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Autore: JessL_    07/06/2011    6 recensioni
Per uno strano scherzo del destino – o forse di Sandra – Alex e Elise si incontrano in quello che per lui è una semplice uscita con gli amici.
Alex rimane affascinato dalla presenza di lei e non ne capisce il perché, d’altronde che cosa può mai fare un bel viso e un bel corpo a un dongiovanni? Di tutto e di più se si tratta di Elise – ragazza misteriosa e simpatica che riesce a far prendere, in tutti i sensi, il nostro protagonista sexy.
Ecco i pensieri del protagonista maschile di “Overwhelms me – Travolgimi”, il primo incontro tra i protagonisti, ma visto con gli occhi di lui... e non solo.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Travolgimi'
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Introduzione: 
Prima di un mese u.u faccio progressi xD l’ispirazione va e viene, ma quando mi sopraffa... beh si vede, poiché aggiorno :) allora... non c’è molto da dire, nel senso che spero vi piaccia, e che nel prossimo, se non erro, c’è il matrimonio di Valeria – la cugina di Alex.
 
Prima di salutarvi e potervi lasciare alla lettura, vorrei solo fare un po’ di “pubblicità” a una mia nuova storia: Hopeful Heart e al gruppo degli spoiler.

Questa os parla dei fatti trattati nel capitolo 19 e 20 di “Travolgimi” – che per chi non lo sapesse, ho postato il primo extra :) Buona lettura... 



  » Un altro sintomo dell'innamoramento? Non puoi vederla star male, perché automaticamente soffri anche tu...


  







 
Titolo raccolta: Stravolgimi – Alex pov.
Sottotitolo: Come un guscio.
Rating: giallo. 


Alex pov. 
<< Secondo me non ha senso. >> Sorrido infilandomi una scarpa.

<< Gigi, per te tante cose non hanno senso. >>
<< Sì, e allora? Non capisco che fretta ci sia! Presentarle Valeria? Quella è pazza, ed Elise potrebbe scappare terrorizzata. Come pensi che si sentirà quando metterà piede da Tiffany? >> Sospiro e infilo anche l’altra scarpa, in pratica faccio di tutto per non guardarlo ma... ho solo due piedi e non posso temporeggiare ancora per molto, anche perché devo andare a prendere Elise. Che è un fascio di nervi, ma questo è un dettaglio.
<< È Valeria che vuole conoscerla! >> Esclamo finalmente guardandolo. Gigi sgrana gli occhi.
<< Potrà anche essere vero ma... tu potevi benissimo dirle di no. È tutto troppo presto. >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Non è presto e poi come ragionamento, quella di mia cugina, ha senso... cosa faccio? Gliela presento direttamente al matrimonio? Suvvia, è maleducazione. >>
<< Da quando ti preoccupi dell’educazione? >>
<< Da sempre, soprattutto con Valeria. >> Sospira e si siede sul mio letto, accanto a me.

<< Dico solo che Valeria è un po’ particolare e per quanto io non conosca molto bene Elise, non è complicato capire che preferisce stare lontana da certi luoghi e persone. Si sente a disagio quasi ovunque... e tu che fai? Non le dici che tua cugina è straricca, che si sposerà alla Gran Madre e che la stai per portare da Tiffany, a ritirare le fedi del matrimonio. Secondo me le verrà un infarto. >>
<< Non sei incoraggiante. >>
<< Lo so, sono realista. >>
<< Devo andare, quindi trovati qualcun altro da tormentare. >>
<< Che grande amico che sei! >> Scuoto il capo uscendo da casa mia, Gigi è tutto scemo.
 
