Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: terrastoria    20/06/2011    6 recensioni
A volte mi chiedo cosa sarebbe capitato se io avessi deciso di ricambiare totalmente l’amore di Naruto e non mi fossi messa in testa di conquistare a tutti i costi di Sasuke.
Mi chiedo dove io abbia trovato il coraggio di rifiutare un amore così sincero e sicuramente una relazione felice per un rapporto così intenso e breve da farmi uscire pazza.
Non so darmi un responso, so solo che il cuore allora aveva scelto così sopraffacendo la mia parte razionale.
Poi una cosa del genere non mi successe più.
Purtroppo o per fortuna, non so dirlo ancora.
E così alla fine è arrivata la mia ultima estate qui, a Konoha, con tutti voi.
Una fan fic SasuSaku e non solo, diverse threesome a cominciare dalla classica SasuSakuNaru.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Itachi, Naruto Uzumaki | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve gente!
Credevo di non riuscire ad aggiornare più, visto il periodo di esami (oh ragazzi, fatemi buona fortuna che la prima prova è vicina!) ma alla fine ho approfittato del piccolo spazio di tempo libero per sistemare il capitolo e postarlo.
Ho tanta ispirazione in merito a questa long, solo che dovrò aspettare la fine di luglio per poter scrivere come voglio accidenti.
Dunque, ci siete? Sarà un forte concentrato di fatti, questo capitolo. Si comincia ad andare ben bene a ritroso... vedremo entrare in campo il misterioso Gaara. L'ho delinetato in maniera più verosimile possibile rispetto al manga, ma ci tengo a chiarire che è il Gaara del “dopo passaggio di Naruto”, ovvero dopo che ha riscoperto
l'amore.
Uhm, che dire, ringrazio ancora di cuore quelle deliziose anime che hanno recensito lo scorso capitolo, come farei senza? E tutti coloro che hanno la storia tra preferite/seguite ecc ecc.
Attendo curiosa commenti, opinioni, chiarimenti (?), e compagnia bella.
Buona Lettura :)





Mettersi alla prova ovvero illudersi ancora






Era come se fino a quel momento avessi visto solo ombre, tante ombre diverse davanti ai miei occhi miopi.
Me ne accorgevo ogni volta che tornavo a Konoha .
Konoha mi circondava di colori.
E così tanto colore, così tante luci mi fecero bruciare gli occhi.
Piansi.

