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Autore: Leslie and Lalla    06/06/2011    2 recensioni
[Attenzione: può essere letta anche senza aver letto Drawing a Song 1 e 2]
Lei è Evelyn Evans, ventisei anni da compiere, laureata da poco in psicologia, insicura su tutto ma decisa a conoscere i suoi genitori biologici prima di sposare il fidanzato Danny. Ha come l'impressione che la sua vita non sia il cammino sorprendente fatto di scelte inaspettate di cui le parlano i libri, anche se vorrebbe tanto che fosse così.
L'altra è Viola Dumas, ventisei anni appena compiuti, il suo obiettivo è diventare un medico brillante, decisa e risoluta, sa quello che vuole dalla sua vita e non si concede distrazioni, soprattutto per pensare alla sua infanzia, che tutto quello che vorrebbe fare è dimenticare.
Ma cosa succederebbe se sulla strada di Evelyn si presentasse un affascinante, trasgressivo e giramondo musicista che la immerge del tutto nella bolla di sapone fatta di divertimento, arte e voglia di esprimere se stesso tramite una canzone in cui sembra che viva lui?
E a Viola, invece, cosa succederebbe se una mattina si svegliasse accanto ad un uomo completamente sconosciuto? E se quell'uomo fosse proprio l'ultima persona con cui sarebbe dovuta andare a letto?
[Scritta a quattro mani]
Genere: Comico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'All of Drawing a Song and Sequels'
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note ds3 cap 3

3. A bad adventure




Domenica 29 maggio

Evelyn's Pov.

«Ciao, sono Amanda, in questo momento non posso proprio rispondere. Lascia un messaggio dopo il bip, ma niente emme-emme-esse, o quello che è! Non sono ancora capace di scriverli né di leggerli, anche se ho in programma di farlo. A presto... Tommy, come si spegne questo coso?»
«Mamma, quante volte ti ho detto di cambiare il messaggio della segreteria?» esclamo, un po' irritata un po' divertita, appena sento il segnale acustico che mi permette di registrare il messaggio. «Comunque, lo so che adesso siete a pranzo da Simona e Greg, però avrei una cosa importante da dirvi. Richiamatemi appena tornate a casa, okay?» Detto questo, spengo la chiamata e tiro un forte sospiro. Dio, spero che non la prendano troppo male. Ma che poi, parlando razionalmente, faccio un viaggetto che non si può ritenere neanche un vero viaggio, perché mai dovrebbero preoccuparsi o robe simili? Lo so, la risposta è “perché sono i miei genitori”, ma insomma, c'è un limite a tutto, e ingigantire le cose fa male e basta, lo sanno tutti.
Dopo pochi minuti in cui sono rimasta sdraiata sul letto a fissare il soffitto, il cellulare inizia a squillare.
Lo afferro senza nemmeno guardare il display e rispondo: «Pronto?» convinta al novantanove virgola novantanove per cento che sia mia madre.
«Ciao tesoro, ti disturbo?»
Ovviamente però, resta sempre quello zero virgola zero uno per cento.
«Katie!» esclamo poi, presa alla sprovvista. «No, non disturbi affatto! Anzi, non ti ho ancora ringraziato come si deve per...» ma proprio quando sto per finire la frase, Danny si affaccia alla porta con un sorriso stampato sul viso e mi saluta con la mano. «...quella volta in cui mi hai salvata da un interrogatorio di mamma, ti ricordi, vero? Ecco, ci stavo proprio pensando prima» e detto questo, grido: «Ciao Danny!»
«Ben svegliata, principessa» risponde lui. «Ti porto il caffè a letto? E' di tuo gradimento?»
Gli faccio un sorriso a trentadue denti. «Sì, grazie.»   
«Ottimo» approva lui, dopodiché richiude la porta e sento che scende di corsa le scale.
«Ho capito, Ev» fa la mia migliore amica divertita, dall'altra parte della cornetta, dopo una breve pausa. «E non ti devi preoccupare, è stata una sciocchezza.»
