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Autore: piccola cu    07/06/2011    0 recensioni
Storia d'amore e di drammi che ha come protagonista Marco Giudy, ragazzo perfetto nella sua imperfezione, chw si trova ad affrontare una vita difficile tra gravi lutti e tante sfortune. Ma la luce si trova in fondo ad ogni tunnel.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Gennaio! Odio l'inverno, anche in Sicilia fa freddo e mentre sto tornando a casa comincia a piovere.
 Ilaria si arrabbierà tantissimo quando tornerò a casa bagnato come al solito, e mi dirà
 sicuramente " Perchè non prendi la macchina? hai la testa dura!", ma guidare la macchina 
non mi provoca minimamente le emozioni che provo quando salgo in sella alla mia R1, accendo 
il motore, do gas, e parto; E' Una sensazione di libertà, come se tutti i 
problemi, le preoccupazioni e i pensieri nella mia mente si cancellino temporaneamente.
Poso la moto ormai fradicio dalla testa ai piedi e apro la porta, pronto a sorbirmi Ilaria
, ma stranamente non la trovo a casa, cosi prendo il cellulare e trovo un suo messaggio 
"amore faccio la spesa, passo da tua nonna e torno a casa, ti amo!", sorrido fra me e me,
 malgrado siano passati quasi due anni da quando stiamo insieme, il suo ti amo mi riempie ancora 
di gioia, perchè con lei sembra che il tempo non si sia mai fermato, come dice la nostra 
canzone " e in quell'attimo il tempo scappò e di noi si è scordato ormai".
Mentre ero sotto la doccia, ho sentito rumori in soggiorno, sicuramente era tornata,
esco dalla doccia e la trovo li che mi sorride, più bella che mai, anzi, troppo bella per i miei gusti.
 
"Non credi sia un pò troppo scollata quella maglia?" chiesi.
"Marco smettila non si vede nulla, non fare l'esagerato come al solito!"
"Io non sono esagerato!" 
"Si lo sei eccome, comunque tua nonna mi ha detto di dirti di farti vedere una volta ogni tanto che non 
si ricorda più il tuo volto!"
"Se lo ricorda eccome, domani ci vado!" dissi ridendo "anzi dammi il tuo cellulare che la chiamo, io non ho credito!"

Chiamai a Nonna che come al solito si lamentò di quanto poco ci andassi ma riusci ad addolcirla 
dicendole quanto le voglio bene. 
Quando avevo 14 anni mi successe una cosa terribile, un tumore portò via mia Madre, così all'improvviso
 e restai solo con mio fratello ventunenne e mio padre.
Nonna Caterina mi ha trattato sempre come un figlio, ma da quando mamma ci ha lasciato, non mi ha mai 
abbandonato un attimo ma adesso la vedo molto meno visto che convivo con ilaria da un anno e mezzo. 
Prima veniva sempre a casa mia a farmi le pulizie o a prepararmi da mangiare, ho sempre vissuto solo
 da quando avevo 18 anni.
Chiudo il telefono ed arriva un messaggio del credito residuo inferiore a 2 euro, mentre lo cancello 
mi accorgo che era l'unico messaggio presente, subito penso male, ma sorrido, sono sempre il solito
menomale che almeno me ne rendo conto.
L'indomani mattina venni svegliato dal solito raggio di sole che passava attraverso la fessura
 della serranda, scocciato da questo brutto risveglio, stirai il braccio in cerca di quella pelle
 morbida e profumata che amavo più della mia stessa vita, ma toccai solo le lenzuola, deluso, aprì gli occhi 
e vidi che Ilaria non c'era. Mi alzai dal letto per vedere dove fosse e la vidi nel balcone con il 
cellulare in mano, intenta a scrivere un messaggio, mi nascosi per guardare, mi sentivo uno stupido
 fidanzato sospettoso della sua ragazza che non gli aveva mai dato motivo di dubitare, eppure
 quello fù il mio istinto. 
Quando lei si girò, mi rimisi subito a letto e feci finta di dormire, la sentì avvicinarsi e darmi 
un bacio sulla guancia, ma continuai a fingere.
 
