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Autore: Nebula216    12/06/2011    9 recensioni
Stava per parlare, quando vide accanto a Ino il suo futuro coabitante: capelli argentati tirati indietro, occhio viola, sorrisetto divertito… sbiancò e lo stesso fece il ragazzo.
-TU!?-
Urlarono entrambi all’unisono. La Yamanaka li fissò entrambi, sorridendo soddisfatta.
-Lara, non sapevo conoscessi Hidan!-
-LO CONOSCO PERCHE’ MI HA RIGATO LA MOTO CON QUELLA SUA FOTTUTA CINTURA!-
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hidan, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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CAPITOLO 13: Dubbi, pigiama party e…

 

Kakashi e Asuma l’avevano raggiunta con delle pattuglie della scientifica: era una ragazza giovane, vestita da Cappuccetto Rosso, con capelli e occhi neri. Lara spostò lo sguardo sulle ferite, tutte inferte con un’arma da taglio; la più grave era un foro all’altezza del mediastino. Rabbrividì: alla fine Cappuccetto Rosso aveva davvero trovato il lupo cattivo, come nella storiella… ma nessun cacciatore avrebbe potuto riportarla indietro. La coprì, aiutata da Sarutobi, con un telo nero. Kabuto interrogava gli amici, sconvolti e terrorizzati, mentre Kakashi chiedeva alla folla di tornare a casa, che quello non era uno spettacolo da vedere. L’allievo della castana si avvicinò ai tre, sistemandosi gli occhiali e controllando un block notes.
-La vittima si chiama Kin Tsuchi. Aveva detto ai suoi amici che doveva andare in bagno per rinfrescarsi, ma non è tornata. Il ragazzo che l’ha trovata, Dosu Kinuta, ha parlato di un individuo completamente vestito di nero uscire dalla porta sul retro.-
-Kakashi, Asuma, portate il cadavere in obitorio. Kabuto, fai uscire tutti quanti di qui, ok?-
Si diresse dalle amiche, pregandole di andare a casa di una di loro, di non restare per nessun motivo sole. Shikamaru, che stava facendo dei prelievi con altri della scientifica, si offrì come scorta, insieme a Kiba e Shino, rassicurando Lara: con un poliziotto e altri due compagni le altre sarebbero state al sicuro. Annuì, andando dall’amico della vittima: poteva vederlo poco in faccia, dato che si era travestito da mummia, scorse solo un occhio nero e qualche ciocca di capelli corvina. Kinuta la fissò spaventato.
-Dosu, devo farti delle domande. So che… non è facile parlarne… ma devi aiutarci a trovare l’assassino di Kin.-
-Lei... era ingenua… non capiva mai…-
La castana lo vide trattenere le lacrime a fatica… come conosceva quella sensazione orrenda, quel peso che impediva al cuore di battere adeguatamente e garantiva un’asfissia sicura. Gli posò una mano sulla spalla, cercando di confortarlo come poteva.
-Perché dici questo Dozu?-
-Lei… lo aveva già incontrato. Non ce lo ha mai descritto fisicamente, diceva solo che non erano affari nostri. Lei stasera doveva incontrarsi con lui, per questo ha insistito nel farci venire a questa festa.-
Accanto a Kinuta era seduto un secondo amico, moro con occhi scuri, un certo Zaku Abumi. Entrambi le raccontarono del cambiamento dell’amica, del fatto che con loro parlava soltanto di questo fantomatico ragazzo; non ce la fecero più a parlare di Kin, così Lara smise di fare domande, chiedendo loro dove poteva rintracciarli per continuare quando lo shock sarebbe passato. I due le diedero i loro numero di cellulare, lei si allontanò dal locale: troppe vite spezzate, troppe lacrime versate, per quanto sarebbe andata avanti questa storia? Si strinse nel cappotto di pelle nera, nel tentativo di difendersi dal venticello freddo che si era alzato e rimuginando su tutto quello che era accaduto in quel periodo. Si mordicchiò un’ unghia finta, certa più che mai che se fosse stata una delle sue se la sarebbe divorata dal nervosismo. Nel suo vagare verso casa, si fermò davanti a una vetrina, vedendo il suo riflesso: quella era una Lara diversa, forse quell’immagine rappresentava sé stessa se avesse avuto ancora il sostegno dei genitori, se non si fosse ritrovata nell’accademia così, all’improvviso. Sospirò, continuando la sua camminata verso casa: si sentiva inutile, avrebbe voluto comprare un biglietto di sola andata per l’America e tornarsene in quello squallido appartamento al terzo piano, situato nel vicolo più pericoloso della città. Si fermò di nuovo.
