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Autore: Bliss Blake    15/06/2011    12 recensioni
La luce intermittente di un lampione illumina la figura di un ragazzo. La prima cosa che mi salta agli occhi è il sangue ai bordi della bocca. Immediatamente mi precipito da lui.
- Cos’hai? Stai male? -
Gli scosto i capelli dalla fronte e gli alzo delicatamente il viso per guardarlo meglio. Ha un livido violaceo sulla guancia destra e un taglio sul labbro superiore.
Nella borsa dovrei avere un fazzoletto di stoffa. Frugo in tutte le tasche e non appena lo trovo, corro a bagnarlo sotto il getto d’acqua di una fontanella lì accanto. Quando torno dal ragazzo, noto che mi sta fissando. Gli sorrido mentre gli tampono delicatamente le labbra con la stoffa umida.
- Lo sai vero che non è prudente per una ragazza andare in giro da sola a quest’ora? -
- Ma allora parli anche tu! Credevo che ti avessero mangiato la lingua! -
Lui ridacchia divertito.
- Non dovresti aiutarmi. Ho fatto a botte! Sono un bambino cattivo, io! -
- Ah si? -
- E già! In genere la fatina buona non aiuta i monelli come me! -
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Un amore di ragazzaccio



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A Giusy e Tonya,
le migliori amiche che io abbia mai potuto desiderare...
Vi voglio bene!!!
<3






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1. Una fatina tutto pepe



 


{MILLY}

 

