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Autore: ElizabethLovelace    05/03/2006    4 recensioni
I Malandrini rimasti e chi è ora al loro fianco dovranno fare i conti con i ricordi divertenti e tristi del passato... le loro vite torneranno a intrecciarsi per decidere cosa fare una volta per tutte di ciò che è stato. La chiave? Elizabeth Lovelace... sospesa fra un passato ed un presente che Harry &Co. trovano indecifrabili: chi è, da dove viene? Come può essere... ciò che è?
Inserita quasi esattamente nel 5° e 6° libro della rowling.
GRAZIE per seguirmi ancora così tanto, prometto che oltre alle revisioni dei primi capitoli posterò prestissimo anche i tre conclusivi!!! Ma GRAZIE
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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***RIVEDUTO E CORRETTO***



Prima di tutto vi ringrazio ancora per commenti (Manny ma sei veneta pure tu? o.o la cosa delle uova di Pasqua mi ha fatta scompisciare!!!) e suggerimenti (Mixky risponderò al più presto alla tua mail, così parliamo di quell'ideuzza :p). Poi, delle precisazioni per me importanti.
Fin dall'inizio, Elizabeth per me non è mai stata una Mary Sue: non lo è per come la conosco, l'immagino io, e sto cercando al meglio delle mie possibilità (e del mio tempo, sinceramente) di non farla apparire come tale. Ho un'idea precisa di lei, e per quanto possa essere carina o brava o simpatica -anche se spesso senza volerlo, nel senso di buffa- non è una miss perfettina. Per nulla. Bessie vive su due livelli, da un lato ha quest'indole spontanea e solare, ed è affettuosa... dall'altro però non riesce ad essee liberamente nulla di tutto questo per via del peso che porta sulle spalle, per tutto quello che le è capitato e che ancora non sa bene come affrontare. Le difficoltà con Sirius prima e poi, le difficoltà con Lily prima, il perderla poi, le difficoltà con la madre, e via dicendo. Ha le sue debolezze, per esempio una discreta incapacità di starsene sola - anzi, non di starsene sola, ma di sentirsi sola. Sto cercando di mostrare tutto questo, non voglio un personaggio perfetto, non ne voglio nemmeno uno strappalacrime però. Anche la scena del salvataggio, quello in cui lei si sacrifica per salvare Sirius, è stata una scelta precisa perché non volevo calcare la mano sull'aspetto drammatico: ok, è triste e dai vostri commenti spero di aver reso la tristezza, però ho fatto apposta a descriverla tramite un resoconto, e un resoconto di Moody poi, per il contrasto che avrebbe fatto una descrizione così asciutta. Anche i commenti di Hermione, più soddisfatta per la scoperta che preoccupata per Bessie, o di Ron, che gongola per i complimenti... nessuno dei due sembra pensare realmente a lei, a quello che è successo. Forse Harry lo farà, e non voglio certo dire che a loro non importi di lei: il punto è che semplicemente quello che vivevo io era la malinconia perché solo lei, e chi era con lei, può capire cos'abbiano significato episodi del genere, mentre altri no; Hermione e Ron simboleggiano la vita che va avanti. E' solo la vita. E forse è Bessie, e con lei Sirius, che è rimasta indiero. Insomma volevo esprimere un sacco di cose, e però mi premeva non farle pesare: dovevo descrivere l'atto eroico di Bessie, ma non volevo farla passare per un'eroina. E' coraggiosa e ama, ma è anche incosciente come una bambina, è anche egoista quando vuole che Sirius cerhi in lei quello di cui ha bisogno, è ingenua... non so se riesco a spiegarmi, è un papiro e vi domando scusa, ma vorrei che da oggi in poi mi aiutaste anche voi a non rischiare mai di rendee Bessie una Mary Sue. Perché non lo è. Ci saranno dei momenti drammatici, ovviamente, vista la base, ma...
Uhm, buona lettura. Grazie per la pazienza =_=




Natale, 14.


24.
Nonostante la Umbridge, nonostante le difficoltà, nonostante l'incidente del signor Weasley Natale era giunto anche quell’anno. Le decorazioni pendevano da tutte le pareti, dando alla casa una bizzarra aria ibrida tra il nero ed il rosso, ed un grosso albero in un angolo del salotto faceva mostra della più grande varietà di decorazioni natalizie mai esistite sulla faccia della terra; un paio di biscotti tra quelli legati con del nastro erano però sospettosamente monchi.
“Sei sicura, vero?”
