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Autore: sistolina    18/06/2011    8 recensioni
E' difficile camminare a testa alta nei corridoi di Hogwarts quando tuo padre è Draco Malfoy, il Traditore.
E' difficile essere all'altezza quando tuo padre è Harry Potter, il Salvatore del Mondo Magico.
E' difficile incontrarsi nel mezzo, quando alla Scuola di Magia e Stregoneria infuriano i fantasmi del passato, gli strascichi della Guerra e la sete di potere, e di vendetta, di chi ancora rimane.
Ed è difficile essere Lily Potter, e non odiare più Scorpius Malfoy.
Venticinque anni dopo, le colpe dei padri ricadranno sui figli, e non ci sarà più nessuno, a Hogwarts, al sicuro dalla propria eredità...
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Oltre lo sguardo

 
"Ma se a te piace, volontier saprei
quanto avemo ad andar; ché 'l poggio sale
più che salir non posson li occhi miei"
(Divina Commedia, Purgatorio, Canto IV, vv 85-87)
 
 
La fiumana di studenti imbizzarriti la investì con tutta la sua forza, sballottandola per il corridoio trascinata dal panico.
Lily! - la voce cristallina di sua cugina sembrò sovrastare per un attimo la bolgia che si ammassava insensatamente contro le finestre
Rose! - credette di scorgere i suoi capelli castani raccolti sulla testa da un fermaglio argentato accanto alla colonna che dava sul ripostiglio delle scope, ma l'istante dopo era già svanita – ROSE! - chiamò più forte, infilandosi negli anfratti di ossigeno lasciati liberi dai terrorizzati fuggitivi.
Aderì alla parete più che poté, la folla che la investiva portandosi dietro con uno strappo i veli del suo vestito, le urla, le imprecazioni di chi perdeva la mano che aveva stretto fino a quel momento, i fratelli, gli amici e i fidanzati che si cercavano l'un l'altro, separati dai corpi dei loro compagni invasati di panico e di confusione.
Se fossero stati davvero in pericolo di vita, probabilmente la metà di loro si sarebbe già uccisa a vicenda nel tentativo di mettersi al sicuro.
Ma non erano in pericolo di vita, non finché le difese magiche di Hogwarts fossero rimaste al loro posto
I Mangiamorte! Arrivano i Mangiamorte! - urlava qualcuno sovrastando la mischia.
Lily si lasciò scivolare contro il muro, nella direzione opposta rispetto a quella degli altri. La maggior parte dei suoi compagni stava tornando nelle Sale Comuni, le voci dei Prefetti e dei Capiscuola che tentavano invano di guidarli nella direzione giusta senza che nessuno si ferisse precipitando dalle scale o sbattendo contro le porte chiuse, inutilmente: era bastato che Clancy Jordan annunciasse che dovevano tornare tutti nelle Sale Comuni perché “qualcuno stava attaccando il Castello” che la festa scatenata si era trasformata in una bolgia di urla e spintoni, imprecazioni e preghiere.
Nessuno di loro era lì quando Hogwarts era stata colpita la prima volta, ma nessuno di loro avrebbe mai potuto dimenticare i racconti dei propri genitori sulla paura, la confusione, la lotta e la morte, infida e maleodorante, che impregnava ogni anfratto, e si nascondeva dietro ogni angolo. Anche chi non aveva combattuto in quell'ultima, sanguinosa, battaglia, ricordava la soffocante sensazione di trovarsi in trappola nell'unico posto al mondo dove aveva sempre creduto di essere al sicuro.
Ora quella paura, travasata malamente dai ricordi alla realtà, soffocava i figli come i genitori, mentre la barriera attorno a Hogwarts resisteva ai lampi degli incantesimi che rilucevano letali nella notte.
Sarebbe stato tutto più facile se lei fosse rimasta dannatamente dov'era. Ma lei no, lei doveva sempre invischiarsi nei casini fino ad avere le sabbie mobili alla gola!
Mitra Aswini, la sua compagna del quinto di Grifondoro, le corse incontro afferrandola per le spalle
Hai visto mio fratello? - il suo gemello, anche lui di Grifondoro, aveva indossato una casacca arancione tipica della loro cultura, e aveva un copricapo di seta pregiata calcato sui lisci e nerissimi capelli lucenti. Scosse la testa, e il viso dell'altra sembrò sgretolarsi
E se entrassero? Se arrivassero qui? Se ci uccidessero tutti? - Lily la scosse
Non lo faranno. Non entreranno – cercò di mantenere un tono di voce fermo e rassicurante. Cercò di essere coraggiosa e diretta, come Albus. Cercò di essere la leader naturale che non sarebbe mai stata – Gli Auror saranno qui a minuti, forse ci sono già, e la Preside Maxime, e la Davis...Merlino, King non permetterà che ci facciano del male! - ma sarebbero dovuti restare uniti, in Sala Grande, ad aspettare quei bastardi mascherati con le bacchette sguainate, non lì, terrorizzati e in fuga come topi, come le vittime perfette di ogni dannato attacco. La giovane figlia di Calì Patil tremò lievemente sotto le sue mani, ma i suoi occhi scuri smisero di vagare da una parte all'altra del corridoio in cerca di suo fratello, e si focalizzarono in quelli di Lily
Lo troverò vero? - lei sorrise, forzatamente
Ci puoi scommettere dieci galeoni – Mitra annuì, più determinata e meno annebbiata di poco prima, e si addossò al muro, studiando ogni testa che le balenava davanti cercando uno spazio per scappare.
