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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    15/06/2011    11 recensioni
Paring: KakaTsu/SasuSaku/NaruHina/ShikaTema/NejiTen/SaiIno/Itachi/orochimaru
Konoha è fortemente divisa al suo interno, non esistono più chunin, jonin o hokage ma soltanto un gruppo di ninja che ha preso il sopravvento sul Villaggio e lo ha trasformato in una vera e propria dittatura monarchica, retta dal suo capo Orochimaru. E poi ci sono le kunoichi, le donne e le ragazze che non hanno alcuna intenzione di sottostare al volere maschile e per questo vivono rintanate nei sotterranei e negli angoli più bui e segreti di Konoha, nel tentativo di riuscire a prendere il sopravvento: sono le ribelli, le insorgenti, capitanate da Tsunade.
Entrambi gli schieramenti sono disposti a tutto pur di ottenere ciò che vogliono, ma cosa accadrà se a spaccare quel muro di battaglie e vendette saranno i sentimenti, le emozioni, l’attrazione che un uomo prova per una donna e viceversa?
Tra rapimenti, violenze e strategie d’attacco i nostri protagonisti saranno coinvolti in un giro di passioni e battaglie che li costringerà, prima o poi, a fare una scelta.
PS. Non è un trattato femminista!! Non tutti i maschi sono “cattivi” diciamo, così come non tutte le femmine sono “buone”… Apparentemente la situazione può sembrare tale ma non sarà assolutamente sempre così!
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tsunade, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Neji/TenTen, Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'Avventure!'
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La porta sbatté abbastanza violentemente dietro la figura minuta e quasi timida della ragazza col Byakugan: le sue esili braccia e la scarsa forza le impedivano persino di riuscire ad avere il controllo su un ammasso di legno massiccio con un braccio soltanto, dato che l’altro era impegnato a tenere la cena del prigioniero: pane e acqua, niente di più.
 
In quel periodo il cibo era piuttosto scarso dato che a causa della guerra civile erano rimasti in pochi a coltivare la terra e a sfornare pane, per cui l’alimentazione risultava piuttosto scarsa per tutti: naturalmente il dittatore e i suoi fidi seguaci potevano vantare di un pasto abbondante mentre le ribelli sopravvivevano grazie ai continui ma rischiosi furti all’interno delle dispense del palazzo centrale.
Non pativano la fame vera e propria, ma sicuramente la loro alimentazione scarseggiava non poco e questo contribuiva ad indebolirle ogni giorno di più, rendendo sempre più pericolosa e grave la loro situazione.
 
Hinata sussultò allo sbattere violento della porta alle sue spalle ma riuscì a reggere quel piccolo vassoio di un metallo rovinato e rudimentale senza rovesciare nulla ed avanzò verso il centro di quella lurida stanzetta, adibita a prigione.
V’era soltanto una torcia attaccata alla parete opposta ed illuminava a stento la figura del prigioniero al centro, legato ad un grosso palo con delle solide corde ed i piedi incatenati.
 
Non si muoveva, restava immobile con la testa china e le numerose ferite che si facevano notare sulla sua divisa sgualcita e graffiata: riportava i segni di uno scontro impari in cui lui aveva avuto la peggio, consentendo così alle kunoichi di ottenere ciò che volevano.
Ma il fatto che fosse ancora vivo era pressoché un miracolo ed una possibilità che non veniva data a tutti i prigionieri.
 
La ragazza dagli occhi lilla si avvicinava con cautela al prigioniero, osservandolo con attenzione e contando i battiti del suo cuore che acceleravano ad ogni secondo: conosceva la spietatezza dei suoi nemici, conosceva l’odio che li spingeva ad ucciderle, conosceva la violenza di cui erano capaci… E tutto questo le metteva timore, ansia… Le sue mani tremavano leggermente mentre continuava ad avanzare con passo lento e insicuro, come se da un momento all’altro avesse dovuto gettare a terra quel pezzo di ferro e uscire di corsa dalla stanza, presa dalla paura, nonostante il prigioniero non si muovesse ancora.
 