<< Sinceramente pensavo peggio. >> Ammetto una volta seduto in macchina con accanto Elise, una volta salutate mia cugina e mia sorella. Elise sospira, ma inizio a pensare che si tratti di un respiro di sollievo.
<< Anch’io. Soprattutto dopo che ho capito che eravamo da Tiffany. Da Tiffany, ti rendi conto? Non sapevo nemmeno ci fosse un negozio in città! >>
<< In realtà ce ne sono almeno tre. >> Ammetto per poi raschiarmi la gola, Elise sgrana gli occhi. Non è seduta composta, è praticamente appoggiata con la schiena alla portiera e mi guarda quasi come se fossi un alieno.
<< Certo, bene a sapersi. >> Lo sussurra ma penso che lo abbia detto ironicamente. Decido di cambiare discorso, almeno per salvarmi visto che continuare a parlare di Tiffany non mi sembra il caso.
<< Com’è andato l’ultimo giorno di scuola? >> Mi fingo più entusiasta di quello che sono ma almeno le strappo un sorriso. Elise si siede composta e allaccia la cintura, così io accendo l’auto ed esco dal parcheggio.
<< Bene, non abbiamo fatto praticamente nulla. Ho scattato qualche foto e una volta fuori dall’istituto ho evitato di farmi bagnare dai pazzi che giocavano alle fontane. A proposito delle fontane! >> Sobbalzo sentendo l’urla che fa pronunciando l’ultima frase. << Domani andiamo in piazza Castello a festeggiare? >> Oddio è una vita che non vado a fare i gavettoni in piazza Castello per la fine della scuola.
<< Vuoi veramente andarci? >> Chiedo stupito. La intravedo inclinare la testa.
<< Beh sì. L'anno scorso non ci sono voluta andare ma quest'anno... posso farcela. Voglio andarci. >>
<< E chi sono io per dirti di no? >> Chiedo guardando la strada.
<< Nessuno, è che vorrei ci fossi anche tu. >> Sorrido, lo ha solo mormorato; una cosa che non capisco del suo carattere è proprio questa: perché non riesce a dirlo chiaramente quando vuole una cosa? Perché ha quasi paura di dover chiedere "aiuto"?

<< Sento gli altri, e mi organizzo, comunque sì, ci sarò. >> Le afferro una mano. << Ci saremo. >>
 
<< Hai deciso se dormire da me domani sera? >> Chiedo trovando non so dove il coraggio per chiederglielo. Siamo ancora in auto e sto cercando di far decelerare il mio cuore. Non posso andare in ansia per una sua risposta! Invece sì che posso.
<< Sì, ci ho pensato proprio come ti avevo promesso. >> Sospiro e mi fermo al semaforo rosso.
<< Pensato. Non deciso. >> Noto con un po' di amarezza. No dai, non può dirmi di no! Alza un sopracciglio, forse accigliata di averla anticipata.
<< Ho deciso che se per tua madre va bene, dormirò da voi. >> Cosa? Sgrano gli occhi e sinceramente, se potessi, mi metterei anche a saltellare.
<< Dici davvero? >> Non riesco a nascondere il mio entusiasmo e nemmeno lo voglio fare.
<< Dico sul serio, ma è verde... quindi smetti di guardarmi e parti. >> Annuisco e mi avvio ma non riesco a reprimere una sottospecie di risata, la vedo sorridere.
<< Tu mi farai del tutto ammattire un giorno di questi. Ne sono certo. >>
<< E poi dovrei tenerti pazzo? Na, vedi di rimanere così. >> Ridacchio.
<< Perché, pazzo non mi terresti? >> Mi piace stuzzicarla, mi diverto.
<< Non lo so. Sono molto lunatica, dipenderebbe dal momento. >> Hai capito la piccola peste! Ride per poi appoggiarsi alla mia spalla. << Sì, anche pazzo ti terrei con me. >> Lo ha sussurrato ma non per questo non l’ho sentita, sorrido sereno e contento.
 
