Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: suni    08/06/2011    3 recensioni
“Buona giornata a voi. Signore... Malfoy,” si congedò, spiccio.
“Potter,” rispose l'altro, allungando la mano di slancio verso di lui.
Harry tese meccanicamente la sua e Draco la strinse con vigore.
Lo fecero d'impulso, senza pensarci, ma per un istante tutt'e due rimasero grottescamente rigidi, guardandosi con una specie di sottile soggezione. Era la prima volta che Draco Malfoy e Harry Potter si stringevano la mano: al tentativo precedente, quando il primo aveva teso la propria l'altro l'aveva rifiutata.
Poi tirarono indietro le braccia con cautela.
“Beh, ciao,” bofonchiò Draco, ed Harry si schiarì la gola.
“Ciao.”
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Il trio protagonista, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

III: Colazione da purebloods



Ricapitoliamo.”
A quell'affermazione di Harry, Draco emise un sordo brontolio.
Cosa? Cosa vuoi ricapitolare, ancora?”
Harry si grattò la guancia.
Non sono sicuro di aver capito esattamente questa parte qui sulla rateizzazione,” affermò incerto.
Potter, siamo al paragrafo tre. Ne restano altri sedici,” ringhiò Draco.
Sì, beh, e io non ho capito. Se non capisco non firmo,” insistette il Gryffindor, caparbio. “E poi sei vago. Secondo me nemmeno tu sei poi così esperto in queste cose,” aggiunse bizzoso.
Perché, ti sembro un dannato agente immobiliare?” lo rimbrottò Draco, stizzito. Emise un sospiro stremato, ingollando l'ennesima sorsata di caffè.
Harry si chiese distrattamente se, dato che non sembrava abituato a berne, non si sarebbe trovato da un momento all'altro con un Malfoy in pieno attacco di nervi nel suo salotto, con la prozia Walburga al piano di sotto che urlava per simpatia.
Come ti pare,” bofonchiò.
Draco sbatté la tazza sul tavolo.
Come pare a me è che firmi questa roba e tante grazie.”
Se tu avessi passato buona parte della tua vita a cercare di non farti ammazzare da mezzo pianeta, faresti più attenzione a quello che firmi,” ribatté Harry sostenuto.
Potter, ma se non guardi nemmeno dove metti i piedi!”
Non è affatto...” protestò Harry stizzito e nella foga urtò col gomito la teiera, che si ribaltò sul tavolo rovesciando il proprio contenuto sul pavimento.
Seguì qualche istante di ragionevole silenzio.
Dicevi, Potter?”
...Spero che la Piovra ti divori, Malfoy,”borbottò Harry, estraendo la bacchetta per rimediare a quel pasticcio.

Se io devo garantire che questa casa è effettivamente tua, cosa ne so? Magari l'hai già venduta a altre sei persone,” osservò Harry, imbronciato.
Draco lo guardò storto.
Ma ti pare, Potter?” sospirò. “Comunque è per questo che ti ho portato tutti questi altri documenti,” aggiunse, sfogliando rapidamente il plico. “Ecco, questo è l'atto di proprietà, emesso tre settimane fa. Vedi?”
Harry sporse la testa, scorrendo attentamente il documento.
Sì.”
E' ancora a nome di mio padre, ma abbiamo aggiunto una corrige, qui, la postilla, che afferma che io assumo funzione vicariale nei suoi confronti,” continuò lo Slytherin, indicandogli rapidamente le righe in questione.
Vicariale,” ripeté Harry, atono.
Vuol dire che faccio le veci,” illustrò Draco, irritato.
Avevo capito, eh. Passami una fetta di pane.”
Prenditela da solo, Potter.”
Harry smozzicò una protesta, allungò il braccio al di là di Draco, ficcandogli il gomito praticamente in gola, e si servì di pane imburrato.
E se questo documento fosse falso?”
Non lo è, questo sigillo è magico, ti basta fare un incantesimo di svelamento per verificarlo,” replicò Draco senza scomporsi.
Va beh,” soprassedette Harry, passando oltre. “Andiamo avanti.”
Hai capito così in fretta?” lo schernì Draco con un mezzo sogghigno.
Imparo rapidamente, Malfoy. Per questo faccio il mazzo ai supercattivi.”
Ti è andata solo di culo, ti è andata.”

Fai dell'altro caffè, Kreacher.”
Draco lo osservò di sottecchi.
La Granger non ti scoccia per come tratti l'Elfo?” domandò ironico.
