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Autore: Lussissa    06/06/2011    20 recensioni
-James?- Lui alzò lo sguardo su di lei, cercando di non pensare a quanto stesse male, in quel momento. -Mi baci?- James la guardò, sentendo la rabbia che piano piano gli saliva al petto. Ripensò a tutte le volte che aveva sperato di sentire quelle parole uscire da quelle labbra.[...] E lei era lì, calda, invitante, con le labbra che tremavano leggermente, gli occhi verdi velati da un sottile strato di lacrime, i capelli rossi scarmigliati, che dava voce ai suoi desideri più profondi con una semplicità disarmante.[...]Ma non poteva, maledizione. Non adesso, dopo tutto quello che era successo.[...]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Il trio protagonista | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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cap 36 Sirius Black si domandava dove diavolo fosse finito Remus Lupin.
In Sala Comune e in dormitorio non c'era, e a quanto pareva aveva disdegnato anche la sua meta preferita, la biblioteca.
Chissà dove si era cacciato.
Forse avrebbe dovuto cercarlo nelle cucine: si ricordava perfettamente le tre fette di torta che aveva divorato a pranzo, magari voleva corrompere gli Elfi domestici perchè gliene dessero un altro po'.
Quella serata non sembrava finire mai. In testa riusciva solo a sentire gli echi lontani della litigata con James, che ora gli sembrava assurda.
Aveva detto cose che razionalmente non avrebbe mai ripetuto, e doveva ammettere che parlare con Lily gli era servito.
Forse quella ragazza non era poi tanto sbagliata, per James.
Si stava giusto avviando verso le cucine, luogo di perdizione per gli amanti del cibo, quando sentì delle voci venire verso di lui.
-Devo ammettere che non ho mai mangiato meglio in vita mia, Milady.-
Poi la sentì.
Inconfondibile.
Sirius non sapeva bene da quanto tempo avesse iniziato a riconoscere con così assoluta certezza la sua risata.
Non sapeva nemmeno bene cos'era quella stretta allo stomaco che gli appesantiva le viscere, ogni volta che ne udiva il suono squillante e vivace.
Sapeva solo che il veleno che gli scorreva con perfidia nelle vene quando sentiva quella risata avrebbe potuto ucciderlo.
Le voci erano troppo vicine a lui per dargli il tempo di nascondersi o fare finta di non averle udite.
-Te l'avevo detto che...-
Marlene si bloccò di botto, sentendo il colore abbandonarle il viso.
Dimenticò immediatamente cosa stava per dire, trovandosi davanti quegli occhi a cui non sarebbe mai riuscita a resistere.
Un oceano azzurro che la supplicava di immergersi nelle sue acque profonde.
Un oceano contornato però da un'aria stanca, spossata, come se fosse turbato da qualcosa di oscuro.
Lene si odiò per quella voglia che aveva di abbracciarlo e dirgli che sarebbe andato tutto bene.
Si odiò perchè bastavano cinque secondi in sua presenza, e subito quel ragazza accanto a lei che l'aveva accompagnata così galantemente alle cucine, che l'aveva fatta ridere fino a quel momento, perdeva di significato, facendole ricordare che in fondo il suo posto sarebbe sempre stato tra le acque del mare.
-Marlene.- pronunciò il suo nome arricchendolo di quell amarezza che gli pungolava l'anima. -Cosa ci fai qui?-
Poi parve notare Mark, che lanciava brevi sguardi d'inquisizione da Lene a lui con fare sospetto.
Lo squadrò da capo a piedi. Biondo e dall'aria raffinata, sembrava venire fuori da uno di quei romanzi che Remus si portava sempre appresso.
Lo detestò ancora prima di avere il tempo di realizzare che lo detestava.
Detestò quei capelli biondi e ricci, che sembravano aver rubato i raggi solari solo per abbellirsi.
Detestò quell'aria da nobile del secolo scorso che si portava appresso.
Detestò come guardava Marlene, come se fosse qualcosa da mangiare il più in fretta possibile.
E detestò come le stava vicino, in una maniera che forse a lui non sarebbe più stata concessa.
Sentì il sapore aspro della rabbia risalirgli dalle viscere per riversarsi tutto nella gola, una rabbia cocente che non sapeva nemmeno da cosa fosse scatenata.
E fece la cosa che Sirius Black faceva più spesso quando era arrabbiato.
Ovvero, parlare quando sarebbe stato molto meglio non farlo.
-E poi, chi sarebbe questo damerino che ti porti dietro?-
Marlene sentì il viso andarle in fiamme, in un misto tra vergogna, umiliazione e rabbia che si esprimeva tutto nelle gote arrossate e negli occhi improvvisamente accesi.
Come osava pensare di avere qualche tipo di controllo su chi poteva frequentare o meno?
Come osava ritenere di poter balzare nuovamente nella sua vita come se nulla fosse?
-Non credo siano affari che ti riguardano, Black.-
Non aveva alzato particolarmente la voce, eppure sentiva di avere il respiro affannoso.
Forse perchè vederlo le aveva reso ancora più reali quei ricordi che tentava ogni giorno di sopprimere, o forse perchè gli occhi le pizzicavano in maniera pericolosa.
Sirius era ancora nella modalità in cui parlava senza riflettere, evidentemente, perchè se si fosse fermato anche un solo istante a guardare Lene avrebbe considerato che forse tuttavia era meglio mordersi la lingua e tacere.
Ma ovviamente non lo fece.
Perchè pareva che quel giorno fosse destinato a non finire mai, e pareva che lui fosse altrettanto destinato a dire stupidaggini e a litigare con tutti.
-Sono affari che mi riguardano dal momento che sei venuta a letto con me!-
A sua discolpa bisogna dire che nella sua testa suonava meno offensiva di come gli uscì.
Fu la classica goccia.
Pochissime persone avevano avuto il privilegio di vedere Marlene McKinnon davvero arrabbiata.
Era la classica ragazza tranquilla, che cerca sempre di non arrabbiarsi e di accontentare i più.
Ma come è di opinione comune, spesso i più tranquilli sono i peggiori, se fatti veramente arrabbiare.
Lene era il classico cane che non abbaia ma morde.
-Cosa..- prese un respiro profondo, sentendo che però la rabbia accelerava il battito cardiaco. -Come puoi...come...come osi?!-
Sirius la guardò e si stupì di pensare che la trovava bellissima.
Con le gote arrossate incorniciate dai riccioli neri che le accarezzavano il collo, gli occhi accesi e umidi dalla rabbia, il seno che premeva contro la camicia alzandosi e abbassandosi a ritmo del respiro troppo veloce, lui non potè fare a meno di pensare che fosse stupenda.
Quel pensiero lo stranì: in fondo, lui di belle ragazze ne aveva viste a bizzeffe.
Eppure in quel momento a Marlene avrebbe affibiato un dieci pieno, con lode.
Non sapeva perchè di quel pensiero improvviso, sapeva solo che quello, unito con la voglia di baciarla, era in grado di gettarlo nel panico.
-Se credi di avere un qualche assurdo diritto su di me solo perchè sei riuscito a portarmi a letto, mi dispiace deluderti Sirius Black, ma ti sbagli di grosso!- strinse gli occhi a fessura. -Non sono un oggetto, nè tanto meno sono un tuo oggetto su cui puoi rivendicare diritti!-
Lo guardò sprezzante, prima di concludere abbassando drasticamente la voce.