<< Pensi che i tuoi genitori siano ancora a casa? >> Osserva il grosso orologio che si trova nella camera per poi tornare a guardarmi. Inutile dire che è sempre meglio cambiare discorso una volta che si è stati messi all’angolo, non so perché Elise non accetti il fatto che io veda mia sorella come una bambina, ma non per l’età, è solo perché è mia sorella! E poi... non voglio pensare o immaginare la mia sorellina fare le cose che facciamo io ed Elise, penso che in quel caso potrebbe veramente venirmi un infarto.
<< No, non dovrebbero più esserci. Perché? >> Le poso un lieve bacio sulle labbra, approfittando della vicinanza e della grandiosa idea che mi è venuta in mente.
<< Perché c’è un divano di pelle nera che ci attende. >> Arrossisce e sorride, forse per la mia idea, forse il mio tono pieno di malizia... resta il punto che mettendosi in ginocchio si avvicina e me e io allora decido di surriscaldarla un po’ baciandole il seno da sopra la maglietta. Le sue mani finiscono immediatamente nei miei capelli e subito dopo me la ritrovo a cavalcioni. Deglutisco e seguo il movimento della sua mano che tirando i capelli mi fa andare indietro la testa.
<< Non demordi, eh? >> Sorrido e riuscendo a scappare dalla sua presa, mi avvento sulla sua mascella mordicchiandola. Freme e me ne compiaccio. Le mie mani, ancorate ai suoi fianchi, cercando di tirare sempre più su il leggero tessuto.
<< Certo che no. Hai presente da quanto tempo non ti faccio mia? >> La sento rabbrividire e mentalmente ballo la samba.
<< Io sono tua. Sempre. >> Possibile che io abbia capito male? Alzo il viso e incontro i suoi occhi timorosi, sembra quasi che abbia paura della mia reazione ma... ho il cuore che batte forte e ho un fottuto timore di aver capito male. Ma una gran parte di me sa di aver capito benissimo.
<< Lo pensi sul serio? >> Si morde il labbro inferiore ma quando lo lascia libero, mi pone un’altra domanda.
<< Non sono tua? >> Non riesco a non sorridere.
<< Io ti definisco “mia” dalla prima volta che ti ho vista. >> E non mento. Ricordo ancora perfettamente come mi abbia lasciato senza parole quando mi ha praticamente voltato le spalle quando ci ho provato spudoratamente e mi è difficile scacciare dalla mente le sue risate una volta che mi sono mostrato quello che sono, quella stessa sera. Oppure come mi sono sentito in dovere di comportarmi bene e di proteggerla... anche se la conoscevo da solamente qualche ora.
Lentamente mi afferra il viso tra le mani, mi saggia la bocca lentamente e infine mi fa quasi smarrire, quando decide di baciarmi come si deve. La adoro.
<< Andiamo a casa. Ora. >> Il suo ordine mi fa sorridere, annuisco per poi prenderla in braccio. Non mi sfugge.
 
È strano parlare della mia famiglia, ma è normale che dopo questi mesi l’argomento esca. Ho sempre evitato di nominare mio padre in presenza di Elise ma la sua curiosità è normale, soprattutto se mentre siamo a cena si toccano più svariati argomenti, come il lavoro, le vacanze e la famiglia...
<< Che lavoro fa tuo padre per avere tutti questi soldi? >> Sospiro muovendomi un po’ agitato.
<< Mio padre ha fondato uno studio legale, non fa più l’avvocato, ora tiene solo l’immobile e s’intasca i soldi di chi lo gestisce... con quei soldi, circa sei anni fa, ha comprato un’azienda di pavimentazione. Ora lui fa il direttore in quell’azienda. Mio zio ha l’officina, il padre di Valeria ha una concessionaria e l’unica zia che ho, detiene una gioielleria. Come puoi immaginare nessuno è messo male. >> Ne parlo con tono neutro, come se non stessi parlando dei miei famigliari.
<< Ma anche i tuoi nonni non lo erano... >> Dice con ovvietà, annuisco.
<< Sì, anche se non so bene che cosa facesse mio nonno e come potesse avere tutti quei soldi. Mia nonna vive di rendita. >>  Sgrana gli occhi, mi viene da sorridere ma mi trattengo.
<< Che fine ha fatto tuo nonno? >> Mi passo una mano tra i capelli sospirando.
<< Beh lui è morto un paio di anni fa, di vecchiaia. È stato furbo, ha intestato tutto alla moglie, così da doversi preoccupare lei di come dover poi dividere l’eredità quando morirà. >> Il vecchiaccio, furbo ma vecchio.
<< Non ammiri molto tuo nonno, o sbaglio? >> Sorrido, mi aspettavo una domanda simile, le afferro una mano, così da impedirle del tutto di mangiare, è assorbita dalla conversazione e per quanto da una parte mi faccia piacere... dall’altra mi mette agitazione.
<< Ti sbagli. Per me, mio nonno, è sempre stato un idolo. È sempre rimasto onesto con tutti, umile, gentile. Non faceva differenza con gerarchie o cose varie. Mia madre dice che gli assomiglio, almeno caratterialmente. Non saprei dirti se è vero. >> Ho sempre adorato mio nonno ma non si può negare che in tutte quelle qualità manca l’appellativo stronzo. suvvia, mio padre da qualcuno avrà dovuto pur prendere!
<< Allora perché... hai usato... >>  La interrompo subito, sorrido.
<< Un tono così poco orgoglioso? >> Annuisce lentamente. << Perché è sempre stato più astuto e machiavellico di quello che pensavano tutti. >> La stretta sulla mia mano s’intensifica.
<< Vacanze eh? >> Scoppio a ridere e annuisco, tornando a chiacchierare del discorso iniziale.
 
