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Autore: TheAnarchist    10/06/2011    0 recensioni
Tanto tempo fa, in una terra lontana, un povero pastore conduceva un'esistenza tutto sommato tranquilla. Ma un giorno scampò al suo destino vincendo la Morte e guadagnandosi i suoi servigi...
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Innanzitutto vorrei fare qualche premessa (obbligatoria, direi):
1. Innanzitutto vorrei profondamente scusarmi con NonnaPapera, l'unica che ha recensito la mia storia e che l'ha trovata interessante. Purtroppo la sfiga mi perseguita in una maniera incredibile e, da quando ho pubblicato il mio primo capitolo (Settembre dell'anno scorso... oddio quanto tempo), il computer mi è morto due volte e ci ha pensato la scuola a occuparmi il resto del tempo. Inoltre, quando, nelle settimane dopo la pubblicazione, vedevo che la mia storia non la cagava nessuno, non sono più ritornato a vedere le recensioni e nel frattempo il computer è morto la prima volta. Mi sono accorto della recensione solo qualche mese fa, ma quando ho cercato di rispondere, quello stronzo del mio computer non me lo faceva fare (vai a controllare il forum)... poi è morto una seconda volta. E' per questo che ti rispondo qui, perchè ancora adesso non me lo fa fare alle recensioni.
2. Tornando alla storia: non so come considerare questo "capitolo", dato che è più una digressione psicologica, se non si contano gli sviluppi finali (io sono fissato con la componente psicologica). Inoltre nel testo si può già cogliere come la mentalità dell'umile uomo di campagna muti anche solo leggermente, una sfumatura che diventerà molto importante nel proseguo della storia... ma basta preamboli, eccovi la storia (parlo ancora al plurale? XD I 25 lettori di Manzoni sono un utopia XD)




Da quello strano giorno era ormai passato quasi un mese e le cose scorrevano tranquille come al solito. Tutto andava per il verso migliore: la guerra era terminata, il raccolto era stato ottimo, era arrivata la bella stagione e persino la figlia del pastore sembrava aver trovato l’amore.
 
Insomma tutto era bello e tutti erano felici, tutti tranne il pover’uomo: non faceva altro che pensare a quel nome, “Azrael” e quando lo pensava il sangue gli si gelava nelle vene, gli prendeva una strana sensazione allo stomaco. Non si faceva un meritata notte di sonno senza che qualche brutto incubo non gli minacciasse la sanità mentale. Da quasi un mese ormai mangiava e beveva giusto quando la sua famiglia lo guardava.
 
Già, la sua famiglia: non aveva detto niente a loro, o almeno niente del suo incontro con la Morte in persona. Da un canto perché aveva paura che si preoccupassero, dall’altro perché… aveva ancora più paura che lo ritenessero pazzo! In fondo non credeva neanche lui a quello che aveva visto e stava iniziando a metabolizzare la cosa, e ad etichettarla come “uno scherzo della sua fantasia”.
Forse, quando si era tirato fuori da quel burrone e si era disteso su quel manto erboso si era appisolato e aveva solo sognato… ma era così reale!
 
Ma alla fine c’era solo un modo per verificare se si fosse inventato tutto, o se quello che aveva visto e sentito era vero; anche lui ci aveva pensato, nelle notti turbolente mentre guardava il soffitto della sua camera da letto… evocare la Morte. Anche il sol pensiero di ciò aveva un’aria di misticismo e esoterismo… e ciò lo terrificava. Ma quel che lo terrificava molto di più era scoprire che non si era inventato niente!
E se il Triste Mietitore si fosse presentato lì, in casa sua? Cosa sarebbe potuto succedere?
 
Certo è che c’era anche l’altra faccia della medaglia: nei momenti più bui e faticosi della giornata l’idea di esprimere un desiderio e risolvere tutti i suoi problemi, ovviamente, gli faceva abbastanza gola; ma per un qualche strano motivo non si fidava di quell’essere e ciò, oltre al fatto di trovarlo orripilante, gli faceva ritrovare il senno di non rivolgersi a lui.
 
Ad aggiungersi a questa tempesta di pensieri che sciamavano nella sua mente, c’era quello che forse sopportava meno di tutto: e cioè il fatto di dover mentire alla sua famiglia.
Stava lì a guardare l’amoroso volto di suo moglie e il candido viso di sua figlia mentre queste gli chiedevano cosa fosse accaduto in quella foresta, e ascoltava impotente la bugia che gli usciva di bocca… non aveva mai mentito a loro e tenersi quel segreto tutto dentro di sé lo stava uccidendo.
 