Sorrido un poco, grata. «Mi hai chiamato solo per questo?» chiedo poi, mettendomi a sedere e accavallando le gambe.
«No» ammette Katie. «Poco fa stavo pensando che dovremmo organizzare un addio al celibato grandioso... E mi sono venute in mente un paio di idee mozzafiato!»
«Oh, Katie, solo tu puoi!» affermo io, gettando la testa all'indietro e scoppiando a ridere. «E che idee sarebbero?»
«Eh no, lo sapevo che me l'avresti chiesto!» ribatte, come se mi avesse scoperto con le mani nel sacco. «Non ho alcuna intenzione di rivelarti anche il più piccolo dettaglio insignificante!»
Alzo le sopracciglia, sforzandomi di non ridere per non prenderla in giro. Sappiamo benissimo tutte e due che Katie è una chiacchierona e mantiene difficilmente un segreto – sempre che non sia una cosa seria riguardante la sua migliore amica, ovviamente: i miei segreti più intimi e importanti li ha sempre mantenuti.
«E chi è che ti ha aiutata?» domando, con finta nonchalance.
«Oh, nessuno» borbotta lei.
«Andiamo, è praticamente impossibile fare una festa di questo tipo senza la mano di nessuno» insisto io, sorridendo tra me e me.
«E va bene, tua madre e Danny mi hanno dato qualche spunto, però per il resto ho agito io, e giuro che la cosa di chiamare degli spogliarellisti vestiti da pompieri l'ho...» ma a questo punto si rende conto di quello che ha appena detto, così si interrompe bruscamente.
Io spalanco gli occhi e strillo: «Oh mio Dio!»
«Oh, NO! Lo sapevo che mi avresti cacciata in trappola, dannazione! Conosci troppo bene me e la mia stupida boccaccia!» protesta lei, disperata.
«Non preoccuparti, Katie, nel più profondo ho sempre saputo che avreste chiamato degli spogliarellisti travestiti da pompieri» cerco di rassicurarla io, ridacchiando.
«Certo, come no.»
«Sì!» ribatto io, sforzandomi di apparire convincente.
«E da cosa l'avresti dedotto?»
«Perché una volta mi avevi svelato che hai un debole per i pompieri. E hai aggiunto che ogni tanto, quando ti senti sola, speri che scoppi un incendio per averne venti in casa tua.»
«Cristo, perché conosci tutto di me?!» piagnucola lei.
«Perché sono la tua migliore amica» rispondo, «e le migliore amiche si dicono proprio tutto. Specialmente quando sono ubriache.»
«E va bene, hai vinto tu» borbotta, dopo un po'. «Comunque questo non lo deve sapere tua madre, hai capito? Pensa se venisse a scoprire che anziché un innocuo pigiama party in un hotel a cinque stelle...»
«Non voglio sapere cos'hai intenzione di fare veramente!» la fermo in tempo io.
«Giusto, scusami, sono proprio sbadata» ammette lei, imbarazzata.
Sorrido dolcemente. «Non preoccuparti, sei perfetta così.»
«Oh, che tesoro che sei.»
«Per quanto riguarda il fatto di tenere all'oscuro mia madre tutta questa faccenda, va bene! E poi, secondo te vado a dirle che ho fatto sesso con uno spogliarellista travestito da pompiere la notte prima del mio matrimonio?»
«Hai intenzione di andarci a letto?!» sbotta lei, urlando.
Scoppio a ridere sonoramente. «Ovvio che no, stavo scherzando!»
«Mmh.»
«Comunque non si sa mai» aggiungo poi, fingendomi disinvolta.
«Aspetta. Stai scherzando, vero?» si accerta Katie, con aria seria.
Questa volta scoppia a ridere senza controllo. «Certo!» rispondo, asciugandomi le lacrime agli occhi.
«Si può sapere cosa c'è di tanto divertente?» chiede Danny, facendo capolino nella stanza con in mano un vassoio enorme.
