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Autore: Clacle    09/06/2011    0 recensioni
Erano pietrificati. Sapevano che restare immobilizzati non era la cosa giusta da fare. Sarebbero dovuti uscire e intervenire. Ma non lo fecero. Non perdonarono mai quel loro stesso gesto, ma quello fu l'errore che causò altre disgrazie.
Genere: Horror, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mantello

chi si ferma è perduto.

 

Slap

 

Vendetta. Senza ferite e senza perdono.


 

Katara correva sfregando le gambe l'una contro l'altra ad altissima velocità. Lo vedeva. O, per meglio dire, lo intravedeva. Il suo mantello svolazzante, il suo colorito biancastro, quasi risaltava nel buio di quel vicolo. Svoltò a destra. Anche Katara svoltò a destra. Pensava. Invece di concentrarsi su come mantenere il suo respiro regolare, per poterlo inseguire anche in capo al mondo, lei pensava. Se prima, senza che le avesse fatto nulla, desiderava solo colpirlo e fargliela pagare per tutta la paura, per tutto il terrore, per le gocce di sudore, fredde, della sera precedente, ora che stava sanguinando e soffrendo per il dolore alla schiena e il peso della sua testa sul collo, desiderava fargliela pagare, e distruggere il suo orgoglio, facendoglielo morire nel cuore nel momento in cui l'avesse preso in pieno petto con un'ondata di acqua ricavata dall'atmosfera, soddisfatta dell'idea di essere riuscita a colpirlo. Fantasticava con queste scene di lotta, nella sua mente non del tutto lucida, ma un po' annebbiata dal triste desiderio di vendetta che l'aveva animata anche l'anno prima, quando aveva cercato l'assassino di sua madre. Era convinta che alla fine non sarebbe riuscita a fargli male come immaginava di voler fare, proprio come l'anno prima, perchè mossa dal sentimento di pietà e perdono, ma era solo parzialmente sollevata da quella verità. Le sue ginocchia cominciavano a non reggere più il suo busto, e fu proprio in quel momento che si accorse una frazione di secondo prima dell'ipotetico impatto, che Zaku si era appeso ad un tubo alto sì e no due metri e stava compiendo un'intera rotazione intono ad esso, per tornare a tramortirla con un calcio. Ma stavolta non trovava una Katara impreparata. Ne trovava una agguerrita.

-Woo!!

Lasciò andare una gamba e piegò l'altra, scivolando sulla piccola superficie del suo piede, capace di sorreggere, si rese conto, per più d'un secondo il suo corpo steso in posizione del tutto orizzontale, con la testa gettata all'indietro, per evitare di venire colpita. Zaku serrò le mani attorno al tubo e fece per mollare la presa, con una leggera spinta nella sua direzione, per tentare di piombarle addosso. Katara sollevò all'indietro le braccia e strisciò i palmi sul terreno ruvido, sbucciandosi i polpastrelli. Piantò le unghie nel terreno per fermare la sua rapida scivolata, favorevole ad un attacco molto doloroso da parte del suo avversario. Quando riuscì a trovare l'equilibrio (e le forze) irrigidì le braccia e sollevò il resto del suo corpo su di esse. Fu un attimo, nel quale flesse il corpo e si diede una spinta all'indietro, sufficientemente alta per passare a pochi centimetri dal naso di Zaku, sotto di lei, che si era lanciato in direzione del suo corpo steso orizzontalmente sul terreno poco prima, e ora la fissava con un impercettibile espressione di sgomento dipinta sul viso. Proprio come aveva previsto, mentre era sospesa in aria insieme a lui, raccolse le poche gocce d'acqua che le bastavano per formare una frusta abbastanza spessa da colpirlo e schiaffarlo sul terreno. Slap!