“Io non -- zitta!”
“Guarda che sei tu a farfugliare!”
“Credo -- anche tu, diamine! Gli addobbi ci sentiranno,” aveva protestato cauta. “Ti sei lavata le mani?”
“Cos’è, un modo per scoraggiarmi?”
“TONKS!!!”
“Le mie mani vanno bene”, aveva assicurato.
“Non sognare.”
“Proprio oggi?” aveva obiettato Tonks. Si era soffiata rumorosamente il naso. “Lo sai che ore sono, Bes? Come puoi pretendere che mi sia passata il filo interdentale e pettinata con la riga a quest’ora?” aveva brontolato.
Bessie aveva fatto uno sbuffo come per trattenere una risata.
“Pettinata con la riga”, aveva ripetuto scuotendo la testa. “Pettinata con la riga.”
“Nks!”
“Pettinata con la riga... non ho proprio niente da dire a questo punto.”
“Oh, insomma! I miei capelli non sono proprio così -- no? Voglio dire, spaventosamente e indistintamente...”
“...E inquietantemente...” le aveva fatto eco Bessie. Tonks l’aveva spinta giù.
“Donna ingrata. Donna irrecuperabilmente ingrata. Per chi si è alzato questo spaventapasseri spettinato e inquietante, mmh? Mmmhh??”
“Per i regali?”, aveva tentato Bessie sbattendo le ciglia come un animaletto irresistibile.
“È rivoltante,” l’aveva informata Tonks. “Sai.” Lei si era corrucciata.
“Questo non è di buon auspicio. Sai.”
Tonks e Bessie, girando a orari improponibili per le stanze di Grimmauld Place numero 12, avevano pensato bene di alzarsi prestissimo per preparare la colazione per tutti... tralasciando però di calcolare la proverbiale insonnia lupesca di Lupin, il quale le aveva raggiunte mentre schiamazzavano a voce più bassa possibile... cioè medio-alta, in pratica.
"E voi che ci fate qui?" aveva domandato vagamente sospettoso.
"Non fare quella faccia, Remus. Volevamo solo preparare da mangiare per tutti, e tu ci hai rovinato la sorpresa!"
"Oh..." si era lasciato scappare un mezzo sorrisetto verso Tonks "Oh. Se si tratta di questo, meglio che vi abbia raggiunte in tempo. Molly avrà protetto persino la cucina con chissà quali incanti, per via di Fred e George... evitate di rischiare il caos proprio nel suo regno, mh?" e se n'era andato fischiettando.
Bessie aveva pestato i piedi per terra: "Ma è ingiusto! Io voglio rendermi utile!"
"E chi ti dice che non lo farai, Betsy?" le aveva sorriso maliziosa Tonks. In effetti sapevano bene che stavano per agire ugualmente.
"Maledetta Grifondoro testarda!" le aveva replicato lei ridendo, imitandola con precisione.
Cinque minuti più tardi Bessie era immersa in una complessa spiegazione di una qualche pietanza da preparare con un uovo. O due uova. O qualche uovo in più.
"Bene, proviamoci”, si era convinta Tonks. “Dimostreremo loro che non ci serve la magia!"
"Ti faccio vedere" aveva proposto Bessie speranzosa, arrotolandosi fino ai gomiti le maniche della veste; l'uovo, tuttavia, appena uscito dal guscio le era scivolato per l'entusiasmo tutto intero sopra lo zucchero.
“Ach!”, aveva imprecato.
Ach?”, aveva ripetuto Tonks guardandola. Lei aveva alzato le spalle.
"Questo significava Oh Pluffa ho sbagliato, vero?" aveva commentato l'amica portandosi una mano alla fronte.
"Mrhm..." era stata la cavernicola risposta di Bessie. “Sta zitta. Sta zitta sta zitta sta zitta, oh, tutto questo è orribile. Credevo di potercela fare: pensavo che ci sarei riuscita. Dovrei tornare a letto e fingere di non essere mai passata di qui.”
“Ci sono testimoni,” aveva schioccato la lingua Tonks. “Sai -- Moony. Ci sono dei Moony. Mi dispiace. Ne vuoi parlare Bes?”
“Di questo?”, aveva protestato lei indicando la ciotola.
“No. Di quello.
“Oh, no” aveva replicato lentamente. “Oh no no no no. Non ci sto pensando, sai. Sarebbe patetico. Sarebbe più che patetico.”
“Mi è stato affidato il compito di prendermi cura di te,” l’aveva ammonita Tonks puntando l’indice verso il tetto. “Ordini maledettamente superiori. Non dovresti rifiutare.”