Mitra! - Shiva Aswini sventolò la sua smilza mano olivastra e si precipitò da loro, ansimando – state bene? - le due ragazze annuirono, ma Lily aveva già lasciato correre lo sguardo nella buia notte che avvolgeva il cortile.
All'orizzonte, lampi di luce si scontravano come fuochi d'artificio nell'oscurità che precede l'alba. Erano ore ormai che non si vedevano altro che scintille, echi di urla e schianti tremendi: era come se i giganti avessero deciso di sradicare Hogwarts dalle sue stesse fondamenta. Perché nessuno diceva niente? Perché, maledizione, qualcuno non veniva a raccontarle cosa stava succedendo?
Mi rifiuto categoricamente di svegliare i Potter – stava ringhiando la Davis
Ma hanno il diritto di sapere che... - Katie Bell sembrava agitata; per una che aveva combattuto la battaglia di Hogwarts più di ventanni prima, era decisamente su di giri
Cosa? Che potrebbero doversi precipitare al San Mungo? Mi dispiace, ma non strapperò quei ragazzi ad una notte di sonno per dire loro che – Lily tese le orecchie allo spasimo nella speranza di cogliere almeno un indizio che potesse rivelarle l'identità della persona di cui parlavano, ma le due donne stavano scomparendo nel corridoio, dirette nelle loro stanze, illese, mentre una delle persone che lei amava stava morendo. Era troppo difficile indovinare chi, nella sua numerosa famiglia di combattenti, poteva essere rimasto ferito al punto da dover essere ricoverato al San Mungo.
Sentì il suo respiro accelerare, il cuore che minacciava di schizzarle fuori dal petto a intervalli regolari.
Si appoggiò contro il muro, la fronte a contatto con la roccia gelida, i palmi delle mani sudate che si aggrappavano alle ruvide irregolarità della parete, come se il solo non crollare a terra fosse un traguardo.
Pensò a James, stupendo nel suo vestito da Odino, l'occhio di vetro di Alastor Moody che roteava follemente al posto del suo occhio castano dalle ciglia lunghissime.
Pensò a suo padre, Harry Potter, che aveva rischiato la vita più di chiunque altro per sconfiggere Voldemort; a quanto aveva già perso, e a quanti altri sarebbe riuscito a lasciar andare prima di impazzire.
Pensò a sua madre, i suoi grandi occhi decorati da quelle piccole rughe d'espressione, e a tutti i suoi zii: il divertente e confusionario Ron, la brillante e appassionata Hermione; George, il mattacchione con quelle ombre baluginanti negli occhi, come se qualcosa di sé vagasse nel suo corpo alla ricerca del suo pezzo mancante. Pensò a suo zio Bill dal bel viso sfregiato, e alla meravigliosa bellezza di Fleur, così simile a Louis. Pensò a cos'avrebbe provato nel saperli in pericolo.
Poi il suo viso le si materializzò davanti. Scosse la testa per scacciare il pensiero di Teddy che lottava per la vita, che rimaneva ferito, che...No, non poteva essere lui...non poteva...non dopo quello che si erano detti. Il loro addio non potevano essere poche parole sputate addosso con disprezzo. Le sue urla disperate non sarebbero state l'unico addio che Teddy avrebbe sentito da lei.
Si asciugò una lacrima con il dorso della mano, cercando di controllare i pensieri. Se si fosse lasciata trascinare dalla fantasia, dal panico e dallo sgomento, sarebbe impazzita.
Sollevò la testa e cominciò a correre verso i dormitori; c'era un solo modo per uscire di lì senza che nessuno la vedesse...
 
***
 
La sigaretta emetteva volute di fumo che si rincorrevano nella gelida aria notturna. Il silenzio, ora, era così spesso da poterci camminare sopra, o azzannarlo, se solo avesse voluto.
Ma Scorpius Malfoy non si era mai trovato a disagio con il silenzio; lo aveva confortato, semmai, quando sentire qualcosa significava restare sveglio la notte ad ascoltare bicchieri in frantumi e lacrime.
Aspirò una generosa boccata, lasciando che la gamba penzolasse fuori dal balcone, distrattamente, i lacci fosforescenti dei suoi anfibi che riflettevano la luce della luna.
La battaglia era cessata, eppure nessuno tornava indietro, nessuno aveva voglia di raccontare agli studenti cosa diavolo fosse successo quella notte.
Mangiamorte? Ne dubitava. Cos'altro?
