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Autore: Martin Eden    06/06/2011    2 recensioni
Seguito di "Compagni di sventura - Resistance". La guerra dell'Anello continua per i nostri eroi, fra alti e bassi, vittorie e sconfitte: riusciranno a sopraffare il Male? Ma a che prezzo? Perdere la battaglia contro Sauron è veramente la cosa più terribile a questo mondo? Non per tutti... Buona lettura! E recensiteeeeeee :)) grazie mille!
Genere: Azione, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aragorn, Gimli, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Compagni di Sventura'
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3 – NESSUNA PIETA’

 
Gimli avanzò di corsa, non rendendosi conto che i suoi amici erano rimasti presso l'entrata ad aspettarlo: il nano andò a sbattere contro la schiena di Lilian, che urtò quella di Legolas e infine quella di Aragorn, facendoli quasi cadere a terra.
 - Che succede? - tuonò Gimli, aprendo finalmente gli occhi: nella caverna era buio pesto.
 - Sta' zitto! - gli urlò in un orecchio Lilian - E sta più attento! -
In quel luogo non si vedeva proprio un accidente.
Cautamente, Aragorn tastò il suolo umidiccio e terroso, cercando qualcosa per accendere una torcia: fece due o tre passi, ma ancora niente...
D'un tratto sentì sotto le dita un oggetto liscio: poteva essere legno...no, troppo liscio, e con una forma alquanto strana....sembrava più.. -
 - Ossa.. - si lasciò sfuggire, l'uomo - a quanto pare non siamo i soli che hanno tentato di entrare qui.. -
Gli altri deglutirono faticosamente: il luogo, con il suo sinistro gocciolare mono -tono, non dava troppe speranze di giungere sani e salvi a un'uscita.
Aragorn trovò finalmente qualcosa di asciutto e riuscì, in un modo o nell'altro, ad accendere una piccola torcia: al chiaro pallore della fiamma, si presentarono molte cose di cui i quattro amici avrebbero fatto molto volentieri a meno.
C'erano degli scheletri per terra: tanti nudi scheletri qua e là fra le rocce.
Aragorn e gli altri rimasero immobili per interminabili secondi, mentre tentavano in ogn modo di soffocare la strizza.
Squallide e lucide stalattiti di pietra pendevano dal soffitto: Aragorn, fece qualche passo avanti.
Gli bastò poco per capire che non era quella la via giusta: davanti ai suoi piedi, si apriva un baratro di cui non si vedeva nemmeno la fine.
Solo il rumore di un fiume. Forse.
Piegò verso sinistra, facendosi strada con la torcia: tra il burrone e il muro della caverna non c'era molto spazio, occorreva procedere in fila indiana, stando bene attenti a non muoversi nemmeno di un centimetro di lato.
Le ragnatele impedivano il passaggio, ma era il minimo che si potesse trovare in un postaccio del genere: bisognava piuttosto preoccuparsi delle ossa abban -donate lì in giro, rese scivolose dall'umidità.
Dopo qualche metro, Aragorn si accorse con disperazione che lo stretto sentiero finiva di netto: da una parte il muro, dall'altra, il nulla. No, anzi: un ponte, a po -chi passi.
Un ponte roccioso alquanto malandato, screpolato e eroso dal tempo:
 - Non c'è altra via... - constatò l'uomo - Dovremo passare di qua.. -
 - Siamo sicuri che questo coso...tiene? - chiese dubbiosa Lilian, avvicinandosi di più.
Gimli la superò e guardò giù: solo la bocca oscura dello strapiombo.
Aragorn cominciò a camminare sul ponte, insicuro, tenendo la torcia alta per far strada a sè e ai suoi amici: leggeri scricchiolii si levarono dalle pietre consunte a ogni suo passo.
Dopo di lui andò Lilian, muovendosi con la solita agilità che le permetteva di non far rotolare un solo sasso: eppure qualcosa sotto i suoi piedi traballò.
Aragorn arrivò sano e salvo dall'altra parte, pensando che, se lui stesso ce l'ave -va fatta, potevano benissimo riuscirci anche gli altri: tenne alta la torcia, mentre i suoi compagni, ormai tutti e tre sul ponte, tentennavano nella semioscurità.
