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Autore: _dietcoke    07/06/2011    4 recensioni
Kurt è un angelo, che ama gli umani. I loro comportamenti così strani ai suoi occhi lo incuriosiscono.
Un giorno si affaccia da una nuvola, su quel lago che tanto ama e di cui da tanti anni ammira l'acqua cristallina e il rumore delle sue dolci onde.
Vede un ragazzo seduto sulla riva con in mano una chitarra e sta cantando.
Ne rimane incantato e da quel momento torna su quella nuvola per poterlo rivedere ogni volta che può.
Un giorno, fa quello che non avrebbe mai dovuto fare ... scende da quella nuvola e va dall'umano.
Gli angeli hanno un regolamento che cita testualmente "nessun angelo dovrà mai avvicinarsi ai comuni mortali essendo degli esseri inaffidabili e inferiori a noi".
Ma lui crede che siano solo stupidaggini e non pensa alle conseguenze che potrebbe avere andare sulla terra.
Si conoscono e va tutto bene ... ma non tutto nella vita va sempre nel modo giusto.
(Klaine)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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#02
L’angelo di alzò da quella nuvola che pareva così soffice.
Doveva tornare a vegliare sul lago, per rivedere quel magnifico ragazzo che lo aveva incantato.
Controllò attorno a se sperando che nessuno lo vedesse sgattaiolare fuori, se Mercedes l’avesse scorto di nuovo mentre tornava da fuori … non avrebbe fatto una bella fine. Sarebbe di sicuro andata da loro padre e gliel’avrebbe detto.
Si incamminò per uscire alle porte del paradiso; quando il giovane angelo fu fuori volò fino alla nuvola del giorno precedente, si affacciò e lo vide di nuovo là,che tirava delle piccole pietre nel lago facendo increspare l’acqua.
Aveva un sorriso stampato sul volto e canticchiava chissà che canzone.
L’angelo sentì un farfallio librarsi nel suo stomaco come uno stormo di piccoli uccellini. Sì, come Pavarotti il suo amico più fidato, quell’uccellino che gli era sempre stato vicino.
Ma nel suo stomaco ne volavano tanti ed era una sensazione tanto strana.
Si posò una mano sul ventre e provò a farlo cessare, ma nulla. Mirava quel bellissimo ragazzo e il suo stomaco borbottava di continuo.
Stette seduto per un po’ a pensare, non ha qualcosa di preciso, ma pensava e basta.
Ad un tratto ebbe un idea, -a dir poco pazza per qualunque altro angelo, ma lui era un caso a parte- balzò in piedi e si picchiettò il labbro con l’indice.
Voleva scendere da quella prigione perfetta che era il paradiso e andare da quel ragazzo così perfetto.
Perfetto più di qualunque angelo che esistesse.
Esitò un attimo prima di buttarsi a capofitto giù da quella nuvola ed atterrare nel bosco accanto al lago.
Si guardò in una piccola pozzanghera che si trovava sul terreno e i sistemò i capelli castani con la mano.
Schioccò le mani e, puf, le ali scomparvero in un lampo. Sospirò così rumorosamente che avrebbero potuto sentirlo chiunque, ma si tappò subito la bocca.
Quel sospiro pieno di sollievo. Niente più stupide ali, così futili.
Poi pensò che non sarebbe mai potuto presentare completamente nudo, gli umani usavano delle cose chiamate “vestiti” e lui non aveva neanche uno straccio.
Prese la prima cosa che vide, ovvero una grossa foglia di felce e se l’avvoltolò sulla vita, attorcigliò le estremità e si incamminò verso la riva del lago.
Il ragazzo riccioluto era ora con in mano lo strumento strano che l’altro giorno l’angelo aveva visto e adorato fin dal primo istante.
Si avvicinò sempre di più, a passo molto lento. Era davvero nervoso perché non era abituato a toccare la terra ferma ed a interagire con creature umane.
Li era stato proibito e aveva paura, ma allo stesso tempo era tanto curioso di conoscere il ragazzo.
Si schiarì la voce per poi far voltare il ragazzo seduto per terra.
Sgranò gli occhi alla vista dell’angelo. Non aveva mai visto un qualcosa di così stramaledettamente perfetto.
Cercò di dire qualcosa, ma la sua mente non glielo permetteva. Era come se gli si fosse bloccato tutto nel suo corpo e l’unica cosa che avrebbe potuto fare sarebbe stata boccheggiare senza un motivo.