**
9 Luglio 2011, ore 08.40


Le fiamme delle candele rosa poste in centro tavolo creavano strani giochi di ombra e luce sul tavolo imbandito di ogni ben di Dio: svettavano un mega piatto ricco di un misto mare e una bottiglia di champagne che chissà da dove era stata tirata fuori. Ai due opposti lati del tavolo c'erano due posti apparecchiati con piatti in ceramica rosa, posate d'argento e bicchieri in cristallo.
Per me e per lui.
Negli spazi vuoti della tovaglia rossa erano stati messi vari piattini con spuntini in ogni tipo di pesce- mollusco.
Lo cheff era al corrente che adoravo il pesce, e sorrideva tutto contento.
Mi diede in mano un bicchiere delicatissimo mezzo pieno di champagne. Brindammo guardandoci negli occhi.
Non avevo ancora detto una parola che fosse una.
- Allora?? - mi spronò Naruto, girando intorno al tavolo con fare cerimonioso.
Mi chiesi da dove cavolo avesse tirato fuori tutte quelle cose di stampo antico e ricco e ipotizzai che dovevano essere appartenuti ai genitori del padre di Naruto. La madre, Kushina, aveva ben provveduto a sistemarli nei luoghi più remoti della casa.
Osservando le guance rosse del mio migliore amico fissai il pensiero su sua madre, era da tanto che non ne sapevo niente.
Non gli avevo ancora chiesto niente.
Mi vergognai. Kushina Uzumaki era una donna che lavorava come antropologa in giro per il mondo: da quando Naruto aveva compiuto sedici anni la casa dell'antropologa era stato il Burundi, le Riserve Indiane, la Finlandia. Tornava una volta ogni tanto,
quella madre snaturata. Ma sapevo che amava tantissimo quel suo figlio pazzoinde.
Adoravo Kushina, era una donna maschile e piena di carattere.
- Tua madre sarebbe contenta di questo riutilizzo di antica vettovaglie - dissi.
Naruto bevve tutto il suo champagne e mi guardò deliziato, anche se un po' sorpreso dall'aver sentito – dopo tanto – il nome di sua madre.
- Tu dici? Secondo me lei le considererebbe un addobbo inutile... non ricordi? Mangia quasi con le mani! -
Naruto rise. Risi anche io.
- Comunque... - Appoggiai il bicchiere quasi vuoto sul tavolo e tirai un lembo della camicia floreale di Naruto - ...grazie – sussurrai sfiorando la mia testa contro una sua spalla, sembravo un gatto in un momento di debolezza.
Ma non avevo più il carattere, io, di un gatto.
- Eh eh... pronta? Si parte con gli antipasti! -
Naruto tirò indietro la sedia dedicata a me e mi fece accomodare. Che bizzarro galantuomo.
Volevo essere felice, credetti per un attimo di esserlo, però tornai così facilmente a
vedermi da fuori e ad analizzare la situazione con gli occhi di una folle Sakura che mi rovinò tutto.
Come se un po' di gioia non me la potessi mai più meritare.
Continuai a desiderare l'attenzione di Naruto e contemporaneamente a respingerla.
Senza accorgermene quella sera bevvi come una spugna.


