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Autore: terrastoria    09/06/2011    5 recensioni
A volte mi chiedo cosa sarebbe capitato se io avessi deciso di ricambiare totalmente l’amore di Naruto e non mi fossi messa in testa di conquistare a tutti i costi di Sasuke.
Mi chiedo dove io abbia trovato il coraggio di rifiutare un amore così sincero e sicuramente una relazione felice per un rapporto così intenso e breve da farmi uscire pazza.
Non so darmi un responso, so solo che il cuore allora aveva scelto così sopraffacendo la mia parte razionale.
Poi una cosa del genere non mi successe più.
Purtroppo o per fortuna, non so dirlo ancora.
E così alla fine è arrivata la mia ultima estate qui, a Konoha, con tutti voi.
Una fan fic SasuSaku e non solo, diverse threesome a cominciare dalla classica SasuSakuNaru.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Itachi, Naruto Uzumaki | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Buon Compleanno, Itachi. Capitolo dedicato al personaggio più affascinante e ben riuscito dell'intero manga. E di sempre.


Sesto capitolo pronto! Vado avanti imperterrita per quelle anime che mi appoggiano e che ringrazio tantissimo; nonostante la storia sia un po' troppo
nebbiosa e mi renda conto che non è poi così piacevole da leggere. Anche per via dei flashbacks, ma per ciò che concerne questa storia posso solo dire che essa vive di frammenti del passato.
Non sono ampiamente soddisfatta di come sto aggiornando perchè ho paura di aver deluso le vostre aspettative, di non essere all'altezza.
Ok. La smetto di importunarvi e vi lascio alla lettura del capitolo: ci sarà la presenza della coppia ItaIno ( della quale ahimè non vedo più fan fic in giro!), che personalmente mi piace molto, e l'entrata in scena di nuovi personaggi.
Grazie a coloro che mi vorranno far sapere che ne pensano, anche con un semplice aggettivo. Grazie alle persone che hanno messo questa umile tra preferiti e/o seguite e/o ricordate.

Buona Lettura!






Lontane centinaia e centinaia di chilometri e soffrivamo entrambe, e per ragioni così sottilmente simili! A pensarci ora..sono stata una vera bastarda. La chiamai appena – non ebbi il coraggio di sentire la sua voce – e parecchi giorni dopo che appresi la notizia della morte di Itachi.
Non sapevo come dirglielo. Lo dissi a Naruto, lo pregai di farlo sapere ad Ino.... Quando ebbi il coraggio pure io alzai la cornetta ma ormai era troppo tardi.
La vecchia Ino se ne era in parte andata.