Non sono mai stata una di quelle ragazze a cui piace mettersi in mostra durante le feste, ballare sui tavoli o bere quantità smisurate di alcol per poi star male tutto il giorno seguente.
Sono più il genere di ragazza che quelli della mia età definiscono santarellina o , perché no, a volte anche suora… quella che, mentre tutti gli altri si divertono, pensa a quando la festa sarà finita e si dovrà sistemare tutto perché, diciamolo, le santarelline sono quelle che si fanno sempre abbindolare come delle sciocche e, a fine serata, restano a pulire con il padrone di casa.
Ma alla fine, che importa se a chiederti di rimanere è stata una tua amica? Si è sempre disponibili a fare qualcosa per le persone a cui si vuole bene o almeno per me è così.
Le note di All she knows di Bruno Mars mi accompagnano nella camera da letto di Miriam. Sul piumone a fiori rosa, tra i vari peluche a forma di cane, ci sono delle borse. Prendo il cellulare dalla mia e digito il numero di casa.
Papà risponde dopo qualche secondo.
- Milly, tesoro, a che punto siete? -
- Abbiamo quasi finito di aiutare Miriam. Per le due dovrei essere a casa -
- Ah, va bene. Scommetto che è venuto anche il cetriolo alla festa, vero? -
Scoppio a ridere alle parole di papà e poco dopo anche lui si unisce alla mia risata. Devo dire che la sua enorme simpatia per Luca non accenna a diminuire. Lo sento riprendere fiato.
- Comunque digli di riaccompagnarti ad un orario decente altrimenti la prossima volta faremo un‘uscita a tre: lui, io e Poppy! -
Poppy è il bassotto di mio padre!
- Ok papà. Anche Luca ti saluta. Baci -
- Per me continuerà ad essere un cetriolo! Ciao tesoro -
Papà riaggancia ma io resto imbambolata con il cellulare poggiato all’orecchio, a fissare il vuoto. Una voce familiare mi riporta con i piedi per terra.
- Milly che diavolo stai facendo qui? Ci serve una mano in cortile! -
Dalla porta aperta fa capolino Faby. Lunghe ciocche di capelli sono sfuggite alle forcine che le mantengono l’elaborata pettinatura ma il trucco è ancora impeccabile.
- Stavo chiamando papà. Sai com’è, se non lo chiamo quando faccio tardi si preoccupa! -
- Beh, a questo punto mi sorprende il fatto che non abbia già fatto irruzione in casa, armato di tutto punto, per portarti via -
- Su, mio padre non è così apprensivo! -
Faby fa una smorfia buffissima.
- No no, per carità! Chi lo mette in dubbio! Piuttosto, abbiamo problemi più urgenti: Luca e Ilaria sono talmente ubriachi che al confronto delle baccanti potrebbero tranquillamente passare per astemie -
Perfetto! Ci mancava pure questa! Quelle due teste gloriose non mi danno mai ascolto! Seguo Faby in cortile e trovo Ilaria sdraiata lungo il bordo della piscina, abbracciata alla scaletta. Mi avvicino a lei e la giro verso di me. I ricci ramati le ricadono sul viso. Borbotta qualcosa ma non riesco a capire cosa.
- Ilaria? - la chiama piano.
Lei apre gli occhi e mi sorride.
- Milky, mi gira tutto! -
- E ti credo. Ma quanto cavolo hai bevuto? -
- Non ricordo. Ho mal di testa… -
- Andiamo a sdraiarci sul divano - dico alzandola per le braccia.
- Dove le hai lasciate le scarpe? - le chiedo, notando solo in quel momento che è scalza.
Ilaria scoppia a ridere.
- Sono cadute nella piscina -
- Ah! In questo caso credo che stiano bene lì. Tanto non te le ruba nessuno! -
Facciamo qualche passo ma mi trovo in grande difficoltà a sostenerla e questo non perché Ilaria sia grassa ma per il semplice fatto che si appoggia a me a peso morto.
- Milly! Aiutiamo noi Ilaria a stendersi. Tu vai a dare una mano a Giorgio! -
Per fortuna Faby e Miriam riescono a portare Ilaria dentro senza troppi problemi. Mi avvio verso il gazebo dove trovo Luca seduto su un piccolo sgabello di legno mentre Giorgio gli regge il sacco per la spazzatura.
- Milly non è il caso che tu veda cosa ha mangiato a cena questo imbecille! - fa subito Giorgio vedendomi arrivare.
- Come sta? - chiedo preoccupata.
- Uno schifo -
Annuisco, accarezzando la schiena di Luca.
- Milly, non ti preoccupare amore… - comincia lui ma un conato lo interrompe e subito Giorgio gli avvicina la busta.
- Spero solo di non doverti accompagnare al pronto soccorso. Hai bevuto come una spugna! -
Se mio padre sapesse come si riduce Luca quando andiamo alle feste, mi metterebbe agli arresti domiciliari a tempo indeterminato. Rientriamo in casa poco dopo e Giorgio sistema Luca su uno dei divani in soggiorno. Ilaria, invece, dorme nella camera degli ospiti. Raggiungiamo Miriam e Faby in cucina e ci sediamo, sfiniti.
Ho la testa che mi scoppia e mi fanno malissimo i piedi. Colpa delle scarpe col tacco. Mi stiracchio un po’ e poggio la testa sulla superficie in legno del tavolo.
- Ragazzi volete qualcosa da bere? - chiede Miriam, aprendo il frigorifero.
- Per me un bicchiere d’acqua naturale - risponde Faby.
- Milly ho del tè al limone! Ne vuoi? -
- Evviva! - rispondo subito saltando giù dalla sedia e alzando in alto le braccia, come una tuffatrice sul trampolino, pronta per lanciarsi nel vuoto.
Giorgio mi guarda divertito.
- Vedo che il tè ha facoltà rigeneranti su di te Milly! - mi sorride.
Ecco, lo sapevo. Ne ho fatta un’altra delle mie. Collezionare figure imbarazzanti è ormai diventato il mio forte!
Mi risiedo immediatamente, vergognandomi.
Giorgio mi fa una carezza sulla testa.
- Su su, non è poi la fine del mondo se sembri sempre un vulcano in eruzione! -
- E già! Vorrei proprio sapere dov’è che la prendi tutta questa energia! - dice Miriam, porgendomi uno di quei bicchieroni di vetro in cui di solito al pub servono la birra alla spina solo che il mio è pieno di tè fino all’orlo.
Bevo un sorso e il sapore dolciastro mi solletica la lingua.
- Allora vi fermate da me a dormire? - si informa Miriam, chiudendo la porta del frigo e sedendosi accanto a Faby.