"Amore svegliati dai sono le 11:00" mi disse dolcemente all'orecchio
"No è presto ancora..." dissi sbadigliando falsamente
"E' Tardi, devi lavarti e sistemarti e tu sai che ci stai due ore, poi dobbiamo prendere i dolci e 
andare a casa dei miei!"
"E se invece ritardassimo..." dissi maliziosamente 
"Non ti è bastato stanotte?" mi rispose ridendo
"No tu non mi basti mai!"
 
Non avevo mai avuto dubbi sulla sua fedeltà e sulla sua sincerità, mi sembrava davvero stupido 
eppure quel telefono vuoto la sera, e quell'sms scritto l'indomani mattina, mi avevano destato 
sospetto, cosi presi il suo cellulare con la certezza di vedere che quel messaggio l'aveva scritto 
a qualche sua amica, e invece di nuovo memoria completamente vuota, una volta può capitare, ma 
vedere la propria ragazza scrivere un sms e poi cancellarlo di nascosto, non è sicuramente un bel segno.
 Sentivo le vene pulsare dalla rabbia, calmati Marco non è niente, non ancora almeno...
 
"Amore allora sei pronto?" mi grido dall'altra stanza, posai il telefono nel punto esatto dove lo aveva 
lasciato lei e le andai incontro.
"Si, metto la camicia e sono pronto!"
 
lei mi diede un rapido bacio, prese il cellulare e uscì di casa.
 Restai immobile, non sapevo cosa fare, se chiederle spiegazioni o darmele da solo.
Scelsi la seconda opzione, così dopo aver pranzato a casa dei suoi, la accompagnai a casa  e andai da Anna. 
Anna è la mia migliore amica da ben 12 anni, più che amica, una vera sorella per me, La nostra
 era una di quelle amicizie più rare che uniche, lei sa tutto di me come io so tutto di lei, ogni
 cosa, in ogni mommento difficile della mia vita è sempre stata al mio fianco,  mi ha sempre consigliato,
 e portato nella retta via, inoltre mi ha tolto dai guai non poche volte.
La trovai già sotto casa sua ad aspettarmi con le braccia incrociate e l'aria spazientita.
 
"Oh finalmente, sei sempre il solito ritardatario!" sbuffò "allora dobbiamo salire a Taormina, devo comprarmi 
una borsa fighissima Marco, ed è pure in saldo!"
"Aspetta Anna, Niente Taormina e niente borsa!" la bloccai
"Ma perchè? compro solo la borsa e ce n'è andiamo non ti trascino per negozi ti giuro!" mi implorò
"Non è questo, è che ti devo parlare di una cosa!" 
"Marco che succede?" mi disse con aria apprensiva
"Sali adesso ti spiego!"
 
Entrammo al bar e ci sedemmo al nostro tavolo. Il nostro storico bar dove abbiamo sempre passato
 tutto il nostro tempo libero, era un abitudine ormai di tanti anni.
La guardai, lei attese che io parlassi.
 
"Allora... ieri sera ho preso il cellulare di Ilaria e non c'era nessun messagio, proprio memoria vuota..."
"Marco dai non fare l'esagerato!" mi interruppe
"Aspetta! dicevo non c'erano messaggi, all'inizio mi sono insospettito, ma poi ho pensato figurati, 
sicuramente aveva la memoria piena e li ha cancellati. Poi stamattina mi sveglio e lei non è a letto, 
è molto strano visto che di solito si sveglia sempre dopo di me, mi alzo e la vedo sul balcone intenta 
a scrivere un sms, poi dopo vado a controllare il suo telefono, e di nuovo nessun messaggio!"
"Ah... bè Marco non è una cosa grave!" mi disse
"No Anna non ho detto che è grave, ma non ti insospettisce?" le domandai
"Premesso che Ilaria non mi è cosi simpatica lo sai, ma devo spezzare una lancia a suo favore, non ti tradirebbe mai!"
"Lo so però..."
"Però la cosa ti fà pensare, si questo si hai ragione!" acconsentì
"Cosa devo fare?" le chiesi nella speranza di uno dei suoi soliti consigli utili.
"Continua a controllarle il telefono, magari controlla quanti sms ha mandato"
"Tutto qui?"
"E certo, vuoi metterti a pedinarla solo perchè hai trovato la sua memoria vuota due volte?"
 
