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Autore: _Giuls17_    10/06/2011    0 recensioni
Sasuke pensa alla sua vita, alla sua intera esistenza in modo cupo, prova un dolore ingiusto e tutto per colpa di quel fratello, che ha ucciso la sua cosa più cara: la famiglia.
Vede se stesso in un mondo che non sembra appartenergli e si sente in colpa per non aver potuto fare niente per il suo clan, quando era piccolo, ma si rende conto che un giorno potrebbe essere un'uomo diverso
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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The One Hundred Prompt ProjectThe One Hundred Prompt Project
Challenge: The One Hundred Prompt Challenge indetta da BlackIceCrystal sul forum di Efp.
Prompt:17° Argomento: Errori:84. Rimpianto.
Titolo: my life could be different.
Personaggi: Sasuke.
Raiting: Verde.
Introducione: Sasuke pensa alla sua vita, alla sua intera esistenza in modo cupo, prova un dolore ingiusto e tutto per colpa di quel fratello, che ha ucciso la sua cosa più cara: la famiglia.
Vede se stesso in un mondo che non sembra appartenergli e si sente in colpa per non aver potuto fare niente per il suo clan, quando era piccolo, ma si rende conto che un giorno potrebbe essere un'uomo diverso.

Sono sempre stato diverso, non sono mai stato un ragazzo felice, nè un bambino felice quando ero piccolo, ho sempre disprezzato il mondo e i suoi abitanti.
Non solo perchè questo mondo che tutti amano mi ha lasciato solo, ma anche perchè la mia vita anche prima di quella notte non era felice, non era la vita che mi spettava, ed ho sempre pensato di meritarmi di meglio.
Meritavo un padre più affettuoso e un fratello più presente, meritavo una famiglia unita e non che si fa la guerra.
L'unica mi salvezza era la mamma, ma mi era stata tolta anche lei.
Quando ero piccola la domanda che le persone mi avrebbe voluto fare, era: perchè odi cosi tanto il mondo, bel bambino dai capelli blu come la notte?
Semplice avrei risposto, io sono dannato, i miei sono morti per uno stupido gioco fatto da mio fratello, Itachi. Ma a pensarci bene non sono morti solo loro, ma anche il mio clan, quindi i miei zii, i miei cugini, tutti morti tranne io.
Il fratello minore, il fortunato.
Ma nessuno mi aveva mai fatto quella domanda, la gente si era sempre limitata ad osservarmi e a criticarmi da lontano, dicendo ai figli maschi di starmi lontano, perchè ero maledetto, e alle femmine di non guardarmi.
E il motivo era che per questa gente ero un rinnegato la morte del mio clan sarebbe stata ricordata per sempre, sarebbe stata riportata alla memoria da me, unico sopravvissuto.
Strinsi forte i pugni, non ero giusto pensai cadendo in ginocchio, non era giusto avere una vita cosi, perchè?!
-Perchè!.- urlai.
Ma io sapevo già il perché, ed era per colpa sua, per colpa di quel fratello ingrato che aveva spezzato una famiglia, per pura soddisfazione personale, solo per testare le proprio le capacità.
Per colpa sua e della sua sete di potere, papà non era cosi pensai asciugando le lacrime che iniziarono a scendere silenziose, papà seppur fosse stato un'uomo duro, avevo sempre agito in vista di un bene superiore, per qualcosa in cui credeva davvero e non avrebbe mai sacrificato la sua famiglia, perchè anche se non lo dava a vedere noi contavamo più dell'oro per lui.
Ma questo Itachi non lo aveva mai capito.
Mi rialzai e con tutta la forza che mi era rimasta colpì la parete del soggiorno, frantumando la pietra, odiavo mio fratello, odiavo il suo modo di pensare, di agire, odiavo tutto di lui anche quello che non conoscevo, mi faceva ribrezzo avere il suo stesso sangue.
