CAPITOLO 102.
Nessuno dei presenti per quanto si sforzasse
sapeva dire che diavolo era successo. Si guardavano l’uno con l’altro quasi
potessero leggere sul viso del compagno quello che stava accadendo. Erano stati
svegliati nel cuore della notte, i Grifondoro dalla McGranit e i due Serpeverde da Piton ed erano stati condotti in infermerie e lì mollati. John si grattò il retro della
testa con una mano intanto che andava passeggiando davanti alla porta, si erano
appena resi conto che Jolie mancava all’appello.
-Che diavolo sarà successo?- chiese
guardando gli altri e ottenne da tutti la stessa riposta. Una mesta scrollata
di spalle. Per quanto si sforzassero non
riuscivano ad immaginare, nemmeno lontanamente cosa fossero i rumori che
sentivano arrivare dall’infermeria.
-.-.-.-.-.-.-
Ginny non era riuscita nemmeno a gridare, un
momento prima era intenta a prepararsi un po’ di tea e un momento dopo era
accucciata a terra in preda ad un dolore atroce. Il bambino, che lei non sapeva
essere femmina, si agitava violentemente nel suo grembo tanto da bloccarle il
respiro a volte e da farle lacrimare gli occhi quando calciava dove non doveva.
Si allungò verso la teiera che cadendo aveva portato con sé e iniziò a
sbatterla sul pavimento con la mano sinistra sperando di attirare qualcuno. A urlare,
non riusciva proprio, aveva come l’impressione che una mano le stringesse il
collo di più, sempre di più. Sollevò gli
occhi verso il proprietario delle pantofole pantofole di feltro scozzese
che erano entrate nel suo campo visivo. -
Papà…- si lamentò intanto che Arthur pareva realizzare cosa stava guardando e
scattava verso di lei.
-Ginny che succede?-
-Non lo so…-
si appoggiò al petto del padre, lasciandosi stringere con entrambe le braccia.
Senti una mano premerle sulla pancia e subito dopo il bambino colpira a piena forza quel punto. Si chinò in avanti con un
gemito, lasciando cadere qualche lacrima. - Fa male! Fa male. ODDIO.-
-.-.-.-.-.-.-
La camicia da notte di Albus
Silente era quanto di più pacchiano Ted
Lupin avesse mai visto. Di un inguardabile giallo canarino recava sul davanti
una fenice rampante in lustrini che rifletteva le luci delle candele, scambiò uno sguardo con Emmie
accanto a lui e sorride quando vide sul viso della sorella la stessa
espressione che sentiva stampata in faccia. Si avvicinò di un paio di passi al
letto dove il mago era seduto e fece
scivolare lo sguardo verso Jolie, su cui era chino. La ragazza sembrava in
preda ad un incubo orrendo e ogni volta che Silente cercava di toccarle il
viso, lanciava grida lancinante, come se il tocco delle mani del Preside le
scottasse terribilmente sulla pelle del viso. -Che ha?- chiese e immediatamente
si rese conto che si era fatto portavoce del pensiero che si agitava nella
mente di tutti. Silente sollevò gli occhi verso di lui e poi scosse il capo,
tornando a guardare Jolie che si lamentava strattonando la maglia del pigiama
sulla pancia.
-Sta
somatizzando gli effetti di un incantesimo a cui uno dei suoi due fratelli è
soggetto…- spiegò mentre ancora una volta cercava di prenderle il faccino fra
le mani e ancora una volta la ragazza gridava e piangeva come se li fosse
avvicinata al viso una torce rovente - Alcuni incanti sono talmente potente da
agire su più piani di coscienza di un individuo, anche nei suoi rapporti con
gli altri. E quale rapporto è più stretto di quello del sangue?-
-Vuole dire
che Harry o Lorien, stanno per essere uccisi?-
esclamò James Remus da vicino la pediera
del letto che durante la spiegazione di Silente aveva afferrato. Osservò Jolie,
in piena sofferenza, e poi tornò a guardare l’anziano mago - E allora che
diavolo ci facciamo qui, perché non andiamo ad aiutarli?- Fece il giro del letto e si chinò, sedendosi
sui calcagni, accanto a Jolie che gemeva e singhiozzava senza posa. -Posso?-
chiese al Preside e questo annuì con un cenno del capo. Allungò una mano verso
quella che la ragazza stava usando per tormentarsi la maglietta, e cercò di
stringerla.