Kreacher non è nelle grazie di nessuno. Nemmeno di Hermione,” rispose Harry, laconico.
Per la storia di Black?” s'informò Draco a bruciapelo, con noncuranza.
Harry si schiarì la voce.
Stavi dicendo, di quell'atto di proprietà?” affermò pratico, riportando lo sguardo al foglio.
Draco rilesse un paio di righe, la fronte aggrottata.
Perché rimani in questa casa?”
Perché me lo stai chiedendo? Vuoi vendere anche questa?” rispose bruscamente Harry, alzando lievemente la voce.
Draco gli lanciò un'occhiata ostile.
Stavo dicendo che la proprietà è ancora a nome di mio padre, ma io sono stato aggiunto in funzione vicariale,” continuò freddamente, con una mezza smorfia sprezzante.
Perché è l'unica che ho,” esclamò Harry a mezza voce. “Ed è l'unica cosa che ho di tutti loro, questa casa.”
Draco non aggiunse altro. Rimase in silenzio per qualche secondo e poi riprese a parlare del contratto.

Di quella mattinata al dodici di Grimmauld Place, negli anni, avrebbero conservato entrambi un ricordo molto simile, immagini analoghe riflesse a specchio, e qualcosa cominciò a cementarsi proprio in quell'occasione.
Harry si sarebbe ricordato una manciata di secondi: Draco che, per qualche ragione che poi avrebbe dimenticato, una frase, un battibecco dei soliti – precisamente, relativo al colore della sua maglietta – piegava leggermente indietro la testa e scoppiava a ridere. Una risata genuina, chioccia e discreta, scappata fuori dai suoi polmoni con naturalezza e senza alcuna cattiveria. Tutto il suo viso pallido s'illuminava e nel grigio dei suoi occhi si accendeva una luce vivace, le sue labbra si schiudevano in un sorriso spontaneo che ingentiliva i suoi tratti, la sua mano si sollevava e lo colpiva in uno spinta quasi bonaria. Non l'aveva mai visto ridere così di gusto, senza scherno o malevolenza, e trovò quasi stupefacente la trasformazione che quell'atto così comune conferiva alla sua persona, trasfigurandola.
Draco avrebbe rammentato la faccia di Harry che, al suo commento sull'infelicità dell'idea del CREPA, si strafogava col caffè, spruzzandolo nella tazza con un sussulto che diventava un feroce accesso di tosse da asfissia e poi si trasformava gradatamente in una trascinante risata. Il suo torace sobbalzava per il riso e gli occhi verdi dietro gli occhiali si riempivano della vitalità che aveva sempre sospettato nascondessero – perché non era possibile sopravvivere a tutto quello cui era sopravvissuto Harry Potter, se non essendo visceralmente attaccati alla vita – trasformandolo in un diciottenne bruno e scarmigliato straripante energia, che strizzava le palpebre in un esubero d'ilarità e poi scoppiava in un nuovo scroscio di risa che riempiva tutta la stanza, contagiando anche lui di allegria.
Due frammenti in mezzo ad ore che, col tempo, sarebbero sparite dalla loro memoria. Le ore, sì, ma non la sensazione, una cosa sottopelle, inconsapevole, che nessuno dei due avrebbe veramente percepito salvo poi scoprirla in seguito col pensiero, tornando indietro a quel momento.
Lì per lì, invece, continuarono a discutere, spiegare e darsi noia finché le tre ore divennero tre e mezza. Soltanto a quel punto, mentre la conversazione diventava uno scambio di battute sempre più lento e svogliato, quando il pendolo scoccò il mezzogiorno Draco si riscosse e diede un profondo sospiro.
Abbi pietà, Potter: ti ho spiegato tutto lo spiegabile. Deciditi.”
Harry lo imitò, stiracchiandosi.
Va bene. Firmiamo,” acconsentì di buon grado.
Draco emise un sospiro di sollievo, raccattando metodicamente i fogli prima di alzarsi in piedi.
Ottimo. Allora muoviamoci: abbiamo appuntamento con Sauer a mezzogiorno e mezzo al Manor.”
Abbiamo?” ripeté Harry, perplesso.
Sì. Ci rimane giusto il tempo che tu ti renda presentabile. Non devi indossare niente a righe verdi e arancioni,” precisò, con un'ultima occhiata disgustata alla sua vecchia maglietta da casa.
Non sapevo di dover venire anche io,” osservò Harry, riluttante. “Questo ti sei dimenticando di puntualizzarlo, mi sa,” aggiunse ironico.
