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Autore: Ino chan    20/06/2011    6 recensioni
-Tu chi sei?- soffiò l'animagus.- James Potter.-
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Ginny, Remus/Ninfadora
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'I lost my Home'
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CAPITOLO 102.
Nessuno dei presenti per quanto si sforzasse sapeva dire che diavolo era successo. Si guardavano l’uno con l’altro quasi potessero leggere sul viso del compagno quello che stava accadendo. Erano stati svegliati nel cuore della notte, i Grifondoro dalla McGranit e i due Serpeverde da Piton ed erano stati condotti in infermerie  e lì mollati. John si grattò il retro della testa con una mano intanto che andava passeggiando davanti alla porta, si erano appena resi conto che Jolie mancava all’appello.

-Che diavolo sarà successo?- chiese guardando gli altri e ottenne da tutti la stessa riposta. Una mesta scrollata di spalle. Per quanto si sforzassero  non riuscivano ad immaginare, nemmeno lontanamente cosa fossero i rumori che sentivano arrivare dall’infermeria.

-.-.-.-.-.-.-

 

Ginny non era riuscita nemmeno a gridare, un momento prima era intenta a prepararsi un po’ di tea e un momento dopo era accucciata a terra in preda ad un dolore atroce. Il bambino, che lei non sapeva essere femmina, si agitava violentemente nel suo grembo tanto da bloccarle il respiro a volte e da farle lacrimare gli occhi quando calciava dove non doveva. Si allungò verso la teiera che cadendo aveva portato con sé e iniziò a sbatterla sul pavimento con la mano sinistra sperando di attirare qualcuno. A urlare, non riusciva proprio, aveva come l’impressione che una mano le stringesse il collo di più, sempre di più.  Sollevò gli occhi verso il proprietario delle pantofole pantofole di feltro scozzese che erano entrate nel suo campo visivo. - Papà…- si lamentò intanto che Arthur pareva realizzare cosa stava guardando e scattava verso di lei.

-Ginny che succede?-

-Non lo so…- si appoggiò al petto del padre, lasciandosi stringere con entrambe le braccia. Senti una mano premerle sulla pancia e subito dopo il bambino colpira a piena forza quel punto. Si chinò in avanti con un gemito, lasciando cadere qualche lacrima. - Fa male! Fa male. ODDIO.-

-.-.-.-.-.-.-

 

La camicia da notte di Albus Silente era quanto di più pacchiano  Ted Lupin avesse mai visto. Di un inguardabile giallo canarino recava sul davanti una fenice rampante in lustrini che rifletteva le luci delle candele, scambiò uno sguardo con Emmie accanto a lui e sorride quando vide sul viso della sorella la stessa espressione che sentiva stampata in faccia. Si avvicinò di un paio di passi al letto  dove il mago era seduto e fece scivolare lo sguardo verso Jolie, su cui era chino. La ragazza sembrava in preda ad un incubo orrendo e ogni volta che Silente cercava di toccarle il viso, lanciava grida lancinante, come se il tocco delle mani del Preside le scottasse terribilmente sulla pelle del viso. -Che ha?- chiese e immediatamente si rese conto che si era fatto portavoce del pensiero che si agitava nella mente di tutti. Silente sollevò gli occhi verso di lui e poi scosse il capo, tornando a guardare Jolie che si lamentava strattonando la maglia del pigiama sulla pancia.

-Sta somatizzando gli effetti di un incantesimo a cui uno dei suoi due fratelli è soggetto…- spiegò mentre ancora una volta cercava di prenderle il faccino fra le mani e ancora una volta la ragazza gridava e piangeva come se li fosse avvicinata al viso una torce rovente - Alcuni incanti sono talmente potente da agire su più piani di coscienza di un individuo, anche nei suoi rapporti con gli altri. E quale rapporto è più stretto di quello del sangue?-

-Vuole dire che Harry o Lorien, stanno per essere uccisi?- esclamò James Remus da vicino la pediera del letto che durante la spiegazione di Silente aveva afferrato. Osservò Jolie, in piena sofferenza, e poi tornò a guardare l’anziano mago - E allora che diavolo ci facciamo qui, perché non andiamo ad aiutarli?-  Fece il giro del letto e si chinò, sedendosi sui calcagni, accanto a Jolie che gemeva e singhiozzava senza posa. -Posso?- chiese al Preside e questo annuì con un cenno del capo. Allungò una mano verso quella che la ragazza stava usando per tormentarsi la maglietta, e cercò di stringerla.
Jolie aprì gli occhi e si volse verso di lui - Fa tanto male.-

-Che succede Lie?-

-Fa tanto, tanto male.-

- Cosa ti fa male?-

La ragazza lasciò cadere una lacrima dall’occhio destro intanto che osservava James. Modulò qualche parola con le sole labbra, prima di venire attraversata da un ennesimo spasmo che la costrinse ad artigliare praticamente la mano di James che copriva la sua. -Preside!- si lamentò il ragazzo spostando gli occhi da Jolie al mago che aveva assistito alla scena in silenzio. Si volse a guardare Charlie, e il ragazzo sollevò le sopracciglia.

