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Autore: deba    07/06/2011    7 recensioni
Isabella, normale studentessa, da quando si accorge che uno strano simbolo le è comparso sulla schiena, iniziano ad accadergli cose strane. Persone che prima la ignoravano, cercano la sua compagnia ed ombre oscure nella notte sembrano osservarla. Perché non si sente più la stessa? Cosa sta succedendo?
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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cap 17

CAPITOLO 17

 

 

 

Bella si trovava a pochi isolati di distanza dalla sua casa, ma poteva vedere benissimo che l’auto di Charlie mancava ancora.

«sei pronta? Sento i suoi pensieri avvicinarsi!».

Edward al suo fianco la vedeva agitarsi ogni secondo in più che passava, era sempre più tesa.

«no!».

Istintivamente lui allungò la sua mano verso quella di lei, e gliela strinse. Stupita lei si voltò, annegando in un mare d’oro. Ed eccolo arrivare. Quel momento in cui pensi che vorresti il tempo si fermasse, in cui tutto è perfetto, dove il tuo unico pensiero non altri che la persona che hai di fronte e poi come sempre accade… tutto finisce.  Charlie aveva parcheggiato sul vialetto di casa e la magia era svanita.

Sospirando, Isabella si staccò da lui e si voltò verso la sua fine e verso quello che sarebbe stato l’inizio di tutto.

«ti aspetto qui!».

Lei annuì senza voltarsi a guardarlo. Non voleva altre distrazioni in più.

Camminava lenta, chissà come però sembrava che tutto si velocizzasse ugualmente. Appena fu di fronte alla porta d’entrata il coraggio le mancò. Si sentiva piccola e debole.

Una brezza d’aria che sapeva di Edward le scompigliò i capelli, lasciandole un sussurro alle orecchie: “coraggio”. Accompagnando poi questo supporto, arrivò una stretta allo stomaco, segno che Isobel era con lei.

Isabella prese due grandi boccate d’aria, poi entrò. La cucina era deserta a parte le valanghe di pesci  sparsi sul tavolo, le canne e gli attrezzi da pesca che sporcavano il pavimento. Odiava questo disordine. Chissà come riuscì a pensare a questo, nonostante la situazione.

Seguì le scie d’acqua e fango fino in lavanderia, dove trovò il padre mezzo sporco  mentre si toglieva i vestiti e le scarpe.

«oh Bells che spavento. Pensavo non fossi in casa…scusa guarda pulisco subito!».

Già, in situazioni normali Bella lo avrebbe sgridato, ora però non le importava ma decise di usarlo ugualmente come scusa per litigare.

«no papà mi sono stancata! Ogni volta la solita storia! Quante volte ti ho detto di non sporcare tutto in questo modo. E la cucina? Sembra di essere in pescheria!».

«lo so, lo so.. ma..».

«ma?».

Bella si sentiva stupida attaccarsi ad una cosa così banale, ma non aveva saputo farsi venire in mente altro.

«ma  un bel niente! Hai quarantacinque anni e sembra di abitare con un bambino dell’asilo al quale si deve insegnare cosa fare e cosa non fare!».

«su dai Bells.. non lo faccio più!».

Ora o mai più.

«frase già sentita. Sai una cosa? Era da un po’ che ci pensavo e devo ammettere che forse è proprio arrivata l’ora che me ne vada un po’ per conto mio!».

La faccia di Charlie divenne pallida all’improvviso, dopo aver realizzato il vero significato delle parole della figlia.

«Bella ma cosa dici?».

E ora che si inventava? Isabella non sapeva cos’altro aggiungere, poi un’idea le balenò. Perché no. Sentiva che era la via giusta.

«con la scuola sono apposto, con i voti che ho, sono già promossa, per cui se anche saltassi le ultime settimane non avrei problemi. Alice se ne va a girare il mondo e mi ha chiesto di andare assieme, e sai una cosa? Penso proprio che accetterò. Anzi la chiamo subito e le dico di aspettarmi dato che partirà stasera! E tempo che pensi anche a me stessa!».

«Bells.. ma.. il mondo.. parti stasera? Cosa dici?».

Isabella però non rispose, si avviò di corsa su per le scale e si chiuse a chiave nella sua stanza. Appena si sentì al sicuro dalle sue ansie, si lasciò cadere a terra, perché le sue gambe si rifiutavano di sostenerla ancora, però il suo sedere non toccò mai il pavimento. Edward, com’era successo negli ultimi tempi in cui lei si sentiva affranta, era lì, pronto a sostenerla e a confortarla.

«sei stata bravissima! Ha chiamato Alice quando ha visto la tua decisione. Dice che andrà tutto per il meglio, ora lui dovrebbe chiamarla per sapere se è vero!».

