Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: bluemary    03/03/2006    3 recensioni
Un Demone, una Fanciulla, un rituale tramandato per anni che sta per essere riportato alla luce. Quando vita e morte si intrecciano in un passato di leggenda e magia che non è mai stato dimenticato.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Capitolo 6-

Ciao Kanako91, sono felice di trovarti anche qui^^. Ringrazio molto per i complimenti  Damned88, spero che i prossimi capitoli non ti deluderanno! Un bacione a tutte e due e grazie anche a chi legge questa storia.

 

 

-Capitolo 6-

Il Demone camminava sul sentiero, lasciando dietro di sè l’ennesimo cumulo di rovine e devastazione.

Un altro villaggio si era spento al suo passaggio, tra lacrime e sangue. Grelkor si fissò distrattamente una mano, dove una macchia vermiglia cominciava già a tendergli la pelle, e la toccò con un dito; gli piaceva quel liquido caldo e denso, dal sapore dolce e rugginoso, in fondo era scritto nello stesso nome con cui i Saggi lo avevano chiamato: “Grelkor”, nell’antica lingua “Sangue Oscuro”.

Si pulì il dito su un tronco d’albero, lasciando il rosso marchio del dolore sulla corteccia.

Non lo faceva per sadismo, anche se ad ogni vita spezzata lui provava un perverso piacere.

Doveva continuare a distruggere perché questa era la sua ragione di esistere, fin da quando il suo corpo era stato ceduto alla parte oscura della magia. L’espressione si contrasse in una smorfia irritata, non pensava spesso al suo passato, gli anni in cui ancora non portava il nome di Grelkor rappresentavano una realtà che non gli apparteneva più. Confusamente ricordava la propria esistenza mortale, ma l’immagine di un antico studioso sempre chino sui libri per lui non aveva ormai nessun significato.

All’improvviso un tenue bagliore azzurro lo illuminò dolorosamente per un paio di secondi e poi scomparve dentro di lui.

Grelkor alzò la testa con un’espressione irritata per quello strano fenomeno, e allora la vide.

Una ragazza dai capelli castani e gli occhi verdi urlava e piangeva di fronte a lui

Provò il suo dolore, così terribilmente lacerante nella sua umanità, si ritrovò le guance bagnate dalle sue lacrime, il proprio corpo era immobile eppure lui stava tremando…

Un’ondata di paura lo avvolse, il sangue rappreso sulla sua mano gli diede un improvviso senso di nausea, costringendolo a pulirsela freneticamente sull’erba.

E per un attimo il Demone fu la Fanciulla e la Fanciulla fu il Demone.

Cadde a terra boccheggiando, senza capire se le gambe che si erano rifiutate di sostenerlo appartenevano a lui o alla ragazza.

Poi, tutto scomparve.

Grelkor si rialzò ringhiando, aveva mantenuto la sua forma umana, ma gli occhi erano rossi.

Una mano salì a toccarsi istintivamente le guance e la ritrasse inumidita; inorridito la strofinò per terra, cancellando la traccia bruciante delle lacrime, poi un’imprecazione si levò dalle sue labbra.

Non era la prima volta che vedeva quella magia.

Ricordò una bambina, gli occhi dorati dilatati dalla paura e l’orrore di un’improvvisa consapevolezza disegnata sul suo volto infantile, una fitta al cuore e poi più nulla, solo un vuoto terribile e infinito.

Urlò, e una fiammata nera divampò dal suo corpo, devastando il terreno per un raggio di cinquanta metri.

I Saggi l’avevano fatto di nuovo.

Presto sarebbe morto per la seconda volta, a causa di quel rituale.

Una scarica di rabbia e di desiderio di vendetta lo attraversò. Emozioni ancora troppo umane, che la magia non era riuscita totalmente a sopprimere, eppure esplosero violente nel suo petto, lasciandolo quasi senza fiato.

Accelerò il passo, con una fiammata d’odio negli occhi appena tornati azzurri: sapeva dove vivevano i Saggi.

Presto, nel loro villaggio, sarebbe stato lui l’unico che ancora respirava.

 

E poi vide il Demone.

