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Autore: poisonous rose    12/06/2011    7 recensioni
Nel diario però diceva altro a quello che tutti affermavano nei riguardi di mia madre.
Parlava soprattutto di un ragazzo.
Ma, dannazione, non capivo chi diamine fosse stato questo fantomatico ragazzo che Hermione Granger, la mia ormai single madre, avesse frequentato dopo Victor Krum e prima del suo fidanzamento con papà. Quindi, facendo due conti, per ben due anni e mezzo era stata con questo tizio. Lei lo aveva più volte nominato nel diario, ma con un nome totalmente assurdo.
"Costellazione".
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Rose Weasley, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Mum's personal Diary.'
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Mum's personal Diary.
 
 
 
 
 
-  Il boccino d'Oro.
 
 
 
 
 
Non avevo mai amato particolarmente le competizioni da piccola, poi ero arrivata ad Hogwarts.
Non le avevo mai amate per una ragione ormai sconosciuta, ero la ragazza più competitiva a Hogwarts. Ero sì Gryffindor, avevo sì un animo puro, nobile e coraggioso, ma ero anche capace di arrivare ad imbrogliare pur di vincere. Non a caso al Cappello Parlante, per poco, al primo anno non gli era stata tagliata la punta: quella mezza cartuccia mi avrebbe voluto spedire a Slytherin, e io non potevo assolutamente permettermelo. Sarei stata diseredata ed odiata da tutti, per giunta mi avrebbero guardato sia con aria estasiata che con una paura assurda. Più o meno, forse, li avrei capiti. 
Come poteva la figlia dei Salvatori del Mondo Magico, finire a Slytherin, quando lì ci finivano solo mezze cartucce ed anime empie? 
La risposta era semplice, almeno, lo era diventata al primo anno. 
Ero diventata competitiva a scuola, avevo iniziato a prendere i voti migliori della classe solo per superare l’Ossigenato. 
Ero entrata a far parte del club dei Duellanti, –al secondo anno, quando era permesso solo a quelli del terzo- , solo per far vedere che io avevo coraggio da vendere. 
Ero diventata la persona più competitiva della scuola, soprattutto nel volo e in amore. 
Durante le lezioni con Madama Bumb, ero la prima a saettare per tutto il campo da Quidditch anche senza il consenso della Miss. Certo, alle volte avevo rischiato una bella punizione, ma quando Madama aveva capito che era impossibile frenarmi nel volo, aveva deciso che potevo volare quando ne avevo voglia e se proprio volevo allontanarmi, nel raggio di trecento metri dal Campo da Quidditch e non di più. In poche parole, non dovevo superare la Foresta Proibita. 
Probabilmente, quello, era l’unico divieto che riuscivo a non infrangere, avrei fatto di tutto pur di non perdere la mia scopa e la possibilità di sentirmi libera, senza pensieri, almeno in un posto.
Poi, quando mi ero innamorata, avevo avuto le mie prime batoste ed ero arrivata persino a far evanescere i capelli ad una ragazza perché stava facendo la civettuola con un qualcosa di.. “mia” proprietà. 
Gelosia? Macché, solo una forma acuta di.. possessione
Possessione maniacale, direi. 
Il punto di quella situazione, comunque, era che non mi piaceva  sapere di aver fatto un'emerita stronzata. Non potevo credere, non del tutto, di aver accettato un patto con il Diavolo.

 

« Il primo che la piglia, vince » disse avvicinandosi e facendomi segno che al tre avrebbe lanciato la pallina. Annuii impercettibilmente, lanciandogli un'occhiata di traverso, non mi fidavo di lui. Non mi ero mai fidata a sufficienza di lui, in realtà.
Le conseguenze del non fidarsi, erano state catastrofiche.
« Vedi di non imbrogliare, Malferret » mormorai facendo scontrare i nostri manici di scopa. Ci mettemmo uno di fronte all'altro mentre sentivo il cuore pulsare forte. Con la punta della mia Nimbus urtai il suo manico di scopa, come per avvertirlo. Non mi sarei fatta fregare il boccino e una dichiarazione non voluta a causa di una stupida competizione. Che voleva dimostrare vincendo? Che poteva ridicolizzarmi quando più gli pareva? Beh, ci riusciva benissimo anche senza metterci così pubblicamente alla prova. Guardai verso le tribune, non c'era anima viva. Sospirai, mentre un sorrisino rilassato si faceva largo sul mio volto.
Non volevo rischiare che qualcuno mi vedesse lì sopra, avrei passato dei guai grossi. Le parole della McGranitt erano state chiarissime: se qualcun altro si fosse messo a volare con me o mi avesse visto, avrei perso l'opportunità di volare quando più mi pareva. E sarei passata alle mani, eventualmente avessi potuto perdere -anche in una remota eventualità- il mio manico di scopa.
« Uno.. tre! » esclamò lanciando in aria il boccino d'oro. La pallina dorata, spiccò il volo quasi come se fosse arrivata la Pasqua per lei, e schizzò verso il basso. Premetti le gambe contro il manico di scopa, puntandolo verso il basso e appiattendomi contro questo, mentre l'aria mi scompigliava i capelli e sentivo Malfoy dietro di me sghignazzare.
« Dovevi lanciarlo al tre! » urlai, sicura che mi sentisse nonostante fosse a qualche metro di distanza da me. Mi girai appena, cercandolo con lo sguardo e per poco non caddi dalla scopa nel trovarmelo dinnanzi con quel suo sorrisino in faccia. Strinsi il manico di scopa fra le mani, mentre lui si avvicinava e diceva: « L'ho lanciato al tre. Se poi intendi dire che dovevo fare “uno, due e tre”, beh.. non è nel mio stile, tesoro ». Rise e ripartì, lasciandomi imbambolata lì sopra con gli occhi appena appena lucidi.

Mi aveva chiamato tesoro. Come osava chiamarmi tesoro?
Mi girai di scatto, vedendolo schizzare verso l'alto e poi scendere subito giù in picchiata. Temetti che avesse individuato il boccino e serrai nuovamente le gambe contro la scopa e accelerando, mentre vedevo chiaramente il boccino schizzare prima verso le tribune e, poi, cambiare improvvisamente rotta e dirigersi verso gli anelli. Alzai appena lo sguardo, cercando di capire dove fosse finito Malfoy, e lo vidi. Allungava la mano e sorrideva, beffardo e soddisfatto, come se avesse la vittoria in pugno.
Sentii un groppo allo stomaco,e mi appiattii maggiormente contro il manico di scopa accelerando. Non l'avrei lasciato vincere, non poteva vincere! Lo raggiunsi velocemente, mentre vedevo un'espressione irritata farsi strada sul suo volto. Ghignai. Il boccino non voleva darla vinta né a me, né a lui.
Alzai immediatamente la punta del manico, dirigendomi in fretta verso gli anelli. Il boccino saliva e scendeva, usciva da un buco ed entrava in un altro come le montagne russe dei Babbani in America. Una volta ci ero salita, lì sopra, ma poi ero scesa dopo mezz'ora e sia io che Hugo avevamo vomitato tutto il pranzo. Si infilò nel cerchio più grande e poi in quelli più piccoli, schizzando da destra a sinistra con una velocità stupefacente. Notai appena in tempo una macchia marrone raggiungere gli anelli velocemente e allungare nuovamente la mano, convinto di avere in pugno la vittoria. Guardai il boccino, bloccandomi a metà strada a causa di un boato, guardai il cielo nero e oscuro spaventata. Avrebbe piovuto di lì a poco. Distolsi lo sguardo dal cielo, concentrandomi sulla gara. Non ci potevo ancora credere, insomma, per parlare -per farmi bere l'Amortentia-, eravamo arrivati a sfidarci sul campo da Quidditch. Mi sorprendevo sempre di più di quanto fossimo infantili quando stavamo insieme. Di quanto fossimo dannatamente cocciuti.