Bessie aveva rovesciato la testa all’indietro per guardare verso l’alto, come se i suoi occhi potessero oltrepassare il soffitto ed il tetto e poi ogni nuvola. “Non è divertente, sai, Caradoc. Non avevate proprio niente di meglio?”, aveva gracchiato. Tonks aveva cercato di sgridarla con un buffetto, provocandole l’ennesimo taglietto alla guancia.
“Ahi! Ma allora è un vizio”, aveva protestato.
“Punizione divina,” aveva asserito l’altra imperturbabile mentre cercava di pulirle il filo di sangue, strisciandoglielo di conseguenza per tutta la faccia. Bessie aveva fatto una smorfia.
“Tonks... fortuna che non eri tu.”
“Bes, Bes, ti ho fatto più male di quanto credevo? Ti ho colpito in qualche punto basilare, magari sei un androide e non me l’hai mai detto? Voglio dire -- userò parole semplici. Niente ironie gingillose o troppe virgole o -- lo capisci che la tua frase non aveva alcun senso, vero?”
“Mi riferivo all’essere una guaritrice,” aveva ghignato lei. “Questa cosa mi delizia.”
“Quale cosa, questa?” aveva domandato sbaolrdita indicando l’uovo rovesciato.
“Oh, no. Tu.”
“Attenta, potrei montarmi la testa. Diventerei un grosso involucro di panna agitata con la frusta e mi troveresti ad attenderti in camera tua con addosso solo un pon pon tra i capelli.”
“Prima o dopo la riga?” Bessie aveva scosso la testa. “Che ne faccio?”, era tornata a riferirsi all’uovo.
“Ho ragione. Lo sai che ho ragione.”
“Sui pon pon?” aveva tentato lei. E poi Tonks l’aveva controllata ed aveva visto qualcosa incrinarsi nei suoi occhi, e i suoi occhi erano enormi, erano straordinariamente enormi anche per essere occhi enormi; aveva sentito una specie di fitta al centro del petto, tra le spalle, ed era stata breve, lancinante e pruriginosa. Si era sentita come un bambino che ha appena rotto il vaso più bello della casa.
“Cazzo. Cazzo. Cazzo,” aveva ansimato stringendo forte Bessie che aveva ancora parti di uovo in mano che le erano finite sulla faccia. “Ne verremo fuori. In qualche straordinario modo ne verremo fuori.” Non sapeva se restare in piedi o mettersi a sedere, si era chiesta se questo avrebbe potuto cambiare qualcosa. Era una specie di momento terrorizzante, molto peggio di una qualsiasi ricognizione di Mangiamorte perché Bessie stava tentando di sorridere, e Tonks non avrebbe augurato a nessuno di vedere Bessie tentare di sorridere. “È tutto a posto,” aveva asserito per convincere se stessa. “Non volevo fartici pensare. Lo so che avevi un tuo rifugio, e--” e io ci sono entrata buttando giù la porta con le scarpe piene di fango, aveva pensato. “Ma almeno adesso dovrai guardare fuori, no?” Non era sicura che fosse la cosa giusta da dire. Non era neanche sicura che ci potesse essere una cosa giusta, a quel punto.
“Uhm,” aveva commentato Bessie pacatamente. Aveva annuito, e Tonks aveva soffocato un’imprecazione. “Sì. Dovrei considerarlo.”
“Mi spiace,” aveva mormorato Tonks. “Per il fango. È stata una cosa stupida.”
Aveva nominato il fango: forse Bessie avrebbe pensato che era fuori di testa. O forse avrebbe capito lo stesso.
“Sai di uovo,” aveva annunciato Bessie. “È una situazione un po’ idiota per tutto quello che stai cercando di fare, sapere di uovo.”
Poi, improvvisamente, era caduta a sedere sul pavimento della cucina. Era un freddo pavimento della cucina il 25 dicembre, però lei ci era andata a finire comunque. “Sa di casa, questo tuo puzzare di uovo. È bello” aveva mormorato, e Tonks non capiva perché allora le sembrasse così sull’orlo di piangere. Si era inginocchiata di fronte a lei per cercarle gli occhi mentre qualcosa di morbido aveva fatto splat sotto la sua gamba. Non che le importasse davvero.
“Bes...” aveva provato.
