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Autore: Shainareth    05/03/2006    2 recensioni
Dopo One Piece, la prospettiva del Piece Main riuscirà a riunire sotto lo stesso Jolly Roger la ciurma di Monkey D. Rufy, con una consistente aggiunta! Non si tratta solo di una storia avventurosa o d'amore, è più che altro un mix di umorismo, avventura e azione... ehm... sì, l'azione c'è, per quel poco che sono stata capace di fare... ç______ç Ma in verità, "Piece Main" racchiude un po' tutti i generi (eccetto il fantasy e il porno, credo! ^^'), quindi, come si suol dire, ce n'è per tutti i gusti! ^___-
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XCIX – Addio, mamma

 

Capitolo XCIX – Addio, mamma.

 

- Mio… padre?

Keep era lì che fissava ora Rufy ora Albida, senza avere il coraggio di guardarli direttamente negli occhi. Non si era mai curato di soffermarsi ad immaginare il volto dell’uomo che l’aveva messo al mondo, non gliene era mai importato poi molto. Sua madre glielo aveva sempre dipinto come un essere spregevole che non si era fatto scrupoli nei suoi confronti, seducendola e giurandole ipocritamente amore eterno, per poi abbandonarla non appena avesse raggiunto il suo scopo; e quando lei gli aveva fatto sapere del bambino, era scoppiato a ridere e li aveva maledetti entrambi, riprendendo il mare da solo, senza più dare sue notizie.

Ora, invece, la stessa Albida affermava che suo padre era Rufy. Non poteva essere vero. Ma se era una bugia, perché sua madre aveva quel volto serio e si mordeva le labbra in preda al rancore che le folgorava nello sguardo accigliato?

Volse gli occhi e li fissò in quelli neri dell’uomo che gli stava davanti.

 - Perché… - cominciò quindi con un filo di voce, ritrovandola poi a metà frase. – Perché mi hai sempre mentito?!

 - Io… non sapevo. – rispose lui con tono che tradiva l’emozione.

 - No. – si affrettò a farlo tacere il ragazzo, alzandosi lentamente in piedi, le pupille alle tavole del ponte inzuppato d’acqua. – Non parlavo con te.

Sia Rufy che Albida rimasero sorpresi. Infine, Keep riversò su sua madre uno sguardo di fuoco: per la prima volta, pensò la donna, le fece davvero paura. Somigliava a suo padre soprattutto quando si arrabbiava, ma ora… non glielo ricordava solamente, gli pareva di rivedere Rufy da ragazzo. Era identico a lui.

 - Spiegami perché me l’hai tenuto nascosto fino ad oggi! Spiegami per quale dannatissimo motivo non mi hai mai detto il suo nome! – pretese quasi volesse scagliarsi contro di lei.

 - Keep… sono stata costretta a farlo… - ribattè quella, cercando di mantenere un’espressione che non tradisse il suo reale stato d’animo. – Se te lo avessi detto, tu saresti andato a cercarlo, no? Non volevo che ti mettesse strane idee per la testa!

Keep scattò in avanti, pronto ad avventarsi su di lei con tutta la forza che aveva in corpo, ma Rufy riuscì a trattenerlo per le spalle.

 - La violenza non serve a nulla. – gli disse pur non illudendosi di riuscire a calmarlo.

 - BUGIARDA! – urlò il ragazzo, furioso come non lo era mai stato in vita sua. – Mi hai taciuto il suo nome per quasi sedici anni perché temevi che, conoscendolo, avrei capito che il vero mostro sei tu, non lui!!! Ma non hai tenuto conto del fatto che avrei potuto incontrarlo lo stesso, imparando ad amarlo per davvero!!!

Albida scattò in piedi, furente quasi quanto lui. – “Amarlo”?! – sputò in tono sprezzante. – Quell’uomo ci ha abbandonato al nostro destino, e tu dici di amarlo?!

 - IO NON SAPEVO DI LUI!!! – tuonò l’uomo in questione, lo sguardo identico a quello del ragazzo che gli stava accanto. – Hai ingannato anche me, quella notte! Mi hai sedotto con l’inganno! Io non ti avrei mai amata a mente lucida! Pensavo ad un’altra! – e fu solo dopo aver pronunciato quell’ultima frase che si rese conto che avrebbe fatto meglio a mordersi la lingua.

