II capitolo
Il buio era cupo e fondo, e quel basso mugolio divertito scosse Naruto fino al midollo. Quella contentezza sembrava fuori luogo in un posto oscuro come una gabbia. “Bentornato, Naruto.” La voce melodiosa di una ragazza danzò di nuovo nella sua mente, causando un brivido lungo la sua schiena.
“Come mai sembri così felice?” Chiese Naruto, tutte le altre domande dovevano ancora venirgli alla mente. Ci fu un attimo di silenzio e il ragazzo presto cominciò a sospettare che non avrebbe avuto una risposta.
“Non ne ho diritto, suppongo. Ti ho fatto troppe cose orribili.” Rispose infine la voce che, sempre musicale, sembrava però aver perso un po’ di vita.
Naruto si fece forza e sbirciò in quegli occhi giganteschi, bestiali. “Quali cose? E in ogni caso, dove mi trovo? Chi sei tu?” Pose quelle domande che in precedenza l’avevano tormentato.
“Con calma!” mormorò una voce animalesca.
Aveva le sfumature proprie di una voce femminile, ma lo riempì di terrore come accaduto in precedenza; c’era un’immensa pressione in quella voce. “S-scusa” disse piano Naruto, sedendosi a terra, nell’acqua, invece di confidare nelle proprie gambe.
“Ah! Aspetta – merda! – mi spiace di averti spaventato ancora!” la voce agitata di una ragazza trapassò il suo cervello. C’era qualcosa di abbastanza comico nel suo modo di parlare, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa la voce riprese “Bene … uhm, prima di tutto, sono la … ehm … Volpe … la Volpe a nove code. In questo momento sei nella tua mente, in uno spazio creato dal sigillo che hai sulla pancia.” La voce strascicò quella frase con enorme lentezza.
“… la volpe che ha distrutto tutto?” domandò Naruto, giocherellando quasi inconsciamente con l’acqua.
“Io non volevo farlo! Quel fottuto Madara me l’ha fatto fare!” disse, praticamente ringhiando. Naruto sentì come se qualcuno avesse afferrato e schiacciato la sua testa, il suo petto era dolorante mentre onde di pura volontà omicida facevano vibrare e scuotevano l’acqua intorno a lui, bagnandolo tutto.
“Scusa!” gridò Naruto terrorizzato. D’un tratto l’acqua si calmò e l’atmosfera di prima fu sostituita da un silenzio da far accapponare la pelle. Dopo che fu passato un po’ Naruto cominciò a mormorare “Io- ” , ma fu interrotto dalla sua voce.
“Per favore … non ripeterlo; la colpa è mia per essere stata debole. Guarda … ora svegliati. Mi spiace per tutte le cose orribili che ti ho fatto.” Disse solennemente, e, prima che Naruto potesse porre la domanda che gli premeva, rispose. “Sì, sai … è perché sono dentro di te che ti capitano certe brutte cose. Quindi, mi spiace.” La voce sembrava di nuovo spenta, opaca, la tristezza che colava da ogni parola, così tanto che Naruto sentì come un nodo nel petto.
Il ragazzo si tirò su a sedere, una mano a tenersi il cuore. La sua nuca solleticava e il suo stomaco prudeva. La luce accecante del sole ferì i suoi occhi quando li aprì, sembrava suggerirgli di tornare a letto. Ma Naruto cancellò il suo desiderio di dormire e quasi saltò fuori dalle coperte, togliendosi la maglietta e tirando un calcio alla porta. Sbatté le palpebre, per un attimo pensò di aver visto una specie di cerchio scarabocchiato e degli occhi cremisi. Poi tutto sembrò tornare normale. Grugnì e scosse la testa, sfilandosi i vestiti e lanciandoli fuori dalla porta in un mucchio informe. Assestò qualche calcio alla vasca e aprì i rubinetti; aveva imparato come trarre vantaggio da quello schifo che era il suo appartamento. Sospirò mentre guardava salire il livello dell’acqua, sfregandosi lo stomaco dove credeva potesse essere il prurito. “Non è colpa sua per tutte le cose brutte che capitano … giusto?” Mormorò fra sé, guardando il suo riflesso nella vasca; purtroppo questo non aveva una risposta pronta per lui.
Naruto
uscì dalla stanza, mettendosi una giacca arancione sopra i
vestiti che già indossava; solitamente era tutto ciò
che poteva permettersi di comprare, un completo di pantaloni
arancioni e la giacca abbinati. Non era esattamente il colore che
preferiva, ma li pagava un'inezia.