“Oh, è così stupido. Così -- stupido! Ho pensato -- è Natale. Non ho mai passato un Natale -- quanti ce ne saranno ancora? Saremo tutti insieme al prossimo o sarà semplicemente così,” aveva schioccato le dita, “non dovrò chiedere a James se ha preso un regalo decente per Lily e non dovrò bloccare i ragazzi prima che buttino giù le pareti coi loro latrati natalizi o -- credo che Remus si sia ferito ad un braccio, sai. E mi è sembrato di impazzire. Voglio dire, magari ha soltanto sbattuto contro il comodino. Magari Sirius non finirà col fare qualcosa di molto, molto stupido a forza di starsene rinchiuso qui dentro a litigare con se stesso, e -- sono i migliori che abbiamo, probabilmente. Devono andare. Devono fare quelle cose. Anche James e Lily erano i migliori, e improvvisamente questo significa qualcosa di così schifosamente diverso dalle definizioni del vocabolario!”
“Cristo,” aveva detto Tonks inginocchiata lì davanti. Aveva sentito una macchia calda allargarsi tra quella gamba ed il pavimento, ed avrebbe voluto essere premurosa e tenera ed accorta, ora che ne aveva la possibilità. Lily lo sarebbe stata – sapeva che lo sarebbe stata. “Sta zitta,” aveva ingiunto invece. “Mica posso farti smettere di blaterare baciandoti in bocca come avrebbe fatto Sirius. Cioè -- sta zitta.”
“Era -- potresti forse -- mordermi?” aveva suggerito Bessie, e il suo sguardo era tornato ad assumere un’intensa sfumatura biricchina.
“Accidenti,” si era lamentata Tonks. “Non cambierai mai. Mi sfotteresti vedendomi in punto di morte! Mi sento come se fossi in punto di morte.”
Smettila di dirlo, aveva pensato Bessie. Smetti di parlarne. Non voglio pensarci, non voglio che sia -- reale.
“Hai ucciso il mio cervello,” l’aveva informata con noncuranza. “ Questo -- dovrei buttarlo. Ti avevo specificato che non ci andava l’albume.”
“Perché guardi me? Sei stata tu a metterlo!”
“Si è messo da solo. Tuorlo,” aveva sospirato. “Tuorlo. Voglio solo il tuorlo. Che faccio, lo butto?”
“Ma no dai, aspetta!” si era alzata ed il suo ginocchio aveva fatto splitch staccandosi dalla mattonella. Se non fosse stato per quel ginocchio, forse prima ce l’avrebbe fatta. “È un peccato... proviamo ad aggiungerci della farina, come in una di quelle paste per torte!”
“Ma noi non sappiamo come si preparino gli impasti per le torte, e poi non stiamo facendo una torta!” aveva protestato Bessie, angosciata all'idea dell'amica che si dava agli esperimenti – e di chi avrebbe usato come cavia. “E poi quella farina Molly la vuole usare per la sua ricetta speciale!”
“Hm-hm,” aveva fatto Tonks aprendo il pacco della farina.
“Lo sai che la vuole usare per la sua ricetta speciale, vero?”
“Hm-hm,” aveva annuito l’altra senza dare segno di volersi fermare. Bessie aveva lanciato le braccia in aria.
“Questo, a meno che tu non gliela finisca per qualche stupido-- stupido--”
“Hm-hmmm,” aveva ripetuto lei, radiosa. Bessie aveva lasciato andare un gemito.
"Dai, non fare la difficile! Ci arrangeremo ad occhio... non sarà impossibile di sicuro! Ecco, lascia fare a me..." aveva aggiunto una manciata di farina, mescolandola energicamente e successivamente raccogliendone una parte in un cucchiaio che aveva porto a Bessie: “Assaggialo!” aveva concluso trionfante.
"Tonks..." Bessie, incerta, aveva deglutito.
"Coraggio, Betsy, prima che si sveglino!"
"Senti, Tonks..." l'aveva supplicata lei "hai avuto tredici anni di tempo per farmi fuori, perché proprio adess--?" Non era riuscita a completare la frase. “Gohfh mughl anghth ah!” era stato, a rigor di cronaca, l’unico modo.
"Buono?" Le aveva domandato l'altra, speranzosa.
"Anchorhah farh...ih.. nah."
"Oh, diamine. Va bene!"
Tonks aveva aggiunto.
Bessie aveva assaggiato.
Tonks aveva riaggiunto.
Bessie aveva riassaggiato.
Tonks aveva pensato di aggiungere il suo ingrediente segreto.