Un rumore di passi strascicati si avvicinò nel corridoio
Come faremo a spiegarlo ai ragazzi King? – la Jones sembrava profondamente turbata – nemmeno noi sappiamo chi siano quelle persone – l'altro rise, di una risata strana, più simile ad un lamento
E allora diremo loro esattamente questo. Nessuno di quei ragazzi merita rassicurazioni futili o falsi buonismi. Siamo stati attaccati, e qualcuno di noi poteva morire 'stanotte, e tutto perché nessuno si decide ad ammettere che la Guerra Magica non è ancora finita -
King... - la Jones sembrava sull'orlo di una crisi di nervi. Scorpius sogghignò: se qualcuno li avesse attaccati con l'intenzione di ammazzarli, nessuno di loro sarebbe stato lì a raccontarsela
Professoressa, quei ragazzi sono pronti. Devono esserlo. Quella gente non chiederà loro se hanno paura quando estrarrà la bacchetta per ucciderli. Lo farà e basta – un sospiro profondo si sovrappose alle sue ultime parole – forse è meglio se va a riposarsi professoressa...ci penso io a controllare che i ragazzi siano nei dormitori – la voce di King sembrava più dolce del solito, quasi preoccupata, e Scorpius fu costretto a chiedersi nuovamente quanto l'oscurità del suo passato fosse legata all'ambiguità del suo presente.
King congedò la Jones, che si allontanò respirando affannosamente, e lo vide
King – lo salutò Scorpius senza curarsi di gettare la sigaretta
Malfoy...le sembra l'ora di ululare alla luna? - l'uomo si avvicinò, il mantello lacerato in un angolo e un rivolo di sangue gli colava da una ferita al sopracciglio. Scorpius gli porse la sigaretta
Serataccia? - King lo guardò, poi guardò la sigaretta, e scrollò le spalle, afferrandola con l'indice e il pollice. Ne aspirò una generosa boccata ad occhi chiusi
Merlino – sussurrò – sa quanti anni sono che ho smesso con questa roba? - sbuffò, divertito da se stesso – nemmeno me lo ricordo più – ne aspirò un'altra boccata, restituendogli il mozzicone generosamente ghigliottinato. Scorpius portò la sigaretta alle labbra e tirò finché non rimase altro che la brace infiammata che gl'illuminava una parte del viso. Poi la spense contro le pietre umide del ballatoio, in silenzio, gli occhi di King che lo scrutavano seriamente
Che cosa è successo là fuori? - King si fece serio, molto più serio di quanto non fosse stato fino a quel momento, una strana luce negli occhi che lo faceva somigliare più a una creatura mitologica che ad un semplice professore di Difesa Contro le Arti Oscure
I Traghettatori ci hanno attaccati – disse semplicemente – o meglio, hanno fatto finta. Si sono Materializzati, hanno cominciato a lanciare incantesimi contro la barriera, e a fare un sacco di casino – sospirò, pensoso – ma alla fine non sembravano voler davvero entrare – Scorpius era perplesso, anche se si limitò ad annuire
E? -
E sono arrivati i Guardiani – il sopracciglio sollevato dell'altro gli chiarì che non aveva idea di cosa stesse parlando – la Guardia dei Protettori, il corpo scelto di Auror e maghi comuni che la Lega per la Salvaguardia delle Famiglie Purosangue ha proposto al Ministro settimane fa – si passò una mano fra i capelli ricci, scompigliandoli – un branco di idioti con manie di protagonismo, se ha presente cosa intendo – un sorriso amaro spuntò involontariamente dalle labbra di Scorpius
Non ne ha idea... - sghignazzò giocherellando con la collana borchiata che pesava più del suo braccio
Il Professor Lupin è scomparso – le dita artigliarono il ciondolo a forma di lucchetto che gli sfiorava la gola. Deglutì il vuoto
La sua... - esitò – famiglia lo sa? - King si strinse nelle spalle
Io ho votato per informarli, ma non sembra che le mie idee vadano troppo di moda ultimamente – Scorpius balzò giù dal parapetto, come se un Ippogrifo gli avesse appena azzannato le chiappe. King sogghignò – Ha finalmente deciso di andarsene a letto? - il Serpeverde annuì, sperando che la sua espressione fosse abbastanza credibile. Svuotò la mente, e lasciò che ogni pensiero l'abbandonasse. Poi incrociò lo sguardo dell'altro, apparentemente in modo casuale, lasciando scorrere una falsa indifferenza nelle sue iridi grigio chiaro. Se King si accorse di qualcosa, non lo diede a vedere.
Quando l'uomo lo lasciò al piano terra per concedersi una nottata di sonno rigenerante, Scorpius si trovò di fronte all'ingresso della Sala Comune. Ora, aveva semplicemente due scelte: correre ad acchiappare la dannata Potter, che certamente sarebbe scappata per cercare il suo amorevole fidanzatino senza palle scomparso, o andarsene a letto, farsi una doccia, togliersi di dosso quintali di gingilli d'argento, e mandare tutti ai troll. Se quella ragazzina ci teneva tanto a farsi azzannare dalle strane creature che popolavano la foresta proibita, pur di sventolare il fazzoletto bianco davanti agli occhi del suo amato, buon per lei. O no?
 
***
 
Ungaro Spinato – borbottò Lily sovrappensiero al ritratto della Signora Grassa
Signorina, ti sembra l'ora di – la Grifondoro sollevò lo sguardo verso la donna, che tacque; mettersi a sindacare sull'orario, quella sera, con una Potter preoccupata, sarebbe stata la proverbiale goccia. La parete si mosse di lato, lasciandola passare senza ulteriori commenti. Brava ragazza.