-E ora, con il tuo permesso..-
Lo superò con la testa alta e la schiena dritta, ma solo per mascherare quel dolore acuto che le solleticava il petto, che si sarebbe trasformato in lacrime salate non appena avesse trovato un luogo dove stare da sola.
Gli occhi di Sirius avvolsero la sua figura mentre si allontanava, feriti e turbati per quelle emozioni così forti che gli stavano squarciando il petto.
Cos'era quella voglia di correrle incontro e fermarla?
L'aveva già fatto una volta, e aveva visto come era andata a finire.
Nè tanto meno sono un tuo oggetto su cui poter rivendicare diritti!
La straziante verità racchiusa in quelle parole pareva un coltello forgiato di ferro e acciaio che si era appena ficcato nelle pieghe più recondite del suo cuore.
Lei non era sua.
Non lo sarebbe mai stata.
-Così mi faciliti solo il lavoro, Black.-
Si voltò di scatto, per vedere il biondino nascondere un ghigno dietro a una maschera impassibile.
-Cos'hai detto?- ringhiò, stringendo i pugni.
Quello lo guardò, gli occhi azzurri indecifrabili. Si aprì in un sorriso conciliante, arricchendo la sua voce di miele.
Lo detestava.
In quel momento avrebbe solo voluto spaccargli la faccia fino a vedere il sangue che gli sgorgava da tutti i pori disponibili.
-Non ho detto assolutamente nulla.-
Detto questo, si apprestò a seguire Marlene, con passo estremamente calmo.
Lo detestava.
-Ehi aspetta un attimo!-
Ma non servì. Prima ancora che potesse accorgersene, il biondo era già sparito alla sua vista, lasciando dietro di sè solo un uomo pregno di emozioni che non poteva a quanto pare sfogare con nessuno.
In quel corridoio deserto, Sirius Black si sentì solo e vulnerabile come forse non lo era mai stato.
E il pensiero di lei che si allontanava seguita da quella figura inquietante era straziante.
Era tutto così assurdamente raccapricciante, e tutto quello, tutta la confusione, tutto il dolore, tutto il marciume che sentiva attorno a sè non faceva che peggiorare il tutto, perchè quella volta, in quel corridoio deserto, Sirius Black finalmente non poteva prendersela con altri se non che con se stesso.
-Maledizione!-
Il suo urlo rieccheggiò contro le mura vuote, senza per questo farlo sentire meglio.
Tirò un cazzotto contro il muro più vicino, talmente forte che sentì le nocche sbucciarsi e le ossa dolere in segno di protesta.
Ne avrebbe immediatamente tirato un altro, se qualcuno in quel momento non fosse apparso per fermarlo.
-Si può sapere cosa diavolo stai facendo?-
Alzò lo sguardo, per ritrovarsi di fronte a un'espressione corrucciata e perplessa di una faccia che conosceva sin troppo bene.
James.
Naturalmente.
Con la Mappa del Malandrino arrotolata nella mano, sintomo che lo stava cercando per chiarire, o per parlare, cose che Sirius in quel momento non era sicuro di riuscire a fare.
In una situazione normale lo avrebbe divertito come James riuscisse sempre ad esserci nel momento in cui aveva più bisogno, anche se il suo bisogno era quello semplicemente di tirare cazzotti al muro.
Ma quella non era una situazione normale.
-Sto cercando di demolire la scuola, problemi per caso?-
Lo guardò male, per sottolineare di non prendere alla leggera il suo tono.
Ora, bisogna dire che il bello degli amici è che sanno quando è il caso di prenderti sul serio o meno.
James lo guardò in cagnesco.
-Sono Caposcuola, non so se posso lasciartelo fare.-
Si fissarono per un attimo in silenzio, entrambi cercando di vincere una battaglia di sguardi senza senso.
Il primo a sorridere fu James.
Perchè era così chiaro che Sirius stava facendo il duro quando avrebbe solo voluto qualcuno con cui sfogare tutta la rabbia e il dolore, che gli era davvero impossibile prenderlo sul serio.
Il secondo a sorridere fu Sirius.
Perchè vedere James che faceva il Caposcuola responsabile non si poteva proprio vedere, quando era chiaro che era venuto solo per lui, perchè in fondo lo sapevano entrambi che ci sarebbero sempre stati l'uno per l'altro, anche se avevano finito da poco di urlarsi contro.
Fu inevitabile che scoppiassero a ridere entrambi, quasi nello stesso momento, come se non avessero aspettato altro da quando avevano finito di litigare.
Sirius scosse la testa, pensando che probabilmente non sarebbero mai riusciti a stare arrabbiati l'uno con l'altro per più di qualche ora.
-Sei troppo poco credibile, amico.-
James sghignazzò ancora per un po', per poi lasciar morire la risata in un sorriso.
Fece finta di riflettere.
-Se non sbaglio qui siamo vicini al passaggio segreto della Strega Orba.- ghignò, vedendo Sirius che capiva immediatamente dove voleva arrivare. Scosse le spalle, con finta noncuranza. -Che ne dici se andiamo a discutere della mia poca credibilità a Hogsmeade, davanti a un bicchiere di Whiskey Incendiario?-
Sorrise vedendo lo sguardo tipicamente malandrino che si accendeva negli occhi di Sirius. In fondo sapevano entrambi che era esattamente ciò di cui avevano bisogno.

-Sai...mi dispiace.- Sirius teneva gli occhi puntati sul liquido ambrato, come se stesse facendo una dichiarazione appassionata al Wishkey. -Non...so che Lily è importante per te, non avrei dovuto dire quelle cose. Ci ho parlato ed è una ragazza a posto, davvero, non è...non ho nulla contro di lei.-
James si fece dondolare un po' sulla sedia, prima di rispondere.
Sapeva che Sirius era sincero, nonostante fossero già al secondo bicchiere quasi finito di Whiskey e nonostante quelle parole sarebbero venute fuori con molta più fatica da lucidi.
-E a me dispiace non aver considerato minimamente il tuo punto di vista. Lo so che non condividi la mia scelta, che non vuoi condividerla perchè porterebbe all'inevitabile...in fondo io al tuo posto avrei reagito allo stesso modo. E' che...prova a seguirmi. Siamo in guerra, sempre più gente muore, una banda di assassini è pronta a sterminare un'intera fetta della popolazione magica. E improvvisamente viene fuori che mio figlio sarà in grado di fermare questa guerra, di fare in modo che migliaia di vite innocenti vengano risparmiate. Capisci che non posso semplicemente fare finta di nulla?-
Sirius alzò gli occhi verso di lui.
Per quanto il suo cervello volesse ancora a tutti i costi trovare una soluzione alternativa, poteva immedesimarsi nella scelta di Ramoso.
Sapeva che in fondo aveva ragione.
Non era ancora abbastanza ubriaco per confessargli che il vero problema sarebbe stato come avrebbe vissuto lui, senza James. Come sarebbero sopravvissuti i Malandrini, senza James.
Si limitò a sorseggiare un altro po' di liquido, prima di annuire.
