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Autore: Neal C_    09/06/2011    4 recensioni
Virginia Foster si trasferisce in una cittadina anonima, Rodeo, in California. Abituata ad essere sempre la prima della classe neppure alla Pinole Valley High School si smentisce e così non può rifiutare una richiesta della cordinatrice del suo corso: aiutare un compagno di classe particolarmente refrattario allo studio, con la testa perennemente nella musica, spesso assente e in continuo conflitto con i professori a cui si rivolge con linguaggio piuttosto colorito, contestando tutto.
Saprà rimettergli la testa a posto o verrà trascinata nel suo mondo di insoddisfazione, di ribellione e continuo rifiuto?
Ha solo cinque mesi per convincerlo* che la scuola non è tutta da buttare, lei che nei libri e nella cultura ci naviga fin da bambina.
*(Armstrong abbandonerà il liceo il 16 febbraio 1990, il giorno prima di compiere diciott'anni.)
[Rating Giallo: linguaggio colorito]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Virginia Foster 1989-2004'
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Ringraziamenti:


Colgo l’occasione per ringraziare tutti quelli che mi hanno fatto avere un loro parere, nello scorso capitolo: bea_weasley e Basket Case

Quelli che mi seguono: Basket Case, bea_weasley, Lils_ , LoveLaw93, Sidney22, Tanatos.
Mille grazie poi a Sidney22 che ha indicato la Pinole prima come “Ricordata” e poi come “preferita” e a Tanatos che l’ha inserita fra le “preferite”.


Settembre
Trave di fuoco



Dell’episodio di Armstrong si è parlato per più di una settimana.
Quando Dominick ed io l’abbiamo raccontato a Frank e mia madre, sono scoppiati a ridere e per poco non si rotolavano per terra. Che cavolo avevano da ridere non so...
“Un uomo con le palle!” era stato il commento di Frank.
Bello scemo, invece.
Era stato sospeso per tre giorni ed era tornato con un occhio nero che aveva assunto un colore violaceo: tipica tamponatura da borsa di ghiaccio.
Oh, dimenticavo, anche diversi lividi sulle braccia.
Magari si era azzuffato con uno dei suoi amichetti.
Nessuno osava sedersi vicino a lui e neppure vicino a me per cui eravamo spesso compagni di banco.
Ok, rettifico, sempre.
Non riuscivo a capire allora e nemmeno adesso.
Appena uscivo dalla classe, durante le pause o a pranzo, le mie compagne di corso mi sorridevano, ci scambiavamo due parole e, ultimamente, ho preso anche l’abitudine di sedermi alla mensa con Michael Edwards, Margarita Morgan e Sabina Ramirez.
Per un po’ non ho fatto caso al fatto che finivo sempre seduta vicino ad Armstrong ma, dopo questa prima settimana, la cosa comincia a pesarmi.

“Ragazzi, dove vi va di andare stasera?”

 Mike.
Quell’uomo è un vulcano di idee, un pozzo di simpatia e, perché no, di scienza.
è secchione almeno quanto me e corrono strane voci sul fatto che sia gay ma attacca bottone con tutte le ragazze che si trova a tiro per dimostrare al resto del mondo che è etero.
Tutte idiozie.

“Boh, io sono nuova, siete voi che dovete portarmi in giro.”

Mike ridacchia sotto i baffi:

“Hai capito la Virgin, che scarica barile! E va bene!  Lo conoscete il Rods Hickory Pit* ? ”
“L’ho sentito...non mi ricordo in che occasione. Ricordo solo che non era niente di buono!”
“E dai Meggy, proviamo no? Ci porta mio fratello che passa di lì con degli amici.”

Non so che tipo sia il fratello di Mike ma se è come lui allora sarà un tipo simpatico.
Cavolo, tra cinque minuti inizia la lezione di inglese e io sono ancora qui a chiacchierare.

“Ragazzi, non so voi ma io ho inglese e sono in ritardo”
“Anche noi! Mike, è andata. Ci vediamo all’uscita!”