Zaku si ritrovò a pancia in su, steso al suolo, con un forte dolore che imperversava all'interno del suo torace, incapace di dire qualsiasi cosa. Di prenderla in giro, di fare una battuta ad effetto, di ammettere che era bravina. Qualsiasi cosa, ma restava in silenzio. Lei, atterrata con entrambi i piedi, respirava regolarmente. Si era vendicata. Aveva trovato il modo di farlo senza ferirlo gravemente, senza ucciderlo, e senza perdonarlo. Gli aveva dato un vero e proprio schiaffo d'acqua, forse più morale che fisico, e gli aveva dimostrato che ne era capace. Era capace di neutralizzare un criminale ricercato, di farlo giacere ansimante a terra per due o tre secondi. Attese che si rialzasse.

Fu una lotta abbastanza aspra e densa, anche se breve: Suki, avvolta in vita da un braccio di Sokka, per sorreggerla, sbucava svelta dall'ombra del vicolo, accompagnata dal resto del team. Katara notò che non sembravano esattamente compiaciuti da quello che vedevano sul volto della dominatrice, ma non importava. Toph per prima (che, tra le altre cose, non aveva visto e non poteva vedere il sangue che continuava a sgorgare dal suo naso) si sollevò rispetto agli altri a cavallo d'un cilindro di terra e piombò esattamente alle spalle dell'aggressore, cercando di colpirlo a suon di kung-fu. Ogni pungo era abilmente schivato, con le braccia o piegandosi all'indietro, ma era perfettamente visibile la goccia di sudore traditrice che scendeva limpida dalla tempia di Zaku. Suki si mantenne in disparte, e così anche Sokka, determinato a voler restare con lei, fermamente convinto che anche solo Toph e Katara sarebbero bastate per metterlo KO. Aang volle intervenire ugualmente e con le gambe incrociate volò ad alta velocità verso di loro, sul suo monopattino d'aria. Scostatesi le ragazze, piroettando non lasciò a Zaku il tempo di reagire: balzò e agitando l'aliante lo spazzò almeno a dieci metri di distanza da loro. Atterrò anche lui su un cilindro terroso e, passo dopo passo, lo colpì ancora prima che potesse rimettersi in piedi. Stava per lanciargli anche una fiammata quando si sentì afferrare per il polso. Strofinandosi l'avambraccio sul mento e sul naso, Katara sussurrò:

-Lascia perdere.

Zaku non era più in grado di combattere e senza il minimo equilibrio tentava di restare in piedi, reggendosi alla parete del vicolo. Tutti lo osservavano, e lui osservava tutti. Il suo mantello era strappato, e parte di quel vaporoso tessuto era intriso d'acqua e svolazzava morbido, impigliato in un ramo secco gettato a terra. Sapeva che la sua “avventura” a Ba Sing Se era terminata. Sapeva anche che confessare avrebbe reso le cose molto più facili ai suoi nemici, ma aveva riconosciuto, in un lampo di lucidità, la freccia dell'Avatar sulla fronte di Aang, per cui non sapeva bene come comportarsi.

-Il mio nome non è Zaku.

Suki sobbalzò.

-Sì che lo è. Ci è stato detto da fonti attendibili!

Toph soffocò una risatina.

-E invece non lo è. Akuz, è il mio nome.

-Akuz...?

Aang rimuginava su quel nome. Non gli era nuovo.

-Chi vi ha detto il nome Zaku?

-Non sono affari tuoi! -rispose Toph secca.

-Dov'è l'ho letto...- Aang pensava ad alta voce.

-Bé, sapere chi scopre i miei nomi in codice e li riferisce alla gente sarebbe una buona informazione...-ribattè lui.

-Scordatelo!- proseguì la dominatrice.

-Il giornale! Sul giornale c'era la sua faccia, ecco dove t'ho visto! Ecco dove avevo letto il nome Akuz!- Aang era esploso, compiaciuto dalla sua memoria.

-Sul giornale?

-Probabile.- spiegò Akuz- non so se ci avevate fatto caso, ma la parola Zaku...

-...contiene le stesse lettere della parola Akuz, però mischiate.- Sokka completava il rapitore con tono saccente.

-E quello- fece per indicare Katara con la testa, la prima che lo aveva chiamato in quel modo- è solo uno stupido nome in codice, prevedibile e- a questo punto voltò gli occhi a Sokka- facilmente decifrabile.