Percepì il suo potere, respirò la magia che lo permeava e ormai era parte di lui, i suoi pensieri le invasero la mente facendola urlare per la loro crudeltà, eppure per un attimo rise della morte e della distruzione, e del sangue che le bagnava le mani.

Un violento desiderio di uccidere la attraversò all’improvviso, mozzandole il respiro per la sua intensità, mentre entrava nella parte più profonda del Demone e mille immagini si insinuavano nella sua testa, facendola barcollare.

Vide una famiglia felice, padre, madre e figlia che sorridevano in una casa piccola ma accogliente.

Vide degli studiosi uccidere la donna e la bambina sotto gli occhi dell’uomo, in modo che la sua disperazione risvegliasse e attirasse la parte negativa della magia.

Vide l’uomo  costretto ad assorbire la magia di Tenebra affinché gli altri potessero usare quella di Luce e poi, inspiegabilmente, sopravvivere.

E Haris seppe chi era Grelkor.

Cadde in ginocchio boccheggiante, il volto rigato da lacrime di dolore che non era riuscita a trattenere.

Confusamente si rese conto che qualcuno la sollevava e la portava in una stanza sconosciuta, sempre nei sotterranei, poi chiuse gli occhi, abbandonandosi al conforto delle tenebre.

 

Si svegliò qualche ora dopo, guardandosi attorno senza curiosità, mentre la morsa gelida che l’aveva afferrata il giorno prima tornava a torturarle il cuore.

La luce delle candele rischiarava la stanza, rivelando la sagoma del Saggio stagliata nell’oscurità.

-Perché sei qui?- chiese la ragazza con voce spenta.

Ferhion guardò la figlia con una stretta al cuore. Haris era irriconoscibile: il volto pallido e tirato mostrava ancora le tracce delle lacrime, gli occhi sempre allegri adesso erano velati di una tristezza profonda e disperata, e risplendevano azzurri, portando il marchio della magia che la legava alla morte.

Li fissò con una sorta di stupore, poi ricordò all’improvviso uno stralcio dell’antico libro che narrava la distruzione del Demone: “Solo tramite la Fanciulla si sarebbe potuto compiere l’incantesimo e la magia dentro di lei si sarebbe rivelata nei suoi occhi.”

-Volevo parlarti. E chiederti scusa.-

La ragazza lo guardò come se non capisse le sue parole.

-Cosa accadrà domani?-

-Aspetteremo il Demone e poi, Thori compirà il rituale.- mormorò Ferhion, il volto contratto per la fatica con cui pronunciava le parole. Sapeva che per la riuscita dell’incantesimo la vicinanza era un fattore fondamentale: nel sacrificio di un secolo prima i Saggi avevano aspettato che Grelkor arrivasse nel villaggio prima di pugnalare la Fanciulla.

I suoi lineamenti si contrassero istintivamente.

-Mi dispiace, Haris.-

Guardò la figlia, che cercava disperatamente di mantenere un’espressione decisa e invece tremava, rivelando tutta la sua paura attraverso gli occhi azzurri troppo grandi. La abbracciò per non mostrarle le lacrime che minacciavano di scendere sul suo volto stanco.

Haris perse all’improvviso tutto il suo autocontrollo, scoppiando a piangere contro la sua spalla.

-Farà…male?- chiese tra i singhiozzi, sentendo una stilettata al cuore al pensiero di cosa sarebbe successo l’indomani.

-Thori userà la magia. Non sentirai nulla.- mormorò Ferhion, mentre il dolore per sua figlia si sommava al dispiacere per delegare il rituale al giovane Saggio, costringendolo ad un compito che rifuggiva con tutto sé stesso; eppure Thori era l’unico in grado di garantire una morte rapida e indolore, fermandole il cuore con la semplice imposizione delle mani.

Haris si staccò dall’abbraccio con un vago senso di nausea, ancora non riusciva ad accettare l’idea della morte.

-Sono fiero di te.- le disse Ferhion, controllando il tremito che accompagnava la sua voce.

