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Autore: NikkiLu    18/06/2011    4 recensioni
Non sapevo più come gestire la situazione, era del tutto fuori di sé e non potevo permettermi di contraddirlo o di controbattere perché avrei solo rischiato di farlo arrabbiare ancora di più. Iniziò a vagare per la cucina, senza fermarsi. Improvvisamente tirò un pugno al muro, facendomi sobbalzare.
Kristen, finalmente, trova la forza di lasciare Michael. Cosa accadrà?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’aveva lasciato. L’aveva lasciato, per me.  Non ci potevo credere, sembrava tutto così irreale. Per un momento credetti di stare sognando ad occhi aperti. Rimasi a fissare il vuoto, sorridendo, per qualche minuto. Quanto avevo sperato che quel giorno arrivasse? Tanto, forse pure troppo.  Ma ne era valsa la pena perché adesso, adesso…l’aveva lasciato. Voleva vedermi, aveva bisogno di me. Sentirla piangere mi aveva spezzato il cuore. Quell’essere l’aveva offesa, l’aveva umiliata davanti ai suoi genitori…il quel momento l’odio che provavo nei suoi confronti aumentò ed arrivò a livelli sovraumani. Mi iniziarono a pizzicare le mani. Il pensiero del male che quell’idiota le aveva fatto  bastò a trasformare la felicità che avevo provato fino a qualche secondo  prima in pura rabbia. Se l’avessi avuto tra le mani…  improvvisamente mi ricordai che dovevo andare da lei e così indossa velocemente il primo paio di jeans che trovai, una maglietta nera ed una felpa. Stavo per uscire dalla camere quando mi ricordai:
“il cellulare…” rientrai nella stanza ed afferrai il telefono da sopra il comodino. Chiamai Dean.
“Rob?”
“Ei mi serve una macchina…immediatamente.”
“Dove devi andare alle…11 di sera?” chiese scettico.
“Vieni nella hall….” Dissi semplicemente per poi attaccare.
Scesi le scale di corsa , impaziente di andare da lei.  Arrivai alla reception e attesi Dean che fortunatamente arrivò solo un minuto dopo di me.
“Allora?”
“Bhè…ecco, io…dovrei andare da Kristen…”
“come?”
“Hai capito benissimo…” replicai scocciato
“Senti Rob non mi sembra il caso di, di…”
“Ascolta Dean…non voglio perdere la pazienza, perché non mi piace essere maleducato…”
“Rob- mi interruppe- lo so, ma la Summit…”
“Lavori per me o per la Summit?”
“Per te…”
“Ecco allora…dammi la mia macchina…”
“D’accordo…- disse rassegnato- aspetta qui…”
Rimasi nell’ingresso per  quasi dieci minuti, fino a quando Dean arrivò.
“è qui fuori… andiamo”
“Andiamo?” dissi alzando un sopracciglio.
“Si, ti accompagno…”
Uscì prima di me dall’hotel per controllare se ci fossero paparazzi nei dintorni.
“Via libera…” disse tenendomi aperto lo sportello e io mi catapultai letteralmente nella macchina, che partì immediatamente frecciando per le strade di Los Angeles.  Dopo circa dieci minuti di viaggio la macchina si fermo ad un semaforo e fu circondata da paparazzi, che iniziarono a scattare foto.
“Cazzo!- urlai cercando di coprirmi con il cappuccio- e questi da dove spuntano?”
“forse erano appostati vicino all’hotel….ci avranno seguiti..” disse Dean.
“Merda, merda, merda…”
Adesso non potevo andare da lei. Mi avrebbero seguito e quando avrebbero visto dove ero diretto, anzi, da chi…  non osai nemmeno immaginare cosa sarebbe successo. Non mi andava incasinare Kris ulteriormente, aveva già abbastanza cose a cui pensare.
Presi il cellulare e la chiamai…rispose al secondo squillo.
“Rob! dove sei?” chiese speranzosa.
