Fanfic su attori > Orlando Bloom
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Autore: NiNieL82    13/06/2011    2 recensioni
POSTATO IL FINALE
“Non me ne frega niente di questo Orlando Bloom, non so se hai capito, Laura. Di pure al boss che questa me la paga. Non me lo sarei mai immaginato che avrebbe fatto una cosa simile!” esclamò Edith dirigendosi verso l’entrata del privè, dove avrebbe tenuto l’intervista.
“Ma miss Norton, Orlando Bloom e un attore di fama mondiale, il capo ha affidato a lei questa intervista proprio per questo motivo” rispose una terrorizzata Laura, segretaria personale di Edith, dall’altro capo del telefono.
[Dal primo capitolo].
“Sono lieta di conoscerla, mister Law.”
Jude sorrise e replicò:
“Ti prego, non mi far sentire più vecchio di quello che sono dandomi del lei. Chiamami Jude e tagliamo la testa al toro. Che ne dici?”
Edith sentì le gambe cederle. Certo, se lo avesse raccontato anche a Rachel sarebbe stramazzata al suolo per la sorpresa. Dare del tu a Jude Law mica è cosa di tutti i giorni.
Sorrise, un po' nervosa e disse:
“Ok, Jude!”
Gli occhi azzurri dell'attore ebbero come un lampo. Edith sentì una strana molla allo stomaco.
[Dal capitolo 22].
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie ' I was born to love you.'
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Voglio cogliere l'occasione per ringraziare Klood che mi ha recensita anche questa volta.

Ringrazio anche i restanti silenziosi lettori.

Vi auguro una buona lettura e alla prossima.

Niniel82





Capitolo 38: Isn't she lovely?



Ob? Ob? OB?”

Orlando che stava dormendo tranquillo si svegliò di soprassalto e grugnì:

Amore che c'è?”

Mi sa che ci siamo. Ho contato le contrazioni. Sono vicine e ad intervalli regolari. Ella sta per nascere!” rispose Edith agitata.

Orlando la guardò pensieroso, ma non si alzò dal letto, anzi, chiese alla compagna:

Edith, sei sicura? Le altre volte...”

A parte il fatto che è successo solo tre volte. E poi, prima del parto, ci sono sempre dei falsi allarmi! In 'Mamma felice, bambino sano' lo dice nei capitoli che riguardano appunto le contrazioni e il parto!”

Accidenti a me e a quando ti ho regalato quel libro!” la bloccò Orlando e alzandosi disse: “Vado a mettermi i jeans e a prendere la valigia...”

Fai in fretta!” disse Edith agitata.

Tanto lo so che alle sei torniamo a casa!” rispose Orlando afflitto.



Non lo so mamma! Non ne ho la minima idea. L'hanno presa in consegna e non mi hanno detto più nulla. Mamma! Il monitoraggio lo sta facendo ogni settimana e alla fine me la ridanno indietro, non la ricoverano per farla partorire perché è troppo presto e me la riporto a casa!”

Orlando con gli occhi gonfi di sonno, parlava con la madre, passando la mano sul viso di tanto in tanto.

Era esausto. Da quando si era avvicinata alla fine del tempo, Edith aveva preso la straordinaria abitudine di andare all'ospedale una notte si e l'altra pure, salvo poi, una volta finita la veglia, essere rimandata a casa senza troppi complimenti.

Cosa che cominciava ad infastidire Orlando che si stressava ogni giorno di più.

Infatti, appena salutò la mamma, Edith, camminando lenta per via del pancione, sorridente disse:

Ho voglia di qualche cosa di dolce. Andiamo a casa? Ho preso quelle merendine al latte al Sansbury's che sono meravigliose”

Orlando scosse la testa.

Se continuavano così Edith non sarebbe arrivata al parto. L'avrebbe uccisa prima.



Mi sento strana da stamattina. Non lo so che cosa sia. Sento continui dolori alla schiena ed è come se la pancia mi pesasse terribilmente!” disse Edith guardando Rachel che sfogliava interessata un dépliant di un agenzia di viaggi.

L'amica senza alzare lo sguardo, replicò:

Stai andando tutti i giorni all'ospedale. E tutte le volte ti controllano. Ha detto Orlando che una volta hai diretto un'infermiera alle prime armi!”

Non è vero!” esclamò Edith sorridendo. “Orlando lo dice per ironizzare, mica perché è successo davvero!”

Ti conosco Edith Norton. E so quanto sai sbraitare se le cose non sono fatte come vuoi tu. Fai paura!” la smentì Rachel, sorridendo conciliante.