**


9 gennaio 2009 – ordinaria serata post lavoro -


Sakura Haruno si lavò a lungo le mani evitando di guardarsi nello specchio appeso alla parete di fronte a lei.
Le piaceva la sensazione dell'acqua calda tra le dita, era come se le mandasse via ogni fatica.
Il suo collega Gaara entrò di colpo nella stanzetta facendola sobbalzare.
- Perdonami –
Sakura lo guardò attraverso lo specchio e sorrise:
- Tranquillo, dopo una giornata così piena sono facilmente suscettibile – lo rassicurò lei chiudendo il rubinetto e asciugandosi le mani con un asciugamano sterilizzato.
- E' stata un intervento fuori dal comune – asserì lui insaponandosi le mani.
Sakura fu d'accordo e si assentò un attimo con la mente ripensando alle sette ore di operazione chirurgica appena trascorse.
Un intervento a cuore aperto per sostituire una valvola.
- Quell'uomo è forte – affermò visualizzando il volto addormentato del cinquantenne padre di quattro figli che avevano appena
salvato.
Gaara finì l'atto giornaliero di lavarsi le mani di fine giornata e si avviò con Sakura fuori dalla minuscola stanza verso i corridoi del reparto di cardiochirurgia.
Lasciarono i camici negli appendiabiti della sala riunioni e in silenzio si diresse all'uscita.
Una volta fuori Sakura respirò a pieni polmoni: l'aria pungente le restituì i propri pensieri facendola tornare all'essenza di ogni sera: una ragazza che lottava contro il proprio oscuro Io.
Gaara la guardò con la coda dell'occhio: in fondo lei e lui si assomigliavano, entrambi avevano terminato precocemente gli studi per via della loro altissima aspirazione.
- Le undici e trenta anche oggi - mormorò Sakura controllando di sfuggita l'orologio ma le si leggeva in faccia che non aveva alcuna voglia di tornare a casa.
- Domani turno notturno – le ricordò Gaara assaporando le sue parole. Gli piacevano i turni notturni, non gli pesavano per niente anche perchè dormiva poco e nemmeno ne sentiva il bisogno. La sua mente lavorava, lavorava, lavorava.
Sakura, invece, andava avanti a caffè nerissimi.
- Mmm...che dici se ci prendiamo qualcosa? - propose di colpo Sakura, guardando Gaara con speranzosi occhi verdi.
Il ragazzo annuì senza alcuna enfasi né commenti e insieme entrarono in un bar poco lontano dal'ospedale.
Il bar era caldo e accogliente, la cameriera li accolse con un'espressione rassegnata e ospitale e portò loro le ordinazioni senza nemmeno passare al tavolo a chiedere che cosa volessero. Sapeva che a quell'ora Haruno Sakura avrebbe bevuto una camomilla Sabaku no Gaara una semplice acqua tonica.
- E' domani che faremo conoscenza del nuovo paziente? - domandò Sakura girando il cucchiaino nell'acqua bollente.
Gaara ci pensò su un attimo.
- Tocca a te e Tsunade occuparvi dell'uomo che verrà trasferito in reparto dal pronto soccorso, dico bene? -
- Ricordi il cognome? -
Gaara scosse la testa, deluso dal non ricordare anche questo particolare. Lui a cui non sfuggivano nemmeno le cose che non lo riguardavano.
- Proprio non lo so... che sbadata Tsunade non mi ha nemmeno detto il cognome! -
Sakura premette una mano contro l'ampia fronte.
- Deve fare proprio tutte le visite preliminari? - si interessò Gaara che nel frattempo aveva già finito di bere l'acqua tonica.
- Sì. Nei prossimi giorni ci sarà il controllo completo. Il responsabile dell'emergenza ha constatato che c'è stato un infarto, mi chiedo perchè oggi l'hanno tenuto in pronto soccorso e non nell'emergenza di cardiochirurgia -
- Questione di posti, dimentichi? -
Sakura si sentì una stupida e lanciò uno sguardo di scuse al collega che invece aveva sempre tutto così tanto sotto controllo. Che avesse sotto controllo anche la vita privata? Da quel poco che aveva capito in quei mesi non era del tutto così. Di lui sapeva che aveva due fratelli, di cui uno con problemi cardiaci dalla nascita. Attualmente non aveva genitori e viveva assieme ai fratelli.
- Ok la smetto di parlare di lavoro... - disse Sakura abbassando il tono di voce e si concentrò sulla camomilla da finire. La classica camomilla che non faceva effetto per nulla.
Gaara fece roteare i suoi gelidi occhi in giro per l locale. Incuteva timore, ma ormai Sakura non era più spaventata da lui, era tutta questione di conoscenza. Quel ragazzo si era posto una educazione rigida e asettica, non era stato educato ai sentimenti essendo probabilmente cresciuto senza genitori, al contrario di quella di Sakura: rigorosa ma dedita ad ogni tipo di emozione. Anche troppo. Questo non voleva dire che Gaara non provasse emozioni, anzi. Le provava a modo suo. Aveva un grande cuore per fare quel tipo di lavoro, senza darlo a vedere.
Analizzare il prossimo faceva bene a Sakura, specie a mezzanotte; ma alla lunga diventava difficile. Il suo Io spingeva per avere un po' di attenzione.
- Avanti Haruno, è ora di tornare a casa – esordì Gaara che segretamente aveva imparato a conoscere la sua collega e aveva intuito che lei tentava sempre di scappare da
qualcosa. Da se stessa.
Ai suoi occhi era una donna piena di sensi di colpa. Peccato.
- Uhm. Hai ragione -
Gaara andò a pagare e la precedette fuori.
Era terminata un'ordinaria giornata di lavoro e meno male che avevano avuto il turno assieme: per quella notte avrebbero dovuto lottare un po' meno con i propri fantasmi.

