CAPITOLO 17
Bella
si trovava a pochi isolati di distanza dalla sua casa, ma poteva vedere
benissimo che l’auto di Charlie mancava ancora.
«sei pronta? Sento i
suoi pensieri avvicinarsi!».
Edward
al suo fianco la vedeva agitarsi ogni secondo in più che passava, era sempre
più tesa.
«no!».
Istintivamente
lui allungò la sua mano verso quella di lei, e gliela strinse. Stupita lei si
voltò, annegando in un mare d’oro. Ed eccolo arrivare. Quel momento in cui
pensi che vorresti il tempo si fermasse, in cui tutto è perfetto, dove il tuo
unico pensiero non altri che la persona che hai di fronte e poi come sempre
accade… tutto finisce. Charlie aveva
parcheggiato sul vialetto di casa e la magia era svanita.
Sospirando,
Isabella si staccò da lui e si voltò verso la sua fine e verso quello che
sarebbe stato l’inizio di tutto.
«ti aspetto qui!».
Lei
annuì senza voltarsi a guardarlo. Non voleva altre distrazioni in più.
Camminava
lenta, chissà come però sembrava che tutto si velocizzasse ugualmente. Appena fu
di fronte alla porta d’entrata il coraggio le mancò. Si sentiva piccola e
debole.
Una
brezza d’aria che sapeva di Edward le scompigliò i capelli, lasciandole un
sussurro alle orecchie: “coraggio”. Accompagnando poi questo supporto, arrivò
una stretta allo stomaco, segno che Isobel era con lei.
Isabella
prese due grandi boccate d’aria, poi entrò. La cucina era deserta a parte le
valanghe di pesci sparsi sul tavolo, le
canne e gli attrezzi da pesca che sporcavano il pavimento. Odiava questo
disordine. Chissà come riuscì a pensare a questo, nonostante la situazione.
Seguì
le scie d’acqua e fango fino in lavanderia, dove trovò il padre mezzo sporco mentre si toglieva i vestiti e le scarpe.
«oh Bells che
spavento. Pensavo non fossi in casa…scusa guarda pulisco subito!».
Già,
in situazioni normali Bella lo avrebbe sgridato, ora però non le importava ma decise
di usarlo ugualmente come scusa per litigare.
«no papà mi sono
stancata! Ogni volta la solita storia! Quante volte ti ho detto di non sporcare
tutto in questo modo. E la cucina? Sembra di essere in pescheria!».
«lo so, lo so.. ma..».
«ma?».
Bella
si sentiva stupida attaccarsi ad una cosa così banale, ma non aveva saputo
farsi venire in mente altro.
«ma un bel niente! Hai quarantacinque anni e
sembra di abitare con un bambino dell’asilo al quale si deve insegnare cosa
fare e cosa non fare!».
«su dai Bells.. non
lo faccio più!».
Ora o mai più.
«frase già
sentita. Sai una cosa? Era da un po’ che ci pensavo e devo ammettere che forse
è proprio arrivata l’ora che me ne vada un po’ per conto mio!».
La faccia di
Charlie divenne pallida all’improvviso, dopo aver realizzato il vero
significato delle parole della figlia.
«Bella ma cosa
dici?».
E ora che si
inventava? Isabella non sapeva cos’altro aggiungere, poi un’idea le balenò. Perché
no. Sentiva che era la via giusta.
«con la scuola
sono apposto, con i voti che ho, sono già promossa, per cui se anche saltassi le
ultime settimane non avrei problemi. Alice se ne va a girare il mondo e mi ha
chiesto di andare assieme, e sai una cosa? Penso proprio che accetterò. Anzi la
chiamo subito e le dico di aspettarmi dato che partirà stasera! E tempo che
pensi anche a me stessa!».
«Bells.. ma.. il
mondo.. parti stasera? Cosa dici?».
Isabella però non
rispose, si avviò di corsa su per le scale e si chiuse a chiave nella sua
stanza. Appena si sentì al sicuro dalle sue ansie, si lasciò cadere a terra, perché
le sue gambe si rifiutavano di sostenerla ancora, però il suo sedere non toccò
mai il pavimento. Edward, com’era successo negli ultimi tempi in cui lei si
sentiva affranta, era lì, pronto a sostenerla e a confortarla.
«sei stata
bravissima! Ha chiamato Alice quando ha visto la tua decisione. Dice che andrà
tutto per il meglio, ora lui dovrebbe chiamarla per sapere se è vero!».
Isabella salda
alle braccia del suo angelo protettore personale si sentì per un secondo più
serena, sapendo che tutto quel dispiacere avrebbe comunque fatto bene a tutti.
«dici davvero?».
«si! Carlisle lo
rassicurerà che qualche volta vi farà visita.».
