Buon Compleanno, Itachi. Capitolo dedicato al personaggio più affascinante e ben riuscito dell'intero manga. E di sempre.
Sesto
capitolo pronto! Vado avanti imperterrita per quelle anime che mi
appoggiano e che ringrazio tantissimo; nonostante la storia sia un
po' troppo nebbiosa
e
mi renda conto che non è poi così piacevole da leggere. Anche per
via dei flashbacks, ma per ciò che concerne questa storia posso solo
dire che essa vive
di
frammenti del passato.
Non sono ampiamente soddisfatta di come
sto aggiornando perchè ho paura di aver deluso le vostre
aspettative, di non essere all'altezza.
Ok. La smetto di
importunarvi e vi lascio alla lettura del capitolo: ci sarà la
presenza della coppia ItaIno ( della quale ahimè non vedo più fan
fic in giro!), che personalmente mi piace molto, e l'entrata in scena
di nuovi personaggi.
Grazie a coloro che mi vorranno far sapere
che ne pensano, anche con un semplice aggettivo. Grazie alle persone
che hanno messo questa umile tra preferiti e/o seguite e/o
ricordate.
Buona Lettura!
Lontane
centinaia e centinaia di chilometri e soffrivamo entrambe, e per
ragioni così sottilmente simili! A pensarci ora..sono stata una vera
bastarda. La chiamai appena – non ebbi il coraggio di sentire la
sua voce – e parecchi giorni dopo che appresi la notizia della
morte di Itachi.
Non sapevo come dirglielo. Lo dissi a Naruto, lo
pregai di farlo sapere ad Ino.... Quando ebbi il coraggio pure io
alzai la cornetta ma ormai era troppo tardi.
La vecchia Ino se ne
era in parte andata.
**
Cap.6.
Primo
amore
9 Settembre 1990 – ultimo giorno di elementari
Lo
amava da quando era una bambina dell'asilo, dacchè alla mattina
quando lei e sua madre andavano a scuola a piedi lui passava vicino a
loro sfrecciando sulla mountain bike nera e delle volte alzava il
braccio a salutarle.
Ino era molto orgogliosa di quei saluti e non
sapeva come farlo a capire a sua madre che comunque continuava a
ribadire di adorare quell'Uchiha, così educato e riservato, così un
bravo ragazzino.
Lei e Itachi avevano otto anni di
differenza.
L'ultimo giorno di elementari per lei era l'ultimo di
liceo per Itachi.
Quella mattina lo vide passare in bici come
sempre ma stavolta Ino aveva deciso di andare a scuola da sola,
camminando veloce nelle sue scarpette viola nuove. E stavolta Ino lo
vide pure fermarsi accanto a lei ed un sorrisone le illuminò il
volto bellissimo.
- Buon giorno – disse Itachi, mettendo un
piede a terra.
Sorrise alla bella bambina, pensando a come fosse
già cresciuta tanto in quegli ultimi cinque anni. Prometteva molto
bene.
- Ciao! - esclamò Ino muovendosi un po' sul posto ed
agitano i codini biondi che la mamma le aveva acconciato poco tempo
prima.
- E' l'ultimo giorno, vero? - le domandò Itachi,
sporgendosi un po' verso di lei mentre si appoggiava con le braccia
al manubrio.
Aveva voluto fermarsi a parlare con lei, almeno
quella mattina. Sapeva quanto lei – inspiegabilmente – ci tenesse
a lui. E anche lui si era affezionata a quella determinata biondina
che una volta pur di andargli vicino ad una festa di paese aveva
corso tra la folla da sola e si era persa ma lui l'aveva riportata a
casa in braccio dopo averle offerto un gelato.
- Finalmente! Ormai
sono grande – affermò Ino tutta orgogliosa e si alzà sulle punte
dei piedi raddrizzando bene il busto.
Itachi si lasciò sfuggire
un piccolo sorriso.
- Già – sussurrò, ridendo con l'occhio
nero.
