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Autore: Tati Saetre    06/06/2011    13 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
“Se sei così sicura perché ogni venerdì ti ostini ad andare a cena in quel Pub?”... “Per l’ottima cucina!” Angela sorrise, lisciandosi la coda che si era fatta in basso a destra.
A chi volevo darla a bere? Tutti sapevano – e quel tutti includeva me ed Angela -, che ogni venerdì andavo in quel Pub per vedere lui.
Era stato una specie di colpo di fulmine, proprio dritto al cuore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Miei cari e dolci lettori, buonasera :) Lo so che sono imperdonabile, ma venerdì FINALMENTE la scuola finirà, e quindi sarò tutta vostra ;D
Sono qui con le borse sotto gli occhi: causa MTV Movie Awards *___* Gli avete visti? E quel bacio del ca**o? ‘-‘ Il trailer di BD? Oh, Dio! Io sto ancora sclerando! Tutto il mio supporto va al Twilight Cast, che si è meritato tutti quei premi ù_u
Ora vi lascio al capitolo, ci sentiamo sotto :*
 
___

Settimo Capitolo: Bella, perdonami.

*
 
Quando imboccai la strada per entrare a La Push, io e Jake non ci eravamo ancora rivolti la parola. Silenziosamente era salito sul Pick up, e sempre in silenzio era rimasto durante il tragitto.
“Billy… Billy ti ha detto che oggi sono venuta per parlarti?”
“Sì.” E se parlavamo, era a monosillabi.
Meno di cinque minuti, e saremmo arrivati a casa Black.
“Jake, ti posso parlare?”
Sbuffò, passandosi una mano fra i capelli.
“E cosa vorresti dirmi, Bella? Che ti dispiace? Che non ricambi i miei sentimenti ma vuoi ancora restare mia amica, magari come prima? No. Non voglio sentirmi dire questo.” Mi morsi un labbro, cercando di ricacciare indietro le lacrime che stavano per uscire.
Stetti in silenzio per qualche minuto, finché non parcheggiai il Pick up fuori casa Black.
“Non posso dirti che mi dispiace.” Presi un bel respiro, prima di continuare. “Sei il mio migliore amico, Jake! Diamine, sono diciassette anni che siamo amici, e tu non puoi fare un’uscita del genere, capisci! Dopo diciassette anni, come pensi che i miei sentimenti nei tuoi confronti siano ricambiati?”
“Perché non facevi altro che parlare con Angela ed Alice di un ragazzo. E visto che in diciassette anni, Bella, non ti ho mai vista con nessuno, ho fatto due più due!”
“Il due più due sbagliato.” Mormorai, senza farmi sentire.
“Per ora non voglio più vederti, Bella. Non voglio più parlarti, o sentirti. Lo so che può sembrare una cosa cattiva, ma ti prometto che passerà. E sarò io a tornare da te, come amico. Ma ora mi dovrà passare.”
“Jake…” Sussurrai appena, mentre questa volta le lacrime avevano iniziato a scendere copiosamente.
Senza dire una parola scese dalla macchina, dirigendosi verso la sua abitazione. Lasciandomi lì sotto, da sola. In silenzio rimisi in moto, con le lacrime che continuavano a bagnarmi il volto, e i singhiozzi che mi squassavano il petto. La pioggia scendeva copiosamente, appannando il vetro senza che io avviassi i tergicristalli. Sicuramente ero uscita da La Push, ma non sapevo dove stessi andando.
Troppo nero, troppe lacrime e troppa pioggia ad oscurarmi la vista.
Finché un boato, e un buio totale.
 
