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Autore: Elanor Eliniel    11/06/2011    3 recensioni
"Mentre si inoltrava nel giardino, e poi tra le fronde dei boschi di betulle, sentì amaro il sapore del fallimento e della colpa. Una vita dedicata a difendere la Terra di Mezzo ed alte questioni, ma l’incapacità di proteggere colei che amava sopra ogni altra cosa. L’inettitudine a guarirla fino in fondo, l’aver violato la sua mente, quella sensazione di non aver fatto abbastanza, la rabbia, il dolore, la colpa affollavano i suoi pensieri, soffocandolo."
Una fanfiction che cerca di costruire la loro tragica storia, soltanto accennata in vari punti dal Professore. Sono graditissime recensioni!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Elladan, Elrohir, Elrond, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il tempo trascorse nella beatitudine di quella valle, ed il suo sovrano pareva a tutti assai più sereno, quasi l’ombra che incombeva su Elfi e Uomini gli fosse scivolata di dosso. La presenza di Celebrìan lo appagava, ma al tempo stesso non osava pronunciarsi non soltanto per tema di urtare Galadriel o Celeborn, ma anche a causa di funesti presagi. E l’Elfo un giorno, gli parlò.
- Mastro Elrond, il mio cuore brama il Mare – s’interruppe nel guardare lo sguardo stupito dell’amico e alleato per cui s’affrettò a rassicurarlo – oh, non intendo traversare Belegaer, tuttavia, mi recherò con la mia famiglia nel Belfalas, nel porto elfico di Edhellond. Pare, infatti, che vi sia un po’ di disordine tra gli Elfi Silvani, e provenendo io dai Falmari potrò trasmettere loro i segreti dell’arte della costruzione di navi. -
Elrond rimase interdetto, realizzando lentamente ciò che le sue orecchie stavano udendo.
- Beh, amico mio Celeborn degli alberi, io non sono solito tenere i miei ospiti come prigionieri, naturalmente, potrete dunque partire quando vorrete e vi assegnerò una scorta. Tuttavia, non posso far a meno di dolermi per questa notizia, che molto a cuore ho te e le tue donne. –
- Non sarà necessario, dimenticate che vi è già la scorta che molto tempo fa accompagnò le dame in questa vallata! –
- Nel caso non fosse sufficiente, sono a vostra completa disposizione. Desidero che non accada nulla né a loro né a voi. –
- E nulla accadrà – ribatté l’Elfo poggiandogli le mani sulle spalle in segno d’affetto.
 
Celebrìan aveva appreso da sua madre che a breve sarebbero partiti alla volta del Sud, ed ella fremeva dal desiderio di vedere il mare, non avendolo mai mirato. Ma al tempo stesso, si doleva di dover abbandonare quell’incantevole luogo e il suo sovrano. Non poteva però chiedere di restare o avrebbe tradito i propositi del suo cuore, pertanto intristita s’apprestò a compiere i preparativi per l’incombente partenza, desiderando essere fermata.
 
Elrond era rimasto solo, dopo che Celeborn s’era congedato ed era ancora scosso dalla notizia, realizzando che non avrebbe più visto sua figlia danzare sui prati di Gran Burrone, né cantare nei boschi di betulle. Desiderò far qualcosa per impedire ciò, ma l’unico modo era svelare i segreti del suo cuore e ciò prevedeva per gli Eldar una promessa, promessa che non voleva stringere. La guerra incombeva, e non avrebbe legato a sé la figlia di nessuno, tanto meno una fanciulla di così nobile stirpe, per poi disattendere le aspettative cadendo in qualche battaglia, o peggio, lasciando dei figli senza padre. Lui aveva sempre sofferto nel cuore la mancanza di Earendil il Beato ed Elwing la Bella. Così trascorse ancora qualche giorno e lasciò giungere l’ora della partenza.
Era in piedi presso i cancelli d’Imladris, attendendo i tre Eldar e la loro scorta, ma per il momento udì soltanto un rumore di zoccoli, e un attimo dopo apparve la fanciulla dai capelli d’argento in sella al suo cavallo. Indossava un mantello azzurro che ne ricopriva l’intera figura, coprendone anche il capo. Sembrava triste, ma al tempo stesso austera come non era mai apparsa.
- Sono la prima a giungere, dunque – esclamò notando che erano soli.
- Sì, mia signora. Avete forse fretta di partire? – domandò il Mezzelfo desolato.
- No, affatto, ma non v’è nulla a trattenermi qui, o mi sto ingannando? – chiese nella vana speranza di essere fermata. Lui desiderò che rimanesse per sempre e al sicuro nel suo regno, ma nulla disse, pur comprendendo il senso di quelle parole. La cosa lo allietò poiché poteva intuire i medesimi sentimenti che erano nel suo cuore, ma al tempo stesso lo rattristò, avendo già deciso di non rivelarsi.
- Siete nel giusto, mia signora. Come ho già detto, non è mio costume trattenere gli ospiti come prigionieri, per quanto graditi essi siano – si costrinse infine a rispondere.
- Comprendo – commentò la dama amareggiata – ed infatti se così non fosse non ne avreste alcun diritto – continuò con una punta d’asprezza.
Elrond rimase spiazzato dalla durezza delle sue parole, tuttavia ella aveva ragione, non poteva vantare alcun diritto su di lei per motivi già espressi. Quindi nulla rispose stavolta, limitandosi a fissarla con occhi tristi. Lei parve per un attimo addolcirsi, come pentita del tono con cui aveva pronunciato quella frase, ma non appena giunsero i genitori con la scorta si riscosse e riprese la sua espressione austera, indossata per l’occasione per palesare il proprio disappunto.
- Ah, sei già qui figlia mia – esclamò Galadriel – temevo non fossi pronta alla partenza –
- No, lo sono – disse con decisione la fanciulla – Prendevo congedo da Mastro Elrond per ringraziarlo dell’ospitalità –
In effetti non era proprio ciò che aveva detto, pensò mentre i genitori si congedavano e ringraziavano il Mezzelfo.
Alla fine venne il momento effettivo della partenza e uno stuolo di elfi a cavallo capeggiato da Celeborn oltrepassò i cancelli d’Imladrìs. Quando fu la volta di Celebrìan, ella si volse gettando un ultimo sguardo alla vallata e infine ad Elrond che si ergeva alto, la testa scura coronata d’argento e profondamente combattuto tra il suo ruolo nella Terra di Mezzo e i desideri del suo cuore.
Ella allora sussurrò un semplice – Namarië - , prima di guardare nuovamente avanti a sé e varcare la soglia, sparendo alla vista del Mezzelfo, che le rispose allo stesso modo, quando invece volentieri l’avrebbe fermata gridando il suo nome.
 
