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Autore: frannn    08/06/2011    1 recensioni
Faceva parte della Gilda dei Fantasmi: per il resto del mondo lei non esisteva, legalmente parlando.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Funhouse Funhouse - Pink.

I dance around this empty house, tear us down, throw you out.

Quella sera era solo una tra le tante e Felix non pensava che sarebbe stata più divertente o più entusiasmante di quelle passate. Nelly l’aveva punzecchiato tutto il giorno con le sue battutine inacidite e si sentiva meno motivato del solito - e ci voleva un bel coraggio a superare i suoi limiti di non-entusiasmo. Fece roteare l’oliva nel suo drink, guardandosi intorno: vicino a lui stava seduto un biondino lagnoso che sbraitava perché non aveva avuto il permesso di dare una festa a casa sua. Il tizio muscoloso che gli sedeva accanto, lo guardava comprensivo e lo rassicurava criticando banalmente i genitori con frasi del tipo: “Ci vogliono rovinare la vita!” oppure “Gli piace dirci di no!”. Storcendo le labbra pensò che per quanto fossero stupidi, invidiava quei problemi: erano giusti, erano proporzionati all’età di chi se ne faceva carico.
La sua vita, invece, era decisamente fuori dimensione.
 - Hai intenzione di rimanere seduto tutta la sera, oppure vieni a ballare? -.
Lisa tamburellò le sue unghie laccate di blu sul bancone del bar e lo guardò eloquente.
Felix aveva delle conoscenze in quel quartiere, ormai: abitava lì da quasi due anni e, pur non volendo farsi notare, era impossibile passare del tutto inosservati tra casalinghe spione con figlie doppiamente pettegole. Lisa era la maggiore tra le sorelle Harrison ed anche la prima con cui lui aveva più o meno fatto amicizia: il loro primo incontro era stato in quello stesso locale, mentre Lisa festeggiava con le amiche il suo diploma. Avevano flirtato per un po’ ma nulla era andato in porto e da quel giorno erano diventati semplicemente compagni occasionali di serate nei pub.
- Se non mi alzo, continuerai a guardarmi in cagnesco...ho forse qualche scelta? -.
Felix abbandonò il suo posto ridendo e seguendola tra la folla scatenata: in realtà non gli dispiaceva, Lisa era una buona compagnia, disinibita al punto giusto, ma non di certo una zucca vuota.

This used to be a funhouse but now it's full of evil clowns.