Ancora uno strano rumore, e non fievole questa volta: qualche roccia si sgretolò sotto il peso di Legolas, ma l'elfo ebbe come la vaga impressione che non si stes -se sgretolando solo qualche insignificante pietra.
Lilian giunse finalmente dall'altra parte, al fianco di Aragorn, al sicuro.
E poi, d'un tratto, Legolas sentì il ponte cedere sotto i suoi piedi, con un sonoro rumore che lo fece sobbalzare: rischiò di perdere l'equilibrio, ma grazie alle brac -cia riuscì a riprenderlo.
Il ponte non crollò come temeva, ma sapeva che qualcosa si era comunque rot -to sotto di lui: e non rotto, ma ROTTO.
Si affrettò a raggiungere Aragorn e Lilian, incitando Gimli a fare altrettanto: si domandava, intanto, per quanto tempo ancora avrebbe resistito il suo coraggio.
 
Mancava solo Gimli, ora, ma lento e sgambettante com'era, non poteva certo fare miracoli: era vicino, ormai, alla meta, riusciva persino a scorgere, illuminato dalla torcia, il viso di Aragorn, che lo aspettava impaziente.
Si affrettò ancora di più, desideroso di terminare quell'avventura al più presto: era vicino, era così vicino...
Sotto uno dei pesanti stivali del nano, qualcosa crepò, inondando la caverna di un rumore ancora più terribile dell'oscurità:
 - Ma che succede? - si chiese Gimli, ma non fece in tempo a darsi una risposta: il ponte cominciò a tremare sotto di lui, più forte..più forte...
 - Sbrigati! - gli urlò Aragorn - Sta crollando tutto! -
Il nano tentò di fare ancora più in fretta, ma la sorte fu più veloce di lui: dopo pochi, cupi brontolii, il ponte scomparve una roccia dopo l'altra, trascinando tutto con lui. Nano compreso.
Gimli fece appena in tempo a fare un salto, a sfoderare la sua ascia, a scalfire la roccia davanti ai piedi di Aragorn, in un vano tentativo di poter fermare la cadu -ta, ma tutto fu inutile: scomparve, inghiottito dalle tenebre di quel burrone sen -za fondo con un ultimo grido.
Lilian e gli altri due compagni cercarono di afferrare il loro amico, ma non furono abbastanza svelti: videro solo, per poco, le deboli scintille che l'arma di Gimli la -sciava graffiando la roccia. Poi...solo un tonfo sordo.
Impietriti, i tre amici rimasti, chiamarono inutilmente il nano: rispose loro solo la propria eco...e un altro strano suono, simile a un gemito.
Poteva essere di chiunque lì dentro...:
 - E se fosse stato Gimli? - si preoccupò Aragorn - Là sotto, è vero, ci potrebbe es -sere qualunque cosa, qualsiasi mostro, ma forse c'è anche una speranza...se il nostro amico fosse finito su qualcosa..tipo una sporgenza? -
 - Come fai a saperlo se qualcuno di noi non va a controllare? - azzardò Lilian - Nessuno di noi è in grado fisicamente e psicologicamente di scendere fin lag -giù! Io ho una corda nella faretra, ma non credo ci potrebbe dare comunque qualche aiuto.. -
 - Quanto è lunga? - le chiese Legolas: quell'innato interesse la fece preoccupare.
 - Perchè? - replicò.
 - Quanto è lunga? - ribattè l'elfo, ancor più deciso.
La ragazza, riluttante, estrasse la corda e la porse a Legolas: lui la studiò atten -tamente, secondo i suoi piani doveva essere abbastanza lunga per...
 - Che hai intenzione di fare? - scattò Aragorn, quasi in tono d'accusa.
 - Vado a cercare Gimli.. - rispose sicuro l'elfo, legandosi un capo della corda alla vita.
 - COSA?! Ma...non puoi! - Lilian tentò di fermarlo, ma non seppe più che dire di fronte alla risposta:
 - Non posso e non voglio, ma devo. -
Legolas assicurò l'altro capo della fune a uno sperone di roccia, raccomandando ad Aragorn e Lilian di tenerla: poteva cedere in qualunque momento.
Poi, lentamente, cominciò a scendere: l'uomo gli lasciò la torcia, ne avrebbe a -vuto bisogno.