La ragazza annuì, dandogli le spalle e chiedendogli con voce appena percettibile di andarsene. Lo sentì esitare qualche secondo in silenzio, lui, il Saggio sempre sicuro di sé e dalla parola pronta, quindi lo scatto secco della porta che si chiudeva le ferì le orecchie.

Rimase da sola, nel buio meno oscuro dei suoi pensieri, poi qualcosa cambiò.

Tutto il suo essere si ribellò all’improvviso alla morte, con una tale forza che la ragazza trattenne a stento un conato di vomito.

Con il cuore in gola si gettò nella notte appena cominciata, raggiungendo una casa familiare che aveva le stanze al pianoterra debolmente illuminate. Cominciò a bussare quasi istericamente alla porta, smettendo solo quando questa si aprì, lasciando intravedere una testa bionda.

Vahn guardò sorpreso il volto pallidissimo dell’amica, le tracce di lacrime ed il corpo che, nonostante i suoi sforzi, continuava a tremare.

-Haris, che succede?-

-Domani Grelkor sarà qui.- mormorò con voce spezzata.

-Lo so, ma mio padre ha detto di non preoccuparsi, i Saggi lo sconfiggeranno con il rituale.- Vahn fece un sorriso che voleva risultare rassicurante –Non pensavo fossi così spaventata, ti credevo…-

-Sono io la Fanciulla del rituale.- lo interruppe lei con voce quasi dura, congelandolo.

Tre secondi di silenzio.

-Cosa?!-

Senza guardarlo negli occhi, Haris gli raccontò l’incontro con i Saggi, la loro rivelazione e la magia che adesso albergava in lei e la legava ad un destino di morte.

-Capisci, io domani non esiterò più.- mormorò, mentre si gettava su di lui in un abbraccio disperato, soffocando il pianto sulla sua spalla e inumidendogli la giacca con lacrime che per la prima volta non si vergognava a versare. Lentamente le mani di Vahn si posarono sulla schiena scossa dai singhiozzi dell’amica e timidamente cominciò ad accarezzarla finchè non la sentì calmarsi.

Haris rimase qualche secondo appoggiata contro il petto del ragazzo, immersa nel suo calore, prima che un’insensata, crudele speranza le affiorasse sulle labbra.

-Scapperesti con me?-

Vahn non disse niente, stringendola più forte a sé.

Sentiva un acuto dolore in prossimità del petto al pensiero che non ci sarebbero stati più duelli con le spade, né litigi, né i sorrisi che gli scaldavano il cuore…eppure dire addio al villaggio, alla sua gente, ai suoi genitori era un sacrificio superiore alle sue forze.

La ragazza si staccò da lui, aspettando una risposta che non arrivò, ma il suo sguardo esprimeva un rifiuto che la colpì al cuore come una pugnalata. Abbassò gli occhi, mentre combatteva contro il proprio egoismo per non prendersela con l’amico

-Non dovevo chiedertelo.- sussurrò, sentendosi suo malgrado tradita da lui.

Vahn le prese la mano mentre si sforzava disperatamente di trovare qualcosa da dirle.

-Diventerai una leggenda, il tuo nome verrà pronunciato in eterno.- sussurrò poi senza guardarla, cercando invano di trasmettere quell’illusoria consolazione che pure, se se la ripeteva più volte nella mente, poteva apparire quasi confortante.

-Ma io non ci sarò più.- mormorò lei.

Vahn cercò di abbracciarla nuovamente, ma Haris lo scansò con un passo indietro e bruscamente gli tolse la mano che lui le aveva posato sulla spalla, combattendo interiormente contro l’insopprimibile desiderio di ferirlo. Sapeva che la sua era stata una richiesta troppo grande per essere accettata, eppure la parte più egoista dentro di lei voleva fargli provare almeno un po’ del dolore che la torturava e adesso era stato amplificato da questo rifiuto.

Alzò lo sguardo sull’amico, notando la sua espressione triste e ferita e all’improvviso desiderò solo andarsene via. 

Si morse le labbra, deglutendo la delusione e accettando senza una parola la morte della sua ultima speranza.

-Buona notte, Vahn.- sussurrò prima di sparire, un’ombra nera nella notte ancora più scura.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: bluemary