Dopo poco tempo, prese un respiro e parlò: “C-c-iao”
L’angelo sorrise a quella voce così calda e profonda che gli aveva appena rivolto un saluto.
Cercò di rispondergli, ma lui non sapeva parlare. O forse sì … avrebbe solo dovuto tentare.
“Ciao” rispose flebilmente massaggiandosi all’altezza della gola con molta cura.
Aveva una voce stupenda. Molto delicata e melodiosa … bhe, sì, la voce di un angelo.
“Qual è il tuo nome?” chiese il ragazzo.
“Kurt … e il tuo?”
“Blaine”
“Blaine” disse sospirando e con un aria vagamente sognante.
Gli suonava così bene in testa. Avrebbe voluto cantare il suo nome, ma sarebbe parso pazzo quindi se ne stette zitto avvicinandosi a Blaine e sedendosi accanto a egli.
“Cos’è quell’oggetto?” chiese Kurt.
“Non sai cos’è una chitarra?”
L’angelo scosse il capo abbassando lo sguardo a terra.
“Bhe, Kurt, è uno strumento musicale. E come tutti gli strumenti provoca dei suoni molto piacevoli … se provi a sfiorare questo corde,” il ragazzo riccioluto prese la mano di Kurt e la porto sulla chitarra per fargli sfiorare le corde “puoi sentire che esce un suono”
Kurt sorrise. Era un oggetto magico o cosa?
“Mi piace” affermò con un sorrisino curioso l’angelo.
Non aveva mai visto nulla di così curioso in vita sua!
Anche Blaine sorrideva, guardava quel ragazzo conosciuto da pochi minuti eppure già lo adorava da morire.
Gli piacevano quei capelli castani con dei riflessi –che gli parevano- dorati. Gli occhi erano azzurri con uno spruzzo di verde chiaro proprio al centro.
Mentre Blaine era perso nei suoi pensieri, Kurt stava cercando di suonare la chitarra e q quanto pare ci stava riuscendo alla grande.
In paradiso gli angeli suonavano le arpe e lui era capace. Non era identico suonare una chitarra ma si avvicinava e Kurt era davvero bravo.
“Wow, Kurt, sei bravo,” Blaine ridacchiò “per essere un principiante te la cavi alla grande!”
“Alla grande? Che significa?”
“Mmh, te la cavi bene … sei bravo, ecco”
“Ah” si sentiva quasi uno stupido a non capire certe parole. Quando era suo padre l’aveva creato, aveva detto che era uno degli esseri più belli e perfetti che avesse mai visto in vita sua.
Ma adesso che lui non capiva cosa volessero dire molte cose non si sentiva più così perfetto come Lui diceva.
“Perché non hai i vestiti Kurt? Hai freddo?” chiese premuroso Blaine porgendogli la sua maglia.
“No,sto bene grazie. Sei molto gentile”
Si sorrisero e Kurt arrossì debolmente.
“Sai, mi è capitato che oggi mi son venute le farfalle nello stomaco. Sai cosa significa? E’ una specie di segno divino?”
Blaine rise e gli rispose con tono dolce: “Quando ami una persona ti vengono le farfalle nello stomaco … nessun segno divino. Si chiama amore”
“Oh … quindi se io guardassi te e mi venissero queste farfalle vorrebbe dire che io ti amo?”
Il ricciolino era un po’ confuso, ma anche parecchio intenerito da Kurt. Si chiedeva come potesse un ragazzo della sua età –o almeno a lui gli pareva un diciassettenne- non sapere cosa fosse una chitarra … o l’amore! Chiunque sa cos’è l’amore.
“Sì, Kurt” rispose Blaine e dopo un attimo di pausa continuò a parlare “e poi se l’amore e ricambiato da tutte e due le persone si dimostra quello che si prova”
“Mi sono perso … quindi per far vedere ad una persona che si ama bisogna farglielo vedere. E come?” chiese sempre più incuriosito Kurt.
“Con un bacio per esempio”
“Bacio?”
“Sì, un bacio, quando le bocche di due persone si incontrano e … è difficile da spiegare a parole” Blaine si portò la mano alla bocca pensando a una definizione adatta per “bacio” quando Kurt gli si avvicinò pericolosamente al viso.
L’angelo posò lentamente le sue labbra su quelle di Blaine sfiorandole appena e quando si staccò lo guardò negli occhi.
“Così Blaine?”
“Si … esattamente” sussurrò il ragazzo.

  
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