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Autore: Rowena    12/06/2011    2 recensioni
Due anni fa, Percy Weasley è tornato a fare parte della sua famiglia. Due anni fa, malgrado tutto, i suoi parenti erano felici di averlo di nuovo con loro.
Due anni fa. Ma ora Percy è diventato un grandissimo rompiscatole, al punto che i suoi cari, teneri, dolci, adorabili parenti hanno deciso che devono sbarazzarsi di lui. E che diavolo, Perce!
Epilogo online: «Audrey, ti volevo chiedere una cosa», esordì con un certo imbarazzo, mentre la ragazza, che si era allontanata un poco per annusare il profumo delle rose selvatiche, si voltava. «È una cosa importante e spero che non la giudicherai affrettata, perché io sto davvero bene con te e credo che sia arrivato il momento per fare un passo del genere».
Alla strega mancò il respiro: possibile che Perce volesse… No. Era troppo presto. Si frequentavano da sei mesi scarsi, nemmeno, era impossibile che fosse davvero pronto a fare quello che lei temeva. Non il compassato, razionale e metodico Percy Weasley!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Audrey, Famiglia Weasley, George Weasley, Percy Weasley | Coppie: Audrey/Percy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Dopo quegli avvenimenti, Perce si rilassò. Avvenne un poco alla volta, anche per la forza con cui aveva cementato certe abitudini, ma nel giro di un paio di settimane tutti i suoi fratelli e anche i genitori notarono il cambiamento.
Qualche sera dopo il loro chiarimento, Audrey lo convinse a uscire in quattro con Kingsley e la fidanzata, così da dissolvere definitivamente quel brutto equivoco e voltare pagina. Era palpabile la gioia del Ministro all’idea del matrimonio con la sua compagna, così com’era evidente la differenza tra il modo che aveva di relazionarsi con lei rispetto a come scherzava con l’amica.
Erika era molto bella, Percy lo ammise alla prima occhiata, ma una volta di più si domandò come fosse possibile preferirla al fascino più discreto ma caldo ed elegante della sua Audrey. Riteneva Kingsley un vero sciocco, ma ovviamente si guardò bene dall’esternare simili commenti: meglio per lui, in fondo!
Quando la futura sposa, però, cercò di convincere il testimone del suo fidanzato perché le permettesse di scegliere un abito più adatto alla cerimonia – non le andava proprio giù che Audrey si vestisse da uomo, la trovava una bizzarria senza motivo – il mago s’intromise commentando che la sua ragazza sarebbe stata bene perfino in un sacco di patate, anzi, perfino con la veste da ballo di suo fratello Ron, per cui non l’avrebbe fatta sfigurare. Rimase sorpreso quando gli altri tre scoppiarono a ridere a quella sua uscita, come se avesse detto una sciocchezza.
«Ma è vero…» tentò di giustificarsi, confuso, ma venne subito fatto tacere da Audrey con un bacio.
«È bello che il tuo fidanzato sia così generoso nei complimenti, Kingsley nota a malapena cosa mi metto», commentò Erika con un sorriso, per quanto la frecciatina al fidanzato fosse evidente.
L’altra strega ridacchiò: «Non stento a crederlo, a volte non riesce nemmeno a capire da che lato vadano lette le pergamene che deve firmare!»
Tra le due donne c’era un bel rapporto, nonostante avessero caratteri molto diversi. Percy e Kingsley, pur essendo nella stessa situazione, erano più guardinghi e si osservavano con circospezione, come se ancora non avessero deciso come comportarsi. Audrey scuoteva il capo: Perce diceva di non sentirsi all’altezza nel paragone con il Ministro della Magia, cosa assolutamente ridicola ai suoi occhi, mentre il grande Auror sembrava sorpreso che quello strano ragazzo, con i suoi dubbi esistenziali e le sue manie, fosse riuscito a rendere felice la sua ex. Eppure non la vedeva così contenta da quanto tempo, pensò Kingsley? Forse non gli era mai successo.
Di lì a poco, si celebrò il matrimonio più chiacchierato dell’anno, una piccola funzione privata malgrado i riscontri diplomatici che una cerimonia grandiosa con una marea d’invitati illustri avrebbe potuto portare alla carica del Ministro Shacklebolt. Kingsley dichiarò che aveva sempre voluto tenere gli affetti della sua vita al riparo dai media e così fece anche nell’occasione delle sue nozze, con grande scorno di personaggi come Rita Skeeter.