-Scarlett, tu non cedi mai. Puoi pensare tutto, ma non alla fuga. Affronta il problema… e risolvilo alla radice.-
Si disse, convincendosi che era meglio restare lì, a Tokyo, con le sue amiche e i nuovi amici. Lì aveva una casa sicura, aveva vicino a sé delle persone sempre pronte a sostenerla… si sentiva viva.
Appena entrò in casa, vide le sue amiche in pigiama a mangiare del gelato davanti a un film strappalacrime. Evitando di disturbarle, andò in camera e si svestì del costume di Catwoman, indossando dei pantaloncini di microfibra neri e una felpa color glicine; si tolse con qualche difficoltà la maschera felina, massaggiandosi le povere orecchie martoriate. Appena le percepì stapparsi, entrò in bagno e si struccò, o almeno ci provò: l’eye-liner, a tre strati,  si era calcificato sulle palpebre, serviva lo scalpello per toglierlo, così come il mascara resistente all’acqua con effetto “push-up”. Usò almeno tre salviette struccanti, arrendendosi quando constatò che restava comunque un alone scuro: due occhi neri stile post-rissa. Trattenne quello che sembrava un ringhio, prima di andare dalle altre che stavano consumando pacchetti di fazzoletti su pacchetti.
-Come mai siete qui?-
-Ci avevi detto di andare a casa di qualcuna di noi no? Abbiamo pensato di farti compagnia.-
Disse Sakura sorridendo. Lara ricambiò il sorriso, ringraziandole e mettendosi accanto a loro a guardare il film, una commedia. Prese un cucchiaio e lo immerse nel gelato alla menta, l’unico rimasto intatto dei gusti presenti: era il suo preferito, seguito dallo yogurt in ex-equo con la liquirizia e, al terzo posto, i frutti di bosco. Sakura stava mangiando una ciotola di gelato al cocco e alla fragola, Ino invece il classico binomio limone-fragola; Temari pesca e anguria, TenTen cioccolato e stracciatella e Hinata, per finire, fiordilatte e crema.
Mentre si gustava il gelato dal gusto incompreso, le tornò in mente, per qualche astruso motivo, il profumo che usava Hidan; la cucchiaiata le andò di traverso, costringendola a tossire e a darsi colpi al petto per non morire soffocata. Come poteva pensare a un profumo in quel momento?! Decise che era l’ora di farsi vedere da uno psicologo… di nuovo. Scosse la testa decisa, prendendo un’altra cucchiaiata di gelato: nessuno, oltre alle sue amiche, doveva sapere. Non voleva passare per una psicopatica.
Mise le ciotole ormai vuote nell’acquaio, e il gelato avanzato nel freezer, appena in tempo per sentire un gran baccano provenire dalla sua stanza. Cosa diavolo stava succedendo?, pensò fra sé e sé. Era consapevole del fatto che le sue amiche erano scalmanate, ma certo non poteva immaginare che avevano iniziato “un’epica” battaglia con i cuscini, che si erano fatte la manicure e avevano attaccato il suo I-pod alle casse del computer portatile, insieme a due microfoni… il tutto in pochissimi minuti. Strabuzzò gli occhi, vedendo Ino e TenTen cantare a squarciagola.
-Ma che mettono la droga anche nel gelato!?-
-Andiamo Lara! E’ divertente!-
Disse Sakura.
-Ringrazio il fatto che non ci siano Hidan e friends, ma abbassate il volume ragazze! I vicini sentono comunque!-
-Dai Lara, smettila di esser noiosa!-
Disse Ino in quella breve pausa prima di cantare nuovamente. La castana scrisse qualcosa su un blocchetto: “Promemoria numero 456: MAI PIU’ GELATO alle 02:40 di notte”. Sottolineò il tutto quattro volte, vedendo però Temari fissarla duramente, quasi come se le imponesse di mettere via quell’ammasso di bigliettini; la bionda le porse un microfono, mentre Sakura sceglieva la canzone da farle cantare.
-Oh no, no no no, ve lo sognate!-
-Sì sì, canta militare.-
Temari le lanciò il microfono, che fu afferrato in tempo dalla castana. Un rullo di batteria accompagnato da una chitarra fece scattare in lei una sorta di karaoke genetico, caratteristica che, il più delle volte, le causava solo guai. Sapeva benissimo che mancavano pochi secondi alle parole, si inumidì le labbra, partendo insieme alla base.
-He was a boy she was a girl
can I make it any more obvious?
he was a punk
she did ballet
what more can I say?
he wanted her she'd never tell
secretly she wanted him as well
but all of her friends stuck up their nose
they had a problem with his baggy clothes.
He was a sk8ter boi she said see ya later boy
he wasn't good enough for her
She had a pretty face but her head was up in space