Una volta messo piede nella Sala Comune di Grifondoro Lily si sentì debole: il calore del camino ancora acceso la strinse in un abbraccio sonnolento, il profumo di dolci aveva lasciato un aroma zuccheroso nell'aria, come una caramella annusata e mai assaggiata. Le zucche scavate la fissavano nella penombra, gli occhi illuminati dalle candele accese, e il rilassante silenzio che l'avvolgeva fece montare in lei il cieco desiderio di lasciarsi cadere a terra e dormire, rapita da un sonno senza sogni fino a che il mondo non avesse ricominciato a girare come doveva.
Ma non lo avrebbe fatto. Non sapeva cosa fosse successo, ma c'era una sola persona ad Hogwarts che non sarebbe stata capace di mentirle in nessun caso.
Si diresse a grandi passi verso il dormitorio, pregando che Rose, Roxanne e le sue altre compagne di stanza fossero crollate addormentate da tempo.
Spalancò il baule
Accio mantello! - sussurrò con un fil di voce, mentre la lisa stoffa del Mantello dell'Invisibilità le accarezzava le dita. Il solo sentire quella fresca familiarità sulla pelle le diede nuovamente il coraggio e la determinazione di cui aveva bisogno. - Accio mappa – un delicato frusciare di pergamena vecchia le accarezzò un polso, mentre il profumo della carta la riportava indietro nel tempo, a quando James le aveva mostrato la Mappa del Malandrino per la prima volta. “Ad Albus non servirà” aveva sogghignato con quel suo sorriso disarmante “mi mangio una Gelatina al gusto di vomito se sgattaiolerà mai fuori dalla Sala Comune in piena notte”. Ma Lily sì, Lily era abbastanza ribelle da portare il Mantello e la Mappa ripiegati in una tasca segreta della borsa dei libri. Lily era una Potter, almeno in questo.
Strinse al petto i due gioielli, affondando il viso nella calda fragranza del mantello, odore di casa, ma anche di Hogwarts, il profumo dei suoi precedenti padroni: l'odore di Harry adolescente, un profumo vago ma sempre presente, accompagnato da quello ancora più lontano di James, e dal mascolino profumo di dopobarba al pino silvestre di Jimmy. E lì, fra loro, l'albicocca del suo bagnoschiuma, che si faceva largo a gomitate per rimanere impregnato nella stoffa, per lasciare una traccia di sé nell'eredità di famiglia.
Ebbe il coraggio di respirare solo quando le sue ormai rovinate ballerine poggiarono sul soffice tappeto della Sala Comune.
Due paia di occhi socchiusi la scrutarono
Lumos – sussurrò una voce fin troppo familiare. Rose la fissava sospettosa. Hugo aveva un occhio chiuso, ma niente che una bella Gelatina Tutti i Gusti + 1 al caffè non potesse sistemare
Hei – Lily cercò di apparire tranquilla, inutilmente. I suoi cugini la squadrarono come se potessero vedere attraverso il suo vestito di tulle e la sua testa dura
Dove diavolo stai andando, per Merlino? - Hugo sembrava più incredulo che arrabbiato. Rose, d'altra parte, poteva essere arrabbiata per tutti e due. Sua cugina indossava ancora il leggerissimo vestito da Snotra, arricciato e leggero come una pergamena antica. I capelli castani, irrorati di riflessi sanguigni, erano sciolti sulle spalle, liberi dall'elaborata acconciatura della festa. Hugo, d'altro canto, aveva nuovamente i capelli corti, e il suo viso solare era meravigliosamente libero dalla barba posticcia di Thor. La corazza scintillava nella penombra delle zucche, rilucendo di oro liquido. Nessuno dei due aveva messo piede a letto.
La verità sembrava l'unica risposta che le loro orecchie avrebbero accettato. Cosa dire loro? Che forse, ma solo forse, qualcuno della loro famiglia era stato ferito? Che aveva bisogno di risposte? Che il suo istinto le aveva imposto di fare qualcosa, qualsiasi cosa, la sciogliesse da quell'impotente immobilità?
Sospirò, stringendosi al petto il mantello
Devo andare – disse semplicemente.
Dobbiamo decisamente andare – fu l'ultima risposta che si sarebbe aspettata di sentire da Rose, ma l'unica che, dopotutto, avrebbe sempre potuto trovare in lei. Annuì, colma di così tanta gratitudine, da aver paura che strabordasse attraverso gli occhi, in calde lacrime. Ma si trattenne: avrebbe avuto bisogno di molto più che qualche istante per lasciarsi crollare. E lei non aveva nemmeno un istante.
 
***
 
Mi mangiasse un Ippogrifo! - imprecò Malfoy caracollando giù dalla collina – mi masticasse, e mi sputasse fuori a pezzi – serrò la mandibola, aggrappandosi ad un'escrescenza di roccia per non rotolare come un idiota nel buio del fianco della collina.
Una cascata di sassi gli scivolò accanto, sollevando una nube di polvere che rese ancora più confuso l'alone di luce sprigionato dalla sua bacchetta. Aveva un dannato freddo del cazzo, se lo avessero beccato la Davis gli avrebbe fatto leccare tutti i trofei di Hogwarts dalla sua fondazione, e non vedeva ad un palmo dal naso. Se fosse riuscito a trovare la dannata Potter in mezzo a quell'oscurità snervante, ci avrebbe pensato lui a sventolarle il fazzoletto bianco.