-Avvicinati.-

-.-.-.-.-.-.-

 

Ginny non aveva idea di cosa stava succedendo. Per quale ragione sentisse tanto male, così all’improvviso. Pensava che ci fossero problemi con il bambino, che forse lo stesse perdendo  per qualche ragione. Magari perché con suo padre si era comportata da schifo e che l’universo la stesse ripagando dandole un dolore simile da sopportare. Però, in una parte della sua testa, un pensiero la rodeva in continuo. Voleva Harry, lo voleva vicino. Mai come in quei mesi voleva sapere dove fosse, come stava.

-Harry.- disse guardando la madre che cercava di convincerla a tirarsi su dal pavimento -Chiama  Harry.-

Molly la fissò costernata. Era la prima volta, dopo mesi, che la sentiva chiedere del marito - Devi andare al St.Mungo.- cercò di prenderla per un braccio,  di aiutarla a sollevarsi con l’aiuto di Arthur che ancora la stringeva a sé - Poi chiamiamo tuo marito.-

-NO ADESSO!-

-Ginny, potresti stare avendo un aborto.-

La ragazza scosse la testa in preda alle lacrime. Voleva vedere Harry, si sentiva quasi in preda alla frenesia. Sentiva che se avesse visto suo marito tutto sarebbe andato bene, e non si sarebbe mossa da lì finchè non le davano retta.

-Che è questo casino?- sbadigliò una voce oltre Molly china su di lei. Ginny spostò gli occhi dal viso della madre alla cucina dove Ron era comparso grattandosi la testa insonnolito. Era la prima notte che passava a casa dopo due anni trascorsi sballottato da una parte all’altra dell’Inghilterra e doveva succedere qualcosa, mamma sfiga non poteva lasciarlo in pace almeno per una notte. Guardò il padre, poi la sorellina, poi la madre, tornando a Ginny con un espressione per niente lucida. - Ron!- chiamò questa disperata e il ragazzo, dopo un momento ancora passato ad osservarla , parve capire che stava succedendo.

 

-Che c’è? che hai? Stai male?-

-Vai a chiamare Harry!-

 

-.-.-.-.-.-.-


Seguendo le istruzioni di Silente, Charlie si era seduto sul bordo del letto e avevo appoggiato entrambe le mani ai lati del viso di Jolie. La ragazza aveva accettato il suo tocco e aveva aperto gli occhi come lui le aveva chiesto. - Jolie.- mormorò abbozzando un sorriso -Lasciami entrare, fammi vedere che succede.-
Jolie cercò di dire no agitando debolmente il capo, ma le mani del ragazzo attorno alla sua faccetta le impedirono ogni movimento. - Jolie.- ripetè Charlie con un tono di voce ora più fermo - Fammi entrare, fammi vedere che succede.-

La ragazza stavolta non si ribellò e Charlie  prese a fissare quegli occhi nocciola che parevano terrorizzati a morte. Le accarezzò la guancia con il pollice - Piccola fatti aiutare.- serrò la presa per domare uno scrollone di capo di Jolie - Voglio aiutarti.-

 

Qualcosa prese a formarsi nella mente di Charlie, un immagine, due figure una di fronte all’altra . una era  inginocchiata e tremante. Aggrottò la fronte e chi lo osservava in attesa di una sua risposta, lo vide inclinare la testa verso la spalla destra, poi muoverla come in preda ad uno spasmo. Silente gli aveva chiesto di individuare l’incantesimo che la ragazza stava somatizzando e di seguirlo fino alla fonte, ma cosa il ragazzo stesse vedendo era impossibile saperlo.

-…-

 

-.-.-.-.-.-.-

Remus era riuscito a stabilizzare l’emorragia di Lorien e ora gli sedeva accanto cercando di cogliere un filo logico fra  le frasi sconnesse che si lasciava sfuggire nell’incoscienza. Il licantropo si era accorto del suo stato delirante intanto che cercava di chiudergli la ferita che aveva in pancia , ma ora, che finalmente si stava calmando e non tremava più come una foglia, stava cercando di capire cosa il povero Cacciatore stesse dicendo.

-Lorien?-

Il ragazzo aprì gli occhi, nocciola come quelli del padre.

-Cosa succede?-

Il cacciatore volse il capo verso Remus - Fa male. Fa tanto male.- Le stesse parole di Jolie,  che si trovava nelle sue stesse condizioni a chilometri di distanza da lui, ma ovviamente questo Remus non poteva saperlo.