**


10 luglio 2011, ore 07.30


Mentre camminavo sulla riva del mare ripensai a Sabaku No Gaara, quel mio serioso collega di lavoro e compagno di serate insonni.
Mi ritrovai a dire a me stessa che lui ed io eravamo straordinariamente
empatici: non sapevamo di fatto alcunchè l'uno dell'altro perchè concretamente non c'eravamo detti niente, ma io sapevo molte cose della sua vita e lui della mia. Ciò mi dava leggermente fastidio, specialmente quando mi mandava a dormire con osservazioni apparentemente disinteressate e io non desideravo che stare alzata a parlare di lavoro e dettagli anziché scervellarmi con me stessa. Probabilmente gli davano fastidio anche i miei intensi sguardi al suo volto alla ricerca di piccolissimi cambi di espressione su quei lineamenti di ceramica.
Cercai di immaginarmelo lì,
adesso, a Konoha: non ce lo vidi proprio. Lui apparteneva all'America selvaggia, non a Los Angeles – sia chiaro – ma al deserto dell'Arizona. Sapevo questo da certe informazioni più o meno indirette che avevo appreso nei due anni di sua frequentazione.
Mi ritrovai a pensarlo come amico, con mia grandissima sorpresa.
Così avevo lasciato qualcosa anche lì nella caotica Los Angeles?


**

10 Gennaio 2009, ore 08.45 – Come tutto iniziò -


Tsunade parlava concitatamente con delle infermiere quando arrivò Sakura. Le due donne si guardarono negli occhi senza dirsi momentaneamente nulla.
Tsunade indicò l'entrata della stanza numero 4 del reparto di cardiochirurgia a Sakura che ubbidì entrando veloce scansando due infermieri che vi uscivano in fretta.
Era una stanza con due soli posti di cui uno solo occupato dal paziente di cui avrebbero dovuto occuparsi le due donne.
Sembrava non ci fosse nessuno poiché regnava un silenzio assoluto.
Sakura scorse un uomo di spalle seduto su una sedia accanto al letto del malato. Il signor... la dottoressa Haruno non sapeva ancora il nome, si morse il labbro per la disattenzione.
Esitò una manciata di minuti prima di farsi strada all'interno della stanza durante i quali osservò con attenzione la schiena dell'uomo che non le permetteva di vedere il paziente. Si chiese se stesse dormendo, ma finalmente decise di farsi avanti.
- E' il signor... ? - lasciò sospesa la frase, mentre si avvicinava al bordo del letto.
- Uchiha Itachi –
A conferma di
quel nome l'uomo si girò rivelando il ragazzo moro e pallido che era.
Sakura non riuscì a celare un enorme smarrimento trovandosi a fissare un occhio nerissimo ed uno marrone; dovette appoggiarsi al bordo metallico del letto.
- Haruno Sakura? - la chiamò Itachi, alzandosi e andandole incontro alto, elegante,
oscuro.
La squadrò intensamente senza dare a vedere che non credeva a ciò che vedeva: con tutti i medici di questo mondo...proprio una ragazza di Konoha. E non una qualunque.
La (ex) fidanzata di suo fratello. In pochissimi istanti realizzò che era quella donna dai capelli rosa raccolti in una coda alta che aveva visto all'università alcuni anni prima quel giorno in cui era andata a parlare con Orochimaru.
Socchiuse le labbra, rimanendo in silenzio.
- ...Fugaku, giusto? -
Un'altra frase che Sakura lasciò in sospeso. Ma Itachi capì annuendo.
- Fugaku Uchiha –
Sakura si tirò su, alzò ben bene la testa facendo luce nella sua mente: non aveva alcuna intenzione di venir meno al suo lavoro per
questioni exra lavorative. Con un immenso sforzo tornò ad essere il medico rigido e inaffondabile che dimostrava essere, con gli occhi verdi senza alcun brillio di incertezza e le labbra senza alcun tremore. Avrebbe avuto tante cose da chiedergli, cercò anche di scacciare il ricordo di un giorno di alcuni anni prima, quando lo aveva intravisto all'Università. Ormai si era convinta di aver avuto un'allucinazione, all'epoca.
- Occupiamoci di lui – disse senza alcuna inflessione nella voce limpida e rivolse l'attenzione all'uomo che giaceva sul letto. Un distinto uomo sessantacinquenne che non era mai stato in un'ospedale in vita sua. Quella era la sua primissima volta.
Non il padre di Sasuke, non il padre che Sasuke non aveva mai avuto.
Non tutte quelle ombre che lei su suggestione di Sasuke gli aveva attribuito, non un corpo senza cuore come lo aveva sempre immaginato da quel poco che era riuscita a carpire dalle parole e i modi di essere del Sasuke di allora.
Niente di tutto questo, niente che aveva solo immaginato. Non un fantasma.
No.

