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Autore: Beatrix e Yuki689    07/06/2011    6 recensioni
[Tratto dal Capitolo 5] " Il Rosso rimuginò in silenzio qualche istante: “Perché dovrei fare un favore a Dragon”? - “Lo devi fare perché è tanto importante per noi quanto per te fermare Smoker… E sappiamo bene quanto tu tenga agli equilibri. I tempi non sono ancora maturi…” e la sua voce era ferma e tagliente. “Shanks, è una questione di vita o di morte. Noi siamo blindati, non possiamo agire in così poco tempo. Dragon te lo sta chiedendo per favore” e si vergognò di implorarlo, anche se era per conto di qualcun altro. […] “Sappi che Dragon mi dovrà un grosso favore” aveva incalzato lui, con un tono lugubre nella voce. “Dragon non è come te. Lui le promesse le mantiene” concluse lei con freddezza, ponendo fine alla chiamata."
Salve a tutti! Siamo Beatrix e Yuki689 e questa è la nostra prima fan fiction scritta a quattro mani: ambientata tra la saga di Water Seven e la fine di Thriller Bark, narrerà principalmente dell’intenzione della Marina nel catturare Pugno di Fuoco. Ma sia i Pirati che i Rivoluzionari avranno qualcosa da ridire in merito. E anche qualche scheletro nell’armadio da tirare fuori, con cui farci i conti. Speriamo di avervi incuriosito abbastanza! Buona lettura!
Genere: Drammatico, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Shanks il rosso, Smoker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 61: HIKARI (PARA TODOS LA LUZ).
Chapter Soundtrack: La lunga notte - Cisco Bellotti )


“Mmh…”

Per una manciata non quantificabile di secondi, stette a fissare il soffitto con uno sguardo vacuo e la mente sgombra da qualsiasi pensiero. Solo quando sentì una voce lì vicino e la sua pelle del viso accarezzata da una mano, il suo cervello parve connettere quel poco da farle capire che doveva essere uscita da uno stato particolare, per ritrovarsi in uno ancor più particolare.

Si voltò leggermente alla sua destra, incontrando lo sguardo lucido dell’uomo, che in quel momento aveva un sorriso esteso esattamente da un orecchio all’altro.

“Shanks…”

“Salve, dolcezza…” le rispose, mentre una lacrima rigava il suo viso, lambendo prima le tre cicatrici e disfacendosi poi all’altezza della sommità superiore della barba appena accennata.

Dovette interrompere lo sguardo su di lui per via della luce penetrante dell’infermeria. Chiuse gli occhi per qualche secondo, riaprendoli lucidi, per far sì che l’irritazione fosse del tutto debellata.

Non capiva ancora la situazione e Shanks, recuperata la calma per quel poco di tempo necessario a spiegargli la faccenda, parve accorgersene.

“Sei nell’infermeria. Non ti agitare, Hikari” le sussurrò dolcemente, passandole la mano tra i riccioli.

La mora assottigliò dapprima il suo sguardo, nell’intento di ricordare qualcosa, ma subito i suoi occhi guizzarono sulla figura bendata del Rosso. D’istinto, cercò di sollevarsi, ma una violenta fitta al torace la fece ricadere all’istante sul cuscino.

“Te l’avevo detto di non agitarti!” esclamò Shanks, preoccupato per le sue condizioni di salute. Non riusciva ancora a realizzare che la sua donna fosse fuori pericolo, e non era ancora così lucido da sottrarsi alle spiacevoli sensazioni che le sue smorfie di dolore gli provocavano.

“Sei ferito? Cos’è successo?” domandò lei, solo quando le fitte lasciarono spazio a quel dolore sordo ed esteso, caratteristico, tuttavia non lancinante. La sua voce era roca strascicata.

“Davvero non ricordi nulla”?

Hikari mosse la testa in un cenno di diniego, mordendosi il labbro inferiore con gli incisivi e il canino.



Nei successivi venti minuti, Shanks le spiegò per filo e per segno quel che era successo, sia per quanto riguardava Kami, che per quanto riguardava la fuga di Ace.

Appena il capitano s’era ristabilito quel minimo che gli permettesse il ragionamento, Ben l’aveva subito informato dell’accaduto. Shanks non sapeva descrivere i propri sentimenti nei confronti del ragazzo: il suo animo era parecchio confuso a riguardo. Se da una parte conservava ancora la gelosia per qui fatti successi, dall’altra capiva l’affetto che lo legava alla sua donna.