Isabella salda alle braccia del suo angelo protettore personale si sentì per un secondo più serena, sapendo che tutto quel dispiacere avrebbe comunque fatto bene a tutti.

«dici davvero?».

«si! Carlisle lo rassicurerà che qualche volta vi farà visita.».

Isabella finalmente rilassò i muscoli, quel fardello almeno era passato e chissà, magari non avrebbe nemmeno dovuto separarsi dal padre in modo spiacevole.

«credo di dover fare lo zaino!».

«l’ha fatto Alice, non ricordi?».

«ah, si! Ma non posso uscire di qua senza niente!».

Edward si staccò da lei intimidito.

«che stupido sono, l’ho dimenticato in macchina. Aspetta torno subito.».

Una volta volatilizzatosi fuori dalla finestra, Charlie bussò alla porta della figlia.

«Tesoro, ti prego scusami ancora. Ho parlato con la tua amica Alice e suo padre. Se proprio ci tieni vai pure. Hai ragione te lo meriti, hai diciotto anni, devi vivere la tua vita e non fare da badante ad un povero vecchio come me.».

A quelle parole il cuore di Bella si era stretto in una morsa sanguinante, e non poté fare a meno di catapultarsi fuori dalla stanza ed abbracciare il padre. La persona più umile e buona che lei avesse mai conosciuto. Umana almeno.

«grazie, papà. E poi lo sai che ti voglio bene!».

«oh Bells, anch’io!»

La ragazza si staccò poco dopo, prima che le lacrime potessero sfuggire al suo controllo e si rinchiuse in camera dove, poco dopo, fece il suo splendido ingresso Edward. Appena lo vide, le lacrime trattenute le rigarono il volto.

«ho paura, Edward!».

Eccola lì. Finalmente quella sensazione che Isabella aveva tanto ignorato, aveva ormai preso forma. Aveva paura di tutto quello che la aspettava, ma aveva sempre cercato di fingere che così non fosse, che avesse accettato tutto. Ein parte era così. In parte lei aveva accettato, ma in parte no e rimpiangeva quella sua vita normale che tanto sentiva non sua.

«ora si che penso tu sia normale!».

Isabella scostò la testa da quel petto confortevole e guardò Edward in viso!

«continuavo a chiedermi come fosse possibile che tu non temessi nulla!».

«sono una debole!».

Lui le accarezzò una guancia e poi prese saldamente il volto di lei tra le sue grandi e fredde mani bianche.

«no! Sei la donna più forte che conosca! Sei pronta a lasciare la tua vita, la tua famiglia e tuoi amici per… bè per diventare un mostro e salvare il mondo, Bella. Lo so fa tanto film da Michael Bay, però è così. E tu non immagini neanche lontanamente quanta stima io e la mia famiglia proviamo verso di te!».

Quelle parole scaldarono il cuore di Bella, tanto che un debole sorriso schiarì le nuvole dal suo viso.

«Bene. Ora vado a prendere la macchina. Fingerò che Alice mi abbia mandato a prenderti, ok?».

Lei annuì.

Lui prima di lasciare la sua stanza, neanche dovessero rimanere lontani per ore, decise di baciarla sulla fronte. Un gesto semplice e povero agli occhi di estrani, forse, ma per i due interessati le emozioni che fece scoppiare furono tante. Edward si dava dello stupido per il suo gesto, si dava dell’idiota e pensava che lei ora gli stesse ridendo dietro. Isabella invece aveva sentito le fredde labbra di lui lasciarle un bacio infuocato che l’aveva scossa tutta e mandando in tilt il battito del suo cuore, che ora pareva impazzito.

Ma così è. Sono i piccoli gesti che lasciano nel cuore delle persone le emozioni più grandi.

 

Alcuni minuti dopo il campanello di casa Swan suonò.

«Salve Capo Swan. Sono Edward Cullen. Mia sorella, Alice, mi ha cortesemente chiesto di venire a prendere Isabella!».

Charlie mentre osservava quel ragazzo stranamente bello, si chiedeva se avesse mangiato per pranzo un ricettario di buone maniere.

Edward rideva silenziosamente, ascoltano i suoi pensieri.

« ciao figliolo. Entra pure. Ora… ora chiamo Bella.».

Charlie si era reso conto che la sua bambina lo avrebbe veramente abbandonato. Le parole che la figlia gli aveva rivolto prima, lo avevano ferito vero, ma non era con Bells che ce l’aveva, bensì con se stesso. Odiava la vita che aveva dato alla sua bambina. Odiava il fatto di non averle mai potuto dare una famiglia normale, con un padre ed una madre amorevoli, che si amavano a vicenda, una famiglia che cenava assieme alla sera e magari alla domenica pomeriggio andava a passeggiare alla spiaggia, che la notte di natale si sedeva davanti al fuoco, vicino all’albero di natale a raccontarsi storie fantastiche o che alle feste di compleanno facevano festicciole imbarazzanti. Invece tutto quello che aveva saputo dargli era una casa da pulire, un vecchio da accudire e tanta solitudine. Era giusto se Bella voleva andarsene. Era giusto che anche lei pensasse al suo futuro e ai suoi sogni. Era giusto semmai  lei lo odiasse. Era semplicemente giusto.