Legolas si calò nel burrone, sparendo pian piano alla vista di Lilian: quando lei lo vide perdersi nell'oscurità, con solo quella piccola torcia come segno della sua presenza, si sentì stringere il cuore in una morsa.
Quell'elfo non poteva lasciarla così, non poteva
(no no no NO NO NO)
Un urlo le giunse fino alla gola, ma Lilian riuscì a soffocarlo: ci sa fare, pensò, forse non è tutto perduto.
 
Quando Legolas fu avvolto dalle tenebre dello strapiombo il suo pensiero fu tutto per Lilian: Lilian, che ora lo attendeva lassù, lontano, come una fedele moglie che...
Scacciò quel pensiero: non era il suo caso.
Il suo compito era salvare Gimli:
 - Coraggio - si disse - la rivedrai.. -
Perchè poi gli era venuta in mente l'idea balzana di andare a cercare un probabi -le cadavere? In fondo lui odiava quel nano: lo odiava con tutte le sue forze.
Era da tempo che lui e Gimli si erano dati guerra per le attenzioni di Lilian: e ora che stava facendo? Andava a dare aiuto al suo nemico? Ridicolo.
Non ci poteva credere nemmeno lui.
Balzò da una roccia all'altra, silenzioso, quasi un fantasma perso nel buio: solo la debole ficcola che Aragorn gli aveva dato riusciva a fargli strada.
Non intravedeva nemmeno la fine dello strapiombo.
(spero di non perdermi, quaggiù..)
Si fermò, in bilico, chiamò Gimli, ma nessuno gli rispose; scese ancora di qual -che metro, ma ancora niente.
Scoraggiato, Legolas stava per spegnare anche l'ultima speranza, quando avvertì un fuggevole movimento nell'ombra più fitta, proprio sotto di lui: un movimento strascicato, strano, quasi...non umano.
L'elfo scese ancora un po', cercando di scorgere una sagoma, qualcosa che gli rivelasse la presenza di qualcuno, magari del nano:
 - Gimli? - chiamò. Un gemito si levò nell'aria.
Quella voce roca che rispondeva sembrava quella di Gimli, ma Legolas, come po -teva esserne certo?
Tenne la spada a portata di mano, e si avviò verso luogo da dov'era venuto il rumore; dopo poco toccò un piano di roccia: doveva essere una sporgenza, o qualcosa di simile...
Un'ombra si mosse debolmente vicino a Legolas, troppo vicino: l'elfo si voltò di scatto, facendosi luce con la torcia.
C'era un corpo per terra, girato su un fianco: gli voltava la schiena.
Era quella cosa che si muoveva, si dimenava, gemeva perfino, chiedeva aiuto: incredibile, era ancora...viva.
L'elfo si avvicinò cautamente:
 - Gimli? Sono Legolas...sei tu? - trovò il coraggio di toccare il corpo.
Quello si girò quasi con furia, sotto le sue dita: alla luce della fiaccola comparve il volto del nano, con un enorme graffio su una guancia.
 - Che ci fai tu qui? Che sei venuto a fare? - ruggì.
 - Sono venuto a salvarti, non si vede? - rispose Legolas con altrettanta ferocia - Ho rischiato la vita per venirti a prendere... -
 - E a me che importa? Tanto lo so che l'hai fatto solo per farti grande agli occhi di Lilian... -
 - Come puoi dire questo? - sbottò infuriato Legolas - Secondo te avrei rischiato di morire, di non rivederla, solo per vantarmi? Potrei lasciarti qui e tornare da lei in qualsiasi momento! -
 - E perchè non lo fai allora? Io non ci tengo affatto a essere salvato da te... -
Caspita, le voci sulla testardaggine dei nani erano proprio vere!
Legolas non aveva nè tempo nè voglia di mettersi a discutere con Gimli, qualco -sa di più importante gli stava a cuore; ma sapeva che se avesse continuato così non sarebbe giunto a nulla.
Doveva salvare Gimli. Doveva.
 - E se io ti proponessi un patto? - suggerì dopo qualche minuto.