Edith le fece il verso e disse:

La vecchia Edith è morta. Ora sono solo una buona e dolce mamma!”

Lo spero per Ella!” ribatté Rachel riprendendo a leggere il suo dépliant. “Ma come dice il detto? Il lupo perde il pelo...

Sono cambiata davvero!” sorrise Edith e proprio in quel momento suonò il campanello.

Di sicuro è Emma!” e si alzò ad aprire toccando subito la pancia e facendo una smorfia.

Rachel la guardò e alzandosi, disse, fingendosi indifferente:

Stai lì. Vado io ad aprire alla trepidante zietta!” e lasciò Edith che si sedette facendo un grosso respiro.

Come previsto, dietro la porta, c'era Emma che togliendo il foulard disse:

Come mai la mia sorellina non è venuta ad aprirmi? Un altro falso parto in atto?”

Rachel fece si con la testa e rispose:

Ho visto che ha dei dolorini. E visto che non ho voglia di andare all'ospedale e stare lì buttata senza fare nulla, l'ho fatta sedere e sono venuta ad aprirti”

Entrarono in sala e stavano ridendo, quando videro Edith, completamente bianca a tremante che chiese:

Credete che sia normale che perda tutto questo sangue!”

Gli occhi di entrambi si puntarono fissi sulla terribile macchia rosso scuro che si stendeva sui pantaloni della tuta chiara.

Fu Rachel la prima a reagire e dire ad Emma:

Chiama i tuoi e digli di andare subito all'ospedale. Stavolta Ella sta per nascere davvero!”e avvicinandosi alla amica sorridendo, disse: “Stai per diventare mamma. Complimenti!”

Edith sospirò e disse:

Non sento la bambina muoversi. Non la sento da ieri...”

Rachel la guardò allarmata, ma cercando di dissimulare le sue emozioni disse:

Anche Charlotte non si muoveva quando stava per nascere. Ora andiamo all'ospedale e facciamo uscire l'erede della casata Bloom e vediamo finalmente a chi somiglia!”

Si mamma! Ora prendiamo la macchina e andiamo. Si! Ci vediamo là. Tranquilla!” disse Emma entrando nel salotto.

Emma si avvicinò ticchettando come in passerella parlando al telefono con la madre. Non sfilava più, ma era una modella nel DNA, nonostante tutto.

Rachel la guardò e disse:

Aiutami a portala in macchina! Andiamo... E teniamo la calma!”

Emma annuì e guardò la sorella che mormorava parole che non poteva sentire.


Dom guardò Orlando che aveva due profonde occhiaie viola e ridendo disse:

Allora? Se la bambina non è nata e non mi hai detto nulla, sappi che mi arrabbio!”

Elijah rise e replicò:

Sempre il solito cazzone. Non lo vedi che il nostro bell'elfo è morto di sonno?”

Orlando fece una smorfia a tutti e due e rispose:

Edith sta passando l'ultima parte della gravidanza a rompermi i maroni, svegliandomi di notte e dicendomi che sta per partorire. Cosa che puntualmente non accade!”

Eh! Bella la vita responsabile Ob, vero?” scherzò Dom.

Elijah guardò l'amico di Manchester e ridendo disse:

Ma non sei tu quello che sta stressando Evangeline per avere un figlio?”

Invenzioni giornalistiche Elijah! E sarei grato che mi chiedessi le cose, invece di credere ai giornali!” rispose tranquillo Dom.

Orlando sbadigliò e intervenne:

Spero davvero che quando Ella nascerà le cose cambino, altrimenti qua mi trovate invecchiato di vent'anni!”

I due risero sotto i baffi. Si erano riuniti a Londra perché Elijah era lì per girare un film. E come sempre, da quando era cominciata la trilogia e avevano stretto amicizia, appena potevano si incontravano.

Normalmente i bambini, i primi mesi piangono molto, troppo!” sorrise malefico Dom.

Sembra quasi che ci proviate gusto!” rispose Orlando guardando torvo i due.

Stavano cominciando a prendersi in giro, quando il cellulare di Orlando squillò.

Fece segno di fare silenzio e rispose:

Amore! Ah! Sei tu Rachel. Che è successo adesso? Cosa? Sei sicura? Ma davvero? Ok! Arrivo subito...” e chiudendo il telefono, guardando gli amici spaventato, esclamò: “Edith ha avuto un'emorragia! Adesso è all'ospedale!”



Orlando entrò di corsa nella corsia e trafelato chiese:

Dov'è?”

La stanno operando!” disse Rachel con gli occhi gonfi.

Vicino a lei c'era John che quando vide Orlando lo abbracciò forte, come un amico fa quando le cose non vanno bene.