Jolie aprì gli occhi e si volse verso di lui - Fa tanto male.-
-Che
succede Lie?-
-Fa tanto,
tanto male.-
- Cosa ti
fa male?-
La ragazza
lasciò cadere una lacrima dall’occhio destro intanto che osservava James.
Modulò qualche parola con le sole labbra, prima di venire attraversata da un
ennesimo spasmo che la costrinse ad artigliare praticamente la mano di James
che copriva la sua. -Preside!- si lamentò il ragazzo spostando gli occhi da
Jolie al mago che aveva assistito alla scena in silenzio. Si volse a guardare
Charlie, e il ragazzo sollevò le sopracciglia.
-Avvicinati.-
-.-.-.-.-.-.-
Ginny non aveva idea di cosa stava succedendo. Per
quale ragione sentisse tanto male, così all’improvviso. Pensava che ci fossero
problemi con il bambino, che forse lo stesse perdendo per qualche ragione. Magari perché con suo
padre si era comportata da schifo e che l’universo la stesse ripagando dandole
un dolore simile da sopportare. Però, in una parte della sua testa, un pensiero
la rodeva in continuo. Voleva Harry, lo voleva vicino. Mai come in quei mesi
voleva sapere dove fosse, come stava.
-Harry.- disse guardando la madre che cercava di
convincerla a tirarsi su dal pavimento -Chiama
Harry.-
Molly la
fissò costernata. Era la prima volta, dopo mesi, che la sentiva chiedere del
marito - Devi andare al St.Mungo.- cercò di prenderla
per un braccio, di aiutarla a sollevarsi
con l’aiuto di Arthur che ancora la stringeva a sé - Poi chiamiamo tuo marito.-
-NO ADESSO!-
-Ginny, potresti stare avendo un aborto.-
La ragazza
scosse la testa in preda alle lacrime. Voleva vedere Harry, si sentiva quasi in
preda alla frenesia. Sentiva che se avesse visto suo marito tutto sarebbe
andato bene, e non si sarebbe mossa da lì finchè non
le davano retta.
-Che è
questo casino?- sbadigliò una voce oltre Molly china su di lei. Ginny spostò gli occhi dal viso della madre alla cucina
dove Ron era comparso grattandosi la testa insonnolito. Era la prima notte che
passava a casa dopo due anni trascorsi sballottato da una parte all’altra dell’Inghilterra
e doveva succedere qualcosa, mamma sfiga non poteva lasciarlo in pace almeno
per una notte. Guardò il padre, poi la sorellina, poi la madre, tornando a Ginny con un espressione per niente lucida. - Ron!- chiamò questa
disperata e il ragazzo, dopo un momento ancora passato ad osservarla , parve
capire che stava succedendo.
-Che c’è?
che hai? Stai male?-
-Vai a
chiamare Harry!-
-.-.-.-.-.-.-
Seguendo le istruzioni di Silente, Charlie si era seduto sul bordo del letto e
avevo appoggiato entrambe le mani ai lati del viso di Jolie. La ragazza aveva
accettato il suo tocco e aveva aperto gli occhi come lui le aveva chiesto. -
Jolie.- mormorò abbozzando un sorriso -Lasciami entrare, fammi vedere che
succede.-
Jolie cercò di dire no agitando debolmente il capo, ma le mani del ragazzo
attorno alla sua faccetta le impedirono ogni movimento. - Jolie.- ripetè Charlie con un tono di voce ora più fermo - Fammi
entrare, fammi vedere che succede.-
La ragazza
stavolta non si ribellò e Charlie prese
a fissare quegli occhi nocciola che parevano terrorizzati a morte. Le accarezzò
la guancia con il pollice - Piccola fatti aiutare.- serrò la presa per domare
uno scrollone di capo di Jolie - Voglio aiutarti.-
Qualcosa prese
a formarsi nella mente di Charlie, un immagine, due figure una di fronte all’altra
. una era inginocchiata e tremante. Aggrottò
la fronte e chi lo osservava in attesa di una sua risposta, lo vide inclinare
la testa verso la spalla destra, poi muoverla come in preda ad uno spasmo.
Silente gli aveva chiesto di individuare l’incantesimo che la ragazza stava
somatizzando e di seguirlo fino alla fonte, ma cosa il ragazzo stesse vedendo era
impossibile saperlo.