Draco sbuffò con noncuranza.
Meglio, no? Così potrai vederlo in faccia. Muoviti, Potter.”
Harry agitò una mano come a significare che gli stava bene, senza aggiungere nulla, e zampettò in piedi con un mezzo sbadiglio. Mentre caracollava verso la porta, però, si bloccò di scatto e sgranò gli occhi. Sabato. Era sabato.
Gli spagnoli!” esclamò allarmato, prima di portarsi una mano al viso con urgenza.
Che stai farneticando, Potter?” domandò Draco, scettico.
Gli spagnoli!” ripeté Harry con foga. “Oggi arrivano quelli del Ministero spagnolo! Kingsley mi aveva chiesto di essere presente, aveva... Merlino!”
Draco socchiuse gli occhi, prendendo un profondo respiro.
Naturalmente. L'eroe deve dare il benvenuto agli ospiti. E tu te n'eri completamente dimenticato,” affermò perentorio, senza che fosse necessario dare alla frase un'intonazione interrogativa. “A che ora?”
Alle due. Che razza di...!” Harry si abbandonò contro la parete, avvilito. “Non ci voglio andare.”
Draco si cacciò una mano in tasca, tamburellando il piede in terra con aria esasperata.
Va bene, Potter. Facciamo così: tu ora ti vesti da persona civilizzata, vieni a firmare e poi te ne vai direttamente a farti mettere in mostra al Ministero. Ti lamenterai in un altro momento.”
Harry cercò di guardarlo con tutto l'astio possibile. Draco non sembrò impressionato, forse perché la sua faccia era un po' troppo divertita per sembrare convincente. Alla fine bofonchiò un'ultima, vaga lamentela e si diresse in camera, per cercare dei vestiti e poi buttarsi in doccia.
Aspettami qua, ci metto un attimo,” suggerì prima di dileguarsi.
Si chiuse nella sua stanza, frugando nell'armadio e buttando tutto fuori alla rinfusa. Stabilì che in una doppia occasione formale come quelle sarebbe stato bene un abbigliamento sobrio, semplice, magari sui toni del nero o del grigio. Qualcosa di tradizionale da mago, ma non troppo. Cincischiò per un po' col suo povero guardaroba prima di decidersi quasi a casaccio, poi si fiondò in bagno e si gettò sotto l'acqua.
Non aveva idea che, mentre lui si preparava, Draco stesse passando il tempo prima a gironzolare per il salotto, studiando per qualche minuto l'arazzo della famiglia Black, che segnalava anche il suo nome, per poi dedicare una blanda attenzione ad alcuni libri e riviste che Harry aveva abbandonato in giro – per lo più edizioni degli ultimi mesi del Cavillo – e infine imbattersi nella copia degli atti del processo che Hermione gli aveva mandato soltanto la sera prima. La sfogliò accigliato, senza davvero leggere se non soffermandosi, come aveva fatto Harry stesso, sul paragrafo che riportava la testimonianza dell'eroe. I suoi occhi esitarono per qualche istante su quelle particolari righe in cui Harry Potter affermava che lui gli aveva lasciato la propria bacchetta magica.
Potter era molte cose, per lo più spiacevoli, ma non un contaballe. Magari ne aveva raccontata qualcuna, certo, ma niente di grosso: non era una cosa da lui, e i membri della sua Casa di solito di rivelavano pessimi mentitori, quando si trattava di cose importanti; erano bravi più che altro a inventarsi balle su delle sciocchezze. Ma quella volta, in un'occasione in cui proprio mentire era una cosa da non farsi, Harry Potter se n'era uscito con una fregnaccia colossale, immotivata. Draco stesso, nonostante in quel momento avesse ben altro per la testa e il terrore in ogni atomo del corpo, si era reso conto con incredulità che Harry stava mentendo per difenderlo. Non aveva capito perché, allora, e continuava a non capirlo adesso. Era un'incognita che non sarebbe forse riuscito a risolvere mai, ma che sovente tornava a solleticargli l'intelletto, insieme a tante altre che si riallacciavano alla sua complicatissima relazione con la figura di Harry.
Quella bacchetta, per la cronaca, non gli era mai stata restituita.
Dopo aver osservato ancora per un po' la pagina incriminata, Draco rimise il documento dove l'aveva trovato e continuò la sua silenziosa esplorazione, proprio mentre il getto della doccia veniva aperto: dal salotto si avventurò in corridoio, affacciandosi dapprima in un paio di stanze spoglie e abbastanza impersonali per poi imboccare, in terza battuta, la porta della stanza in cui dormiva il Gryffindor, riconoscendola al primo sguardo.