Sta bene, vero?” chiese quasi con le lacrime agli occhi Orlando all'amico.

John chinò la testa e la scosse dicendo:

Non lo so. Da quando sono arrivato so solo che l'hanno portata dentro e che la stanno operando, per salvare lei e la bambina. Non so altro... Vorrei dirti che tutto va bene...”

Orlando si guardò intorno. Sua madre non era ancora arrivata. La madre di Edith era lì e piangeva. Paul stava vicino a Yvonne. E persino Jessy, accompagnata da un nuovo compagno era lì ad aspettare.

Una strana sensazione nel vedere tutta quella gente lì lo pervase. Era successa la stessa cosa quando era caduto dal tetto e si era rotto la schiena. Tutti avevano atteso: parenti, amici. Tutti erano accorsi per vedere come stava. E lui si era salvato per miracolo.

Con lo sguardo perso si voltò ad osservare i presenti in cerca di un appiglio che non trovò, poi sentì salire veloce un groppo alla gola e piangendo disse:

Edith è morta, vero?”

Tutti si voltarono e lo guardarono sbigottiti.

Lo so. Si fa sempre così, quando muore qualcuno. È morta e voi non me lo volete dire!” continuò Orlando.

Fu Patrick a sollevarsi e abbracciandolo cercò di calmarlo con quella stretta silenziosa e forte. Paterna.

Non le voglio perdere, Patrick. Non le voglio perdere!”

Non le perderai. Edith è forte, non permetterà nemmeno a Dio di portarle via la sua bambina!”

Emma, vicino a Eloise piangeva disperata. Cosa che non rendeva Orlando tranquillo. E non era cattiveria. Si piange quando, dopo tanto tempo, si riallaccia un rapporto con qualcuno di importante e lo si vede portato via da un momento all'altro.

Tirò con il naso. E si guardò intorno. Tutto stava diventando confuso. Aveva detto a Dom ed Elijah che li avrebbe avvisati quando avrebbe saputo qualcosa, qualsiasi cosa. Ma in quel momento non aveva nessuna voglia di sentire nessuno. Già vedere tutta quelle gente lì, che lo guardava apprensiva e mentalmente si domandava cosa sarebbe successo se le cose fossero precipitate, lo faceva soffocare.

Sentì una mano tirarlo e farlo sedere sulla panca, la stessa dove Emma stava singhiozzando. Non sapeva chi era stato, ma era sicuro che era la stessa persona che dopo gli porse un tè caldo e che gli diede qualche pacca nella schiena.

Le voci intorno a lui divennero brusii indistinti. Riusciva solo a ricordare quello che era stato prima di quel momento, ogni suo minuto, secondo, attimo vissuto con Edith.

Dal loro incontro al Hard Rock, fino alla festa a casa di Brian dove la notò con un bellissimo vestito bianco al banco del buffet. Al loro incontro scontro alla presentazione del libro e alla nomina di Edith e Rachel come ambasciatrici UNICEF.

Alla faccia tosta di mandargli dei carciofi in risposta al suo mazzo di fiori, che lui aveva spedito per ringraziarla dell'articolo che aveva scritto.

Per non parlare della lite silenziosa al Barracuda quando si incontrarono per caso, il giorno del compleanno di Edith e John invitò tutti alla Guildhall. Pochi giorni dopo, lui si beccò un ceffone e John trovò la donna che avrebbe sposato.

E allora di nuovo fiori e telefonate. Fino a che Edith non accettò di uscire con lui. E Brian decise di montare quella storia con il Sun, sancendo la fine della sua storia con Edith e di quella di Orlando e Kate.

Orlando si chiedeva spesso se fosse stato un bene o un male. Quando guardava Edith dormire serena, o passeggiare nella sua casa, canticchiando dolce con il suo pancione, o quando facevano l'amore... Beh! Allora pensava che fosse una fortuna. Quando litigavano invece...

Ma Edith era unica. Chi ti porta fino a Parigi in macchina solo per riprenderti il tuo amore? E chi può pensare che per risollevarti l'unico amico degno è un diario che, dal 13 gennaio 2006, Orlando aveva compilato più o meno quotidianamente, al punto che Edith dovette regalargliene un altro prima del compleanno?

E solo allora scoprire di essere attratto da lei. Dalle sue mille sfaccettature, che la rendevano forte come un roccia e delicata come un farfalla. Dalla sua intelligenza. Dalla sua caparbietà. Dalla sua sagacia e dal suo terribile sarcasmo, pungente come un porcospino.

A lei che era stata capace di passare uno stranissimo Capodanno abbracciati in silenzio, nella stanza di lui, che piangeva disperato. L'aveva aiutato.