Lungo tutto il viaggio, che durò parecchio e fu intervallato da una breve sosta a Lòrien da Sire Amdir, Celebrìan ripensò a quell’addio convincendosi che forse, dopotutto, il Signore di Imladrìs non ricambiava affatto i suoi sentimenti o non l’avrebbe lasciata andar via senza una parola. Elrond dal suo canto, era divenuto silenzioso come non mai e trascorreva le sue giornate bramando la solitudine nei boschi e nelle radure di Gran Burrone, quando non era costretto da altre incombenze ad incontrare personalità di spicco della Terra di Mezzo.
 
Infine, l’ Elfa poté provare l’emozione di vedere il Grande Mare, cui il cuore di ogni Eldar agognava, essendo ormai giunta nella baia di Belfalas. I tre Eldar si stabilirono nel porto di Edhellond, dove Celeborn istruì numerosi elfi sulla costruzione dei vascelli, essendo uno dei Falmari. Edhellond era il porto fondato dai Nandor, gli Elfi Silvani di Lòrien e Bosco Verde per recarsi all’ovest. Il sire di quel luogo aveva nome Glorgalad, era bello in volto e aveva capelli d’oro, nonché occhi verdi; strinse amicizia con Celeborn e spesso i due passeggiavano insieme lungo la spiaggia.
- Amico mio – parlò un giorno Glorgalad – Molto tempo è trascorso da quando giungeste qui e vi è una cosa di cui desidero parlarvi. So che questi sono tempi bui, ma quale miglior motivo per accelerare le proprie decisioni? E’ da molto tempo ormai che io amo da lontano una fanciulla che desidero prendere in moglie, e si tratta di vostra figlia Celebrìan –
Celeborn restò in silenzio per un attimo, soppesando le sue parole, poi rispose con molta semplicità.
- Glorgalad, non è molto quello che posso risponderti, ché non è a me che devi rivolgerti. Io posso assicurarti che non vi è alcuna ragione per cui io debba ostacolare i tuoi propositi, ma ti suggerisco di parlarne con lei, poiché io non credo che ella abbia intuito qualcosa. –
 
Ma Glorgalad non era un Elda di comune lignaggio, era figlio di Caranthir figlio di Feanor e da questi aveva ereditato un temperamento imperioso e orgoglioso, che mascherava con una nobile favella. Egli allora parlò a Celebrìan del suo desiderio di prenderla in moglie, ma a lui non andava il suo amore, pertanto lei rifiutò gentilmente in modo da non ferire il suo cuore. Tuttavia Glorgalad era fiero d’animo e qualche tempo dopo così parlò a Celeborn:
- Ho seguito il tuo consiglio, signore, ma il rifiuto mi ha gravemente oltraggiato. –
- Me ne dolgo,pure, io non desidero che mia figlia diventi la moglie di qualcuno contro il suo desiderio –
- E’ forse già legata a qualcuno e io ne sono tenuto all’oscuro? – domandò il Noldo adirato-
- Affatto – esclamò Galadriel, la quale aveva sempre nutrito scarsa simpatia per la Casa di Feanor. Ella aveva udito la discussione e s’era avvicinata ai due Eldar – ma ella ha già espresso il proprio pensiero in merito, e ogni altra discussione non porterà a nulla –
 