Esclamano Sabina e Meggy, in coro.
Corriamo come delle forsennate per i corridoi e filiamo in classe.

**************************


Ecco la Carson che storce il naso e ci rivolge una delle sue occhiate severe.
Oddio, continua a guardarmi. Embè, ci sono solo io in classe?

“Finalmente possiamo iniziare a consegnare i risultati dei test”

Sottolinea il FINALMENTE e continua a fissarmi. Cristo.
Lo riceviamo tutti tranne Armstrong che sta affianco a me e scarabocchia qualcosa su un quaderno, o quello che ne è rimasto. A pensarci bene, l’unico che gli abbia mai visto in una settimana di convivenza.
Il voto è scritto in rosso, nell’apposito spazio.
Mi cade il foglio e sento le lacrime pungermi gli occhi.
D.
Perché poi?
Scorro il compito con aria febbrile.
Non ci sono correzioni di sorta!
Non ce la faccio.
La mia mano scatta da sola, in aria.
Quella stronza non aspettava altro.
La vedo che sorride, compiaciuta, e china il capo in segno di assenso.

“Prego, ms Foster.”
“Mrs Carson, non ho visto correzioni. Vorrei sapere il perché di questa D.”

Ecco, adesso che mi dici eh? Zoccola, prova a spiegarmela questa D.
Adesso mi dirai che non ti piace come scrivo, che sono uscita fuori traccia o che ne so.
Tutte scuse.
Non c’è neppure un errore, che cavolo vuoi correggere?!?!?
Quella continua a guardarmi, gelida, da arpia qual è.
Riesce anche a farmi sentire a disagio, brutta stronza.

“Ho trovato i suoi argomenti piuttosto mediocri Ms Foster. Sembra...come dire...ricopiato! si, ricopiato da un libro di storia della letteratura. E l’analisi! Dio, l’analisi di testi triti e ritriti.
Penso che chiunque in questa classe -udite udite-  Armstrong e Numba compresi, saprà di Amleto e del suo –Essere o non essere! Questo è il dilemma!”

Mima il gesto di un Amleto che regge il teschio e si passa la mano olivastra sulla fronte come se facesse chissà quale fatica. Vedo Malika Numba arrossire come un peperone e abbassare lo sguardo, mordendosi il labbro.
Dio, quanto la odio.
Malika viene dal Senegal e il suo inglese non è un granché; ma mortificarla così...
Mi prudono i pugni.

“Insomma! Un po’ di originalità giovanotti! Ms Foster, che le hanno insegnato lì, in Germania?”

MA COME SI PERMETTE?!?!?!
Che cazzo ne sa quella vecchia zitella acida di come e cosa si studia in Germania?
Devo avere un aspetto orribile o che so io perché intravedo Armstrong che mi getta uno strano sguardo; una via di mezzo fra il curioso e il sorpreso.
Praticamente la prima attenzione umana che ho ricevuto da lui in questa settimana.

“Fanculo, cazzo ne sai tu”

Spero che il mio sibilo gli arrivi mentre sento l’urgenza di uscire da questa schifosa stanza.