E poi l'aveva aiutata.

L'aveva portata a Los Angeles e l'aveva accolta a casa, impazzendo di gelosia quando si era concessa per una notte a Jude Law. Si era suicidato, metaforicamente, invitandola a casa. L'aveva amata da subito, da quando l'aveva vista ballare la lap dance contro il frigorifero. Fino a che tutto sfociò con il loro primo bacio.

Da lì tutto precipitò. Nel modo migliore. Si innamorarono e si rincorsero. Fino a quella torrida giornata d'estate nella sua roulotte, dopo che lei lo raggiunse sul set dei Pirati dei Caraibi, quando fecero l'amore, qualche giorno dopo essersi dichiarati.

E subito arrivò Ella.

Possibile che tutto fosse successo in poco, pochissimo tempo?

Eppure ora lì. E tutti quei ricordi, quegli sguardi, dal primo all'ultimo, dalla sorpresa alla gioia, dalla rabbia alla soddisfazione di averlo ferito, dalla tristezza al pianto, si accavallarono nella testa di Orlando creandogli un vuoto dentro, talmente profondo che quasi sentiva di poter essere risucchiato dentro, sgretolarsi davanti a tutti o implodere.

Che cosa sarebbe stata la vita se Edith non ce l'avrebbe fatta?

Come poteva la cosa più bella che può succedere a due persone che si amano, diventare l'incubo peggiore per il padre che stava ad aspettare che esito le aveva preservato il destino?

Aspettiamo un bambino Orlando. A fine aprile diventeremo mamma e papà!

Era il 20 Aprile. 20 Aprile 2007.

E non voleva davvero che, come per Rocio a Barcellona, ci fosse una lapide su cui scrivere che il destino aveva chiuso gli occhi di Edith e quelli di Ella prima di poterlo vedere sorridere felice.

Sonia entrò e guardandolo allungò le braccia e Orlando corse verso la madre e scoppiò in un pianto dirotto, come quello di un bambino.

Andrà tutto bene. Quella ragazza ha forza per entrambi. Si salveranno sia Edith che Ella. Ne sono certa!”

Sentire dire da sua madre quello che gli avevano ripetuto tutti quanti, lo tranquillizzò. Orlando non capiva il motivo, ma sapeva che se sua madre non aveva paura, allora anche lui non ne doveva avere.



I giornalisti stavano sotto chiedendo a chi potevano che cosa stesse succedendo.

Qualcuno dall'ospedale stesso aveva dato la soffiata della tragedia che si stava consumando tra le mura della clinica, al punto che chi aveva sentito qualche cosa dalla televisione, cercava di chiamare Orlando per avere informazioni.

Orlando, che non se la sentiva di parlare con nessuno, quasi che il solo farlo gli avrebbe fatto vomitare tutte le viscere, spense il cellulare e in silenzio guardava disgustato la folla sotto l'entrata della clinica, che quasi se ne infischiava di essere in un luogo di dolore e di riposo, chiamando e gridando domande che lui non sentiva.

Stava pensando a questo, quando sentì le porte aprirsi.

Si voltò e vide il dottore. Era stanco. L'operazione era stata lunga e di sicuro difficile.

Quando vide Orlando a grandi falcate si avvicinò a lui e togliendo la cuffietta verde della sala operatoria, disse:

Posso informarla che la situazione, al momento dell'arrivo di sua moglie all'ospedale era critica. Abbiamo dovuto intervenire chirurgicamente, volente o nolente. L'operazione è stata lunga e difficile. Ma... Tutto si è risolto bene. Sua moglie è ancora sedata dall'anestesia, ma può vedere sua figlia al nido. È una bellissima bambina di tre chili e trecento grammi. Auguri signor Bloom!”

Orlando annuì e guardò il dottore allontanarsi. O meglio, fissò le scarpe del dottore che si allontanava da loro.

Ci volle qualche minuto perché immagazzinasse la notizia, poi si voltò e si guardò intorno. Tutti sorridevano e piangevano.

E nonostante il contrasto delle emozioni nei presenti, sentì il magone sciogliersi lentamente. E quando lo sentì scendere esplodere nello stomaco diventando un'ondata calda, che salì fino alla gola e lo fece gridare:

Sono papà!” e tutti corsero ad abbracciarlo e congratularsi.



Entrò nel nido quasi in punta di piedi.

L'ostetrica gli sorrise e gli disse:

Coraggio! Non mordono!”

Era la prima volta che Orlando provava una certa paura di incontrare qualcuno. Anche se qualcuno era davvero importante come lo era Ella per lui.