Bessie aveva sudato freddo. Ormai non c'erano dubbi: la sua migliore amica stava tentando di ammazzarla. Chissà quando sei passata con Voldemort, cara Tonks. Forse per via dello scherzo del budino? O è stato quando ti ho nascosto gli slip nella cartella di John Riley?
"Senti Tonks, è immangiabile, davvero..."
"No, no, possiamo ancora ricavarne qualcosa di buono... se solo ricordassi cosa aggiungeva mia madre in questi casi..."
"In questi casi? Oh, ora capisco da dove viene tutta la tua abilità culinaria! E' una dote di famiglia!" aveva riso Bessie. "Ascolta Dora, quella cosa è terribile: se la lasci seccare probabilmente abbiamo creato il cartone!"
"Oh..." Tonks si era afflosciata. "E va bene allora! Che ne facciamo?"
"Mah, non so... cerchiamo dei sacchettini..."
"Dei sacchettini? Per venderli al mercatino, Betsy cara?"
Tonks aveva inarcato un sopracciglio perplessa, ma Bessie senza badarle aveva aperto uno sportello per cercare febbrilmente qualcosa che facesse al caso loro prima che gli altri si accorgessero della loro disfatta.
"E' tardi, è tardi," mormorava. La fretta di risistemare, tuttavia, l'aveva portata a sbattere l'anta contro la pendola magica che la signora Weasley si era portata da casa e che aveva preso a suonare a più non posso. DONNN DONNN DONNN, faceva. DONNN. Bessie, tra gli scampanii che la scuotevano tutta aveva osservato con terrore il vetro incrinato dell'orologio, mentre Tonks scoppiava a ridere senza più controllare ciò che stava facendo, spargendo abbondantemente intorno a sé la farina che ancora rimaneva nella ciotola che teneva in mano.
"Dio Tonks, guarda!" l'aveva richiamata all'ordine disperata. "Che macello!"
"Oh oh oh" rideva lei, senza riuscire a fermarsi "Hai ragione Betsy, qui bisogna pulire..." aveva sollevato la bacchetta.
Bessie aveva vanamente tentato di lanciarsi verso di lei, urlando un "No!!!" che tuttavia era giunto troppo tardi.
Le pareti erano rimbombate come per un esplosione, e non appena le due ragazze si erano riprese avevano potuto constatare di essere completamente colme di quel loro terribile intruglio.
Bessie aveva le lacrime agli occhi, e come se non bastasse aveva sentito i passi di Lupin avvicinarsi.
"Che succede, ragazze?”, aveva chiesto prima ancora di raggiungerle.
Pareva allarmato. Si aspettava che andasse loro incontro arrabbiato, di sicuro urlando che le aveva avvertite -- beh, in realtà no. Non alzava mai la voce, Remus. Probabilmente non l'avrebbe fatto nemmeno se ne fosse andato della sua stessa vita: ecco, magari di quella di qualcun altro...

Cinque minuti più tardi Bessie era assolutamente, meravigliosamente convinta del fatto che la magia esisteva.
"Guarda che lo eri anche prima," le aveva fatto notare Tonks.
"Oh, sta zitta Tonks!" aveva replicato lei, le lacrime agli occhi per la gioia. "Non mi guastare questo irripetibile momento in cui ringrazio il cielo per aver creato Remus Lupin! Dio santo, guarda questa cucina! E'... è... è..."
"Pulita," aveva concluso l'altra.


24.
Durante la colazione la maggior parte delle persone aveva già aperto i propri pacchetti. Bessie, tuttavia, seguitava a fissarli tutti di sottecchi, gongolando. Sirius aveva scambiato degli sguardi timorosi con Lupin e Tonks.
"Vi aspettate lo stesso che temo io, vero?”, aveva biscicato. Gli altri due avevano annuito gravemente.
"Che cosa? Di che parli, Sirius?" aveva domandato Harry, sbucando dal suo maglione nuovo, regalo della signora Weasley.
"Di quel -- oh Elizabeth, l'hai fatto anche quest'anno, vero?"
"Naturalmente!” gli occhi di Bessie scintillavano mentre correva a prendere un enorme sacco e lo trascinava a fatica per raggiungere il tavolo. Con un sospiro Lupin l'aveva aiutata con un lieve Locomotor, mentre Sirius rivolgeva a lui lo stesso sguardo supplichevole. I ragazzi, invece, erano eccitati.
"Beh, ecco a voi Elizabeth Lovelace, la fanatica dei regali!" pareva rassegnato.
"Regali?" aveva esclamato Ron, alzandosi in piedi ed indicando il sacco "Vuoi dire che lì dentro ci sono degli altri regali?"
