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Autore: Araiha    06/06/2011    3 recensioni
Il rumore stridulo di una sveglia squarciò il silenzio. La povera ragazza presa alla sprovvista, cadde senza alcuna grazia dal letto sbattendo con il sedere sul pavimento. “ Per le mutande di pizzo di Giacomo Leopardi, che sempre sia lodato” sbraitò, lanciando con violenza quell'aggeggio infernale contro il muro. Il rumore cessò di colpo. Ovviamente l'idea di resettare la sveglia premendo l'apposito pulsante, non le aveva neanche sfiorato la mente.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ehi la! Tutto bene?

Come potete vedere sono tornata, con questo nuovo capitolo. Volevo farmi perdonare e di conseguenza ho deciso di attizzare un po' il fuoco! Allora come sempre grazie infinite per i commenti (sto diventando ripetitiva -.-') e buona lettura.

 

 

Qual'è il più grande problema per una donna? Ma ovviamente, trovare qualcosa da indossare, in un armadio grosso come la stiva di una nave.

Galatea fissava da più di mezz'ora i vestiti lanciati di mal grazia sul letto. In quei lunghi minuti era passata da uno sguardo di sfida all'espressione pietosa di un cucciolo abbandonato. “Stupidi vestiti!”: pensò sconfortata e si lasciò scivolare lungo il muro.

Stava già prendendo in considerazione l'idea di uscire in pigiama, quando il campanello suonò.

Riccardo entrò in camera sua, ovviamente senza bussare e la fissò con un sopracciglio alzato “stavi cercando Narnia?” disse sfiorandosi con il pollice il piercing sotto il labbro. “No, la tua intelligenza, ma credo che ormai non ci siano più speranze” rispose Gala con eccessiva drammaticità e cercò di rialzarsi, ma una felpa lanciatagli addosso a gran velocità la fece ricadere di nuovo con il sedere per terra.

Sapevo che avresti avuto bisogno di me, per questo sono venuto prima. E comunque, non so se ne sei al corrente, ma lì in soggiorno ci sono una porno diva e un tizio fuso, insieme al tuo caro Emy” “ Scusa, come lo hai chiamato?” Galatea accennò ad un sorriso “ Emy” ripeté semplicemente lui mentre si sfilava la giacca nera di paillette “è più carino, non trovi?” la ragazza si alzò da terra “No,semmai è più ridicolo”sorrise felice, mentre lui scavava tra il cumulo di abiti.

Hai detto che c'era anche un altro ragazzo?” domandò Galatea “Si, ma niente di che. Un tizio sconclusionato con i capelli ricci e vestito in modo improbabile” scovò un paio di pantaloni, e palesemente soddisfatto glieli passò. Gala si ricordò improvvisamente di Giulio, l'amico irritante di Emanuele, era certa che fosse lui. La loro prima e ultima conversazione non era poi andata tanto bene.

Riccardo le lanciò un top, mentre lei indossava i pantaloni, colpendola in faccia. In seguito dopo varie e a dir poco colorite proteste, le fece anche indossare un paio di scarpe dal tacco chilometrico, che lui stesso le aveva regalato l'anno prima. La ragazza si guardò infine allo specchio. Nel complesso non era poi così male: la maglietta nera lasciva scoperta tutta la schiena ed era di un tessuto talmente leggero che si vedeva il reggiseno nero sottostante, i pantaloni erano stretti come una guaina e sembrava che fossero stati schizzati di vernice argentata.

Riccardo la fissava seduto sul letto, i capelli chiari spettinati sul viso ed un sorrisetto sfrontato, alzandosi disse: “sembri un donna finalmente. Non ringraziarmi, sono un genio” .

I vestiti e le scarpe le impedivano qualsiasi movimento e il trucco sul viso stava per solidificarsi dandole l'impressione di una paresi, però si sentiva mille volte meglio rispetto a qualche ora prima.

Ciò che non si sarebbe mai aspettata era la reazione che suscitò giungendo in soggiorno: Giulio sembrò strozzarsi con il caffè che stava bevendo, Elena strinse le labbra come se avesse appena succhiato un limone imbevuto nell'aceto ed Emanuele si limitò ad un occhiata indifferente.

Ehi bambolina , hai fatto lo sviluppo?” Giulio le si fece vicino con uno sguardo poco rassicurate, ma Gala lo bloccò prima che potesse fare altro “ il tuo cervello a quanto pare, invece, è regredito, complimenti.” Inconsciamente lanciò una breve occhiata ad Emanuele che sembrava completamente assente, come se tutto ciò che lo circondasse fosse solo polvere. La camicia era leggermente sbottonata con le maniche accorciate fino al gomito, lei si soffermò con lo sguardo tra le pieghe bianche, sulla cavità tra le due clavicole, lì dove iniziava la linea bianca del collo. Galatea sussultò, ingoiò il groppo in gola, e ripreso il controllo, sorridendo appena dichiarò: “io esco, buona serata.”

 

Passarono a prendere Lara e poi si diressero verso la discoteca. In quel buco scuro e affollato, la musica sembrava trapassarle il cervello, le luci al neon schizzavano da ogni direzione e centinaia di ragazzi ballavo schiacciati l'uno contro l'altro.