La gobba di terriccio sul quale aveva poggiato il piede cedette, mandandolo a sedere a terra con un tonfo
Chi è là? - un intenso raggio di luce lo investì in pieno, accecandolo
Momentaneamente non me lo ricordo, visto che hai appena bruciato tutte le mie cellule cerebrali – borbottò coprendosi il viso con la manica del giubbotto di pelle – ce la fai ad abbassare la torcia, genio, o devo farti ingoiare una manciata di Polvere Buiopesto per sottolineare il concetto? - la terra gli riempì la bocca, costringendolo a tossire
Malfoy? Per le palle di Merlino, cosa ci fai te qua? - il Guardiacaccia di Hogwarts sollevò il suo enorme braccio per impedire che la luce lo friggesse
Venivo a trovare te, coso...è una notte così romantica, pensavo potessimo pomiciare sotto la luna piena – sogghignò sputacchiando polvere
Te sei tutto matto in quella testa lì – il gigante si avvicinò cautamente a lui, porgendogli una mano. Scorpius fece lampeggiare il suo sorriso nella semioscurità
Non credere che facendo il galante mi porterai a letto più facilmente – l'altro sbuffò, e il suo fiato gli arrivò in faccia come una folata di vento caldo.
Se Olympe scopre che sei venuto, me la fa vedere lei la luna! - ma sorrideva. O almeno, se quella sua smorfia ricoperta di ispida barba grigia poteva essere definita un sorriso.
Scorpius si rimise cautamente in piedi, recuperando l'equilibrio
Lei dov'è? - si frustò i vestiti cercando di rimuovere la terra che li aveva colorati di un infelice marrone sporcizia. Hagrid lo guardò con sincerità
Al Ministero ovviamente! Con tutto il disastro che hanno fatto quei balordi fuori dalla barriera, ci hanno veramente rotto le uova di drago! - scosse l'enorme testone peloso – non ci voleva proprio questo, altroché, ce lo dicevo io a Shacklebolt che non poteva continuare a far finta che quei pazzi non gli rapivano i maghi da sotto il naso – borbottò contrariato – e adesso ci hanno fatto la festa, tutti loro, per le ali di Fierobecco – gli fece strada a grandi passi verso la sua capanna che odorava di cavolo
Non la Preside, coso, la Potter...so che è qui – l'omone si voltò, con lo sguardo colmo di sincero stupore
Lily? Non vedo la mia nipotina da un sacco! È un bene che mi viene a trovare meno di suo padre, succedevano sempre i guai quando veniva, però – Scorpius imprecò sottovoce
Non è qui? - il gigante scosse la testa
Mai vista, mai sentita e mai odorata – sorrise, nuovamente in quel modo inclassificabile. Poi si fermò con le mani sui fianchi – ma a te che t'interessa di dove va' Lily poi? Non è che la vuoi fregare come tuo padre eh? Perché io ti sbudello e ti do' da mangiare a Crono – il cane, di tutta risposta, ringhiò dall'interno della casa fatiscente – ecco, appunto. Lo sai che ci piaci – Scorpius sollevò entrambe le mani
Hei amico, frena il cavallo eh! Era per dire! - una volta illuminato dalla tiepida luce della lanterna sullo stipite della capanna, il Serpeverde si sentì meno goffo e incerto – il mezzo-lupo è scomparso, e potrei scommettere le chiappe che lei è corsa a cercarlo in questo merd – Hagrid si voltò minaccioso – nella Foresta Proibita –
Impossibile! Ce lo abbiamo detto mille volte, io e Harry, che la Foresta Proibita è pericolosa. E noi lo sappiamo bene – una risata gorgogliante gli salì alle labbra pelose, come se la sua mente avesse vagato indietro di anni, e fosse l'unico a poter ridere di quelle parole. Giganti...
Ma prima che Scorpius potesse ribattere qualsiasi cosa, un basso ringhio, così spaventoso da fargli accapponare la pelle sulle braccia nude sotto il chiodo, impregnò l'aria di onde vibranti. Il gigante, che a quanto pare non era meno sensibile di lui a quello che stava accadendo, trattenne l'enorme cane nero per la collottola
L'hai sentito? - la bestia guaì, precipitando tra le gambe del Guardiacaccia – buono Crono...cuccia... - ma il cane continuava a tentare di attaccare, il lungo pelo folto irto di rabbia e anticipazione. Qualunque cosa il suo olfatto avesse fiutato, faceva paura anche a lui. Grandioso! - non capisco cosa c'abbia sto cane...di solito non si muove nemmeno per venire a mangiarsi i suoi furetti preferiti -
Il basso ringhio di poco prima si trasformò in un rumore continuo, amplificato dal silenzio notturno e l'eco della Foresta Proibita alle spalle. Poi un altro, e un altro ancora, in un coro di bassi lamenti minacciosi, così profondi da far tremare la terra. Poi l'enorme nuvola grigia carica di pioggia che aveva coperto la luna piena si ritirò, illuminando la piana attorno alla casa. Un paio di occhi gialli fissarono Scorpius e Hagrid da un'altezza che non poteva essere animale, né umana, ma qualcosa di ancor più spaventoso.
Il Serpeverde indietreggiò, sbattendo contro il corpo massiccio dell'altro.