Si mordicchiava nervosamente le labbra e teneva gli occhi ben aperti, restava all’erta come dovesse subire un attacco improvviso, ma nonostante questo non riusciva a fermare il suo cammino: quel ragazzo le faceva compassione, tenerezza forse…
Non le era mai piaciuta la guerra, tantomeno se si trattava di uccidere o fare del male ad altre persone, magari più indifese e deboli…
E lei sapeva cosa significasse venire denigrati e soffrire per le proprie debolezze, lei ne aveva avuto a che fare così tante volte che ormai ne aveva perso il conto: ma fortunatamente aveva trovato delle compagne che l’avevano sempre aiutata e, alla fine, tratta in salvo sebbene quella situazione non fosse una vera e propria salvezza…
 
Si fermò dinnanzi alla figura legata a quel putrido palo avvolto nella penombra, ancora indecisa su cosa fare mentre l’acqua nel bicchiere posta sul vassoio tremava e si muoveva in modo appena percettibile, segno che l’agitazione della ragazza non si fosse ancora placata.
Osservò meglio il ragazzo, loro prigioniero: durante il breve rapimento non aveva avuto modo di guardarlo attentamente, lo scontro era stato così breve da non consentirle nemmeno di vederlo in viso mentre anche la notte era stata loro complice, nascondendo i loro visi alla sua vista.
Hinata aveva infatti un fazzoletto che le copriva metà del viso, lasciandole scoperti soltanto gli occhi, per impedire così al nemico di riconoscerla anche se ad avere il coltello dalla parte del manico era lei: se fosse scappato avrebbe potuto fornire una descrizione del suo volto e quindi l’avrebbe resa molto più vulnerabile e riconoscibile, ed era un rischio che nessuna di loro poteva correre per questo il loro capo aveva ordinato di coprirsi sempre il viso, tranne durante le riunioni o i rapporti delle missioni nel suo ufficio.
 
Quel ragazzo aveva i capelli biondi e folti, di un colore vivace per quanto fosse sporcato dalla polvere dello scontro precedente mentre la sua corporatura sembrava piuttosto magrolina, anche se non propriamente minuta.
La ragazza si chiedeva come un ninja apparentemente poco in gamba potesse risultare così importante: da un lato ne era felice, non voleva ucciderlo o comunque vedere morire un'altra persona, nemica o amica che fosse… Ma dall’altro restava un attimo dubbiosa.
 
Ad un tratto il ragazzo si mosse leggermente, emettendo un gemito sordo ma ben orecchiabile e a quel suono la ragazza fece un piccolissimo scatto indietro, tremante, spaventata da quel piccolo movimento che aveva interrotto la sua contemplazione e senza preavviso.
Notando che il ragazzo non faceva altri movimenti si rilassò leggermente, permettendo così al suo cuore di riprendere a battere regolarmente mentre non riusciva ad allontanare il suo sguardo da quello del prigioniero, come se qualcosa in lui l’affascinasse in modo subdolo e inconscio: dopo tutto, era molto tempo che non osservava un ragazzo, solitamente era costretta ad ucciderli ancora prima di averne visto il volto…
 
Lui tossì un paio di volte e faticava a respirare, nonostante non si capisse bene se fosse cosciente o meno, ma in quella situazione Hinata non ebbe paura quanto più compassione: vedere una persona così ferita e malconcia, impossibilitata di fare qualsiasi movimento e di difendersi le metteva una certa angoscia, come se per nulla al mondo avesse mai voluto vederlo lì, in quelle condizioni.
Non poteva liberarlo, anche se in quelle condizioni non avrebbe potuto fare assolutamente nulla, ma decise di fare quel poco che poteva, avendo pietà di un essere umano a cui era stato strappato tutto, compresa la sua libertà…
Ed era una cosa che non le piaceva per niente, ma non poteva fare altro che accettarla.
 