 - Oh, il capitano desiderava una donna… - commentò quasi fra sé il cuoco, le mani in tasca. – Tu hai una vaga idea di chi possa trattarsi, Roronoa? – domandò in modo retorico, ruotando gli occhi alla sua destra dove Zoro osservava la scena in silenzio, alzando un sopracciglio di fronte a quella rivelazione sulla donna misteriosa di cui parlava Rufy.

Un sorriso tirato gli comparve sul viso bagnato, e passandosi una mano sul collo taurino come volesse massaggiarlo, sospirò amaramente: - Credo…

Ma Rufy non si era voltato verso di lui, nella speranza che le sue parole non lo avessero raggiunto.

 - Un’altra donna?! – gridò Albida isterica. – Come hai osato pensare ad un’altra mentre eri con me?!

Il disagio cominciava a farla da padrone.

 - Ehm… forse… - prese a balbettare Gary, impacciato. - …sarebbe meglio evitare di parlarne davanti a terzi… e a… a Keep, insomma…

Tuttavia la sua discrezione non fu neanche notata dalla donna che riprese a starnazzare senza ritegno.

 - Amavi un’altra donna?! Perché diavolo non l’hai detto prima di venire a letto con me?!

 - Questi sono affati miei, e appartengono al passato! – ribatté l’accusato, sempre più in imbarazzo.

 - Quindi ora non l’ami più?!

Le orecchie di Roronoa si fecero stranamente attente, così come quelle di Sanji, mosso più dalla curiosità che da altro.

Rufy però non rispose subito, e ci volle una seconda domanda per smuoverlo.

 - Allora?! L’ami ancora o no?!

 - Sì.

Piombò di nuovo il silenzio, ma non durò che pochi istanti.

 - Solo… non più come prima.

Zoro riacquistò il battito cardiaco e Sanji sogghignò nel vederlo riprender colore in viso.

 - Chi è questa donna? – chiese Albida con gelida calma.

 - Ti ho già detto che sono affari miei. – rispose ancor più calmo Rufy. – E tutto quel che è mio, appartiene a me. Come Keep. – aggiunse riportando finalmente il discorso sull’oggetto del contenzioso che fino a quel momento era rimasto ad ascoltare in silenzio, traendone le sue conclusioni.

 - Tsk! – ghignò la donna. – Ora che ha scoperto come stanno realmente le cose, che tu mi hai usata e basta, non credo che Keep abbia più dubbi su chi deve o non deve amare. Dico bene, tesoro mio?

Il ragazzo si era apparentemente acquietato, tanto che Rufy non lo tratteneva più da un pezzo. In risposta alla domanda della madre, prese dunque a ragionare con giudizio equo.

 - E’ vero, - cominciò. – Rufy si è comportato male. Ti ha illusa e posseduta pur non amandoti, e pensando ad un’altra donna, per di più.

E proprio mentre il bellissimo viso della donna cominciava ad illuminarsi pensando già di aver ritrovato il suo preziosissimo alleato, questi aggiunse: - Tuttavia… - prese fiato e continuò. – Tuttavia conosco Rufy meglio di quanto lo conosci tu, e mi fido mille volte più delle sue parole che delle tue. Non avrebbe mai fatto una cosa così orribile se fosse stato in sé, perché non ho mai conosciuto nessuno al mondo più leale e sincero di lui. Ho imparato a volergli bene praticamente da subito perché riesce a capirmi molto più di quanto riesca a farlo tu. Non ti porterò rancore per quello che ci hai fatto, sei pur sempre mia madre e di bene ne voglio anche a te, nonostante tutto. Ma le nostre strade si dividono nuovamente qui; in fondo tu non puoi soffrirmi, e io con Rufy sto meglio che con te, perché lui non mi picchia, e anzi mi ha sempre rispettato pur non sapendo del sangue che ci lega. Sarei rimasto con lui anche se mio padre fosse stato un altro, per cui… Addio, mamma. Io resto con l’uomo che ha saputo darmi in pochissimo tempo quello che tu mi hai negato per quattordici anni.

 - Ma di che diamine stai parlando, stupido?! – scattò Albida, confusa e adirata al contempo. – Smettila di vaneggiare e vieni subito qui!

Quello scosse il capo, risoluto. – Solo se Rufy mi dirà che non posso più stare con lui.

 - Questo non accadrà mai. – fu la rassicurante risposta che giunse a tutti. – Soprattutto d’ora in avanti. – E rivolgendosi verso la donna continuò con un sorriso di scherno. – Keep è già un membro del mio equipaggio da un anno e mezzo. Anche se all’inizio non era un cuor di leone, col tempo ha imparato a farsi forza e a migliorare in tutto. Vedi quella nave che cola a picco? – domandò facendo segno all’imbarcazione di Tuna che si inabissava a vista d’occhio. – L’ha affondata MIO figlio. – scandì rispondendosi da solo e posando lo sguardo sul ragazzo con calore.