Quel matrimonio in novembre sembrò ispirare molti, come se l’ex Auror avesse dato l’ispirazione ai suoi amici: George solo pochi giorni dopo trovò il coraggio e fece la proposta ad Angelina, mentre Neville Paciock, carico di entusiasmo per il suo ingaggio a Hogwarts come professore di Erbologia al pensionamento della Sprite, pose la stessa domanda ad Hannah Abbott, con cui si frequentava da circa un anno.
Ginny raccontò ai fratelli che anche Harry sembrava volersi esporre in quel modo, eppure l’aveva visto rinfrancarsi quando una sera a una cena la ragazza aveva espresso il suo desiderio di rimandare qualunque pensiero sul matrimonio e simili almeno fino a quando non avesse vinto minimo tre campionati con le Harpies.
«Me lo deve chiedere perché ne è convinto», spiegò la strega a Percy un pomeriggio in cui lui l’accompagnò agli allenamenti, «non perché lui e Ron sono, come sempre, gli ultimi a decidersi e ad agire».
Il fratello annuì, anche se in quel momento stava pensando ad altro. Era quasi sorpreso della maturità di sua sorella, nonostante sapesse già che non fosse frivola, e allo stesso tempo si domandava cosa pensasse la sua ragazza riguardo al futuro. Chissà se aveva mai riflettuto sul matrimonio… E lui? Che cosa voleva per sé, davvero?
Percy si crogiolò nell’idea della cerimonia, della sua attesa all’altare, della donna che amava che compariva in uno splendido abito bianco, ma accantonò in fretta quel pensiero prima che diventasse troppo tangibile nella sua mente. No, era troppo presto per lui per arrivare a un simile passo. Con il casino che aveva combinato di recente, Audrey gli avrebbe riso in faccia sentendosi rivolgere una proposta di matrimonio, e a ragione.
Aveva scatenato una situazione spiacevole quanto una Mandragola appena colta per un malinteso, ne era consapevole, e la sua ragazza non era certo la classica personcina che non vedeva l’ora di sposarsi fin da quando era in fasce. Era meglio continuare a godere della loro relazione senza impegnarsi in discorsi troppo importanti prematuramente.
In fondo, aveva un trasloco a cui pensare: non appena George gli comunicò che lui e Angelina avevano intenzione di sposarsi, infatti, Percy gli fece le congratulazioni e decise che era giunto il momento per tornare a vivere da solo, anche per dare tempo ai colombi – come li chiamava lui per il gusto di veder arrossire il fratello – di preparare il nido.
«Non ti sembra di correre troppo, però?» gli domandò Audrey, che si era offerta volontaria per dargli una mano e passare così quel tempo insieme, un pomeriggio di dicembre. La prima neve era caduta e l’aria aveva un profumo pungente che le metteva allegria. «Hanno detto che vogliono fare con calma, non l’hanno nemmeno annunciato in famiglia!»
 «Questo perché far sapere certe notizie a mia madre prima che sia necessario può equivalere alla morte», spiegò Percy ridacchiando. «Bill ha avuto fortuna, perché sua moglie ha subito preso in mano il comando dell’organizzazione e mamma ha dovuto rincorrerla tutto il tempo per far sentire le proprie idee, ma solo una mezza Veela potrebbe riuscire in una simile impresa».
Oh, a quanto pare la cognata era brava a gestire mamma Weasley. «Ma davvero?» domandò con aria sorniona, cercando di capire quanto Perce apprezzasse davvero la parente acquisita.
Il mago fiutò il pericolo di una trappola: le donne della famiglia – e non solo, a quanto pareva – tendevano a invidiare Fleur, anche se senza motivo per lui. Insomma, sua madre aveva messo al mondo sette figli e si era sempre assicurata che stessero bene e in salute, con abiti caldi e tutto il resto, sua sorella era una stella del Quidditch e stava con Harry Potter, la ragazza di Ron era la mente più brillante che avesse mai conosciuto e Audrey…
Oh, Audrey era assolutamente perfetta, ai suoi occhi.
Nonostante questo, aveva già capito che dimostrare troppa simpatia per la parte francese della famiglia poteva essere pericolosissimo, per cui si lanciò subito a mediare.
«Beh, io non ho assistito, ma pare che Fleur sia bravissima a ignorare mia madre: non si sopportano, mamma l’ha accettata solo perché ha capito che ama mio fratello come nessun’altra potrebbe fare. Non ha mai messo in discussione il matrimonio, neanche dopo che quel mostro…» Si zittì, cercando di non farsi prendere dalle emozioni. «Basta sensi di colpa, abbiamo detto. Io non c’ero e Bill sta bene, fine della storia».