Virai appena in tempo e mi trovai il boccino d'oro ad un palmo dal naso, ghignai, allungando di poco la mano per afferrarlo e, quando lo sfiorai con le dita, un fulmine colpì un cerchio, che non cadde ma tremò tutto. Ritrassi velocemente la mano, poggiandola sulla scopa per non cadere mentre sentivo l'aria mancarmi. Un vento improvviso mi scompigliò i capelli e notai Malfoy allungare la mano mentre il boccino veniva verso di me. Scorpius si stava sporgendo il più possibile per afferrarlo, sarebbe potuto cadere, se non fosse stato un ottimo cercatore Slytherin. Sorrisi, mentre notavo il boccino sempre più vicino e, quindi, sentivo la vittoria in pugno, mi allungai appena, mentre il manico di scopa vibrava, come se potesse percepire la mia felicità. Ma, come disse una volta zio George: “La felicità scivola via troppo velocemente e, tu, non puoi riacchiapparla se lei non vuole tornare da te”. Per cui, non seppi come, o quando, ma sentii nuovamente uno scroscio alle mie spalle e, questa volta, al posto di ritrarre la mano e metterla sul manico per mantenermi, precipitai mentre vedevo chiaramente Malfoy afferrare il boccino con un aria soddisfatta sul viso. Quell'espressione, divenne una maschera di terrore, mentre si precipitava a salvarmi.


 


****





Al mio risveglio, capii che non mi potevo assolutamente trovare in camera mia, dato che il posto dove mi trovavo era dannatamente bianco, quindi, credetti di star sognando, siccome nessun posto ch'io ricordassi aveva le pareti bianche. Eppure, quando sentii delle urla provenire da una stanza vicino alla mia, mi ricordai di colpo che cosa era accaduto e dove realmente mi trovassi. Mi puntellai sui gomiti, cercando di non urlare per l'improvviso dolore al braccio sinistro. Mi sedetti sul letto, guardandomi intorno cercando di capire dove si trovassero le persone da cui provenivano quelle voci così acute.
Ero in infermeria, evidentemente con un braccio rotto e con la testa che mi pulsava in una maniera incredibile.
La porta dell'ufficio di Madama Chips si aprì all'improvviso e un ragazzo uscì velocemente appostandosi dinnanzi alla mia tenda, raggelai e chiusi gli occhi, mentre mi tiravo la coperta quasi fin sopra agli occhi. Madama Chips odiava quando c'erano degli ospiti e i pazienti venivano svegliati a causa di questi (
« Prima di tutto il riposo! », diceva sempre). Ed io, lo sapevo bene siccome ero la prima a ficcarmi in infermeria. Sin dal primo anno, infatti, ero riuscita a finirci a causa di una delle care caramelle di zio George, proveniente dai 'Tiri vispi Weasley'. Mi era spuntata una strana irritazione che dovevo provocare a Jamie, siccome si vantava di saper cavalcare una scopa meglio della sottoscritta, e quindi ero finita da Mm. Chips sin dai primi giorni di scuola. Quando poi tornai in Sala Comune, mi accolsero come l'erede di Harry Potter, per la mia capacità innata di mettermi nei guai.

« Signor Malfoy, deve uscire » esclamò Mm. Chips alterata, raggiungendo la figura dinnanzi la mia tendina. Raggelai sul posto, quando capii che quella figura, era Malfoy.
« Non se ne parla » disse lui tranquillo, mentre scrollava le spalle.

« Signor Malfoy, glielo chiedo gentilmente, deve uscire » un brivido mi percorse alle parole di Mm. Chips. Sapevo benissimo che volesse dire quando diceva la parola 'gentilmente', e quella parola non era per niente sinonimo di gentilezza! Tutt'altro. La prima volta che mi capitò di finire sotto il tiro mancino di quella parola, venni pietrificata e fatta spedire in Sala Comune poco dopo. Il giorno dopo, Louise mi aveva liberato con un ghigno sul volto che lasciava benissimo intendere che avrebbe raccontato il tutto a Hogwarts e dintorni, ma fece di peggio, difatti, lo fece scrivere sul giornalino della scuola. Giornalino che leggevano anche i professori, con non poco interesse.
« Madama, ve lo dico gentilmente, non uscirò da questa stanza prima che
lei si svegli ».
Madama Chips lanciò un urletto disperato, andandosene a gran passi dentro il suo ufficio e sbattendo vigorosamente la porta, sibilando un
« I ragazzi innamorati! » decisamente adirata.
Mi sembrava assolutamente strano il fatto che Malfoy non volesse uscire. Mi sembrava strano perché non capivo minimamente che cosa significasse per lui vedermi sveglia. Non appena lo vidi girarsi e sospirare, tremai e chiusi gli occhi, cercando di fare finta di dormire. Sentii il fruscio della tenda mentre si apriva, i suoi passi echeggiare nell'infermeria deserta e poi il suo leggiadrissimo posteriore prendere posto sul mio letto, costringendomi a fargli spazio dato che mi stava uccidendo una gamba. Arricciai il naso indignata, cercando di non farmi notare e serrai maggiormente gli occhi, provando a mantenere il respiro regolare.
Si mosse, sospirò e poi uno strano calore mi invase la guancia. La sua mano, una mano gelata a dir la verità, mi aveva fatto arrossire come un pomodoro e mi aveva fatto spuntare un sorriso -che anche se non vedevo, sapevo essere ad ebete- sul volto. Serrai anche le labbra, ficcando il viso nel cuscino sperando di soffocare in quello stesso momento, mentre la sua mano si spostava ad accarezzarmi la nuca. In quel momento, pensai che nessuna morte potesse essere più dolce di quella. Eppure, come se non ci fosse mai fine al peggio, sentii il suo respiro solleticarmi l'orecchio e allora affondai maggiormente il viso nel cuscino, sperando vivamente che quello fosse un sogno e che non finisse mai.
« Weasley, ti hanno mai detto che sei una pessima attrice? »
Decisamente, non era un sogno.
Mi girai velocemente, irritata quanto mai e lanciai un urlo acuto nel sentire il braccio sinistro sotto la schiena, immobile e dolente, e la caviglia rimpiangere il momento in cui avevo deciso di morire soffocata. « Miseriaccia! » esclamai mordendomi il labbro, cercando al contempo di mettere il braccio sinistro sulla mia pancia facendo il minor movimento possibile. Lanciai uno sguardo disperato verso l'ufficio di Mm. Chips, quella benedetta donna era sorda come nessuno mai, nemmeno un incantesimo avrebbe potuto aiutarla.