"Naturalmente!" aveva ripetuto lei, sfavillante.


Dal diario di Elizabeth: regali per quest'anno.

Arthur Weasley: juke-box babbano con tipiche canzoni babbane (è anche un portaoggetti per nascondere alcune babbanate dalle grinfie di Molly).
Molly Weasley: Il libro dei Trucchi in cucina... riordina, smacchia, è praticamente introvabile!
- In effetti era di sua madre, e la signora Weasley si era anche commossa nel riceverlo.
Hermione: Tappeto blu-notte alto e fitto, se gli gridi contro "Lumos" mostra tutte le costellazioni... così non si perde la parte bella di divinazione! (creato da me)
Ron: Crema cambia-lineamenti, la metti e puoi giocare con la tua faccia meglio di Tonks! Così la pianta di tormentarla ogni due minuti...
Ginny: Bolle che si solidificano intorno agli oggetti creando attorno una pellicola che riflette tutti i colori come un prisma, se esposta al sole (vecchia formula di Lily)
Fred e George: (idea fantastica) Scatola vuota, dirò loro che il contenuto è stregato e devono capire come fare ad ottenerlo... li lascerò tutto il giorno a provare quando in realtà il contenuto sarà al sicuro sotto il loro cuscino, e non lo troveranno fino a sera (ingredienti per il loro scherzi, con il seguente bigliettino "Questa volta lo scherzo l'ho fatto a voi!") --> attendersi vendette? Dire a Molly che il regalo è un fumetto in 3D
Tonks: Sfera spargi-neve (che non bagna e non sporca) per muoversi in silenzio durante i lavori per l'ordine, attutisce i rumori. Magari ce la fa!
- Tonks glie l'aveva lanciata contro la testa, gridando di restituirle la sua favolosa collana, mentre la rincorreva.
Moody: Bottoni lucida-occhio. Basta appoggiarcelo sopra e viene pulito, ci ho lavorato tre mesi perché non spruzzasse in faccia!
Charlie: scacchi a forma di draghi che, quando mangiati, si abbrustoliscono. Favolosi! Spettacolari! Quasi quasi me li tengo.
Bill: braccialetto di pelle che può diventare una bacchetta temporanea (si carica stando vicino alla vera, poi all'occorrenza s'irrigidisce). Molto rock!
Silente: babbucce di lana termiche (regolano a piacere la temperatura interna ed il colore) + trespolo termico intagliato per Fanny. (fatti da me)
Severus: catenina d'argento con ciondolo neroverde porta veleni.
- Harry aveva deglutito, nel sentire di cosa si trattasse.
Dobby: fazzoletto ricamato, da taschino (ricamato da me!) - "Oh, Bessie!" aveva esclamato Hermione, sognante.
Kingsley: piatto d’argento raccogli-promemoria, li attira con una calamita così non svolazzano tutte le volte che mi scordo di raccoglierli......
Hagrid: toeletta completa, shampoo, gel, spazzola, profumo. Anche un guinzaglio da drago per Thor... grazie Charlie!


"Questo... questo invece è per te, Harry." Con una certa emozione Bessie gli aveva consegnato un lucchetto in ferro battuto, dall'aspetto in verità vecchio e consunto. “Non ho avuto cuore d'impacchettartelo.” In effetti l'unico abbellimento apportato era un grosso fiocco rosso. Era molto grosso e molto vecchio, e la ruggine lo rendeva ancora più ingombrante. Harry l'aveva rigirato tra le mani, cercando educatamente di nascondere la sua delusione.
"Oh... wow! Voglio dire... grazie, Bessie! Mi... mi serviva!"
Bessie aveva sorriso con indulgenza. "Quello è il primo regalo che mi ha fatto tuo padre."
L'espressione di Harry era mutata radicalmente. “Davvero?”, era sussultato.
“Davvero?”, gli aveva fatto eco il signor Weasley con aria interessata.
“DAVVERO?!” aveva urlato Sirius alle loro spalle.
"Sì. C’è stato un periodo a Hogwarts in cui una ragazza m'infastidiva spesso e mi rubava le mie cose. Così lui mi regalò un lucchetto... quel lucchetto, che risponde soltanto alla voce del proprietario."
Harry se l’era rigirato tra le mani con emozione, attento a non staccarne la minima fogliolina di ruggine. “Bessie...” aveva commentato un minuto dopo, quando aveva riacquistato la voce. “E' un regalo bellissimo...”