Dama Galadriel, a causa del lignaggio del Sire di Edhellond e delle sue mire su sua figlia, cominciò a trascorrere dei periodi nel Bosco d’Oro con Celebrìan, per poi ritornare di volta in volta nel Belfalas dal marito e passarono innumerevoli anni. Durante uno di questi periodi, sul finire della Seconda Era, Elrond seppe che Galadriel era ospite di Sire Amdir e stava rendendo ancor più meravigliosi quei boschi col potere di Nenya. Così, su insistenza di Gil-galad Alto Re dei Noldor, si recò da lei per discutere degli ultimi avvenimenti e coinvolgerla in quei disegni.
 
Frattanto, Glorgalad mal sopportava il comportamento di Dama Galadriel, che cercava di privarlo della presenza di Celebrìan, e così prese congedo da Celeborn, affidandogli la reggenza di Edhellond, per partire alla volta del Lòrinand, senza svelare però i suoi propositi e rivelando anzi di essere diretto nel Reame Boscoso di Sire Oropher, a Nord di Bosco Verde il Grande.
La sua intenzione era, presumibilmente, di affrontare Galadriel e riportare indietro Celebrìan, illudendosi forse di poter piegare al proprio volere la figlia di Finarfin e se così riteneva, invero grande era divenuta la sua arroganza e follia.
 
Celebrìan nel Lòrinand era solita trascorrere le sue giornate nel Bosco d’Oro insieme ad altre fanciulle, tra cui Nimrodel, amata dal figlio di Amdir, e Mithrellas sua compagna. Si bagnavano spesso nelle acque del Nimrodel, che traeva il nome proprio dalla dama che vi viveva nei pressi. E fu durante uno di questi momenti, che giunse in quei luoghi Glorgalad sul suo cavallo grigio e il suo arrivo spaventò molto le fanciulle. Infatti, Nimrodel, Mithrellas e le altre compagne parlavano solo la lingua silvana e diffidavano degli Elfi dell’Ovest; pertanto, spaventate, corsero a nascondersi nei boschi non appena udito il rumore degli zoccoli. Soltanto Celebrìan rimase fiera ad ergersi accanto al letto del fiume, per vedere di chi si trattasse e inoltre pensò che, se il cavaliere doveva essere giunto fino al Nimrodel, le guardie del bosco dovevano averlo già fatto passare per giungere alla città del Re
Allorché egli uscì dalle fronde degli alberi e si palesò, Celebrìan lo riconobbe e fu piuttosto stupita di vederlo in quel luogo.
- Siete voi sire – esclamò – qual vento vi conduce qui? E’ forse accaduto qualcosa a mio padre? – chiese spaventata.
- Affatto, nulla è accaduto a Celeborn. Sono giunto qui per riportarvi ad Edhellond –
Quelle parole non presagirono nulla di buono, e la dama iniziò a indietreggiare, verso il cuore del Lòrinand.
- E perché mai, mio signore? Io sono qui con mia madre –
- Il cui comportamento, unitamente al vostro, mi ha già oltraggiato abbastanza! – esclamò con ferocia – Doveste saperlo, i figli di Feanor sono abituati a prendere ciò che desiderano, e dunque voi verrete con me nella mia terra e sarete la signora di Edhellond –
- Credete che mio padre ve lo permetterà? – urlò lei mentre cominciava a fuggire verso il centro del reame.
Lui prese ad inseguirla a cavallo, e l’avrebbe raggiunta subito se non fosse stato per gli alberi che si facevano fitti.
- Basteranno delle false accuse, e sarà imprigionato dai miei Uomini, o potrebbe smarrirsi in mare, un incidente! – rispose lui nella sua follia – E non andrete lontano, mia signora, sono più veloce di voi! –
L’Elfa, disperata, continuò a correre a perdifiato, terrorizzata, finché non raggiunse il Cerin Amroth, il colle di Lòrien così chiamato poiché vi dimorava spesso il principe per star vicino a Nimrodel. Qui gli alberi si fecero più radi e all’improvviso, quando sembrava fosse rimasto indietro, Glorgalad spuntò tra la vegetazione, e con un balzo saltò giù dal cavallo raggiungendo la dama.
- Siete vile quanto Celegorm vostro congiunto, che voleva rapire e sposare Lùthien! Queste usanze della Casa di Fëanor non sono in uso tra gli altri Eldar – disse lei irata.
Lui la guardò con occhi di fuoco, e la afferrò per i polsi, trascinandola verso il cavallo e facendola gridare.
 
- Per la luce di Eärendil, toglietele le mani di dosso o vi ritroverete questa freccia nel petto! - 



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Spero di non aver commesso delle inesattezze storiche...In tal caso vi prego di farmelo notare per porre rimedio. Qualsiasi tipo di commento, positivo o negativo, è graditissimo!
  
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