Oddio, oltre il caffè c'è anche una brioche al cioccolato che riconosco come quella della pasticceria spettacolare sotto casa e una spremuta d'arancia fresca come piace a me. Sono praticamente sicura che gli occhi mi siano diventati due stelline che luccicano.
«Niente» mi affretto a rispondere poi, dandomi un contegno. «Cose da donne.»
Danny annuisce, ridendo. «Aaah, capisco!»
Io gli mostro un sorriso innocente, poi mi rivolgo alla cornetta del telefono che tengo con la mano sinistra: «Katie, ora scusami ma devo andare, una colazione coi fiocchi mi attende!»
«Okay, Ev, ci sentiamo. Buon appetito e salutami quell'angelo del tuo quasi-marito!»
«Sarà fatto» le assicuro io, infine interrompo la chiamata e lancio un'occhiata di ammirazione al mio fidanzato che mi sta fissando in piedi di fronte a me, con il paradiso tra le mani.
«Danny, sei un amore!» esclamo. «Ma come diavolo hai fatto a comprare quella brioche...?»
«L'ho presa ieri, e poco fa te l'ho messa in forno così sembra appena sfornata» mi risponde lui, avvicinandosi a me.
«Dio, sei magnifico» mormoro io, guardandolo negli occhi.
«Grazie, ma per una donna magnifica serve un uomo magnifico, no?»
Scoppio a ridere, poi mi sporgo verso di lui per riuscire a baciarlo. Lui prima appoggia il vassoio sul comodino, poi finalmente risponde al mio bacio.
Bene, direi che la giornata sia iniziata splendidamente.


Forza Evelyn, puoi farcela. Si tratta solo di fare un facilissimo percorso. E poi Danny mi ha assicurato che l'imbragatura è sicura al cento per cento.
«Bene, ragazzi, prima di tutto io mi chiamo David e vi spiegherò le cose base prima di iniziare autonomamente la vostra avventura. Prima però venite qua che vi metto l'imbrago.»
Il ragazzo, aiutante del responsabile di nome Mark, si avvicina a me e mi mostra il coso che mi devo mettere. Lo guardo senza muovere un muscolo, anche se dentro di me il cuore batte all'impazzata, quasi come se volesse uscire dalla gabbia toracica.
Ma che cosa ci faccio io qui?
Intanto David appoggia a terra l'imbracatura e mi dice dove devo infilare le gambe, poi prosegue stringendomela ben salda alla vita.
Il problema è che ora, anziché sentirmi rassicurata, sono ancora più terrorizzata. Cosa vuol dire tutta questa preparazione? Che il percorso è pericoloso? Che se non avessi questo coso addosso e cadessi da un albero morirei?
Dio, quanto mai ho accettato di accompagnare Danny a fare questo dannato percorso del cazzo.
Quando David finisce di mettermela, mi porge un casco enorme e poi passa a Danny.
Ma che diavolo è questo coso che devo mettere in testa? Voglio dire, andrebbe bene a un gigante obeso...!
Mamma mia, quanto mi sento in imbarazzo. Cammino che sembro un pinguino malato. Devo avere un aspetto orribile.
«Perfetto, ora possiamo iniziare» afferma David dopo un po'.
Mi volto verso Danny e gli lancio un'occhiata spaurita, mentre lui mi fissa completamente a suo agio, senza capire il mio senso di disorientamento.
Okay, ammetto che non gli ho mai confessato quanto io sia maledettamente inganfita. Ma insomma, mica mi aspettavo che mi portasse a fare una specie di scalata prima di sposarmi! E' che non sapevo che il mio futuro marito, oltre che amare il rugby, adora anche il brivido dell'avventura, cosa che io non sopporto – almeno, lo sopporterei, se solo avessi un minimo di equilibrio e di coraggio!
«Per prima cosa, aprite i vostri moschettoni» annuncia David, appoggiandosi a un albero. «Attenzione però, perché hanno la ghiera.»
