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Autore: LadyOrlando    19/06/2011    4 recensioni
Allora in questa storia sono presenti alcune celebrità, prima fra tutte Mika e Jamesa Franco- come personaggio secondario-.
Dal primo capitolo:
"“Voglio dire che potremmo contattare qualche cantante famoso per scrivere una canzone, così poi potrebbe lanciarla come singolo e tutti direbbero : “Oh questa è la canzone del film the intellectuals”. Cosa ne pensi?”.
“Ho capito, ma sai è difficile trovare un cantante o una cantante adatto al nostro film. Noi parliamo di… disadatti, nerd, ragazzi che non sono propriamente cool, di certo non puoi chiamare Britney Spears!”.
“Infatti io ho già chiamato il manager di un altro cantante e fidati è quello giusto”. [...]
 Negli ultimi mesi Michael Holbrook Penniman Jr non aveva avuto un attimo per respirare: da quando era uscito il suo terzo album si trovava catapultato da ogni parte. Italia, Francia, Regno Unito, Germania, Stati Uniti. Tutti volevano sapere tutto su di lui. Sempre le stesse domande. 
commentate, anche se la storia non vi piace per niente.
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Allora piccola introduzione alla storia: in questo racconto sono presenti varie celebrità, alcune soltanto accennate. alcune informazioni presenti nel testo sono vere, mentre altre sono state inventate ai fini della storia. ad esempio non so se James Franco sia fidanzato, ma nella mia storia è single. Mika non ha ancora pubblicato il suo terzo album (purtroppo).
bene questo è tutto mi sembra. vi lascio alla lettura del primo capitolo e commentate anche se solo per criticare.