Così capisci che significa 'disturbare la quiete del paziente'.
« Sei un idiota » ruggì lui con un'aria quasi preoccupata, mi alzò con dolcezza la caviglia da sotto il lenzuolo mentre imprecavo violentemente e stringevo forte i denti. Prese il cuscino del lettino affianco al mio, e lo ficcò sotto la caviglia poggiandola sopra, poi prese il braccio e me lo mise sulla pancia mentre la sottoscritta cercava di non urlare e di continuare a guardarlo con uno sguardo esterrefatto. Perché, insomma, com'era possibile che Scorpius Hyperion Malfoy si fosse mostrato così.. apprensivo nei miei confronti dopo tutto questo tempo? Si sedette poi sulla punta del mio letto ed iniziò ad accarezzarmi il braccio non rotto. Sorrisi appena, passando lo sguardo dalla mia caviglia al mio braccio ed infine su di lui. Arrossii, pensando che quella situazione mi piacesse più del dovuto.
« Grazie » biascicai con un espressione a metà fra il sofferente e il felice. Mi guardò scettico, quando poi un sorriso divertito si fece spazio sul suo volto divenuto improvvisamente curioso. Arrossii a quel contatto e mi morsi leggermente il labbro inferiore mentre c'era un conflitto interiore dentro di me che mi stava facendo perdere il controllo.
Da una parte, mi sentivo in pace con me stessa,
felice, come non ero stata più dopo la rottura con lui.
Stare lì, con
Scorpius, in quella situazione, era un toccasana per me. Era come il rimedio ad una malattia inguaribile. Era come se non fosse successo nulla, come se fossimo ancora fidanzati e insieme. Entrambi felici per gli stessi identici motivi.
Ma, d'altro canto, mi sentivo tremendamente male. Sapere che avremmo potuto evitare tutto quello che era successo, evitare di farmi soffrire, di farmi finire nella Foresta Oscura.. sarebbe stato tutto più semplice, se
lui non avesse deciso di tradirmi così beatamente infischiandosene dei miei sentimenti.
Lo guardai, il groppo in gola e il mal di testa iniziavano a farsi sentire. Ogni volta che stavo con lui accadeva: ogni qual volta che cercavo di essere indifferente nei suoi confronti, accadeva un qualcosa di irrimediabile che mi portava sempre di più ad avvicinarmi a lui. Cosa che avrei voluto evitare, ma era maledettamente inevitabile.
D'un tratto però, il groppo in gola si fece più prepotente e fui costretta a distogliere lo sguardo e allontanarmi bruscamente da lui, come scottata.

« Perché sei qui, Malfoy? ».
« Weasley, io.. »
E poi il silenzio.
Non parlava, non si muoveva, non cercava nemmeno delle scuse per essere lì e non dirmi niente. Era lì e non faceva assolutamente niente.
Niente di niente. Lo fissai, sperando vivamente che avesse qualcosa da dirmi perché il mio orgoglio non mi permetteva, non ora, di farlo rimanere lì dinnanzi a me senza dargli contro per un minuto di più. Il mio cuore, quel piccolo rimasuglio del mio povero cuore, stava ululando come se lo stessero trafiggendo e tirassero sempre più lentamente la lama con la quale avevano deciso di trapassarlo, per aumentare sempre di più il dolore e farmi soffrire. Colpo dopo colpo.
Voltai il capo velocemente, cercando di regolare il respiro che sembrava non voler più seguire il corso naturale e voler fare di testa sua. Mi morsi il labbro, nervosa, mentre cercavo di trattenere anche quelle maledette lacrime.
« Tu? » gli chiesi senza girarmi, continuando a fissare ostinatamente la tendina che ci copriva dal resto del mondo.

Fosse servita solo quella a proteggerci.
Lo vidi boccheggiare un secondo, per poi chiudere la bocca e costringersi a guardare fuori dalla finestra. Scossi il capo violentemente, spintonandolo con il braccio sano mentre sentivo gli occhi appannarsi sempre di più. Non ce l'avrei fatta, non ce l'avrei fatta e mi sarei dimostrata la solita Weasley, la solita credulona cornuta.
« Vattene » mormorai con voce grave. Mi guardò gelido, come se l'avessero appena liberato da uno strano incantesimo. Mi sentii trapassare da quegli occhi grigi, così dannatamente taglienti che mi sentii male. Gli avrei voluto urlare che stavo già male, senza che quegli occhi mi guardassero adirati e taglienti, come a voler chiedere scusa per tutto quello che era successo. Lo fissai, scuotendo appena il capo. Piccoli gesti, che nessuno avrebbe mai intuito o minimamente capito. Mi stava chiedendo scusa, me lo stava chiedendo da un anno, eppure, io continuavo a scuotere il capo e mandarlo via. Quelle, non erano scuse. Non potevamo parlare a gesti, nonostante fossimo portati a farlo, non potevamo. Essere fidanzati, amarsi, significava parlare dei propri problemi. E, noi, non ne parlavamo. Ne discutevamo a gesti. Lui con gli occhi ed io con le lacrime. E non avrei potuto continuare così, non avrei potuto continuare a guardarlo e saperlo con un'altra. Che fosse mia cugina, che fosse un topo o la McGranitt, non m'importava. Il punto, era che non potevo assolutamente continuare a vivere in quella condizione. Mi tremò il labbro e fui obbligata a guardare il soffitto mentre si contorceva il mio povero stomaco, ormai preda di continui attacchi di.. farfallite acuta. Lo sentii alzarsi e il mio sguardo cadde nuovamente su di lui. Stringeva convulsamente le mani a pugno e un qualcosa nella sua tasca dei pantaloni si muoveva in preda a spasmi. Scorpius intercettò il mio sguardo e un'aria malinconica gli attraversò il volto per qualche istante.

