suoi sforzi, non era riuscita a trattenere.

Un sussurro si levò infine dalle sue labbra.

Perché non posso vivere?

 

Haris alzò la testa mentre la pesante porta di quercia si apriva con un leggero cigolio.

Non sapeva quanto tempo era rimasta a combattere contro la fredda consapevolezza che le stava invadendo il petto con un peso soffocante. Forse ore, forse giorni, in cui l’unico pensiero ossessivo che le aveva tenuto compagnia presentava i crudi colori della propria morte, tuttavia, l’inaspettata interruzione della sua solitudine, non le diede alcun conforto.

I Saggi entrarono silenziosamente nella stanza, senza che lei desse segno di riconoscerli, eppure, in una parte della sua mente, la ragazza si accorse dell’assenza di Ferhion. Fece un debole sorriso più doloroso di qualunque smorfia e chiuse gli occhi. Il padre che aveva sempre ammirato, adesso non trovava nemmeno il coraggio di affrontarla.

La voce quasi dolce di Kayla la scosse dal suo torpore.

-Hai preso la tua decisione?-

-Non c’è un altro modo?- lasciò che la sua ultima speranza s’infrangesse in un sussurro disperato contro i volti scuri dei Saggi intorno a lei.

Ramak scosse la testa.

-Io non voglio morire.- sussurrò Haris senza guardarli.

-E’ un onore essere prescelti per un compito tanto nobile!- le disse Talok con voce severa, velando di disprezzo le sue parole.

Thori lo afferrò all’improvviso per il bavero della tunica, sbattendolo contro la parete con un suono secco.

-Ha sedici anni, come puoi parlare di onore ad una ragazza che si è appena affacciata alla vita?!- sibilò, tremando per trattenere la rabbia.

Il Saggio si liberò della sua presa e gli lanciò uno sguardo livido di collera, ma un gesto di Kayla gli bloccò le parole irate che stavano per affiorargli alle labbra; senza parlare uscì dalla stanza assieme a Thori e a Ramak, lasciando sole la donna e la ragazza.

-Se tu non compirai il rituale il villaggio è condannato.- disse la maga.

Haris sollevò gli occhi spaventati sul suo volto impassibile.

-E se rifiutassi? Mi costringereste?-

Kayla scosse la testa.

-No. E’ una decisione molto difficile, ma spetta solamente a te; la magia non funzionerebbe se ti costringessimo con la forza.- sussurrò con una voce stranamente triste e remota. Nuovamente nei suoi occhi apparve un bagliore dorato.

Attraverso il velo di sofferenza che ormai l’avvolgeva, Haris si rese conto all’improvviso che non conosceva l’età della donna. Tutti davano per scontato che il Saggio più anziano fosse Ramak a causa del suo aspetto, eppure Kayla, per un attimo, le era sembrata quasi antica, come se nascosti dentro quegli occhi dai mille colori ci fossero innumerevoli anni di dolore e solitudine.

-Vorrei tanto che non fosse successo a me.- articolò a fatica, trattenendo le lacrime.

Kayla annuì, un lampo di compassione le attraversò lo sguardo prima di dileguarsi nella solita espressione impenetrabile.

-Ti prego di deciderti in fretta, non abbiamo molto tempo.-

La ragazza scoppiò a piangere all’improvviso, incapace di prendere quella decisione che avrebbe salvato il suo villaggio, poi le immagini di Aster, con gli occhi azzurri disperati e senza speranza, le tornarono alla mente.

-Non pensavo di essere così codarda.- sussurrò, asciugandosi le lacrime –Cosa devo fare?-

 

Haris cominciò a camminare nel corridoio scuro con passi tremanti, sentendosi schiacciare dalla paura e da una solitudine ancora più dolorosa. Kayla le avevo spiegato che per compiere il rituale avrebbe dovuto essere sola.

Lentamente aprì la porta che dava sulla piccola stanza dove avrebbe ricevuto l’incantesimo che i Saggi avevano preparato. Si guardò intorno senza curiosità.

Davanti a lei all’improvviso comparve una luce azzurra, di tale intensità che ogni centimetro della stanza venne illuminato a giorno per qualche secondo, poi, gradatamente, quell’esplosione di colore si affievolì fino a ridursi ad un globo brillante, grande quanto il pugno di un uomo.

Haris si sfiorò le guance con una mano e la ritrasse inumidita dalle lacrime, senza sapere se le aveva causate la luce troppo forte o il gelo che sentiva nel cuore. Si costrinse ad avanzare verso quella luce, tremando per la paura e la tensione; perfino a diversi passi di distanza la magia presente in essa le agitava le vesti ed i capelli.

-Che cosa devo fare?- chiese con voce spezzata, quando si trovò tanto vicino al globo azzurro da poterlo sfiorare stendendo una mano.

Un sussurro remoto le raggiunse la mente, con il timbro autoritario di Talok.

-Toccala.-

Lentamente Haris sollevò il braccio e sfiorò la sfera. Subito la magia le avvolse le dita, poi la mano, il braccio, il petto…la ragazza si sentì invasa da quel fiume ora di colore argenteo che la attraversava dilaniandola, fino a raggiungere la parte più profonda e nascosta di lei.

Cercò disperatamente di staccarsi da quella luce, ma ormai era parte del suo cuore e stava penetrando nei suoi pensieri…

E poi la vide, la Fanciulla che si era sacrificata prima di lei, una ragazzina di appena dodici anni persa nella sua tristezza e nel suo dolore in una camera buia. Sentì la sua sorpresa, l’incredulità nello scoprirsi tradita dalle persone di cui si fidava, la paura della morte. E poi ancora dolore ed un senso di abbandono tanto forte da spingerla a urlare per cancellare l’immagine di quella bambina con il volto pieno di lacrime.

E poi vide il Demone.

   
 
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