La nota AU: Perché l'ho messa? Semplice, per esigenza di trama ho alzato l'eta di Sirius di due anni rispetto a quella che specificata dalla Rowling [invece di essere del 1960, è del 1958].
Questo mi ha permesso di abbassare il divario di età con la cugina Andromeda [1954] di soli quattro anni, invece di sei.
Per evitare recriminazioni di ogni sorta ho preferito inserirlo.
Per il resto cercerò di restare in canon, però si sa veramente poco dell'argomento... quindi sono costretta ad inventare un bel po' di cose.
Avvertenza:
Questa storia è nata come una one-shot.
Perchè, allora, ha un secondo capitolo?
Semplice, ho voluto provare a scrivere una Ted/Andromeda. Ed ho deciso di riutilizzare questa one-shot, che si adatta perfettamente allo scopo.
Vorrei ringraziare Scarlet Angel per:
A) Il betaggio
B) I consigli
C) Le informazioni che mi ha dato, senza le quali avrei scritto una sciochezza dietro l'altra, credendo anche di essere nel giusto.
Vi auguro quindi una buona lettura.
Disclaimer: Tutti i personaggi citati appartengono alla scrittrice J.K. Rowling, nessun copyright vuole essere violato. Scrivo per puro piacere e non per lucro.
Voglio Fuggire...
§§§
Sono stanca.
Sono stanca ed annoiata.
Per la precisione sono stanca, annoiata ed assonnata.
Eccomi all'ennesimo ballo dove non mi è
concesso altro che sorridere cordialmente, inchinarmi e conversare
sul tempo.
- Signora Grundy, sono felice di rivederla - inchino di circostanza, sorriso smagliante. La
vecchiaccia assomiglia ad una grossa pianta grassa. Si muove
barcollando sulle corte gambette, mentre il mastodontico seno e il
ventre gonfio oscillano pericolosamente.
- Cara Andromeda, come stai? - anche
lei ha stampato in faccia un sorriso affabile, ma io lo so che cosa
sta pensando: Andromeda Black non vale un decimo delle sue
sorelle. Lo so. Lo pensano
tutti. La conversazione scivola senza intoppi, i soliti discorsi
triti e ritriti. Scuola, balli e matrimoni.
Matrimoni, esattamente.
Ho diciassette anni
ed è già ora che io mi sposi con un nobile purosangue,
sforni un sacco di marmocchi che a loro volta verranno fatti sposare
con degli altri purosangue. Poco importa che siano cugini o parenti,
il sangue puro ed incontaminato deve restare all'interno delle nostre
famiglie.
Sono nervosa.
Sono nervosa ed agitata.
Per la precisione sono nervosa, agitata e alterata.
Mia sorella
Bellatrix si è appena avvicinata a me sibilandomi di tenere la
schiena diritta. Che sorella premurosa che ho! Come vorrei poterle
rispondere che il mal di testa mi sta annientando, che le adorabili
scarpette rosse mi stanno facendo sanguinare i piedi e che il busto
dell'elegante abito purpureo mi sta togliendo il respiro. So cosa mi
risponderebbe Andromeda, queste sono questioni che una vera
signora può ignorare senza alcun problema. Mi risponde
sempre così. Vuole sottolineare che lei è una vera
signora, ciò che io non sono e probabilmente non sarò
mai.
Bellatrix ed io
siamo come il giorno e la notte, ciò si percepisce anche solo
esteriormente.
Bellatrix è
la notte, silenziosa e pericolosa. La chioma, inchiostro tenebroso,
le scivola sulle spalle come fosse seta. Un manto notturno senza
stelle. L'oscurità perpetua è riflessa anche nei suoi
occhi. Due abissi imperscrutabili che spesso mi hanno raggelata e
spaventata. Quando si altera diventano due caverne brucianti, la
follia alimenta la rabbia, e la rabbia alimenta la follia.
Tutti in famiglia
siamo consapevoli di quale sia la sua malattia, pazzia.
