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Autore: Sselene    15/06/2011    3 recensioni
"Dannato Cupido!" è la frase tipo di Sam che, allontanato dall'uomo a cui finalmente si è dichiarato, non trova altro modo per sfogarsi se non imprecare contro il Dio dell'Amore, finché, un bel giorno, è proprio Cupido che si ritrova nel bagno di casa, pronto pronto per aiutarlo nel suo piano di conquista.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alla fine, Cupido l’aveva convinto che la sua idea di fingere di stare insieme per far ingelosire Rick era vincente e che avrebbe fruttato a breve, risolvendo tutti i suoi problemi amorosi. Non che avesse motivo di dubitare di questo. In fondo era il Dio dell’Amore ad aver progettato la cosa, mentre lui dell’amore ne sapeva poco o niente. Aveva avuto poche, pochissime, relazioni e tutte durate appena una settimana al massimo, non era certo il migliore in questioni di cuore. Qualsiasi idea gli avesse proposto Cupido gli sarebbe sembrata perfetta e perfettamente logica, per quanto strana potesse sembrare alla sua mente non abituata certo al corteggiamento.
Per quello era lì, in quel momento.
 
Portò lo sguardo sulla cameriera che si era avvicinato con le pizze –Cupido aveva insistito incredibilmente tanto per andare in una pizzeria- allungando le mani per prendere il piatto con la propria semplice e solita margherita, posandosela davanti, voltando il capo verso il Dio nel vederlo avvicinarsi per osservare al meglio la pizza.
“Neanche una traccia di Basilico, bene!” Esclamò il biondo, palesemente pienamente soddisfatto dalla cosa, tornando a dedicarsi alla sua pizza con olive e prosciutto cotto, caldamente consigliata dalla cameriera che, con fare civettuolo e tono sensuale, si era persino sbottonata uno dei bottoni della camicetta bianca nel rivolgersi al dio dell’amore che, però, a quelle cose non aveva fatto alcun caso, forse solo per star meglio nella recita che lo vedeva totalmente cotto del castano.
“Sam, vuoi una fetta della mia pizza?” Chiese Rick, come a voler spezzare quel silenzio che se per i due ‘fidanzatini’ sembrava molto piacevole, metteva a disagio lui come fosse costretto ad assistere a una discussione in una lingua sconosciuta, porgendo una fetta al castano che storse appena il naso, osservando i funghi che decoravano la pizza.
“A Sam non piacciono molto i funghi.” Ribatté Eros, infilandosi nel discorso, lanciando un’occhiata languida alla fetta. “Però a me piacerebbe molto assaggiarla, ti va di fare scambio con una fetta della mia?”
L’uomo esitò qualche attimo, per poi concedere al biondo uno dei suoi soliti sorrisi freddamente cortesi.
“Ma certamente.” Rispose con tono educato.
Cupido prese la fetta coi funghi, piegandola a metà come Sam gli aveva insegnato a fare, mordendone la punta, assaggiando quel novello gusto con fare pensieroso, ingoiando e chiudendo gli occhi, deliziato.
“Io adoro la pizza.” Ammise con estrema veemente convinzione, schiudendo gli occhi solo per osservare il castano che aveva accanto che ridacchiava sommessamente. “E adoro anche te.” Aggiunse, chinandosi a baciargli la guancia che immediatamente si arrossò sotto quel tocco.
Rick si schiarì la voce, per ottenere nuovamente l’attenzione dei due amorosi piccioncini amoreggianti.
“Non sapevo non ti piacessero i funghi, Sam. Di solito li mangi senza problemi.”
Il castano schiuse le labbra, cercando rapidamente qualcosa da dire, nonostante la mente gli fosse immediatamente andata in black out a quella semplice constatazione. Non poteva certo rivelargli che, accanto a lui, aveva sempre cercato di farsi andare bene tutto per non mostrarsi capriccioso e viziato ai suoi occhi, perché così facendo avrebbe ammesso non solo di non aver avuto alcuna esitazione a mentirgli su una sciocchezza del genere -e quindi perché non farlo anche su questioni più importanti-, ma anche che con lui non era riuscito a essere totalmente sé stesso e che, quindi, non si sentiva comodo nel loro rapporto e che, quindi, in effetti la loro amicizia non era stretta come sembrava.