La gola gli bruciò per qualche secondo, permettendogli poi di parlare.
-Posso capirlo.-
La luce felice che si accese negli occhi di James gli fece capire quanto davvero per Ramoso contasse, la sua opinione.
-Davvero?-
E allora decise che avrebbe approvato qualsiasi sua scelta. Certo, non sarebbe stato piacevole, ma se era ciò che serviva a rendere felice James, poteva accettarlo.
Annuì.
Ramoso sorrise.
-Grazie, amico. E' davvero importante per me.-
Felpato sbuffò, sentendo che la conversazione stava diventando un po' troppo imbarazzante.
-Lily mi ha chiesto di fare da padrino a Harry.-
-Lo so, me l'ha detto.-
-Ti ha anche detto che ho rifiutato?-
Era un peccato che fossero entrambi un po' brilli: forse quella notizia gliel'avrebbe comunicata di nuovo quando fossero stati lucidi, perchè la faccia che fece James in quel momento era una di quelle espressioni che valeva la pena gustarsi quando tutte le funzioni cerebrali erano perfettamente funzionanti.
Seriamente, dove erano le macchinette fotografiche quando servivano?
-Cosa?!Come?Ma...perchè?-
James lo guardava incredulo, chiedendosi se aveva sentito bene oppure i fumi dell'alcol iniziassero ad avere un effetto insolitamente spiacevole per le sue orecchie.
Sirius ghignò, decidendo di alleviare le pene di James, nonostante quella situazione lo divertisse immensamente.
-E toglierti così la soddisfazione di chiedermelo tu stesso quando verrà il momento?Ti conosco, so che per certe cose sei peggio di una femminuccia.-
Dopo il primo istante di stupore, Ramoso scoppiò a ridere, scuotendo la testa corvina.
Fece finta di guardarlo male.
-Mi stai per caso dando della checca, sacco di pulci?-
-Preferisci forse che ti dia del cornuto, Bambi?-
-Ehi!Questo era un colpo basso, guarda che Bambi era un personaggio di tutto rispetto!-
-Certo. Per le femminuccie, appunto.-
James, non trovando alcunchè con cui ribattere e non essendo nemmeno abbastanza lucido per tirare fuori una risposta abbastanza arguta, dato che ormai era al terzo bicchiere ambrato scivolato via in un soffio, non trovò niente di meglio da fare se non appallottolare il tovagliolino appoggiato accanto a sè sul tavolo, intingerlo un po' nei remasugli di liquido sul fondo del bicchiere, e lanciarglielo dritto in faccia.
Per poi concludere il tutto con una risata alla faccia scandalizzata di Felpato.
-Ma quanti anni hai, tre?!- con aria altezzosa Sirius afferrò una delle ultime olive che avevano servito con i cocktail, e gliela tirò addosso. -Non si spreca così l'alcol, Bambi!-
Si aprì in quella risata così simile a un latrato che lo accompagnava sempre.
-Ah, cane!Tu sprechi il cibo, invece!Quale disonore!E poi mi parli di maturità?!-
Si unì alla risata, sentendo che finalmente le cose stavano funzionando nel verso giusto.
Poi Sirius sollevò il bicchiere, ormai semivuoto.
-Fratelli come prima, allora?-
James sorrise, e pensò che nonostante tutto, Peter aveva avuto ragione.
Forse tutto il discorso che aveva fatto non aveva senso se detto da lui, ma sicuramente le sue parole si modellavano perfettamente per lui e per Sirius.
Perchè si può essere amici per sempre, anche quando le vite ci cambiano, ci separano e ci oppongono, si può rimanere amici per sempre anche quando le feste finiscono e gli incantesimi si spezzano.
Perchè quelli come loro non si separano, pensò James, con una punta di amarezza, perchè pensò anche che quel loro avrebbe dovuto comprendere quattro persone, non solo tre.
Sollevò il bicchiere vuoto anche lui.
Forse avrebbero dovuto riempirli per fare un brindisi decente, ma in fondo non aveva importanza.
-Ovvio.- disse, facendo tintinnare i due bicchieri.
Sirius aggrottò la fronte, dopo un breve attimo di silenzio.
-Remus e Peter si staranno chiedendo dove diavolo siamo spariti.-
Ramoso alzò gli occhi al cielo, mentre le labbra si piegavano nell'ennesimo sorriso che avrebbe sempre mantenuto la sua luminosità, nonostante tutto.
-Già, forse è il caso di andare, sarà anche scattato il coprifuoco ormai.-
Gli occhi blu del suo amico si sgranarono, cercando di trattenere le risate.
-Stai di nuovo cercando di fare finta di essere un bravo e responsabile Caposcuola, Ramoso?-
James rise, passandosi una mano tra la zazzera nera.
-No, ma sicuramente la mia Caposcuola preferita sarà lì che ci aspetta e smania di sapere come è andata a finire.- scrollò le spalle, ghignando malandrino. -Sai, per sapere se ci siamo picchiati a sangue o qualcosa di simile.- Poi alzò gli occhi al cielo. -E in quel caso probabilmente mi prenderebbe a insulti per non averla chiamata ad assistere alla rissa per fare il tifo.- il viso si piegò in una smorfia che nascondeva una certa sfumatura di divertimento. -Per te, ovviamente.-
Il latrato di Sirius rimbombò per tutto il locale.
-Quella rossa mi piace sempre di più.-
Il viso di James si fece minaccioso, ma gli occhi rimasero della loro naturale ilarità.
-Giù le mani, cagnaccio, è proprietà privata.-
Pian piano la risata di Felpato si spense, per lasciare il posto a un'espressione pensierosa che James all'inizio non capì.
Lo osservò, notando che si era immerso in riflessioni lontane anni luce da quel piccolo bar di Hogsmeade, congetture che aiutate dall'ormai elevato tasso alcolico che aveva in vena, non potevano portare a nulla di buono.
Fece per chiamarlo per riportarlo laggiù con i piedi per terra, quando fu Sirius stesso che parve riprendere contatto con la realtà.
-Come fai a saperlo?-
Aveva usato un tono basso, negli occhi una sfumatura seria e malinconica che non gli aveva mai visto prima.
-Come faccio a saperlo, cosa?-
Sirius spostò lo sguardo, lasciandolo vagare un altro po' per la saletta ormai piena di frequentatori notturni.
-Come fai a sapere che è lei?Quella giusta, intendo. Come fai a sapere che è lei quella con cui passeresti tutta la vita?-
Ramoso lo fissò, soppesando per bene la risposta. Cercando di capire cosa veramente Sirius stesse cercando in quella domanda.
Era una risposta che non poteva essere data in una sede così squallida, eppure comprese che Sirius aveva bisogno esattamente di quello, per porsi quella domanda.
Aveva bisogno di una saletta squallida di un bar di Hogsmeade e del liquido alcolico in corpo che gli facesse dimenticare nel caso la risposta si fosse rivelata troppo scomoda per lui.
Aveva bisogno di un bicchiere di Whiskey incendiario per poter affogarvicisi dentro, se la rivelazione a cui sarebbe giunto sarebbe stata troppo dolorosa.
Perchè la vera domanda non era rivolta a lui sul conto di Lily.