Le voleva bene. Veramente.

Aveva avuto modo di riflettere in quei giorni in cui Lucas l’aveva messo completamente a riposo, minacciandolo di ammutinamento nel caso si fosse ‘permesso’ di non ascoltarlo: Ace, tutto sommato, gli stava simpatico. Era una persona buona, un po’ immatura certo, ma ciò era imputabile alla giovane età.

E, se doveva essere sincero con sé stesso, provava sia tenerezza che rispetto per quel ragazzo che aveva deciso di andarsene in gran silenzio, per non creare ulteriore confusione in una situazione di per sé già complicata.


No, non era arrabbiato. Purtroppo, doveva ammetterlo, avevano fallito, perché il Rosso sapeva benissimo che Pugno di Fuoco si sarebbe rimesso sulle tracce di Teach. Tuttavia, non lo biasimava.



“Ha avuto paura” le disse, ponendo fine al racconto.

Hikari non seppe come reagire: era troppo stanca per arrabbiarsi, non ne aveva le forze. Si erano fatti tutti quanti un mazzo tarallo per evitare che Ace facesse di testa sua e questo la sconfortava parecchio. Ciò nonostante, non se la sentiva di serbare rancore verso il ragazzo. E capiva la sua fuga.

Ed ora guardava, tra le mani, quel pezzetto di carta lasciato all’accampamento e riportato indietro dal vicecapitano, con le labbra leggermente piegate all’ingiù e gli occhi lucidi.


“Perdonami, ma non ce la faccio a rimanere qui.
Lo so, sono un debole.
Tuttavia, voglio che tu sappia che non ti ho abbandonata.
Ci rivedremo presto, Hikari.
Ti voglio bene,
Ace. ”


Sospirò.

“Sei arrabbiata?” domandò Shanks, passandole il dorso della mano sulla fronte.

“Servirebbe a qualcosa?” replicò lei, con un sorriso amaro, poggiando le braccia sul proprio grembo. Al di là della preoccupazione per i casini che avrebbe potuto combinare il moro e i pericoli a cui sarebbe potuto andare incontro, già sentiva la mancanza di lui, del suo sorriso sbilenco, delle sue lentiggini e dei suoi profondi occhi neri. Soprattutto, dei suo abbracci.

Sapeva che si sarebbero separati prima o poi, ma avrebbe voluto per lo meno salutarlo e sincerarsi del fatto che non facesse colpi di testa. Ora, invece, il suo cuore era sospeso per aria, ad un filo così sottile ed invisibile che sarebbe bastato uno sbuffo gelido per spezzarlo.

“Ho sempre avuto un brutto presentimento. Ace, per quanto si fosse piegato a noialtri, non ha mai rivelato la sua vera natura caratteriale” commentò, rigirandosi il pezzo di carta tra le mani “Però… Forse doveva andare così”.

“Voglio provare l’ultima spiaggia a riguardo” asserì il capitano, guardandola negli occhi e stringendo la sua mano, portandosela alla guancia e appoggiandovisi delicatamente sopra.

“Ovvero”? Hikari non riuscì a descrivere quella strana scossa che le si sviluppò lungo la schiena. Se aveva a che fare con la speranza o con il timore di sapere cosa, quella testa color pomodoro, stesse architettando.

“Andrò personalmente a parlare con Newgate. Gli chiederò di richiamare Ace, perché sono sicuro che non ha fatto rotta verso la Moby Dick” spiegò, mentre gli occhi di lei si sgranavano per la sorpresa e per l’incredulità.

“Questa è follia” rispose, scuotendo la testa, quanto la ferita permettesse. Cominciava a risentire della fatica per riuscire a sostenere una conversazione, ma a quel punto doveva andare avanti e sapere.

“Non ti darà mai retta” aggiunse.

“Può darsi. Però, per lo meno, mi sentirò la coscienza a posto. E potrò tornare ad occuparmi di Kaido, come prima”.

“Non ti sentirai mai la coscienza a posto, Shanks. Ti conosco” incalzò lei, piantandogli quegli occhi violetto, che tanto lo affascinavano ma che, al contempo, sapevano mettergli un po’ di inquietudine. E non era questione di haki, ma di sfumature.