Isabella
finalmente rilassò i muscoli, quel fardello almeno era passato e chissà, magari
non avrebbe nemmeno dovuto separarsi dal padre in modo spiacevole.
«credo di dover fare
lo zaino!».
«l’ha fatto Alice,
non ricordi?».
«ah, si! Ma non
posso uscire di qua senza niente!».
Edward
si staccò da lei intimidito.
«che stupido sono, l’ho
dimenticato in macchina. Aspetta torno subito.».
Una
volta volatilizzatosi fuori dalla finestra, Charlie bussò alla porta della
figlia.
«Tesoro, ti prego
scusami ancora. Ho parlato con la tua amica Alice e suo padre. Se proprio ci
tieni vai pure. Hai ragione te lo meriti, hai diciotto anni, devi vivere la tua
vita e non fare da badante ad un povero vecchio come me.».
A
quelle parole il cuore di Bella si era stretto in una morsa sanguinante, e non
poté fare a meno di catapultarsi fuori dalla stanza ed abbracciare il padre. La
persona più umile e buona che lei avesse mai conosciuto. Umana almeno.
«grazie, papà. E poi
lo sai che ti voglio bene!».
«oh Bells, anch’io!»
La ragazza si
staccò poco dopo, prima che le lacrime potessero sfuggire al suo controllo e si
rinchiuse in camera dove, poco dopo, fece il suo splendido ingresso Edward. Appena
lo vide, le lacrime trattenute le rigarono il volto.
«ho paura,
Edward!».
Eccola lì. Finalmente
quella sensazione che Isabella aveva tanto ignorato, aveva ormai preso forma. Aveva
paura di tutto quello che la aspettava, ma aveva sempre cercato di fingere che
così non fosse, che avesse accettato tutto. Ein parte era così. In parte lei
aveva accettato, ma in parte no e rimpiangeva quella sua vita normale che tanto
sentiva non sua.
«ora si che penso
tu sia normale!».
Isabella scostò
la testa da quel petto confortevole e guardò Edward in viso!
«continuavo a
chiedermi come fosse possibile che tu non temessi nulla!».
«sono una
debole!».
Lui le accarezzò
una guancia e poi prese saldamente il volto di lei tra le sue grandi e fredde
mani bianche.
«no! Sei la donna
più forte che conosca! Sei pronta a lasciare la tua vita, la tua famiglia e
tuoi amici per… bè per diventare un mostro e salvare il mondo, Bella. Lo so fa
tanto film da Michael Bay, però è così. E tu non immagini neanche lontanamente
quanta stima io e la mia famiglia proviamo verso di te!».
Quelle parole
scaldarono il cuore di Bella, tanto che un debole sorriso schiarì le nuvole dal
suo viso.
«Bene. Ora vado a
prendere la macchina. Fingerò che Alice mi abbia mandato a prenderti, ok?».
Lei annuì.
Lui prima di
lasciare la sua stanza, neanche dovessero rimanere lontani per ore, decise di
baciarla sulla fronte. Un gesto semplice e povero agli occhi di estrani, forse,
ma per i due interessati le emozioni che fece scoppiare furono tante. Edward si
dava dello stupido per il suo gesto, si dava dell’idiota e pensava che lei ora
gli stesse ridendo dietro. Isabella invece aveva sentito le fredde labbra di
lui lasciarle un bacio infuocato che l’aveva scossa tutta e mandando in tilt il
battito del suo cuore, che ora pareva impazzito.
Ma così è. Sono i
piccoli gesti che lasciano nel cuore delle persone le emozioni più grandi.
Alcuni minuti
dopo il campanello di casa Swan suonò.
«Salve Capo Swan.
Sono Edward Cullen. Mia sorella, Alice, mi ha cortesemente chiesto di venire a
prendere Isabella!».
Charlie mentre
osservava quel ragazzo stranamente bello, si chiedeva se avesse mangiato per
pranzo un ricettario di buone maniere.
Edward rideva
silenziosamente, ascoltano i suoi pensieri.
« ciao figliolo. Entra
pure. Ora… ora chiamo Bella.».
Charlie si era
reso conto che la sua bambina lo avrebbe veramente abbandonato. Le parole che
la figlia gli aveva rivolto prima, lo avevano ferito vero, ma non era con Bells
che ce l’aveva, bensì con se stesso. Odiava la vita che aveva dato alla sua
bambina. Odiava il fatto di non averle mai potuto dare una famiglia normale,
con un padre ed una madre amorevoli, che si amavano a vicenda, una famiglia che
cenava assieme alla sera e magari alla domenica pomeriggio andava a passeggiare
alla spiaggia, che la notte di natale si sedeva davanti al fuoco, vicino all’albero
di natale a raccontarsi storie fantastiche o che alle feste di compleanno
facevano festicciole imbarazzanti. Invece tutto quello che aveva saputo dargli
era una casa da pulire, un vecchio da accudire e tanta solitudine. Era giusto
se Bella voleva andarsene. Era giusto che anche lei pensasse al suo futuro e ai
suoi sogni. Era giusto semmai lei lo
odiasse. Era semplicemente giusto.