-Perchè l'hai scelto?

-Chissà! Avrò poca fantasia? - rispose con tono eccessivamente sarcastico, evidenziando il suo tragico errore nella scelta del nome.

-Tu sei pazzo.

Katara lo guardava dritto negli occhi. Sembrava colto e informato, ma restava un rapitore, forse un assassino. Il suo ribrezzo nei suoi confronti restava immutato, anzi, cresceva ad ogni sua parola di più. Si sentiva seriamente mortificata per quello che le aveva fatto, soprattutto se pensava che l'emorragia non si era ancora fermata. Aang la guardava ansioso da circa cinque minuti, senza mai deconcentrarsi. Fu solo alla parola “pazzo”, che volse lo sguardo verso di lui.

-Pazzo no, forse. Ti ho mica uccisa? Allora sì che sarei pazzo! Uccidere senza... un motivo!

-Non me. Hai ucciso un sacco di altre persone.

-Oh, oh-oh, oh! No, signorina. Io t'ho già detto che non uccido per ripicca: solo per divertimento!

Stava cominciando a perdere quel tantino di lucidità che gli restava in corpo.

-Si sta contraddicendo.- sussurrò Suki all'orecchio di Sokka- uccidere per divertimento significa uccidere senza un motivo! Non è affatto una giustificazione.

-Mia sorella ha ragione.- rispose lui tutt'a un tratto- quest'uomo è pazzo.

Intanto Akuz continuava con la sua vagonata di idiozie, forse dettate da quella situazione così scomoda.

-E volete sapere una cosa? Non ero nemmeno in colpa per l'omicidio di quell'uomo! E sapete perchè? Sapete perchè? Non l'ho ucciso io! Ma tutti in città dissero che ero io il responsabile! Mi hanno incastrato con prove inesistenti! Stupidaggini! Ecco perchè sono evaso! E sono tornato qui!

-Ecco a cosa gli serviva il nome in codice- sussurrò Toph- a non farsi riconoscere.

-Davvero credi a quello che dice? Andiamo, Toph. Sta delirando!- la smentì subito Katara.

-Per me c'è una base di verità. Non è possibile che stia inventando tutto.

-E non ho finito! Quell'uomo, io, nemmeno lo conoscevo! Vendetta, pensavo. Vendetta quando fossi riuscito a tornare. Vedete questi capelli? Non sono i miei! Sono dipinti! Io sono biondo! Disseminando il panico, sarei stato padrone di questa città. Forse avrei anche piegato il re del Regno della Terra!

-Ok Katara, sta delirando. -ammise sbrigativa infine.

-Ragazzi, dobbiamo portarlo via da qua!- concluse Aang, zittendo tutti, tranne lui ovviamente, che continuava a parlare del “Regno di Akuz”. Stava strillando davvero come un pazzo e avrebbe svegliato tutto il quartiere. Ma dove portarlo?


 

_


 

-Dove sono?

Una cella, con delle sbarre, più muro che sbarre. Abbastanza angusta.

-Tu o sei pazzo, o ieri sera eri seriamente ubriaco.

La voce di Katara, sola dietro le sbarre lo fece sussultare.

-E' mattina. E io non ho finito di farti domande.

Si trovavano in uno di quelli che al tempo del Dai Li erano gli uffici reali. Inutilizzati, ma sufficientemente angusti per circostanze come quella. Katara non volle andarsene, nonostante fosse permesso solo al Re della Terra di portare avanti un vero e proprio interrogatorio. Così erano lei, l'Avatar e il Re della Terra da una parte, e Akuz dall'altra delle sbarre.

-Avatar, a nome di tutta Ba Sing Se e del Regno della Terra, ringrazio te e i tuoi amici- e volse gli occhi a Katara, con una voluminosa fasciatura sul naso e sul labbro superiore- per aver acciuffato questo criminale in fuga.

-Non vorrei essere scortese, signore, ma sarebbe il caso di cominciare, senza spendere tempo oltre in convenevoli. -rispose molto educatamente e inchinandosi Aang.