Keep s’inorgoglì di colpo e riprese a sorridere con spensieratezza. – Riprendiamo il mare, papà?

 

            I piedi scalzi delle ragazzine correvano sulla sabbia calda e soffice, le voci allegre si propagavano nell’aria. Kari chiese un minuto per riprender fiato e corse nuovamente sulla caravella dove, con una carezza sul capo, Kaya le porse un bicchiere d’acqua fresca. Silk e Kate intanto avevano ben pensato di buttarsi distese in terra, gli occhi alle grosse nuvole spumose illuminate dal sole al tramonto.

 - Mi ci vorrà una vita per togliere la sabbia dai capelli… - si lagnò la minore. – Sono più ricci di un cespuglio di rovi.

Silk aggrottò le sopracciglia e si volse a guardarla. – I cespugli di rovi hanno i ricci?

Kate rise e si tirò su a sedere. – Posso farti una domanda? Personale…

 - Certo! – rispose l’altra tornando a fissare il cielo, il sorriso spensierato dipinto sul visetto arrossato dal sole.

 - A te… piace?

 - Chi o cosa?

 - Lui…

 - “Lui” non è un nome… - le fece notare la spadaccina con una gocciolina sul capo. – Solo nel nostro equipaggio di “lui” ce ne sono nove, escludendo Rasko, naturalmente… Ma perché mi fai una domanda del genere?

Kate cercò di nascondere l’imbarazzo appoggiando il viso sulle ginocchia tirate in su. – Non mi riferivo a nessuno della ciurma…

Silk chiuse gli occhi e sorrise. – Allora, se ti riferisci a Sota, la risposta è: lo adoro.

Finalmente la ragazzina dalla cascata di boccoli si volse verso di lei. – Credi che torneranno con noi?

 - Ne dubito. Persino Rufy e tuo padre lasciarono mio nonno e il tuo per seguire la propria strada, no? Ma perché ti interessa tanto? – tornò a chiedere la rossa.

Kate nascose nuovamente il volto. – Perché mi dispiace per te, ovvio…

L’altra sogghignò silenziosamente nella sua direzione, avendo già intuito il motivo di tanto interesse.

E mentre Kari, accompagnata da Bibi, si affrettava a tornare da loro, Nami e Usop discutevano ai piedi della polena.

 - Li aspettiamo qui o proseguiamo per Alabasta?

 - Bibi ha detto che per lei non c’è alcuna fretta di tornare a casa, - rispose la navigatrice osservando la principessa da lontano. – ma se è vero che la Marina è stata allertata del suo presunto rapimento, prima ci sbrighiamo a raggiungere Alabasta, meglio è.

 - Lo penso anch’io. – convenne Usop porgendo la mano a Kaya che si stava accomodando accanto a loro. – In fondo avevamo lasciato detto a Rufy e agli altri che ci saremmo ritrovati lì.

Nami sospirò pesantemente, quasi volesse sbuffare, e con aria inquieta lo corresse: - Ma Bibi non vuole tornare ora.

Usop la fissò perplesso. – E perché? Ah, non vuole che le nostre strade si dividano nuovamente, vero?

 - Sì, e la capisco molto meglio di chiunque altro…

 - Beh, d’accordo l’affetto, ma è stata lei a scegliere di rimanere ad Alabasta, mi pare, e a ragione.

La ladra scosse il capo demoralizzata. – Questa volta sarà più difficile.

 - Perché?

 - Perché la lontananza da voi le ha fatto capire una cosa fondamentale… - gli spiegò Kaya lanciando uno sguardo di reciproca intesa a Nami.

 - Davvero? E quale? – chiese il vicecapitano, sempre più confuso.

La rossa s’infastidì. – Possibile che ti si debba sempre spiegare tutto? Non è abbastanza palese?

 - No, affatto! – s’indispettì l’altro. – Cos’è che è palese, me lo volete dire, sì o no?!

 - Si tratta di… Rufy. – balbettò sua moglie, non del tutto convinta di fare la cosa giusta.

 - Rufy? – si stupì lui. – E perché?

Nami perse la pazienza. – Per lo stesso motivo per cui Kaya ha voluto prendere il mare con te!