E che diavolo sarebbe la ghiera?
Con un'alzata di spalle, tento di aprirne uno. Ma presto mi accorgo che non è un normale moschettone, perché è come se fosse bloccato.
«Amore, devi fare così» mi riprende Danny, come se fossi una bambina che impara a camminare ma che è appena caduta per la centesima volta a terra a gambe per aria.
«Okay, ci siamo?» fa David, spazientito.
Annuisco un paio di volte, con poca convinzione, mentre Danny esaudisce un sicuro: «Sì.»
A questo punto David inizia a fare qualche passo verso la scaletta attaccata a un albero non molto alto. «Questi segni rossi alle corde legate all'esterno della scala segnano che voi dovete attaccarvici i moschettoni. Mi raccomando però, attaccatene uno alla volta, in modo che se per caso uno non dovesse tenere, o che non fate in tempo ad attaccare anche l'altro, ce n'è sempre uno attaccato che vi potrà salvare in casi estremi. Sono stato abbastanza chiaro fin qui?»
Aspetta un momento, che cavolo vuol dire “se per caso uno non dovesse tenere”?!
Anche questa volta io annuisco intimorita mentre Danny ha un'aria perfettamente convinta.
«Bene, una volta che avete attaccato i rispettivi moschettoni, iniziate a salire, procedendo sempre nel modo che vi ho spiegato prima, cioè ne staccate uno, lo riattaccate alla corda successiva, e poi fate lo stesso con l'altro.»
C'è un attimo di pausa, dopodiché David inizia a salire per farci vedere come si deve fare. Una volta sulla piattaforma attaccata a metà dell'albero, si gira verso di noi per riprendere a spiegare: «Qui dovete agganciare i due moschettoni a queste due corde esterne, in modo da non cadere. Una volta fatto, iniziare a camminare sul filo, e se avete paura, potete mettere i piedi a papera in modo da sentirvi più sicuri.»
Camminare sul filo?! Ma che è, impazzito?
«Quando arrivate alla piattaforma successiva, ripetete il procedimento dei moschettoni alternati fino ad arrivare dall'altra parte. Come potete vedere, qui c'è la carrucola.»
La che?!
Cristo, mi sento male.
«La troverete sempre alla fine di ogni percorso, perché è l'unica che vi permetterà di arrivare a terra. Ora vi insegno come si fissa alla corda.»
Una volta che ci ha mostrato come si fa, si lascia cadere a peso morto attaccato alla corda della carrucola.
E io dovrei fare un salto del genere per poi lasciarmi praticamente schiantare all'albero successivo? Dio, ma sono completamente fuori di testa. E pensare che c'è gente che 'ste cose le fa come sport.
«Non preoccupatevi, c'è la rete davanti all'albero ed è impossibile farvi male» aggiunge poi.
Per un momento mi sento un pochino meglio.
«Ottimo, ora potete fare un giro di prova. Ma solo sulla carrucola.»
Ed è esattamente in questo istante che mi sento crollare.
Quando arrivo sulla piattaforma attacco il gancio di sicurezza e afferro la corda. Bene, sono pronta per buttarmi.
«Forza!» mi incoraggia David.
Annuisco una volta, sperando di farmi coraggio, subito dopo mi lascio andare e appena realizzo che sono in perfetta caduta libera faccio un piccolo gemito. Appena vedo la rete vicina, chiudo gli occhi per la paura. Non voglio schiantarmi, non voglio proprio.
Una volta che sento di aver toccato la rete senza essermi fatta male, tiro un sospiro di sollievo mentre torno indietro lentamente.
«Dovevi attaccarti alla rete, sennò come pensi di scendere?»
Giusto, perché non ci ho pensato prima?
Adesso sto penzolando a metà della corda come un sacco di patate.
Dio, che figuraccia.
Quando tocco finalmente terra, David si allontana salutandoci e augurandoci “buona fortuna” - il che mi terrifica completamente –, mi rivolgo a Danny: «Tesoro» mormoro, sperando in un inizio ad effetto. «Quale percorso facciamo, quello verde per bambini?»