Edward nel suo silenzio, seguiva i ragionamenti di quell’uomo che nel giro di un minuto pareva invecchiato di dieci anni. Ora capiva da chi Bella avesse ereditato il suo buon cuore.

Una volta che Charlie si riprese dai suoi pensieri chiamò la figlia, che li raggiunse subito dopo.

«Bella ti servono soldi? Dimmi di cosa hai bisogno!».

«no, papà ho i risparmi del mio lavoro.».

«lo sai che non devi preoccuparti nel chiedere!».

«lo so, ma davvero non ne ho bisogno. Ora è meglio che vada. Ti chiamo appena arrivo alla prima meta.».

«Bella.. io… stai attenta, ok? Per qualsiasi problema non esitare a chiamarmi.. va bene?».

Bella annuì. Temeva che se avesse aperto bocca, la sua voce avrebbe potuta tradirla.

«mi mancherai piccola.».

Ancora una volta Isabella restò zitta, ma le parole furono gridate silenziosamente nell’abbraccio che seguì poi.

 

**

 

«Lo sapevo che ci saresti riuscita!».

«si Alice, ma se avessi avuto un suggerimento avrei perso meno anni di vita!».

«suvvia… non fare la melodrammatica. Sei riuscita nell’intento.. ora non preoccupiamocene più.».

Isabella sospirò. Alice era la perenne ottimista, non c’era verso di ragionare con lei.

«ehi, chiacchierone, vogliamo andare?».

Emmett aveva raggiunto le due ragazze sul giardino del retro, dove queste si erano recate, mentre il resto dei Cullen finivano i preparativi alla partenza.

«certo che si!».

Alice prese energicamente l’amica sulle spalle, e due secondi dopo erano in garage.

«ma è un vizio di famiglia?».

«penso di si».

Sorridente Edward le era apparso vicino, regalando un tuffo al cuore della ragazza.

«tu vieni in macchina con me, il mostriciattolo e Jazz.».

«mostriciattolo a chi?».

Edward finse di non sentire, come se ciò fosse possibile e fece accomodare Bella sul sedile davanti della volvo.

Una volta che anche i suoi fratelli furono a bordo, partì sgommando.

«che aereo prenderemo?».

«Il Cullen airplane.. ovvio!».

Alice era spuntata sorridente dai sedili posteriori.

«avete un aereo privato?».

Bella si stupiva sempre più di quanto soldi avessero i Cullen.

«certo che si. Così possiamo andare dove vogliamo quando vogliamo!».

Lo disse in fare ovvio e Bella non poté fare a meno di risponderle ironicamente.

«ovvio.. chi non ne ha uno!».

«visto, lo dici anche tu!».

Isabella alzò gli occhi al cielo per poi incontrare quelli di Edward che le celavano una comprensione antica sul come dover comportarsi con Alice.

 

 Un’ora dopo. Tutti e sette i Cullen e la Prescelta si trovavano in volo verso l’Irlanda quando la veggente ebbe una visione.

«Alice cos’hai visto?».

Jazz aveva percepito subito il cambio di emozioni che avvenivano in Alice ogni qual volta aveva una visione.

«siamo partiti appena in tempo. I volturi sono appena atterrati in suolo americano e la loro mossa sarà quella di avviarsi verso Forks.».

Bella sentiva il suo stomaco stretto in una morsa per il timore di aver rischiato  tanto, per il fatto che a Forks c’era però suo padre e che forse non era poi davvero al sicuro. Ma Alice aveva detto che sarebbe andato tutto bene,  perciò voleva fidarsi.

«e cosa succederà poi?».

«non lo so Carlisle. Sembra non sappiano ancora che noi… o almeno che la prescelta non è più lì. Quando se ne accorgeranno, lo vedrò.».

«dovremmo quindi ancora aspettare?».

«questa parola credo la dovremmo usare ancora  per molto!».

Chi teso e chi fiducioso, comunque tutti in silenzio, si misero ad osservare il mondo esterno fuori dal finestrino in attesa di notizie, che non avrebbero, purtroppo, tardato ad arrivare.

 

 

 

 

Buonaseraaaa…

Anche se potrei augurare la buonanotte.

Ho appena finito di scrivere e ho deciso di postare subito!

Spero di non aver deluso nessuno dalle possibile scene mentali del litigio tra padre e figlia, ma non volevo che comunque si separassero in malo modo.

Fatemi sapere cose ne pensate!

Un bacione

Deborah

  
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