Si avvicinò ancora al ragazzo con cautela e cercando di mantenere la calma, mentre si abbassava al suo livello reggendosi sulle ginocchia.
Le sue mani tremavano ancora leggermente mentre lui aveva emesso altri gemiti di dolore, probabilmente dovuti alle ferite riportate sull’addome e sulle braccia, ma ancora non si accingeva ad alzare lo sguardo verso la ragazza che sicuramente aveva notato.
 
Hinata appoggiò a terra il vassoio, sempre tremante, mentre prendeva tra le mani il bicchiere pieno d’acqua e lo reggeva con quanta più premura aveva, continuando a tenere lo sguardo sul prigioniero.
Fece un piccolo respiro e prese coraggio, sforzandosi di far uscire la voce dalle proprie labbra e farsi sentire, almeno un poco, e cercare di aiutarlo anche se nel modo più banale.
 
- H-Hai sete?-
 
La voce le uscì leggermente tremolante mentre il tono era così basso che solamente un orecchio molto attento avrebbe potuto udirla, ma in quel silenzio angosciante non v’erano altri rumori se non quello del battito accelerato del cuore di Hinata.
Il ragazzo mosse leggermente il capo, facendo cenno di “sì” con la testa, facendo comprendere alla ragazza che necessitasse davvero di quel sorso d’acqua, per quanto inutile potesse sembrare nelle sue condizioni precarie.
 
Hinata fece un piccolo sussulto, prima di avvicinare il bicchiere al viso del ragazzo, sempre osservandolo con attenzione. Lui fece qualche piccolo movimento ma la ragazza si accorse che non riusciva ad alzare il capo in modo autonomo per poter bere, così avvicinò la propria mano libera al suo viso e con estremo imbarazzo gli sollevò leggermente il mento con un gesto estremamente delicato e quasi premuroso: al contatto con la pelle calda del ragazzo, le dita fredde di Hinata si ravvivarono e lei ne percepì un tiepido tepore, restando incantata per alcuni secondi.
 
Avvicinò ulteriormente il bicchiere al prigioniero e mise il vetro ammaccato a contatto con le sue labbra che agli occhi di Hinata sembrarono morbide ed accoglienti, mettendola ancora più in soggezione; Si stupì di quei suoi strani pensieri ma cercò ugualmente di far bere al ragazzo qualche sorso d’acqua, con una delicatezza estrema da cui persino lei si restò colpita: i prigionieri erano dei nemici e sapeva che le sue compagne li trattassero in malomodo, per quanto li nutrissero e li curassero talvolta, ma lei non era mai riuscita ad avvicinarsi a loro per paura mentre in quel caso le veniva quasi spontaneo aiutare quello sconosciuto…
 
Il ragazzo bevve l’acqua che Hinata gli porgeva tutto d’un sorso, dopo di che tornò a tenere il capo chinato e tossì ancora, anche se questa volta in modo meno violento, mentre la ragazza ritrasse il proprio braccio e restava inginocchiata affianco a lui, continuando ad osservarlo con curiosità e timore nello stesso momento.
 
Dopo pochi istanti, il giovane ninja mosse leggermente il capo e lo volse verso la ragazza con estremo sforzo, ma riuscì a torcerlo quel tanto che bastava per permettergli di vederla.
Nel vederlo in viso Hinata rimase incantata, mentre le sue gote assumevano un colore rosso tenue dietro il fazzoletto: lui aveva gli occhi azzurri color del cielo, intensi e profondi a tal punto da lasciarla senza parole.
La ragazza si perse in quegli occhi splendidi e incantatori, non notando nemmeno che il suo giovane viso fosse rovinato e scorticato da numerose ferite: quel celeste sembrava splendere di luce propria ed illuminare ogni cosa che in quel momento le sembrava così grigia e fredda, morta…
Gli occhi di quel ragazzo dal viso puro e ingenuo sembravano trasmettere la vita stessa in quell’ambiente di dolore e sofferenze e questo non poté che lasciare Hinata totalmente disorientata e stranita: dopo così tante battaglie non aveva ancora visto uno spiraglio di vita come quel volto e questo la lasciò letteralmente senza parole, incantata da quello sguardo sincero e profondo.
 