 - Io non credo alle parole di un elfo, tantomeno alle tue. -
 - Non sono venuto fin qui per farmi insultare da un nano: sono venuto fin qui perchè tu viva! -
 - Per poi vedere te e Lilian che vi sbaciucchiate? Sarò morto quando succederà, stanne certo! -
Punto nel vivo, Legolas cercò con tutte le sue forze di mantenere la calma:
 - Gimli, ma non capisci? Anche Lilian vuole che tu viva, l'ho visto nei suoi occhi, me l'ha detto! -
Il nano si fermò a fissarlo per qualche minuto: quella rivelazione aveva dato il suo effetto. Era solo indeciso se crederci o no: ma dopotutto, che ragione aveva Legolas di mentire? Sapeva che lo odiava.
Gimli non immaginava per niente che quel che aveva detto l'elfo non era affatto vero; nemmeno Legolas sapeva perchè gli aveva raccontato quella bugia, gli era uscita di bocca e basta.
Non sapeva nemmeno per quanto sarebbe riuscito a farla reggere.
Tuttavia, sembrava avesse convinto il nano a tornare:
 - L'ha detto? - chiese esitante Gimli.
 - Sì, l'ha detto... Se non vuoi farlo per me, almeno fallo per lei.. - l'elfo gli tese la mano.
 - Se lei l'ha detto, allora va bene, ma tu ricordati che sono ancora tuo nemico, per quanto riguarda l'amore: voglio solo una cosa da te: guerra! - ruggì il nano alzandosi faticosamente.
 - Guerra sia! - ribattè Legolas, e si accinse a assicurare il corpo di Gimli alla cor -da.
 
Poco dopo erano tutti e due sani e salvi in cima allo strapiombo: di nuovo assie -me ai loro amici, si riposarono un po' prima di riprendere il cammino attraverso la caverna.
Lilian si occupò di Gimli, il quale fu ben lieto di accettare le cure della ragazza, convinto che così facendo avrebbe fatto di sicuro ingelosire Legolas.
L'elfo non colse la provocazione, poichè il suo premio l'aveva già avuto e quello gli bastava: appena era tornato con Gimli, Lilian gli aveva stampato di nascosto un bacio sulla guancia, felice di rivederlo.
Una volta rianimati, proseguirono per un sentierino dall'aria millenaria, che li portò in un grande spiazzo vuoto: davanti a loro solo la nuda roccia.
I quattro amici si ritrovarono soli, indecisi su che fare, che pensare, ma prima che potessero proferire parola, nel buio apparve improvvisamente qualcosa di bianco, dall'aria non troppo amichevole.
 - Un...un fantasma... - balbettò Lilian deglutendo faticosamente.
La strana cosa si avvicinò ai quattro compagni, sibilando loro di andarsene, che la via era chiusa: e il suo sguardo vuoto era così convincente che la ragazza sulle prime fu tentata di fare davvero dietrofront.
Ma nè Aragorn, nè Legolas, nè Gimli sembravano intenzionati ad andarsene.
Lilian si rifugiò dietro la schiena dell'elfo: la cosa bianca che fluttuava sinistra nell'aria non le piaceva affatto, proprio come non le erano mai piaciuti gli schele -tri.
E non le piacque neanche il fatto che la caverna parve rianimarsi: le rocce co -minciarono a colorarsi di un debole verde morto, lasciando trasparire altri fan -tasmi armati di spade.
Il gioco si stava facendo pericoloso: quegli spiriti si stavano avvicinando troppo per i gusti di Aragorn e dei suoi amici.
 - Non voglio combattere. - affermò l'uomo con la voce che quasi tremava - Sono venuto per chiedervi aiuto, e a darvi una mano per trovare la pace eterna che mai avete visto. Io sono Aragorn, figlio di Arathorn, l'erede di Isildur, colui che avete tradito. Sono disposto ad aiutarvi, ma anche voi dovete mantenere la vostra promessa, e combattere al mio fianco  in questa guerra.. -
Sfoderò una lunga spada che fece brillare alla debole luce della fiaccola:
 - Questa è Andùril, la Fiamma dell'Ovest: solo l'erede di Isildur può impugnarla. Vi basti come prova delle mie parole. -
Rimase in silenzio per alcuni secondi: i fantasmi, attoniti, ascoltavano rapiti ciò che aveva da dire.
Non avevano ancora alzato una spada, ma avevano sempre il tempo di farlo, pensò Lilian.
 - Mi aiuterete? - chiese serio Aragorn.
La risposta sarebbe arrivata solo pochi minuti dopo. 

  
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