"...Ora tu, Remus. Ecco--"
Remus Lupin non era un tipo molto incline allo spirito natalizio, non lo era mai stato. Era, tuttavia, da sempre incline a tutto ciò che riguardava i suoi amici. Il che significava, suo malgrado, che Sirius e Bessie erano compresi nella definizione anche se questo il più delle volte gli provocava incontri ravvicinati e dolorosi con i guai.
“Un’altra vittima?”, aveva mormorato. L’entusiasmo di Bessie era però instancabile, saltellava verso di lui con quel sacco che ora era mezzo vuoto e poteva trascinare da sola, ed era così teneramente improbabile in quel vestitino troppo leggero a fiori e quegli stivali troppo militari ai piedi -- ora che li guardava bene, Lupin si era accorto che erano di Sirius. Ecco perché gli erano sembrati grandi: erano i suoi vecchi scarponi, quand’erano a Hogwarts li avrebbe portati anche sotto la doccia. Forse, un giorno, ci aveva provato. Doveva essere difficile correre con quelli addosso. Con la coda dell’occhio aveva cercato Sirius, e anche lui doveva averli riconosciuti perché il suo sguardo era fisso verso il basso. Non aveva sentito dire che fosse stato arrestato scalzo.
Aveva riannodato il filo dei pensieri, tornando alla combinazione modaiola così improbabile che si aspettava un regalo altrettanto improbabile, e si era sistemato a sedere ben dritto per prudenza.
Non senza fatica Bessie aveva invece estratto dal sacco ormai floscio un nerissimo, enorme peluche di lupetto. “Ce l'ho da un mese, e l'ho tenuto stretto a me la notte per tutto questo tempo perché diventasse qualcosa di mio!” Gli si era avvicinata, porgendoglielo mentre lui la guardava con aria interrogativa e bisbigliandogli: "So che per te è dura, Remus... le leggi sugli ibridi, e tutto il resto, e so che quando hai saputo... che sapevo... beh, ecco, io... volevo dirti che ti adoro proprio così come sei!"
Lupin aveva sorriso; Harry aveva ripensato alla discussione dei mesi precedenti... e prima che l'uomo potesse reagire lei gli aveva indicato la cerniera sulla pancia del lupacchiotto.
"Non... non c'è l'imbottitura qui?"
Bessie gli aveva strizzato l'occhio. "Aprilo."
All'interno, accuratamente ripiegata, stava una letterina che Bessie aveva scritto a Babbo Natale.
"La data... risale al nostro ultimo anno a Hogwarts!" aveva commentato lui, incuriosito.
"Chi diavolo è Babbo Natale?"
Mentre Hermione spiegava pazientemente a Ron l'origine di quella leggenda babbana, Lupin aveva aperto il foglio per leggere.

*Caro Babbo Natale,
ho sentito parlare di te da Lily ma non conosco bene la tua storia per sapere se ci sei anche per noi, o se hai tempo di provvedere anche a regali difficili come quello che ti sto chiedendo... ma se puoi, per favore -- mi piacerebbe che Remus per una volta facesse quello che vuole, che davvero desidera, e non soltanto ciò che è giusto fare!
Grazie per il tuo tempo, o per il tentativo. Sarà dura, ma se non puoi tu... chi vuoi che ce la faccia?
Elizabeth.*

Lupin, sollevando lo sguardo dalla pergamena visibilmente commosso, aveva prima di tutto cercato Sirius, che manteneva le palpebre abbassate per metà con aria cortesemente indifferente. Aveva preso la mano a Bessie; non l’aveva abbracciata, le stringeva quella mano mantenendo le distanze come per sentirsi sicuro. Lo sguardo che aveva, però, le annullava in un colpo. Era rimasto fermo per talmente tanto tempo da guadagnarsi un ululato dei gemelli, e Sirius aveva fatto una risata soffocata come un latrato riuscito male. Harry aveva riflettuto impensierito che avrebbe finito per soffocarsi con la sua stessa lingua.
Pareva quasi che non avesse più intenzione di lasciarla andare.
“Tu... sei -- sei tu, Eliza. Grazie,” le aveva mormorato poi, incapace di aggiungere altro. A Bessie era bastato guardarlo negli occhi.

Appena si erano lasciati Lupin si era guardato intorno sospettoso: Sirius aveva sempre avuto un’insana predilezione per il vischio con tendenze assassine, e quello secondo lui avrebbe anche potuto essere un ragionevole momento per liberarne un esemplare ed aizzarlo contro di lui. Quello strano silenzio poteva essere una decisa conferma.