********************************


Ho bisogno di calmarmi altrimenti prendo a calci quella donna.
Ho bisogno di aria altrimenti penso che collasso.
Oh peggio, ho una reazione isterica e mi metto a singhiozzare davanti a quella puttana.
Oddio, questo mai!
Anche lui, però.
Quel cretino.
Mi guardava come se non capisse il motivo del mio pianto.
è palese il motivo! è un’ingiustizia!
Ok, d’accordo, non ho mai preso una D fino ad ora.
Io prendo sempre A.
Quando va male B.
Una volta, con una C in scienze, pensavo di aver toccato il fondo, ma quella almeno me la meritavo.
Questo no. E non è nemmeno colpa mia.
Perché quella brutta strega ce l’ha con me?
Io non le ho fatto proprio niente.
Mi sono trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato; cioè quando quel coglione di Armstrong ha fatto la sua bravata che non gli è servita a niente fra l’altro.
Infatti, da quando è tornato, indossa regolarmente l’uniforme anche se...a modo suo.
Camicia con il colletto sbottonato, portata fuori dai pantaloni, la cravatta allentata, niente maglione a V, e pantaloni dell’uniforme, grigi, stropicciati, probabilmente mai stirati.
Dimenticavo, la giacca, rigorosamente sbottonata.
Insomma, assolutamente senza speranza.
Che rabbia mi fanno quelli come lui.
Sono idioti che buttano il loro tempo invece di studiare o impiegare la loro intelligenza – quando ce l’hanno – in qualcosa di utile. Uno spreco.
E pure rompiscatole.
Se non  fosse per lui io avrei qualche possibilità con la Carson. Avrei iniziato dignitosamente il mio anno scolastico, magari avrei avuto un compagno di banco come Mike che sa farmi ridere anche quando sono seria e concentrata.

Vaffanculo


***************************


Mi passano a prendere Mike, Sab e Meggy verso le otto.
Il posto è a quindici minuti di macchina da casa mia. Tipo a nord di El Cerrito, 11490 San Pablo Avenue.*
Mamma è con Frank, tanto per cambiare e mi chiede se vogliamo portarci anche Dominick:
Lo farei anche ma non c’è posto in macchina.
Oltre ai miei ci sono altri quattro amici del fratello di Mike. Sento gli schiamazzi della banda asserragliata dentro il pulmino della famiglia Edwards.

“Dominick....facciamo un’altra volta, ok?”

Lui annuisce e io corro verso il pulmino che già bussa come un forsennato.
Mi fa un po’ pena, non ho voglia di girarmi indietro a salutarlo.
In realtà lui ha un anno meno di noi tutti.  
E poi fa la faccia del cucciolotto smarrito.
Sembra il cane di Hana quando sente la parola “bagnetto”.
Sicuramente non si troverebbe con i miei amici, è troppo piccolo.
Ecco, adesso mi sento un po’ meglio.
Provateci quando vi capita, è fenomenale quando dovete lasciare a casa il fratellino.
Tra qualche anno mi toccherà inventarmi di tutto e di più con il mio di fratellino.
Mi accoglie Mike con un sorrisone a trentadue denti.

“Ecco, Vig si che sa come ci si veste!”

Non so cosa intenda ma non sono esattamente vestita a festa.
Ho una salopette, sotto una maglietta nera a mezze maniche, un paio di sandali di cuoio con la fascia e una borsetta di pelle, una roba che sfoggiava mia madre alla mia età. Ci entrano a malapena un vecchio nokia e 30 dollari accartocciati dentro*.
Ma chi se ne frega no?
Io amo stare comoda e soprattutto amo la salopette benché mamma dica che non solo mi fa sembrare ancora più magra ma mi rende anche un maschiaccio.
Scemenze...se volevo sembrare un maschiaccio mettevo dei Levi’s Strauss 501* .
Quelli si che scendono dritti come spaghetti crudi, a vita alta per giunta.
A quel punto mia madre ribatterebbe che mi darebbero un’aria più sana ma lasciamo stare.
Bene...
Do un’occhiata a Sab e Meggy e finalmente capisco che cavolo intendeva Mike.
MA COME DIAVOLO SI SONO COMBINATE?!?!?
Sembrano due semafori.
Tutte e due in fuseaux*, una giallo e l’altra verde, sembrano rifiniti a colpi di evidenziatore. Una con una maglia a quadri gialla e nera e l’altra con un vestitino bianco a pois arancioni. Entrambe in adidas bianche e Meggy, non contenta del vestitino a pois, indossa anche degli scaldamuscoli color crema.
Alzo gli occhi al cielo.
Bene, se ci blocchiamo in mezzo alla strada almeno non avremo bisogno dei Gilet Alta visibilità, quelli di poliestere giallo/arancio fluorescente.