Draco era convinto che i capelli di Potter dicessero un bel po' di cose della sua personalità, e il tutto si rifletteva anche sulla sua camera: sembrava che qualcuno fosse entrato li dentro e si fosse divertito a lanciare tutto per aria e far esplodere l'armadio a colpi di bacchetta. C'erano vestiti e ciarpame ovunque, anche abbandonati sul pavimento, in un ammasso di abiti, vettovaglie, libri, giornali, lettere, ninnoli infantili, artefatti magici, boccini defunti, scarpe spaiate, tazze, posate, un paio di dischi e un riconoscibilissimo raccoglitore di fotografie in precario equilibrio sul bordo del comodino.
Draco tese l'orecchio, sentendo che la doccia continuava a scrosciare, e allungò la mano ad afferrare quell'ultimo oggetto. Aprendolo, scoprì che si trattava di una manciata di povere foto del matrimonio di James Potter e Lily Evans, come dedusse dal fatto che l'uomo ritratto somigliava in maniera devastante ad Harry. Riconobbe il testimone dello sposo a naso, dal momento che il ragazzo bruno e avvenente che compariva accanto agli sposi non assomigliava nemmeno vagamente a quello sulle foto segnaletiche dell'evaso di Azkaban, e stava già per posare il raccoglitore quando, facendolo scorrere per richiuderlo, intuì di sfuggita delle fotografie di altra fattura nelle pagine seguenti. Lo riaprì, incuriosito.
C'erano delle altre foto, in effetti, e non c'entravano niente con il matrimonio dei Potter. Un paio, dall'aria piuttosto datata, ritraevano un gruppetto di quattro ragazzi nel quadro della scuola di Hogwarts. Draco riconobbe di nuovo un James Potter ragazzino, pressoché identico all'Harry dei suoi ricordi scolastici. Individuò con una smorfia un grassoccio Peter Pettygrew e indovinò di nuovo l'identità del suo procugino per pura evidenza cronologica. Il quarto gli prese qualche secondo di riflessione, ma lo identificò nel vedere le cicatrici al lato della sua faccia: un professor Lupin adolescente. Un'altra foto immortalava l'inaugurazione dei Tiri Vispi Weasley, e i gemelli sghignazzavano in primo piano stringendosi violentemente la mano, entusiasti. C'era una foto di Colin Canon che fotografava se stesso nello specchio; trasalì nel trovarne una in cui, nell'angolo del quadro di un'immagine abbastanza insignificante delle cucine di Hogwarts, faceva capolino il faccino di Dobby; poi un ritratto in bianco e nero di Remus Lupin e sua cugina Nimphadora che teneva in braccio un bimbetto piccolissimo – sua madre gli aveva detto, se non sbagliava, che si chiamava Ted. C'era una foto, anche quella sicuramente opera di Canon, dei due campioni di Hogwarts al Torneo Tremaghi, con Diggory che sorrideva franco verso l'obiettivo, sventolando educatamente la mano; una con il vecchio Moody e qualche altro membro dell'Order, una di Severus Snape che cazziava uno studente Hufflepuff di cui in quel momento gli sfuggiva il nome e c'era persino una fotografia, che strappò a Draco un respiro sconnesso, di Gregory e Vincent nelle loro divise di Slytherin. Dovette girare di scatto la pagina per non tremare, ma l'immagine successiva lo raggelò.
Era una panoramica della Sala Grande col cielo limpido e pulito, inquadrava le estremità dei tavoli affollati di studenti e nel centro c'era quello dei professori, ma l'unica cosa che Draco vide veramente fu il Preside Dumbledore in piedi davanti a tutti. Quell'immagine a tradimento gli tolse il fiato. Il vecchio mago con uno dei suoi soliti abiti di foggia arcaica, la lunga barba bianca, gli occhi azzurrissimi, limpidi e bonari. Aveva un braccio alzato con cui reggeva il calice in un brindisi festoso che, sebbene rivolto alla sala, a Draco sembrò indirizzato proprio a lui. Dalle sue labbra socchiuse scappò fuori un gemito angoscioso.
Malfoy?” lo riscosse la voce stupita e contrariata di Harry, che lui non aveva sentito uscire dal bagno.