Abbassò le spalle, sollevandosi pigramente dalla sedia, mentre lo sguardo aveva lasciato quello della sua donna e cadeva sulle coperte, via via più in basso, addolcito da un’espressione serena, ma rassegnata.

“Ci sono cose che possiamo fare, altre che non possiamo. Noi abbiamo fatto il possibile in nostro potere, Hikari. Molto probabilmente doveva andare davvero così” le disse, tenendosi il fianco ferito e appoggiandosi alla porta “Vado ad avvertire gli altri che ti sei svegliata. Lucky piangerà come una fontana” concluse con un sorriso.


Il Rosso, seduto su uno scoglio, guardava le onde infrangersi sul bagnasciuga, inebriato dall’odore di salsedine che la spuma sollevava nell’aria. Tuttavia i suoi sensi non erano del tutto rapiti dall’andirivieni ipnotico del mare che, di un azzurro intenso, si stagliava sovrano davanti a lui.

Si era chiaramente accorto della presenza alle sue spalle, e un sorriso malizioso gli si era dipinto sulle labbra sottili e sensuali. In verità lo stava aspettando, ma, conoscendolo, sapeva che poteva essere imprevedibile quanto un temporale estivo.

“Chi non muore si rivede…” commentò Shanks, alzandosi in piedi e girandosi lentamente verso l’uomo incappucciato innanzi a lui.

“Dov’è?” chiese l’altro, immobile.

“Non ci vediamo da tanto tempo e non mi saluti neppure”?

L’ironia di Shanks era palese, ma a Dragon provocava la solita irritazione tipica delle risposte che di norma la sua sottoposta gli rifilava. Doveva ammettere che quei due erano uguali in tutto e per tutto, quanto a carattere e faccia tosta.

“La prossima volta ti porterò un mazzo di carciofi, se vuoi”.

“Simpatico come un gatto attaccato ai coglioni” replicò Shanks con una risata “Vieni” aggiunse, facendogli cenno con la testa di seguirlo.



Quando Dragon sfilò al fianco di Shanks, raggiungendo l’infermeria, gli uomini presenti ebbero un sussulto: sapevano che il loro capitano conosceva bene quell’uomo, ma Dragon era pur sempre Dragon, classificato tra l’altro dalla Marina come il peggior criminale del mondo.

Un cenno della mano, però, li rassicurò all’istante e fece tacere gli animi, resi agitati solamente nel notare quella figura solenne, ove pure gli occhi erano celati dall’ampio cappuccio.

“E’ qui per Hikari” asserì il Rosso, mentre si avvicinava al suo vice “Ben, fai uscire Lucas dall’infermeria e chiunque altro ci sia dentro” ordinò, mentre il moro ubbidiva con un cenno del capo e poco dopo scortava Lucas – con lo sguardo attonito - e il resto degli operatori presenti nel piccolo edificio.

“Vai pure. Io ti aspetto qui fuori con i miei”.



Quando Hikari udì il cigolio della porta, alzò incuriosita lo sguardo, abbandonando la lettura del quotidiano stretto tra le sue mani. Ora riusciva a stare seduta con due spessi cuscini posti dietro alla schiena, cosicché potesse sgranchirsi un po’ dalla solita posizione supina, che per giorni era stata costretta ad assumere.

Ma non si aspettò esattamente la visita da quella persona. Si sarebbe aspettata di trovarsi davanti Shanks, Ben, Lucky, Yassop. O magari Eddie, con la sua sublime focaccia – aveva giusto un po’ di fame e Lucas l’aveva praticamente tenuta a dieta forzata fino ad ora.

Tutti, eccetto lui.

I suoi occhi si sgranarono e il giornale ricadde sulle sue ginocchia. L’uomo, dopo qualche istante, chiuse la porta alle sue spalle e si fece largo nella stanza, togliendosi il lungo cappotto di dosso e appoggiandolo sulla sedia lì vicino. Successivamente il suo sguardo si posò per diversi secondi sul corpo della donna, adocchiando tutte le fasciature presenti.


“Hai intenzione di stare con la bocca aperta ancora per molto?” domandò poi, avvicinandosi a lei e accosciandosi all’altezza del letto, alla sua altezza.