La vera domanda era rivolta a se stesso, sul conto di qualcuno a cui ancora non voleva dare la giusta importanza per non ferirsi troppo.
Sollevò le spalle, con cautela.
-Non lo so, suppongo che tu lo sappia e basta.- vide Felpato spostare con lentezza lo sguardo su di lui. Pareva che bevesse ogni sua parola come fosse Idromiele. -Lily mi ammazzerebbe se sentisse quello che sto per dire, e probabilmente mi accuserebbe di farle venire il diabete, ma..- sorrise appena. -si sente quando lei non c'è, ecco.- giocherellò col bicchiere davanti a sè, scegliendo per bene le parole da usare. Non era abituato a certi discorsi. Certo, in realtà aveva decantato spesso il suo amore per Lily davanti ai suoi amici, e Merlino solo sa quante volte si era lagnato per ogni suo rifiuto e quanto proporzionalmente si fosse lanciato in discorsi prolissi sulle mille più una lode della rossa, ma quelle erano tutte sciocchezze dette e ridette quando ancora in fondo dell'amore non aveva capito nulla, quando Lily era ancora una figura ideale su cui aveva basato un amore ideale. Ora invece si parlava della realtà, di quello che aveva iniziato realmente a provare da quando aveva raggiunto l'agognato si.
Si parlava di quando finalmente la Lily ideale e la Lily reale si erano fuse ottenendo una miscela perfetta che pareva fatta apposta per lui.
Prese un lungo respiro, prima di continuare il discorso.
-E' strano perchè non è più una ragazza con cui vuoi fare semplicemente sesso, no, diventa LA ragazza con cui vuoi fare...tutto, dal lavarsi i denti alla mattina al farci l'amore su un pavimento ruvido alla sera quando fino a pochi secondi prima credevi di non vedere l'ora di andare a dormire, al farci colazione assieme all'accudirla quando sta male. Ce l'hai sempre in testa. Inizi ad interessarti delle cose più stupide, anche di quante lentiggini ha sul naso o di quanto odi il chiacchericcio alla mattina prima della sua dose abituale di caffè. Inizi a volerla far ridere in ogni momento della giornata, perchè più ride più ti sembra di aver vinto qualche premio di importanza mondiale, perchè quella risata per chiunque potrebbe essere insignificante ma per te....per te è la risata che ti può cambiare la giornata, è quella risata che riconosceresti fra mille e più voci diverse. Lei ti può far sentire invincibile anche se non lo sei, ti può far sentire contemporaneamente l'uomo più felice dell'universo e l'ultimo dei miserabili. Ti fa venire voglia di essere una persona migliore senza nemmeno avere bisogno di chiedertelo. E in quel momento forse non sarà quella giusta, Sirius, ma è quella che vuoi, e niente ha più importanza di questo. Non..non puoi sapere da subito se è quella giusta, ma vale la pena correre il rischio e tentare di fare in modo di farla diventare quella giusta, non so se puoi capire cosa intendo.-
Lo guardò di sottecchi, cercando di capire cose gli stesse passando per la testa.
Non sapeva se tutto quel discorso poteva servire a qualcosa. Trattenne un sorriso, pensando che probabilmente Lily l'avrebbe davvero ucciso, se avesse sentito quel lungo sproloquio pieno di zucchero.
Magari anzi gliel'avrebbe ripetuto, giusto per divertirsi a vederla morire di imbarazzo.
Gli occhi di Sirius intanto si erano persi nel guardare il bicchiere di vetro trasparente, sentendosi stranamente simile a quel fragile contenitore vuoto.
Fragile come non lo era mai stato, perchè in quel momento Ramoso gli pareva l'uomo adulto che lui non sarebbe mai riuscito ad essere, e dannatamente, inesorabilmente, vuoto.
Le parole di James gli stavano scavando un solco dentro all'anima, si stavano scolpendo indelebili nel suo cuore, destinate a rimanerci a lungo, perchè Sirius Black per la prima volta capiva cosa si doveva provare a trovare quel pezzo di puzzle che improvvisamente ti fa andare tutti i pezzi al posto giusto, ti fa sentire completo.
Capì che non era mai stato così lontano da James, per il semplice fatto che ora lui quella completezza l'aveva trovata, mentre lui si era sempre accontentato di relazioni destinate a svanire nel nulla, quella completezza non l'aveva mai cercata per paura di trovarla.
E lui non lo voleva ammettere, ma allora era stata la completezza stessa a venirlo a cercare, a scovarlo e a metterlo davanti alla sua vuota realtà.
Perchè fu con un fremito che realizzò che lui una risata la sapeva riconoscere tra mille voci, di un volto aveva voluto sapere ogni più piccolo neo, e c'era una persona in grado di farlo sentire insieme il più felice degli uomini e l'ultimo dei miserabili.
Una persona che profumava di arance e di terra del sud, una persona che aveva la risata più bella che avesse mai sentito.
Ebbe voglia di fuggire il più lontano possibile, pur sapendo che non sarebbe mai potuto scappare da se stesso.
-Sirius?-
James lo riportò alla realtà, fissandolo con gli occhi nocciola preoccupati.
Sapeva che Felpato si stava perdendo in pensieri strani e torbidi, ma non poteva sforzarlo di parlarne con lui.
Perchè sapeva perfettamente che Felpato doveva arrivare alle sue conclusioni da solo, che altrimenti se l'avesse sforzato a farlo si sarebbe chiuso a riccio.
-Torniamo al castello.- borbottò Black, alzandosi di scatto.
Continuò a fissarlo per un altro po', mentre Sirius afferrava il mantello con gesti bruschi e maldestri.
Forse davvero qualcosa nella mente di Sirius si stava muovendo.
Forse.

-Ehi.-
Marlene alzò lo sguardo dal libro di Incantesimi, per trovarsi di fronte il sorriso splendente di Mark.
Sorrise anche lei.
-Ehi.-
Nell'ultima settimana si era trovata spesso in compagnia del biondo. Lui la faceva sentire tremendamente a proprio agio. Per una volta aveva trovato qualcuno con cui parlare veramente di tutto, dalla sua amata Sicilia ai suoi piatti preferiti, dagli ultimi pettegolezzi di Hogwarts ai suoi tormenti sulla guerra.
Certo, erano argomenti di cui poteva parlare tranquillamente anche con le sue amiche, eppure non aveva mai trovato nessuno che condividesse i suoi stessi interessi come Mark.
Quando era con lui, per un breve lasso di tempo smetteva di pensare a Sirius Black e alla sua bellissima faccia da schiaffi.
-Che ci fai qui in biblioteca?E' una bellissima giornata, tutti la stanno passando fuori.-
Lene sbuffò, piegando il viso in un broncio adorabile.
-Vitious mi ha affibiato cinquanta centimetri di pergamena da scrivere sull'incantesimo di Adesione Permanente perchè l'ultima volta, a suo dire, il mio tema faceva schifo. Quindi eccomi qui, che cerco di farmi entrare qualcosa in testa quando tutti sono fuori a divertirsi.-
Il biondo scoppiò a ridere, facendola sorridere di rimando.
Lene non era mai stata capace di rimanere imbronciata a lungo.