Ci fu un attimo di silenzio; poi il nasone assunse un aria da pettegolo e riprese: - Quindi Bibi è innamorata di Rufy?

 - Precisamente. Altrimenti perché non avrebbe ancora messo al mondo un erede?

Usop sbiancò: non era più sicuro che Nami fosse ancora nel cuore del capitano, specie ora che lei aveva messo su famiglia con Zoro; ma non era tranquillo lo stesso. Come sarebbe andata a finire quella sottospecie di romanzetto rosa che si stava venendo a costruire per colpa di quella demente dell’autrice?!

            I suoi pensieri vennero presto interrotti da un urlo tarzanesco, e tutti volsero di scatto lo sguardo sui due fratelli in riva al mare. Rasko gridava e si agitava come un matto, cadde carponi e si nascose il capo con le braccia, farfugliando parole sconnesse. Naya, accanto a lui, cercava di calmarlo in qualche modo nella speranza di comprendere quel che gli stava accadendo. Silk accorse immediatamente, ricordando di averlo già visto agitato a quel modo: era stata la volta in cui si erano conosciuti. Girò gli occhi da destra a manca, ma non vide nulla. Infine fu la voce di Marybeth che, giungendo da prora, fece comprendere loro la situazione.

 - Una nave! – gridò indicando poco lontano, dove spuntato dal nulla, scivolava un grosso galeone dalle vele sinistre.

Naya sbiancò senza più riuscire a trovare la parola, e mordendosi le labbra, prese Rasko per un braccio e lo trascinò via con sé a bordo della caravella. Silk intanto cercava di mettere a fuoco, ad occhio nudo, i vessilli della grande imbarcazione che aveva tutta l’aria di volerli raggiungere: aveva qualcosa di familiare…

 - Riesci a vedere la bandiera? – chiese Nami cominciando a preoccuparsi seriamente: se c’era da combattere, erano nei guai…

 - Sì, - rispose Usop mettendo mano ai propri occhialini. – è un diavolo rosso su fondo nero!

La spadaccina, l’unica ad esser rimasta sulla sabbia chiara, si lasciò andare ad un’esclamazione prima di pronunciare a fior di labbra il nome di Kidd.

 - Sono i Black Demons! – spiegò Mary, che teneva ancora a mente i manifesti dei ricercati che Donald le aveva mostrato quando erano fidanzati.

 - COSA?! – cominciò ad andare nel panico Usop, gli occhi fuori dalle orbite. – DOBBIAMO FILARCELA ALLA SVELTA!!!

 - No, ormai è troppo tardi. – sentenziò Nami.

 - Non è detto! Potrebbero non averci ancora visti! – si illudeva lui, sudando freddo. – SIIILK!!! – urlò in modo disumano. – SALTA SU, SBRIGATI!!! SIAMO ANCORA IN TEMPO PER SVIGNARCELA!!!

E come un fulmine, quella scattò di corsa verso la nave, gli occhi illuminati da uno strano bagliore, un sorriso di sfida stampato in volto. Sparì di sotto, e mentre Usop si adoperava per tirare su l’ancora e spiegare le vele, uscì nuovamente all’aria aperta, spada alla mano. Saltò verso prua, dove sua madre e Kaya erano rimaste ad osservare la situazione, e con un balzo, i piedi ancora nudi, fu sulla polena.

 - Andiamogli incontro, Usop! – ordinò.

 - TU SEI TUTTA MATTA!!! – urlarono tutti in coro.

 - Che diavolo credi di poter fare da sola contro quegli energumeni?!

 - Non lo sai che sono spietatissimi?!!! – cercavano di convincerla il vicecapitano e la navigatrice.

 - Quel maledetto ha il diario di Hamel e il cappello di Rufy! – protestò lei pestando i piedi. – Non vorrete davvero lasciarvelo scappare?!

Nami perse la pazienza. – Sì, ma cosa credi di poter fare da sola, sentiamo?! – ripetè con insistenza. – Ora come ora, l’unica è quella di negoziare!

 - Macchè “negoziare”!!! – piagnucolò il nasone. – Fuggiamo e basta!!!

 - Voglio combattere!!! – esclamò risoluta la ragazza, gli occhi di fuoco per l’entusiasmo.

Sua madre cominciò a lacrimare. – Di tutte le cose che potevi prendere da tuo padre… hai ereditato le più stupide… T_T

Un colpo di cannone si levò verso il cielo, ma andò a scagliarsi lontano da loro.

 - Hanno sbagliato di proposito… ci hanno visti.

 

 

 

 

  
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