Restai in silenzio ma bè si... avevo pensato proprio di pedinarla.
 
Nei giorni seguenti non la vidi più scrivere messaggi, ne comportarsi in modo strano. La tenni d'occhio ma non 
fece nemmeno un passo falso, era sempre la dolce, tenera e passionevole Ilaria di sempre.
Dimenticavo spesso quello che era successo, quando lei stava fra le mie braccia, quando stavo su di lei, quando
ci amavamo. Però quando lei non c'era, mi fermavo a riflettere e pensavo, pensavo...
Per chi era quel messaggio? Ero tentato spesso di chiederle, cosa stesse facendo? Ma lei si sarebbe arrabbiata
avrebbe detto che io la spio, e che non mi fido di lei, però dovevo dirglielo prima o poi.
Mentre riflettevo su tutto ciò, la sentì entrare in casa. Io ero sul letto, lei venne in camera, mi sorrise, quel
sorriso mi mozzava il fiato, quando mi sorrideva dimenticavo OGNI COSA, che potevo fare? L'amavo troppo.
Lei venne, si sedette su di me e cominciò a baciarmi, avevo deciso di dirglielo quel giorno,ma quando faceva cosi
i miei sensi si perdevano, era come una droga, non potevo uscirne, il mio cuore batteva sempre di più, quando lei 
mi baciava, mi accarezzava, quando entrava dentro di me... era l'amore della mia vita, speravo solo che era cosi.
 
"Ilaria..." le dissi dopo, non riuscivo a continuare, lei mi guardo aspettando che dicessi qualcosa, presi fiato 
"L'altra mattina ti ho vista mandare un messaggio, e poi cancellarlo!" la guardai, lei rimase sbigottita non
sapeva cosa dire.
"Marco, ma mi controlli?!" mi chiese arrabbiata
"Non ti controllo! Ti ho vista per caso mandare un messaggio, ho preso il tuo telefono e il messaggio non c'era!"
"Sicuramente avevo la memoria piena!" mi disse
"No Ilaria non ce l'avevi la memoria piena, perchè la sera prima ho preso il tuo telefono e non c'era nessun messaggio!"
"Ma chi se lo ricorda a chi l'ho mandato quel messaggio!"
"Cerca di ricordartelo!" le dissi duramente!
"Cosa pensi che abbia un'altro?" mi gridò.
"Non so cosa penso! Però voglio una spiegazione, il prima possibile!" mi alzai dal letto e la lasciai li, la guardai, aveva
le lacrime agli occhi.
Nei giorni seguenti Ilaria si comportò in modo perfetto, il che era strano visto che magicamente era tornato tutto come 
prima, il cellulare sempre pieno, sempre in mia vista, evidentemente aveva detto a questo ipotetico lui di non 
cercarla perchè il suo ragazzo cioè io, si poteva insospettire.
Questo ritorno alla normalità non mi fece meglio anzi, mi fece pensare ancora di più, cosi decisi di far una cosa che 
non mi faceva tanto onore, ovvero seguirla.
Cosi una mattina al posto di andare all'università, andai nell'asilo dove lei lavora come maestra.
Postegiai dietro tante macchina e rimasi a guardare verso l'asilo, mi sentivo uno stupido "che sto facendo?"
mi chiedevo, circa trenta minuti dopo, la vidi uscire nel cortile con dei bambini, quanto era bella?
speravo con tutto me stesso, che le mie paure, i miei dubbi fossero infondati, non volevo lasciarla, come facevo
senza di lei? Era diventata un pilastro della mia casa, togli quello e cade tutto, ma proprio quando mi stavo 
autoconvincendo che era "innocente" ecco che le arriva una telefonata, lei risponde e sorride, il mio cuore
si blocca "Aspetta Marco, forse è sua mamma, la sua amica, forse... speriamo".
Chiuse il telefono e rientrò nell'edificio, due minuti dopo la vidi uscire con borsa, giubbino e occhiali da sole
addosso, si sedette nella panca, era evidente stesse aspettando qualcuno, curioso e ferito restai a guardarla aspettare
l'ignoto ragazzo, e infatti pochi minuti dopo un BMW si fermò dove era lei, sapevo di chi era quella
macchina ma volli controllare per essere sicuro e quando vidi chi era e lei che vi saliva, un ulteriore lama
mi trafisse, era la fine.
Si sedettero in un bar di Messina, ovviamente più lontano possibile da me, peccato per lei che ero li e stavo
vedendo tutto.
Quello che stavo provando in quel momento era inspiegabile a parole, vedevo tutto il passato, tutte le sue parole, tutto 
ciò che era stato di noi spezzarsi come il pane. Quando spezziamo il pane si divide in due fette e fa briciole, ecco
questo era il mio cuore, spezzato in due e ogni briciola una sofferenza.
All'improvviso la vidi voltare lo sguardo nella mia direzione, ma non poteva vedermi, poteva vedere al massimo
la macchina, una Mini Cooper grigia come tante.
Si girò verso il suo ex ragazzo Vito, che le sorrise, ma i suoi occhi erano bassi, sensi di colpa?
pazienza, ormai era troppo tardi!
La goccia che fece trabboccare il vaso fu quando lui le accarezzò il viso, il sanugue mi andò alla testa
tolsi le chiavi dal quadro e scesi dalla macchina in fretta e furia, non so cosa stavo facendo, volevo solo
prendere quella mano che aveva accarezzato il viso di Ilaria, il MIO viso, e spezzarla!
Quando attraversai la strada senza guardare, una macchina mi sfiorò e quasi caddi, era una vecchietta che si 
fermò con la mano sul cuore.
 
