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Autore: Ulisse85    08/06/2011    5 recensioni
Dopo la duna sulla quale erano saliti, e su cui li aveva appena raggiunti Chiara, c'era una scogliera rocciosa, che sembrava scolpita con un'arma affilata per le linee nette, definite, quasi violente che tagliavano il paesaggio e delimitavano mare e orizzonte.
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Veronica, seduta su un seggiolino vicino la finestra singhiozzava sommessamente ad occhi bassi.

Erano state le sue urla e i suoi strepiti a scuotere Mara abbastanza da dare una mano ai ragazzi nel soccorso a Sebastiano.

Questi ora giaceva nel suo letto, privo di sensi e molto debole. Aveva un po' di febbre ma era riuscito a rimettere tutti i biscotti avvelenati che aveva mangiato.

La moglie accanto al suo letto, su una sedia, era divisa tra senso di colpa e incapacità di accettare l'accaduto. Pensava a perchè avesse agito così, cercava di ricordare le sue azioni e i suoi pensieri delle ultime ore ma le sembrava di tentare di riportare alla memoria le scene di un film interpretato da qualcun altro. Che a Cinzia sia successa la stessa cosa? Continuava a chiederselo.

 

Cinzia era assorta nella stessa posizione di Mara accanto al letto di Giacomo in ospedale. Il marito si era parzialmente ripreso ma era ancora sotto-antidolorifici e necessitava di assoluto riposo. Era riuscito a riprendere conoscenza quel tanto che bastava per salutare al telefono Chiara.

La ragazza aveva detto loro che non poteva passare a trovarlo perchè Sebastiano si era sentito male e Mara doveva restare con lui. Sperava magari di riuscire a passare il giorno dopo.

Con Cinzia aveva scambiato poche parole e imbarazzate.

Ma era più di quanto la donna osasse aspettarsi.

Solo una cosa non le era piaciuta: il modo con cui le aveva detto “ciao”: le era suonato più profondo di senso e significati di una semplice parola di saluto detta al cellulare prima di riattaccare.

 

Aveva ragione.

Chiara quel “ciao” l'aveva detto quasi tremando.

Lei e Marco avevano infatti preso una decisione: tornare nella casa sulla scogliera.

Lì dove tutto aveva avuto inizio, lì avrebbe dovuto avere fine.

Marco era convinto di questo.

Chiara, pur assalita da mille dubbi pratici, sentiva che, purtroppo, non potesse essere diversamente da così.

 

Il ragazzo andò da Veronica sussurrandole di badare alla mamma e che sarebbe tornato presto.

La sorellina lo abbracciò.

Senza sapere né capire.

Ma perchè lo sentiva.

Marco ricambiò l'abbraccio e disse a Mara che lui e Chiara sarebbe usciti un po' con Rufus perchè si sentivano soffocare dall'ansia dentro casa.

La donna, ancora in stato di semi-shock si limitò ad annuire a qualcosa rispetto a cui in qualsiasi altro momento avrebbe opposto mille obiezioni e per cui avrebbe sollevato infinite domande.

 

Le domande le avrebbe volute sollevare Chiara su come avrebbero fatto a fermare tutto quello che stava accadendo e su cosa fosse questo stesso “tutto”.

Ma non lo fece.

Sentiva a-razionalmente di dover andare in quella casa e incontrare lì la fine di quel percorso di nebbia e dolore che avevano iniziato.

Qualcosa stava lentamente avendo la meglio sulle loro famiglie e sul loro mondo.

Erano gli unici finora scampati e da loro era iniziato tutto.

Da loro e da Rufus, che infatti anche questa volta portarono con loro.

 

Il percorso verso la casa fu accompagnato dal sole del primo pomeriggio.

Camminarono abbastanza veloci da non avere tempo per cambiare idea.

Anche il piccolo meticcio sembrava non avere voglia di correre, saltare e giocare come faceva di solito.

Non ci misero molto a intravedere la duna dietro la quale si ergeva la casa.

Si fermarono un attimo.

Marco volse lo sguardo a Chiara per dirle qualcosa, per incoraggiarla, perchè sentiva che era il tipico momento in cui segnare il passo con una frase che non svanisse alla prima folata di vento.

Ma il silenziò non venne rotto e vi fu solo un cenno di assenso di Chiara.

 

Si avviarono verso la duna, che scalarono agevolmente.

Ne valicarono la cima e cominciarono la discesa.

La nebbia era lieve e avvolgente oltre la duna.