La mamma ci
raccomandava sempre di non farla arrabbiare, e quello è stato
l'unico consiglio che ho seguito. Mia sorella è malvagia,
soprattutto con me, poiché secondo lei io sono una bimbetta
senza spina dorsale.
Da piccola avevo un
canarino. Gli avevo affibbiato un nome sciocco: Cippy. Passavo ore ad
osservare quel piccolo esserino zampettante, simpatico ed allegro. Un
piccolo sole giallo che illuminava le mie giornate grigie e tristi.
Cosa può mai fare una bambina di sette anni in una casa
costruita dagli adulti per gli adulti?
- No Andromeda,
non toccare quel vaso -
- No Andromeda, non giocare in casa
-
- No Andromeda, non si corre per i
corridoi -
- No Andromeda, non puoi giocare il
giardino, sporcherai il vestito nuovo -
- No Andromeda... -
Queste erano solo
una minima parte delle raccomandazioni che ricevevo ogni giorno.
Bellatrix non ne riceveva mai, lei era una perfetta bambina, composta
ed educata. I nostri genitori la consideravano una piccola perla
rara. Elogiata e sistemata su di un piedistallo come monito ed
esempio. Bellatrix: una bambina che, in realtà, bambina non lo
era mai stata. Adulta e arrivista. Sapeva che cosa voleva, sapeva
come ottenerlo, sapeva essere malvagia per raggiungere i suoi scopi.
Il ricordo di Cippy invade i miei pensieri
- Dai Cippy, canta! - mormorava una
bambina dai capelli color del miele. Un ditino infilato fra le
minuscole sbarre della bella gabbia argentata. Il soave canto del
canarino si propagò per la stanza. Incantata la piccola
Andromeda muoveva la testa al ritmo del cinguettio
- Fallo smettere - ordinò una
voce che la piccola ben conosceva
- Bellatrix, per favore, è
così dolce - un ghigno si dipinse sul volto della bambina più
grande mentre avanzava sibilando
- Andromeda, perché vuoi
disobbedirmi? - fissava con odio il canarino giallo. Gli occhi della
sorellina si riempirono di lacrime, adesso Bellatrix avrebbe fatto
qualcosa di cattivo. Lo sapeva. Succedeva sempre così.
Una furia nera si avvicinò
alla gabbia. Il sole contro la notte, aveva pensato Andromeda, solo
che quel sole era troppo piccolo perché potesse illuminare
l'oscurità che aleggiava attorno alla sorella maggiore. Con un
brusco movimento la porticina della gabbia si spalancò ed una
mano candida provò ad afferrare il canarino. Le lacrime
scorrevano sulle guance di Andromeda, gli occhi arrossati ed un unico
pensiero che martellava nella testa "Scappa
Cippy, scappa". Immobilizzata da anni di simili
dispetti non poté far altro che fissare inerme la scena, se
avesse urlato o avesse provato a fermare la sorella sarebbe stata
punita.
La mano candida venne graffiata
dalle piccole zampette dell'uccellino, nonostante questo riuscì
ad intrappolarlo in una salda stretta. Gli acuti cinguettii andavano
smorzandosi.
- Andromeda, questo sporco
uccellaccio ha osato graffiarmi - ghignò gioiosa, stringendo
la presa - sai cosa succede a chi tenta di farmi del male vero? -
mormorò dolcemente, mentre il povero Cippy veniva soffocato
dalla stretta. Andromeda annuì, grosse lacrime cadevano sul
costoso tappeto persiano, mentre la follia di Bellatrix trovava il
suo compimento. Aprì la finestra e lasciò cadere
l'uccellino privo di vita - Muore - concluse venefica. Uscì
dalla stanza, lasciando la sorella a piangere silenziosamente.
