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Autore: _Any    12/06/2011    7 recensioni
Quando mi trovavo alla The Wammy's House giravano strane leggende e tutte quante avevano come protagonista uno di noi, un assassino per l'appunto. Uno di noi che gli altri temevano, uno di quelli che nessuno avrebbe mai voluto incontrare sul proprio cammino. Persino il suo aspetto era spaventoso. Occhi rosso sangue, capaci di infondere il terrore con un solo sguardo. Malvagio, malvagio tanto da uccidere anche una ragazzina.
Devo ammettere che anche io, che mi reputo una persona alquanto razionale e non troppo timorosa, ho creduto a quelle leggende e mi sono permesso di giudicare quella persona in maniera perfida e meschina. Nessuno conosceva il suo nome, per noi era solo una lettera: B.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Beyond Birthday, L, Near
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Questa storia è stata ispirata al romanzo "Another Note" di Nisioisin. La maggioranza dei personaggi non mi appartiene.


La mattina del lunedì mi svegliai al solito orario per arrivare in classe in tempo. Non era da me essere così distratto, eppure avevo enormi difficoltà a concentrarmi quel giorno. Quasi mi feci sgridare dal professore per via della mia tendenza a guardare fuori dalla finestra.

Finirono le lezioni e stavo per andarmene quando la voce irritante dell'insegnante mi richiamò all'attenzione dicendo che aveva un avviso per noi. La vocetta nervosa avvertì che per un po' dovevamo stare lontani da alcune aree dell'istituto per via del lavoro di alcuni uomini che avrebbero svuotato gli sgabuzzini e i depositi pieni di roba inutile e in eccesso. Gli operai stavano già venendo a svuotare tutti i luoghi dove avrebbero operato.

Improvvisamente mi tornò alla mente: lo sgabuzzino dove avevo nascosto il diario di B, anche quello avrebbero svuotato? Se avessi lasciato tutto senza intervenire sarebbe stato trovato, e nel peggiore dei casi distrutto totalmente, oppure sarebbe stato restituito a Roger, che non ci avrebbe messo troppo tempo per capire che qualcuno aveva infranto la regola di non entrare nel corridoio vicino alla biblioteca. Dovevo impedire che quel quaderno fosse trovato.

Velocemente mi congedai dal professore cercando di sembrare il più naturale possibile e poi mi diressi rapidamente nel luogo segnato dalla piantina. Non prestai attenzione alle voci dei miei compagni che chiedevano dove stessi andando così di fretta, e alla fine giunsi a destinazione. Un uomo stava per aprire la porta. Troppo tardi? No, mi avvicinai in fretta e gli rivolsi la parola: “Mi scusi, potrei entrare qui dentro? Mi hanno nascosto una cosa che mi appartiene.” dissi cercando di farmi credere un povero bambino innocente vittima dei bulli, in fin dei conti quell'uomo non sembrava essere un genio, ma solo un operaio spaesato.

Con una sorta di grugnito mi lasciò entrare ed aspettò pazientemente che io avessi ripreso con me il quaderno.

Ringraziai e mi allontanai stavolta con più calma e tornai nella mia stanza. Mello e Matt non c'erano ancora dato che, essendo di due anni più grandi di me dovevano trascorrere più ore in classe. Mi arrampicai sul mio letto a castello e mi stesi riaprendo il quadernetto. Non mi interessava di studiare, lo avrei fatto dopo.


Mi pentii amaramente di avere quel tipo di potere un giorno di metà settembre. Quella mattina mi ero alzato presto come al solito anche se era sabato e quindi non sarei dovuto andare a scuola. Di buon umore, scesi al piano terreno della mia casa e arrivato in cucina per la colazione trovai mia madre.

Quando si voltò provai il terrore più assoluto.

Il suo nome, lettere che danzavano davanti ai miei occhi e più in basso...

0 0 0 1.

Una sola cifra, stando ai numeri sarebbe morta di lì a poche ore.

Mio padre era nel bagno a farsi la barba, lo volli vedere, ma anche per lui i numeri non cambiavano. Stavano per morire, quel giorno.

Ricorsi nella cucina con gli occhi lucidi: “Mamma, papà oggi non andate al lavoro, vi prego!”. Entrambi erano rimasti stupiti da una richiesta simile. Mia madre si scusò, disse che dovevano andare e che non avevano scelta, lo stesso disse mio padre.

Li pregai ancora innumerevoli volte, non potevo dire loro della mia conoscenza della durata vitale degli altri esseri umani, del mio potere.