“O Cristo, Vig, sembri una vecchia! Ch’è tutto sto’ nero?”
“Beh, io almeno non sembro il faro di St. Augustine.”
“Che?”
“Uhm...niente niente.”

Oddio, a momenti l’America la conosco meglio di loro.
Devo aver letto da qualche parte del Faro di St. Augustine, in Florida, con la sua punta arancio.*
Boh...

“Partiamo!”

Mike allunga una mano e velocemente fa scorrere la portiera del pulmino.

“Sveglia Vig altrimenti facevi un volo fuori dalla macchina e tanti saluti”
“Mi stavi chiudendo una mano fuori!”
“E tu stavi contando le pecore prima di appisolarti! Sono solo le otto, per te è già ora di nanna? Oppure hanno ragione loro e sei una vecchia bacucca che si fa il riposino dopo cena!”

Gli mollo un pugno sulla spalla mentre tutto il pulmino ride.
Quell’idiota mi strappa pure una risata.
Rido più spesso di quanto sembri, sono questi giorni che mi hanno rabbuiata parecchio.
Ok, stop it. Just fun!

“Ehi, Virgin, non ti ho presentato mio fratello Julian* .”

Il tizio alla guida conferma con la sua voce profonda.

“Julian come Julian Cope.”
 
Chi?

“Questi sono i suoi amici Rodney, Carl e Markus. E quella è la sua ragazza...oddio, come ti chiami questa settimana, tigre?”
“Sei proprio uno stronzetto, Mike”

La stangona bionda ossigenata con i capelli ondulati raccolti in due codini, gonfi come un pallone aerostatico mi sorride.
Oddio, ha un dente d’oro. Questa è polacca, sicuro.

“Per te sono Lizz, Honey. Elzbiéta è lungo, sai com’è* ”

Si certo. Questa mi sta antipatica.
Sarà che quel Julian sembra carino e non mi va che stia con una che sembra una stronza.
Ma che vado a pensare? Manco fossi Mike! allora si che potrei avere qualcosa da ridire.

“Dove andiamo?”
“Ve l’ho già detto! Al Rod’s Hickory Pit!”
“Grazie Mike, geniale. Ma che posto è?”
“Vedrete, vedrete...”

Perché sghignazza in quel modo assolutamente idiota?
Qua c’è sotto qualcosa.

*****************************



Finalmente siamo arrivati.
Scendiamo mentre Julian parte in quarta, alla ricerca di parcheggio, poco più avanti, e i suoi amici con lui.
Con la coda nell’occhio vedo Meggy e Sab che osservano l’entrata del locale con una smorfia mezza disgustata.
Beh, diciamo che vestite come sono daranno un po’ nell’occhio...
C’è una fila spaventosa di ragazzi e ragazze, dai quindici ai trent’anni, tutti interamente in nero, con reti, catene, buchi dovunque, borchie, ganci e lacci di cuoio pendenti, giacche di pelle, giarrettiere, tartan scozzesi, camicie di flanella, pantaloni o jeans strappati, bustini a quadri con elaborati pizzi di un cotone scadente...
C’è persino un tutù.
Sembra quello del mio saggio di danza di sei anni fa.
Patetico.   
Un tizio che agita in aria le braccia da gorilla sfoggia un giubbotto con delle frange mostruosamente lunghe, frange che colpiscono tutti gli sventurati nel raggio di quaranta centimetri, quindi almeno tre persone per lato: sono tutti ammassati davanti all’ingresso!
Oddio, un trentenne! A trent’anni ti vesti ancora così!
Ma che, vuoi fare l’adolescente complessato per tutta la vita?
Non descriverò anche le capigliature; sembrano tanti galletti che chiocciano, con l’arcobaleno in testa.
Prevalgono colori assurdi come il blu, il turchese, il rosa shocking e il verde evidenziatore.
Sento i toni seccati di Sab che si agita come un’anima in pena.

“Mike...”
“Allora ragazzi! Che vi pare?”
“Michael Edwards...questo posto è una merda! Sono tutti drogati!”