- Come… ti… chiami…?-
 
La voce uscì dalle labbra del ragazzo con estrema fatica ma nonostante questo lui si sforzava di permettere al tiepido suono delle sue parole di allietare l’atmosfera tesa di quella situazione.
Il suo timbro non era propriamente maturo, qualche accento da bambino era rimasto nella sua voce ma nonostante questo ad Hinata parve di ascoltare la più bella delle melodie.
 
Cercò di lasciarsi troppo trasportare da quel suono così accogliente e si stupì della domanda del ragazzo: perché mai avrebbe dovuto sapere il suo nome? Certamente se si fosse liberato e lo avesse riferito ai suoi superiori, Hinata sarebbe stata parecchio nei guai nel caso la sua identità fosse stata svelata…
Era un rischio rivelargli il suo nome e sapeva che fosse proibito farlo perché troppo pericoloso per la propria incolumità, ma la ragazza non riusciva a distogliere il proprio sguardo da quello del prigioniero: non le sembrava come tutti gli altri, non aveva uno sguardo assassino, i suoi occhi non erano colmi d’odio e di rancore quanto più di speranza e sincerità…
 
Si maledì per essersi proposta nel prendersi cura di quel prigioniero, dato che solitamente non glielo lasciavano fare conoscendo la sua ingenuità, ma ormai si sentiva il cuore già stretto in una morsa e non poté far altro che dare ascolto al suo animo buono e generoso.
 
- H-Hinata… -
 
La voce le uscì timida ed impacciata, quasi tremolante ed il ragazzo si accorse di questa sua insicurezza, lasciando che un accenno di sorriso gli comparisse sul viso: non era un sorriso di vittoria, a lui non interessava sapere il suo nome per poi vendicarsi o darle la caccia…
Lui vedeva nel viso limpido e puro di quella kunoichi qualcosa che non aveva mai visto, un senso di vita e di purezza che per troppo tempo anche lui stesso aveva celato nel suo animo e rinchiuso con la forza, data la situazione che si era creata nel paese.
 
Hinata arrossì maggiormente vedendo come il ragazzo avesse reagito alla sua affermazione ed il cuore le saltò in petto, facendola rabbrividire al pensiero di ciò che aveva appena fatto: aveva rivelato il suo nome al nemico, svelando la sua vera identità ormai inutilmente nascosta sotto un blando fazzoletto di stoffa.
 
Il prigioniero continuò a guardarla ed i due rimasero incantati in quella posizione per diversi secondi, fin quando lui non lasciò nuovamente uscire la propria voce con un suono ancora più dolce e delicato ed un’espressione che racchiudeva in sé tutta la sincerità e la purezza di quelle parole.
 
- Ti…ringrazio…Hinata.-
 
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Alcuni passi si dilungavano per alcune delle vie più buie di Konoha, silenziosi a tal punto da non essere sentiti mentre un’ombra restava nascosta dall’oscurità della notte, che la rendeva invisibile persino alla luce fioca della luna piena.
 
Era notte inoltrata ed uno dei ninja al servizio di Orochimaru pattugliava le stradine più pericolose, segno che fosse particolarmente abile e in gamba dati gli elevati rischi che si potevano correre, mentre il suo abito per la maggior parte bianco e marrone lasciava dietro di sé un leggero fruscio d’aria, quasi come se nemmeno il vento riuscisse a percepire la sua presenza.
Alcune vene risultavano leggermente in rilievo sulla fronte e parte del viso del giovane, dipartendosi in modo abbastanza uniforme dagli occhi di un viola tenue ma deciso: il suo sguardo sembrava perlustrare con minuziosa attenzione ogni cosa, ogni dettaglio e ogni singola ombra, come riuscisse ad avere una visuale completa di ciò che gli accadeva intorno.
 
Il suo portamento era sufficientemente altezzoso ma piuttosto nervoso, come se non fosse mai tranquillo, come se la pace dentro di lui non avesse mai trovato riposo: quella situazione instabile gli metteva una certa ansia e questo non lo sopportava, gli dava terribilmente sui nervi e lo rendeva ancora più irascibile del normale, a dispetto dei suoi compagni.
 