Era difficile perdere il modo di pensare a cui era abituato. Si era perso così tanto della sua famiglia ed era stato assente così a lungo… Gli ci sarebbe voluto più tempo per smettere di sentirsi davvero in colpa, ma almeno ora poteva cercare di combattere quella sensazione che gli avvelenava il cuore.
Audrey capì e lo abbracciò: «Secondo me con quelle cicatrici ha ancora più fascino, anche se non dovrei dire certe cose» mormorò per far ingelosire Percy e deviare la sua attenzione. «Comunque non capisco perché tutta questa fretta: abbiamo portato qui tutta la tua roba in un viaggio solo!»
«Beh, dato che c’era da fare il trasloco, ho pensato che fosse venuto il momento anche per un altro lavoro che rimando da un po’», le spiegò mostrandole una stanza in cui aveva ammucchiato un sacco di scatoloni. «Questa casa è mia… Ma non lo è. Vorrei che lo diventasse, una buona volta».
Non aveva il coraggio di spiegare che aveva scelto i mobili, ai tempi della sua fuga da casa, in linea con i gusti di Caramell con l’idea di compiacere il Ministro di allora alla prima cena di lavoro che avrebbe dato. Quella era la casa di un Percy Weasley pomposo e ossessionato dal potere che non esisteva più, per cui doveva cambiare.
Gettare via gli arredi che non gli piacevano, i libri della Skeeter e altri tomi vergognosi, i vestiti troppo seriosi e non di suo gusto: non voleva più nulla di quelle cose nella sua dimora, era tempo di ricominciare e quel gesto, anche se simbolico, per lui voleva dire molto.
Tirare fuori le parole giuste per far comprendere anche alla sua ragazza quel concetto non fu semplice, ma quando finalmente capì, Audrey fu pienamente d’accordo.
«Cosa vuoi fare, rivenderli o…» indicando i mobili avvolti nei lenzuoli.
«No, mi basta che spariscano: il denaro non è un problema, George mi ha sempre pagato bene. Forse c’era anche qualche extra per insultarmi a piacere, a dire il vero» rispose con un sorriso il mago.
«Allora facciamoli Evanescere e via. Cosa vuoi salvare?» disse Audrey cominciando a scoprire la credenza della sala da pranzo. «Uh, che brutta!»
Effettivamente, era un pezzo di antiquariato mal riuscito, con quelle vetrinette istoriate e i riccioli di legno su ogni lato. Percy la fissò per un attimo e poi con un tocco di bacchetta la fece sparire. «Ecco, andata. Mi piacerebbe una casa più colorata, più divertente, più…»
«Più simile alla mia?» concluse la ragazza per lui. «Io non sono un’arredatrice, ma questo posto può diventare molto bello. Ci vedrei un salotto con la parete principale coperta da un’unica libreria, così da metterci su tutti i tuoi libri e avere spazio per quelli che comprerai più avanti. Un bel divano comodo, davanti al camino, per leggere in tranquillità, e poi hai il camino! Che spreco non usarlo».
Non era anche quello un modo per fare progetti per il futuro? Percy si prefissò di non interpretare lo sguardo sognante di Audrey e la chiarezza d’idee che aveva per trasformare la casa come un segnale di qualcos’altro. Non poteva permettersi altre figuracce, lo sapeva bene.
Buttarono via molta roba, anche se in realtà la sensazione fu data dalla povertà degli arredi, e la ragazza chiese di poter bruciare il libro su Albus Silente firmato da Rita Skeeter – proprio autografato! – come favore personale. Perce acconsentì in cambio che lei non ridesse nel vedere gli abiti da lavoro che aveva ancora nell’armadio al piano di sopra.
Fu un bene che gli fosse venuta in mente quella proposta, perché gli bastò aprire le ante del mobile e tirare fuori le prime tuniche che Audrey cominciò a sussultare per le risate represse.
«Non sto sghignazzando, te lo giuro, devo starnutire» cercò di scusarsi quando il mago le fece notare che aveva le lacrime agli occhi. «Ma anche tu… Hai un cravattino abbinato alla bombetta di Caramell!»
Fu la prima cosa che scomparve dall’armadio, mentre le orecchie di Percy diventavano rosso fuoco. «Era proprio quello che temevo, che ti prendessi gioco di me in questo modo», borbottò.
Audrey si sedette sul bordo del letto, rimasto sfatto dopo la loro più recente visita, e allargò le braccia verso di lui. «Non ti offendere, dai. È che mi rendi le cose facili, però!» cercò di scusarsi abbracciandolo. «Avanti, facciamo fuori tutta questa roba».