Edward nel suo
silenzio, seguiva i ragionamenti di quell’uomo che nel giro di un minuto pareva
invecchiato di dieci anni. Ora capiva da chi Bella avesse ereditato il suo buon
cuore.
Una volta che
Charlie si riprese dai suoi pensieri chiamò la figlia, che li raggiunse subito
dopo.
«Bella ti servono
soldi? Dimmi di cosa hai bisogno!».
«no, papà ho i
risparmi del mio lavoro.».
«lo sai che non
devi preoccuparti nel chiedere!».
«lo so, ma
davvero non ne ho bisogno. Ora è meglio che vada. Ti chiamo appena arrivo alla
prima meta.».
«Bella.. io… stai
attenta, ok? Per qualsiasi problema non esitare a chiamarmi.. va bene?».
Bella annuì. Temeva
che se avesse aperto bocca, la sua voce avrebbe potuta tradirla.
«mi mancherai
piccola.».
Ancora una volta
Isabella restò zitta, ma le parole furono gridate silenziosamente nell’abbraccio
che seguì poi.
**
«Lo sapevo che ci
saresti riuscita!».
«si Alice, ma se
avessi avuto un suggerimento avrei perso meno anni di vita!».
«suvvia… non fare
la melodrammatica. Sei riuscita nell’intento.. ora non preoccupiamocene più.».
Isabella sospirò.
Alice era la perenne ottimista, non c’era verso di ragionare con lei.
«ehi,
chiacchierone, vogliamo andare?».
Emmett aveva
raggiunto le due ragazze sul giardino del retro, dove queste si erano recate,
mentre il resto dei Cullen finivano i preparativi alla partenza.
«certo che si!».
Alice prese
energicamente l’amica sulle spalle, e due secondi dopo erano in garage.
«ma è un vizio di
famiglia?».
«penso di si».
Sorridente Edward
le era apparso vicino, regalando un tuffo al cuore della ragazza.
«tu vieni in
macchina con me, il mostriciattolo e Jazz.».
«mostriciattolo a
chi?».
Edward finse di
non sentire, come se ciò fosse possibile e fece accomodare Bella sul sedile
davanti della volvo.
Una volta che
anche i suoi fratelli furono a bordo, partì sgommando.
«che aereo
prenderemo?».
«Il Cullen airplane..
ovvio!».
Alice era
spuntata sorridente dai sedili posteriori.
«avete un aereo
privato?».
Bella si stupiva
sempre più di quanto soldi avessero i Cullen.
«certo che si. Così
possiamo andare dove vogliamo quando vogliamo!».
Lo disse in fare
ovvio e Bella non poté fare a meno di risponderle ironicamente.
«ovvio.. chi non
ne ha uno!».
«visto, lo dici
anche tu!».
Isabella alzò gli
occhi al cielo per poi incontrare quelli di Edward che le celavano una
comprensione antica sul come dover comportarsi con Alice.
Un’ora dopo. Tutti e sette i Cullen e la
Prescelta si trovavano in volo verso l’Irlanda quando la veggente ebbe una
visione.
«Alice cos’hai
visto?».
Jazz aveva
percepito subito il cambio di emozioni che avvenivano in Alice ogni qual volta
aveva una visione.
«siamo partiti
appena in tempo. I volturi sono appena atterrati in suolo americano e la loro
mossa sarà quella di avviarsi verso Forks.».
Bella sentiva il
suo stomaco stretto in una morsa per il timore di aver rischiato tanto, per il fatto che a Forks c’era però
suo padre e che forse non era poi davvero al sicuro. Ma Alice aveva detto che
sarebbe andato tutto bene, perciò voleva
fidarsi.
«e cosa succederà
poi?».
«non lo so
Carlisle. Sembra non sappiano ancora che noi… o almeno che la prescelta non è
più lì. Quando se ne accorgeranno, lo vedrò.».
«dovremmo quindi
ancora aspettare?».
«questa parola
credo la dovremmo usare ancora per molto!».
Chi teso e chi
fiducioso, comunque tutti in silenzio, si misero ad osservare il mondo esterno
fuori dal finestrino in attesa di notizie, che non avrebbero, purtroppo,
tardato ad arrivare.
Buonaseraaaa…
Anche se potrei
augurare la buonanotte.
Ho appena finito
di scrivere e ho deciso di postare subito!
Spero di non aver
deluso nessuno dalle possibile scene mentali del litigio tra padre e figlia, ma
non volevo che comunque si separassero in malo modo.
Fatemi sapere
cose ne pensate!
Un bacione
Deborah