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Autore: Reghina    12/06/2011    4 recensioni
S-P-O-I-L-E-R!
"Pateticamente ridicolo.
Ecco cosa aveva pensato Drakul Mihawk quando Zoro si era prostrato davanti a lui, chiedendogli di insegnargli l'arte della spada.
Solo dopo aveva capito che quel ragazzino era tutto tranne che patetico o ridicolo.
Aveva un sogno da realizzare e voleva raggiungerlo a qualsiasi costo, oltre che per sé, per non essere di peso ai suoi compagni e al suo Capitano.[...]".
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Drakul Mihawk, Roronoa Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Il letto della stanza di Occhi di falco era quello che si sarebbe potuto tranquillamente definire da Re, un po' come tutto l'arredamento.
Lo spadaccino migliore al mondo infondo aveva dimostrato ampiamente di gradire il lusso, anche solo con il fatto che possedesse un castello proprio con tanto di trono.
Per quanto paresse spoglio e deserto, era invece ricco di tanti piccoli dettagli preziosi che lo abbellivano, sebbene rimanesse comunque un'abitazione fredda.
Il clima era quello tipico di una casa non usata mai, perfetta solo perché abbandonata.
Zoro a dire il vero non ci aveva mai fatto caso, perché non aveva idea di come fosse una normale dimora riscaldata e abitata.
Conosceva la Sunny e aveva conosciuto la Mery, ma quelle erano le uniche che potesse definire 'casa'.
Nello svegliarsi, si era trovato in una stanza che non conosceva nell'immenso castello, ma probabilmente anche conoscendola non sarebbe cambiato nulla, vista la peculiarità del giovane nel perdersi.
“Ti sei svegliato, Roronoa Zoro”.
Il ragazzo alzò di scatto il capo, ignorando la fitta tremenda dietro al collo e il cerchio sorprendente alla testa, neanche si fosse ubriacato.
Dall'altro lato dell'immenso letto rotondo dalle coperte di velluto nero decorato stava Mihawk.
Mihawk, con in mano le sue spade.
“Lasciale!”.
Prima ancora che il padrone di casa potesse voltare il collo verso il minore, questi si era lanciato per recuperare i suoi tesori.
Viste le sue condizioni fisiche, però, ottenne un risultato decisamente disastroso.
Capitombolò con il capo sulle gambe del membro della flotta dei sette, le gambe immobilizzate che parevano non volerne sapere di spostarsi.
Percepì gli occhi dorati intensi di Drakul su di sé ed arrossì per la magra figura, non consapevole che chiunque altro sarebbe stato morto al suo posto, non semplicemente paralizzato.
“Sono buone spade” commentò laconico Mihawk, poggiandole con cura sul materasso “Con un immenso potenziale che tu non sfrutti a pieno, Roronoa Zoro”.
Il Cacciatore di Pirati digrignò i denti stizzito.
Non aveva alcuna intenzione di ascoltare i sermoni del maggiore su potenziali non sfruttati.
Sì, desiderava che Occhi di falco fosse il suo maestro, ma non aveva certo dimenticato che era anche il suo rivale.
L'ultima delle intenzioni di Zoro era farsi dare le prediche da colui che avrebbe dovuto sconfiggere.
Forse Mihawk lo capì, perché gli sollevò il mento con due dita, avvicinandosi a sua volta a quello del ragazzo.
Il maggiore seduto elegantemente ripiegato, un braccio poggiato sulle coltri scure e l'altro a tenere il volto del minore, gli occhi d'oro che brillavano come quelli di un'aquila a caccia che avvista la preda.
L'altro steso, incapace di muoversi o di sottrarsi a quello sguardo intenso, ma con occhi neri dal taglio duro e deciso di chi comunque non ha intenzione di lasciarsi sottomettere.
Uno strano momento di stallo, quello, in cui neanche un filo d'aria osava far frusciare le tende lunghe scure che sfioravano il pavimento di marmo nero che pareva uno specchio, una pozza oscura in cui precipitare.
Non v'era un respiro che sia tale, un movimento appena più accentuato, quasi due statue di cera scolpite in quella posizione, con i visi l'uno ad un palmo dall'altro.
Poi Zoro arrossì, gonfiando appena le guance, distogliendo lo sguardo dagli occhi ipnotici e stupendi del maggiore “Vuoi mollarmi?” sbottò, quasi irritato, mentre era semplicemente imbarazzato a morte.
Un delizioso ghigno ornò le labbra di Occhi di falco, sollevando il ragazzo seduto, quasi pesasse quanto una piuma che può essere facilmente sbatacchiata qui e la da un soffio di vento.
“Faresti meglio a riposarti ancora un poco, Roronoa Zoro, se ancora non riesci neanche a metterti seduto da solo”.
Lo spadaccino più giovane aggrottò le sopracciglia irritato, grugnendo.
Era stato poggiato contro lo schienale imbottito del letto, la stoffa ricamata finemente come cucita punto per punto con attenzione spasmodica.
Le coperte altrettanto preziosamente decorate non lo coprivano da quando si era mosso scompostamente, e ora scendevano in modo disordinato lungo le gambe toccando terra, quasi una cascata che si tuffa in un lago senza ordine, casualmente.
Si sentiva tanto una bambola e la cosa non gli piacque affatto.
< Chi diamine si crede di essere per trattarmi così?! > pensò furioso, facendo leva con entrambe le braccia per spingersi < Dannazione! Sarà anche lo spadaccino più forte del mondo, ma non ha diritto di trattarmi così! >.
Drakul sentì il materasso sprofondare appena, sotto la pressione delle mani di Zoro e vide il ragazzo che pareva star per cadergli nuovamente addosso.
Ed effettivamente il Cacciatore di pirata finì incollato all'altro, sì, ma alle sue labbra invitanti che lo avevano schernito.
Un bacio, forse, ma non sarebbe stata la definizione migliore.
Era un brutale sfioramento appena accennato di labbra infastidite ed imbronciate.
Ringhianti, indignate, dolci, timide labbra che di baci non ne sanno nulla, però di sangue e sudore sì.
Sanno di fatica e sconfitte, di sacrifici ed umiliazioni di cui quella è solo l'ultima perla, goccia che fa traboccare un vaso pieno.
Un momento, un attimo solo in cui rimangono unite e niente di più.
Zoro si scostò, guardando con occhi neri carichi d'ira il rivale a cui puntava.
Le spade nuovamente in mano, eppure il pirata sapeva che Mihawk aveva notato che le aveva sguainate e pronte a puntargliele alla gola, sebbene il maggiore sembri indifferente come non l'avesse visto.
“Ancora” ringhiò il minore.
“Vuoi un altro bacio, Roronoa Zoro?” ghignò provocante l'altro, ben sapendo invece cosa intendesse il Cacciatore di pirati, divertendosi semplicemente a vederlo arrossire leggermente sulle gote austere e adulte.
“Continuiamo ancora gli allenamenti, Occhi di falco” ribadì “Non ho intenzione di riposarmi, ancora”.
Drakul l'aveva osservato attentamente, dalle spade pronte a scattare ai muscoli tesi, fino agli occhi carichi di rabbia e determinazione.
“Come vuoi tu, Roronoa Zoro”.
Nel guardarlo, Drakul 'Occhi di falco' Mihawk l'aveva ammirato davvero e mai scelta gli era parsa migliore che quella di allenare quel giovane, promettente, ragazzino.
   
 
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