Ricordo a stento la reazione dei miei genitori quando raccontai la
sorte del povero Cippy. Allarmati avevano parlato con Bellatrix, che
chiaramente aveva negato tutto. Mia madre era ansiosa di chiudere
l'inquietante faccenda e dichiarò che mi ero sbagliata, mi
fece promettere che non avrei raccontato a nessuno ciò che era
successo e mi fece giurare di non far arrabbiare mia sorella. Su
questo non c'era alcun dubbio, ma capii anche quale fosse la
mentalità della mia famiglia: I panni sporchi si lavano in
casa. Sempre. L'evidente contraddizione presente nel discorso della
mamma iniziò a farmi riflettere. Bellatrix passò le
vacanze estive a casa della zia, la quale provvide a raddrizzarle in
carattere, o almeno questo è quello che sostennero i miei
genitori. Ancora oggi ho dei seri dubbi in proposito. Io ho sempre
avuto paura della zia, era, ed è tuttora una vecchia arcigna. Quando andavamo a trovarla era una tortura.
Odiavo dovermi agghindare a festa solo per poi starmene seduta
immobile ad aspettare che i grandi avessero finito di parlare. La zia
è anche la mamma di Regulus e Sirius, il mio cuginetto
preferito. Anche loro partecipano a questa festa. Sirius è
annoiato tanto quanto me e sta conversando con Narcissa. L'altra mia
sorella.
Ho sempre pensato che Narcissa fosse una specie di fantasma. Da
piccola non piangeva mai, ne ha mai strillato o fatto i capricci.
Restava sempre in disparte, coccolando una vecchia bambola di stoffa.
L'unico suo divertimento era giocare alle "signore grandi"
con me. Si sistemava composta al tavolino di legno e mi offriva del
tè in una vecchia tazza sbeccata. Poi parlava del tempo con
termini forbiti. Sentire una bambina di quattro anni dire
- Non trova che sia una splendida giornata signora Black - con un
tono affettato e fingendo di bere elegantemente dalla piccola tazzina
scolorita mi faceva sorridere. Ripensandoci mi provoca dei brividi
lungo la schiena, Narcissa a quattro anni era più adulta di
me, anche lei non ha vissuto appieno la sua infanzia. Un'altra perla
rara dei Black... io, Andromeda, mi limito a fare la parte della
sorella incapace. Come questa sera.
Narcissa e Bellatrix splendono ognuna del contrasto con l'altra,
Bellatrix fasciata in un abito di seta bianco, Narcissa in uno nero.
Una è il negativo dell'altra. Entrambe algide e sicure di se,
sorridenti ed educate. Vengono definite delle signorine rispettabili.
Io vengo definita un "maschio mancato" sono troppo irruente
e poco affettata per poter rientrare a pieno nel titolo di
"signorina". Per questo motivo resto a fare da tappezzeria,
addossata al muro, pregando che a nessuno salti in mente di chiedermi
un ballo.
Narcissa mi passa accanto sorridendo
- Andromeda, non appoggiarti al muro, non è un comportamento
da signorina - sibila dolcemente, continuando a sorridere verso la
sala. L'umiliazione di essere ripresa dalla sorellina minore mi
brucia molto, nonostante ciò sorrido a mia volta, la ringrazio
dicendole
- Grazie Narcissa, senza di te non potrei vivere - e mi allontano
elegantemente verso Sirius
- Cugino adorato, uccidimi - lo saluto con falsa allegria
- Non puoi chiedermi questo cara cugina, altrimenti mi tocca restare
da solo qui - la solita battuta alla quale ridacchiamo sempre. Siamo
la consolazione uno dell'altra in queste feste mondane
Sono rilassata
Sono rilassata ed allegra
Per la precisione sono rilassata allegra e felice
Sirius sa come tirarmi su il morale, parliamo di argomenti poco
rispettabili utilizzando un tono di voce ed un'espressione fra le più
serie di cui disponiamo. Tutti intorno ci osservano sorridendo, di
certo pensano che la nostra conversazione versi su: scuola, balli e
matrimoni. Chi mai immaginerebbe che stiamo progettando una fuga in
grande stile
- Andromeda, che ne diresti se scappassimo da questa noiosissima festa
piena di schifosi razzisti inaciditi dal tempo? - mi domanda mio
cugino, bevendo brevi sorsi di punch. Saluta con un cenno della testa
un ragazzo. Non mi fissa, poiché non è consono alla
situazione
- Sirius non stavo aspettando altro - rispondo in tono cortese e
quasi annoiato. Fisso insistentemente il mio ventaglio, se guardassi
Sirius troppo spesso sarei tacciata come sfacciata
Benvenuti alla mascherata dei purosangue. In questo mondo l'apparenza
è tutto. Sappiamo benissimo che sotto questa patina di
perfetta rispettabilità si agitano torbide situazioni
scabrose. Tradimenti, figli abbandonati e morti sospette costellano
la nostra superba società come una macabra cornice. L'omertà
è una legge, il silenzio è il nostro modo di parlare.