“Senti Kris, c’è un problema…- tentai di spiegarle- i paparazzi mi stanno seguendo e non credo di farcela a venire…”
Silenzio. Non proferiva parola…
“Ah…d’accordo” disse delusa
“mi  dispiace, cazzo…vorrei, dovrei, essere lì con te…”
“Rob, dai non fa niente…- disse cercando di convincere più se stessa che me- non è colpa tua, no?”
Avrei voluto spaccare qualcosa…
“senti, facciamo una cosa…adesso tu vai a dormire e domani mattina io verrò. Troveremo un modo per allontanare quelle teste di cazzo, te lo prometto…” 
“Va bene…” acconsentì esausta.
“Notte…” le dissi dolcemente
“Notte..”
Dean fece cenno al conducente di tornare all’hotel. In quel momento avrei spaccato qualcosa…la mia donna, anzi, la mia futura donna stava male, stava piangendo ed io non potevo fare niente, mi sentivo inerme, inutile…  cazzo, cazzo, cazzo, perché doveva essere tutto così maledettamente complicato?  Perché non potevo solamente raggiungerla ed rassicurarla, perché? Tutto questo era…ingiusto. Era ingiusto che quelle arpie non ci lasciassero in pace, seguendoci ovunque; era ingiusto che io dovessi rimanere single per “vendere” di più… “le tue fan ti vogliono single, Rob prima impari ad accettarlo e meglio è per tutti. Se sei arrivato fino a qui è grazie a loro e se ti dovessero abbandonare sarebbe la fine…”. E così mi ritrovavo imprigionato.  No io non ci stavo…dovevo andare da lei e o in un modo o nell’altro ci sarei riuscito, subito.
“Torni indietro…” dissi semplicemente
“Scusi?”
“non voglio andare all’hotel…mi porti dove le era stato detto…”
“Come vuole…”
Mi girai in direzione di Dean che mi guardava sconvolto.
“Ma dico, sei impazzito?? Li hai visti???”
“Si, li ho visti..” dissi calmo
“Rob senti io non so cosa ti stia passando per la testa…ma sei troppo lunatico! Questi tuoi cambiamenti di umore mi stanno facendo venire il mal di testa!”
Feci finta di non averlo sentito e  mi rivolsi al conducente intimandolo di fare la strada più lunga, prendendo varie strade, nel caso in cui ci avessero seguito. Inviai subito un messaggio a Kristen.
“sto arrivando…”  
L’occhio mi cadde sull’ora e mi accorsi che era già mezzanotte .
“Rob sei sicuro che ne vale la pena?- mi chiese- lo so che queste sono faccende private e riguardano solo te e lei però..”
Non lo lascia nemmeno finire.
“Ecco hai detto bene sono private…” lo fulminai con lo sguardo.
Sapevo già quel era il suo pensiero a riguardo. Non mi aveva mai incoraggiato, diceva che era solo tempo perso, che stavo trascurando tutto quello che mi circondava e non stavo dando la giusta importanza a quello che, con non poca fatica , ero riuscito a raggiungere. Ed io più volte avevo cercato di spiegargli, di fargli capire che lei era molto più importante di tutto ciò. Naturalmente non era l’unico a pensarla in questo modo. L’unica persona che, in un certo senso, aveva capito quello che provavo era stata Catherine.  Lei era sempre stata dalla mia parte, perché aveva notato che tra di noi c’era qualcosa di speciale, qualcosa di unico. Era però molto legata a quell’essere del suo ex fidanzato da un rapporto di amicizia iniziato già da tempo, e naturalmente non poteva apertamente prendere le mie parti, e io la capivo perfettamente.  Le voglio davvero bene, mi ha dato un sacco di consigli utili.  Anche se, devo ammetterlo, all’inizio non mi era andata proprio a genio. Soprattutto quando aveva più volte sottolineato il fatto che Kris non solo era fidanzata con uno dei suoi più stretti amici ma che era anche minorenne e che sarei potuto finire in galera se solo l’avessi sfiorata. Da pezzi, è? Credevo avesse il complesso di Peter pan, convinzione che fu confermata quando in un giorno di pioggia ci costrinse a fare la fatidica danza della pioggia per far uscire il sole.