**

Cap.6.
Primo amore

9 Settembre 1990 – ultimo giorno di elementari


Lo amava da quando era una bambina dell'asilo, dacchè alla mattina quando lei e sua madre andavano a scuola a piedi lui passava vicino a loro sfrecciando sulla mountain bike nera e delle volte alzava il braccio a salutarle.
Ino era molto orgogliosa di quei saluti e non sapeva come farlo a capire a sua madre che comunque continuava a ribadire di adorare quell'Uchiha, così educato e riservato, così un bravo ragazzino.
Lei e Itachi avevano otto anni di differenza.
L'ultimo giorno di elementari per lei era l'ultimo di liceo per Itachi.
Quella mattina lo vide passare in bici come sempre ma stavolta Ino aveva deciso di andare a scuola da sola, camminando veloce nelle sue scarpette viola nuove. E stavolta Ino lo vide pure fermarsi accanto a lei ed un sorrisone le illuminò il volto bellissimo.
- Buon giorno – disse Itachi, mettendo un piede a terra.
Sorrise alla bella bambina, pensando a come fosse già cresciuta tanto in quegli ultimi cinque anni. Prometteva molto bene.
- Ciao! - esclamò Ino muovendosi un po' sul posto ed agitano i codini biondi che la mamma le aveva acconciato poco tempo prima.
- E' l'ultimo giorno, vero? - le domandò Itachi, sporgendosi un po' verso di lei mentre si appoggiava con le braccia al manubrio.
Aveva voluto fermarsi a parlare con lei, almeno quella mattina. Sapeva quanto lei – inspiegabilmente – ci tenesse a lui. E anche lui si era affezionata a quella determinata biondina che una volta pur di andargli vicino ad una festa di paese aveva corso tra la folla da sola e si era persa ma lui l'aveva riportata a casa in braccio dopo averle offerto un gelato.
- Finalmente! Ormai sono grande – affermò Ino tutta orgogliosa e si alzà sulle punte dei piedi raddrizzando bene il busto.
Itachi si lasciò sfuggire un piccolo sorriso.
- Già – sussurrò, ridendo con l'occhio nero.
Ino era sempre rimasta affascinata dal colore dei suoi occhi di cui uno come i suoi: azzurrissimo. Sentiva che quando quell'occhio la guardava lui e lei erano una cosa sola e fantasticava su un loro futuro assieme. Segretamente – mica tanto - Ino aveva deciso che Itachi Uchiha sarebbe stato il suo fidanzato. Stava solo pazientando un po'.
- Ti piacciono? -
Ino scostò alcuni ciuffoi i capelli biondo cenere dalle orecchie e mostrò al ragazzo degli orecchini a forma di tulipano.
Itachi anuì.
- Nuovi di zecca, eh? -
Ino annuì vigorosamente.
- Me li ha regalati il papà – affermò a voce alta.
Itachi conosceva bene il signor Inoichi: il fiorista del paese.
Ino gli assomigliava molto, pensò.
Guardò di sfuggita l'ora e lei se ne accorse, facendo una piccola smorfia con le sottili labbra umide.
- Devo andare –
- E' stato fantastico parlare con te -
Ino lo guardò ad occhi lucidi e le guance leggermente più rosa del solito.
- E' stato un piacere anche per me – asserì con quella voce bassa e di uomo che a lei piaceva tanto e le fece sprizzare gioia da tutti i pori.
- Crescerò! - esclamò, stringendo un pugno.
Itachi abbassò la testa. Inoichi una volta gli aveva parlato dell'amore di Ino per lui, così assurdo, e gli aveva pur detto di stare attento, di non calcare troppo la mano perchè lei era una bambina e non sapeva cosa diceva, faceva, pensava davvero.
Spesso Itachi aveva fatto il duro, non era facile avere come ammiratrice una bambina dell'età si suo fratello Sasuke. Il suo miglior amico Kisame lo prendeva spesso in giroo per questo.
Ma finora Itachi aveva fatto tutto secondo dovere: si era convinto di non mosso un dito per aumentare l'ammirazione della piccola.
E se una volta si fermava a parlare con lei.. che male c'era?
- Ci vediamo – la salutò e senza aspettare risposta ricominciò a pedalare, più veloce di prima. Dovette dire però a se stesso che quella specie di chiacchierata mattutina l'aveva rilassato: non gli era mai piaciuto molto l'ultimo giorno di scuola e poi quest'anno aveva gli esami, era tutto diverso e chissà quando lei l'avrebbe potuto rivedere di nuovo.
Ino lo osservò allontanarsi veloce e solo quando diventò un puntino veloce percorse i pochi metri che la separavano dalla piccola scuola elementare quasi nel centro di Konoha.
Già si vedeva mano nella mano con lui, come nei cartoni che tanto aveva visto, e andare al cinema, alle giostre: lui e lei in coppia.
Ormai quello era il suo obiettivo. Niente e nessuno glielo avrebbe portato via.