Perchè, per quanto a scuola mi sia fatto la reputazione di ragazzo forte e sicuro di se, in realtà altro non ero che un debole, ed era per questo che Itachi non mi aveva ucciso, non mi aveva considerato degno di morire con il resto del clan, ed è per questo che ancora oggi a cinque anni dalla loro morte, sono ancora a dannarmi l'anima.
Perchè se fossi stato più forte lo avrei potuto uccidere, avrei potuto salvare il clan e invece, staccai la mano dal muro, li avevo condannati tutti quanti.
Nessuno escluso e forse loro contavano anche su di me quel giorno, avevano sperato che io li aiutassi e invece, pensai sedendomi sul divano, niente, non ero neanche riuscito a guardare negli occhi Itachi, per quanto paura avessi.
Sarebbe stato bello poterli salvare, sarebbe stato belli averli tutti qua, con me, forse non sarei cresciuto cosi male, forse non sarei cresciuto con la voglia di ammazzare il mio unico fratello, ma non si può avere tutto.
Itachi ha sacrificato il suo clan per avere più potere, e io sacrificherò lui per il mio clan, un prezzo equo? Pensai sorridendo.
Mi alzai dal divano e mi appoggiai alla finestra, dal soggiorno si poteva intravedere il lago che avevamo in casa, dove io e mio fratello ci allenavamo nelle tecniche del fuoco, quanti ricordi, ricordi cosi belli che oggi mi sembrano falsi.
Sembrano progettati da Itachi in modo tale che io lo potessi odiare ancora di più. Ci pensai bene probabilmente Itachi aveva già progettato il suo destino, aveva già deciso di ucciderli e di lanciare a me una sfida, contro di lui.
Scossi la testa, e allontanai quel pensiero nonostante tutto volevo che almeno un suo riordo restasse buono, voleva ricordarlo una parte di me, voleva ricordare quel fratello che mi aveva aiutato negli allenamenti, ma che purtroppo era andata troppo oltre, troppo per potersi fermare.
Si era condannato da solo e con se stesso aveva condannato anche me.
Uscì fuori, avevo sempre invidiato i miei compagni di classe, perchè a fine scuola c'erono i loro genitori a prenderli, a chiedere come fosse andata la giornata, li avevo invidiati perchè loro potevano avere una spalla su cui piangere se qualcosa andava male, potevano sentire il calore che solo la propria madre poteva dare e l'orgoglio del proprio padre.
Li avevo invidiati per molto quando ero piccolo, odiavo il mondo in cui i loro genitori mi guardavano, perchè loro sapevano, sapevano tutto di me, del mio clan e io non potevo sottrarmi a quel loro scguardo, perchè non mi sarei potuto nascondere da nessuna parte.
Ero nudo davanti a loro, e lo sono tutt'ora che i miei compagni sono cresciuti, che hanno saputo dai genitori la mia storia, e ora sono loro a guardarmi con quello sguardo.
Mi avvicini al lago, la vita non mi aveva sorriso e anche in accademia avevo dovuto sudare il doppio di tutti per ottenere qualcosa, solo che le persone non lo avevano mai capito.
Lanciai una pietra nel lago, faceva ancora cosi male vedere la casa, vedere quelle piccole cose che appartenevano a loro, faceva male pensare di non poter rivederli al ritorno della scuola o a casa, faceva ancora troppo male, l'idea di abbondare quel posto.
Quel luogo che mi aveva visto crescere, e che aveva accolto anche il mio clan.
Ma pensai che un giorno sarei stato in grado di voltare pagina, un giorno sarei tornato a vivere qua con il mio clan, e quel giorno non avrei piú avuto il peso della morte dei miei genitori sulle spalle o l'odio di mio fratello.
Un giorno, pensai inspirando l'aria fresca del mattino, sarei stato un'uomo libero, ma per ora, sarei stato soltanto Sasuke Uchiha, il dannato.


Spazio autrice: Ciao a tutti, questa è la prima storia che pubblico in questo fanfìdom, spero che piaccia e che in caso mi facciate sapere cosa vi è o non vi è piaciuto, sono pronta a ogni critica, kiss =)
   
 
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