Paint with me- Discovering new colors


Si trovava nel suo nuovo appartamento a Kensington da pochi giorni. Alcuni mobili erano ancora coperti da sottili teli trasparenti; eppure lei si sentiva già a casa. La sua vita era cambiata in meglio: ora poteva permettersi una casa propria. Ma Violet sentiva che le mancava qualcosa. Le sue giornate erano piene di impegni: aveva da poco pubblicato il suo secondo romanzo,aveva collaborato alla stesura di una sceneggiatura con una persona che era diventata in poco tempo un amico fidato: James Franco. Tutto filava liscio. Dopo tante disavventure, attese, sofferenze poteva dire di essere serena, non felice: lei non credeva nella felicità assoluta, ma nella serenità si.
Si toccò i lunghi capelli rossi, i ricci si erano attaccati alla sua fronte. Faceva caldo quel giorno pur essendo ancora Aprile. Quella mattina si era resa conto che non doveva correre da nessuna parte, almeno per un giorno niente letture in libreria, nessun incontro con i produttori per stabilire alcuni dettagli per il film, le cui riprese sarebbero iniziate a breve. A proposito del film Violet era convinta che nessun co-sceneggiatore nella storia del cinema fosse stato più coinvolto di lei nella decisioni da prendere: James - che era  anche il regista- l’aveva interpellata su tutto: sulla scelta degli attori, sui luoghi, persino su chi incaricare della colonna sonora. E lei alla fine, dopo tante suppliche, era stata costretta ad accettare anche di essere presente durante tutte le riprese.
“Vieni con me durante le riprese”le aveva detto una sera. Stavano cenando nel loro ristorante preferito.
“Per fare cosa? Ormai il mio lavoro è finito. L’importante è che sia presente uno sceneggiatore sul set per qualsiasi caso. Tu sei uno sceneggiatore. E poi ho già in mente una storia per il mio prossimo romanzo”.
“Non voglio essere costretto a prendere decisioni che magari tu non approveresti”.
“Di certo non mi infurierei con te: tu oltre ad aver scritto con me questo film lo dirigi anche; quindi hai più potere di me e poi non credo che i produttori siano contenti della mia presenza”.
“Con quelli ci parlo io. E poi puoi scrivere anche lì: ti basta il computer. Mi piacerebbe tanto che tu venissi, pensavo lo avessi capito dopo un mese di preghiere. Andiamo: ci divertiremo, io farò il mio dovere e tu scriverai un altro meraviglioso romanzo!”disse sorridendo: sapeva che le sue suppliche stavano funzionando.
“Voglio un posto tutto per me, una connessione internet senza fili,il minimo contatto con i produttori, non voglio essere disturbata per tre ore al giorno durante le quali io non ci sono per nessuno, se c’è un’emergenza solo tu puoi chiamarmi, ; sono stata chiara?”. Aveva parlato tutto d’un fiato.
“Vedo che abbiamo trovato un accordo; bene allora posso prenotare un’altra camera in albergo. Chiediamo il conto?”. Violet annuì.
Erano passati soltanto pochi giorni da quell’incontro. Mentre James si occupava degli ultimi preparativi, lei era intenta a trasferirsi nella sua nuova casa. Non era molto grande, però i soffitti erano alti, le finestre grandi, il pavimento in legno. Un tempo faceva parte di una casa più grande che comprendeva anche quella vicina, ora però gli spazi erano stati separati completamente eccetto che per la cantina. Purtroppo da quando si era trasferita il suo vicino non aveva oltrepassato la soglia di casa: l’agente immobiliare aveva detto che era spesso fuori per lavoro.
Era seduta sul suo letto e guardava la parete di fronte a sé: era bianca, immacolata. E questo le dava terribilmente fastidio: voleva sporcarla. Lanciò un sguardo ai pennelli e alle vernici che aveva comprato. Non aveva idee. Cacciò la testa sotto al cuscino, quando il cellulare squillò. Il suono proveniva dal salotto.
Si alzò ed iniziò a correre a rispondere.
“Pronto?”. Era James.
“Stavo pensando una cosa: abbiamo chi compone la colonna sonora, ma non abbiamo una canzone che rappresenti il film…”
“Cosa intendi dire?”.
“Voglio dire che potremmo contattare qualche cantante famoso per scrivere una canzone, così poi potrebbe lanciarla come singolo e tutti direbbero : “Oh questa è la canzone del film the intellectuals”. Cosa ne pensi?”.
“Ho capito, ma sai è difficile trovare un cantante o una cantante adatto al nostro film. Noi parliamo di… disadatti, nerd, ragazzi che non sono propriamente cool, di certo non puoi chiamare Britney Spears!”.
“Infatti io ho già chiamato il manager di un altro cantante e fidati è quello giusto”.
“Allora perché mi hai chiamato se hai deciso già tutto?”, Violet era sorpresa.
“Perché cara non sei stata raggiungibile per tutta la mattina ed io dovevo cogliere la palla al balzo dato che stasera ha un volo per Berlino, dove tra due giorni terrà un concerto. Inoltre ti ho chiamato perché tra un’ora dobbiamo incontrarlo insieme ai produttori. Ti passo a prendere tra 50 minuti: fatti trovare pronta”.
“Addio giornata rilassante”, sospirò rumorosamente sperando che l’amico la sentisse.
“Dai su, vedrai ci sarà una sorpresa e poi lui è davvero un tipo simpatico, stravagante, ma simpatico”.
“Non mi hai detto ancora chi è”.
“Un’altra sorpresa. Oggi sei fortunata”. Ed attaccò.
“Sfortunata, vorrai dire”disse ad un James ormai lontano.
Lamentandosi del destino e chiedendosi chi fosse il  misterioso cantante si diresse verso il suo armadio indecisa su cosa indossare. Non voleva sembrare troppo elegante: dopotutto era un incontro informale.
Alla fine decise per  una camicia bianca con le maniche a sbuffo infilata in un paio di jeans blu scuro a vita alta; ai piedi dei tronchetti di Louboutin. Le scarpe erano la sua passione.
Lasciò i capelli sciolti. Mise al collo una collana, semplice come il trucco. Inforcò gli occhiali da sole ed uscì. James la stava aspettando fuori appoggiato ad una moto. Violet gli corse incontro.
“Sarebbe questa la prima sorpresa?”.
“Si, my lady. Vogliamo andare”. Le porse un casco nero.
“Volentieri” disse tra le risate.
 