Sakura si promise di mettere il cento per cento in quella tappa del suo lavoro da neo chirurgo. Non era più una tirocinante. Avrebbe bruciato le tappe anche quella volta, si promise. Questo sarebbe stata semplicemente una prova da superare per raggiungere il meglio
Tutto sommato ad Itachi andò bene rimandare a
più tardi nella vita le pesanti questioni familiari.

**


10 luglio 2011, ore 09.30 –


- Ben svegliato! -
Gli occhioni di Naruto si spalancarono sul mio viso che doveva apparire raggiante; infatti nei minuti precedenti– prima di salire in camera da lui – avevo provato diversi sorrisi davanti allo specchio:
volevo mettermi alla prova e ripagarlo del pane quotidiano che mi offriva. I suoi sorrisi.
Mi sentivo più cattiva che mai.
- Sakura... -
Naruto si mise seduto sul letto e io mi sistemai meglio sul bordo aspettando che ultimasse la frase. Ci mise un po' per parlare di nuovo, dormiva in piedi. O forse stava riflettendo? E' vero, Naruto rifletteva molto, più di quanto si sarebbe detto. Aveva cominciato a farlo costantemente – credo – da quando anche io avevo lasciato Konoha. Di ciò l'unico fatto estenuante era che quando faceva così non riuscivo a capire cosa diavolo gli passasse per la testa. Mentre quando sorrideva...
ah bè quelle volte intuivo il mondo intero.
- Hai perso la parola? - lo punzecchiai facendomi più vicina con sguardo indagatore.
Naruto scosse la testa energicamente e protese il busto verso di me.
I nostri volti furono a pochi millimetri dall'altro; mi ci persi, in quei pezzi di cielo. Mi inglobarono.
- ...senti un po'...va tutto bene? - mi bisbigliò all'orecchio.
Le vibrazioni della sua voce mi fecero avere dei brividi. Mi toccai l'orecchio: lo sentii bollente.
E poi – improvvisamente – tutta la potenza di quella semplice domanda mi piombò addosso.
Mi sentii affondare giù, sprofondare nel letto, diventare sempre più piccola.
Mi aggrappai alle lenzuola e mentre quasi quasi le strappavo un sorriso vero e amarissimo mi affiorò sulle labbra.
Dannato Naruto.
Ebbi voglia di prenderlo a schiaffi.
Mi guardai le nocche delle mani: erano lisce, perfette, dure: avrei colpito forte.
Tornai ad osservare gli occhi di Naruto: erano chiusi Stava riflettendo.
- Sei uno sfinimento, sai? -
Era tutto quello che ero capace di dirgli e senza alcuna rabbia nella voce, ma solo una grande rassegnazione mista a qualcosa di indefinibile ma oscuro.
Non riuscivo nemmeno a manifestargli la mia rabbia – repressa - .
Che male che ero ridotta.
E io che mi ero prospettata di entrare in camera di Naruto, svegliarlo con un sorriso e proporgli una giornata a fare tutto ciò che voleva lui – surfare, mangiare ramen, guardare un film a noleggio con tanto di pop corn, prenderlo a pugni, litigare, dargli del rompi scatole, farmi abbracciare e coccolare - . Cosa voleva di più?
Stupido Naruto.
E invece si ritrovava con una che cambiava umore come la notte diviene giorno e che non sapeva più nemmeno coabitare con se stessa. Figuriamoci con lui.
- Lo so e ti dirò di più: ne sono orgoglioso, insomma vuoi mettere avere qualcuno che si preoccupa per te in continuazione piuttosto che non averlo? Cosa credi... credi che sia facile fare finta di niente e stare al tuo gioco? -
Mi guardò con una serietà focosa. Si stava scaldando.
- Ma lo stavo facendo per te – mi impuntai, scappando al suo sguardo di fuoco.
Naruto scoppiò in una breve risata.
- E tu volevi comprarmi con un sorrisaccio falso? Pensavi davvero che lo avrei bevuto? - mi domandò allibito, tirandomi per un braccio.
Mi tolsi bruscamente dalla sua presa.
- A dir la verità...non avevo voluto pormi questi dubbi – risposi, sincera.
In fondo avevo avuto fiducia – per un attimo – nella parte più ambigua di Naruto, quella parte
nera che c'è in ognuno di noi e che può renderci altri agli occhi di chi ci sta dinnanzi.
Avevo fatto l'ennesimo errore di calcolo – cosa che nel mio lavoro riuscivo a guardarmi dal non fare – perchè Naruto avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non farsi vedere inumano da me.
Lo odiai talmente tanto in quel momento che alla fine lo amai.
Fu un semplice istante, il passaggio dal nero al bianco fu repentino e istantaneo: si impossesò di me.
- Abbracciami -
A stento riconobbi la mia voce in quell'ordine disperato.
L'unico uomo che mi era rimasto ubbidì senza alcuna esitazione, balzando sopra le lenzuola ed abbracciandomi da dietro. Le sue braccia mi avvolsero tutta, appoggiai la mia schiena al suo busto, la testa sulla sua spalla, le mie mani avvolsero le sue.
Fu inebriante il calore del suo corpo. Un tepore così assurdo per me così fredda.
Ebbi una gran voglia di piangere che spinse da dentro, dentro, dentro.
Non riuscii a trattenermi.
Mi vergognai. E piansi ancora di più.
Sciocca Sakura.