Una zampa gigantesca, dagli artigli lunghi come coltelli, fendette l'oscurità. Un attimo dopo, quegli occhi spaventosi vennero incastonati in un muso lungo, minaccioso, dalle fauci spalancate piene di denti affilati e bava biancastra. Un enorme lupo mannaro, in posizione eretta, fissava entrambi dall'alto, ringhiando, qualcosa sul muso peloso che somigliava terribilmente ad un ghigno divertito. Non emise alcun suono, se non quel monotono e raggelante ringhiare che accompagnava i loro respiri tremolanti.
Si acquattò, pronto ad attaccare
Crono si voltò verso Scorpius, un impeto di adrenalina, e gli balzò addosso, schiacciandolo a terra prima che il licantropo lo azzannasse, affondandogli le zampe nella delicata pelle della spalla, e sul petto.
Scappa ragazzo! - urlò Hagrid mentre il gigantesco cane nero scattava come una lancia ad azzannare i garretti del lupo. Scorpius si voltò, atterrito, osservando la lotta impari dell'animale contro il suo mastodontico avversario. Poi fu solo uno schioccare di zanne, un fendere di artigli, un guaire penoso della bestia che gli faceva drizzare i peli sul corpo.
Crono! - urlò il gigante gettandosi istintivamente verso i due. Scorpius trattenne il respiro un secondo, quello dopo sguainò la bacchetta
NOBUOM IPLEAN CONGULS! - una lama d'argento fuoriuscì dalla sua bacchetta e colpì il licantropo alla spalla. Un fiotto di sangue si riversò sul pelo martoriato del cane, e gli diede il tempo di prendere fiato e ritrarsi, guaendo e zoppicando.
Scorpius mosse la bacchetta, e la lama tornò indietro
Fermo! - urlò il gigante con il suo vocione tonante – lì dentro c'è qualcuno! - Scorpius esitò: avrebbe potuto conficcargli quella dannata lama nel cuore, spappolarglielo come un frutto maturo, e fingere di non averlo potuto evitare. Oppure poteva rischiare che il dannato uomo lupo se li mangiasse tutti in un sol boccone, arrivederci e buonanotte, come antipasto.
Serrò la mandibola, e guidò la lama a lacerargli i tendini delle caviglie, provando una certa, perversa, sensazione di trionfo nel vederlo accasciarsi a terra in un lamento. Sarebbe guarito, ma non subito. E la notte stava per finire, costringendolo a tornare umano e rivelare la sua identità.
Incar – decine di occhi gialli spuntarono nell'oscurità, ululando, e Scorpius trattenne il fiato. Non aveva abbastanza lame o tempo per tutti. E Crono giaceva piagnucolando dolorosamente a terra, il gigante che lo cullava fra sue forti mani nodose.
Deglutì, la bacchetta sospesa, il silenzio che gli premeva contro le orecchie, e la paura che pompava sangue al suo cervello confuso. Inspirò, pronto a dar battaglia. Se volevano mordicchiargli le chiappe, beh, avrebbero dovuto faticare.
Un incantesimo di un grigio accecante balenò nella notte.
Scorpius si voltò, ma non vide nient'altro che la foresta inquietante e il nulla attorno a sé. Il licantropo si agitava ancora agonizzante a terra, il sangue che ruscellava sempre più lentamente dalle ferite, come se si stessero già rimarginando
Bombarda! - un cratere di lapilli esplose a pochi metri da lui, e diversi occhi scomparirono, ululando
Diffindo! -
Stupeficium! - la rossa, la secchiona e il gigante Weasley comparvero dal nulla. La Potter aveva drappeggiato attorno al braccio esile un orribile mantello vecchissimo, e sembrava ridicolmente comica con quel vestito stropicciato che svolazzava a destra e a manca.
Ma il suo sguardo, come del resto quello degli altri due, era determinato e attento
Lily, Rosie, Hugo...ma cosa? - Hagrid era ricoperto di sangue come uno che avesse appena sventrato un cervo, e il cane sembrava muoversi sempre meno, ma i suoi occhi s'illuminarono di preoccupazione, gioia e sollievo, tutto contemporaneamente, magicamente.
Hagrid! - la Weasley si gettò in avanti, provocando un ringhio basso e soffocato al licantropo a terra. Il resto del suo branco era ancora lì, dimezzato ma non finito, in un'attesa troppo umana per essere reale. Cosa diavolo stavano aspettando? Poi si accorse della lama rotante che gli vibrava ancora accanto alla testa, e capì di aver ancora una scelta. Finché quella lama avesse potuto colpire a morte qualcuno di loro, o il loro capo, nessuno avrebbe attaccato.
Mosse l'argento accanto al corpo del licantropo che si agitava debolmente a terra, facendo schioccare le fauci insanguinate
Malf -
Shhh – sollevò la mano libera in direzione della ragazza, che tacque. Incredibile, il pericolo di morte riusciva a farla tacere! Beh, aveva testato già due metodi efficaci, in effetti.
In ogni altra situazione avrebbe sogghignato, ma la posta in gioco era troppo alta anche solo per respirare troppo.
Quando sembrò che la tensione fosse al culmine, un acuto e imperioso ululato li fece scattare come molle, mentre gli occhi gialli nell'oscurità sembravano voltarsi in direzione del richiamo.