« Il boccino d'oro » mormorò tirando la pallina d'oro fuori dalla tasca e posandolo nella mia mano destra. Le nostre mani si sfiorarono per un secondo, ma fu un attimo, siccome ritrasse subito la mano mentre mi lasciava invadere da un nuovo senso di solitudine. Guardai il boccino accigliata, aveva le ali spiegazzate e dei segni marroncini sul fondo. Provai a ripurirlo con le dita, ma era decisamente inutile. Era sporco di terra e più provavo a pulirlo e più si sporcava. Scorpius mi diede le spalle sospirando appena e tirando fuori la bacchetta dall'altra tasca, mormorò un incantesimo di Appello e dopo poco mi lanciò una boccetta fra le mani.
« Che significa? » gli chiesi richiamando la sua attenzione, appena in tempo, dato che stava per andarsene.
« Una pozione per farti guarire la caviglia, per il braccio dovrai aspettare Madama Chips » dichiarò lui scrollando le spalle, continuando a fissare ostinatamente la porta. Guardai la boccetta verde che avevo fra le mani, il liquido celestino oscillava ogni qual volta muovevo la mano. Un sorriso mi riempì il volto quando mi ricordai che avevo fatto la stessa cosa con l'Amortentia anni prima. L'avevo guardata stranita, ma non avevo fatto domande. L'avevo bevuta volentieri e con
fiducia.
Mi ripresi in quel momento, capendo che Scorpius aveva fatto un qualcosa per me senza che io glielo avessi chiesto. Guardai le sue spalle e poi puntai lo sguardo sulla sua nuca. Scossi il capo, capendo che non volevo avere nulla a che fare con lui. Che non volevo far rimanere in sospeso qualcosa fra di noi. Volevo che si chiudesse tutto, in quel preciso istante. Il prima possibile. Chinai il capo sul boccino d'oro e mi ricordai della competizione. Aveva vinto ed io, avevo perso.
« Appena mi sentirò meglio, berrò l'Amortentia. E prima o poi mi sdebiterò anche per questa » mormorai alzando la boccetta mentre lui si girava appena, rimanendo con il busto voltato verso la porta. Scrollò le spalle, che scesero appena come se si sentisse improvvisamente triste. Guardai altrove, cercando le altre parole per dirgli che non volevo avere più niente a che fare con lui, ma era una cosa da dire con una certa delicatezza. Ma ragionandoci su, pensai che lui non si era mica premurato di non fare quelle cose mentre stavamo insieme, non si era mica premurato di ricordarsi anche solo minimamente della sottoscritta.. allora perché avrei dovuto farlo io?
« Poi, non avremo più niente di cui discutere. Spero di essere stata chiara » dissi, rialzando improvvisamente il capo e guardandolo con aria di sfida, come ad invogliarlo a parlare. A dirmi che mi amava, a dirmi che gli dispiaceva.. ma a farlo con le parole, non con i suoi bellissimi occhi. Con le parole. Quelle che, solitamente, utilizzava per ferirmi nel modo peggiore che qualcuno conoscesse.
Annuì per poi lanciarmi un fogliettino, « Cristallina » disse, e il tempo di guardare il fogliettino per capire cosa contenesse che sentii il rumore delle porte che sbattevano furiosamente. Lui, non c'era più. Guardai per due minuti buoni il posto in cui lui aveva lasciato un altro vuoto e sospirai, chinando il capo e non evitai minimamente di nascondere il singhiozzo che fuoriuscì dalle mie labbra.
Aprii il fogliettino lentamente, riconoscendo la bella calligrafia di Scorpius, mentre una lacrima mi solcava un viso e spostavo lo sguardo precipitosamente verso il lago. Ero la solita stupida.


 

L'ho preso per te. Sei esonerata dalla scommessa.
Tuo, Scorpius.




 

****




 

« No eh! Ieri l'ho ritrovata che piangeva addormentata, VOI NON POTETE ASSOLUTAMENTE ENTRARE! » urlò Mm. Chips, svegliandomi per la seconda volta in due giorni. Mi stiracchiai, sbadigliando silenziosamente e trovandomi nella stessa posizione in cui mi ero addormentata. Il braccio sulla pancia, la caviglia sul cuscino, il boccino d'oro nella mano dolente e il fogliettino in quella buona, mentre della pozione per la caviglia non c'era più traccia. Nascosi velocemente il foglietto sotto il cuscino, mentre mettevo il boccino d'oro sopra il mobiletto e mi coprivo il più possibile con le coperte. Madama Chips doveva avermi cambiato i vestiti, perché indossavo quelle tuniche da malati straordinariamente bianche. Con la mano buona mi tastai il braccio rotto, cercando di capire se si fosse aggiustato o meno. Ma non sentivo assolutamente niente, per cui, dedussi fosse ancora rotto. Mossi appena il piede, socchiudendo un occhio in attesa del dolore che fortunatamente non arrivò. Sospirai sorridente, mentre infilavo il piede sotto la coperta e chiudevo gli occhi. Sperai vivamente che le persone che si trovavano in infermeria non fossero lì per me. Non avevo le forze per scacciare via qualcuno. Ero ancora troppo impegnata a pensare a quello che era successo con Malfoy, il giorno prima.
« Abbiamo il diritto di vederla, Madama! » urlò qualcun altro. Sorrisi, la voce di Albus Severus Potter era riconoscibile anche a metri di distanza, soprattutto se la si conosceva da quando si era in fasce.
« Potter, lo so che siete la sua famiglia ma.. » fu interrotta e vidi cinque figure dietro la mia tendina agitarsi. Dopo poco, arrivarono altre persone che parlarono con qualcuno e poi iniziarono ad annuire vigorosamente. Mm. Chips sbuffò violentemente e mise le mani sui fianchi. Sorrisi, era sempre stato divertente vedere Mm. Chips infuriarsi per le continue visite quando mi facevo male. Più volte era capitato, infatti, che quando mi facessi male mi venissero a trovare amici e molteplici gufi, insieme a qualche elfo e il fantasma di zio Fred.
« Niente ma! Oh.. mi scusi
Madama.. Il punto è che Rose è la nostra cuginetta! ». Ridacchiai silenziosamente mentre sentivo la voce di Louise passare da adirata a stucchevole. Il solito Corvonero manipolatore.

« Esattamente. E lei non vorrà mica che l'altra metà della banda invada il suo regno perché .. » iniziò Jamie e potei benissimo immaginare che si disegnò un ghigno sul suo volto.
« .. perché lei non ha voluto farle vedere la loro piccola, tenera e.. » continuò Fred, l'immaginai prendere a braccetto Jamie. Nel mentre, vidi le loro teste iniziare a fare su e giù furiosamente, convintissimi. Portai una mano sulla bocca, costringendomi a non ridere.
« .. e amabile cuginetta! » disse una voce leggermente acuta ma convincente, era Roxanne. Mi sforzai maggiormente di non far sentire la mia risata, ma l'immagine di quei tre che annuivano vigorosamente, Albus che guardava con aria impettita Madama Chips e Louise che le scoccava un'occhiata maliziosa, non poté che farmi finire con il viso ficcato nel cuscino per soffocare le risate.
« Sarebbe un suicidio,
insomma! Deve contare che oltre a Albus, Jamie, Fred, Roxanne e me.. » disse una figura vicino a quella di Roxanne, che riconobbi a causa della voce particolarmente acuta. Lucy, che era appena arrivata, aveva risposto prontamente anche non sapendo di preciso a cosa si riferissero.
« .. e me, ci sono anche persone che non sono della famiglia come i gemelli Scamandro e i figli di Paciock e Psyche, senza contare che mancano all'appello Victoire, che non mancherà a venire sapendo che non ci fa vedere nostra cugina nonostante ormai non partecipi più ad Hogwarts, e poi Hugo, Dominique e Lily, nei termini di famiglia, si intende.. » continuò infine l'altra vocina, che potei riconoscere come Molly, la gemella di Lucy. Ebbi una fitta al cuore, sentendo il nome di Lily, però mi ripresi subito facendo finta di niente e tirando fuori il viso dal cuscino. Sospirai appena, contenta che fossero solo sette in infermeria e non tutta la banda al completo, che su per giù si aggirava ad un numero di diciassette persone, o forse di più -dato che ci dimenticavamo spesso di molti elementi.