-Giusto, giusto. Vorrei che foste voi a porre la prima domanda.

-Faccio io.

Lo sapevo” pensò Aang affranto all'idea del genere di domanda che la sua ragazza avrebbe potuto porre ad Akuz. Però, lo sorprese con una domanda relativamente oggettiva.

-Non sappiamo cos'è accaduto dietro casa nostra, la scorsa notte. Sappiamo solo che qualcuno è stato sorpreso e tramortito. Una donna forse. L'erba è schiacciata, ci sono segni di leggera pressione. Ma non abbiamo individuato alcuna impronta o tracce di sangue. Spiegazione, perfavore.

-Mh. Io ero lì quella notte. La donna non è ferita, non mi meraviglia il fatto che non abbiate rinvenuto tracce di sangue. Non è nemmeno morta. E' in vita, ma considerando che ho passato la notte qui, da come posso dedurre, sarà un po' affamata. Sì, forse avrei dovuto ravvivare l'erba, prima di trascinare via con me il sacco contenente la signora, infatti vi siete accorti che era schiacciata.

Affamata? Sacco?” pensò Katara, ma non aprì bocca. Era il turno di Aang.

-Il locandiere Bhiru è scomparso ieri pomeriggio. La mia amica Suki, nel corso di un'indagine ha rinvenuto un'orma di fronte al famoso ristorante del quartiere periferico di Ba Sing Se, quello che è comunemente chiamato “dello zio Bhiru”. Era una piccola impronta, per cui deduciamo che non sia dello zio Bhiru, la cui caratteristica sono i grandi piedi. Nemmeno i bambini di strada di Ba Sing Se possono averla lasciata, in quanto non indossano scarpe. Mi sa dire a chi appartiene, e perchè ce n'è solo una?

-Pf! Mi sono tradito da solo! Trascinavo dietro di me il sacco contenente il locandiere, in maniera tale che le impronte da me lasciate sulla sabbia venissero colmate e risultassero invisibili, ma deve essermene sfuggita una. Dovevo stare più attento.

-Io ti chiedo solo una cosa, invece. Hai parlato di sacchi. Dove si trovano le persone che hai rapito, se sono ancora in vita?

Il ghigno sul viso di Akuz si volatilizzò, nel momento in cui questi dovette condurre il Re, Aang e Katara al suo nascondiglio.

_

Tutti i bambini lo abbracciarono, quando lo zio Bhiru uscì fuori da quella sottospecie di buca nel terreno. Doveva essere una grotta, ma più che altro, per quanto era stretta e buia, sembrava una miniera o qualcosa del genere. Altre persone uscivano con cautela e in fila indiana, sporche in volto e un po' spaventate. C'era chi si strofinava gli occhi alla vista del sole, chi tossiva per la gran polvere. Ma stavano tutti bene, per fortuna. Loro non vollero chiederlo, ma il Re sospettò che ad ucciderli, secondo Akuz, non ci sarebbe stato molto gusto. Lui voleva vederli soffrire.

Mhao decise di tornare a vivere in strada. Aveva dei vestiti nuovi, ed era già una gran bella cosa. Avrebbe vissuto con lo zio Bhiru e con gli altri bambini. Era stata una sua scelta e nemmeno Suki, a malincuore, poté contestarla. Il Re, dopo aver ringraziato svariate volte, si allontanò insieme ad Akuz e alcune guardie. Lui, legato, veniva riportato di fretta alla Roccia Bollente. Mentre vedevano uno dei loro incubi allontanarsi per sempre, i ragazzi non potevano che tirare un sospiro di sollievo. Suki si mise autonomamente in piedi, Sokka le accarezzò la schiena, Toph sollevò lo sguardo ed Aang strinse forte la mano di Katara, che si accarezzava mestamente la ferita.


 


 


 


 

 

 

 

Nota dell'autrice

The end. Spero che vi siate divertiti a leggere la mia fic. Io di certo mi sono divertita un mondo a scriverla.

Vi ringrazio per avermi seguito con tanta pazienza!

Clacle


 

  
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