Il ragazzo sembrò essersi subito dimenticato della presa in giro e la obbligò a stendersi. «Non così in fretta…»
«Bestia! Dillo, che era tutta una scusa per portarmi a letto» esclamò lei ridendo, prima di baciarlo.
«Oh, a dire il vero non pensavo mi servisse una scusa» rispose lui con un sorriso molto Weasley, prima di infilare le mani sotto il suo maglione.
 
Mezzora dopo, Audrey lo incitò a rivestirsi: «Andiamo, non vorrai mica restare in questo letto per ore!»
«Perché, non sarebbe bello?» mugolò il mago rintanandosi sotto le lenzuola e fingendosi offeso. Era così splendido avere un po’ di tempo tutto per loro, lontano dai parenti e dai gatti della ragazza.
«Fa freddo in questa casa, dovrò assicurarmi che ti riallacci alla linea del gas».
Ossia fare domanda, stipulare un contratto, maneggiare soldi dei Babbani… Percy sospirò rassegnato: ora che era passata alle formalità pratiche, non c’era modo di riportare la ragazza sotto le coperte. «E perché? L’hai detto tu, c’è il camino».
«Non basta certo per tutti gli ambienti! E poi hai voluto vivere tra i Babbani? Allora goditi un po’ anche le loro invenzioni: così farai contento tuo padre, quando verrà in visita» disse Audrey con aria da esperta. Non aveva mai incontrato i Weasley senior, ma dai racconti del fidanzato sapeva che Arthur si sarebbe eccitato tantissimo nello scoprire che il suo terzogenito aveva un impianto di riscaldamento babbano in casa.
Con una ragazza così determinata, non c’era niente da fare. «Va bene, va bene… Ora che vuoi fare?»
«Abbiamo buttato ciò che non vuoi tenere, per cui andiamo a fare compere!» disse entusiasta.
Aveva già in mente il posto perfetto per trovare mobili a basso prezzo ma perfetti per le esigenze di Perce, un luogo che faceva paura a molti Babbani, figuriamoci a maghi che avevano poca dimestichezza con l’altro mondo che li circondava!
Con qualche moina, e la promessa di fermarsi per la notte – salvo un breve passaggio a casa per dare da mangiare ai suoi mici – Audrey riuscì a convincere il ragazzo a lasciare il letto e a seguirla nel grande magazzino nella periferia di Londra.
Come previsto, nel vedere la loro destinazione Percy ebbe dei dubbi. «Sicura che in questo posto abbiano ciò che fa per me?» domandò squadrando il grosso edificio blu e l’enorme nome in giallo che campeggiava sulla facciata. «I… Ai… Come si legge?»
«È svedese, non ti scervellare: qui hanno un sacco di mobili a prezzi convenienti. Li scegli, compri i pezzi e te li monti a casa» spiegò lei ridendo.
Per qualche strano motivo, il mago non fu particolarmente entusiasta di quella notizia: lui non era portato per il fai da te, si sarebbe incollato all’armadio nuovo! «Cosa? Devo montarli io? E se mi sbagliassi… Io non so leggere le istruzioni in svedese».
«Chissà perché, infatti, le hanno fatte illustrate. Fidati, sono a prova d’idiota» lo rassicurò Audrey, che aveva arredato in quel modo tutto il suo appartamento ed era ormai pratica. «Ti aiuto io, comunque, e vedrai che ci divertiremo un sacco».
Se Percy voleva diventare una persona normale – e rispetto a come lo ricordava ai tempi della scuola aveva già fatto enormi passi avanti – doveva anche conoscere la cultura dei Babbani e diventare un mago capace di destreggiarsi nei due mondi: aveva comprato un villino in un quartiere frequentato da persone senza poteri, doveva poter passeggiare per strada senza sembrare strano ed essere additato dai vicini. E se si fosse sciolto, anche con i parenti avrebbe potuto avere un rapporto più vero e sereno.
Era un obiettivo importante per lui, ma anche per Audrey: aveva visto come George fosse legato al fratello, e Ginny pure era pronta a farle la festa perché credeva che avesse preso in giro Perce… Una famiglia così compatta si meritava un po’ di felicità e di tranquillità, dopo la guerra e il loro lutto. Ma non era il solo motivo per cui insisteva tanto: la verità era che voleva vedere se era in grado di adattarsi al suo stile di vita.