 
 
 
 
 
 Negli ultimi mesi Michael Holbrook Penniman Jr non aveva avuto un attimo per respirare: da quando era uscito il suo terzo album si trovava catapultato da ogni parte. Italia, Francia, Regno Unito, Germania, Stati Uniti. Tutti volevano sapere tutto su di lui. Sempre le stesse domande.
“Allora siamo in compagnia del famoso cantante di origini libanesi: Mika!”diceva il presentatore di turno.
“Salve”rispondeva lui, educato e cortese.
“Allora Mika parliamo del suo ultimo album con cui chiude una trilogia”. Oh allora il tizio si era informato.
“Si, nei miei primi due lavori ho esplorato la mia infanzia e la mia adolescenza. Invece nel mio ultimo album ho voluto raccontare cosa accade dopo il liceo: tutti gli adolescenti sognano questo momento eppure alla fine, come capita spesso nella vita, le cose sono molto diverse dalla realtà. Questa è l’età in cui tutti si chiedono cosa faranno davvero della propria vita, i giochi, le fantasie sono finite: è tempo di crescere”.
Chissà se hanno davvero capito le mie parole si ritrova a pensare Mika mentre il forte applauso del pubblico invade l’aria. I riflettori sono abbaglianti, la poltrona scomoda, un vero inferno. Sorride e continua.
“E lei ha capito cosa vuole fare della sua vita?”. No razza d’idiota, secondo te che sta a fare qua?
“Come ogni artista ho sempre desiderato poter vivere soltanto della mia arte, della mia creatività. Per ora sono fortunato, ma se un giorno la fortuna dovesse abbandonarmi credo che continuerei lo stesso, anche solo per me stesso; dopotutto è così che è cominciata”.
“Beh io non credo che ciò avverrà molto presto. Tornando a noi, la sua famiglia è di origine libanese…”.
Bla, bla, bla. Le solite domande. Nessuna originalità. Molto spesso aveva anche l’impressione che non prestassero attenzione alle sue parole a tal punto che potesse dire qualsiasi cosa anche che a casa ospitava un elefante rosa! In particolar modo detestava le domande sui suoi gusti sessuali e per questo lui aveva deciso all’inizio della sua carriera di non rivelare le sue preferenze. Questo però aveva causato non pochi danni: non riusciva ad avere una storia stabile con una donna dal 2007. E sentiva che gli mancava qualcosa; così si era buttato nel lavoro, nella famiglia, nelle amicizie.  Ma il vuoto che gli prendeva alla bocca delle stomaco quando si trovava solo nel letto non era andato via. Nessun impegno, nessuna compagnia occasionale era riuscito ad aiutarlo. Mika sospirò guardando fuori dal finestrino. Si trovava in una taxi con il suo manager. Questa era la giornata ideale: piena di impegni, di gente da conoscere, di posti da visitare; nessuna intervista però. Era appena atterrato a Londra e si stava dirigendo verso la propria casa a Kensington. Il tempo di una doccia, di una cambio d’abito ed un altro impegno lo attendeva. E lui non vedeva l’ora: il progetto di cui avrebbero discusso lo intrigava molto. Era eccitato.
Finalmente arrivò a casa. Il manager lo seguì in casa dicendogli: “Prima mi ha chiamato il tuo vecchio vicino e mi ha riferito che finalmente venduto la casa”.
“Era ora, quella casa era in vendita da almeno un anno”. Si tolse la maglietta rimanendo a torso nudo.
“La nuova proprietaria si è appena trasferita. Dovresti incontrarla, ma se vuoi mi presento io così mantieni l’anonimato”.
“Ci penserò, adesso vado a farmi una doccia”. Chiuse la porta del bagno.
Le gocce si posavano sul suo corpo. Chiuse gli occhi: voleva tanto dormire; ma almeno per ora doveva restare nel mondo reale. Uscì dalla doccia, i ricci si erano attaccati alla sua fronte. Si asciugò e poi si diresse nella sua camera. Tutto era in ordine. Guardò il letto: non riposava tra quelle lenzuola da almeno una settimana. Aprì l’armadio. Pochi minuti dopo era nel salone.
“Eccomi qui: lavato, asciugato e vestito.” Indossava un paio di jeans chiari, una maglietta blu.
“Perfetto. Prendiamo un taxi?”.
“Va bene”. Prese le chiavi, il telefono. Uscirono.
  

  
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