Beh, in effetti.
Le facce di certi scimmioni sono piuttosto eloquenti.
E all’esterno c’è un grosso cartello plastificato giallo tenuto fermo da chili di nastro adesivo nero:

NO DRINK, NO DECK, NO SEX*

Siamo messi bene.

“Io non c’entro niente! È Jule che ci ha portato! Diceva che era carino qui!”

Certo.
Nel frattempo l’allegra compagnia di stangoni sono di ritorno.
Loro si che sono a tema, in nero, con le catene e tutto il resto.
Devo dire che in tutto questo probabilmente Jule è quello messo meglio ed è anche il primo che abbia mai visto a cui stanno bene le camicie a quadrettoni rosso scuro, stile country.

“Ragazzi, se c’è Ollie* abbiamo i tavoli proprio sotto il palco.”
“Chi suona?”
“Sconosciuti. I Roast e qualche cosa”
“Uhm...danno almeno toast gratis?”
“Infatti Jule che cazzo siamo venuti a fare qua? Potevamo andare al Ruthies Inn*!”
“Devo sistemare una questione.”
“E con chi?”
“Cazzi miei”

Andiamo di bene in meglio.
Quei tre, compresa la smorfiosa cotonata, si stanno avviando all’ingresso, Sab e Meggy continuano a lanciare occhiate equivoche all’autostrada, poi all’ingresso, a Mike e a me.
è quasi divertente vederle con gli occhi da fuori, con in faccia scritto, a caratteri cubitali,  I-M-B-A-R-A-Z-Z-O.

“Oddio, Mike ce ne andiamo da qualche parte?”
“E dove vuoi andare? Qua c’è solo la strada e non so manco dove siamo!”
“Perché non entriamo?”

Ecco, adesso le ragazze mi guardano orripilate.

“Ma che ti sei fumata? Io là dentro non ci metto piede!”
“Nemmeno io!”
“Ok, a dopo ragazze, io e Mike andiamo”

Bene. Non so come faremo ad entrare visto che c’è una fila che non finisce più.
Oddio, non ci credo!
Dal fabbricato di cemento sbuca Armstrong con una specie di grembiule nero e mezzo scucito.

“Edwards! Qualcuno di voi bastardi, qua fuori, si chiama Edwards?”

Gli lancio uno sguardo gelido.
Anche qui devo vedere la tua brutta faccia.
Ci squadriamo a vicenda.
Non mi ha nemmeno riconosciuto! Glielo leggo in faccia!

“Embè, cazzo guardi? Ti chiami Edwards?”
“Armstrong con il grembiulino? E che è successo? Oggi siamo meno anarchici del solito?”

Ma và, si è ricordato con chi sta parlando.
E si diverte pure; guardalo come sorride sornione.

“Ah tu...”

E questo è tutto quello che hai da dire, buffone?

“Qua mi pagano.* ”

 Ok, su questo non ho niente da ridire.

“Senti non ho tutta la notte. C’è un Edwards fra voi?”

Mike si fa avanti. Speriamo che legga il labiale.
Davvero non ho voglia di infilarmi qua dentro.
Il mio adorabile compagno di banco mi ha fatto passare la voglia di fare esperimenti.
E poi forse hanno ragione le ragazze, questo posto fa paura.
Davanti all’entrata ci sono per lo meno una cinquantina di bottiglie, sopratutto birre, dalla Bud, quella chiara e leggera, alla Tennent's*, una Vodka e qualche Rye Wiskey* e Jack Daniel’s.
Per non parlare della puzza di fumo e delle cicche di sigarette, canne e non so quale altra schifezza che rendono il posto ancora più nauseante.
Dentro magari questa roba è vietata ma qua fuori, hai voglia quanto ce n’è!
A-N-D-I-A-M-O-C-E-N-E

“Sei il fratello di Jule?”
“Si”
“E allora muovi il culo tu e le tue amichette.”