Era presto? Sì, probabilmente, ma la strega aveva un modo di giostrarsi tra il mondo della magia e quello dei Babbani che era parte del suo essere: era nata senza sapere di avere dei poteri ed era abituata alla televisione, alle auto, ai negozi del centro di Londra…
Amava allo stesso modo girare per Diagon Alley, inventare nuovi incantesimi e usare i gufi per sentire le sue vecchie compagne di scuola, anche se a ogni lettera doveva stare attenta che Artiglio non acchiappasse il vecchio barbagianni di Doris. Era una strega ed era anche un po’ Babbana, e il suo futuro compagno doveva essere in grado di fare altrettanto.
Certo non doveva mettere fretta a Percy, né cominciare a fare progetti frettolosi sul loro domani, ma era una cosa molto importante per lei.
Entrarono nel grande negozio e il ragazzo iniziò subito a sentirsi male per quanti colori, cose e persone c’erano in un solo posto: lui era abituato alle piccole botteghe di Diagon Alley, non a quella confusione.
«Prendi fiato, Perce», gli disse con dolcezza la strega, «e dimmi da dove vuoi cominciare. Per forse il salotto sarebbe il punto migliore, è quello su cui hai le idee più chiare».
Lui annuì e si lasciò portare nel settore delle librerie, dove cominciò a sentirsi meglio nel vedere degli scaffali così grandi e ampi, adatti a contenere centinaia di volumi. «Ce ne sono così tante…»
«Scegli lo stile che ti piace, poi vediamo i colori. Io mi terrei su una tinta neutra, piuttosto ci divertiamo con gli arredi e la tappezzeria alle pareti» suggerì Audrey vedendo che cominciava a divertirsi.
«Lo stile che mi piace? Devo ancora decidere cosa mi piace e cosa no!»
Fu più difficile del previsto, ma il mago si divertì molto una volta che prese confidenza con l’organizzazione del negozio: studiò con cura quale dei design moderni presentati nel salone fosse il più adatto e decise come arredare la stanza nuova con calma e attenzione, tanto che Audrey dovette intervenire solo per impedire che comprasse un enorme divano in pelle che era davvero troppo.
Dopo un paio d’ore, tornarono a casa con un furgoncino noleggiato dal negozio e tutti i loro acquisti. Guidò la ragazza, che non mancò di lamentarsi: «Dovrai prendere la patente, Perce, non c’è scampo. So che c’è riuscito pure tuo fratello Ron, al Ministero hanno messo dei manifesti di congratulazioni per aver passato l’esame senza dover Schiantare l’esaminatore!»
«Lo so, è stata un’idea di Ginny e io ho aiutato ad appenderli», replicò lui scendendo e afferrando il primo scatolone dal retro. Avrebbero avuto da montare per ore, ma la cosa non gli dispiaceva affatto. «Domani ti andrebbe di accompagnarmi a comprare un po’ di vestiti? Dalle tue risatine direi che ho bisogno di un guardaroba nuovo» propose alla ragazza con un sorriso.
«Ma guarda… Domani non posso, ho un impegno: i miei tornano a casa, finalmente. Vado a prenderli in aeroporto».
«Davvero? Perché non me l’hai detto prima?» domandò Percy un po’ sorpreso. Era una notizia fantastica, avrebbe voluto che la sua ragazza la condividesse con lui…
Audrey comprese che doveva fare attenzione alle parole, per non ferirlo senza motivo. «Non ti offendere, ma è una cosa di famiglia: siamo stati per tanto tempo e vorrei vederli da sola, per ritrovarci. Avrai tutto il tempo di conoscerli, come mio fidanzato, non ti preoccupare».
Suonava un po’ come una minaccia… A quel proposito, Percy aveva ancora qualcosa da dire.
«Va bene, non c’è problema. Saresti libera giovedì sera, però?»
«Sì, perché?»
Prese un bel respiro e si preparò a porle l’invito: «Mia madre dà una cena alla Tana, una delle tante a cui riunisce tutti i figli, le nuore… e Harry Potter» aggiunse ricordando il più celebre degli invitati in veste di fidanzato di Ginny. «Sarebbe la prima volta, per me, per presentarmi con qualcuno».
«Vuoi presentarmi alla famiglia?» domandò Audrey, non essendo sicura di aver capito bene. In fondo era lui ad averle raccontato peste e corna dei parenti, specialmente riguardo alla madre…
Percy annuì: era arrivato il momento giusto e, se la ragazza fosse sopravvissuta, i suoi dubbi sulla loro relazione. In ogni caso poteva usare il fidanzamento ufficiale di George per deviare l’attenzione materna, no?


   
 
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