Sono sensibili solo al richiamo di uno della loro specie – sussurrò, ovviamente, la Weasley – ma certo! Perché non ci ho pensato io? - camminò lentamente, ben attenta a non attirare troppo l'attenzione, mentre un violento frusciare di rami spezzati e tronchi graffiati li avvertiva che il resto del branco se la stava dando a gambe.
Il mannaro si agitò, si trascinò sul margine della foresta e si voltò verso Scorpius. I loro occhi, umani e disumani, s'incrociarono nella semioscurità, la luna che illuminava la radura e il vento che fendeva le fronde, intonando un canto inquietante e familiare. Scorpius abbassò la bacchetta, e la lama affondò nel terreno, falciando l'erba umida. Per un lungo istante l'altro sembrò sorridere. Ma non poteva. No?
Poi sparì, claudicante e sanguinante, verso il richiamo della sua specie.
COSA DIAVOLO ERA QUELLO? - il rosso Weasley parlò per la prima volta da quando erano arrivati, crollando seduto a terra con un tonfo – credo di essermela fatta sotto – Scorpius sollevò un sopracciglio
Come al solito Weasley -
Ma volete piantarla? - il tono della secchiona era perentorio, spaventato e stravolto, ma determinato. Indicò con un cenno del capo il gigante accasciato accanto al corpo del suo cane. Non sembrava messo troppo bene, osservò Scorpius mentre il torace della bestia si alzava e si abbassava quasi impercettibilmente.
In quel momento, un lento frusciare tra gli alberi li fece voltare all'unisono. Scorpius, avvertì il sangue caldo scivolargli lungo il braccio destro, ma strinse ugualmente la bacchetta fra le dita, in uno spasimo di adrenalina. Un attimo dopo, Teddy Lupin uscì zoppicando dalla foresta, il volto ricoperto di abrasioni, una spalla evidentemente fuori posto, e il passo di uno che non aveva avuto una bella nottata. Beh, benvenuto nel club.
Ovviamente la Potter gli si lanciò contro
Teddy! - l'altro si lasciò cadere in ginocchio, respirando affannosamente.
Dobbiamo portarlo da Katie. Presto – la Weasley sembrava l'unica, in quel gruppetto, a poter gestire razionalmente la situazione. Suo fratello sollevò senza fatica il mingherlino professore di Trasfigurazione, e se lo caricò in spalla, affiancato dalla Potter con la sua lacrimevole faccia da ragazzetta innamorata, e Rose Weasley, che dirigeva il tutto con sicurezza e precisione.
Un improvviso raggio di luce illuminò il terzetto, e Potter l'Incosciente si voltò verso di lui. Un attimo solo, poi tornò a stringere convulsamente l'orlo del mantello lacero di Lupin.
Scorpius si voltò verso l'imponente guardiacaccia, ancora chino sul suo altrettanto mastodontico cane, che sembrava terribilmente immobile.
Si chinò debolmente sull'animale, provando a muoverlo. Crono si voltò facendo rabbiosamente scattare le fauci, sofferente. Non era messo bene: aveva minimo due zampe rotte e la gabbia toracica incrinata...e perdeva sangue da una ferita allo stomaco dalla quale s'intravedeva decisamente troppo delle sue interiora.
Il Serpeverde respirò profondamente, serrando la mandibola. Il gigante sollevò lo sguardo su di lui, gli occhi lucidi che lo imploravano di non condannare a morte il suo coraggioso amico
Lui...è...? - il labbro gli tremò sotto la barba cespugliosa
Morto? - Scorpius imprecò fra i denti tentando di tener fermo l'animale che si dimenava, serrandoli attorno la sua bacchetta di betulla, soffocando il dolore sordo al petto e alla spalla - col cazzo che lo lascio morire adesso, coso – lo guardò – metti le mani qui – Hagrid obbedì, bloccando la testa e la schiena della bestia mentre lui impugnava la bacchetta. - Salazar aiutami...- implorò mentalmente. Pazzesco...lui, Scorpius Hyperion Malfoy, erede di una delle più antiche famiglie di Purosangue di tutto il Mondo Magico, che tentava di salvare la vita ad un cane vinto chissà dove da un mezzogigante fedele a Silente, e presidente del fan club di Harry Potter. Eppure Scorpius si appellò a qualsiasi cosa ci fosse in quel mondo, o nell'altro, e sussurrò – Epismendo -
Non ci fu nessuna luce bianca, nessun rumore di ali d'angelo o cori di giubilo. Solo il suono secco delle ossa che si rinsaldavano e della carne che si rimarginava, coprendo finalmente alla vista lo stomaco quasi squarciato dell'animale. E il respiro di Hagrid, che rallentava e tornava regolare, come quello di Crono, nuovamente capace di vivere, e il suo, che non ricordava nemmeno di aver trattenuto.
 
***
 
Katie non aveva esattamente fatto i salti di gioia quando li aveva visti lì, davanti alla sua porta, ammaccati, sudati e affannati, con Teddy che penzolava privo di sensi dalle spalle di Hugo.