Il pensiero che la loro amicizia si era dimostrata una bolla di sapone già per il fatto che Rick aveva deciso di non vederlo più solo per un sentimento non ricambiato e che ora gli fosse nuovamente dolcemente e pienamente amico solo perché sentiva il suo primo posto all’interno del suo cuore in pericolo, non gli solcò la mente, in quel momento totalmente nel pallone.
“In realtà è una cosa recente.” Intervenne Cupido, stringendo tra le mani le redini della situazione. “Sai com’è, il giorno prima qualcosa ti piace, il giorno dopo non più tanto e se puoi evitarlo è meglio.” Rise, passando un braccio attorno alle spalle del giovane ‘amato’, stringendoselo contro con affetto. “Non è così, Sam?”
Il ragazzo forzò una risatina, portando una mano imbarazzata ai capelli, scostandosi un ciuffetto impertinente dalla fronte, annuendo appena.
“Si, esatto.” Confermò con un sorriso luminoso, scostandosi dal biondo per riprendere a mangiare la sua margherita, tenendosi la bocca impegnata di modo da non poter avere la possibilità di rispondere ad altre eventuali domande impertinenti.
Il resto della cena si svolse piuttosto tranquillamente, con chiacchiere per lo più inutili su vari argomenti che non interessavano veramente a nessuno dei tre. Fu la cameriera a rompere quella strana situazione di scostante allegria, posando accanto al biondo divo un tovagliolo di stoffa azzurrata.
“Il tovagliolo che avete chiesto, signore.” Spiegò con un sorriso estremamente smagliante, lanciandogli un’occhiata languida prima di allontanarsi.
Rick si sporse appena in avanti pensieroso. “Abbiamo chiesto un tovagliolo?” Domandò perplesso, cercando di ricorda quando mai avessero fatto qualcosa del genere, senza approdare a nessuna memoria.
“Beh… no…” Rispose perplesso Cupido, prendendo il fazzoletto da cui cadde un bigliettino con su scritto, in bella calligrafia, un numero di telefono e il nome Hellen.
“Ti ha lasciato il suo numero.” Constatò piuttosto inutilmente Sam, osservando il biglietto, senza espressioni particolari, ma sorpreso dall’audacia di quella ragazza.
Il Nume osservò attentamente il bigliettino, portando poi lo sguardo sulla sala per cercare la cameriera che scoprì ad osservarlo e che gli rivolse un sorriso malizioso. Si osservarono qualche attimo, poi il ragazzo si voltò, chinandosi sulle labbra del castano accanto a lui, baciandolo morbidamente e castamente, sorridendo appena nel vederlo sgranare sconvolto gli occhi, riportando poi lo sguardo sulla cameriera che era rimasta a bocca aperta e senza parole. Cupido si concesse un sorrisetto soddisfatto, prima di tornare alla pizza.
 
Camminavano in silenzio lungo la strada silenziosa che li avrebbe portati a casa, dove avrebbero potuto riposare dopo quella giornata che era riuscita a levar loro ogni residuo di forza. Non era successo niente di particolare, in fondo, ma Rick era riuscito a sfinirli in un modo che non sembrava possibile. Aveva posto mille e mille domande e trovare una scusa convincente a ogni sua minima, contorta e intricata curiosità non era sempre stato semplice. Spesso Cupido si era limitato a ridere, evitando la risposta con qualche commento come ‘Se continui a fare tante domande dovrò iniziare a pensare che mi vuoi portare via Sam’ o cose simili, ma esagerare con queste evasioni avrebbe solo portato Rick a insospettirsi, quindi avevano dovuto stare molto attenti. Cupido comunque, doveva ammettere Sam in cuor suo, se l’era cavata davvero alla grande. Si chiese quanto spesso gli fosse capitato di dover recitare una parte di quel genere, ma preferì non approfondire la questione o, ne era certo, avrebbe perso fiducia in ogni gesto del Dio.
Improvvisamente infastidito dal silenzio che li avvolgeva, si schiarì la voce, portando lo sguardo sul biondo che camminava con lo sguardo verso il manto scuro che li copriva.
“Perché hai agito in quel modo, con la cameriera?”
Il Nume chinò lo sguardo su di lui, inarcando le sopracciglia, perplesso da quella domanda che gli pareva piuttosto inutile. “Se avessi agito in maniera diversa Rick avrebbe dubitato del nostro rapporto, non credi? E’ mio dovere fare tutto quello che devo per far sì che la nostra relazione sia totalmente credibile.”