«
E VA BENE! » esclamò Mm. Chips, adirata quanto mai. La sua voce fece tremare i ritratti alla parete e una signora l'ammonì con lo sguardo, ma non disse niente. La vidi girarsi e dirigersi verso il suo ufficio, ma poi si fermò di colpo e si girò nuovamente in direzione dei miei cugini. « Se becco qualcuno entrare qui dentro per visitare quella poverina, vi caccio fuori! Fosse necessario chiedere l'aiuto degli Schiopodi Sparacoda di Hagrid! » esclamò per poi andarsene a grandi passi e rinchiudersi la porta alle spalle, facendo cadere uno o due quadri che iniziarono a sibilare adirati. Tornai con lo sguardo sulla tendina, vidi le gemelle saltellare mentre si congratulavano fra di loro e facevano degli inchini compiaciuti. Jamie fece zittire tutti con un movimento di mano e vidi il ciuffo all'insù di Albus muoversi mentre spintonava Jamie per passare. Si mise dinnanzi alla tenda e sospirò.
« Un secondo.. » mormorò, bloccandosi di colpo. « E se sta dormendo? » chiese con voce spaventata e improvvisamente timida.
« Ti prego, pensi che con una
mandria di bufali come noi, non si sia svegliata? No perché, va bene che è sorda come una campana quando dorme, però.. » disse Roxanne ridacchiando, mentre Fred le scuoteva appena i capelli e annuiva con il capo. Quei due, ricordavano tanto ai nostri genitori Fred e George. Peccato che Roxanne fosse femmina, altrimenti avrebbe fatto sicuramente le veci del fantasma dello zio.
Oh si, perché Zio Fred un bel giorno era ritornato da noi ed aveva iniziato a ciarlare, dicendo che le persone che
'stanno lì su.. o lì giù, di preciso non lo so, hanno deciso molto gentilmente di concedermi la vita da rompipalle nel mondo ultraterreno'. Eravamo stati tutti contenti di rivederlo, per giunta, lui si era trovato una ragazza e non passava giorno in cui non andava al negozio di Zio George a dargli consigli su come spaventare le persone. Quando però, nonna Molly, se l'era ritrovato davanti mentre cucinava, con la testa che usciva dal lavandino, per poco non era rimasta stecchita. Si era seduta su una sedia ed era rimasta per un'ora e mezza con la mano sul cuore, come a controllare che ci fosse ancora. Avevamo deciso di non dirle di Fred, siccome ci aveva messo molto tempo a non piangere più alla vista del gemello, ma poi, Fred aveva deciso al posto nostro come far andare in crisi la nonna.
« Il
tappo ha ragione, come facciamo se dorme? » chiese Molly.
« Ehi! Tappo un tubo, sei tu la più piccola e se mi superi di mezzo centimetro non vuol dire che tu abbia il diritto di prendermi in giro! » esclamò adirato Albus.

Lucy ridacchiò, mentre Fred, Roxanne e Louise ricominciavano ad annuire e ridere nello stesso tempo. Non potei soffocare una risata che fece render loro conto che, beh, ero sveglia. Entrarono velocemente tutti e si sedettero sui lettini affianco al mio. Fred e Albus si sedettero ai miei lati e mi guardarono male.
« Potevi avvisarci che eri sveglia.. » mi accusò Albus con uno sguardo contrariato, mentre Louise ridacchiava capendo perfettamente perché non l'avessi detto.
Gli sorrisi, riprendendo a ridacchiare « Certo, e così evitavo a Molly di prenderti in giro?
Ti prego! » esclamai suscitando l'ilarità di tutti i presenti in sala, eccetto Al. Il quale, dopo poco, si sciolse in un sorriso e afferrò il boccino d'oro, rigirandoselo fra le mani.
« Ehi, ma è quello di mio padre! » esclamò James strappandoglielo di mano e guardandolo con aria ammirata.
« Che sagacia.. » dissero Fred e Louise insieme, diedi una pacca sulla spalla a quest'ultimo, mentre si chinava a darmi un bacio sulla guancia. I suoi capelli rossi mi sfiorarono il naso e lo arricciai immediatamente con un sorrisino stampato in faccia.
« Veramente Jamie » continuai io, « hai fatto un nuovo corso dalla Cooman o hai chiesto a Johonson che prova una
profonda stima nei nostri confronti? » gli chiesi, continuando a ridacchiare.
Jamie mi guardò male, lanciando il boccino in mano a Roxanne, che poi lo passò alle gemelle che lo guardarono attentamente. Erano finite a Corvonero, loro. Insieme a Roxanne, che al momento sembrava troppo intenta ad osservare il mio cuscino per prestare attenzione a quella pallina dorata.
« Momento momento momento! » esclamarono in coro. Erano solite farlo quando avevano una straordinaria illuminazione. Fred e Rox, invece, si completavano le frasi. Le guardai curiosa, mentre anche gli altri spostarono lo sguardo su di loro, tutti eccetto Rox, che continuava a fissare il mio cuscino insistentemente.
« Rosalie Jean Weasley.. tu hai volato! » esclamò Lucy. Sgranai gli occhi, arrossendo fino alla punta delle orecchie. Scossi vigorosamente il capo, muovendo al contempo la mano libera. « Oh si! » continuò imperterrita Molly. « Ci sono i segni del muschio che abbiamo fatto crescere sul campo da Quidditch per.. » guardò un secondo la sorella che scosse appena il capo e poi tornò a guardarmi « .. scopi scientifici! » esclamò infine. Alzai un sopracciglio, quelle due sarebbero state ingaggiate al reparto segreto del Ministero un giorno.
James si fece rilanciare la pallina e scosse il capo, per poi passarmi il boccino con aria quasi perplessa.
« Rose, tu ci diresti, vero, se volassi? No, perché.. insomma.. l'anno prossimo io non ci sarò più, Albus è a Slytherin e beh.. Lily non è minimamente capace.. cioè.. il posto sarebbe
decisamente tuo.. » mormorò James incespicandosi con le parole. Sorrisi dolcemente, mentre il senso di colpa si faceva largo in me e guardai verso il soffitto per distogliere l'attenzione da me. Non avrei partecipato per tutto l'oro del mondo alle selezioni di Quidditch. Parteciparvi, significava andare alle partite. Andare alle partite, significava giocare contro altre squadre. Farlo, significava andare alla ricerca del boccino d'oro anche con lui.
« Ahh! » esclamò poi Roxanne, che si era ripresa finalmente. « Rose, perché.. » incominciò con un sorrisino malizioso sul volto. La guardai appena appena stralunata. Non sapevo, di preciso, se dovessi temere quello che mi avrebbe detto oppure esserne felice. Optai per ascoltare quello che aveva da dirmi, ma stette zitta e guardai gli altri alla ricerca di una risposta plausibile per quel comportamento.
«
Lui.. » continuò poi Molly, dopo aver scambiato uno strano sguardo a Rox e aver annuito. Fu il turno di Lucy di parlare, con un ghigno molto simile a quello di Rox e una voce piccina piccina, disse: « .. Era appena uscito.. »
« .. Da qui dentro ieri sera, per giunta con un espressione disperata.. » continuò Fred, annuendo all'indirizzo delle mie cugine. Li guardai stranita, non capivo dove volessero andare a parare.
Ieri sera.. che è successo ieri sera?
« .. Mentre noi, beh, provavamo ad escogitare.. .» disse Jamie con un sopracciglio alzato maliziosamente.
« .. Dietro al Gargoyle, piani malefici, estremamente malefici .. » continuò Albus, con l'espressione di chi sapeva tutto anche senza doverlo chiedere. Arretrai, alla ricerca del mio cuscino per pararmi da un attacco improvviso di Gorgosprizzi, perché solo quelli avrebbero potuto farli rincretinire tutti quanti d'un sol colpo.
« .. Per entrare cercando di schivare la sorveglianza di Madama Chips? » concluse infine Louise alzandosi dal suo posto e accarezzandomi il capo, come il serpente che induceva Eva a mangiare la mela. Arretrai di nuovo, guardandoli uno per uno dall'alto verso il basso. Ricomposi velocemente la domanda, mentre il vuoto continuava ad incombere nella mia mente:
“Rose, perché lui era appena uscito da qui dentro ieri sera, -per giunta con un espressione disperata-, mentre noi.. beh, provavamo ad escogitare dietro al gargoyle piani malefici, -estremamente malefici-, per entrare cercando di schivare la sorveglianza di Madama Chips?”
Continuavo a non capirci un tubo. Chi era lui? La sera prima, era entrato solamente Malfoy in infermeria.
« Ma.. di
chi state parlando? » chiesi confusa, mentre cercavo di trovare un senso a quelle parole. Peccato che il senso non ce l'avessero.
La risata di tutti i miei cugini echeggiò nella stanza, mentre sentivo le mie viscere attorcigliarsi e intimarmi di sparire.. oppure, di obliviarmi per non ricordare mai più quel momento.
Quando parlarono, ovviamente tutti quanti insieme, sbiancai e poi avvampai velocemente. Non potevo
crederci, i miei cugini avevano pensato per tutto il giorno a come farmi stecchire in infermeria, dopo una caduta di quindici metri!
« Ma come, e saresti tu la più intelligente fra di noi? Stiamo parlando di
Malfoy! »