<< Pensavamo ti fossi perso. >> Mi urla Francesco, a soli pochi passi da me. Io ed Elise siamo da poco arrivati in piazza Castello, lei confabula già con Sandra, io ho raggiunto i miei amici che sono già fradici.
<< Non sono ancora sordo. >> Mormoro facendo ridere Gigi. << Comunque sì, siamo arrivati... che ci siamo persi? >>
<< Ancora nulla, a parte gente che si butta sotto le fontane come se nulla fosse. >> Aggrotto la fronte e mi volto verso Francesco.
<< È ovvio che si buttino come se nulla fosse, che dovrebbero fare, controllare prima la temperatura? >>
<< Guarda che è fredda! >> Scoppio a ridere scuotendo il capo. Ma almeno un amico che si salva, ce l’ho?
 
<< Alex! Alex no! >> Elise sta cercando di sgusciarmi dalle braccia ma anche se rido, non me la faccio scappare e la continuo a tenere stretta a me. Siamo praticamente sotto a una delle quattro fontane della piazza, e non penso di aver mai riso tanto come in questo momento. Elise si muove praticamente come una biscia ma non ce la faccio a farla allontanare, non voglio e poi è troppo divertente.
Poco fa ho parlato con Fabio, mi ha detto che le cose con Sandra non vanno e che si è stufato di tutto, ha accennato qualcosa a qualche messaggio di Salvo... non ho capito bene ma so per certo che non appena avrò tempo dovrò parlargli, l’ho visto veramente conciato male. E questo ha portato me ed Elise quasi a litigare. Non possiamo farci carico dei problemi di Sandra e Fabio. Quei due non sono pronti a una relazione seria, lo si capisce dal fatto che nessuno dei due è pronto a cambiare e a fare sacrifici, è inutile girarsi attorno: l’amore non è tutto, non può far andare avanti una relazione se non ci sono anche altre basi.
<< Dai tesoro, mollami! >> Sorrido intenerito e allento leggermente la presa sui suoi fianchi ma la piccola vipera cerca di scappare e scoppiando nuovamente a ridere, me la porto contro il mio petto e per una volta, Elise smette di urlare e scappare. Si volta e porta le sue braccia dietro il mio collo.
<< Sono fradicia. >>
<< Anch’io sono fradicio. >>
<< È tutta colpa tua. >> Ridacchio.
<< Quando ti ho afferrata e portata qua sotto, eri già fradicia, non incolparmi. >> Elise sorride e si alza sulle punte. Sulle labbra mi sussurra.
<< Grazie per esserci. >> Scrollo le spalle.
 