Il castano annuì un po’, portando lo sguardo dinnanzi a sé. “Questo è vero.” Ammise, affondando le mani nelle tasche dei pantaloni chiari che indossava. “Ma avresti potuto anche evitare di baciarmi. Non era necessario per confermare il nostro rapporto a Rick e facendolo hai solo perso la possibilità di poter fare qualcosa con la cameriera, eventualmente, una volta finita questa sceneggiata.”
Cupido scoppiò a ridere, posandogli una mano sul capo, scompigliandogli i sempre sistemati capelli castani. “Sei talmente ingenuo, Sam.” Lo rimproverò affettuosamente, dandogli un leggero buffetto sulla guancia. “Pensi davvero che se volessi andare con quella ragazza me lo impedirebbe l’averti baciato dinnanzi a lei? Posso inventare migliaia di scuse per averla comunque.” Lo rassicurò sorridendogli smagliante come sempre, stringendogli un braccio attorno alle spalle di modo da premerselo un po’ contro il petto. “Ma ti ringrazio moltissimo per esserti preoccupato per me.”
Sam borbottò qualcosa di indefinito, distogliendo lo sguardo, con le gote che gli avvampavano di colore, districandosi dall’abbraccio del dio per allontanarsi verso una strada.
“Dobbiamo andare di qui.” Spiegò frettoloso, notando lo sguardo perplesso che, da un po’ di distanza, gli rivolgeva il biondo che sorrise e subito lo seguì, prendendolo per mano.
“Non vedo l’ora di essere a casa, ho bisogno di un po’ di vino.” Ammise con il suo solito tono allegro.
 
Annaspò, stringendo gli occhi, mordendosi forte il labbro inferiore, aggrappandosi con forza alla maglietta del biondo che lo teneva bloccato contro il muro, cercando invano di allontanarlo in qualche modo da sé.
“C-cupido…” Lo chiamò implorante, con la voce quasi rotta dai singhiozzi, voltando il capo di lato per allontanare il viso del dio dal suo collo, ma questi non sembrava intenzionato a lasciarlo e, anzi, lo morse, facendolo gemere leggero di dolore. “Cupido, per favore…” Pregò supplicante, posando le mani sul petto del biondo, spingendolo per farlo allontanare, tremante sotto i suoi tocchi famelici lungo il suo corpo.
“Sta’ buono.” Sbottò seccato il Nume, stringendogli una mano sul mento per guardarlo dritto negli occhi lucidi. “Sta’ buono.” Ripeté perentorio e freddo, soffiando sulle sue labbra, palesemente innervosito dalle sue lamentele.
Qualcuno si schiarì le labbra dietro di loro, portando entrambi a voltare lo sguardo su di lui.
Sam sussultò, sgranando gli occhi, avvampando d’umiliazione, schiudendo le labbra.
“R-Rick…” Chiamò in un soffio, implorando chiunque volesse ascoltarlo di far divenire quell’incubo soltanto una visione di una mente palesemente disturbata.
“C’è qualche problema?” Domandò freddamente Cupido, rimanendo ben fermo davanti al castano, come a voler impedire a Rick qualsiasi mossa verso di lui.
L’uomo comunque, si limitò a scrollare le spalle. “Se lo fate qui qualcuno potrebbe vedervi, anche se è ormai sera, e denunciarvi per atti osceni in luogo pubblico.” Ribatté solo, particolarmente artico, con lo sguardo fisso in quello del Dio, muta sfida ricolma d’odio.
Il Nume annuì appena con un cenno infastidito del capo. “Grazie tante per la preoccupazione.” Sbottò appena, per poi afferrare una mano di Sam, trascinandolo via per una strada sotto lo sguardo di Rick.
Dopo qualche metro, si fermò, voltandosi verso il castano, carezzandogli le guance, per poi stringerselo contro il petto.
“Ora va’ da lui.” Gli disse a voce bassa, quasi carezzevole. “Digli che abbiamo litigato, che non ero come ti aspettavi. Che sono un tipo violento e irritabile, che ho alzato persino le mani su di te, che hai sbagliato tutto, che non vuoi più avere niente a che fare con me.” Si scostò, sorridendo, pizzicandogli appena una guancia ancora vagamente arrossata. “E vedrai che otterrai l’uomo che ami.”