“Isabella! Bella!” Aprii gli occhi faticosamente, cercando di ricordarmi dov’ero.
Beh, lo scenario non era cambiato molto: ero sempre nel mio Pick up, con il volto bagnato di lacrime e la testa che girava furiosamente.
Ah, sì. C’era anche una voce insistente, che non la finiva di ripetere il mio nome.
“Isabella!” Come non detto. “Fai scattare la sicura! Isabella!” Riuscii a malapena ad impugnare la sicura, tirandola su con uno scatto secco.
“Isabella! Tutto bene? Stavi guidando nella corsia opposta, e ti ho presa in pieno. Oh, Dio! Isabella!”
“Shhh.” Sussurrai appena, pregando il mio interlocutore di smetterla. La testa mi scoppiava, e lui così ci stava mettendo il carico da cento.
“Bella! No, shh un corno! Non va affatto bene! Dove ti sei fatta male? Stavo andando da Jacob per parlargli, e… Oh, Dio! Ti ho presa in pieno! Ti ho uccisa!”
“EDWARD! Non sto per morire. Mi fa solo male la testa, ed è tutta colpa tua. Quindi, smettila di parlare.” Non volevo essere così sgarbata, ma se l’era cercata.
“Ce la fai a spostarti, nel lato del passeggero?”
Mi stava forse prendendo in giro?
“Allora devo chiamare l’ambulanza. Oh, Dio! Bella, scusami. Scusa.”
Non sentii tutto ciò che aveva pronunciato dopo la parola ambulanza, ma appena l’avevo sentita sgranai gli occhi.
“Forse… forse posso provarci. Devi… devi solo aiutarmi.” Sussurrai, mentre Edward mi si avvicinava.
“Dimmi cosa devo fare. Qualunque cosa, Bella.”
Non riuscivo a muovere il collo, ero mezza morta e a cosa potevo pensare? Ero proprio una pervertita, io.
“Spostami. Cerca solo… cerca solo di non muovermi il collo.” Con estrema lentezza mise una mano sotto il mio collo, cercando di non muoverlo. Con l’altra invece mi spostò del tutto, sul sedile del passeggero.
Lui salì dalla parte del guidatore, accarezzandomi gentilmente la testa.
“Ora, devo spostare l’altra auto. Tu non muoverti, e Bella, non chiudere gli occhi. Parla, continua a parlare. Non chiudere gli occhi, ti prego.” Prima di scendere dall’auto mi diede un leggero bacio sulla fronte, sussurrandomi un’altra volta ‘scusa’.
Aspettai che tornasse, ma il tempo sembrava non passare mai.
Parlavo, ma il tempo si era come fermato. E quando tornò, avevo già chiuso gli occhi.
 