Detto questo ci volta le spalle e si incammina tranquillamente verso l’entrata, dando spintoni a destra e manca man mano che si avvicina all’ingresso.

********************************


Dentro questo posto non è male.
Tavolacci di legno massiccio scuro e panche senza schienale. Comodità O.5.
Alle pareti ci sono poster di bande a me sconosciute, manifesti con simboli anarchici, carbonari, massonici o che so io, oltre ai soliti teschi, pentacoli, croci sbarrate, graffiti, simboli della pace, mani stilizzate che facevano le corna o ci offrivano un bel dito medio, e affianco, poster di band un po’ più famose:  Clash, Sex Pistols, Led Zeppelin, Ramones, Black Sabbath o Deep Purple.
Oddio, famosi. Adesso non esageriamo.
O forse si; se li conosco io, devono essere piuttosto famosi.
Mi siedo dando le spalle ad un tizio praticamente tre volte me e mi ritrovo a fissare il muro alla mia destra.
Qualcuno ci ha attaccato un grosso adesivo quadrato con un porcellino salvadanaio rosato e pieno di scritte che vola nello spazio sopra una scritta in bianco: Pink Floyd.*
Mi ritrovo a pensare che assomiglia parecchio all’uomo alle mi spalle.
A parte l’affollamento generale, le chiacchiere, le risate sguaiate e gli urletti rochi di alcuni tipi sei tavoli più dietro, si sta abbastanza bene.
Quello che mi preoccupa è che siamo a neanche due metri dal palco su cui un paio di punkettoni stanno sistemando degli amplificatori.

“Ehi voi, che vi porto?”

Al tavolo affianco si sono sistemati Jule e i suoi amichetti.
Ci guardiamo fra di noi.
Armstrong intanto ha in mano un blocchetto e una penna e tamburella il piede per terra, impaziente.

“Che c’è da mangiare?”
In effetti ho una fame.
Oggi non ho cenato perché la mamma era dal tappezziere a scegliere finalmente una nuova fantasia per le poltrone del salotto.
E mi ha promesso che verso natale chiameremo qualcuno per togliere quell’orrida moquette.
Probabilmente lo faranno mentre io sarò a Berlino da Hana.
Questo natale lo passiamo a Berlino! Non vedo l’ora di rivederla!
Dobbiamo ancora accordarci per un orario a cui la posso chiamare, anche perché dovrò pur raccontare a qualcuno di questo dannato posto.
Spero le arrivi la lettera che le ho mandato.
Nel frattempo il nostro premuroso cameriere mi guarda con un sorriso ironico e ribatte:

“Qua non si mangia. Dove credi di stare, da Mc Donald’s?”
“Ma non avete niente di commestibile!?!?!?”
“Scherzi? Abbiamo Organic Bean Burrito, Red Vines, Tootsie Pops, Cheap Gum, Candy Bars, Danish, Chips, Nuts, Gum, Pop Tarts, Cliff Bars, Trio Bars, Luna Bars e Balance Bars* ”

Lo guardo orripilata.
Punto primo: tutte schifezze.
Punto secondo: le ha dette tutte d’un fiato senza neppure starci a pensar su.
Punto terzo: è tutto dolce! IO HO FAME!

“Per me un Danish. Prendiamo una confezione grande di Red vines per tutti? Ragazze che ne dite?”
“Mike, io sono a dieta.”
“Anche io!”

Ecco brave loro che non mangiano.

“E tu Vig?”
“Si, va bene, Mike, ma io ho fame e quattro bastoncini di liquirizia non mi sfamano mica.”
“E allora prendi il Burrito!”
“Ma ci sono i fagioli!”
“Aehm…”

Eccolo lì, il galletto blu in grembiulino che deve dire la sua.

“Quante preoccupazioni. Guarda che se ti scappa qualcosa, qua intorno ci sono almeno una cinquantina di persone che puzzano più di te, senza bisogno di ingoiare fagioli arrostiti.”
“Vaffanculo, Armstrong. Ok, prendo il Burritos.”
“Era ora!”