Continuava ad osservare ogni cosa grazie alla sua abilità innata quando qualcosa attirò la sua attenzione: una figura a circa un chilometro dalla sua posizione era seduta sul tetto di un’abitazione, come stesse meditando in solitudine e questo lo mise subito in allerta: nessuno dei suoi compagni avrebbe dovuto trovarsi in quel luogo e a quell’ora, di conseguenza quella poteva solamente essere una delle kunoichi, sue nemiche.
 
Dopo essersi fermato qualche attimo per riflettere, riprese a camminare con passo più spedito ma sempre molto silenzioso, tenendo d’occhio col Byakugan quella figura immobile e molto, molto imprudente. Senza contare il fatto che fosse sola, e questo aumentava il suo svantaggio nei confronti di quel ragazzo che non le distoglieva l’attenzione di dosso nella speranza che non si muovesse: sarebbe stato un bersaglio molto semplice da eliminare, considerando già l’ingenuità di base.
 
Più si avvicinava correndo rapido da un viottolo all’altro e più riusciva a mettere a fuoco qualche dettaglio del suo prossimo avversario: aveva due buffi chignon sulla testa ed indossava un manto nero, probabilmente per non farsi notare e mimetizzarsi col buio della notte, ed aveva sul volto il classico fazzoletto di un colore sbiadito per evitare di essere riconosciuta in volto: a poco le sarebbe servito non appena lui l’avesse colta di sorpresa e uccisa.
 
Neji non amava la guerra, anche se uccidere non gli aveva mai dato particolarmente fastidio: se si trattava di difendere il proprio paese e la propria vita non avrebbe esitato ad uccidere chiunque gli capitasse a tiro, donne e bambini indifesi compresi.
Non gli piaceva particolarmente Orochimaru, secondo lui era troppo frivolo per tenere in mano l’intero villaggio ma la sua dittatura monarchica avrebbe sicuramente riportato l’ordine tanto ricercato nel loro paese, evitando così l’insorgere di altri conflitti.
Lui odiava le kunoichi per il semplice fatto che si opponessero a questo tentativo di ricerca di una pace, che tentassero in ogni modo di ostacolarli, qualsiasi cosa facessero: non lo tollerava, non riusciva a capire perché si comportassero in quel modo; dopo tutto, non era poi così difficile accettare un capo per il bene del paese.
 
Dopo pochi minuti di corsa arrivò sino al palazzo sul quale la giovane ninja era comodamente seduta, come se in quel momento si fosse estraniata dal mondo: osservava il cielo, la luna, quella calma apparente che lei desiderava così tanto ma di cui non sarebbe stata la portatrice diretta, in qualche modo, anche se avrebbe fatto di tutto per difendere la pace che lei tanto amava.
 
Neji era salito sul tetto con un salto silenziosissimo ed era alle spalle della kunoichi, distante qualche metro, il Byakugan ancora attivato e un kunai a portata di mano: l’avrebbe uccisa in modo rapido e in un solo colpo, così da non lasciare che le sue grida di dolore invadessero il silenzio della notte: l’unica cosa che non gli piaceva nell’uccidere delle donne era che le loro urla, le loro grida, il loro dolore lo turbassero leggermente, come se fossero state create per tormentarlo e tentare di farlo sentire in colpa… Ma lui no, non doveva sentirsi così, doveva essere più forte.
 
Si concentrò per qualche istante dopodiché si avventò rapido sulla giovane con il kunai puntato sulla sua schiena ma quando fu a pochi centimetri dall’ucciderla questa si voltò di scatto e fermò il suo attacco incrociando il proprio kunai con quello del nemico.
Il ragazzo fece un balzo indietro e rimase stupito della reazione della ragazza, così rapida e dai riflessi pronti, assolutamente inaspettata mentre lei lo guardava con occhi pieni di rabbia, anche se non di odio: l’aveva attaccata alle spalle come un codardo e non lo avrebbe mai accettato!
 