Sam boccheggiò qualche attimo, tamponandosi gli occhi ancora un po’ lucidi per l’umiliazione provata nel farsi ritrovare da Rick in una situazione come quella, seppure programmata.
“G-grazie… per l’aiuto.”
Il biondo rise, infilandosi le mani nelle tasche del jeans, sorridendogli gentilmente. “E’ stato un piacere, Sam. Buona fortuna.” Lo salutò con un cenno della mano, volgendogli le spalle, allontanandosi.
“Tu cosa… cosa farai…?”
Il dio si voltò a guardarlo e scrollò le spalle. “Torno su. Ormai non hai più bisogno di me.” Tornò a sorridergli, smagliante come suo solito. “Sii felice, Sam, mi raccomando.” E si allontanò, voltando in un vicoletto, lasciandolo lì.
Inspirò a fondo la fresca aria notturna, stringendo un po’ gli occhi verso il manto blu che li ricopriva per cercare di individuare, assai inutilmente, almeno qualche stella, nonostante le accecanti luci che riempivano la strada che stavano percorrendo glielo impedissero con estrema veemenza. Espirò un po’ deluso, affondando le mani nelle tasche dei pantaloni, portando lo sguardo intorno a sé, osservando la gente che, passando, pur a quell’ora tarda, riempiva la notte di caos e schiamazzi.
Era talmente diverso, quel mondo, da quello in cui in passato spesso aveva vissuto. Era più veloce, più caotico, più nevrotico. C’erano alcune cose davvero apprezzabili, che l’avevano emozionato molto e l’avevano fatto gioire per la sosta, ma, mai come quella sera, la maggior parte delle novità di quel mondo, di quel tempo, lo facevano solo sentire a disagio, sperduto, perso in un luogo che con lui non c’entrava nulla.
Non aveva alcuna intenzione di restare ancora in quel mondo.
Sarebbe tornato all’Olimpo, a subire gli sfottò e le ramanzine di Afrodite che, per l’ennesima volta, gli avrebbe ricordato che gli Dei non erano fatti per aiutare gli umani.
Si fermò, osservando il locale poco distante in cui aveva assaggiato per la prima volta le labbra di Sam.
Sarebbe tornato all’Olimpo, a subire gli sfottò e le ramanzine di Afrodite che, per l’ennesima volta, gli avrebbe ricordato che gli Dei non erano fatti per amare gli umani.
 
“Dev’essere stato un periodo orribile.” Mormorò consolatorio Rick, stringendo tra le braccia il giovane che, in quel momento, in lacrime, sembrava ancora più piccolo del solito. “Ed è stata tutta colpa mia. Oh, Sam, mi dispiace così tanto.”
Sam sussultò a quelle parole, scuotendo la testa, abbozzando un pallido sorriso. “Ma no, cosa dici? E’ stata solo colpa mia, volevo talmente tanto qualcuno che non mi sono reso conto di che tipo fosse la persona che avevo trovato.” Mormorò chinando lo sguardo, portandosi una mano sugli occhi. “Sono stato così idiota.”
L’uomo gli pose una mano sotto il mento, alzandogli il viso. “No, Sam, non è così. Se io non ti avessi rifiutato tutto questo non sarebbe successo. Se solo avessi capito prima cosa provo per te, Sam…”
Il minore sgranò sorpreso gli occhi a quelle parole, alzando lo sguardo su quello serio della persona che amava. “C-co…?”
Rick gli impedì di parlare, posando morbidamente le labbra sulle sue, sorridendogli teneramente. “Sono innamorato di te, Sam. Perdonami se non l’ho capito prima.”
Sam tacque, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime, poi saltò al collo dell’uomo, stringendosi forte contro di lui. “A-anch’io ti amo, Rick… ti amo così tanto…”
L’uomo lo strinse forte, chinando il capo per posare morbidamente le labbra sulle sue, stendendolo dolcemente sul divano, sotto di sé, passandogli una mano sul corpo con gesti teneri. Schiudendo gli occhi, fremendo sotto i tocchi dell’uomo che amava, Sam si ritrovò a chiedersi se Cupido lo stesse osservando anche in quel preciso istante.
   
 
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