Si faceva più fitta davanti a loro ogni passo e sembrava richiudersi dietro di loro come a celare le tracce di un ricordo smarrito.

Il loro passo si fece più lento e accorto. Ma non indeciso.

Arrivarono alle scalette di pietra. Le salirono.

Non erano mai arrivati fino a lì.

Almeno da svegli.

 

Marco sentì un tocco leggero sulla proprio mano. Era Chiara che con la sua lo cercava.

La prese delicatamente e quindi lasciò che le loro dita si intrecciassero.

Rimasero un momento così e quindi camminarono verso la porta che eri semichiusa e che al loro tocco si aprì cigolando e svelando l'interno della casa.

 

Rimasero entrambi sorpresi da quando la casa ricordasse il loro sogno.

Da quanto la casa fosse quella del loro sogno.

Rabbrividirono a questo pensiero.

 

Furono risvegliati dal lieve torpore dal ringhiare sommesso di Rufus che dopo essere stato dietro di loro per tutto il tempo, ora li aveva superati e davanti a loro ringhiava verso ogni angolo della casa.

In particolare verso l'unica porta chiusa sulla loro sinistra.

 

Ma fu dalla loro destra che venne un rumore.

Dalla stessa cucina doveva Mara aveva trovato quel bellissimo specchio rotto con l'onice nera.

Rufus corse aggredendo quella minaccia.

Il piccolo meticcio si scagliò in cucina contro quel pericolo fatto di nebbia ma la porta della stanza si chiuse violentemente alle sue spalle e subito dopo si sentì un forte guaito.

 

Adesso Marco e Chiara cominciarono ad avere seriamente paura.

L'adrenalina scorreva prepotentemente nel loro corpo.

Si tenevano ancora per mano quando i loro pensieri furono attirati da una lieve melodia di pianoforte che proveniva dal piano di sopra.

Rimasero qualche secondo ad ascoltare quella musica dolce e tremendamente triste.

Era una nenia.

 

Decisero di andare al piano di sopra.

Si fecero coraggio e cominciarono a salire le scale.

 

La musica era ripetitiva, saliva ogni tanto di un'ottava e poi riscendeva sprofondando in un triste sospiro.

Marco e Chiara seguendone le note arrivarono ad aprire la porta della buia camera da letto dove entrambi sapevano già esserci il pianoforte nero senza una gamba.

Lo trovarono sulla propria destra proprio come nel loro sogno.

Davanti a loro riconobbero il letto a baldacchino con le sue tende polverose e le lenzuola leggermente sfatte.

 

Alla melodia del pianoforte si era sostituito un silenzio denso e assordante.

I due ragazzi riuscivano a percepire il rumore del proprio respiro.

Ma il silenzio fu rotto dal riprendere di quella stessa melodia prima suonata la pianoforte chiuso alle loro spalle.

Questa volta era però canticchiata, quasi sussurrata, da una voce di donna.

 

Si girarono e sulla propria sinistra, in fondo alla stanza, videro la sagoma di una donna dai capelli argentei avvolta in un telo blu che si spazzolava i capelli lentamente.

Ignorandoli.

Cercando di guardarsi nei pochi frammenti dello specchio rimasti dentro la cornice.

L'assenza del vetro dello specchio impediva a Chiara e Marco di distinguere il volto della Dama.

 

Marco fece un passo verso la signora che continuò a canticchiare la triste nenia senza dare segno di essersi accorta della loro presenza.

 

Un altro passo di Marco.

Chiara era impietrita e rimase ferma.

Marco la tirò leggermente per il braccio e anche lei cominciò a camminare.

 

Al passo successivo sentirono entrambi sotto i propri piedi un rumore.

Uno scricchiolio.

Si chinarono a guardare e notarono di stare calpestando i frammenti di vetro dello specchio, che erano tutti in terra. Alcuni più grandi e altri più piccoli.

Osservando per qualche secondo, si resero conto di quello che vedevano: in ogni frammento vi era riflesso un po' del viso della Dama come un volto scomposto in un folle puzzle.

 

Il volto nei frammenti si mosse.

Raggelarono entrambi.

Rialzarono lo sguardo e davanti la specchiera la Dama non c'era più.

Proprio ora che erano ad un paio di passi.

 

Sentirono però di nuovo la nenia.

Era dietro di loro.

Si girarono entrambi di scatto e videro la sagoma avvolta nel telo blu, con il cappuccio tirato sulla testa e i capelli argentei che fuoriuscivano. Era dietro il letto a baldacchino e le tende ne nascondevano il volto.