Lara intercettò un divanetto vuoto e si sedettero. Dopo non molto tempo avevano già mandato giù tequila e vodka. “Questa sera dobbiamo divertirci, niente esami, niente studio, non voglio pensare” urlò Lara in preda all'eccitazione. Poi si lanciò in pista facendo oscillare il liquido nel suo bicchiere, il biondino la seguì a ruota ancora più elettrizzato cercando di trascinare con se anche l'amica, ma lei rifiutò scuotendo la testa. Era uno degli effetti collaterali dell'uscire con quei due, bevevano come spugne e poi si fiondavano in pista ed era impossibile ritrovarli fino a notte fonda. Gala inebriata dall'alcool, guardava chi ballava, non aveva voglia di dimenarsi quella sera. Improvvisamente, per un breve istante, le sembrò di vedere tra la calca il volto di Emanuele, i suoi occhi verdi scintillarono verso di lei. Si strofinò gli occhi con le mani,, che naturalmente si macchiarono di mascara, e canalizzò dei lunghi respiri.

Che cavolo, era andata lì per distrarsi ed ora aveva le allucinazioni!

Mandò giù un altro sorso di cocktail. Ma improvvisamente si trovò a pensare a come lui si mordeva il labbro inferiore quando leggeva, a come si tirava indietro i capelli con la mano sinistra. Probabilmente stava impazzendo, in effetti la testa le girava. Gli alcolici non le avevano mai fatto quest'effetto. Scosse la testa cercando di liberarsi da quelle immagini.

Dopo pochi secondi però si fermò a realizzare che era possibile che Emanuele e Elena in quello stresso istante stessero facendo sesso, magari anche sul suo divano. Un conato di vomito le salì in gola.

La testa le pulsava dolorosamente. Scivolò sul divanetto foderato di velluto. Estremamente kich, avrebbe detto Riccardo. Stava male, forse aveva davvero bevuto troppo.

 

Non si rese conto di quanto tempo era passato fino a quando vide davanti a se il volto preoccupato della sua amica. Con l'aiuto di Riccardo la riuscirono a trascinare fino a casa. Tutti e tre erano brilli e poco stabili, prendere un taxi era stata un'impresa, tanto da non riuscire ad infilare la chiave nella serratura, si limitarono quindi a suonare il campanello. Dopo pochi minuti il coinquilino venne ad aprire palesemente irritato, ma quando vide il volto verdastro di Galatea cambiò espressione.

Riccardo gliela lasciò cadere tra le braccia, poi scese le scale con Lara che ancora gridava “prenditi cura di lei, oppure ti ammazziamo”, la voce leggermente alterata dalla sbronza.

Così da vicino, lui guardò i suoi occhi blu lucidi e cerchiati da profonde occhiaie viola e trucco sbavato, le labbra erano rosse e rendevano ancora più netto il contrasto con il viso pallido, sembrava addirittura più piccola del solito. Una bambina con indosso i vestiti della mamma.

Emanuele ancora sconvolto la prese in braccio e con un calcio chiuse la porta dietro di se mentre sospirava sfinito. Galatea sembrò riprendersi improvvisamente a quel contatto, e mentre la vodka e tutto il resto pompava nelle vene, si avvinghiò con le braccia al collo di Emanuele e gli diede un bacio all'altezza della giugulare, dove rimase una macchia di rossetto.

Emanuele spalancò gli occhi e si fermò di colpo nel bel mezzo del corridoio. Lei iniziò a tracciare una lunga scia di baci umidi e lenti fin dove riuscisse ad arrivare: sotto il lobo, sulla clavicola, lungo la mascella, sullo zigomo. Emanuele ad ogni tocco trasaliva appena, poi strinse gli occhi e lasciò cadere la testa indietro, nello stesso istante in cui le mani di lei si strinsero con la poco forza alle sue spalle.

Galatea aveva il cervello scollegato. Perché se non fosse stato così probabilmente avrebbe preferito staccarsi un braccio a morsi, piuttosto che fare quello che stava facendo! Ma si sa:

l'ubriachezza è un suicidio temporaneo”.

 

Ok non uccidetemi! Sono stata un po' cattivella, ma il sano vecchio patos non fa mai male.

Ora volevo sfruttare questo spazio per rispondere alle domande che mi sono state così gentilmente fatte da cupidina 4ever: diciamo che la storia di base è romantica, come tutti hanno potuto notare, però ho voluto che si sviluppasse un po' più lentamente, sarà che io sono lenta, ma mi sembrava più giusto così. Per quanto riguarda Galatea, c'è un motivo ben preciso per il suo caos e il suo modo di vivere, ci sono ancora tanti altarini da scoprire nei prossimi capitoli! Credo di essere stata abbastanza chiara, più di così non posso dire senza svelare i retroscena. Se avete altre domande non esitate a chiedere, sarò felicissima di rispondervi.

 

Ringrazio chi ha commentato lo scorso capitolo:

RossyMelly

cupidina 4ever

 

Le 26 persone che hanno inserito la storia tra le seguite,

le 9 che l'hanno inserita tra le preferite

e le 2 tra le seguite.

Vorrei ringraziarvi singolarmente, ma ci vorrebbe fin troppo. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate del nuovo capitolo.

Baci Araiha

   
 
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