Mentre sollevava la testa di scatto non gli riusciva nemmeno di respirare. Restò lì immobile, colto in flagrante, senza arrivare per una manciata di secondi a controllare la trazione innaturale dei muscoli tesi del suo viso.
Harry, la fronte aggrottata e lo sguardo decisamente furente, gli strappò di mano l'album con un gesto rabbioso, per posare l'occhio sulla foto e poi rialzarlo su di lui con amarezza.
Chi ti ha dato il permesso di entrare qui?” esclamò veemente, con una smorfia che mostrava perfettamente la sua collera. Chiuse il raccoglitore di scatto, portandosi via Dumbledore, Vincent e quegli altri di cui non importava nulla.
Draco si umettò le labbra e ricompose il proprio volto in un'espressione che sperava essere calma e padrona di sé.
Mi annoiavo e ho dato un'occhiata in giro,” affermò con sussiego. “Mi piacciono gli album di foto,” mentì deciso. Aveva ancora una brutta sensazione nello stomaco e gli era venuta improvvisamente molta voglia di uscire e prendere una boccata d'aria.
Harry non ribatté ma non cambiò nemmeno espressione, segno che non se l'era bevuta. Si limitò a ficcare i piedi nella scarpe con espressione livida e tirata e a spingerlo non troppo garbatamente fuori dalla porta della stanza.
Andiamo,” gracidò seccamente.


Sauer sembrava corrispondere esattamente alla sommaria descrizione di Draco e alle deduzioni di Hermione. Era un mago alto e magro sui cinquant'anni, dall'aria elegante e signorile, che si muoveva con gesti manierati e con una sicurezza che aveva qualcosa di arrogante, come succede a chi è abituato ad essere – o a considerarsi - un filo al di sopra degli altri. Era inguainato in abiti di foggia perfetta, dinnanzi ai quali Harry si domandò vagamente se il suo aspetto non lo rendesse simile a un senzatetto. Malfoy però non aveva criticato il suo abbigliamento – non che fosse stato in posizione di criticare alcunché, dopo che l'aveva beccato a ficcanasare in camera sua.
Il famoso Harry Potter,” stava esclamando Sauer con tono pomposo, marcato da un forte accento teutonico e da vocali secche e raschianti, sorridendo nella sua direzione con un misto di rispetto e condiscendenza. Probabilmente, pensò Harry, quella sfumatura di indulgenza superiore non lasciava del tutto la sua voce nemmeno mentre parlava con Ministri e autorità mondiali.
Sorrise meccanicamente, sperando di avere un'espressione abbastanza rilassata, qualcosa tra la modestia affettata e la fierezza, ma probabilmente stava sembrando soltanto quel che era, cioè a disagio.
In persona,” confermò a mezza voce, tendendo la mano.
E' un vero piacere conoscerla, signor Potter. Ho sentito un gran parlare di lei anche sul vecchio continente,” continuò Sauer con fare formale, stringendo la sua mano e guardandolo con l'aria – Harry non avrebbe potuto definirla altrimenti – di essere stato lui a far sì che diventasse un eroe. Quell'uomo emanava una tale boria che si dovette trattenere per non ritrarre il braccio anzitempo.
Ma davvero?” chiese schiarendosi la voce.
Gli occhi grigi di Draco saettarono verso i suoi, ironici, e una specie di impercettibile smorfia di scherno, e d'intesa, gli ombreggiò le labbra. Harry sollevò leggermente un sopracciglio in risposta, come per rimproverargli insinuazioni immaginarie sulla sua fame di notorietà, e Draco alzò lo sguardo verso l'aria con fare innocente.
Ma certamente. Il suo è un nome sulla bocca di tutti, signor Potter. Non mi aspettavo certo che il famigerato garante del signor Malfoy fosse lei,” stava proseguendo Sauer, con quello che più che stupore sembrava scetticismo.
Harry si strinse nelle spalle, appiattendosi i capelli sulla fronte.
Io e Draco ci conosciamo da parecchi anni,” affermò vago.
Tecnicamente era vero: ormai erano più di sette anni che si conoscevano; che poi si fossero costantemente odiati per tutto quel tempo era un problema loro e certo non di Niklaus Sauer.
Naturalmente,” commentò Sauer, lasciando perfettamente intendere che quelle parole non l'avevano convinto.
Il signor Potter,” intervenne formalmente Draco, cavandolo d'impiccio, “ha già visionato tutti i documenti, insieme a me. Se non ci sono cambiamenti dell'ultimo minuto possiamo sbrigare l'affare, Conte, così poi spero mi vorrà fare il piacere di invitarla a pranzare in un locale che sarà sicuramente di suo gusto.”