«No, sei matta? Mi annoierei a morte, iniziamo con quello intermedio» risponde lui, dopodiché si avvia alla scaletta.
Intermedio? Vuol dire che dovrei aver già fatto quello per principianti, dico bene?
Fantastico, morirò.
Dieci minuti dopo sono sulla prima piattaforma con le mani che mi sudano da morire.
«Amore, non credi che sia un tantino difficile?» domando, mentre fisso il filo davanti a me.
Lui scuote la testa. «E' tutta questione di determinazione» ribatte, aldilà del filo che ha appena passato in pochi secondi.
«Giusto» borbotto io.
Va bene Ev, fissa la piattaforma dove c'è Danny. Guardala bene, non è poi così lontana, no? Su, ancora qualche passo.
Appena arrivo a destinazione, lancio un urlo di gioia. Il filo maledetto è fatto! Ora mi aspetta... il ponte della morte.
«Danny» grido, ansimando. «Questa rete va salendo... Ciò vuol dire che ci alziamo di altezza» gli faccio notare poi.
«Sì, e allora?»
“Allora vuol dire che se cado da qui mi spacco la testa, Dio santo!” vorrei scoppiare a urlare.
«Niente» mormoro con un fil di voce, ma lui è troppo lontano per sentirlo. Non mi aspetta neanche, quello stronzo.
«Andiamo, è un normalissimo ponte tibetano!» sento che aggiunge poi.
Okay, Ev, stai calma. Non tremare, così farai traballare la rete e sarai ancora più instabile di prima. Puoi farcela, sta tutto nella determinazione, l'ha detto anche Danny prima.
Dopo mezz'oretta, arriviamo alla fine del percorso blu.
Io ho il fiatone, le mani e i piedi nelle scarpe bagnati di sudore e la matita degli occhi che, so già, mi sarà colata fino a metà guancia. Così ora non sembro più un pinguino, ma un incrocio tra un pinguino con seri problemi mentali e un panda.
«Su, Evelyn» esordisce il mio fidanzato, che è ormai a terra e mi sta fissando con impazienza. «Buttati!»
Dai che ce la fai, sei grande, sei arrivata fin qui senza esserti rotta niente, è un ottimo traguardo, no?! E poi, l'hai fatta anche prima la carrucola.
Dio, solo che questa volta sono molto più in alto.
Mi aggrappo alla fune e socchiudo gli occhi. D'accordo Evelyn, il trucco sta nel non guardare giù.
Prima di lanciarmi, faccio un forte respiro di incoraggiamento. Una volta buttata, grido a pieni polmoni senza contegno.
Cinque minuti dopo, arrivo a terra e mi sdraio sull'erba stravolta.
«Proprio bello» commento, con affanno. «Adesso però sono un po' stanca, torniamo a casa?»
«Di già?!» sbotta Danny, incredulo. «Pensavo di fare quello rosso, io!»
«Okay» affermo io, sorridendo. «Io però ti aspetto qui.»
«Noo!» replica lui. «Sei arrivata fin qui, non puoi tornare indietro, sarebbe tutta fatica sprecata!»
Ma io ho già sprecato un sacco di fatica per niente, maledizione.
«No, davvero. Sono proprio stanca, e poi non riuscirò mai a fare quello rosso. E' per alpinisti esperti» gli faccio notare.  
«Alpinisti?» ripete lui, con una risata divertita. «Dai, sarà facilissimo, vedrai!» aggiunge, tirandomi per il polso.
Io do uno strattone. «Ti ho detto di no!»
Lui si volta verso di me, dapprima irritato, poi assume un'aria intenerita. «Tranquilla, Ev, prima ho visto una bambina che l'ha fatto tutto, e ho sentito che s'è divertita talmente tanto che avrebbe voluto rifarlo almeno altre tre volte.»
Gli lancio un'occhiata sospetta. «Quale bambina?»