Dean mi risvegliò dallo stato di trans in cui ero caduto da chissà quanto tempo. 
“Rob siamo arrivati…”
“ehm…si!”
Intravidi dal cancello le macchine dei suoi genitori. Eh già loro… forse, anzi, molto probabilmente, erano  un altro problema da aggiungere alla mia lunga lista. Presi il cellulare e la chiamai.
“Kris.. io sono qui fuori” le comunicai.
“Scendo…” disse stranamente allegra
Riagganciai e tirai su il cappuccio.
“Mi raccomando…” mi avvertì Dean
Mi limitai ad alzare gli occhi al cielo e a scendere dall’auto. Senti un rumore stridulo, un cancellino si aprì, e lei uscì. Indossava un paio di shorts di jeans con una felpa nera, anzi con la mia felpa nera :era enorme. Le copriva quasi completamente i pantaloncini.  Restammo in silenzio mi limitai ad andarle incontro, quando fummo abbastanza vicini mi prese la mano, intrecciò le nostre dita e mi trascinò dentro casa.  Dato che indossava il cappuccio anche lei non riuscivo a vedere il suo bellissimo volto. Una volta entrati in casa salimmo subito la rampa di scale ed entrammo  nella prima porta a destra, una volta dentro Kris lasciò la mia mano e chiuse la porta a chiave. Rimase per qualche secondo di spalle con la mano nella maniglia. Ancora nessuno dei due si era azzardato ad aprire bocca. Mi avvicinai , le posai una mano sulla schiena e immediatamente lei si voltò scontrandosi contro il mio petto ed abbracciandomi. Automaticamente la avvolsi e la tenni stretta tra le mie braccia. Portai una mia mano dietro la sua nuca in modo da poterla avvicinare ulteriormente a me e presi a carezzarle la schiena. Dopo qualche minuto puntò i suoi occhioni verdi nei miei e posò dolcemente le sue labbra sopra le mie, prendendomi in contro piede, e lasciandomi un bacio a stampo. Poi dopo aver poggiato la sua fronte su la mia mi sussurra teneramente:
“Grazie…”
“E di che scricciolo..”
Decisi di smorzare la tensione.
“Mmm…- dissi guardandomi attorno- e così, questa è la tua camera…”
“Già…” disse timida.
“Mi piace…” commentai
Dopo essermi messo a sedere sul letto, lei si avvicinò, accomodandosi accanto a me.
“Non posso crederci….sei qui.” Disse sorpresa
“Ei…dovresti imparare a prendermi un po’ più sul serio…” 
Il silenziò calò nella stanza, fino a che fui io a parlare:
“Mai i tuoi sanno che sono qui?”  chiesi.
“Mmm…sicuramente ti hanno sentito arrivare ma non hanno fatto domande…”
“Capito…”
Sbaglio o c’era…imbarazzo?
Improvvisamente Kris iniziò a baciarmi il collo, per poi risalire sulla mascella. Ecco, come non detto. Si mise a cavalcioni su di me, seduto ai piedi del letto, e avvicinò le sue magnifiche labbra alle mie. Il bacio era dolce, tenero…fino a quando sentì la sua lingua fare pressione tra le mie labbra per schiuderle, naturalmente la lascia entrare. Le nostre lingue si incontrarono e il bacio da dolce divenne carico di passione. Sentivo la sua lingua sul palato, esplorare la mia bocca. Le sue mani stringevano i miei capelli, attirandomi a sé e facendo scontare il suo seno nel mio petto. A quel contatto sentì la mia erezione iniziare a pulsare. Automaticamente spostai le mie sul suo fondoschiena e la spinsi contro di me, facendola strusciare contro il mio rigonfiamento, e lei di rimando gemette. Ci staccammo qualche secondo per riprendere fiato, ma subito cominciò  a baciarmi il collo, fino a risalire al lobo dell’orecchio. Dio cos’era.