Ma non aveva detto nulla; aveva indossato una vestaglia di lana e li aveva guidati fino all'Infermeria, dando disposizioni su come muovere Teddy e come accasciarlo su un letto immacolato
Da qui ci penso io – decretò tastandogli il polso e toccandogli la fronte, mentre esaminava tutte le sue ferite. Poi si voltò verso di loro – non vi chiederò cos'è successo perché non voglio saperlo. Tornate domani a fargli visita – sorrise – starà bene – gli scostò una ciocca di capelli dalla fronte e sospirò – coraggio, su, non voglio essere costretta a farvi pulire i bagni con lo spazzolino da denti... - Lily sarebbe voluta rimanere, ma lo sguardo risoluto di lei la costrinse a desistere.
Lasciò correre lo sguardo sulla sagoma addormentata di Teddy, e annuì debolmente, mentre Hugo le poggiava una mano sulla spalla, e Rose la guidava con delicatezza fuori dall'infermeria.
Quando furono nel corridoio, sentì le forze che l'abbandonavano. Si appoggiò istintivamente alla parete, respirando profondamente
Hei – Rose le cinse le spalle con un braccio – stai bene? -
Bene – annuì lei – devo solo...ho bisogno di un attimo – i suoi cugini la fissarono incerti e sospettosi. Poi si scambiarono un momento d'intesa, e le scoccarono un'occhiata esitante – sto bene. Davvero. Devo solo... - porse loro il Mantello dell'Invisibilità – io tengo la Mappa, non si sa mai – si sforzò di sorridere. Senza dire una parola, Hugo e Rose si coprirono con il mantello, scomparendo alla vista.
Con un sospiro, Lily si appoggiò al davanzale e lasciò correre lo sguardo sulla mattina ormai grigia profumata d'alba. Hogwarts sembrava tranquilla adesso. I lampi degli incantesimi sembravano essere stati solo un'illusione ottica, così come le grida dei professori che si dirigevano a grandi passi verso i cancelli, l'imponente corpo di Hagrid che accarezzava disperatamente Crono, il suo gigantesco cane dal pelo folto, e chinava il capo, sconfitto.
La maggior parte degli studenti era riuscita a raggiungere la sua Sala Comune senza particolari danni, e non era rimasto nessuno a tormentarsi nervosamente le mani. Alla fine la stanchezza aveva vinto sull'angoscia e la paura. Nessuno, tranne lei, aggrappata al parapetto, il vestito di tulle stracciato dappertutto, le ballerine dorate che quasi strisciavano sul gelido pavimento di pietra, e i capelli, fino a poche ore prima ordinatamente arricciati sulle spalle, che le ricadevano dietro la schiena in ciocche scomposte e arruffate. Avrebbe decisamente voluto piangere. Merlino se avrebbe voluto.
Si lasciò andare contro la parete, crollando a terra. Abbracciò le ginocchia piegate, e appoggiò la fronte dolorante alle mani intrecciate. Respirò, respirò e respirò finché non sentì il cuore tornare a battere regolarmente, l'adrenalina che lasciava lo spazio alla spossatezza e il sollievo. Teddy era vivo, si sarebbe rimesso presto. Tutto a posto, tutto maledettamente a posto.
E allora perché si sentiva come se si fosse appena Smaterializzata a testa in giù su una scogliera?
Lentamente, nel silenzio innaturale che precede l'alba, riecheggiò un rumore di passi, sempre più chiaro, sempre più definito.
Sollevò lo sguardo: Scorpius Malfoy era in piedi di fronte a lei, i calzoni di lana scozzese stracciati al ginocchio, la t-shirt leggera lacerata e insanguinata sul petto a mostrare un luccicante percing, e un rivolo di sangue che gli scivolava lento dal collo.
Si fissarono per un lungo istante, senza parlare. Le sembrò una vita.
Poi si lasciò cadere accanto a lei, allungando le lunghe gambe davanti a sé, e appoggiò stancamente la testa al muro. Il silenzio che li avvolgeva era rotto solo dal lontano gracchiare delle rane, il rilassante ma remoto sciabordio delle acque del Lago Nero, e il monotono stiracchiarsi del Platano Picchiatore, mentre la notte moriva, uno squarcio luminoso le fendeva il petto, e dalla ferita spuntava un raggio di sole nascente, rosa, idilliaco, pacifico. Per un attimo fu come se il mondo restasse col fiato sospeso, in attesa.
Alla fine la luce inondò il corridoio, ed entrambi lasciarono andare un respiro a stento trattenuto.
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Angolo della delirante autrice: buonaseeeeeeeera a tutti!!!!!
Eccoci qui per commentare nuovamente insieme il nuovo capitolo!!!
Ma questo NON E' UN CAPITOLO COME TUTTI GLI ALTRI!!!
Questo è il mio personalissimo regalo di compleanno a Giuls, la nostra meravigliosa Giuls!!!! Non ho potuto fare di meglio tesoro, mi dispiaceXD
E in suo onore non posso che chiarire una questione: NOBUOM IPLEAN CONGULS, la formula che pronuncia Scorpius, altro non è che l'anagramma di BUON COMPLEANNO GIULS^^ In questo modo i miei auguri resteranno impressi nella rete per sempreXDXD
Ti voglio bene cara...lo saiXD
 
I soliti ringraziamenti a tutti quelli che leggono, ricordano, preferiscono e recensiscono questa follia...vi amo*__*
E al Club dello Sclero Notturno che stanotte si riunirà senza di me perchè devo andare ad ubriacarmi ad una festa...ahahahahah...tutto per voi^^
   
 
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