Ino era sempre rimasta affascinata dal colore dei suoi occhi
di cui uno come i suoi: azzurrissimo. Sentiva che quando quell'occhio
la guardava lui e lei erano una cosa sola e fantasticava su un loro
futuro assieme. Segretamente – mica tanto - Ino aveva deciso che
Itachi Uchiha sarebbe stato il suo fidanzato. Stava solo pazientando
un po'.
- Ti piacciono? -
Ino scostò alcuni ciuffoi i capelli
biondo cenere dalle orecchie e mostrò al ragazzo degli orecchini a
forma di tulipano.
Itachi anuì.
- Nuovi di zecca, eh? -
Ino
annuì vigorosamente.
- Me li ha regalati il papà – affermò a
voce alta.
Itachi conosceva bene il signor Inoichi: il fiorista
del paese.
Ino gli assomigliava molto, pensò.
Guardò di
sfuggita l'ora e lei se ne accorse, facendo una piccola smorfia con
le sottili labbra umide.
- Devo andare –
- E' stato
fantastico parlare con te -
Ino lo guardò ad occhi lucidi e le
guance leggermente più rosa del solito.
- E' stato un piacere
anche per me – asserì con quella voce bassa e di uomo che a lei
piaceva tanto e le fece sprizzare gioia da tutti i pori.
-
Crescerò! - esclamò, stringendo un pugno.
Itachi abbassò la
testa. Inoichi una volta gli aveva parlato dell'amore di Ino per lui,
così assurdo, e gli aveva pur detto di stare attento, di non calcare
troppo la mano perchè lei era una bambina e non sapeva cosa diceva,
faceva, pensava davvero.
Spesso Itachi aveva fatto il duro, non
era facile avere come ammiratrice una bambina dell'età si suo
fratello Sasuke. Il suo miglior amico Kisame lo prendeva spesso in
giroo per questo.
Ma finora Itachi aveva fatto tutto secondo
dovere: si era convinto di non mosso un dito per aumentare
l'ammirazione della piccola.
E se una volta si fermava a parlare
con lei.. che male c'era?
- Ci vediamo – la salutò e senza
aspettare risposta ricominciò a pedalare, più veloce di prima.
Dovette dire però a se stesso che quella specie di chiacchierata
mattutina l'aveva rilassato: non gli era mai piaciuto molto l'ultimo
giorno di scuola e poi quest'anno aveva gli esami, era tutto diverso
e chissà quando lei l'avrebbe potuto rivedere di nuovo.
Ino lo
osservò allontanarsi veloce e solo quando diventò un puntino veloce
percorse i pochi metri che la separavano dalla piccola scuola
elementare quasi nel centro di Konoha.
Già si vedeva mano nella
mano con lui, come nei cartoni che tanto aveva visto, e andare al
cinema, alle giostre: lui e lei in coppia.
Ormai quello era il suo
obiettivo. Niente e nessuno glielo avrebbe portato via.
**
9
luglio 2011, ore 08.00
Incontrare
Ino in Centro alle 8 di mattina di domenica fu un colpo basso – o
no? - .
La trovai vestita in tuta viola e con i capelli tirati in
una coda meno alta del solito; un paio di occhialoni a mosca le
coprivano metà volto facendo spuntare un piccolo naso a punta e le
labbra prive di rossetto.
Anche così stava divinamente.
Gli
feci un impulsivo cenno con la mano per dirle di venire a sedersi al
tavolo del bar dove stavo io e lei – alzato un sopracciglio biondo
– acconsentì prendendo posto di fronte a me.
Teneva stretta
sopra le gambe un borsone della nike blu scuro. Le domandai se avesse
intenzione di andare in spiaggia così presto.
- Vado in piscina –
mi rispose senza alcuna inflessione.
Mi limitai ad un “Ah” e
finii di sorseggiare il mio caffè forte.
- E tu cosa ci fai
alzata così presto? - mi domandò poco dopo alzando in mia direzione
il bicchiere di acqua tonica.
Alzai le spalle.