<< Tu sei Alex, vero? >> Mi fermo e sospiro. È Salvo che mi sta parlando, e non posso fare finta di nulla. Diciamo che voglio seguire il parere di Elise, cioè di non fermarmi a quello che mi ha detto Fabio, d’altronde io questo ragazzo non lo conosco e Elise invece sì, dice che è bravo, che è simpatico... posso benissimo concedergli una possibilità.
<< Sì, tu sei Salvo vero? >> Annuisce sorridendo. Anche lui è fradicio, diciamo che non c’è nessuno che si salva. Si sta facendo sera ma c’è ancora un sacco di gente in piazza.
<< Non so bene perché ti ho fermato è che... non lo so. >> Aggrotto la fronte.
<< Non preoccuparti, non è un problema... credo. >> Lui ridacchia della mia titubanza.
<< È tutto un po’ strano. >> Annuisco.
<< Elise dice che sei un bravo ragazzo. >>
<< Lei esagera sempre, ha una buona parola per tutti. >> Lo dice con un sorriso dolce sulle labbra ma niente mi porta a pensare male delle sue parole, non hanno un doppio fine.
<< Sì è vero, soffre anche più degli altri quando scopre che la persona che ha davanti non è come pensava. >> Non so perché l’ho detto e non so nemmeno perché sto guardando Sandra, resta il punto che credo in quello che ho detto.
<< Sandra vuole bene ad Elise. Sono amiche da una vita. >>
<< Sì lo so. Non stavo parlando di lei. >> Sto mentendo ma... lui mica deve saperlo.
Non so come ma riusciamo a intavolare una conversazione normale, riusciamo anche a scherzare e ridere; Elise sarà sicuramente soddisfatta quando le dirò che aveva ragione, Salvo è un bravo ragazzo.
 