Scostò una sedia accanto a lei e si sedette, senza smettere mai di abbandonare l'aria allegra.
-Se vuoi resto io ad annoiarmi con te.-
Lei roteò gli occhi argentei al suo tono di zucchero, dicendosi che non avrebbe mai smesso di stupirsi di quanto la sua voce potesse suonare melodiosa.
-Non tentarmi. Se resti qui questo maledetto tema non lo finirò mai, lo sappiamo entrambi.-
Mark ghignò.
-Peccato, e pensare che io ti avevo portato...- si guardò attorno, stando bene attento che Madame Pince non lo beccasse con le mani nel sacco. Frugò un po' nella sua borsa, sotto lo sguardo curioso di Lene. -...questi.-
Com'era prevedibile, gli occhi di Marlene si accesero di una luce deliziata e commossa allo stesso tempo.
Quel ragazzo sapeva esattamente che tasti suonare per farla capitolare nel giro di breve.
D'altra parte, probabilmente non era nemmeno un mistero quanto fosse facile corromperla con del buon cibo fatto nella maniera giusta.
-Cannoli!Non ci posso credere, dove li hai trovati?-
Il biondo sorrise, ammaliandola per un secondo con i suoi occhi azzurri.
-Ho i miei metodi.- poi rise, vedendo l'espressione di Lene. Sembrava un cucciolo di cane scodinzolante che non vede cibo da mesi. -Avanti, mangiali. So che lo vuoi.-
La riccia allungò la mano e prese un dolcetto, sentendo già che la familiare senzazione di acquolina le avvolgeva la bocca. Diede un morso, sentendo che poteva raggiungere l'estasi mistica solo con un cannolo.
-Ah, che nostalgia!- sospirò, mentre il familiare sapore di ricotta e crema le impastava la bocca.
Mentre masticava sentì la familiare risata di Mark.
Aprì gli occhi, che aveva chiuso per degustare meglio.
-Che c'è?-
-Niente. E' che sei bellissima.-
Lei arrossì un po'. Ogni tanto se ne veniva fuori con quelle frasi che le facevano imbarazzare e sentire felice, seppur però lasciandola sempre con una punta di amarezza.
Perchè per quanto volesse negarlo, non era la persona giusta che gliele diceva, quelle frasi.
-Ma smettila.-
-No, è vero. E' bello vederti così contenta. In questa settimana eri di umore spesso cupo.-
Lei aggrottò la fronte, chiedendosi come una persona che conosceva da a malapena una settimana potesse capire così in fretta i suoi cambiamenti di umore.
Scrollò le spalle, come a dire che non aveva importanza.
-E' solo che a volte mi faccio prendere dai ricordi.-
Era stata volutamente vaga, eppure lui colse subito la sfumatura che i suoi occhi prendevano quando stava pensando a lui.
-Non dovresti rimuginare troppo sul passato, lo sai.-
Le accarezzò una guancia con tenerezza, spostandole un ricciolo nero dietro all'orecchio.
-Lo so. E' che...ho così tanta nostalgia di casa, alle volte. E poi...- lasciò morire la frase, non volendo parlare di quanto il suo cuore le stesse facendo male.
Osservò i cannoli ancora intatti sulla tavola, sentendo un groppo che le chiudeva lo stomaco.
Lui le continuò ad accarezzare la guancia, sorridendole appena, e facendo passare nei suoi occhi un bagliore preoccupato e dispiaciuto.
-Lene...- Lei spostò gli occhi su di lui, chiedendosi quando si era fatto così vicino. I suoi occhi catturarono quelli grigi di lei, senza mai lasciarli andare. -posso rivelarti un segreto?-
Lene si sentì ammaliare da quello sguardo azzurro, e si chiese come fosse possibile sentirsi confusa specchiandosi in un cielo azzurro.
Annuì, la voce che pareva essere volata via in quei cieli che stava contemplando.
-Io...ho dei poteri particolari.- lei sbattè gli occhi, confusa. -C'è...c'è un motivo, se spesso mi sono trovato costretto a cambiare scuola. Non...non sono un ragazzo comune, e spesso i miei...poteri...se perdo il controllo...possono diventare pericolosi, ecco.-
Durante tutto il discorso, i suoi occhi non si erano mossi di un solo millimetro.
-Che...che genere di poteri?-
Si sentiva stranamente senza fiato, come se lui la stesse costringendo a correre e a scappare da qualcosa.
Il biondo parve gemere, come straziato da qualcosa che lo tormentava dentro.
-Ti prego, se te lo dico promettimi che non scapperai. Tu sei l'unica...l'unica con cui mi sia mai trovato così a mio agio, l'unica a cui ho voluto rivelare questo segreto. Se te ne andrai...lo capirei, ma sto sperando con tutto me stesso che tu non lo faccia.-
Lene parve intenerirsi, ottenendo esattamente l'effetto che sperava.
-Certo che non scapperò. Avanti, a me puoi dire tutto.-
Lui parve riflettere, soppesando le parole.
-Io...posso modificare i ricordi, o cancellarli completamente. Solo che...quando li modifico...riesco a farlo solo in maniera negativa.-
Lei aggrottò la fronte, perplessa.
-In che senso?-
-Mi..mi concedi di mostrartelo?Poi rimetto tutto apposto.-
Lene annuì, gli occhi pieni di curiosità. Mark aveva un'aria di cospirazione strana, eppure gli occhi avevano una tristezza che poche volte aveva visto nella vita.
Il biondo avvicinò le mani alle sue tempie, sfiorandogliele con delicatezza, senza che i suoi occhi abbandonassero mai il suo viso.
-Ora chiudi gli occhi e ricorda qualcosa di particolarmente piacevole...nella tua infanzia, magari.-
Marlene chiuse gli occhi, sorridendo. Non era difficile ripescare qualche ricordo felice della sua giovinezza infantile, ne aveva così tanti, e di così belli!
Per esempio, si ricordava con vivida chiarezza il suo ottavo compleanno, la sorellina Erika aveva appena sei anni, mentre Esmeralda, la sorella più grande, ne aveva già dodici.
Erano riuniti tutti attorno alla tavola per festeggiare lei, i regali scartati che giacevano qua e là per la stanza: la mamma, il papà che si era preso una giornata di ferie, i nonni che però erano andati via da poco perchè dovevano riposarsi, e le sorelle.
-Ed ecco la torta con le otto candeline per la nostra principessa!- suo padre aveva un sorriso orgoglioso che gli partiva da un orecchio all'altro, e portava in mano la sua torta preferita, quella con il cioccolato e il cocco.
Messa giù la torta cinse la vita di sua madre, che gli scoccò un bacio sulla guancia.
-Sai Marlene, tu non ci crederai, ma è stato il tuo papà a fartela, la torta.- Laura McKinnon gli strizzò l'occhio, con aria complice. Era risaputo che il signor McKinnon non aveva la più pallida idea di come si facesse a fare qualcosa di commestibile, dunque solo lei e lui potevano sapere che per una volta si, si era impegnato per la sua principessa, ma aveva ringraziato più e più volte per il fatto di sapere ancora come maneggiare una bacchetta magica.
La piccola Lene guardò il suo papà, stupita.