- Tutti tranne Milly -
- Come hai intenzione di tornare a casa? Luca è andato in coma etilico! -
Le ragazze scoppiano a ridere.
- Casa mia non è molto lontana da qui, farò una corsa! E poi a quest’ora non dovrebbe esserci nessuno in giro -
Giorgio non mi sembra d’accordo.
- Sei sicura? Potrei accompagnarti con l’auto di Luca se vuoi -
- Stai tranquillo Giò! Casomai dovessero aggredirmi, mi difenderò con una delle mosse che ho visto fare a Kim Rossi Stuart nel film Il ragazzo dal kimono d’oro! -
I miei amici mi guardano sconvolti. Non hanno per niente il senso dell’umorismo stasera, eh? Sarà che sono stanchi anche loro forse. Comunque è ora che torni a casa. Prendo la giacca e la borsa ma prima di avviarmi verso l’ingresso, vado a salutare Luca che dorme beatamente tra i cuscini. Gli carezzo la testa e gli lascio un bacio sulla guancia.
Gli altri mi accompagnano fuori e mi salutano.
- Chiama quando arrivi a casa mi raccomando - insiste Giorgio.
- Certo, non ti preoccupare! Non sono mica una svampita! -
- Quasi! - sospirano tutti e tre all’unisono.
- Non potete sapere quanto mi faccia piacere il fatto che abbiate una così alta considerazione di me! - li rimbecco per poi salutarli con una linguaccia.
Per strada non c’è nessuno così ne approfitto per togliere le scarpe che mi stanno letteralmente massacrando i piedi.
Una folata di vento mi scompiglia i capelli. Mi stringo di più nella giacca e comincio a canticchiare il motivetto della sigla di “ Medium”. Molto appropriato oserei dire, dato l’aspetto inquietante del parco giochi davanti al quale sto passando.
Un suono richiama la mia attenzione. Mi giro spaventata. L’unica cosa che vedo sono le vecchie altalene che cigolano, mosse dal vento. Cerco di proseguire ma mi arriva nuovamente alle orecchie quel suono e sono sicurissima che questa volta non si tratta del cigolio delle altalene!
- C’è qualcuno? - chiedo a voce alta. Ad un tratto vedo qualcosa muoversi in un angolo, in direzione delle panchine.
Oddio! È come nelle puntate di Criminal Minds in cui l’ignara vittima se ne sta tranquilla per i fatti suoi mentre l’ S.I. sta acquattato nell’ombra, aspettando il momento giusto per accopparla! Sento il cuore che batte fortissimo e mi tremano le gambe. Non riesco a fare nemmeno un passo. So che non dovrei farlo ma mi giro ugualmente in direzione delle panchine, tremando. La luce intermittente di un lampione illumina la figura di un ragazzo. La prima cosa che mi salta agli occhi è il sangue ai bordi della bocca. Immediatamente mi precipito da lui.
- Cos’hai? Stai male? -
Gli scosto i capelli dalla fronte e gli alzo delicatamente il viso per guardarlo meglio. Ha un livido violaceo sulla guancia destra e un taglio sul labbro superiore.
Nella borsa dovrei avere un fazzoletto di stoffa. Frugo in tutte le tasche e non appena lo trovo, corro a bagnarlo sotto il getto d’acqua di una fontanella lì accanto. Quando torno dal ragazzo, noto che mi sta fissando. Gli sorrido mentre gli tampono delicatamente le labbra con la stoffa umida.
- Lo sai vero che non è prudente per una ragazza andare in giro da sola a quest’ora? -
- Ma allora parli anche tu! Credevo che ti avessero mangiato la lingua! -
Lui ridacchia divertito.
- Non dovresti aiutarmi. Ho fatto a botte! Sono un bambino cattivo, io! -
- Ah si? -
- E già! In genere la fatina buona non aiuta i monelli come me! -
- Bhè, sei stato fortunato sai? Io sono una fatina anticonformista! Va meglio? Dovrei avere anche dei cerotti da qualche parte… -
- No non servono, tranquilla - dice lui, bloccandomi prima che potessi recuperare la borsa e tirandomi su. Sono costretta a girarmi verso di lui, ritrovandomi a soli pochi centimetri dal suo viso e per la prima volta lo fisso negli occhi, che hanno la stessa tonalità di grigio delle nuvole prima di un temporale e del mare in tempesta. Mi sembra di esserne risucchiata mentre le sue labbra si fanno sempre più vicine. Un momento! Sta per… baciarmi? Ma per chi mi ha preso questo tizio?
Mi allontano un istante prima che mi sfiori le labbra, inviperita. La suoneria del mio cellulare all’improvviso mi fa sobbalzare.
- Credo sia il tuo -
Recupero il cellulare dalla tasca della giacca, dove lo avevo messo per tenerlo a portata di mano.
- Pro… Pronto? -
Maledizione! Perché mi trema la voce?
- Milly? Sono io! Ma non ti avevo detto di chiamarmi appena arrivavi a casa? -
Giorgio è incazzato nero! Dio, peggio di mio padre!
- Scusa Giò, sono appena arrivata. Ti avrei chiamato tra poco -
Meglio dire una bugia per farlo stare più tranquillo.
Giorgio sospira.
- Milly, Milly… Come devo fare con te? Sei peggio della fata madrina di Cenerentola! -
- Si, me lo dici sempre! -
- Salutami tuo padre allora! A domani! -
- Certo! A domani! -
Guardo distrattamente l’orario sul display e quasi mi viene un colpo: sono le due e mezza! Le due e mezza? Questa è la volta buona che mio padre mi uccide!
Afferro la borsa ma prima di correre via come una pazza, mi giro verso il ragazzo che è rimasto seduto sulla panchina e mi fissa con un sorrisetto divertito.
- Ehi, tu, monellaccio! - grido indicandolo - Ti consiglio di non fare più a botte con i tuoi amichetti pestiferi! Non lo sai che anche le fatine anticonformiste scioperano? -
Lui fa una faccia strana e poi scoppia a ridere. Ho un talento naturale per queste cose. Dovrei cominciare seriamente a pensare ad una possibile carriera come comico a Colorado. Sicuramente avrei più fans di Marco Bazzoni. Subito mi viene un attacco di ridarella mentre mi viene in mente una delle sue battute! Meglio ridere ora perché sono sicura che quando tornerò a casa, ci sarà mio padre ad aspettarmi con il fucile in mano dietro la porta!