Così, un giorno si decise a dire tutta la verità. Dopo l’umile cena, condusse le due donne sul retro della loro casa, vicino all’orto. Il cielo terso, la luna luminosa e le stelle scintillanti trasmettevano un certo senso di tranquillità, rafforzato dal docile canto dei grilli.
Ci aveva pensato allungo, ma tutti i discorsi provati nell’intimità della sua testa, denudati ed esposti, ora scappavano a gambe levate fino a scomparire.
«Cosa c’è, padre? Perché ci hai fatte venire qui fuori?»chiese con tono innocente la figlia
«Se ci hai fatto uscire per ammirare questa splendida notte, amore – iniziò la moglie - grazie del pensiero ma preferirei andare a dormire… sono stanca e…»
«No – la interruppe il marito – non è per questo…» chinò la testa, quasi si vergognasse di quello che stava per fare.
«Vi ho mentito… – riprese, appena trovato il coraggio – non vi ho detto tutta la verità. Quel giorno… quando ho perso l’agnello e sono andato a cercarlo… è successa una cosa… molto strana… so che vi sembrerà impossibile, ma vi prego di credermi…» Le donne sembrarono scosse da queste parole, ma anche quasi indignate.
«Caro, ma è ovvio che ti crederemo! Ti amiamo!»
Rincuorato da queste parole, l’uomo prese un lungo respiro.
«Quella volta ho rischiato la morte… anzi, era scritto che io sarei dovuto morire… ma invece mi salvai…» le donne sembrarono terrorizzate e spiazzate, ma approfittando del loro fiato mozzato, l’uomo tirò dritto nel suo discorso.
Il resto del raccontò proseguì ininterrotto sulla scia di questo silenzio incredulo, che diventò via via sempre più esterrefatto.
 
Quando ebbe finito, la moglie e la figlia si scordarono di richiudere la bocca e la lasciarono spalancata per diverso tempo. L’uomo non aggiunse niente, ma attese in silenzio il verdetto.
«Amore, lo so che avevamo promesso di crederti… ma non pensi sia più logico che tu… abbia sognato tutto?» quelle parole lo ferirono più delle pugnalate.
«Lo so che è difficile da credersi, ma potrei provaverlo…» tentò l’uomo
«Vorresti invocare la Morte nella nostra casa?» lo fulminò la moglie
«Non ci succederà nulla di male! La Morte ora è al mio servizio!»
La donna rimase esterrefatta: non aveva mai visto il marito così “presuntuoso” anche se solo per un momento.
 
Così si fece convincere. Allora il pastore volse lo sguardo al cielo nero come la pece e disse ad alta voce:
«O Angelo della Morte… - indugiò qualche istante per pensare ad una qualche formula abbastanza pomposa e solenne per evocare un personaggio così importante – in qualità di tuo padrone, ti invoco per eseguire i miei ordini!»
Poco dopo si alzò un vento burrascoso e gelido, mentre il cielo sopra di lui si copriva di nuvole venute fuori dal nulla. In un istante davanti a lui prese forma un’ombra scura, che lentamente divenne la figura incappucciata che aveva stravolto la sua vita. Alla sua vista il pastore fu sollevato, poiché ora era certo che non si era sognato tutto.
Ma poi, la sua presenza e il gelo che sembrava scaturirsene gli fecero venire in mente tutti quei pensieri cupi e ingarbugliati…
 
Si ricordò della sua famiglia e si voltò urlando: «Avete visto!»
Ma le due donne rimasero a fissare con sguardo spaventato e ingenuo nel punto che egli indicava, ma che, ai loro occhi, era vuoto.
«Padre… lì non c’è niente…» notò la figlia
Il triste mietitore fluttuò lentamente verso il contadino, accompagnato dal vento e dall’oscurità del suo mantello. Una volta che gli fu di fianco, sibilò:
«Mi dispiace, padrone, ma solo chi è morto o, come in questo caso, chi sarebbe dovuto morire, può vedere la Morte stessa»
Il pastore allora si affrettò a riferirlo alla famiglia, e disse che avrebbe potuto esprimere un desiderio per dimostrare il vero.
 
«Un desiderio, un desiderio… - fece, pensieroso, l’uomo – Ci sono! Voglio che nevichi!»
«Come vuole, padrone» Detto ciò, Azrael diede un forte colpo col manico della falce, per terra, seguito da un rumore quasi metallico, ma sordo e profondo. Poi sparì come era arrivato, nella sua stessa oscurità.
«Allora?» chiese spazientita la moglie, ormai certa dell’infermità mentale del marito
«Aspetta» disse lui alzando lo sguardo nuovamente al cielo
 
Dopo un po’ qualche fiocco di neve scese giù dalle nuvole formatesi in precedenza, leggiadro e tranquillizzante, la prova definitiva della realtà di quella strana situazione.
La moglie allungò le braccia e il fiocco si posò lentamente sulla sua calda pelle, sciogliendosi quasi all’istante. Il silenzio calò nuovamente sulla scena; le due donne non credevano a quanto stava succedendo, ma la prima reazione di entrambe fu quella di gettarsi tra le braccia del pastore, con le lacrime agli occhi. 

  
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