~ No ~
Aveva
detto di no. Senza esitare, con voce ferma e sicura. Lo aveva urlato oltre la
porta di mogano e lui lo aveva sentito chiaramente. Gli entrano entrate dentro
quelle due lettere e lo avevano colpito, senza pietà, nell’orgoglio. Eppure
facevano più male, molto più male, di qualsiasi altro rifiuto che aveva
ricevuto nella sua vita. Come se si fossero incastrate nel suo corpo e
continuassero a ferirlo dall’interno, echeggiando ininterrottamente nel suo
petto.
“Non
guardarmi con quegli occhi.” sbiascicò con rabbia.
La
sua voce non era che un sussurro nel lungo corridoio. Mrs.
Bric voltò la testa dall’altra parte.
“Lo
so cosa stai pensando. Che sto rovinando tutto, che io rovino sempre tutto. Che
la maledizione sta per diventare eterna e che lei è l’ultima possibilità che ci
è rimasta. Ma nonostante questo… sembra che non riesca a capirlo, che sia lo
stupido ragazzo di un tempo… che io ci sappia solo giocare con le ragazze… che
io ci abbia sempre giocato!” vomitò le parole contro la vecchia teiera senza
filtri, odiandosi per l’immagine che aveva mostrato a tutti di se stesso.
“Padrone,
non dica così.” intervenne Lumière illuminando il suo volto con un braccio.
“Questa volta non è come tutte le altre.”
“Infatti…”
“Eppure
sembra che non si stia impegnando abbastanza.” sbottò la teiera imbronciata.
“E’
facile dirlo quando si è madre.” Quando non ci si vergogna di se stessi, ma
quando si ha paura di quello in cui si è diventati, è diverso. “L’amore è
facile per voi.” aggiunse come se la sua diversità giustificasse la sua
incapacità. Perché siete stati in grado di provarlo, senza soggiogarlo, senza trasfigurarlo
in altri sentimenti. Avrebbe voluto aggiungere, ma dalla sua bocca non uscì
nemmeno una sillaba. Sapeva cosa stavano sopportando tutti per colpa sua.
Sapeva che era in debito con loro per l’esistenza a cui li aveva condannati. Forse
non avrebbe potuto salvare sé stesso, forse lui non ci avrebbe nemmeno provato
se non fosse stato per il rimorso che lo divorava. Gli erano stati vicino,
nonostante il suo aspetto, nonostante il suo carattere. Non lo avevano
abbandonato. Da quando tutto era cambiato erano diventati la sua famiglia e lui
si era ripromesso di fare tutto il possibile per aiutarli. Ma c’era qualcosa
che era più forte della sua volontà, che non riusciva a contrastare. In fondo
era una bestia, lo era sempre stato. E l’unica cosa che avrebbe voluto fare
ora, dopo il no della ragazza e le critiche di Mrs. Bric, era digrignare i denti e ringhiare. Liberarsi.
Non
era in grado di dirlo a parole, esprimere i propri sentimenti per lui non era contemplato. Era fatto per
tenersi tutto dentro. Dentro di lui le cose marcivano, come marciva il castello
che lo circondava.
Era
un pozzo di desideri, passioni e sentimenti, intrappolati.
E
lei non era altro che una ragazza come tante, una che se lo avesse conosciuto
prima lo avrebbe supplicato di concedergli un tale privilegio.
“Dovrebbe
imparare anche lei ad amare.” lo accusò Mrs Brick. Poi saltellò fino alla fine del corridoio e svoltò a
destra infuriata seguendo il tappeto rosso, senza lasciargli la possibilità di
protestare.
La
luce delle candele di Lumière si affievoliva lungo le pareti di pietra
ricoperte da arazzi, segni di un antico splendore. Si affievoliva come la forza
del principe di rispondere alle accuse dei suoi servitori. Lui non aveva
bisogno di loro per convincere una ragazza ad accettare uno stupido invito a
cena. Non ne aveva mai avuto bisogno. Ma questo era prima, prima che fosse
troppo tardi.