-La ferita?-

Lorien scosse la testa richiudendo gli occhi - No, lui…-  sussurrò un secondo prima di riperdere i sensi.

 

 

 

-.-.-.-.-.-.-.-

 

 

Jolie tremò violentemente fra le mani di Charlie e Emmie fu costretta ad uscire dall’infermeria per evitare di cadere a terra come una pera cotta. Non si allontanò che di un paio di passi dalla porta dell’infermeria, chiuse gli occhi e si lasciò cadere con le spalle al muro.

-Emmie.-

La ragazzina non ebbe bisogno di aprire gli occhi, sapeva perfettamente chi era stato a seguirla. Vicino alla luna piena il suo olfatto si potenziava. Diventava simile a quello di Ted.

-Joel non ce la faccio a vederla soffrire così.-

-Lo capisco.-

Lacrime scivolarono da sotto le ciglia della ragazzina. - Mi fa pena …- mormorò sollevando le palpebre e tirando su col naso - Se la prendono sempre con noi.- sollevò lo sguardo verso il viso del ragazzo, o meglio, verso la parte di viso che teneva coperto da una benda - Ma perché?-

-Difficile dirlo.- fece il ragazzo chiudendosi nelle spalle. si avvicinò alla piccola di un paio di passi e le tirò su il faccino con la mano destra -…Ma si sa che in guerra ogni colpo è ben accetto, e cosa fa più male al tuo nemico che colpirlo negli affetti?-

Emmie ritirò il labbro inferiore fra i denti e lo morse a forza.

-Prima o poi tutto questo finirà…- continuò l’animagus  asciugando con le dita la guancia destra di Emmie - in un modo o nell’altro.-

-Non sei molto confortante.-

Joel sollevò gli occhi al soffitto e sorrise - Scusa.- li riabbassò svelti non appena sentì il capo di Emmie appoggiarsi sul suo petto e le sue braccia stringergli i fianchi. Rimase immobile, come se all’improvviso avesse perso una trentina di punti di quoziente intellettivo, poi sollevò ambo le braccia e ricambiò l’abbraccio della ragazza appoggiando prima il mento poi le labbra fra i suoi capelli.

-Andrà tutto bene, vedrai.-

La ragazzina annuì mogia –Se lo dici tu, mi fido.-

-.-.-.-.-.-.-.-

 

In quel momento, ovunque fossero, chi era legato ad Harry Potter stava somatizzando il suo dolore. Lorien,  anche se era stato soccorso appena in tempo da Remus, si lamentava a terra senza riuscire a spiegare al licantropo accanto a lui cosa gli stesse capitando , Jolie attorniata da tutti i suoi amici e dagli insegnanti , la bambina nel grembo di Ginny e perfino James, seduto a terra ai piedi di Sirius e Frank si teneva la testa con entrambe le mani gemendo penosamente.

-Che gli prende?- esclamò Frank

-Non né ho la minima idea.- gli fece eco Sirius guardandosi attorno –Ma questo è decisamente l’ultimo posto in cui uno dovrebbe farsi prendere dall’emicrania.- Si chinò sull’amico, che cercò di scacciarlo con la stessa energia che lui avrebbe usato per aiutarlo a mettersi in piedi. - Jim dobbiamo andare via.-

-Nooo.-

-James ti prego.- mormorò cercando ancora di prendergli un braccio e di alzarlo -Non abbiamo tempo, siamo in mezzo a Liberty Manor.-

-.-.-.-.-.-.-

 

Si sa come succede, no? la ragazza cerca consolazione, il ragazzo si intenerisce e manda a donnine allegre i propositi di una vita. Emmie singhiozzava contro la sua spalla, ogni lamento di Jolie nell’infermeria combaciava con ogni suo rigurgito di pianto e Joel non sapeva più che altro fare. Se la staccò di dosso reggendola per le spalle e sgranò gli occhi quando la trovò con il labbro inferiore rosso e gonfio per via dei morsi continui - Merlino guarda che ti sei fatta.- le disse accarezzando, senza nemmeno rendersi conto, il labbro inferiore con il pollice. Quello che accade dopo, beh, non se lo seppe spiegare nemmeno lui.  Un momento prima stava osservando quel faccino sconsolato e un secondo dopo la stava baciando come se non ci fosse stato un domani. Maledizione.

 

-Ragazzi venite Charlie ha scoperto…EVVAFFANCULO!- sbottò Abrham  uscendo di corso dall’infermeria, coprendosi la bocca con una mano e girandosi di scatto per rientrare intanto che i due si allontanavano uno più sconvolto dell’altra. - Ricomponetevi ed entrate, Charlie ha capito che sta succedendo.-

 

 

Fine capitolo.

 

Nella speranza che vi ricordiate ancora di questa fic, un saluto dalla vostra Ino chan.

   
 
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