 

****

 


Quella stessa sera, Madama Chips mandò via metà scuola dall'infermeria. Non perché fossero malati e lei non aveva più voglia di badare a qualche moccioso, ma semplicemente perché loro erano qui per me. Tutti amici, fatti durante quei cinque anni di scuola, amici e nemici. Che dopo chissà quanto tempo, decidevano finalmente a buttare via l'ascia, siccome ero in infermeria con un braccio rotto da un giorno e mezzo.
Quella stessa sera, Madama Chips mi diede finalmente la mia bella pozione, e dopo due orette, riuscii a muovere appena il braccio. Venne a trovarmi anche la professoressa McGranitt, convinta che fosse una finzione tutto quello. Perché mia madre non si era mai ficcata in un casino tanto grosso, più o meno. Aveva avuto a che fare con un basilisco, mentre io ero
semplicemente caduta da quindici metri da una scopa.
Quella stessa sera, dopo che la professoressa McGranitt se ne fu andata, le porte dell'infermeria si aprirono nuovamente ed una figura minuta comparve sulla soglia. Si guardava intorno, intimorita ma con il mento all'insù. Non avrei mai capito per quale ragione zio Harry si fosse ostinato a mettere al mondo un altro Potter. A me, bastavano Albus e Jamie. Erano perfetti,
loro. Madama Chips uscì fuori dall'ufficio, estremamente seccata. Non appena vide la figura rossiccia sulla porta, un sorrisino malvagio le comparve sul volto.
« Vorrei.. » ma non finì la frase che Madama Chips aprì la mia tendina e la fece sedere sul lettino affianco al mio e si dileguò prima che le potessi scoccare uno sguardo alla ricerca di un aiuto. La guardai, mentre arrossiva e guardava il pacco di cioccolatini che aveva fra le mani. Lo mise sopra il mobiletto, ormai stracolmo di oggetti strani. Comprese le caccabombe di zio George.
« Ciao, Rose » mormorò con voce fiacca. Voltai di scatto il capo, guardandola dall'alto verso il basso. Una ragazzina magra, i capelli rossi e gli occhi castani. La sorella di Albus e James,
Lilian Luna Potter. L'altra.
Grugnii un qualcosa di poco identificabile, mentre la sentivo sospirare e prendere fiato. Alzai un sopracciglio, continuando a guardarla e poi afferrando il boccino d'oro di suo padre, sventolandoglielo davanti agli occhi. La vidi trattenere il fiato e poi sgranare gli occhi, sorpresa. « Quello.. » fece, allungando una mano e sfiorandolo appena. Ritrassi di scatto il boccino, non volendo avere nulla a che fare con quell'ameba.
« Che vuoi, Lilian? » mormorai tagliente, mentre il boccino spalancava le ali quando lo sollevai appena.
« Rose, senti. Sei caduta da una scopa all'altezza di quindici metri, sei piombata un campo
sporco di terra. Potresti per lo meno parlarmi, non credi? » chiese retorica. Una risata malevola uscì dalle mie labbra, senza che io potessi bloccarla. Ma comunque non l'avrei bloccata, volevo farle sentire tutta la cattiveria che provavo nei suoi confronti in quel momento.
« Lilian, credimi, nemmeno se fossi in punto di morte parlerei con te » mormorai sorridendole sadicamente. Mi guardò di traverso, sospirando e alzandosi di scatto. Mi buttò un pacchetto sulla pancia. Sembrava una busta, ma conteneva tanti altri fogli al suo interno.
« Che significa? » chiesi, improvvisamente curiosa di parlare con lei. Mi rigirai la busta fra le mani, c'era scritto l'indirizzo di casa di Scorpius e un francobollo appiccicato sopra senza alcuna utilità.