È sorprendente come Sandra ed Elise riescano a capirsi con uno sguardo. Quando poco fa, sempre in piazza Castello, Sandra si è avvicinata, è bastato uno sguardo ed Elise aveva già capito che qualcosa non andava, forse aveva capito anche cosa non andava.
Ora siamo a casa di Elise, ho lasciato le ragazze a confabulare in cucina, Sandra ha bisogno di parlare e credo che lo faccia più serenamente se non ci sono io lì ad ascoltarla. Ho detto che devo fare un paio di chiamate, ma sinceramente ne devo fare una sola.
<< Ehi. >>
<< Ehi... dove sei? >> Chiedo spogliandomi per poi mettere un pantalone della tuta che ho avevo lasciato qui da Elise e sedendomi subito dopo sul letto.
<< Sto andando a casa, sono in macchina con Gigi. >> Fabio ha una voce mogia.
<< Che è successo? >>
<< Te l’ho detto che non ne potevo più, quindi l’ho lasciata. Certo, forse ho esagerato con le parole ma... basta, non la sopporto più. Si è fatta Salvo mentre stava con me, hai capito? >> Abbasso lo sguardo e sospiro. Beh proprio un bravo ragazzo, Salvo, non lo è. Ma chi sono io per giudicare?
<< Mi dispiace. >>
<< Non è vero e lo sappiamo entrambi. >> Aggrotto la fronte.
<< Fabio adesso non esagerare, è vero non sono di certo un fan accanito di Sandra ma tu stai male, quindi mi spiace. Mi spiace solo per te. >>
<< Grazie. Comunque divertiti domani, e fai gli auguri a Valeria. Mi raccomando, non crogiolarti per me, pensa ad Elise e basta, ok? >>
<< Ok. >> Attacchiamo e mi viene subito da scuotere il capo. Perché quei due non riescono ad andare d’accordo per più di due minuti?
Arrivo in cucina e vedo le ragazze entrambi in piedi, entrambe ancora bagnate ma da quel poco che ho capito, Sandra se ne vuole andare.
<< Noi non abbiamo fretta Sandra. Puoi stare ancora un po’. >>
<< No davvero, non serve. >> Annuisco e le osservo mentre si salutano e si fanno le ultime raccomandazioni, una volta soli, Elise è a pezzi, è persa tra i suoi pensieri e sembra quasi sul punto di piangere.
<< Ti va di fare una doccia? >> Non può che farle bene, almeno ci scaldiamo e ci rilassiamo un po’, la vedo troppo affaticata e non capisco perché. Mi avvicino per abbracciarla ma delle lacrime silenziose cominciano ad accarezzarle le guance. La raggiungo velocemente mentre annuisce alla mia proposta e le scaccio le lacrime, me la stringo addosso e quasi la porto di peso nel bagno.
Mi fa tremendamente male vederla così, e non solo perché non ne conosco il motivo ma proprio perché... lei non deve stare male. Non deve.
Una volta che siamo entrambi nella doccia, con l’acqua calda che ci arriva addosso, me la stringo addosso e le chiedo perché piange.
<< Piccina perché piangi? >> Non mi risponde, inizia a singhiozzare e si stringe maggiormente al mio petto. Le accarezzo la schiena e nel suo orecchio ammetto che mi fa male vederla in questo stato.
<< Scusa per lo scoppio. >> Scuoto il capo e le sue mani volano ai miei capelli bagnati per portarli indietro.
<< Mi dici più che altro a che cos’è dovuto? >> Annuisce e si porta più vicina me, non appena l’acqua calda la investe, sospira di piacere.
<< Mi sono fatta prendere dalla paura. >> Ammette dopo qualche attimo.
La sua ammissione mi lascia perplesso. << Paura? Paura per cosa? >> Le accarezzo la schiena, questo movimento tranquillizza più me che lei, probabilmente.
<< Paura che tu possa andartene. Ora Fabio e Sandra non stanno più insieme. Le uscite a quattro non si potranno fare, i nostri amici avranno bisogno di noi e automaticamente ci allontaneremo e... >> La blocco subito, perché non voglio che pensi certe cose, non accadrà nulla di quello che pensa. Le afferro il viso tra le mani e mi abbasso alla sua altezza, in modo che capisca dalla mia espressione e dai miei occhi quello che dico e quanto sono sincero.
<< Elise, togliti queste idee dalla testa. È vero che potrebbero aver bisogno di noi ma non ho nessuna intenzione di allontanarmi da te. >> Tira un respiro di sollievo e si morde il labbro inferiore, capisco che vuole dire qualcosa ma si sta trattenendo, io abbasso le mie mani fino alle sue spalle, Elise sospira e chiude per qualche secondo gli occhi.
<< Io ho un assoluto bisogno di te Alex. Non voglio che ti allontani. Non voglio che qualcosa o qualcuno si possa mettere in mezzo perché non reggerei. >> Sto per aprire bocca, ma me lo impedisce posando un dito sulle mie labbra. << Io sono un leggero filo. Se cado, mi faccio molto male. Prima di te ero con i piedi fissi, incollati al fondo di un baratro, da quando ci sei tu nella mia vita, sto cercando di migliorare, di migliorarmi... per te e per me. Questo, potrebbe complicarci le cose, o almeno potrebbe farlo per la quiete che mi sono creata. Sono migliorata, ho ancora una lunga strada davanti prima di potermi definire nuovamente normale o almeno senza fisse mentali... tipo attacchi di panico. Questi progressi li ho fatti con te e grazie a te. Quindi per favore, non lasciarmi, non allontanarmi. Non ce la farei. >> Si passa una mano sul volto e io rimango in silenzio, con oramai le braccia accanto ai miei fianchi.
Sono senza parole, non mi aspettavo che avesse così tanta paura o che potesse credere che mi sarei allontanato da lei se la storia tra Fabio e Sandra sarebbe finita. Sospirando e continuando a pensare che cosa dire, chiudo l’acqua della doccia ed esco fuori dal box per poi afferrare due asciugamani e coprirci. Sono io a coprire lei, che è in silenzio e quasi con il labbro staccato a furia di morderselo.
<< Non so che cosa dire. >> Ammetto infine guardandola. Abbassa il viso sospirando.
<< Non devi dire niente. >> Mormora con voce sottile. Sorrido e le sposto i capelli dal viso, facendo sì che il suo sguardo si posi nuovamente su di me.
<< Devi stara tranquilla, ok? Io non sono bravo in queste cose, non sono abituato a tirare su di morale le persone, non so come comportarmi... che cosa dire, che gesti fare... ma odio vederti così. Soprattutto perché capisco che deriva tutto da una mancanza di fondamenta. Io, Elise, sono qui. Non ho intenzione di andare da nessuna parte. I problemi sono di Sandra e Fabio, non di Elise e Alex. Capito? >> Annuisce sviando lo sguardo.
<< Però come faremo? >> L’aiuto a uscire dal box e la stringo in un forte abbraccio.
<< Come sempre. Basta stare insieme. >>
   
 
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