Senza smettere la nenia si mosse verso di loro.

Chiara si strinse a Marco.

 

La sagoma blu avanzava sfumata nella poco luminosità della stanza.

Solo i suoi capelli argentei e l'enorme macchia di sangue all'altezza del ventre della donna si distinguevano dal tessuto blu che si muoveva sinuoso e compatto.

 

Marco decise di reagire.

Non erano venuti in quella casa per sottostare alle lusinghe di quell'intorpidimento.

Scattò improvviso verso la finestra cercando di aprila per far entrare la luce del sole, sicuro che questo avrebbe dato loro forza: certe paure si nutrono di oscurità e buio.

Riuscì solo in parte nella propria impresa, pur scorticandosi le dita nel tentativo.

La finestra era serrata e riuscì solo ad aprirla leggermente lasciando che un po' di luce in più filtrasse e migliorasse un minimo la visibilità ma senza ottenere l'effetto voluto.

 

Si girò e la Dama non c'era più.

Anche la nenia era cessata.

Sentì da sotto Rufus abbagliare furiosamente.

Chiara era a pochi passi da lui, in piedi dove lui la aveva lasciata per andare ad aprire la finestra.

Lo guardava con la testa leggermente inclinata da un lato e con espressione semi-sorridente.

 

Hai avuto coraggio a venire fino a qui..” gli disse Chiara.

 

Ma Marco pur vedendo la sua amica parlare e pur riconoscendo la voce capì che non era lei.

 

Sei impudente e offensivo. Perchè vieni a disturbarmi? Cosa vuoi?”

 

Smettila di far soffrire le nostre famiglie...” disse Marco.

Avrebbe voluto suonare minaccioso, magari perentorio.

Ma percepì da solo come il tono fosse uscito più vicino ad una supplica che ad una intimidazione.

 

tutti dobbiamo soffrire...” sorrise Chiara...

 

Marco cerco di muoversi ma si rese conto di essere come bloccato. Impietrito.

 

e adesso … tocca a te”

 

Chiara si chinò a raccogliere un grosso frammento dello specchio.

Appuntito e tagliente.

Marco poteva vedere chiaramente la mano della sua amica che solo nell'impugnare il vetro sanguinava leggermente lasciando una sottile scia di gocce che si dirigeva verso di lui.

 

Avrebbe voluto indietreggiare di un passo. Ma le sue gambe erano ferme.

Non riusciva nemmeno a sollevare le braccia per difendersi.

 

Cercò di fissare i propri occhi in quelli di Chiara per leggervi ancora traccia della ragazza che conosceva, della sua amica. Ma trovò solo delle fredde iridi color della nebbia e un sorrisino soddisfatto ad aspettarlo.

 

Un passo in più verso di lui.

Da sotto i rumori di Rufus che grattava furiosamente la porta della cucina per aprirla.

Un altro passo.

 

Chiara era ormai davanti a lui.

La ragazza sollevò la mano con il frammento di vetro sopra la propria testa, pronta a vibrare il colpo.

Era il momento di soffrire per Marco.

Era il momento di pagare.

Chiara vibrò il colpo e il sangue cominciò a scorrere copioso sul pavimento, tra gli altri frammenti di vetro già sparsi in terra.

 

Un colpo di vento finì di aprire la porta della camera da letto squassando le tende polverose e lasciando entrare il caldo e la luce del sole.

La nebbia e il buio presente nella camera furono diradati dall'aria appena entrata.

Perfino intorno alla casa la nebbia, dopo anni, si stava diradando.

Il vento aprì anche la porta della cucina liberando Rufus che corse di sopra più veloce che poteva fino a Marco e Chiara accasciati l'uno accanto all'altra.

Il piccolo meticcio mugolò perchè percepiva tutto il dolore e la paura condensati in quei secondi interminabili.

 

Marco teneva tra le braccia la ragazza che, non potendo impedire alla Dama di usarla per sferrare il colpo, aveva preferito dirigerlo verso la propria gamba che mortalmente verso l'amico.

Ora però giaceva a terra, perdendo molto sangue.

Marco con una mano le pigiava sulla ferita per rallentare l'emorragia mentre con l'altra componeva un numero sul cellulare per chiamare soccorsi.

 

 

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Nota dell'autore.

A questo capitolo faranno seguito un altro brevissimo capitolo che chiarirà alcuni sospesi e infine l'epilogo.

   
 
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