- Non riuscivo
più a dormire – risposi, ripensando alla lunga notte senza sonno
che avevo appena passato. Desiderai essermi portata dietro da casa di
Naruto un paio di occhiali come quelli di Ino.
- Mmm... - Ino
chiuse gli occhi di cielo – l'hai vista poi? - mi domandò
aprendoli di scatto e fissandoli nei miei.
- Eh? -
Capii.
Strano che si interessasse della mia vita, l'altro giorno quando ero
andata a trovarla per dirle di Kakashi non sembrava affatto
predisposta alla compassione.
Ma
no, non mi compativa nemmeno adesso; però io in parte compativo
lei.
-
A quanto vedo no. Non perdi niente, comunque -
Ino fece una
faccia poco interessata e pose l'attenzione altrove al di là di un
tavolino vuoto di fronte a noi, verso la linea del mare
all'orizzonte.
Chissà cosa intendeva dirmi realmente.
-
Grazie, Ino – sussurrai.
In fondo tutto questo era già tanto e
una parte di me era sicura che lei avesse detto così per non ferirmi
ulteriormente. O magari perchè credeva che Hatake Kakashi meritasse
di più.
Ma di meno di me.
Ino non rispose alcunchè rimanendo immobile
fino a quando non decise che era ora di andare a nuotare e scrollando
la sua coda mi lasciò sola al bar, col conto da pagare.
La
ringraziai anche di questo.
**
9 settembre 1994 – Prima settimana di liceo -
Sasuke
Uchiha aprì un bigliettino che gli era arrivato per via aerea sul
banco dalla fila dietro a lui.
E'
partito ieri mattina, vero?
Sasuke
sbuffò quasi impercettibilmente ma prese una penna per rispondere,
dando prima un'occhiata davanti a sé per vedere se il proff Sarutobi
di matematica lo stesse guardando.
Sì
Fece
volare il pezzo di carta appallottolato all'indietro e beccò giusto
il banco di Ino.
- Avevo sentito bene allora – bisbigliò questa
a Sakura, sua vicina di banco.
Sakura si limitò ad annuire
ritornando poi subito tutta attenta mentre Ino la fissava
accigliata.
- Poteva salutarmi – borbottò, spedendo il
biglietto dentro l'astuccio – è sempre il solito -
Ino sorrise
di contro alla rabbia.
- Eh... -
Sakura prese fervidamente
appunti sulla definizione di un insieme.
- Però due giorni fa mi
ha mandato un messaggio in cui mi augurava buon inizio di liceo –
sussurrò Ino tutta contenta, giocherellando con la penna rossa di
proprietà della sua amica.
Sasuke si girò verso di lei e gli
chiese gentilmente di tacere, lei gli fece la linguaccia.
- Che
bravo – disse Sakura fra i denti cancellando un segno sbagliato sul
quaderno.
- Che palle di te secchioncella mia...ma se mate non ti
viene nemmeno! - si infervorò Ino dandole un piccolo botto sulla
spalla.
- Appunto perchè non è il mio forte cerco di stare
attenta, cosa che dovresti fare anche tu. Ne parleremo dopo, cosa ti
costa? -
Ino sbuffò e aprì il quaderno nuovo di zecca.
- E'
solo il secondo giorno di scuola...- si confortò e per un po' –
seguendo la parlata noiosa di Sarutobi – si dimenticò del nervoso
che le aveva fatto venire Itachi.
Non era ancora riuscita a fare
del tutto breccia nel cuore di quell'Uchiha, ma era certa che era
questione di mesi.
Non aveva dimenticato l'obiettivo.
**
9 Luglio 2011, ore 09.30
Uscii
dal supermercato con due borse della spesa pesantissime tra le mani e
mi avviai verso casa, certa che avrei trovato un Naruto ancora
profondamente addormentato.
Mi piacque il pensiero di star facendo
questo: cose ordinarie per qualcuno, come una mamma. Cose in tutta
tranquillità, senza alcuna fatica mentale e fisica.
Mi erano
mancante non poco, a Los Angeles.