“Kris, ti avverto… sto iniziando a perdere il controllo…” la avvisai sorridendo.
“E il problema sarebbe…” sussurrò sensuale al mio orecchio.
“che non ragionerò più…”
“E il problema sarebbe…” soffiò nuovamente provocandomi brividi lungo tutto il corpo.
“Che non riuscirò a fermarmi…”
“Ribadisco e il problema sarebbe…?” Sorrisi. Lo voleva almeno quanto me.  Mi distesi nel letto, raggiungendo i cuscini e portandola sopra di me. La sentì togliersi i calzoncini e la felpa, dopo di che si sdraiò sopra di me, facendo scontrare più volte i nostri bacini.
“Queste sono di troppo” disse sfilandomi la felpa e la maglietta e gettando entrambe da qualche parte . si tolse il reggiseno e finalmente sentì il suo seno premere contro il mio petto . la mia erezione aumentò  ulteriormente. Portò le sue mani sul bordo dei miei jeans e la aiutai a sfilarmeli , approfittando per togliere anche le scarpe. Con uno scatto la portai sotto di me. I nostri sguardi si incatenarono. I suoi bellissimo occhi verdi erano lucidi. Capì che aveva bisogno di me, esattamente come io avevo bisogno di lei. Non c’era tempo per i preliminari, doveva sentirmi dentro di lei al più presto, dovevo farle capire che io c’ero veramente.
“Ti prego..” disse dando voce ai miei pensieri.
Le sfilai le mutandine , e poi le allargai leggermente le gambe  per posizionarmi meglio su di lei.  Intrecciai le nostre mani e affondai in lei provocandole un urletto di piacere, che tentai di bloccare baciandola.
“No-non che non mi piaccia sentirti urlare, anzi…ma la tua famiglia è a qualche metro da noi…”  le sussurrai.
Intrecciò le gambe dietro alla mia schiena, ed il ritmo delle spinte cominciò ad aumentare  man mano che il bisogno diventava più urgente.
“R-rob..pi-più f-forte…”
Ubbidì all’istante, e dopo qualche secondo raggiunsi l’orgasmo seguito a ruota da lei. Ci baciammo per impedire di farci sentire. Mi accasciai esausto posando la testa sopra la sua spalla. Stavo per uscire da lei quando mi fermò.
“Aspetta…” sussurrò dolce e un po’…imbarazzata?
Per paura di pesarle addosso la feci posizionare sopra di me, rimanendo comunque sempre in lei e coprì entrambi con il lenzuolo. Mi baciò il petto,  per poi poggiarci la testa, mentre io le carezzavo dolcemente la schiena.
Calò il silenzio, e inizialmente pensai che si fosse addormentata, ma poi parlò.
“Sono contenta che tu sia qui…”
“Anche io…” risposi sincero.
Si strinse ulteriormente a me, affondando il volto tra la mia spalla e il mio collo. Sarei potuto rimanere in quella posizione per sempre.
“Prima che arrivassi tu ha chiamato Ruth…le ho raccontato tutto e ha detto che domani mattina deve parlarci…” disse scocciata.
“Ah…”
Sapevo già cosa ci avrebbe detto.
“Io..” provò a dire ma la fermai.
“No...non pensiamoci ora. Ne parleremo domani mattina…” dissi. Non volevo rovinare quel momento perfetto.
“D’accordo- acconsentì- resti a dormire qui, vero?”
“Certo..”
 
 
 
Ecco il secondo capitolo. Spero vi sia piaciuto. Ho intenzione di pubblicarne un terzo…il prima possibile. Se vi va lasciate pure un commento!  Ja presto! 

  
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