Harry si limitò ad annuire, preferendo non intervenire oltre in quella serie di convenevoli.
Mi sembra un'ottima idea,” confermò Sauer. “Signor Potter, sarà delle partita?”
Harry ci mise un attimo a capire che gli stava chiedendo se avrebbe pranzato con loro. Quando la cosa gli fu chiara, sbatté gli occhi e scosse debolmente la testa.
No, mi spiace, io... Il Ministro spagnolo o qualcuno del suo ufficio, non ho proprio capito, è in visita a Londra per qualche giorno e il signor Shaklebolt mi aspetta per accogliere gli ospiti,” farfugliò con leggero imbarazzo, scrollando le spalle a mo' di chiosa.
Sauer sgranò leggermente gli occhi, vagamente compiaciuto.
Capisco,” commentò soltanto.
Harry tirò un respiro profondo, prima di seguire gli interlocutori a sedere. Li lasciò discutere per conto loro sfoggiando la sua miglior espressione attenta, quella che aveva messo a punto in sei anni di lezioni di Pozioni, per pensare intanto serenamente ai fatti propri.
Il fatto che Malfoy avesse messo le mani sul suo piccolo santuario personale lo aveva messo in imbarazzo. Le foto che aveva raccolto, di cui solo una parte figuravano nell'album, erano il suo patrimonio segreto. Nemmeno Hermione, Ron e Ginny sapevano che le aveva collezionate – ricevute dalla famiglia Canon, per lo più. Non che ci fosse qualcosa di male, aveva semplicemente preferito non parlarne. Non gli andava che i suoi amici avessero le prove di come il tempo che passava a ripensare alle cose successe fosse di gran lunga maggiore di quello che investiva riflettendo su quelle che poteva fare in futuro.
La verità era che Harry non riusciva a immaginarsi granché, per l'avvenire. Per tutti quegli anni alla sua esistenza era stato attribuito un unico scopo: quello di diventare colui che avrebbe annientato Voldemort. Adesso che la meta era stata raggiunta, e ad un prezzo altissimo in termine di vite umane, lui non sapeva più che farsene di se stesso. Si sentiva fuori posto, sbattuto in un “dopo” che durante tutta l'adolescenza non aveva potuto permettersi d'immaginare. Certo, aveva sempre saputo, più che altro perché sembravano pensarlo tutti, che se fosse sopravvissuto sarebbe certamente diventato Auror, forse Ministro, ma era una cosa troppo distante che non lo riguardava veramente in prima persona. A diciotto anni, l'età in cui normalmente si comincia a dare forma concreta alle proprie ambizioni, lui si ritrovava a non averne nessuna, perché l'unica ambizione di Harry Potter era stata fermare il Signore Oscuro. Era quello il suo ruolo e il suo posto. Ormai era tutto finito e ogni cosa era tornata uguale a prima e insieme infinitamente diversa, e quasi non riusciva a capire perché tutta quella gente fosse morta. Forse era quello a costringerlo a ripensare insistentemente a tutti loro. Perché loro, e perché non lui. Loro non c'entravano niente, i loro nomi non comparivano nella Profezia, ci compariva il suo. Anche se non l'aveva mai desiderato e se aveva sognato un sacco di volte di essere chiunque altro.
...Potter?”
Sì, va bene,” affermò meccanicamente, annuendo con vigore nella speranza che gli altri due non si accorgessero che non li stava ascoltando.
Draco sbuffò.
Lo sappiamo che va bene. Quindi firma, che ne dici?” strascicò ironicamente.
Harry prese la penna d'oca con aria estremamente compresa e appose una serie infinita di firme su tutti i fogli che gli altri due gli misero davanti, riconoscendoli a naso per averli letti poco prima. Quando quell'ultima incombenza fu sbrigata aspettò in silenzio che Malfoy e Sauer sbrigassero le ultime formalità, facendo rimbalzare distrattamente lo sguardo dall'uno all'altro, e infine con sollievo li imitò quando si alzarono stringendosi la mano. Si alzarono in piedi e ad Harry sembrò di riemergere da un torpore sottile. Uscendo, con Sauer e Malfoy che borbottavano qualche ultimo commento sulla magione, si prese il tempo di guardarsi intorno più tranquillamente di quanto avesse fatto all'arrivo, di corsa e ancora turbato per l'album di foto.