**


13 Gennaio 2009, ore 06.45


- Un medico che fuma? -
Sakura tirò una lunga boccata alla sua camel light del mattino. Si sentì effimeramente forte.
- Uhm? - mugugnò in direzione dell'uomo che le aveva parlato.
Itachi Uchiha le andò di fronte. Sakura pensò che diavolo ci facesse in ospedale con mezz'ora di anticipo rispetto all'orario stabilito. Alzò un sopracciglio, stizzita.
- Mi fai dare una boccata? -
Lo guardò dal basso verso l'alto agitando la sigaretta. Ci pensò su.
- No. Lo hai detto tu. Un medico deve dare il buon esempio – asserì in tono canzonatorio, la voce impastata - non posso permettermi che i tuoi polmoni si riempiano di petrolio -
Itachi alzò le spalle.
- Molto poco professionale, direi – disse e, nonostante guardasse con intensità l'entrata dell'ospedale, rimase dov'era.
Sakura cominciò a ticchettare il piede a terra, visibilmente nervosa. Non era pronta...non era pronta per una chiacchierata mattutina con quell'uomo. Non in quella sede.
Ricordò a se stessa la promessa:
niente interferenze sul lavoro.
- Ha un'idea di quando avverrà l'operazione? - si sentì chiedere improvvisamente.
Schioccò il palato, prima di rispondere.
- Ne parliamo all'interno, in sede adatta. Dopotutto il mio turno comincia tra... - Sakura guardò l'orologio - ...quindici minuti esatti. E la visita per lei è consentita dalle... -
- ...alle otto e un quarto. O meglio, stando ai vostri orari le otto e mezza – la interruppe Itachi squadrando il mondo con stanca superiorità. Sakura riconobbe quel modo di fare.
Deglutì e buttò per terra il mozzicone.
- A dopo, Uchiha –
Girò i tacchi e con quanta più calma possibile si diresse all'entrata.
Una volta dentro all'ospedale si complimentò con se stessa per l'impeccabilità dimostrata: stava diventando molto brava a smascherare le emozioni. Ne aveva dato prova in quegli ultimi lunghissimi tre giorni passati con gli Uchiha.
Si rese conto di essere
cresciuta.

**

Era solo l'inizio.

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: terrastoria