Scarabocchia in fretta sul blocchetto e sembra sul punto di andarsene quando Mike scatta in piedi.

“Ehi! E da bere?!”
“Acqua&Soda, Snapple, Juice Squeeze, Hansens, Apple Juice, Kerns, Orange Juice, Monster e Rockstar, sia Original che Diet *! Pensateci così magari un giorno mi fate sapere! ”

Sparisce fra i tavoli, di corsa, per poco non va a sbattere contro un altro cameriere biondo, sicuramente  tinto anche lui, con una lattina di Hanson in mano.
Si stringono il braccio e poi vanno ognuno per la propria strada.
Mike attira la mia attenzione, sventolandomi la mano davanti agli occhi.

“Acqua&Soda, Orange Juice e…?”

Lo guardo con tutta la ferocia che riesco a trovare.

“Mike…MAI PIU’ !”


***************************


   
    
Note

* Qua ho trovato fonti contraddittorie. La mia adorata Wikipedia mi dice che il primo nucleo dei GD ha iniziato al Rods Hickory Pit, dove lavorava come cameriera la madre di BJ. Una seconda fonte dice che invece loro iniziarono al 924 Gilman leggermente più a nord rispetto al primo locale. Questa è la fonte in questione.
 Ecco la mia politica: siccome Wiki quando parla della prima esibizione al Rods li definisce Sweet Child sono partita dal presupposto che quella al Gilman fosse invece un’esibizione successiva all’88-89 quando ormai erano diventato i Green Day ed avevano accolto nel gruppo Al Sobrante che, come batterista, rese il loro sound “meno leggero rispetto alle altre band”  (cit. Wiki)  
In ogni caso questo è il sito del Gilman. 
Interessante il fatto che non solo sono vietati gli alcolici ma non c’è niente da mangiare al di fuori di snack e barrette energetiche, benché il locale apra tra le otto e le nove.
Sarà che probabilmente in America si mangia tra le sei e le sette.
Proprio perché il Rod’s è stato chiuso mi sono concessa diverse libertà quindi è tutto piuttosto a fantasia!

* Oggi sono 20,4283 euro, ma allora probabilmente equivalevano ai nostri 25-30 euro.

*Vecchio indirizzo del Rods Hickory Pit (vedi sopra)

* Ringrazio mille volte chiunque sia quella santa che ha scritto questo bellissimo articolo sulla moda anni 80!   

* Non guardatemi male...ho pensato ad un faro ed è uscito questo!

*Si pronuncia Juliàn, un po’ alla francese ù.ù
A proposito di Julian Cope (musicista rock del gruppo post-punk  The Teardrop Explodes.)
Non ho ancora ascoltato niente di suo ma non so perché lo ho ritrovato in una delle mie svariate liste, come le chiamo io, ”i miei piccoli esperimenti” . E poi mi piacevano sia il nome che la sua biografia. Sembra un tipo a posto
ù.ù

* Non so come si pronunci esattamente. Io lo pronuncio “Elisvièta”. Poi fate voi <.<


* “Niente alcol, niente droga, niente sesso”. Insomma, un po’ sulla scia del Gilman..

* Ollie Jackson Armstrong, BJ’s mum.

* Altro locale famoso ai tempi di BJ, stesso stile del Rods.

* La Tennet’s ha un tasso alcolico che si aggira fra gli 8 e i 9 gradi.  La Bud invece è più chiara e leggera, circa 5 gradi.

* La California ha una piccola distilleria che produce Rye Wiskey ed è considerata una birra a buon mercato.

* BJ, prima di lasciare la scuola e dedicarsi alla musica, lavorava allo stesso locale della madre assieme a Mike Dirnt. (WIKI)

* Scusate ma non potevo non metterlo. È così cariiiiiiinoooooo! *_______*  (sospirone)

* Il menù è quello del Gilman, mi son detta che non poteva cambiare più di tanto...
- Organic Bean Burritos: tortillas ripiene di fagioli neri arrostiti, mais e cipolle servito con lo yoghurt e salse piccanti.  