**
 
“Io lo sapevo! Sapevo che non ce la dovevo mandare! Però è stata così insistente, voleva un lavoro tutto suo! E guarda in che guaio l’ho cacciata!”
“Charlie. La colpa non è tua. Lo sai che la notte le strade a Forks sono pericolose.” Avevo riconosciuto la voce di mio padre, ma non l’altra.
“Se solo non fosse andata a La Push! Perché diamine Jacob Black è dovuto andare al Pub?”
“Con il senno di poi non si risolverà mai niente, Charlie.” Non ci avevo messo molto a riconoscere quella voce.
Ma era diversa dal solito. Quasi impaurita, roca e molto stanca.
Cosa ti è successo, Edward?
Cercai di aprire gli occhi, ma le palpebre erano come incollate. Però ero riuscita a muovere due dita della mano destra.
Cosa che non sfuggì al dottore.
“Si sta svegliando. Bella? Bella, mi senti?”
Una mano fredda si posò sulla mia fronte, quasi a ricordarmi quello che era successo pochi istanti prima.
“Mmh.”
“Isabella, hai avuto un incidente. Mi senti?”
“A-acqua.” Sussurrai appena, mentre sentivo smanettare vicino a me.
“Isabella, apri gli occhi.” Mi sforzai di più stavolta, riuscendo ad aprirli. Solo per pochi istanti, perché la luce era talmente forte che li avevo chiusi di nuovo.
“Riesci a muoverti?”
“Poco.” Sussurrai, provando a muovere le articolazioni. Riuscii a muovere soltanto le dita delle mani, e i piedi.
“Ottimo.” Carlisle! Quel nome rimbombò nella mia mente. Era lui, che mi stava parlando.
“Acqua.” Ripetei ancora, mentre la gola si faceva sempre più secca. Il letto si alzò di poco, mentre provavo a riaprire gli occhi, di nuovo. Questa volta li strizzai con forza, guardandomi intorno. Accanto al letto c’era un mobiletto bianco, dove Charlie stava trafficando con una bottiglia d’acqua. Carlisle era proprio accanto a me, mentre cercava di sistemarmi bene il collo. Su una sedia, poco lontano, c’era Edward.
Lo sguardo perso, assente.
Le testa chinata, con le mani fra i capelli.
Cosa diamine era successo?
Carlisle mi aiutò a bere, pochi sorsi che rinfrescarono la mia gola. Poi esalai un forte respiro. Volevo voltarmi, ma qualcosa mi bloccò.
“Hai avuto un leggero trauma.” Spiegò il dottore. “Nulla di grave. Fortunatamente Edward passava di lì. Però… Bella, non riesco a spiegarmi cos’è successo. Lì non c’era neanche una macchina, cosa…”
“Colpa mia.” Dissi subito, notando che la mia voce non era più roca. “Pioveva forte, non avevo attivato i tergicristalli e sono uscita dalla corsia.”
Carlisle mi accarezzò i capelli, con un gesto dolce. “Te l’avevo detto, Charlie. Nessun incidente, nessun danno grave.”
Alzai gli occhi, per incrociare quelli di mio padre. La sua espressione era quasi più dolorante di quella di Edward.
“Papà, non devi preoccuparti.” Lo rassicurai. “Sto bene. Davvero.” Dissi infine, sorridendo. Beh, più che un sorriso era uscita una specie di smorfia.
“Bella, hai una fasciatura alla caviglia. Dovrai tenerla per tre settimane, quindi, niente auto. La botta che hai preso in testa non è grave, ma vorrei tenerti qui per qualche giorno. Che ne pensi?”
“Non ha voce in capitolo. Lei resterà qui tutti i giorni che serviranno.” Mio padre mi puntò un dito contro, cercando di fare il minaccioso.
Sapevamo tutti e due che non ci sarebbe mai riuscito.
“Ottimo. E poi, devi tenere questo per tre – quattro giorni.” Posò la sua mano sul collarino medico, intorno al mio collo.
Ecco, perché non riuscivo a voltare la testa.
“Okay.” Strizzai nuovamente gli occhi, sentendomi più stanca di prima. “Che giorno è?”
Carlisle sorrise bonariamente. “Sono passate solo quattordici ore, Bella. Sono le due del pomeriggio.”
“Ho dormito per quattordici ore?” Domandai, chiedendomi allora perché fossi così stanca.
“Già. E’ normale la stanchezza, non preoccuparti.” Sorrise, mentre il cercapersone che aveva in tasca suonò, contemporaneamente alla ricetrasmittente che aveva Charlie.
“Ora vado, Bella. Per qualsiasi cosa, chiamami.” Carlisle mi accarezzò una mano, facendo un cenno del capo a Charlie ed uscendo dalla stanza.
“Papà, vai a lavoro. O a casa, a riposarti.”
“Non ci penso minimamente.”
Appena finì di pronunciare quelle parole, la ricetrasmittente emise l’ennesimo suono incomprensibile.
“Vai.”
“Non voglio lasciarti da sola.”
“Posso stare io con lei.” Dal fondo della stanza sentii la voce di Edward, per la seconda volta. Mi ero quasi dimenticata che fosse lì, con noi. Era stato per tutto il tempo in silenzio, senza dire una parola.
“Ragazzo, non devi andare a scuola?” Edward alzò tutte e due le sopracciglia, ed io cercai di non scoppiare a ridere.
“Papà, sono le due del pomeriggio. Non credi che sia un po’ tardi?” Charlie sbuffò sonoramente, avvicinandosi per posarmi un bacio sulla fronte.
“Se hai bisogno di qualcosa, non esitare a chiamarmi. E tu, Edward.” Issò il suo sguardo in quello di Edward. “Sappi che ogni cosa succederà qui dentro, tu sarai il responsabile.” Lo vidi deglutire rumorosamente, mentre Charlie uscì finalmente, dalla stanza bianca.
 