«Quella di prima con le treccine, l'hai sentita, no, che parlava di un percorso bellissimo?!»
Oh, sì, è vero. Non faceva che ripetere quanto era entusiasmante il percorso che aveva fatto con il padre.  
Sì, posso farcela. E poi, ho Danny che mi da una mano.
«Va bene» annuncio poi, annuendo.
Danny mi mostra un sorriso del tutto soddisfatto. «Ottimo, andiamo.»
Appena salgo la scala mi accorgo di quanto sia lunga. Cristo, questo percorso sarà alto almeno due volte quello blu.
«Tesoro» sento che urla Danny dalla piattaforma. «Questo è un po' più difficile dell'altro, però.»
«Oh, okay» sussurro, sentendomi il cuore in gola.
Quando arrivo al piedistallo, alzo lo sguardo per cercare Danny. E' a una ventina di metri di distanza e sta attraversando una specie di scala flottante.
Dio mio, non ce la farò mai.
Ma insomma Ev, se pensi così è ovvio che non ci riuscirai.
Annuendo, rivolgo lo sguardo verso il prossimo ostacolo che devo superare, ed è... una specie di corda a forma di trapezio flottante, e subito dopo ce n'è uno, poi un altro e un altro ancora.
E qui che diavolo devo fare?!
«Amore» grido, in preda al panico. «Come devo dare qui?»
«Devi mettere un piede dentro il primo trapezio, l'altro in quello successivo e andare avanti così fino alla fine.»
«Ma non sono attaccati praticamente a niente!» ribatto, urlando istericamente.
«Non preoccuparti, basta aspettare che smettano di muoversi.»
«Ma non è sicuro!»
«Certo che sì» replica lui, alzando gli occhi al cielo. «Se cadi rimani attaccato alle corde di sicurezza.»
«E se non reggono?» azzardo io.
«E' impossibile!»
Con un forte sospiro, metto il piede – tremante – all'interno del trapezio più vicino, subito dopo inizio ad ondeggiare sempre più velocemente, mentre cerco di rimanere attaccata con un solo piede.
«Danny, questo coso non smette di dondolare!»
«Stai calma!»
«COME CAZZO FACCIO A STARE CALMA CRISTO SANTO?!» scoppio improvvisamente.
Okay, forse ho esagerato.
«Dio, Evelyn, che cagasotto che sei!» si lamenta lui. «Devi solo aspettare di avvicinarti al prossimo. Cerca di rimanere in equilibrio.»
«Ma io non ho equilibrio!» e detto questo, il piede sfila via dalla fune e cado gridando tutta l'aria che ho nei polmoni, credendo seriamente di morire, ma per fortuna le corde di sicurezza mi reggono.
«Oddio, Ev, ti sei fatta male?» esclama Danny preoccupato, rivolgendomi finalmente un po' di attenzione.
«No» sbotto, freddamente. «Ora però chiama David, voglio scendere da questo fottuto coso.»
«Ma» ribatte lui. «Se provi ad attaccarti con le mani e a tirarti su facendo un po' di forza, forse...»
«VAI A CHIAMARE DAVID PORCO CAZZO!»
«Okay, va bene» fa Danny, alzando le mani in segno di resa. «Finisco il percorso velocemente e vado da lui.»
Trascorrono quindici minuti – che a me sono sembrati ore – in cui rimango con i piedi penzoloni a dondolare come una perfetta imbecille.
Non ci credo neanche morta che quella bambina è riuscita a farlo tutto, 'sto cazzo di percorso.
Poi finalmente arriva David, che mi corre incontro insieme a Mark per un “recupero”, come lo hanno definito loro.
Quando finalmente ho i piedi a terra, cerco di riprendere a respirare regolarmente.
Non ho neanche voglia di guardare Danny, talmente sono alterata.
Per fortuna che la giornata era iniziata splendidamente, eh.
Una volta che mi hanno tolto tutta questa dannata imbragatura e il casco, faccio qualche passo verso la macchina dopo aver sussurrato “grazie, ci vediamo” a David e Max.