Non ricordava affatto la sua precedente visita al Manor, che aveva assunto i contorni di un incubo nebuloso, sicché osservò con leggera curiosità l'alto soffitto della dimora e l'eleganza del luogo, in un principio di decadenza – c'era un po' più polvere di quanto sembrasse bene, constatò.
Molto bene, signor Malfoy. Vogliamo andare a pranzo?” stava domandando Sauer, cerimonioso.
Senz'altro, è già tardi,” rispose Draco, la voce un po' più tesa del normale.
Harry colse il suo sguardo correre freneticamente lungo le pareti, su per il soffitto e sulle superfici dei mobili dell'atrio, rimbalzando avanti e indietro come nel timore di aver saltato qualcosa.
Ehm... Signor Sauer, cosa pensa di fare con il giardino?” intervenne a sproposito, indicando all'uomo il parco antistante la casa.
Non lo so, ancora. Pensavo di aggiungere delle aiole,” esplicò l'uomo, con remota indifferenza.
Davvero?” continuò Harry con aria interessata. “Dove?” insistette. Così riuscì a pilotarlo fuori lungo il sentiero, per lasciare ancora per qualche secondo Draco Malfoy solo con la casa in cui era nato e cresciuto. Si sorbì per qualche minuto le sue dissertazioni sulla sua concezione del futuro giardino, ingollò qualche altra ampollosa pillola di noblesse e finalmente vide ricomparire lo Slytherin, se possibile più pallido che mai ma perfettamente composto. Draco gli mandò uno sguardo che poteva anche sembrare all'incirca non riconoscente, magari, ma abbastanza benevolo.
Potter, non vogliamo trattenerti oltre. Ti aspettano per esporti,” affermò, amabile come sempre.
Porti i miei ossequi al nuovo Ministro, signor Potter,” aggiunse Bauer.
Buona giornata a voi. Signore... Malfoy,” si congedò, spiccio.
Potter,” rispose l'altro, allungando la mano di slancio verso di lui.
Harry tese meccanicamente la sua e Draco la strinse con vigore.
Lo fecero d'impulso, senza pensarci, ma per un istante tutt'e due rimasero grottescamente rigidi, guardandosi con una specie di sottile soggezione. Era la prima volta che Draco Malfoy e Harry Potter si stringevano la mano: al tentativo precedente, quando il primo aveva teso la propria l'altro l'aveva rifiutata.
Poi tirarono indietro le braccia con cautela.
Beh, ciao,” bofonchiò Draco, ed Harry si schiarì la gola.
Ciao.”


Sfinito. A pezzi. Liquefatto.
Dopo sei ore in compagnia dei delegati del Ministero spagnolo e di mezze le autorità di quello inglese, a Harry sembrava che un'altra battaglia di Hogwarts sarebbe quasi stata meno traumatica. Il brutto tempo e i nuvoloni spessi e pesanti che sovrastavano Londra, preannunciando pioggia, non lo aiutavano a rimanere attivo. Aveva l'impressione di essere stato travolto dall'Espresso e l'udito un po' ovattato. Passò dal panettiere dietro l'angolo, invece di materializzarsi direttamente a casa, ma era così rintronato che si dimenticò di comprare il pane e acquistò invece una ciambella. Per inerzia, la ingollò lungo il brevissimo tragitto verso casa e quando arrivò a Grimmauld Place, al crepuscolo, lo trovò lì.
Era seduto su una delle due panchine arrugginite che si trovavano in mezzo alla piazza, sovrastate dai rami radi di due betulle rinsecchite. Era lì col mento affondato nel bavero del mantello, la testa bassa, il busto reclinato leggermente in avanti e le mani intrecciate sulle ginocchia.
Harry si avvicinò a passi lenti, silenzioso.
Ehi,” mormorò.
Draco non si mosse, non alzò nemmeno la testa – anzi sembrò irrigidirla in quella posizione – ma emise una sorta di mugugno che poteva anche essere immaginato come un saluto.
Harry diede uno sbuffo sommesso, prima di lasciarsi andare seduto un po' più il là sulla panca. Per un paio di minuti rimase lì fermo e nemmeno Draco si mosse.
Quando la prima goccia gli atterrò sulla lente sinistra degli occhiali aggrottò lievemente la fronte, ma non fece altro. Alla seconda si asciugò la guancia, alla terza si coprì la testa con la mano e alla quarta prese un respiro.
Pioviggina,” annunciò.
Draco annuì per qualche secondo.