**


9 luglio 2011, ore 08.00




Incontrare Ino in Centro alle 8 di mattina di domenica fu un colpo basso – o no? - .
La trovai vestita in tuta viola e con i capelli tirati in una coda meno alta del solito; un paio di occhialoni a mosca le coprivano metà volto facendo spuntare un piccolo naso a punta e le labbra prive di rossetto.
Anche così stava divinamente.
Gli feci un impulsivo cenno con la mano per dirle di venire a sedersi al tavolo del bar dove stavo io e lei – alzato un sopracciglio biondo – acconsentì prendendo posto di fronte a me.
Teneva stretta sopra le gambe un borsone della nike blu scuro. Le domandai se avesse intenzione di andare in spiaggia così presto.
- Vado in piscina – mi rispose senza alcuna inflessione.
Mi limitai ad un “Ah” e finii di sorseggiare il mio caffè forte.
- E tu cosa ci fai alzata così presto? - mi domandò poco dopo alzando in mia direzione il bicchiere di acqua tonica.
Alzai le spalle.
- Non riuscivo più a dormire – risposi, ripensando alla lunga notte senza sonno che avevo appena passato. Desiderai essermi portata dietro da casa di Naruto un paio di occhiali come quelli di Ino.
- Mmm... - Ino chiuse gli occhi di cielo – l'hai vista poi? - mi domandò aprendoli di scatto e fissandoli nei miei.
- Eh? -
Capii. Strano che si interessasse della mia vita, l'altro giorno quando ero andata a trovarla per dirle di Kakashi non sembrava affatto predisposta alla
compassione.
Ma no, non mi compativa nemmeno adesso; però io in parte compativo lei.
- A quanto vedo no. Non perdi niente, comunque -
Ino fece una faccia poco interessata e pose l'attenzione altrove al di là di un tavolino vuoto di fronte a noi, verso la linea del mare all'orizzonte.
Chissà cosa intendeva dirmi realmente.
- Grazie, Ino – sussurrai.
In fondo tutto questo era già tanto e una parte di me era sicura che lei avesse detto così per non ferirmi ulteriormente. O magari perchè credeva che Hatake Kakashi
meritasse di più. Ma di meno di me.
Ino non rispose alcunchè rimanendo immobile fino a quando non decise che era ora di andare a nuotare e scrollando la sua coda mi lasciò sola al bar, col conto da pagare.
La ringraziai anche di questo.

**


9 settembre 1994 – Prima settimana di liceo -


Sasuke Uchiha aprì un bigliettino che gli era arrivato per via aerea sul banco dalla fila dietro a lui.
E' partito ieri mattina, vero?
Sasuke sbuffò quasi impercettibilmente ma prese una penna per rispondere, dando prima un'occhiata davanti a sé per vedere se il proff Sarutobi di matematica lo stesse guardando.

Fece volare il pezzo di carta appallottolato all'indietro e beccò giusto il banco di Ino.
- Avevo sentito bene allora – bisbigliò questa a Sakura, sua vicina di banco.
Sakura si limitò ad annuire ritornando poi subito tutta attenta mentre Ino la fissava accigliata.
- Poteva salutarmi – borbottò, spedendo il biglietto dentro l'astuccio – è sempre il solito -
Ino sorrise di contro alla rabbia.
- Eh... -
Sakura prese fervidamente appunti sulla definizione di un insieme.
- Però due giorni fa mi ha mandato un messaggio in cui mi augurava buon inizio di liceo – sussurrò Ino tutta contenta, giocherellando con la penna rossa di proprietà della sua amica.
Sasuke si girò verso di lei e gli chiese gentilmente di tacere, lei gli fece la linguaccia.
- Che bravo – disse Sakura fra i denti cancellando un segno sbagliato sul quaderno.
- Che palle di te secchioncella mia...ma se mate non ti viene nemmeno! - si infervorò Ino dandole un piccolo botto sulla spalla.
- Appunto perchè non è il mio forte cerco di stare attenta, cosa che dovresti fare anche tu. Ne parleremo dopo, cosa ti costa? -
Ino sbuffò e aprì il quaderno nuovo di zecca.
- E' solo il secondo giorno di scuola...- si confortò e per un po' – seguendo la parlata noiosa di Sarutobi – si dimenticò del nervoso che le aveva fatto venire Itachi.
Non era ancora riuscita a fare del tutto breccia nel cuore di quell'Uchiha, ma era certa che era questione di mesi.
Non aveva dimenticato l'obiettivo.