Nel passare, sento una voce familiare che grida eccitata: «Dai, mamma, vieni anche tu! E' bellissimo qui!» così mi volto, e vedo la bambina con le trecce che salta su una piattaforma del percorso verde.


«Andiamo, Ev, te l'ho già detto che mi dispiace» ripete Danny,  forse per la milionesima volta, abbandonandosi sul divano a peso morto. «Scusami, non volevo farti passare quel che hai passato.»
«Okay» faccio io chiudendo la porta d'ingresso di casa alle mie spalle, poi dopo una breve pausa trillo: «Però mi hai mentito!»
«Ma non credevo che saresti caduta e avessi fatto un putiferio del genere!»
«Sì ma se tu non mi avessi detto quella bugia, io non sarei venuta. Mi hai praticamente costretta a farlo, quel dannato percorso rosso di merda!»    
«Ma era una piccola innocua bugia!» ribatte lui. «Pensavo che ce l'avresti fatta comunque, pensavo che ti servisse solo una spinta in più per incoraggiarti!»
«Incoraggiarmi mentendo?»
«Ma non era una cosa così grave, sei tu che hai ingigantito tutto, dannazione!»
«Ingigantito?! Potevo morire
«Morire? Secondo te ero così irresponsabile da farti rischiare di morire?! Ma fammi il favore!»
«D'accordo, comunque resta il fatto che mi hai mentito, non sei stato sincero con me» ritorno al discorso di prima, incrociando le braccia.
Lui alza gli occhi al cielo. «Ripeto che non è una cosa grave.»
«Ma è tutta una questione di principio! Tu mi hai mentito, e se non l'avessi fatto non sarebbe successo niente di tutto questo!»
Ci sono alcuni secondi di assoluta silenzio, io rimango a guardarlo in cagnesco mentre lui mi fissa negli occhi, con uno sguardo misto tra il dispiaciuto e l'irritato.
D'un tratto il mio cellulare inizia a squillare, ed io mi sento subito sollevata.
Quando però vedo che in chiamata è mia madre, chiudo un occhio e schiaccio il pulsante verde. «Ciao, mamma.»
«Ciao tesoro! Che è successo?» esclama lei, a voce alta.
«Ehm, come stai?» tento di cambiare argomento io. Lo sapevo che avrebbe reagito così.
«Non crederai di scamparla in questo modo!»
«Volevo solo accertarmi che stessi bene» replico io, sperando che funzioni.
«D'accordo» fa lei, con un sospiro, come se si stesse sforzando di rimanere calma. «Io comunque sto bene, tu piuttosto? Che cavolo è successo di così importante?»
«Non è successo niente» mi affretto a dire io, cercando di tranquillizzarla. «E' solo una notizia che vi volevo dare.»
«Ah» fa lei, «dimmi.»
«Pensavo di partire per Venezia...» inizio, con un forte respiro d'incoraggiamento. «...domani» finisco poi, con un sussurro.
«DOMANI?!» gridano all'unisono mia madre e Danny.
Io per un momento mi sento completamente spiazzata. «Ehm, sì, prima parto prima torno, e non voglio perdermi tutti i preparativi per il matrimonio» aggiungo poi, con un fil di voce.
«Sì ma domani è troppo...» comincia mia madre, parlando freneticamente.
Ma poi anche Danny si aggiunge sovrapponendosi per un attimo alla voce di mia madre: «Come cavolo pensi di...»
E tutto il resto, sono solo pezzi di conversazione qua e là che sento a stento.
«...neanche esserti informata su...»
«...e il lavoro...»
«...dopo che ti sei...»
«...per quanto tempo credi...»
«...vagando alla cieca senza...»
«...non sai neanche se...»
«...e poi chi...»  
«BASTA!» grido dopo alcuni minuti, con la testa che mi scoppia.
Improvvisamente le voci cessano, e io mi siedo sulla poltrona, massaggiandomi con la mano libera la tempia sinistra.