Già.”
Harry strinse le labbra, osservandolo di sbieco.
Tutto...sistemato?” chiese piano.
Draco annuì di nuovo.
Sì. Gli ho dato le chiavi di casa e tutto il resto.”
Il Gryffindor espirò rumorosamente, osservando vago il lastrico della piazza.
Perciò è fatta,” concluse.
Un altro silenzio prolungato seguì quelle parole. Harry si alzò il cappuccio sulla testa e tirò leggermente su di naso, accoccolandosi meglio sulla panchina. Draco continuava con la sua interpretazione della vittima di Petrificus, ma dopo qualche altro minuto raddrizzò lievemente il dorso e aggrottò la fronte, assorto.
Non sapevo dove altro andare,” disse, non col tono di volersi giustificare ma come una constatazione piuttosto decisa. “Non avevo voglia di tornare da mia madre e confermarle che no, Malfoy Manor non è più nostro,” continuò.
Non sembrava la voce di uno che voleva essere compatito o che cercava di coprire una debolezza, ma una spiegazione lucida e molto seria, tinta appena di rabbia. La sua fronte rimaneva aggrottata con gravità.
Harry fece spallucce.
Quello lo puoi sempre fare dopo.”
Draco sbuffò ilare.
Potter, il campione del rimandare,” borbottò, ed Harry spalancò gli occhi con enfasi.
E' un talento,” si difese.
Draco scrollò appena la testa, accennando un rapido sorriso.
Pensavo che sarei invecchiato in quella casa,” commentò con tono distaccato. “Quand'ero bambino e un po' meno intelligente volevo un campetto per il Quidditch nel giardino, ma mio padre diceva che avrei disturbato i pavoni di Narcissa. Ho sempre pensato che il giorno in cui glielo avesse chiesto mio figlio non sarebbe stato capace di rifiutare.”
Harry si corrucciò, amareggiato.
Mi...” iniziò, prima di rendersi conto che affermare il proprio dispiacere sarebbe stato grottesco. Gli dispiaceva che Lucius Malfoy fosse ad Azkaban? No, nemmeno per idea, neanche lontanamente. Scosse la testa. “Un po' meno intelligente... Non c'è che dire, Malfoy, sei sempre un campione di modestia,” ridacchiò quindi, soprassedendo.
Draco stiracchiò un sorriso un po' più convincente.
E' una dote naturale.”
Una delle innumerevoli.”
Allora ogni tanto qualcosa lo capisci, Potter.”
Vaffanculo per l'ennesima volta, Malfoy.”
Hai veramente un vocabolario limitato.”
Meno del tuo cervello, Malfoy.”
Potter, questa era già vecchia quando siamo nati.”
Questo non cambia i fatti.”
Draco finì per emettere un sorta di risolino come colpi di tosse. Poi sollevò definitivamente il capo e riguadagnò una posizione eretta e più composta.
Sta proprio piovigginando,” constatò. “Sai che ti dico, ma ne vado a casa.”
Harry assentì.
Ok,” commentò con mitezza.
Draco si alzò in piedi per primo, picchiettando i piedi in terra un po' intirizzito.
Potter...” iniziò a voce bassa, vago.
Malfoy,” ribatté Harry con un leggero sorriso.
Beh, è stato un bel gesto eroico, come al solito,” commentò Draco con una mezza smorfia.
Harry si grattò il naso.
E' il mio lavoro.”
Già. Ci si vede, Potter.”
Sai dove abito,” confermò Harry alzandosi a sua volta. “Buon rientro.”
E buona serata a te,” concluse Draco con una specie di cenno della mano, prima di voltarsi e iniziare ad allontanarsi. Harry lo osservò per un paio di secondi prima di girarsi verso casa per fare altrettanto.
Potter.”
Si voltò indietro perplesso, incrociando nuovamente la figura di Draco e il suo sguardo stranamente limpido.
Grazie,” fece Draco, facendogli spalancare un po' gli occhi. “Per non aver detto che ti dispiace.”
Harry socchiuse le labbra d'impulso, esitando tuttavia a parlare. Poi le richiuse in un sorriso sbilenco.
Sono Harry Potter. L'eroe senza macchia.”
Draco sogghignò con un cenno d'assenso.
Giusto, come dimenticarlo.”
Si voltò di nuovo indietro con un gesto più evidente del braccio e si allontanò davvero, sparendo dalla piazza nello stesso momento in cui lui si chiudeva la porta alle spalle.


   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: suni