-Papà!Ti sei davvero impegnato così tanto?- al suo cenno di assenso orgoglioso, Lene scoppiò a ridere e si apprestò a gettarsi tra le sue braccia, felicissima.
-Dai, soffia tesoro. E non dimenticarti di esprimere un desiderio!-
Lei soffiò, chiudendo gli occhi, esprimendo il desiderio che esprimeva tutti gli anni.
-Voglio trovare il mio principe azzurro, che sia alto, bello e forte, e abbia due occhi grandi e belli come il mare!-
In quel momento successe qualcosa di strano, nel ricordo di Lene.
Aggrottò la fronte, spaesata, vedendo che nel suo ricordo il suo papà faceva una faccia infastidita.
-Ma sentila. E' destinata a diventare una troia, proprio come sua madre.-
Eppure Lene non si ricordava affatto che suo padre avesse detto così.
Suo padre aveva riso, e poi aveva detto...
No.
Suo padre aveva detto...
Sconcertata, si accorse che non se lo ricordava. Fu con orrore che si accorse che l'unico pezzo di ricordo che le veniva in mente era quello che le stava mostrando la finzione.
-Miguel, per favore...-
-Laura non usare quel tono con me. Sai benissimo che mi da fastidio.-
-E' il suo compleanno. Ti prego, cerchiamo di farglielo passare decentemente...-
-Perchè, fino adesso non sono stato abbastanza calmo?Che cosa vorresti dire, che sono un padre di merda?!Eh, è questo che volevi dire?-
-No, io...-
-Zitta, sgualdrina!-
Marlene sussultò, vedendo nel suo ricordo che suo padre schiaffeggiava sua madre, con una violenza che era sicurissima di non avergli mai visto.
Suo padre era sempre stato buono come il pane, cosa...?
Sua mamma rotolò a terra, dolorante, e Miguel McKinnon le si avvicinò, minaccioso.
Lene si portò le mani alle braccia, come a voler coprire un brivido di freddo.
-Guarda che cosa mi hai fatto fare, puttana!Davanti alle tue figlie!Poi non stupirti se verranno su delle pessime donne, con un esempio come te!-
-Miguel ti prego...- sua madre cercò di tirarsi su, mentre nella voce aveva un tremito incontrollabile.
-Stai zitta, ti ho detto!-le sferrò un calcio in piena pancia, facendola piegare in due. -Tu e le tue figlie, giuro che un giorno troverò il modo di uccidervi tutte!-
-Basta!-
La piccola e la grande Marlene avevano gridato tutte e due, la seconda spalancando gli occhi, nella speranza che quel supplizio finisse.
Si ritrovò di fronte gli occhi di Mark.
-Fallo smettere.- sibilò, sentendo che qualcosa dentro di lei si struggeva disperato. Sotto agli occhi intanto le passavano le immagini di suo padre che tirava uno schiaffo anche a lei, furioso.
Si toccò la guancia, tremante.
Il biondo annuì, e con un rapido gesto le restituì le scene reali del suo ricordo felice.
Il cuore di Lene rallentò il battito frenetico, sentendo dentro di sè però ancora tutta l'angoscia e la paura, il dolore e il tremore che stava vivendo nel ricordo, nonostante ora fosse tornata a ricordare i volti sorridenti e innamorati dei suoi genitori.
-E'...è orribile.- mormorò, sbattendo gli occhi. Per quanto sapesse che tutto quello non era reale, non sarebbe mai più riuscita a vedere quel ricordo con innocenza.
Lei non lo sapeva, ma nella sua testa era appena stato inettato un veleno destinato ad espandersi per tutti i suoi ricordi, un veleno che avrebbe cambiato tutto il suo modo di vedere le cose e le persone.
Un veleno che da quella notte in poi sarebbe stato il suo personale tormentatore.
Mark sospirò pesantemente.
-Lo so. E' una maledizione. Davvero, lo potrò capire se te ne andrai.-
Marlene si schiarì la voce, ancora scossa.
Fissò il ragazzo, e si sentì quasi in colpa per quegli occhi abbattuti e supplichevoli.
La stavano scongiurando di non lasciarlo andare, di non comportarsi da vigliacca e restare con lui anche se era affetto da quella maledizione.
-Non...ho detto che non me ne andrò, Mark. Davvero. Siamo amici, no?Gli amici ci sono per gli amici, nel momento del bisogno. Non mi farò spaventare da questa capacità che hai, davvero.-
Gli occhi di lui si inondarono di felicità, e Lene fu contenta di aver fatto la cosa giusta.
Avrebbe scoperto molto più tardi che in realtà non poteva fare scelta più sbagliata.
-Oh Lene. Non sai quanto questo sia importante, per me. Ti ringrazio, davvero. E per qualsiasi cosa...io ci sarò. Basta che tu me lo chieda.-
Lei annuì brevemente, la testa persa in chissà quali pensieri. Per un solo attimo, aveva capito come davvero si doveva sentire Emmeline ogni volta che suo padre la picchiava.
Era orrendo. Provò una tenerezza immensa per la sua amica, che era così forte e solida nonostante avesse vissuto tutto quell orrore. Lei non ce l'avrebbe fatta. Le erano bastati pochi secondi dell'inferno, e già aveva sentito di non potercela fare.
-Lene- Mark la richiamò alla realtà. Parlava a voce estremamente bassa. -Ascoltami se...se vuoi che io...ti cancelli il suo ricordo, posso farlo. Di lui non ti ricorderai più niente. Non ti ricorderai quanto male ti ha fatto, non ti ricorderai il suo viso, il suo nome, nulla. Basta una parola, e il suo ricordo svanirà, sarà come se non fosse mai successo nulla.-
Marlene sgranò gli occhi appena quelle parole furono registrate dal suo cervello.
Dimenticare Sirius, completamente?
Voleva farlo?
Dimenticare il suo sapore, il suo odore, i suoi occhi dove era annegata?
Voleva dimenticare che suono avesse il suo nome pronunciato da quelle labbra che aveva baciato con tanta foga?
Si sarebbe dimenticata il dolore.
Si sarebbe dimenticata che lui non l'avrebbe mai vista più di una ragazza qualsiasi, con cui rinchiudersi in una stanza qualsiasi e farci del sesso qualsiasi.
Avrebbe dimenticato quella stretta in cui le si chiudeva il cuore ogni volta che lo vedeva passare per i corridoi.
Avrebbe dimenticato il suo viso , che aveva la capacità di farle male solo guardandolo.
Avrebbe dimenticato come ci si sentiva ad essere usata come una delle tante puttanelle di Black.
Avrebbe semplicemente dimenticato.
Sarebbe stata in grado di farlo?
Avrebbe riacquistato la sua innocenza, la sua ingenuità?Sarebbe tornata la vecchia Marlene McKinnon, quella  ancora in grado di arrossire se qualcuno la guardava troppo a lungo?
Qualcosa, dentro di lei, le diede la risposta, più forte e chiara di quanto si sarebbe aspettata.
Guardò intensamente Mark, che la scrutava.
Aprì la bocca per rispondere, sentendosi un groppo in gola.

-Ehi!Lily, aspettami!-
La rossa si voltò, sorridendo in direzione di James, che le stava correndo incontro a perdifiato.