Di questo passo impazzisco sul serio.
Dopo pochi secondi di silenzio, affermo prendendo un bel respiro: «Lo so, è una decisione presa un po' velocemente, ma sono sicura di quello che ho scelto. E non ho intenzione di ritardare la partenza, più aspetto peggio è.»
Danny mi fissa allibito, mentre mia madre dall'altra parte della cornetta mormora timidamente: «Quindi parti domani.» Forse più a sé stessa che a me.
Annuisco, anche se non mi può vedere. «Esatto» ho poi la forza di dire.
«Okay, non te lo impedirò, piccola mia» dice dopo qualche minuto di silenzio. «Perché lo sai che rimarrai sempre la mia piccola, vero?»
Sorrido. «Certo che lo so, mamma. Ti voglio troppo bene.»
«Anche io, tesoro, anche io.»
Quando chiudo la chiamata, Danny mi lancia un'occhiata preoccupata. «Ne sei sicura?» sussurra poi.
«Sì, certo» rispondo io, con convinzione.
«Da sola?»
«Da sola.»
A questo punto si alza e si avvicina a me, senza smettere di guardarmi negli occhi.
«Io sarò sempre al tuo fianco» dice, accarezzandomi una guancia con dolcezza.
«Lo so» affermo io, facendogli un piccolo sorriso. Poi gli prendo la mano e intreccio le mie dita con le sue. «Lo so.»













*** Spazio Autrici ***

Ed eccoci qui, gente, con il terzo capitolo di questa storia :D

Anche se questo chap l'ho scritto meeesi fa (ancora quando era in corso Ds2!), ricordo come se fosse ieri quel giorno.
Era sera ed ero appena tornata da una specie di gita con mia cugina, appunto, appassionata di avventure tra gli alberi, e mi aveva convinta ad andare con lei (quando maiiii!). Ed io che, come Ev, sono una totale inganfita e ho tipo zero equilibrio (specialmente quando si tratta di stare appesa a un filo :/), ho fatto la sua stessa figuraccia. Al percorso intermedio okay, me la sono cavata, ma quando poi mi ha costretta a seguirla in quello rosso ho toccato il fondo, cadendo davvero come un sacco di patate, e poooi sono stata salvata da un uomo volante in perizoma... (sì, un po' come Tarzan!) Ahahahhahah, mamma, credo che me lo ricorderò per tutta la vita :))
Così, per farla breve, non ho esitato a mettere per iscritto la mia esperienza adattandola a Ds3 :DD
Sì, la maggior parte delle cose successe a Ev sono davvero capitate a me, a parte il punto in qui Ev cade e non riceve aiuto subito (se fosse successo a me ciao che "porco cazzo" avrei urlato! Ahahahahahah)

Bieen, dato che non ci sono nuovi personaggi, posso parlare dell'andamento che ha preso Ds3. Siamo decisamente a buon punto, la mia socia Linduz prosegue inarrestabile e a marce forzate xP (ieri sera ha giusto giusto finito il capitolo 6 e iniziato l'8, e a parer mio ha fatto e sta continuando a fare un lavoro bellissimo) (che esagerata u.u ndLeslie), mentre a me manca poco per completare il 7 ;D
Mi piace così tanto scrivere Ds3! Principalmente perché mi diverto da morire, e poi perché lo vedo molto come uno sfogo quando ne ho bisogno... è proprio bello, sì **

Okay, non ho nient'altro da dire, se non ringraziare immensamente chi ci sta seguendo e chiedervi in ginocchio di recensire. Non vogliamo un poema di recensione (come quelli che ci lascia quella pazza di Maria Paola <3), ci vanno benissimo pochissime parole, davvero. Grazie con tutto il nostro cuore a chi lo farà, abbiamo proprio bisogno di sentire nuovi pareri, sia negativi che positivi! :)

 Baciii,
Lalla and Leslie
   
 
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