Si avvicinò ad una culla dove, sotto una copertina rosa, dei piccoli piedini si muovevano. Sorrise e subito le lacrime arrivarono agli occhi. Avrebbe tanto voluto assistere al parto, ma il destino aveva voluto che fosse quello il loro primo incontro.

L'ostetrica prese la bambina in braccio e disse:

Le presento Ella Bloom, sua figlia!” e le porse il piccolo fagottino.

Orlando lo prese e sentì il cuore scaldarsi toccando sua figlia.

La guardò con un sorriso ebete e disse:

Benvenuta amore mio. Mi hai fatto penare ed eccoti qua!”

Sentendo la sua voce, la bambina si mosse, sbattendo le piccole braccine e sorridendo, aprì gli occhi velati, che non potevano vedere bene chi avevano di fronte, ma che in quel piccolo gesto, racchiudevano la cosa più importante. Per la prima volta che Ella aveva aperto gli occhi al mondo, lo aveva fatto quando aveva sentito la voce di Orlando. La prima volta che si incontrarono. E poggiandola alla sua guancia, la cullo piano, mormorando:

Grazie piccola!”



Edith dormiva tranquilla. Il dottore aveva detto che ci volevano pochi minuti affinché si svegliasse. Orlando si era seduto vicino a lei e stava con la mano di Edith stretta tra le sue.

La stava baciando dolcemente, quando gli occhi della ragazza si aprirono.

Sorridendo, Orlando accarezzò i capelli di Edith e dolcemente le disse:

Buongiorno principessa!”

Edith sorrise un attimo, poi, rendendosi conto di dove fosse, toccò la pancia, ritornata piatta e sollevando la testa, disse, con voce roca:

La bambina! Dov'è?”

Orlando sorrise e alzandosi dalla sedia, sorrise e rispose:

Ella Isabel Bloom è nata e sta bene. La devono tenere un po' al nido per dei controlli perché è nata in condizioni un po' complicate. Ma lei è sana. L'ho vista e l'ho presa in braccio. E mi hanno detto che, appena sarà il momento, la portano mangiare per la prima volta con te...”

Edith sospirò e si lasciò cadere nel letto e guardando il soffitto, con le lacrime che cominciarono a cadere nel cuscino, disse:

Ho avuto paura di non vederti mai più. Ho avuto paura di morire. E di potermi portare via mia figlia. Oppure di metterla al mondo e di non vederla proprio...”

Orlando si sollevò e baciandole la bocca, ribatté:

Shh! Tranquilla. Va tutto bene! Ora ci sono io con te!”

Edith si avvicinò a lui e con un sospiro rispose:

Stringimi, Orlando. Stringimi...”

Orlando la strinse e con un sospiro, pensò che se davvero l'avrebbe persa, quel vuoto che aveva avvertito gli avrebbe squarciato il petto gli avrebbe strappato il cuore e se lo sarebbe portato via.



Tutti i parenti guardavano ammirati la bambina.

Non è carina?” disse qualcuno.

Carina? Ella è bellissima!” disse Orlando che stava da parte mentre Elijah, che era arrivato assieme a Dom dopo aver saputo della nascita della bambina, con la telecamera per riprendere il momento.

Allora? A quando il fratellino?” chiese Eloise, con un sorriso radioso, da neo nonna, fiera di esserlo.

Orlando ed Edith si guardarono e sorrisero, scuotendo la testa. Fu Edith a rispondere:

Aspettiamo un po' per il fratellino!” e accarezzò la testolina piena di capelli neri della figlia, che dormiva tranquilla.

Sembrava un vecchia, tanto era grinzosa e quasi si sentiva un po' triste di non averla sentita piangere per la prima volta, di non averla potuta mettere vicino a se appena nata e salutarla per prima. Ma ora che l'aveva in braccio, sentiva quasi che non poteva fare a meno di tenerla così. Era sua, solo sua. E un po' di Orlando certamente. Gli altri potevano solo stare a guardare. Dovevano solo stare a guardare.

Allora il prossimo passo sarà il matrimonio, immagino!”

Era stata Sonia a parlare. Orlando guardò Edith e la figlia. Quella era la sua famiglia, anche senza il matrimonio. Ma, per quanto assurdo potesse sembrare, era uno all'antica. Ed ora che le vedeva tutte e due così indifese, ancora di più dopo quello che era successo, che quasi gliele aveva fatte perdere entrambe, sentiva che il matrimonio era l'ultimo passo da fare. Magari non con la bambina così piccola, ma appena fosse cresciuta un po'.

Allora avrebbe chiesto a Edith di diventare sua moglie.

   
 
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