-Ma guarda un po' chi si vede. Finiti gli allenamenti, Capitano?-
Lui sorrise e annuì, con l'aria stanca di chi non si è fermato per un solo attimo, eppure con il sorriso di chi è pienamente soddisfatto del proprio lavoro.
Si era appena fatto la doccia, Lily lo poteva vedere dai capelli ancora lievemente umidi, e si vedeva che aveva messo su i primi vestiti stropicciati che gli erano capitati a tiro.
Doveva essere stanco morto, e questo la fece sorridere ancora di più, intenerita.
-Stai andando a cena?- al suo segno di assenso, Ramoso allargò il sorriso. -Ti accompagno.- poi le scompigliò i capelli, facendole emettere un suono di indignata protesta. -Oggi non ti ho praticamente vista, rossa.-
Tra le lezioni, gli allenamenti di Quidditch, i compiti, i Malandrini lui e le sue amiche lei, erano giusto riusciti a vedersi per due millisecondi a orario di pranzo, prima che lei scappasse via di corsa in biblioteca per vedere se aveva dimenticato lì un libro che le aveva consigliato vivamente di leggere Lumacorno sulle Pozioni Avanzate.
Lily si sistemò i capelli vermigli, lanciandogli un'occhiata di scherno, piuttosto divertita.
-Pensavo fossi felice di passare un po' di tempo da solo con i tuoi fidanzati.-
James rise, suo malgrado. Quel giorno i Malandrini parevano tornati al loro antico splendore, con lui e Sirius che avevano fatto pace ed erano tornati più malandrineschi di prima.
Erano riusciti anche ad assestare un paio di scherzetti a Pix il Poltergeist, come era tradizione annuale sua e di Felpato.
Lei lo scrutò un po', sorridendo, felice che James fosse tornato ad essere senza preoccupazioni eccessive.
-Sono contenta che tu e Sirius abbiate chiarito.-
Gli occhi nocciola di James si alzarono al soffitto, fintamente esasperati, mentre le labbra si piegavano in un ghigno.
-Si, siamo andati a Hogsmeade e dopo un paio di bicchieri siamo riusciti ad ammettere entrambi che ci dispiaceva senza sentirci eccessivamente delle checche.-
Lily rise, e James pensò che quello che aveva detto a Felpato cinque giorni prima, su quanto potere potesse avere una semplice risata se fatta dalla persona giusta.
-No, cavolo, e io mi sono persa la scena!Potevate invitarmi, così quantomeno facevo qualche foto con cui poi potervi ricattare!-
Le lanciò un'occhiata obliqua.
Ghignò, sapendo bene di provocarla.
D'altra parte, era risaputo che fosse masochista.
-Non credo avresti retto granchè se fossi venuta...quando parlo di un paio di bicchieri intendo molti più che un paio, fidati.-
Com'era prevedibile, lei si indignò, le guancie che le diventavano immediatamente più rosse e il viso che si piegava in un broncio adorabile.
-Ehi, cosa vorresti insinuare?Guarda che io reggo benissimo l'alcol.-
Il moro roteò gli occhi.
-Certo.- suonava un po' troppo sarcastico anche alle sue orecchie.
Lily lo fulminò, con gli occhi dei quel colore così simile alla peggiore delle Maledizioni Senza Perdono.
-Non mi credi, Potter?-
Ramoso ghignò, poco rassicurante.
-Non ho mai detto questo, Evans.-
Lui voleva solo divertirsi un po' a farla infuriare, ma Lily Evans non andava mai sfidata, mai.
Si fermò in mezzo al corridoio, facendo di conseguenza fermare anche lui.
Strinse gli occhi a fessura con fare minaccioso. Eppure, dopo sei anni di strilli e strepiti, di battibecchi e di provocazioni, avrebbe dovuto saperlo che così faceva solo il suo gioco.
Forse la verità era che le piaceva troppo cascarci.
-Mi stai per caso sfidando, James Potter?-
Lui la fissò di rimando, senza lasciarsi scalfile minimamente da quegli occhi che mandavano scintille. Ormai ci era sin troppo abituato, e non poteva fare altro che farsi da scudo a quelle scintille con un sorriso che ormai sapeva essere in grado di disarmarla.
-Solo se sei abbastanza coraggiosa da raccogliere la sfida, Lily Evans.-
Naturalmente, si aspettava perfettamente la reazione indignata e piccata di Lily, che non ci mise nemmeno un secondo ad allungare la mano destra.
-Perfetto. Che cosa scommettiamo?-
Lily sapeva bene che se ne sarebbe pentita.
Lo sapeva quando lui aveva iniziato a provocarla, e lo sapeva ora che a lui si accendeva una luce maliziosa e malandrina negli occhi nocciola, mentre le sue labbra disegnavano un ghigno perfetto e malefico allo stesso tempo.
Lo sapeva quando le strinse la mano suggelando così quella scommessa così stupida, eppure che per qualche astruso motivo la divertiva così tanto.
-Scommettiamo che con tre bicchieri ti ubriachi. E se vinco io...- la guardò per bene, valutando cosa ne poteva ricavare dalla sua rossa preferita. Ghignò, mentre un'ideuzza niente male gli solleticava la testa. Se lei avesse accettato, avrebbe di sicuro guadagnato, e se lei non avesse accettato, avrebbe comunque rimediato una buona scusa per prenderla un po' in giro in futuro. -Se vinco io, cosa che sicuramente avverrà, dovrai soddisfare la mia fantasia più nascosta.-
La vide farsi immediatamente diffidente, mentre i suoi occhi smeraldini lo guardavano nel peggiore dei modi. Era già pronto a ridere, smettendo così tutto quello scherzo idiota, quando lei  parlò, con un'aria maligna.
-Accetto.- fu il suo turno di ghignare malefica, mentre vedeva James spalancare gli occhi, stupefatto. -Ma se vinco io, tu dovrai soddisfare la mia.- per poco non rise, vedendo la faccia di James. il povero illuso pensava davvero di poterla scoraggiare per così poco?
-Quale sarebbe la tua fantasia più nascosta, Evans?-
-Lo scoprirai solo quando avrò vinto, mi dispiace.-
Ramoso la scrutò un po', cercando di leggerle in testa qualsiasi cosa avesse in mente, ma lei rimase impassibile.
-Gli alcolici li scelgo io, però.-
-E chi mi dice che non barerai, Potter?-
-Hai così poca fiducia in me, Lily?-
-Ovviamente si.-
Lui sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Seriamente, i Malandrini stavano conducendo Lily su una cattiva strada.
-Non baro, promesso.-
Lily lo scrutò un attimo, per poi scrollare le spalle.
-Va bene. Affare fatto, allora.-
Alla fine, nessuno dei due aveva da perderci, quindi poteva anche andare.
-Perfetto. Perderai Evans, vorrei che lo spessi. Dobbiamo solo aspettare la prossima festa dove ci saranno un paio di bibite giuste.-
-Ma per piacere!Non ho mai perso una scommessa, non ho di certo intenzione di cominciare ora!-
Lui la guardò, e le sorrise, non trovando nient'altro di meglio da dire in quel momento, troppo incantato ancora una volta ad osservare quei lineamenti del viso che aveva tante volte sfiorato e baciato, e di cui non si sarebbe stancato mai.