- Red vines: bastoncini intrecciati di liquirizia o canditi alla fragola.
- Tootsie pops: lecca lecca ripieno di caramella e cioccolato 
- Cheap Gum: un chewie gum
- Candy Bars:  barrette al cioccolato o al caramello tipo Snickers, Kit Kat, Butterfinger, M&M’s, Crunch ecc.
- Danish : dolcetto di pasta a sfoglia a ciambella o a treccia con marmellata, cioccolato o miele

- Chips: patatine
- Nuts: noccioline
- Gum: gomme da masticare varie (non chiedetemi la differenza con le altre <.< )
- Pop Tarts:  biscotti cioccolato e cannella confezionati
- Cliff Bars: barrette organiche cioccolato, nocciole, mandorle e cannella
- Trio Bars: barrette con semi di sesamo, nocciola, frutta secca, zucchero di canna e sale
-
Luna Bars:  Barrette di cioccolato al latte, latte e cannella, latte e cocco e varie
- Balance Bars: Barrette di biscotto ricoperto di cioccolato con nocciole, mandorle. Caffè, miele. Yoghurt. Caramello, limone, cioccolato alla menta e varie 

*Bevande
Acqua&Soda: bevanda gasata o anche acqua tonica, tipo la Sweppes
- Snapple: Marca di Tea e succhi di frutta o limonate
- Juice Squeeze: Spremute
- Hansen’s: Marca di bevande gasate o energetiche e tea
- Apple juice: succo di mela
- Kerns: nato come Smith&Kerns, è una crema di cacao o di caffè con liquore
- Orange juice: succo d’arancia
- Monster: bevanda energetica tipo la Red Bull 
- Rockstar e Diet Rockstar: bevanda energetica. Si trova anche senza zucchero, zero carboidrati, con succo di mango, di guiava o di melograno, ai frutti tropicali, al limone, , alla coca cola, al caffè, al Mocha e alla vaniglia.


Angolo dell’autrice

Siiiii!!!! Ce l’ho fatta! Questo capitolo non arrivava più perchè avevo un sacco di incognite, non ero convinta e tutt’ora non so come sia uscito.
Care mie (userò il femminile e non me ne vogliate) questo è più un capitolo di ambiente che altro, con tanti di quei dialoghi da stupire persino me stessa!
Non pensavo che avrei mai scritto tanti dialoghi, di solito mi getto sulle parti narrative *_*
In ogni caso, spero che non appaia noioso, ma serve un po’ a caratterizzare l’ambiente in cui vivono che, grazie a internet, spero di essere riuscita a ricreare, più o meno.
Poi magari non ho capito un tubo…voi segnalate sempre neh! Ò.ò
La faticaccia è stata la parte del locale: prima capire quale dei due era (e qua nessuna fonte sembrava chiara) poi immaginarsi come potesse essere e poi infine la prodezza del Menù che probabilmente mai nessuno leggerà per intero ma che da un’idea di quante schifezze si mangino gli americani!
Madonna, quanto amo la cucina mediterraneaaaaa!
Ok, mi faccio facilmente corrompere da una bella barretta di cioccolata, ma quella è un’altra storia!
La parte più divertente invece è stata quella sulla moda anni ’80… mwaaaahahah fosse per me organizzerei sempre feste a tema, anzi, farei organizzare, perché odio occuparmi io dei preparativi e cose varie ^^
Anche stavolta le note sono lunghissime…soooorry <.<
E…indovinate chi è il tizio delle ultime tre righe?
Domanda da un centesimo visto che praticamente tutti l’avrete capito xD
Questo capitolo è un po’ più lungo innanzitutto perché non sono riuscita ad accorciarlo e poi perché siccome per tre giorni non scriverò, potrei arrivare un po’ in ritardo con la pubblicazione settimanale.
Insomma accontentatevi di questo coso e fatemi sapere se ve gusta!
Alla prossima

Misa
  
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