Lo stupore le stava annodando la lingua: riuscì a farfugliare qualcosa inerente al come avesse fatto a raggiungerli dalla parte opposta del mondo, quando i singhiozzi e le lacrime le fermarono anche quel pietoso tentativo di comunicazione.

“Come ho sempre fatto, Ankoku” rispose, mentre le braccia di lei gli si stringevano al collo e appoggiava il viso sulla sua spalla possente. Sollevando gli occhi al cielo – Dragon era tutto, fuorché un sentimentale – e brontolando qualcosa d’indistinto, non riuscì tuttavia a non ricambiare l’abbraccio. Era da tanto che non vedeva la mora piangere – esattamente poco meno di dieci anni, da quella volta e dai primi tempi che l’aveva presa con sé – e, seppur il suo orgoglio stesse facendo a cazzotti con la sua coscienza, riuscì a contraccambiare quella dolce stretta con un qualcosa di un po’ più rude, ma altrettanto assimilabile sotto tale definizione.

Quando i singhiozzi l’abbandonarono, si decise a sciogliere quell’abbraccio controverso, tirandosi di nuovo a sedere e ricomponendosi, asciugandosi le lacrime col dorso della mano.

Dragon la guardava con l’espressione rassegnata, tipica di chi agogna un risultato diverso da quel che riceve ogni volta, con un ciglio leggermente alzato e le labbra strette.

“Ti è spuntata qualche ruga in più, sai?” domandò ad un tratto Hikari, cercando di dominare il suo cuore in subbuglio. Era innegabile che provasse una stima e una gratitudine infinita verso quell’uomo, ma ragionò che il suo slancio affettivo appena sfuggitole, bastasse e avanzasse per condire l’ego smisurato del suo capo.

“Anche a te” replicò lui, piantandole gli occhi neri addosso, mentre lei abbozzava una risata sarcastica. Dopo di ché calò un teso silenzio.


Hikari sapeva che dovevano parlare di una questione importante, ciò nonostante stava aspettando impazientemente che lui prendesse parola. Ma dovette cedere lei per prima.

“Lo so capo. E mi dispiace” disse, abbassando lo sguardo sulle coperte “So che l’ordinamento prevede che io lasci il gruppo, però…” e i suoi pugni andarono a stringere le lenzuola “Io… Non…” e dovette combattere per evitare che nuove lacrime le rigassero il viso.

“Io non voglio tradire la tua causa, che è anche la mia… Come quella di tutti i miei compagni” aggiunse, appoggiando la fronte sulla mano e stringendo i riccioli tra le dita.

“Non dire idiozie, Ankoku” la interruppe Dragon, guardandola severo e impassibile come sempre. Sembrava avesse uno sguardo risentito nei suo confronti, ma la verità era che Dragon aveva quello sguardo accigliato di norma. Un po’ come Smoker e i suoi tratti e modi burberi.

“Non sono stato abbastanza prudente su quei trasmettitori” spiegò, mentre lei lo guardava allibita “Sono venuto qui a sincerarmi delle tue condizioni. Sono contento di vederti bene, nonostante quel che mi avevano detto” e si prese una pausa, prima di proseguire.

“E’ vero, Ankoku, che l’ordinamento prevede quello, tuttavia lo sai bene perché i compagni che vengono riconosciuti dalla Marina sono costretti ad abbandonare”.

Hikari fece cenno di sì con la testa, mordendosi il labbro inferiore.

“Ti affido al Rosso” concluse riprendendo il suo cappotto e sistemandoselo addosso “Tieniti la testa salda sul collo” aggiunse, facendo per andarsene, ma una mano gli bloccò il polso.

“Potrai sempre contare su di me, Dragon” gli sussurrò la donna, mantenendo lo sguardo fermo e sicuro nel suo. Non aveva avuto né il tempo, né la voglia di riorganizzare di quel poco i suoi pensieri, perché alla sola idea di dover separarsi da lui definitivamente – nonostante Shanks l’avrebbe accolta nella sua ciurma senza battere ciglio, questa volta – e dai suoi compagni, le provocavano un dolore così forte da essere in grado di azzerarle la ragione.

“Ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me…” aggiunse tra i singhiozzi, stringendo con maggior forza il polso “Te ne sarò grata a vita… Capo”.