Fuori casa sua il mondo stava
cominciando a scurirsi con l'arrivo di nuvole portatrici di tempesta,
e la sensazione di prurito alla nuca stava di nuovo aumentando. I
suoi pensieri tornarono ancora a Kyuubi. “Le dirò che la
perdono. Di sicuro non voleva che mi accadesse qualcosa di brutto.”
Scosse la testa, fissando il suolo; quell'intera situazione gli aveva
lasciato un sapore amaro in bocca. Quando poi riprese a camminare
tali cupi pensieri si diradarono come nubi, la sua natura
propriamente brillante cominciò a prendere il sopravvento;
guardava dritto davanti a sé... prima che fosse di nuovo
gettato nello sconforto: l'esame dell'accademia era quel giorno.
“Perché??”
gemette, tirandosi i capelli per la frustrazione. Non si sentiva
sicuro sulla moltiplicazione e non c'era una possibilità al
mondo di passare il test scritto. Uno sbuffo che trasudava superbia
interruppe la sua catena di pensieri; purtroppo Naruto poté
solo immaginare la suddetta catena colpire la faccia compiaciuta
dello scocciatore. “Sasuke! Dillo, bastardo” grugnì,
prima di continuare con voce effeminata “Ciao Naruto, sono
felice di sapere che fallirai e io supererò l'esame
perfettamente, perché odio il mondo e voglio che il mondo mi
odi.”
Naruto sentì l'occhiataccia scavare le sue ossa
come una sorta di freccia acuminata.
“Cresci, Naruto, dovresti smetterla di provare a essere una specie di super ninja e darti all'agricoltura. Non hai talento.” gli rispose Sasuke.
Naruto lo odiava, ma probabilmente era la verità. “No” si disse, non ci doveva credere. “Te lo farò vedere” mormorò, girando l'angolo ed entrando in accademia, oltrepassati i cancelli.
* "Bene
allora, classe!” cominciò Iruka, ottenendo il silenzio
degli alunni. “Dunque, abbiamo completato l'esame di taijutsu
(tecniche di combattimento corpo a corpo), il genjutsu (tecniche
illusorie) a questo punto è una capacità di
credito-extra. Allora, adesso proviamo alcuni semplici jutsu;
moltiplicazione e trasformazione.” Naruto
era proprio dietro a Sasuke, che ovviamente fece una perfetta
moltiplicazione, addirittura trasformando la copia. Iruka
lo applaudì, poi si fece avanti Naruto. “Naruto, se non
sai farlo verrai bocciato, mi spiace, ma i tuoi voti proprio non
tengono il passo con la classe.” Questa
pressione lo schiacciava, e nonostante la simpatia che provava per
Iruka, sapeva che non avrebbe ricevuto alcun favore. “Dammi
la forza” pensò
Naruto, unendo le mani. Il risultato fu patetico, apparì un
clone emaciato, che fu colpito da un attacco di cuore e che morì
drammaticamente poco dopo. “Naruto!”
urlò Iruka invano lungo il corridoio, giusto in tempo per
vedere una macchia arancione girare l'angolo. “Bastardi...
vadano al diavolo!” urlò Naruto, correndo ancora,
gettandosi in una radura più boscosa. “Hei,
Naruto” un uomo gli comparve di fronte. Naruto si limitò
a ringhiargli contro e a fare un passo indietro.
L'uomo non gli diede occasione di parlare, lo precedette. “Vuoi
essere un ninja, Naruto? Ho una piccola missione per te.” Il
ragazzo alzò un sopracciglio, interessato, incrociando le
braccia. “Di cosa si tratterebbe, Mizuki-sensei?” Lo
osservò; un uomo piuttosto basso con capelli argentati lunghi
fino alle spalle; indossava la giacca verde standard che veniva data
a praticamente ogni jonin di Konoa. Sembrò non accorgersi
della sua occhiata indagatrice e si sedette per terra, incrociando le
gambe. Ghignò.
“Semplice, vedi, Naruto, c'è questo rotolo molto
grande... è pieno di fantastiche tecniche, e ti farà
diventare un vero ninja. Poi persone come il sensei Iruka e l'Hokage
ti daranno di sicuro il tuo coprifronte e diventerai un genin.” Naruto
sogghignò, sedendosi come Mizuki, affianco a lui. “Cosa
devo fare io, sensei?” chiese, ignorando ancora una volta il
prurito alla testa.
I suoi compagni risero, impietosi, e
Naruto si precipitò fuori, prendendo a calci la porta
scorrevole.