Aspettai qualche secondo, prima di parlare. “Incute terrore, vero?” Chiesi cautamente, cercando di far parlare Edward.
Sì, certo. L’avevo sentito parlare, ma mai con me.
“E-edward?” Provai di nuovo, quando alzò lo sguardo.
I suoi occhi erano scuri, i capelli sparati da tutte le parti e aveva le borse sotto gli occhi.
Volevo alzarmi, andare da lui ed abbracciarlo.
Cosa che non potevo fare per due motivi: primo, non riuscivo a muovermi. E secondo, non potevo e basta.
Ancora non parlava, ma i suoi occhi erano fissi nei miei. Questa volta era lui, a farmi paura.
“Puoi venire qui?” Domandai, alzando una mano per indicargli il letto. Non si alzò. “Per favore.” Continuai, sperando di averlo convinto.
Si alzò, mentre cercava di sbuffare silenziosamente.
Quando prese una certa distanza, non si mosse più di un millimetro.
Questa volta fui io, a sbuffare.
“Si può sapere cosa diamine hai?” Ero esasperata, dal suo comportamento.
“Cosa ho, Bella? Ti ho quasi uccisa, diamine! E tu mi chiedi cosa ho?”
Alzai una mano, per passarmela fra i capelli, finché…
“Oh, Dio!” Sussurrai, mentre il mio colorito diventava più bianco del solito.
“Che c’è? Ti senti male? Chiamo Carlisle?”
“Un ago.” Mi uscì come un lamento, guardando l’ago piantato nel mio braccio.
Ecco, perché odiavo gli Ospedali.
Per le pareti troppo bianche, per la puzza di spirito e per gli aghi.
“Ti ho presa sotto con la macchina, Bella. Hai avuto un trauma, quasi non riesci più a muovere il collo e ti preoccupi di un ago?”
“Aspetta, aspetta.” Cercai di schiarirmi le idee, pensando a tutto quello che era successo la sera prima.
Eravamo andati al Pub. Poi erano arrivati Tanya e Jake. Dopo… dopo avevo accompagnato Jake a casa e poi… Cazzo!
“Dio, neanche te lo ricordavi! Non troverò mai le parole per scusarmi… non ci riuscirò mai…”
“Fermo, Edward. Mi hai presa in pieno?”
Una strana smorfia passò sul suo volto, mentre chiudeva gli occhi per qualche secondo.
“Tu… tu eri nella corsia opposta. C’era tutta quella pioggia, non ti ho vista allora… Oh, Dio! Bella, scusa. Scusami.”
“Mi hai presa in pieno?” Ripetei ancora, come un automa. Poi, lo guardai meglio. Lui non aveva nessun segno dell’incidente, nemmeno una piccola cicatrice.
“Stai bene? Tu… cosa ti è successo?”
“Ti stai preoccupando per me?” Domandò infine, come se davanti a lui non ci fosse Isabella Swan ma un alieno.
“Non dovrei?”
“Sei… sei assurda.” Sussurrò infine, sedendosi anche lui sul letto, accanto a me. “Non ti sei svegliata per quattordici ore. Credevo che… credevo…” La sua voce si incrinò, quando disse l’ultima parola.
No, non poteva piangere. Quello era Edward Cullen.
Davanti a me, con gli occhi lucidi.
Visto che non potevo alzare più di tanto il braccio, posai la mia mano sulla sua.
“Shhh. Sono qui. Sto bene. E’ tutto a posto.” Abbassò la testa, fino a posare la sua fronte sulla mia.
“Mi dispiace così tanto. Tu… tu non puoi nemmeno immaginare quello che ho passato, Bella. Oh, Dio!”
Rimasi ferma, immobile. Beandomi per qualche secondo del suo profumo, e dei nostri respiri che si incrociavano.
“Riuscirai a perdonarmi?”
Ma l’avevo già fatto, quando posò per la seconda volta le sue labbra sulle mie.
 
____
 
Il capitolo è corto, lo so. Però se vi facevo aspettare ancora arrivava la prossima settimana ‘-‘
Insomma, ho preso spunto da Twilight per la scena dell’ago in Ospedale :)
ED ECCO A VOI IL SECONDO FAMOSISSIMO BACIO… Beh, cosa accadrà dopo? Il prossimo capitolo arriverà la prossima settimana, ma non so che giorno, ehm…
Allora, aspetto tutte le vostre recensioni, e al prossimo aggiornamento :*
Yeah Efp su face book ;3
   
 
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