Mio padre mi chiedeva il perché di una simile richiesta e mi accarezzava dicendomi che sarebbero tornati presto. Ma non potevo lasciarli, se fossero andati non sarebbero tornati mai più.


Effettivamente perdere i propri genitori è molto doloroso, ma saperlo in anticipo dev'esserlo ancora di più. Mi soffermai a ricordare quelle poche cose che sapevo dei miei. Chi erano? Quali erano i loro nomi? Cosa era successo loro? Sapevo davvero poco, solo qualche immagine sbiadita era conservata nella mia memoria.


Uscirono.

Non riuscii più a trattenermi e mi rinchiusi in un angolo della cucina e finalmente piansi.

Non ero stato in grado di fermarli, a cosa serviva essere il migliore della scuola se non ero nemmeno in grado di salvare la vita ai miei genitori?

Non riuscivo più a fare nulla, tale era la mia agonia. Passeggiavo nervosamente per le stanze, mi sedevo sul divano, cercavo di distrarmi nell'attesa del ritorno di mamma e papà.

Non poteva essere davvero la fine, no, c'era di sicuro un errore, non poteva accadere proprio quel giorno, proprio a loro, proprio a me.

E così osservai piano la mia ombra muoversi, il sole attraversare l'intero arco celeste, il colore dell'atmosfera passare da un blu chiaro a un azzurro splendente, e poi ancora a un lieve rosa e infine a un arancione intenso. Nulla ero riuscito a fare se non cercare di calmarmi con scarsi risultati.

Venne l'orario con cui puntualmente tornavano a casa. Aspettai ancora.

Mamma, papà, perché non tornavate?

Avevo paura e a tarda sera mi decisi ad accendere la televisione, forse per riprendere il contatto con il mondo esterno. Invece dei soliti cartoni per bambini che mi piacevano per rilassarmi e per distrarmi con i miei amici, misi un canale dove stavano trasmettendo un TG.

Con gli occhi gonfi dalle lacrime attesi finché non udii le parole: “Morti accoltellati due proprietari di un negozio nella cittadina di Wells. La polizia riferisce che un ladro abbia cercato di derubarli, ma i due hanno difeso il loro negozio pagando con la vita...”

Spensi. Erano morti. Non volli tornare in camera mia e mi addormentai con la luce accesa raggomitolato sul divano. Perché un uomo aveva deciso di ucciderli? Cosa ne avrebbe ricavato? Perché era diventato un assassino? Non riuscivo a rispondere a queste domande nei giorni seguenti.

Oramai vivevo solo fisiologicamente: smisi di andare a scuola, smisi di uscire di casa, smisi di affacciarmi alla finestra per vedere se c'era bel tempo...

Così trascorsi moltissime giornate vuote, a riflettere, pensare. Qualcosa stava cambiando in me. Non ero più un bambino spensierato di quelli che si gode l'infanzia tra passatempi puerili, amicizie semplici e innocenti, uno di quelli che non sa nemmeno cosa sta facendo e perché lo sta facendo. Cominciai a riflettere, a ragionare su qualsiasi cosa che mi capitasse di vedere o sentire tramite il mio televisore. Riflettevo sul perché si vive, sul perché si muore, sul perché gli umani sono così egoisti da non pensare alle conseguenze delle loro azioni, sul fatto che forse anche io ero egoista dopotutto.

Nessuno venne a bussare alla mia porta e andai avanti con il cibo che c'era nel frigorifero. Non volevo assolutamente uscire di casa, oramai non mi sentivo più di appartenere a quel mondo che mi faceva quasi paura.

Volevo rimanere lì da solo per sempre.


Che in B fosse bastato questo desiderio di vendetta per diventare a sua volta un assassino? Sfogliai il manoscritto. Anche se fosse stato così, il testo era ancora molto lungo, avrei potuto continuare per giorni.


Ma un giorno accadde proprio ciò che non volevo: qualcuno bussò alla mia porta. Non sapevo se esserne felice o triste, perché avevo ancora paura del mondo, ma avevo fame, il cibo era finito. Perciò aprii.

Mi trovai di fronte a un uomo enorme, vestito di nero che mi chiamava per nome.

Mi disse che mi avrebbe aiutato, che mi avrebbe portato in un bel posto, ma non mi fidavo. Chiusi la porta e scappai nella mia stanza al piano superiore.

Avrebbe potuto farmi del male, come potevo fidarmi così scioccamente del primo sconosciuto che era arrivato a bussare alla mia porta?