Le dita sottili mollarono la presa, abbandonando il braccio perpendicolarmente al letto. Ormai non le fregava più nulla di trattenere le lacrime: non se ne sarebbe fatta niente del suo fottutissimo orgoglio, perché a quell’uomo doveva davvero la sua vita e la sua libertà.

Perché tutto quel che aveva fatto fino ad allora – entrare a far parte dei Rivoluzionari, entrare come spia in Marina e addirittura l’incontro con Shanks – l’aveva fatto per volontà. Dragon, nonostante impartisse ordini, non si era mai azzardato a violare la libertà di pensiero e azione dei suoi uomini, forzandoli a fare cose che non volevano fare. Sapeva che la cosa migliore per lei era consegnarla al Rosso, perché risolvesse finalmente il suo passato e la smettesse di portarsi dietro tanto rancore.


Dragon sorrise amaramente, riprendendosi il polso e non voltandosi più. Si avviò verso la porta, la aprì e soltanto quando il suo braccio fu pronto a richiudersela alle spalle, si fermò un istante.

“Sei sempre stata la mia preferita, Hikari ” concluse.

Non si girò per vedere la sua reazione, ma immaginava il suo raro sorriso incorniciato dalle guance rese arrossate dal pianto, e quelle gemme che brillavano come cristalli.


Si ritrovò con Shanks, che ormai il sole splendeva radioso allo zenit. Come faceva di solito, si avvicinò con passo felpato, nonostante l’enorme mole che si portava appresso.

“Com’è andata?” domandò il Rosso, dandogli volutamente le spalle. Aveva per l’appunto deciso di aspettare fuori, nonostante fosse il capitano, non tanto per rispettare le eventuali informazioni riservate che avrebbero potuto scambiarsi, quanto per non violare l’intimità di quell’incontro.

Se Dragon si era preso la briga di giungere fin laggiù, voleva dire che Hikari era davvero importante per lui.

“Ho sempre cercato di proteggerla. E’ per questo che l’ho fatta infiltrare in Marina” disse l’uomo
“Sinceramente non me l’aspettavo questo epilogo” e si portò al suo fianco.

“Te l’affido, Rosso. Non farmi pentire di avertela riconsegnata. Che non le sia torto un capello in futuro, o ne risponderai personalmente”.

“D’accordo” rispose l’altro, distendendo il viso in un’espressione serena.


Il capo dei Rivoluzionari si avviò di qualche passo, verso la foresta verdeggiante che lambiva la spiaggia, per poi fermarsi ed aggiungere: “La Red Force è ormeggiata alla baia nascosta dell’isola. Offre la casa”.

E tra le risate leggere di Shanks il Rosso, grato e stupito allo stesso tempo, Monkey D. Dragon sparì nell’ombra.




- TO BE CONTINUED -







- Un passo indietro... Poi sempre avanti -


Ragazze! Eccola! Eccolaeccolaeccola!

Ci sono eh? Ci sono... @_@ Non sono riuscita ad aggiornare la scorsa settimana, purtroppo... Me ne dispiace, ma tuttavia, anche se stasera sono di corsa al solito, sono riuscita a buttarvi su il capitolo. ^^ Poi potrei anche morire, sono tornata ieri da Berlino e sono più distrutta che alla partenza. @.@

Dunque! Penultimo capitolo, signore mie... Con una sorpresa probabilmente gradita, soprattutto da Red Queen e Ale-chan. :p Che l'aspettavano da un bel po' questo personaggio meraviglioso, quanto lo è Dragon. <3

Confesso che mi è uscito un po' sdolcinato, nonostante il Boss di mezzo... Ma mi mancavano le manifestazioni di affetto da parte di Hikari, nei confronti di Dragon. :) Munitevi di insulina, va, si sa mai che vi si è alzata la glicemia. xD


Bene, al prossimo e ultimo capitolo ragazze. Ringrazierò tutte ovviamente nel 62, anche se non so più come
esservi grata. ^^' Non so se ruiscirò a postare martedì, per il semplice fatto che devo riscriverlo quasi totalmente. Parlando con Yu ci siamo accorte che potremmo dare un finale più soddisfacente di quello che avevamo pensato. Devo solo trovare il tempo per farlo, ma è già tutto in testa. xD

Un abbraccio grosso! ^^





Bea&Yuki
   
 
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