she needed to come back down to earth.-(“Sk8ter Boy”-Avril Lavigne)
Riprese fiato senza farsi sentire dalle amiche, ricordandosi quegli insegnamenti ricevuti a scuola, al corso pomeridiano di canto. Palato alto, laringe morbida, così come la mascella, e mai rilasciare aria nell’attacco; proseguì senza mai fermarsi,  vedendo le amiche incitarla come se fossero al concerto della cantante vera. Le sembrò di stonare qualche volta, ma loro non diedero peso ai suoi errori; quando finì, sentì più applausi di quelli previsti. La risposta non tardò ad arrivare: Tobi le stava fissando contento, battendo le mani freneticamente l’una contro l’altra. Un momento…
-T-Tobi!?-
-A Tobi piace come canta Lara!-
-S-scusami Tobi, ma… se tu sei qui… allora anche…-
-Lara dov’è il gelato!?-
Ecco, parlava del diavolo e le corna non potevano certo mancare. Nascose i microfoni in tempo, prima che anche Hidan, Kakuzu e Deidara si affacciassero nella sua stanza; le ragazze li fulminarono con un solo sguardo, pronte a linciarli per la loro entrata in scena poco gradita e improvvisa. La castana prese l’argenteo per l’orecchio sinistro e gli altri due per le maniche dei giubbotti, trascinandoli via dal perimetro della sua camera: Tobi li seguiva saltellando come un coniglietto pasquale. Li mise tutti a sedere sul divano, sul quale si erano già accomodati Sasori e un ragazzo con occhi e capelli neri, quest’ultimi raccolti in un codino. Li squadrò tutti quanti.
-Allora ragazzi, come mai siete qui?-
-Ecco noi... come posso spiegartelo…-
Disse Deidara, mentre Lara fissò il moro col codino: lo aveva già visto al locale, ma per lei restava comunque uno sconosciuto. Il ragazzo la guardò di sbieco, uno sguardo del tutto indifferente e distaccato.
-Tu saresti?-
Domandò la ragazza. Lui stette zitto per qualche secondo, facendole credere di essere muto: indossava una camicia bordeaux scura, aperta in cima, dei jeans cupi e un paio di scarpe da ginnastica nere. La fissò nelle iridi verdi chiare, facendola sobbalzare per il gesto improvviso.
-Io sono Itachi Uchiha.-
Il fratello di Sasuke, pensò Lara: bhè, in effetti doveva aspettarselo, i tratti somatici erano inconfondibili. Gli porse la mano, con l’intento di presentarsi educatamente.
-Piacere, io sono…-
-Lara Scarlett. 19 anni. Ex-militare e poliziotta, con un carattere decisamente…-
La ragazza si era già incupita e aveva portato una mano al coltello seghettato lama 40 cm che usava per tagliare il pane… per la fortuna dell’Uchiha, Hidan si intromise calmando la coinquilina.
-Stava per dire che hai un carattere decisamente invidiabile!-
L’Uchiha lo fissò malissimo, ricevendo dagli altri occhiate d’avvertimento: l’argenteo gli aveva salvato le palle (non la pelle) dall’ira funesta della castana; quando ci si metteva quella era una vera vipera! Dal canto suo, Lara provò ad immaginare, senza troppi sforzi, chi avesse spiattellato la sua vita ai quattro venti: Ino non era stata (forse), Kakuzu sembrava fregarsene di quello che aveva fatto o faceva, Sasori era troppo occupato a discutere con Deidara sull’arte. Tobi? Certo, non era uno di quello che tengono l’acqua calda, ma tutti lo consideravano stupido; a patto che Itachi non fosse il nuovo 007 della regina d’Inghilterra, restava soltanto…
-HIDAN!-
-Che c’è!? Che ho fatto!?-
La ragazza, saltando, gli afferrò i suoi capelli, piegandolo alla sua altezza per poterlo fissarlo faccia a faccia.
-Hai spiattellato tu la mia vita ai quattro venti!?-
-Chi? IO!? Un momento… Tu… mi hai… preso i capelli?... SAI QUANTO CI HO MESSO PER TIRARLI TUTTI INDIETRO!?-
Lara ritirò la mano, asciugandola alla camicia nera del coabitante, sotto lo sguardo scandalizzato di un Kakuzu vicinissimo all’infarto: era costata tanto?
-La vera domanda è quante fottute confezioni del gel ci hai spalmato. Bleah! Comunque, come mai siete tutti qui?-
La risposta venne da sé, dato che Kakuzu si era seduto al tavolo e stava mescolando un mazzo di carte, mentre Sasori controllava dei dischetti colorati: fiches. Un momento… fiches!? E le sue amiche volevano fare un pigiama party con quel gruppo di giocatori d’azzardo in cucina!? Hidan brontolava per la sua povera capigliatura “a leccata di mucca” rovinata, borbottando qualcosa del genere “troverò il modo di vendicarmi”. Dopo essersi seduto al suo posto, però, gli si illuminarono gli occhi, uno scintillio a dir poco sinistro e maligno; sorrise, un ghigno tetro, mentre si girava verso la castana.
-Sai Scarlett, voglio vedere se hai davvero fegato o fai solo finta.-
-E come?-
-Questa non sarà una partita di poker…-
Ok, la ragazza si stava seriamente preoccupando per sé stessa. gli amici guardarono Hidan curiosi; lui proseguì dopo la pausa di suspence.
-Per tua sfortuna Scarlett… e per nostra fortuna diciamocelo ragazzi… questa sarà una partita di strip poker.- 

Angolo autrice: Salve gente! Spero che anche questo capitolo vi piaccia, sinceramente sono qui a rigirarmi i pollici e, non sapendo cosa fare, ho deciso di postare. Vi ringrazio per le recensioni, per chi segue, preferisce o ricorda questa fan fiction, mi commuovo T^T. Ciao a tutti, un bacione da Nebula216!

   
 
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