**


9 Luglio 2011, ore 09.30


Uscii dal supermercato con due borse della spesa pesantissime tra le mani e mi avviai verso casa, certa che avrei trovato un Naruto ancora profondamente addormentato.
Mi piacque il pensiero di star facendo questo: cose ordinarie per qualcuno, come una mamma. Cose in tutta tranquillità, senza alcuna fatica mentale e fisica.
Mi erano mancante non poco, a Los Angeles.
Invece Naruto mi venne incontro a torso nudo nel viale di casa. Mi aveva vista dalla finestra.
- Lascia che ti aiuti! -
Cercò di prendermi una borsa dalla mano ma opposi resistenza.
- Guarda che ho forza, io – dissi sicura della forza muscolare braccia apparentemente esili.
Naruto rise appena perchè probabilmente si ricordava dei pugni che sapevo sferrare io, anche dati con quanta meno grinta possibile contro di lui quando mi faceva arrabbiare.
Mi prese comunque una delle due borse ed entrambi entrammo in casa.
Sistemammo la roba assieme, io che davo ordini a lui che mi passasse le cose.
Sembravamo una famiglia.
- E tu come hai fatto a vivere da solo per tutto questo tempo? - gli chiesi mentre finivo di sistemare le ultime cose in frigo. Al mio arrivo l'avevo trovato semi- vuoto.
- Ho una specie di abbonamento al ristorante di ramen giapponese in piazza – rispose grattandosi la nuca leggermente imbarazzato – ma so farmi da mangiare, cosa credi! -
- Allora stasera prepari tu, ok?
Naruto sulle prime parve sorpreso. Valutò bene la situazione.
Dopo di che alzò il pollice destro e mi fece l'occhiolino.
- Vedrai che buona cenetta al lume di candela – disse ispirato guardandomi dolce.
Nessuno al mondo aveva la dolcezza che in certi momenti era di passaggio nel volto abbronzato di Naruto.
- Bè...sai che non mi piacciono le cose troppo romantiche, non vorrai farmi venire il latte alle ginocchia – scherzai, guardandolo sospettosa.
Non volevo davvero niente di impegnativo, niente che almeno mi ricordasse di star vivendo nella stessa casa con uno che mi amava pazzamente.
- No no, sarà una cena alla “Uzumaki”- mi tranquillizzò, ormai tutto preso dall'idea.
Il pranzo lo preparai io, una semplice insalata di tonno e una caprese.
Mangiammo accompagnati dalla musica rock della radio, senza bisogno di dirci tante cose.
Sembrava che fossimo tornati alla complicità iniziale, solo che entrambi avevamo la testa piena di pensieri che tacevamo all'altro.
Nonostante che io mi fossi abituata all'idea di star vivendo a Konoha e fossi così più rilassata, le mie spalle non mancavano mai di una costante tensione che mi faceva fare a tutti i movimenti una gran fatica. I dolori articolari erano tornati, l'aria di Konoha che tanto mi era mancata ora a respirarla sempre bruciava in gola.
Los Angeles però mi mancava poco, eccetto per il lavoro, per quel mio collega di lavoro tanto rosso di capelli quanto rosso di amore per il suo mestiere. Era lui il mio capo primario nel reparto di malattie cardiovascolari nell'ospedale centrale di Los Angeles. Pensai a chi stesse operando, adesso, e se avesse risolto i problemi con se stesso per dover operare il suo fratello maggiore per immettergli un bypass.
Ecco, mi mancavano queste cose e in parte l'irriverente Shizune.
Tutto il resto era una Los Angeles che non mi apparteneva.