Invece Naruto mi venne incontro
a torso nudo nel viale di casa. Mi aveva vista dalla finestra.
-
Lascia che ti aiuti! -
Cercò di prendermi una borsa dalla mano
ma opposi resistenza.
- Guarda che ho forza, io – dissi sicura
della forza muscolare braccia apparentemente esili.
Naruto rise
appena perchè probabilmente si ricordava dei pugni che sapevo
sferrare io, anche dati con quanta meno grinta possibile contro di
lui quando mi faceva arrabbiare.
Mi prese comunque una delle due
borse ed entrambi entrammo in casa.
Sistemammo la roba assieme, io
che davo ordini a lui che mi passasse le cose.
Sembravamo una
famiglia.
- E tu come hai fatto a vivere da solo per tutto questo
tempo? - gli chiesi mentre finivo di sistemare le ultime cose in
frigo. Al mio arrivo l'avevo trovato semi- vuoto.
- Ho una specie
di abbonamento al ristorante di ramen giapponese in piazza –
rispose grattandosi la nuca leggermente imbarazzato – ma so farmi
da mangiare, cosa credi! -
- Allora stasera prepari tu, ok?
Naruto
sulle prime parve sorpreso. Valutò bene la situazione.
Dopo di
che alzò il pollice destro e mi fece l'occhiolino.
- Vedrai che
buona cenetta al lume di candela – disse ispirato guardandomi
dolce.
Nessuno al mondo aveva la dolcezza che in certi momenti era
di passaggio nel volto abbronzato di Naruto.
- Bè...sai che non
mi piacciono le cose troppo romantiche, non vorrai farmi venire il
latte alle ginocchia – scherzai, guardandolo sospettosa.
Non
volevo davvero niente di impegnativo, niente che almeno mi ricordasse
di star vivendo nella stessa casa con uno che mi amava pazzamente.
-
No no, sarà una cena alla “Uzumaki”- mi tranquillizzò, ormai
tutto preso dall'idea.
Il pranzo lo preparai io, una semplice
insalata di tonno e una caprese.
Mangiammo accompagnati dalla
musica rock della radio, senza bisogno di dirci tante cose.
Sembrava
che fossimo tornati alla complicità iniziale, solo che entrambi
avevamo la testa piena di pensieri che tacevamo all'altro.
Nonostante
che io mi fossi abituata all'idea di star vivendo a Konoha e fossi
così più rilassata, le mie spalle non mancavano mai di una costante
tensione che mi faceva fare a tutti i movimenti una gran fatica. I
dolori articolari erano tornati, l'aria di Konoha che tanto mi era
mancata ora a respirarla sempre bruciava in gola.
Los Angeles però
mi mancava poco, eccetto per il lavoro, per quel mio collega di
lavoro tanto rosso di capelli quanto rosso di amore per il suo
mestiere. Era lui il mio capo primario nel reparto di malattie
cardiovascolari nell'ospedale centrale di Los Angeles. Pensai a chi
stesse operando, adesso, e se avesse risolto i problemi con se stesso
per dover operare il suo fratello maggiore per immettergli un
bypass.
Ecco, mi mancavano queste cose e in parte l'irriverente
Shizune.
Tutto il resto era una Los Angeles che non mi
apparteneva.
**
9 settembre 2008 – primo giorno da tirocinante
Varcò
la soglia della stanza riunioni con il cuore a mille e un tremore
continuo.
La donna che le aveva fatto fare un “Giro della
struttura ospedaliera” e per più di due ore le aveva spiegato il
principale funzionamento della stessa con tanto di nome e cognome di
ogni medico lì presente – semplici infermieri e capi reparti –
troneggiava in fondo ad un lungo tavolo posto al centro della lunga
stanza. Si trattava di Tsunade, la “mamma dei tirocinanti”. Un
bel donnone prosperoso che doveva avere più di cinquantanni
nonostante sembrasse una splendida quarantenne.