Felix aveva lasciato Lisa per andare a prendere qualcosa da bere per entrambi. Poggiò i gomiti sul bancone del bar e fece un cenno al barman.
 - Sono da te tra un attimo -.
Rispose quello, troppo indaffarato per accorgersi di una ragazza che si stava servendo da sola, con molta nonchalance. Felix si accigliò, guardandola allungarsi per raggiungere lo spillatore di birra e riempirsi il bicchiere. Quando si rese conto di essere osservata, si voltò verso di lui e fece spallucce.
 - Sai come si dice, chi fa da sé...-.
Fu il modo di parlare e di muoversi, che spinse il criceto nella testa di Felix a sforzarsi un po’ per connettere quel viso così familiare al ricordo di pochi giorni prima.
 - Ehi, ehi aspetta! -.
Si mosse così di scatto da creare il panico attorno a sé per un attimo: lo sgabello su cui si era seduto cadde e un ragazzo inciampò versando il suo drink addosso ad una super-semi-nuda-teenager che non tardò a gracchiare come una cornacchia. Il gran trambusto sortì comunque un effetto positivo: la ragazza si fermò, piegata in due dalle risate.
 - Sei un disastro -.
Si voltò e fece per andar via, ma Felix, dopo essersi scusato più volte con le persone coinvolte in quel buffo incidente, la bloccò, afferrandole un braccio.
 - Tu! -.
Lei lo guardò strabuzzando gli occhi e sollevando il boccale di birra.
 - Io! Evviva! -.
 - No, tu! Tu sei quella dei disegni sul marciapiede! -.
La sconosciuta si scostò subito, di colpo allarmata. Farsi notare non era un buon affare.
 - Come hai fatto? Ti ho dato i miei soldi e poi me li sono ritrovati in tasca! Come ci sei riuscita? -.
Domandò. Aveva rimuginato a lungo su quella vicenda: era sicurissimo di aver contato bene i suoi spiccioli, quindi di regola si sarebbe dovuto ritrovare senza un centesimo.
Quella tizia doveva aver utilizzato qualche strambo trucchetto da artista di strada senza che Felix si accorgesse di nulla, dettaglio che lo infastidiva parecchio.
 - Sono una strega, uuuuuuuuuuuuuuh -.
Gli rispose, facendogli ben intendere che non aveva intenzione di dilungarsi sull’argomento.
 - ...e io sono Felix! -.
Le porse la mano, soffermandosi ad osservarla: reputò quasi divertente trovare le differenze tra quell’abbigliamento curato e il modo in cui, invece, era conciata giorni addietro, mentre disegnava sul marciapiede. Sembrava quasi un’altra persona e Felix attribuì quella netta sensazione di cambiamento all’assenza di colori. Senza i suoi gessi a macchiarle la faccia, la ragazza perdeva la sua aria magica, sebbene fosse impossibile confonderla con le altre lì presenti.
Nessuna di loro avrebbe indossato con tanta fierezza un paio di semplici pantaloni neri, nessuna avrebbe abbandonato così disordinatamente i capelli lunghi e mossi, nessuna avrebbe passato il lucidalabbra in modo tanto leggero da far sembrare che la sua bocca fosse stata appena sfiorata dall’ombra di un bacio. Un altro genere di ragazze frequentava quel posto e lei era un pesce fuor d'acqua, ma non sembrava né impacciata né imbarazzata.
 - Mi fa piacere! Buona serata -.
Girò sui tacchi e si allontanò con la stessa grazia di una signora dal comportamento impeccabile: sembrava che nessuna delle stranezze del suo modo di fare le impedisse di cancellarsi dal viso quell’espressione pacata e gioviale.
E nessuna, in quel posto, sarebbe stata in grado di reggere l’imbarazzo calando un po’ la maschera e forse nemmeno tra le persone che Felix frequentava c’era qualcuno disposto a distinguersi, ad emergere, a salvarsi dalla piattezza... nemmeno lui.
Per questo si sentì di colpo in dovere di intrattenerla ancora, di parlarle, di scoprire come fosse possibile che sembrasse padrona della sua vita e inserita nel mondo, quando l’aveva guardata disegnare e da lei era stillata una tristezza infinita.
 - Te ne vai così? -.
 - Preferisci che cammini sulle mani? -.
Felix rise, ma era chiaramente in difficoltà. Ogni risposta da parte della ragazza era una frecciatina e nel contempo un mandata di chiave nella serratura della porta che la divideva dal mondo. Sembrava amichevole, disponibile, allegra eppure allo stesso tempo inarrivabile.
 - Beviamo qualcosa insieme -.
 - Perché? -.
Domandò lei, quasi sconcertata, lanciando poi un’occhiata al boccale di birra che teneva in mano come a dire “bevo da sola, non ti preoccupare”.
 - Perché è così che si attacca bottone...? -.
Okay, amico, getta la spugna prima di cadere nel ridicolo.
La sconosciuta non si degnò nemmeno di rispondere e la sua risata fu abbastanza eloquente da far vergognare Felix.
 - Almeno dimmi il tuo nome! -.
Protestò, con un tono quasi lagnoso, mentre la guardava allontanarsi.
 - Non sei tanto male, lo sai? Cocciuto, certo, ma intraprendente -.
Quella frase diede a Felix una speranza, credette di aver fatto centro, ma la sua illusione durò poco, perché la ragazza si voltò di nuovo e si confuse velocemente tra la folla.
 - Felix! -.
La voce squillante di Lisa lo fece sobbalzare.
 - Quando ti ho chiesto una birra, non intendevo vai a raccogliere un po’ di luppolo per me -.
Lui la guardò di traverso, trovandola improvvisamente poco divertente.
 - Senti, io vado a casa. Ci becchiamo, eh -.
La lasciò lì a bocca aperta e braccia spalancate, allontanandosi a grandi falcate con la testa che ronzava per la musica troppo alta e l’aria stralunata dall’improvvisa confusione.

I'm gonna burn it down, down, down.

 

   
 
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