"Ragazzo! Sei scemo? Ti sei fatto male? Sei caduto? Stai bene?"
Il cuore mi batteva a mille, ma quel momento di quasi tragedia mi fece calmare.
"Sto bene!" si sto bene Signora, ho solo il cuore in mille pezzi, ho visto finire la mia storia con l'amore
della mia vita, ma sto bene... come no.
 
Ilaria e Vito si alzarono, io mi nascosi nuovamente, ormai dovevo seguirli fino alla fine e vedere tutto quello che
c'era da vedere. Salirono in macchina e continuai a stargli dietro a debita distanza,.
Tornarono all'asilo, scese e le aprì la porta da perfetto gentiluomo, così la saluto e le diede un bacio sulla 
guancia, ennesima lama al cuore.
Sicuramente si stava dirigendo a casa nostra, che strano, non ci sarà più una casa nostra, non ci sarà più nulla
forse non mi ha tradito, ma tutto quello che è successo per me è imperdonabile.
Tornai a casa e la vidi indaffarata a sistemare la nostra camera da letto, quando mi vide si stranì.
 
"Che ci fai a casa?" mi chiese sapendo che dovevo essere all'università.
"Nulla che ti riguardi!" mi guardò aggrottando la fronte, non dovevo perdere la pazienza
"Che hai Marco?"
"Ilaria so tutto!" le parole mi uscirono di bocca senza che io gliene avessi dato il permesso
"Tutto cosa?" mi chiese con finta innocenza 
"I messaggi, le chiamate, il tuo incontro di stamattina, il bar, il suo bacio sulla tua guancia... Vito... tutto
Ilaria tutto!" 
Mi guardò a bocca aperta e soprattutto senza parole si seddette e abbassò gli occhi, dopo qualche istante che mi
sembrò un eternità parlò
"Marco non è come pensi!"
risi di dolore "Non è mai come penso vero Ilaria?" 
"Lasciami spiegare" mi implorò
"No!" gridai "Ho già visto e capito tutto!"
"No non hai capito niente di giusto!" mi disse con le lacrime agli occhi.
"Se devi piangere, piangi per te stessa !" presi le chiavi della moto e feci per uscire
"Dove vai?" mi chiese con la voce spezzata dal pianto 
"Cazzi miei e stasera dormo a casa mia e credo che lo farò anche nei prossimi giorni"
"Mi stai lasciando?" la guardai e me ne andai.
 
Diedi gas alla moto, mi pulsavano le vene, i pugni stringevano il manubrio, accellerai a fondo e me ne andai.
 
  
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