Lily gli sorrise di rimando, in un gesto quasi di automatico riflesso. Poi allungò una mano, per afferrare la sua e intrecciarla tra le sue dita lunghe. Era strano come anche solo avere la sua mano sulla sua la facesse sentire protetta e amata.
-Su, andiamo a cena.- borbottò, imbarazzata per qualche motivo che non sapeva nemmeno lei.
Se lo trascinò dietro, e lo sentì a malapena protestare quando gli tirò il braccio.
-Lily, mi chiedevo- si azzardò a dire lui, quando lei ebbe lievemente rallentato il passo, permettendogli così di starle di fianco -che fine hanno fatto le altre?E' strano che tu vada a cena tutta sola, di solito sei circondata.-
Sorrise, pensando ai tempi in cui cercava di abbordarla ma falliva perennemente perchè era sempre attorniata dalle sue amiche che non la smettevano un attimo di cianciare.
La vide sollevare le spalle, con noncuranza.
-Alice è scesa secoli fa con Frank, Mary è scesa secoli fa per incontrare la sua nuova cotta del momento, Emmeline è andata in biblioteca perchè mi ha detto che Remus le da ripetizioni di Trasfigurazione e...bè, io volevo aspettarti.- gli sorrise. -Naturalmente solo perchè volevo assicurarmi che tu non fossi stato ucciso dalla tua squadra di Quidditch, perchè in quel caso avrei dovuto aiutarli a trovare un posto dove occultare il cadavere.-
-Naturalmente.- lui alzò gli occhi al cielo, in una maniera che la fece ridere. Poi aggrottò la fronte. -Ehi aspetta, e Marlene?- domandò, curioso del motivo per cui mancasse all'appello.
Il viso di Lily si fece cupo, preoccupato, e distante anni luce da dove era pochi secondi prima.
Lui la guardò, perplesso.
-E' successo qualcosa?-
Lei si morse il labbro, indecisa se dirgli tutto o meno.
James si fermò, costringendo anche lei a fermarsi e voltarsi verso di lui. Per un lungo attimo la fissò negli occhi, cercando di leggere qual era la sua preoccupazione.
-Lily?- chiese, incerto, aspettando una risposta.
La rossina sospirò, pesantemente.
-E' che siamo un po' tutte preoccupate per Marlene. Ultimamente è...strana.-
-Strana come?-
-Qualche notte fa si è svegliata urlando nel suo letto. Abbiamo cercato di chiederle cosa era successo, ma lei piangeva e non riusciva a dirci nulla. Da allora ha iniziato ad essere...sempre più strana. E' aggressiva, sta sempre più per conto suo. A volte sparisce per delle intere giornate, e quando torna sembra stravolta. Se cerchiamo di parlarle inizia a urlarci contro che noi non possiamo capire quello che ha vissuto lei. Non capisco. Non è mai stata così, è sempre stata solare e dolce, l'unica ancora innocente del nostro gruppo dicevamo per scherzare. E ora...non so. Abbiamo anche provato a parlarle, ma non vuole starci a sentire. Non vuole dirci cosa le sta succedendo, e noi non sappiamo più dove sbattere la testa. Ha provato a parlarci Emmeline, in maniera dolce, sai com'è Emmeline, e si è beccata solo insulti. Allora abbiamo mandato Alice, che anche lei ha un animo buono, perchè abbiamo pensato che se ci andassimo io o Mary finiremmo sicuramente per litigarci. Bè, da quella chiaccherata Alice è venuta fuori in lacrime, per questo ora è andata subito da Frank.- scosse la testa rossa, frustrata. -Finchè non capiamo cosa le è successo, non possiamo arrivare da nessuna parte.-  aggrottò la fronte. -Non è che ha parlato ancora con Sirius, vero?Che le ha detto qualcosa...?-
James ci riflettè un attimo, e poi scosse la testa.
-No. Me l'avrebbe detto, Lily, davvero. Sono sicuro che Sirius non parla a Lene da un bel pezzo, ormai.-
Lei spostò lo sguardo sul pavimento, non volendo che lui le leggesse tutta l'angoscia che aveva dentro.
Era davvero preoccupata per Lene, e nonostante fosse sempre stata quella che nascondeva meglio le emozioni e pareva non lasciarsi scalfire da nulla, in realtà stava peggio di quanto tutti avrebbero potuto credere, James lo sapeva, perchè aveva imparato a leggerla, dopo sette anni di osservazione assidua.
-Non lo so proprio, allora.-
-Ehi.- le sollevò il mento, con delicatezza. -Lily, non buttarti così giù. Ne verrete a capo, vedrai. Lene è vostra amica, e tiene a voi più di qualsiasi altra cosa, prima o poi vi parlerà di cosa le passa per la testa, ne sono sicuro.-
-Io...credo che lei abbia tanta nostalgia di casa, e forse è quello che la fa stare così male. Vorrei tanto aiutarla, davvero, ma se si continua a comportare così non posso fare a meno di litigarci, per poi sentirmi in colpa perchè se sta davvero male di sicuro litigare con me non aiuta.-
Lui sorrise, e la baciò in fronte.
-Tu parlale, e cerca comunque di starle vicino senza sfoderare troppo gli artigli, tigre.- sorrise. -Ricordati che come pungiball sono sempre disponibile. Ogni volta che vuoi prendertela con Lene, cerca invece di creare una nuova e acidissima frase per il sottoscritto, è una cosa che ti ha sempre dato soddisfazione, no?- Lily si aprì in un sorriso debole, sentendo però dentro di sè qualcosa che si scioglieva. Come poteva prendersela con lui, quando si dimostrava così paziente, con lei?Lui continuò, sollevando le spalle. -E dille che se la può consolare, se vuole alle prime vacanze disponibili ci facciamo tutti un giro in Sicilia...potebbe anche essere divertente, chi lo sa.-
Lei gli sorrise, grata di quel tentativo che faceva di tirarla su.
Gli strinse le mani, per trasmettergli quel calore che sentiva dentro.
-Grazie.- sussurrò, perdendosi nei suoi occhi.
Era un perdersi che non le sarebbe mai bastato.
Le passò una mano tra i capelli, togliendole alcune ciocche dal viso.
-E di che, scema?- le posò un altro bacio in fronte, come un'altra promessa che ci sarebbe sempre stato. -Avanti, ora andiamo a mangiare, che credo di aver sentito un ruggito venire dal tuo stomaco.-
Lei finalmente rise, senza più pensieri.








Buongiorno ^^ avanti ammettetelo, questa volta sono stata più brava del solito, ho fatto passare solo due mesi dall'ultimo capitolo XD sto migliorando U.U Ok non sono molto credibile, dettagli ^^
Non c'è granchè da dire su questo capitolo penso O.o l'ultima parte non mi convince granchè a dire il vero, ma giudicherete voi XD
Ringrazio come al solito tutti quelli che recensiscono, chi mi ha messo tra i preferiti e chi tra le seguite!
Ora mi appresto a rispondere alle favolose persone che mi hanno recensito XD baci, e al prossimo capitolo (che magari arriverà ancora più presto di questo XD)
Baci!
















  
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