« Che sei una bambina bisbetica. Che zio Ron ha messo al figlio una cogliona ed un ragazzo d'oro. Adesso, se vuoi scusarmi, ho un appuntamento » disse, aprendo velocemente la tendina del mio letto e dandomi le spalle, facendomi capire che era finita la conversazione. Sgranai gli occhi, sorpresa dalla sua stupidità, afferrai la bacchetta dal comodino e le legai i lacci delle scarpe, facendo in modo tale che cadesse a terra. Se si fosse rotta il naso, avrei festeggiato fino all'anno nuovo.
« Bisbetica un tubo,
ruba fidanzati » esclamai, mentre con un Lievicorpus la facevo stendere sul lettino affianco al mio. Le si alzò la gonna e dovette mantenersela con le mani, mentre per i capelli non ci fu verso di lasciarli intatti. Infatti, mi divertii ancor di più a farla cadere in malo modo sul materasso, in modo tale che si scompigliassero e arrivasse all'appuntamento con un aspetto sgradevole.
« Chiariamoci, io sono Rosalie Weasley. Tu, una piccola
troi.. ta. Adesso, dimmi che vuoi da me » evitai di dirle troia per questioni di stile, ma la sua espressione sorpresa mi fece intendere che avesse capito perfettamente che cosa le volessi dire.
Non ci eravamo mai parlate in modo così scurrile, anche perché io amavo manifestarmi sempre diversa nonostante sapessi che le circostanze mi avrebbero portato a picchiarla e tirarle i capelli, per poi trascinarla
dolcemente per tutta Hogwarts e dintorni. Gli istinti omicidi nei confronti di quell'essere, erano cresciuti a dismisura dopo che avevo scoperto qual'era stata la causa del cambiamento in Scorpius, quando stavamo insieme.
« Senti,
Rose.. »
« Senti Rose un cazzo, Lilian! » urlai, facendo tremare un quadro dove c'erano una mamma e un bambino. La mamma coprì le orecchie al piccolo e lo infilò nel letto intimandogli di non ascoltare niente con uno sguardo che mi ricordava molto quello di mia madre, e.. della McGranitt. La signora mi guardò con aria ammonitrice, ma poi annuì sorridendomi appena.
Ecco un'altra cornuta in amore, pensai poco cortesemente, rivolgendole uno sguardo appena appena comprensivo. « Con che coraggio mi vieni a trovare? TU! Tu che hai osato fare l'amica, tu che hai osato darmi una mano, tu che hai osato andare a letto con lui per ottenere la celebrità.. tu mi hai pugnalato alle spalle! » urlai adirata, mentre sentivo la rabbia accumulata in tutti quegli anni crescere sempre di più, a dismisura.
Mi ero trattenuta fino ad allora. Quando tornavamo a casa, era più difficile evitare quell'ameba e la mia rabbia repressa, ma ci riuscivo e vivevamo tutti in pace. A Natale preferivo rimanere a scuola, soprattutto ora che mamma e papà non stavano più insieme. Durante l'estate ero troppo impegnata a dividere i miei genitori per pensare a Lilian e
lui.
Mia madre e mio padre erano venuti a sapere che io e Lilian avevamo litigato. Sapevano anche avevamo litigato di brutto per via di un ragazzo. Ma quando c'era una alle cene di famiglia, l'altra non veniva quasi mai. E l'altra, era sempre lei. Perché io non mi sarei persa il gusto di stare con la mia famiglia, per colpa sua.
« Senti, te lo ripeterò per l'ultima volta. Io e Scorpius non.. » iniziò lei mentre la liberavo dell'incantesimo e si poté finalmente alzare. Non appena intuì che volesse dire, presi le caccambombe di zio George e gliele lanciai contro come se avessi un bolide fra le mani. Sgranò gli occhi terrorizzata, tentando di schivarle. Peccato che la colpii in pieno, sulla testa, e così la puzza maleodorante di quelle cose si diffuse nella saletta e lei iniziò ad urlare che le avevo rovinato l'appuntamento. Ghignai malevola, mentre gliene lanciavo un'altra addosso e mi mangiavo beatamente i suoi cioccolatini.
« Tu, mi hai rovinato la vita. Credo che io possa ricambiarti il favore, non credi? »
Uscì a gran passi dalla stanza, mentre Madama Chips usciva dal suo ufficio e mi guardava con un aria contrariata ma soddisfatta. A Hogwarts, professori e non, sapevano benissimo del brutto rapporto che avevamo io e Lily. Afferrai i suoi cioccolatini e li lanciai fuori dalla finestra, gli scoiattoli avrebbero gradito.
E pensare che eravamo state inseparabili per anni.

Prima di quello.

 



****





Madama Chips mi dimise il mattino dopo dall'infermeria ed io, dopo aver raccattato velocemente tutte le mie cose, dopo aver fatto un giro per la scuola e salutato tutte le persone che mi passavano dinnanzi, decisi di tornare alla Torre per cercare di risolvere il mio enigma.
Quando però tornai in Sala Comune, qualcuno doveva aver spiattellato la notizia della mia uscita dall'infermeria, siccome mi ritrovai tutti i Gryffindor dinnanzi con qualche Slytherin e Rawenclaw. Mi pareva strano che non ci fossero anche gli Hufflepuff, ma quando lanciai un'occhiata in giro, li ritrovai tutti seduti dinnanzi al camino intenti a fare qualcosa di complesso che aveva a che fare con le piante.
Dovetti rimanere mezz'ora con tutta la scuola, mentre la mia voglia di fuggire cresceva sempre di più.
Non appena la sala si fu svuotata leggermente, me ne scappai in camera mia alludendo al fatto che Madama Chips mi aveva raccomandato di stare a stretto contatto con il mio letto. Consiglio che avrei seguito sicuramente, dato che non avevo la minima voglia di andare a lezione dopo tre giorni di estrema pacchia. Quando arrivai in camera, notai i letti delle mie compagne in ordine, mentre il mio era rimasto a come l'avevo lasciato tre giorni addietro. Sorrisi, afferrando una caccabomba e ficcandola nel letto di Lilian, mentre vedevo una scia verdognola uscire dal suo letto ma non puzzare nel resto della stanza. Chiusi le tendine del suo letto, per poi buttarmi sul mio e afferrare velocemente il diario di mia madre, mentre con la piuma d'oca nell'altra iniziavo a scrivere.
Chiunque avrebbe scambiato quel diario per un Horcrux, ma poco dopo avrebbero capito che era solamente un diario molto simile ad un pensatoio. Un'opera di grande magia oscura, dovevo ammetterlo. Prima o poi, quando avrei rivelato a mia madre che avevo preso il suo diario per capire chi fosse
Costellazione, le avrei chiesto chi l'avesse aiutata. Siccome mio padre non era in grado di far lievitare decentemente una piuma, non credevo proprio che fosse anche più incapace di portare a termine un atto simile.

Ciao mamma, sono Rose.

La risposta non tardò ad arrivare. E mentre parlavo con la mente di mia madre tramite diario, mi venne in mente la faccia di Scorpius ed il diario, con non so quale capacità, lo intuì perché mi trascinò dentro il diario per farmi vedere i suoi fantomatici ricordi. Capendo che stava per farlo, chiusi gli occhi sperando di non vomitare come l'ultima volta. Non appena li aprii, mi ritrovai nella nostra sala comune, bella e accogliente come al solito.
“Ginny, è passato molto tempo ormai. Non credi che dovresti trovarti un ragazzo e dimenticare Harry?” era la voce di mia madre, quella. Mi girai velocemente, trovandomela davanti, seduta sulla poltrona con zia Ginny seduta per terra e che le dava le spalle. Sorrisi vedendo com'erano cespugliosi i suoi capelli, ringraziando al cielo i miei erano lisci. Zia Ginny scosse violentemente il capo, scompigliando quella massa di capelli rossiccia. Mi sedetti sul bracciolo della poltroncina, vicino a mia madre.
Hermione, tu hai Ron. Sai che vuol dire, no? Insomma.. tutte le farfalle nello stomaco, il senso di nausea quando guarda un'altra.. Tu mi capisci, no?” chiese mia zia speranzosa, mentre con le sue lunghe dita cancellava i segni delle lacrime dalle sue guance. Mia madre mi aveva raccontato varie volte delle continue discussioni con zia Ginny e del suo amore incondizionato nei confronti dello zio. Io, da piccola, avevo sempre pensato che fosse stata una gran donna. Siccome era rimasta lì a lottare per l'uomo che amava. Con il passare degli anni, con il tradimento della sua carissima figlia nei riguardi della sottoscritta, avevo capito che era stata un'illusa e avrebbe potuto benissimo rifarsi una vita. Mica esisteva soltanto zio Harry, al mondo. Ed eventualmente non fosse riuscita a dimenticarlo, sarebbe potuta divenire lesbica.
Guardai mia madre, che iniziò a guardare il soffitto e sospirare appena mentre si mordicchiava il labbro inferiore.