Aspettai tutta la giornata, sperando che se ne andasse, ma non fu così. Quell'uomo era più testardo di me, e aspettò tutta la notte, e il giorno successivo. Io lo spiavo dalla finestra, e forse lui sapeva che lo stavo osservando.

Il mattino seguente lo vidi sulle scalette dell'ingresso, che dormiva, ancora fermo. Perché voleva tanto me? Pensai di ascoltarlo e gli aprii la porta. Fu la prima volta che vidi un adulto sottomettersi a me, che avevo a malapena cinque anni.

Lo svegliai, gli chiesi se stava bene, e dopo i convenevoli gli chiesi di parlarmi di ciò che voleva da me. A quelle parole si illuminò e mi cominciò a parlare del fatto che aveva scoperto che i miei risultati scolastici erano eccellenti e che perciò voleva portarmi in una scuola, un istituto dove avrei potuto coltivare il mio talento. Mi disse che si trattava di un orfanotrofio dato che non avrei potuto continuare a vivere da solo in quelle condizioni. Io gli dissi che non volevo abbandonare la mia casa, ma lui seppe convincermi narrandomi ancora di questo luogo e dicendomi che tutti prima o poi dobbiamo dire addio a qualcuno o qualcosa. Smise di parlare di ciò che avrei perso e cominciò a parlarmi di cosa avrei guadagnato.

Qualcosa mi si mise in moto dopo tanti giorni: l'immaginazione di bambino. Improvvisamente potevo vedere questo luogo nella mia testa e potevo immaginare tutte le cose descritte dall'uomo: altri bambini, amici, spazi dove poter fare ciò che volevo...

Quel luogo si chiamava The Wammy's House.


Ancora una volta la mia lettura fu interrotta. Stavolta era Mello ad essere entrato nella stanza, insieme a Matt e a quel loro vociare fastidioso. Automaticamente nascosi il piccolo manoscritto sotto il mio cuscino in modo che nessuno dei due potesse vederlo.

Pensai che nemmeno lì sarebbe stato al sicuro dato che avrebbero potuto trovarlo anche solo per caso, e avrebbero potuto farne qualsiasi cosa. Troppo pericoloso. Però dove avrei potuto trovare un angolino dove leggere in tranquillità e nascondere la refurtiva?

Mi decisi a riportarlo nel luogo in cui l'avevo trovato. Guardai in una tasca e vi trovai di nuovo la “chiave” che aveva aperto il catenaccio del corridoio che solo io avevo visitato.

Avere a che fare con una storia simile poteva crearmi non pochi problemi dato che era stata nascosta con tanta cura, no?

Scesi dal mio letto sperando solo che per quel giorno il quaderno non venisse scoperto da nessuno. Mi bastava solo una notte, poi l'avrei riportato al suo ambiente senza lasciarmi dietro alcun sospetto. Bastava solo lasciare tutto come lo avevo trovato, senza far intuire nulla.

E in effetti qual era il pericolo? Se anche avessi visitato il corridoio proibito non sarebbe accaduto nulla, no? Perché allora lo consideravano tanto pericoloso? C'era forse dell'altro da nascondere? In effetti in quella casa si poteva esser certi di tutto tranne che della sincerità degli altri e in quel momento sentii come unica persona davvero sincera proprio il mio scrittore B.

E in effetti la storia viene scritta dai vincitori è un concetto che può essere applicato a ogni contesto, anche alla The Wammy's House.

C'era qualcosa che stavano cercando di nascondere, forse un gravissimo errore del passato, tanto grave da cercare di celarlo e di fingere che non sia mai esistito? Tanto da aver causato dei gravi danni alle persone presenti nella casa, forse B compreso? Forse i malvagi erano in realtà quelli che erano considerati i “buoni”?

Sempre più dubbi affollavano la mia mente.

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Authoress' words

Rieccomi qui puntuale puntuale con un altro capitolo! Ma bene, vedo che in questo periodo EFP va alla grande dato che siamo tutti finalmente in vacanza... Infatti anche io stamattina mi trovavo sul lettino di una spiaggia anche se non mi è mai piaciuto andare a mare, e infatti dopo poco ho cominciato ad annoiarmi...

Bene, come al solito vi chiedo di farmi sapere il vostro parere su questo capitolo anche perché è da tanto che non scrivo e non mi dispiacerebbe sapere le vostre opinioni, che sono sempre molto utili a sapere anche come continuare o anche a capire se ho sbagliato qualcosa e dove...

Bene, adesso la smetto di scrivere cose inutili e vi lascio in pace.

A domenica prossima!

Any

   
 
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