{GABE} 


Mi sdraio sulla panchina, accendendo una sigaretta. Un sottile filo di fumo sale verso l’alto. Faccio un tiro per poi poggiare la sigaretta sulle assi in legno della seduta. Mi passo le mai sui jeans chiari prima di aprire il portafogli celeste.
Ci sono una banconota da venti, alcune monete e dei biglietti per l’autobus. Niente che mi interessi. Apro la seconda tasca e finalmente trovo quello che stavo cercando: la carta d’identità! La tiro fuori impaziente di sapere almeno il suo nome. Leggo a bassa voce le singole lettere stampate sul piccolo pezzo di carta, assaporandole.
Milena. Milena Parisi. Lo pronuncio ad alta voce per vedere come suona.
- Milena -
Mi piace! Abbasso gli occhi un istante e solo allora mi accorgo della foto che probabilmente è scivolata fuori quando ho preso i documenti. Mi allungo in avanti per alzarla e involontariamente faccio scivolare la sigaretta a terra.
- Porca troia! - impreco.
- Finalmente ti sei svegliato, bello addormentato! Non ce la facevo più a vederti con quell’espressione da coglione! Stavo per venire a riempirti di calci! -
Ma nemmeno le sento le cazzate che spara Alex. Mi concentro solo sulla foto che ho appena raccolto o per meglio dire, sul coglione che nella foto sta baciando Milena. Già lo odio! Vorrei averlo a tiro per fargli il culo a ‘sto stronzo infame!
Alex si stravacca sulla panchina costringendomi a stare seduto. Anche lui ha la sigaretta accesa.
- Alex? - lo chiamo.
Lui gira la testa verso di me, espirando una boccata di fumo.
- Che c’è schatz
 ? -
- Cos’ hai in programma per lunedì? -
- Riconosco quel sorriso. Cos’hai in mente Gabe? -
Mi conosce troppo bene il mio Zero!
- Niente di che, solo una passeggiatina a scuola! -
E Alex quasi si strozza col fumo della sigaretta.




Schatz: tesoro   
 

  
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