5. Potter? Fanculo e taci.
Correre.
Non gli era mai sembrato quasi impossibile come quella notte.
Non
voleva staccarsi da quel maledetto ponte. Non voleva fermare quel
momento. Non
voleva e basta.
In
quel momento però, l’amicizia contava
più dell’amore. O forse aveva sempre
contato di più.
-
Non c’è bisogno che tu venga con me-
sentenziò Potter, già pronto a
Smaterializzarsi. La voce tremava. Probabilmente stava piangendo. Per
chi, poi?
Per quello sciatto di un Weasley che alla fin fine si era dimostrato il
migliore amico che si possa avere.
-
Non posso lasciarti solo.
La
voce di Malfoy sembrava lievemente emozionata. Forse si era reso conto
di
quanto, nonostante tutto, Potter fosse importante per lui. E fanculo a
quelle
dannate tette.
-
Malfoy, non è il caso. Non credo che… Non
credo…
-
Potter smettila di blaterare e dammi quella dannata mano! Weasley non
ti
aspetterà di certo per passare a miglior vita!
-
Malfoy, secondo te Ron ti vorrebbe con sé?
Poche
parole. Pugnalate, praticamente. Malfoy non si era sentito
più così da quanto
Daphne, una sera di tanti anni fa, le aveva negato il divertimento per
problemi
tipicamente femminili.
Si
voltò, girò su stesso e svanì. Tanto
non era ben accetto.
***
A
ben vedere, Draco Malfoy non era mai stato seriamente interessato a
Potter. Si
era lasciato solo prendere un po’ la mano. Si era lasciato
coinvolgere dal
corso degli eventi. O almeno, era di questo che tentava di convincersi
nel buio
del suo appartamento a Diagon Alley. Ecco a cosa avevano portato tanti
anni di odio
reciproco: ad una pseudo-relazione finita nel vuoto della prima
disgrazia di
passaggio. Certo, immaginare Weasley sul letto di morte con Potter che
buttava
giù cascate di lacrime non era il massimo. Che ci fosse una
punta di gelosia
nei suoi pensieri? Forse aveva davvero bevuto troppo.
Dopo
qualche altro monologo interiore, si convinse del fatto che un
po’ di alcool
gli avrebbe solo schiarito le idee. D’altra parte era inutile
continuare a
fingere che andasse tutto bene, o perlomeno, provare a farlo.
C’erano troppe
cose che avrebbe dovuto dire a Potter ed avrebbe potuto farlo solo
alzando il
suo Lato B da quella maledetta poltrona imbottita.
Magari andando perfino al San Mungo. E questo
avrebbe comportato il dover indiscutibilmente ammettere di essere gay.
Come
Silente.
E
tanto valeva ammetterlo, se ciò fosse bastato a riavere
Potter.
***
Correre.
Ecco,
in quel momento gli pareva più che necessario. Prima che le
parole gli
sfuggissero dal cuore.
Non
aveva alcuna voglia di finire di nuovo solo.
Non
ora che aveva qualcuno per cui combattere. Qualcuno per cui gli
straordinari
attributi di ogni donna avevano miracolosamente perso ogni attrattiva.
Smaterializzarsi
davanti il San Mungo e correre per i corridoi rischiando di inciampare
sembrava
la cosa più naturale del mondo, in quel momento. Conosceva
quell’ospedale come
l’organo riproduttivo del gentil sesso.
Trovare
il reparto fu un gioco da ragazzi: tutti i moribondi venivano spostati
al
quarto piano. Un vecchio proverbio diceva: “Quarto piano, la
Morte ti fa il
baciamano”. Si narrava che fosse stato inventato dal primo
Guaritore del San
Mungo, Mungo Bonham nel 1632*. Da allora nulla è cambiato.