“Ginny, devo andare” disse con aria rammaricata e triste, evitando lo sguardo di mia zia e alzandosi. La guardai stranita, che anno poteva essere, quello? Terzo, quarto? Era strano, perché mia madre mi aveva sempre detto che già quando aveva conosciuto papà le era piaciuto fin da subito.
La scena cambiò improvvisamente mentre le parole di mia madre mi rimbombavano in testa. Eravamo sempre in sala comune, però mia madre era più grande di un anno, massimo due. Affianco a lei,
c'era sempre zia Ginny. Questa volta, però, non piangeva. Sorrideva radiosa all'indirizzo di mia madre, come se le si fosse paralizzata la mascella. Mi ricordava tanto Albus quando aveva voglia di fare qualche malefatta.
“Ohhh! Io lo sapevo, eccome se lo sapevo! Dopo il ballo del ceppo, ero sicurissima che vi sareste messi insieme!” esclamò al settimo cielo. Guardai stranita sia lei che mia madre, non capendoci un emerito bolide. Dopo il ballo del ceppo, mia madre era stata per un periodo di tempo poco considerevole con Krum, poi l'aveva lasciato per amor di mio padre. Sorrisi radiosa, non appena capii. Mi stavo avvicinando alla soluzione dell'enigma, e non potevo che esserne felice.
“ Ginny, se evitassi di dire simili sciocchezze mi aiuteresti molto” disse lei all'improvviso, contrariata e con un espressione che ricordava molto la McGranitt. Eppure, negli occhi, le vidi un luccichio che quando stava con papà poche volte ero riuscita a scorgere.
“ Senti, vi ho visti. Non ho intenzione di fare la scimmietta che non vede, o quella che non sente o addirittura quella che non parla” riprese lei con il solito sorrisone sul volto. Mi sedetti per terra, mentre dalle scale scendevano zio Harry e papà. Zia Ginny e lo zio si lanciarono uno sguardo di traverso, mentre lei arrossiva e lui le sorrideva appena, facendo finta di niente. Zio Harry, non era mai stato una cima con i sentimenti. Per questo, ed altri motivi, andavamo molto d'accordo.
“ Ciao ragazze” mormorarono insieme, mamma lanciò uno sguardo carico di un qualcosa che non seppi identificare verso zio Harry, poi si sorrisero. Lui si sedette vicino alla mamma, mentre papà prendeva posto sul tappeto, affianco a me. Lo guardai, con un sorrisino stampato in faccia e poi feci una cosa che solitamente non facevo, per paura che mio padre sentisse quello che gli stavo facendo, allungai la mano, trapassandogli la testa e ridacchiando. E ora chi sarebbe la testa vuota, eh papà?
“ Di che parlavate?”
chiese zio Harry, mentre mia madre si alzava nello stesso momento in cui lui parlava.
“ Del fatto che devo andare in biblioteca. Sai, devo portarmi avanti con il programma altrimenti ..” e mentre raggiungeva il buco della sala comune, gli zii e mio padre mormorarono un “ 'Non ce la farò a superare gli esami', si Hermione, è sempre la solita storia!” e poi scoppiarono a ridere lasciandola uscire. Mi resi conto solo in quel momento che il riquadro si stava richiudendo e corsi velocemente, cadendo con la faccia per terra solo per evitare di farmi chiudere metà dentro e metà fuori. Mia madre incominciò a camminare a passo veloce mentre io guardavo Hogwarts e capivo che nonostante fossero passati più di vent'anni, era rimasta sempre la stessa. Tranne alcune crepe che nella nuova Hogwarts non c'erano. Arrivammo in biblioteca, ma quando mia madre fece per entrare una mano la tirò via e la trascinò in una stanzetta. Mi ritrassi indietro, spaventata, sperando che il diario non mi avesse voluto mostrare un ricordo particolarmente spinto di mia madre con qualcuno, magari, il suo nuovo ragazzo. Entrai anch'io nell'aula e vidi mia madre seduta su un banco mentre c'era un ragazzo girato, con il cappuccio in testa, che le dava le spalle. Mi avvicinai a mia madre, mettendomi fra loro due, sperando vivamente che non fosse una scena che i figli non vorrebbero mai veder fatta dai propri genitori. Tipo quando si guarda la televisione e c'è una scena di sesso fra i protagonisti, quindi tuo padre ti guarda con sguardo accusatorio e ti intima di coprirti gli occhi con un qualcosa. Ma tu non te li vuoi coprire perché sei estremamente curioso. Il tutto, quindi, si dimostra estremamente imbarazzante.
“ Ci hai messo troppo tempo. Cos'è, i tuoi
amichetti ti hanno trattenuto o hai deciso di dirgli di noi?” mormorò il ragazzo con voce tagliente. Fui sbalzata violentemente fuori dal diario mentre mi rendevo conto che la voce mi ricordava fin troppo una persona che, in quel momento, non avrei voluto ricordare.
Capii anche un'altra cosa quando mi ritrovai di nuovo con il sedere sul mio letto e il diario della mamma chiuso.
Dovevo parlare con Scorpius.





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Lo so, dovrei sentirmi uno schifo per questo ritardo da paura.. però, ehi, è finita la scuola ragazzi!
E comunque, il capitolo è incentrato un pochino su tutti. Su Rose che si schianta, sull'amore di Scorpius ancora vivo per Rosie, sull'amore fra cugini e l'odio che Rose prova per Lily.
Ma avete fatto caso a Rose, che non ha preso proprio in considerazione le lettere che le ha dato Lily?
Un vero peccato, dato che saranno molto importanti.
Ad ogni modo, oltre le scuse per questo ritardo assurdo, volevo avvertirvi che d'or in poi aggiornerò sempre di Domenica questa storia.
Dato che adesso è finita la scuola, sarò puntuale come un orologio svizzero, promesso.
Spero di vedervi in numerosi, e di farmi capire che vi fa piacere ch'io aggiorni ogni Domenica.
Ringrazio tutte le persone che mi hanno recensito, messa fra le seguite/da ricordare/preferite e vi dedico questo capitolo con tutto il mio cuore. Eventualmente dovessi ritardare nuovamente, mandatemi delle lettere, così tante che anche il povero gufo di Rose si sarà scocciato di portarmele!
Alla Domenica!
shuttered.

Se avete bisogno, potete contattarmi al solito indirizzo: bells_96@hotmail.it

 

 

   
 
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