Nell’allontanarsi da quel punto di scontro, la giovane ninja fece un salto mortale all’indietro e srotolò uno dei rotoli che portava con sé, permettendo così ad una serie di affilate armi di avventarsi sul nemico con una precisione impressionante.
Neji non aveva previsto un attacco simile ma si protesse da quella moltitudine di armi eseguendo una Rotazione Suprema che impedì ad esse di raggiungerlo e colpirlo, lasciando che queste rimbalzassero sulla sua protezione di chakra ed alcune tornassero verso la proprietaria.
La giovane kunoichi schivò con molta abilità gli shuriken e i kunai che l’attaccavano ed atterrò sul tetto con una grazia incredibile, tanto che persino lo Hyuga ne rimase colpito ma non lo diede ovviamente a vedere: ultimamente non si era scontrato con ragazze di quel livello e con quelle abilità ma non si era mai lasciato influenzare da quell’attrazione istintiva che talvolta sentiva dentro nel vedere una kunoichi: sapeva che in quella situazione non ci sarebbe stato tempo per sentimentalismi o anche solo curiosità simili, sull’argomento, per cui restava di quell’impassibilità di ghiaccio di fronte a qualunque cosa, nella speranza di riuscire a sopravvivere e vincere.
 
Il ragazzo dagli occhi lilla si rese conto di non poter utilizzare le sue tecniche migliori contro quel tipo di avversario poiché prevedevano una certa vicinanza mentre quella kunoichi sembrava specializzata in tecniche ad ampio raggio, di conseguenza non si sarebbe mai avvicinata sufficientemente a lui per colpirlo in modo diretto.
 
Restava immobile nella sua posizione di difesa, un palmo della mano leggermente più avanti rispetto all’altro mentre il suo sguardo continuava a restare fisso su quello dell’avversaria, anch’ella ferma a quattro cinque metri da lui: ansimava leggermente, ma nonostante questo sembrava più determinata che mai e non abbassava la guardia nemmeno un secondo, segno che non fosse poi così ingenua come l’aveva giudicata in precedenza.
 
Lei digrignava i denti sotto il fazzoletto che le copriva metà del viso, mantenendo una certa concentrazione e cercando di non lasciarsi troppo condizionare dal viso teso e adirato dell’avversario: lei aveva timore dei suoi nemici, in particolare di coloro che sembrava non avessero pietà per nessuno e uccidessero per diletto… Li considerava spietati e senza cuore e non avrebbe tollerato ancora per molto la loro presenza a Konoha, non voleva che fossero loro a comandare davvero sul suo villaggio: lei voleva la pace, la serenità, non la guerra e l’odio, per questo aveva timore di quei ninja nemici ma allo stesso tempo non si sarebbe arresa di fronte a nessuno pur di portare avanti quella convinzione.
 
Dopo pochi istanti di attesa, il ninja col Byakugan decise di attaccare in modo da metterla in difficoltà ed eseguì la Tecnica del Palmo d’Aria contro l’avversario, in modo da disorientarla e riuscire così ad avvicinarsi a lei. Quest’ultima riuscì ad evitare il colpo per un soffio grazie ad un salto acrobatico ed equilibrato ma quando fece per lanciare un’altra serie di armi contro il suo assalitore si accorse che questo non era più nella medesima posizione di prima, cioè sul tetto.
 
La kunoichi non fece in tempo a voltarsi che dietro di lei era già apparso il nemico e con un altro Palmo d’Aria l’aveva scaraventata verso il basso, facendola precipitare sul tetto con una certa violenza: lei non era riuscita a riprendersi in tempo dal colpo per attutire la caduta e non appena riaprì gli occhi nel vano tentativo di rialzarsi e riprendere in qualche modo a combattere contro il suo avversario, nonostante le precari condizioni, si accorse che questo era sopra di lei e le teneva un kunai vicinissimo al collo, come dovesse sgozzarla da un momento all’altro.
 