Si ritrovò a
superare ritratti di vecchi Guaritori, Medimaghi stretti nei loro
camici, la
Jessica con cui era andato a letto poche settimane prima… Il
mondo gli correva
accanto, in un turbinio di colori e di sensazioni. Nessuno avrebbe
potuto
fermalo e con questa convinzione percorse ancora qualche metro, fin
quando,
ansante, non si fermò davanti il reparto di terapia
intensiva. E lì, seduto su
una vecchia panca di plastica che aveva raccolto le lacrime di tante,
troppe,
persone, c’era Harry. Malfoy era ansante e si stringeva la
lunga mano spigolosa
al petto. Harry probabilmente nemmeno si accorse del suo arrivo
perché rimase a
fissare come in trance quella vecchia porta di vetro smerigliato con
sopra una
scritta rossa scolorita dal tempo. Malfoy gli si sedette accanto e
rimase in
silenzio, sfregandosi le labbra con la mano.
-
Harry?
La
sua voce era stranamente roca e suonava vuota anche a lui. Si sentiva
svuotato
di ogni emozione, di ogni sentimento che fosse, possibilmente,
razionalmente
spiegabile. Non ricevette alcuna risposta.
-
Harry?- disse ancora, alzando una mano per sfiorargli appena con la
punta del
dito la spalla. Probabilmente Potter era ancora in catalessi per i
postumi
della sbronza, perché nemmeno allora rispose. Draco gli
sventolò prontamente
una mano davanti agli occhi e solo allora parve accorgersi di non
essere più
solo. Sussultò e si voltò a guardarlo con
l’aria di chi non sa bene dove si
trovi e come ci sia arrivato.
-
M-Malfoy?- balbettò incerto, guardandolo stranito e basito.
Draco alzò gli
occhi a cielo e sbottò in una serie di esclamazioni colorite.
-
Porco Merlino, credevo che fossi diventato un vegetale!-
urlò all’indirizzo di
un Harry ancora particolarmente scosso. Poi, scrutando dopo qualche
minuti di
scenate inutili, capì che forse quello non era il modo
migliore per
approcciarsi ad un uomo il cui migliore amico stava morendo a qualche
metro di
distanza.
-
Allora? Quel Weasley, come sta?
Harry
bofonchiò qualcosa e riprese a fissare la porta.
Probabilmente a quel punto
Malfoy dovette davvero sentirsi ignorato perché lo prese per
le spalle e lo
fece voltare verso di lui.
-
Potter, ora mi ascolti, che cazzo! Non sono venuto qui solo per vederti
fissare
una fottuta porta marcia!- urlò, nel silenzio di
quell’angolo di corridoio.
Harry allora, con lentezza degna di un lumacone, si voltò.
-
Ed allora perché sei venuto?- sussurrò, gli occhi
inondati di lacrime.
-
Per, per… Per dirti che su quel fottuto ponte avrei voluto
baciarti, ecco
perché!
Le
sue parole rimbombarono e calarono come una cortina tra di loro. Harry
aprì la
bocca un paio di volte, forse per rispondere. Poi si spense, ancora.
-
Cazzo, Potter! Sono diventato gay per te, ti rendi conto? Fanculo le
tette, mi
piaci tu! E tu cosa fai? Fissi una porta idiota!
-
Draco…
-
Per le mutande a pois di Silente, ascoltami! Sono qui per te! P-E-R
T-E!
Capisci?
-
Draco, io…
-
Potter? Fanculo e taci.
E
così dicendo si fiondò sulle sue labbra, senza
dire un’altra parola. Potter
rispose al bacio, in religioso silenzio. Il corridoio si
riempì dei loro
respiri affannati, le loro mani si intrecciarono, le loro bocche
continuavano
ad armeggiare insieme… Nemmeno quando la porta si
spalancò, lasciando uscire
un’Hermione particolarmente furiosa e non lacrimante, si
staccarono. Malfoy si
ritrovò a pensare che Potter baciasse quasi quasi meglio di
Pansy, mentre
Potter non pensò a nulla, se non a quanto fosse interessante
sentire la mano
dell’altro accarezzarlo sulla schiena.
-
Ehm, ehm…
La
tosse improvvisata di Hermione ruppe l’atmosfera. Si
allontanarono come due
amebe colte con gli pseudopodi avvinghiati. Harry si voltò
verso di lei, la
mano stretta ancora in quella di Malfoy.
-
Allora?- chiese, riportato bruscamente alla realtà.
Gli
occhi evidentemente scintillanti ed arrabbiati di Hermione la dicevano
lunga.
*
Informazione ripresa da Wikipedia