**


9 settembre 2008 – primo giorno da tirocinante


Varcò la soglia della stanza riunioni con il cuore a mille e un tremore continuo.
La donna che le aveva fatto fare un “Giro della struttura ospedaliera” e per più di due ore le aveva spiegato il principale funzionamento della stessa con tanto di nome e cognome di ogni medico lì presente – semplici infermieri e capi reparti – troneggiava in fondo ad un lungo tavolo posto al centro della lunga stanza. Si trattava di Tsunade, la “mamma dei tirocinanti”. Un bel donnone prosperoso che doveva avere più di cinquantanni nonostante sembrasse una splendida quarantenne.
- Questa dovrebbe essere Haruno Sakura, la precoce tirocinante – asserì un uomo accanto a lei: era enorme. Dovette alzare un bel po' la testa per poterlo guardare negli occhi: un bel paio di occhi ridenti.
- Piacere –disse Sakura, facendo un mezzo inchino.
L'uomo scoppiò in una sonora risata.
Si levarono alcuni commenti dalla decina di persone lì presenti di cui Sakura solo in quel momento notò la presenza: si trattava di medici che avevano tutti passato la quarantina, alcuni la sessantina, tranne un giovane uomo dai capelli color rosso fuoco che Sakura notò appoggiato in un angolo di parete a braccia conserte. Le fece venire i brividi.
- Fa sempre così – la rassicurò Tsunade con u sorriso sornione, dopo di che diede un piccolo pugno sulla pancia dell'omone che seppe chiamarsi Jiraya – l'anestesista -
Sakura pensò che si sarebbe lasciata andare volentieri alle braccia di Morfeo osservando come ultimo particolare il volto paterno e radioso del gigante.
Si era già rilassata e quando prese posto attorno al tavolo sedendosi tra il tipo rosso di capelli – Gaara – e Deidara – un uomo dai lunghi capelli biondi raccolti in un codino che più che l'aria da dottore aveva l'aria da artista – le parve di trovarsi in mezzo a quel gruppo di medici che ogni giorno lavoravano assieme strenuamente da sempre.
Furono due ore di riunione molto intense e ne uscì con una testa come un pallone: già il giorno dopo avrebbe indossato il camice e seguito la dottoressa Tsunade - il cui diretto sottoposto era il giovane Gaara, chirurgo – nelle azioni di routine da medico.
Aveva scelto di specializzarsi sul sistema circolatorio e le malattie cardiovascolari perchè aveva sempre provato una innata curiosità verso il cuore pulsante centro della vita, fin da piccola quando chiedeva a sua madre di contare i propri battiti e poi li confrontava con quelli del papà – medico di base - . Il cuore era il centro di tutto. E a lei pensare di occuparsi di un organo così essenziale le aveva sempre messo le vertigini. Per il resto non sapeva bene nemmeno lei spiegare il perchè di una scelta così mirata, sapeva solo che ad un certo punto aveva cominciato a correre – determinata – ed aveva finito la specializzazione con un anno e mezzo di anticipo. Ed era tanto, era una delle sue future dimostrazioni per chiunque avesse anche minimamente dubitato della sua
vocazione.



**

9 luglio 2011, ore 20.30


Mi lasciai guidare da Naruto che mi teneva le mani tra le sue.
Bendata ero letteralmente
sotto la sua protezione. E mi piaceva quella sensazione di vuoto che mi procurava il non vedere di contro alle mani bollenti di Naruto e al suo forte profumo di bagnoschiuma.
Annusai profondamente l'aria scorgendo in bocca sapore di pesce.
Naruto si fermò, lasciò le mie mani.
- Non mi lascerai cadere proprio adesso?! - sbottai, sentendomi straordinariamente persa senza quel tocco bollente.
Ubbidiente il mio migliore amico mi prese la mano destra nella sua.
- Sei pronta? -
Aspettai un attimo, gustandomi il momento.
Non pensavo davvero ancora ad altro se non all'attimo, cercavo di non rovinarmi la serata.
Non volevo cercare le complicazioni.
Ancora una volta l'affetto di Naruto si rivelava essere la mia droga ufficiale.
Ne volevo ancora.
Strinsi forte la sua mano.
- Avanti, fammi vedere – sussurrai determinata e lasciai che Naruto, mentre mi toglieva la benda nera, mi accarezzasse il volto.
Probabilmente non se ne capacitò nemmeno lui, della mia docilità.
E non se ne approfittò.
Dannato Naruto. Perchè non farmi del male?
-
E lo cheff Uzumaki dichiara iniziata la cena -
Dapprima fu potente luce.


*CONTINUA*


   
 
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