Un mondo fatto di contraddizioni evidenti e nascoste
- Cugino, potresti accompagnarmi nel parco? Sento il bisogno di aria
fresca - chiedo a voce abbastanza alta perché la signora
Grundy ci senta. Lei ci sorride benevola, non c'è nulla di
sconveniente nella mia richiesta, ad una giovane ragazza è
concesso avere caldo.
- Sarà un piacere accompagnarti, cugina - mi risponde lui,
tendendomi il braccio. Il sorriso della signora Grundy si amplia, la
risposta educata di Sirius l'ha colpita molto. Vedere il ribelle
dei Black comportarsi così galantemente fa molto piacere
agli abitanti di questa strana società.
Iniziamo a spostarci per la sala lentamente, la fretta non deve
trasparire. Mai. La pacatezza è la norma e la regola.
-
Sirius, Andromeda, dove state andando? - il nonno ci
ferma, sa che noi due non abbiamo buone intenzioni. Il cuore mi balza
in gola, siamo stati scoperti. Dovremo restare in questa sala. Dovrò
vedere mia sorella Bellatrix civettare con Rodolphus
Lestrange e Narcissa che invece cerca di attirare l'attenzione di
Malfoy... Merlino ti prego no! Tutto ma non questo!
- Nonno, vostra nipote Andromeda non si sente molto bene. Sente il
bisogno di aria fresca. Stavo accompagnandola nel parco, come si
conviene fare, così che non venga importunata da nessuno -
spiega Sirius con sussiego. Gli amici del nonno ci sorridono, non si
sono insospettiti ed il mio rossore sembra solo comprovare questa
bugia.
- Andromeda? - domanda lui burbero.
- Certo nonno, vostro nipote è stato così gentile da
accogliere la mia richiesta - continuo, facendomi aria con il
ventaglio.
- Buona passeggiata allora - ci augura Abraxas Malfoy, tornando a
rivolgersi al nonno. Con tranquillità ci allontaniamo dalla
festa, finalmente raggiungiamo il parco.
Sono euforica.
Sono euforica ed esaltata.
Per la precisione sono euforica, esaltata e spensierata.
Superiamo una grande siepe che ci nasconde
alla vista di tutti, un ghigno si dipinge sul nostro volto mentre ci
allontaniamo velocemente da questo luogo grondante di ipocrisia e
falsità.
Ci dirigiamo verso il mondo babbano, dove nessuno ci conosce come gli eredi della casata Black. Dove siamo semplicemente due adolescenti senza regole ed obblighi. Saremo puniti, saremo castigati, riceveremo la solita ramanzina sulla rispettabilità, sugli obblighi sociali a cui siamo aggiogati, la vita mondana...
Non ci voglio pensare. Non questa sera. Non quando posso stare in compagnia di Sirius e divertirmi. Questa sera siamo fuggiti. Domani ne pagheremo le conseguenze, ma questa notte è solo per noi!
Per dimenticare il nostro mondo malato e distorto.
Questa notte è nostra. Il domani non sarà nostro... ma è il domani, non ora... domani...
§§§
Ora alcune informazioni puramente tecniche.
La storia non è finita, la sto ancora scrivendo. Questo implica che potrebbe subire lunghe pause di riflessione. Lo dico qui, avvisando i lettori.
Sappiate che ci tengo, a questa storia, e cercherò di terminarla, ma non so in che tempi. Spero non geologici ^^!
Detto questo vi lascio al secondo capitolo:
"Passeggiate notturne al parco"