- Questa dovrebbe
essere Haruno Sakura, la precoce tirocinante – asserì un uomo
accanto a lei: era enorme. Dovette alzare un bel po' la testa per
poterlo guardare negli occhi: un bel paio di occhi ridenti.
-
Piacere –disse Sakura, facendo un mezzo inchino.
L'uomo scoppiò
in una sonora risata.
Si levarono alcuni commenti dalla decina di
persone lì presenti di cui Sakura solo in quel momento notò la
presenza: si trattava di medici che avevano tutti passato la
quarantina, alcuni la sessantina, tranne un giovane uomo dai capelli
color rosso fuoco che Sakura notò appoggiato in un angolo di parete
a braccia conserte. Le fece venire i brividi.
- Fa sempre così –
la rassicurò Tsunade con u sorriso sornione, dopo di che diede un
piccolo pugno sulla pancia dell'omone che seppe chiamarsi Jiraya –
l'anestesista -
Sakura pensò che si sarebbe lasciata andare
volentieri alle braccia di Morfeo osservando come ultimo particolare
il volto paterno e radioso del gigante.
Si era già rilassata e
quando prese posto attorno al tavolo sedendosi tra il tipo rosso di
capelli – Gaara – e Deidara – un uomo dai lunghi capelli biondi
raccolti in un codino che più che l'aria da dottore aveva l'aria da
artista – le parve di trovarsi in mezzo a quel gruppo di medici che
ogni giorno lavoravano assieme strenuamente da sempre.
Furono due
ore di riunione molto intense e ne uscì con una testa come un
pallone: già il giorno dopo avrebbe indossato il camice e seguito la
dottoressa Tsunade - il cui diretto sottoposto era il giovane Gaara,
chirurgo – nelle azioni di routine da medico.
Aveva scelto di
specializzarsi sul sistema circolatorio e le malattie cardiovascolari
perchè aveva sempre provato una innata curiosità verso il cuore
pulsante centro della vita, fin da piccola quando chiedeva a sua
madre di contare i propri battiti e poi li confrontava con quelli del
papà – medico di base - . Il cuore era il centro di tutto. E a
lei pensare di occuparsi di un organo così essenziale le aveva
sempre messo le vertigini. Per il resto non sapeva bene nemmeno lei
spiegare il perchè di una scelta così mirata, sapeva solo che ad un
certo punto aveva cominciato a correre – determinata – ed aveva
finito la specializzazione con un anno e mezzo di anticipo. Ed era
tanto, era una delle sue future dimostrazioni per chiunque avesse
anche minimamente dubitato della sua vocazione.
**
9 luglio 2011, ore 20.30
Mi
lasciai guidare da Naruto che mi teneva le mani tra le sue.
Bendata
ero letteralmente sotto
la sua protezione.
E mi piaceva quella sensazione di vuoto che mi procurava il non
vedere di contro alle mani bollenti di Naruto e al suo forte profumo
di bagnoschiuma.
Annusai profondamente l'aria scorgendo in bocca
sapore di pesce.
Naruto si fermò, lasciò le mie mani.
- Non
mi lascerai cadere proprio adesso?! - sbottai, sentendomi
straordinariamente persa senza quel tocco bollente.
Ubbidiente il
mio migliore amico mi prese la mano destra nella sua.
- Sei
pronta? -
Aspettai un attimo, gustandomi il momento.
Non
pensavo davvero ancora ad altro se non all'attimo, cercavo di non
rovinarmi la serata.
Non volevo cercare le complicazioni.
Ancora
una volta l'affetto di Naruto si rivelava essere la mia droga
ufficiale.
Ne
volevo ancora.
Strinsi
forte la sua mano.
- Avanti, fammi vedere – sussurrai
determinata e lasciai che Naruto, mentre mi toglieva la benda nera,
mi accarezzasse il volto.
Probabilmente non se ne capacitò
nemmeno lui, della mia docilità.
E non se ne approfittò.
Dannato
Naruto. Perchè non farmi del male?
- E
lo cheff Uzumaki dichiara iniziata la cena -
Dapprima fu potente
luce.
*CONTINUA*