Lo sguardo di Neji era grave e determinato, non lasciava trasparire dal viso alcun segno di emozione, positiva o negativa che fosse, ma continuava a tenere lo sguardo fisso sulla ragazza mentre ansimava leggermente per le tecniche utilizzate così velocemente e senza un’adeguata preparazione.
I suoi occhi erano puntati su quelli della kunoichi e notò che erano di un nocciola intenso ma allo stesso tempo delicato, le ciglia scure ne delineavano una forma morbida e per nulla spigolosa, mentre sulla sua fronte vedeva alcune goccioline di sudore, probabilmente dovute alla tensione e alla paura più che alla fatica.
 
Si diede mentalmente dello stupido per essere rimasto immobile in quella posizione per così tanto tempo: solitamente, non appena aveva immobilizzato un nemico, lo uccideva senza pensarci due volte, gli tagliava la gola con il suo kunai senza nemmeno vedere il suo viso mentre in quel momento erano parecchi minuti che fissava lo sguardo determinato ma pieno di timore di quella ragazza, tenendo sempre le difese pronte in ogni caso.
 
Anche lei restò stupita di quell’atteggiamento: aveva sentito parlare di quel ninja, conosciuto per la sua intelligenza e per l’abilità innata molto utile e ben sviluppata, ma si sarebbe aspettata di venire uccisa senza troppe esitazioni, conoscendo la sua furia omicida… Eppure lui restava fermo, tenendola immobile in quella posizione, senza accennare a volerla realmente uccidere.
Osservando meglio il viso di quel ninja non poté non notare quanto fosse bello: quegli occhi così intensi e quell’aria misteriosa che lo avvolgeva lo rendevano terribilmente affascinante, anche se lei sapeva benissimo di non dover assolutamente provare quel tipo di emozioni…
Era un nemico, e come tale avrebbe dovuto considerarlo: avrebbe dovuto reagire, tentare in ogni modo di liberarsi di lui approfittando di quel momento di pausa ma non ci riusciva, restava incantata da quel viso intenso…
 
Dopo qualche minuto, Neji fece salire il kunai che reggeva tra le mani verso il viso della ragazza, allontanandolo momentaneamente dal suo esile collo; lo fece scivolare sul fazzoletto che le copriva il viso e con un colpo secco lo tagliò, lasciando che la tiepida luce della luna illuminasse i lineamenti delicati della ragazza: un velo di stupore si era dipinto sul suo viso limpido, le labbra erano leggermente inarcate come a mettere in evidenza la sua perplessità ma nonostante non fossero né carnose, né grandi, né piccole, Neji non poté che restarne affascinato per qualche secondo, notando quanto quel viso fosse perfetto e non avesse alcun tipo di imperfezione.
 
Lei osservava i movimenti lenti e concisi degli occhi del ragazzo, restando dubbiosa di quel comportamento mentre lui sembrava analizzare ogni suo lineamento, ogni sfumatura degli occhi, ogni dettaglio…
Dopo qualche minuto di silenzio, Neji si rese conto che il suo comportamento fosse troppo assurdo, per non dire patetico, così sbatté rapidamente gli occhi e si alzò in piedi di scatto, trascinando con sé l’esile corpo della ragazza e tenendola saldamente per un braccio: non sapeva spiegarsi nemmeno lui perché non l’avesse uccisa subito, ma ormai aveva perso qualsiasi tipo di interesse nel toglierle la vita per cui decise di farla prigioniera, mentre lei ancora vagava nei meandri di quegli occhi lilla e misteriosi cercando il perché di quel comportamento.
 
- Se mi seguirai nelle prigioni senza ribellarti troppo, eviterò di ucciderti.-
 
Non sapeva spiegarsi nemmeno lui perché quelle parole non fossero taglienti come al solito: erano gelide, questo sì, ma un briciolo di insicurezza sembrava averle pervase anche solo per un istante e questo non sfuggì alla ragazza, la quale continuava a mantenere lo sguardo fisso su di lui ammirandone lo splendore del mistero. 
  
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