Magari non lo farà. Magari ripenserà a tutte quelle ore che per sette anni ho trascorso sui libri per riuscire ad ottenere quegli stessi voti alti che lui e James avrebbero ricevuto praticamente senza sforzo, e si sentirà un po’ in colpa. O magari sarebbe stato impegnato come lui a controllare lo strano comportamento di Bessie.
In effetti, aveva pensato Lupin, controllare gli strani comportamenti di Eliza è una specie di lavoro a tempo pieno. Dopo tutto quello che era successo si preoccupava per lei più per come si occupava di Sirius che per lei di per sé. Siamo così stupidi, aveva pensato. Sirius e James hanno sempre finto di trovarlo divertente. Be’, non è che non lo trovassero divertente davvero, rischiare di spezzarsi l’osso del collo e combattere e correre e strisciare, ma è -- era il loro modo di prendersi cura di noi. Ridere forte per non lasciarci lo spazio per pensare che anche loro, a volte, potevano aver paura. Siamo così stupidi. Per questo ho sempre dovuto occuparmi di tutti loro: c’è sempre del lavoro a cui non pensa nessuno su quelli che si occupano di quelli di cui bisogna occuparsi..
Bessie, intanto, sembrava cercasse di evitare gli sguardi di chiunque. Si era pulita le mani sulle gambe come se fossero state ancora sporche di farina, rovesciando palmi e dorsi.
Sorridendo con aria impegnata aveva borbottato ad Hermione: “Oh, già... posso chiederti il favore di portare questi regali a scuola? Dunque, c'è quello per Silente, per Severus, per Hagrid... ah, ecco qui quello per Dobby. Questi no, sono i pensierini per gli altri dell'Ordine... Bill, li affido a te, eh?” aveva disposto di fronte al ragazzo un'ordinata fila di piccole confezioni regalo. "Oh, che sciocca! Quasi scordavo!" Si era battuta una mano contro la tempia, andando a rovistare nel fondo del sacco ed estraendone l'ultimo pacchetto, avvolto in una carta arancione. "Questo... è per il vostro amico Paciock."
Ron aveva strabuzzato gli occhi. "Paciock? Tu conosci Neville?"
“Conosco sua nonna. E conoscevo... conosco i suoi genitori,” aveva spiegato con semplicità. “Non ho più avuto occasione di incontrare nessuno della sua famiglia, ma...” aveva sorriso “abbiamo avuto molto in comune, io e loro; così mi sono tenuta informata sul ragazzo. In ogni caso non è niente di che... soltanto una nuova ricordella!” aveva concluso brevemente. Ron aveva afferrato il pacchetto dalle sue mani.
“Bene... è tutto, no?” la voce le tremava appena, ma seguitava a darsi da fare come un ciclone, cosicché probabilmente nessuno tranne Lupin e Sirius si era accorto che l'unica persona a cui non aveva consegnato un regalo era Sirius stesso. Entrambi erano tuttavia troppo beneducati per farglielo notare, così il mancato ricevente si era limitato ad osservarla con curiosità. Bessie sembrava tarantolata. Spostava oggetti, borbottava qualcosa, faceva una battuta forzata, tornava a spostare gli stessi oggetti di prima; raccoglieva le carte nel sacco, poi tornava a tirarle fuori per ripiegarle. Alla fine Sirius le si era avvicinato, posandole una mano su una spalla: “Elizabeth... va tutto bene?”
Lei si era immobilizzata come se avesse appena ricevuto un pugno. Senza preavviso era scoppiata in singhiozzi, lasciandolo costernato. “Io... oh Sirius, Dio Santo, mi dispiace! Mi dispiace! Ci ho provato, ho cercato tante di quelle cose che... più di tutti, ma non sono riuscita a... a...” non aveva nemmeno completato la frase, prima di correre a chiudersi in camera sua lasciandoli tutti a bocca aperta.
“Ma che diamine...?” era stata la reazione di Tonks, rimasta con la brioche che stava per inghiottire a mezz'aria. Poi aveva scosso il capo. “Già”, aveva mormorato.
Lupin aveva fatto un cenno d'intesa a Sirius, alzandosi dalla sua sedia per raggiungerla. Cinque minuti più tardi era però di ritorno, un’espressione stranita dipinta sul volto.
"Senti Sirius, io credo che dovresti andare di là... a vedere."
Sirius gli si era avvicinato con aria interrogativa, ma Lupin si era limitato a scuotere il capo.




  
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