-…-
-.-.-.-.-.-.-
Remus era riuscito a stabilizzare l’emorragia di Lorien e ora gli sedeva accanto cercando di cogliere un filo
logico fra le frasi sconnesse che si
lasciava sfuggire nell’incoscienza. Il licantropo si era accorto del suo stato
delirante intanto che cercava di chiudergli la ferita che aveva in pancia , ma
ora, che finalmente si stava calmando e non tremava più come una foglia, stava cercando
di capire cosa il povero Cacciatore stesse dicendo.
-Lorien?-
Il ragazzo
aprì gli occhi, nocciola come quelli del padre.
-Cosa
succede?-
Il
cacciatore volse il capo verso Remus - Fa male. Fa
tanto male.- Le stesse parole di Jolie,
che si trovava nelle sue stesse condizioni a chilometri di distanza da
lui, ma ovviamente questo Remus non poteva saperlo.
-La ferita?-
Lorien scosse la testa richiudendo gli occhi - No,
lui…- sussurrò un secondo prima di
riperdere i sensi.
-.-.-.-.-.-.-.-
Jolie tremò
violentemente fra le mani di Charlie e Emmie fu
costretta ad uscire dall’infermeria per evitare di cadere a terra come una pera
cotta. Non si allontanò che di un paio di passi dalla porta dell’infermeria,
chiuse gli occhi e si lasciò cadere con le spalle al muro.
-Emmie.-
La
ragazzina non ebbe bisogno di aprire gli occhi, sapeva perfettamente chi era
stato a seguirla. Vicino alla luna piena il suo olfatto si potenziava. Diventava
simile a quello di Ted.
-Joel non ce la faccio a vederla soffrire così.-
-Lo capisco.-
Lacrime
scivolarono da sotto le ciglia della ragazzina. - Mi fa pena …- mormorò
sollevando le palpebre e tirando su col naso - Se la prendono sempre con noi.-
sollevò lo sguardo verso il viso del ragazzo, o meglio, verso la parte di viso
che teneva coperto da una benda - Ma perché?-
-Difficile
dirlo.- fece il ragazzo chiudendosi nelle spalle. si avvicinò alla piccola di
un paio di passi e le tirò su il faccino con la mano destra -…Ma si sa che in
guerra ogni colpo è ben accetto, e cosa fa più male al tuo nemico che colpirlo
negli affetti?-
Emmie ritirò il labbro inferiore fra i denti e lo
morse a forza.
-Prima o
poi tutto questo finirà…- continuò l’animagus asciugando con le dita la guancia destra di Emmie - in un modo o nell’altro.-
-Non sei
molto confortante.-
Joel
sollevò gli occhi al soffitto e sorrise - Scusa.- li riabbassò svelti non
appena sentì il capo di Emmie appoggiarsi sul suo
petto e le sue braccia stringergli i fianchi. Rimase immobile, come se all’improvviso
avesse perso una trentina di punti di quoziente intellettivo, poi sollevò ambo
le braccia e ricambiò l’abbraccio della ragazza appoggiando prima il mento poi
le labbra fra i suoi capelli.
-Andrà
tutto bene, vedrai.-
La
ragazzina annuì mogia –Se lo dici tu, mi fido.-
-.-.-.-.-.-.-.-
In quel
momento, ovunque fossero, chi era legato ad Harry Potter stava somatizzando il
suo dolore. Lorien, anche se era stato soccorso appena in tempo da
Remus, si lamentava a terra senza riuscire a spiegare
al licantropo accanto a lui cosa gli stesse capitando , Jolie attorniata da
tutti i suoi amici e dagli insegnanti , la bambina nel grembo di Ginny e perfino James, seduto a terra ai piedi di Sirius e Frank si teneva la testa con entrambe le mani
gemendo penosamente.
-Che gli
prende?- esclamò Frank
-Non né ho
la minima idea.- gli fece eco Sirius
guardandosi attorno –Ma questo è decisamente l’ultimo posto in cui uno dovrebbe
farsi prendere dall’emicrania.- Si chinò sull’amico, che cercò di scacciarlo
con la stessa energia che lui avrebbe usato per aiutarlo a mettersi in piedi. -
Jim dobbiamo andare via.-
-Nooo.-
-James ti prego.- mormorò cercando ancora di
prendergli un braccio e di alzarlo -Non abbiamo tempo, siamo in mezzo a Liberty
Manor.-
-.-.-.-.-.-.-
Si sa come
succede, no? la ragazza cerca consolazione, il ragazzo si intenerisce e manda a
donnine allegre i propositi di una vita. Emmie
singhiozzava contro la sua spalla, ogni lamento di Jolie nell’infermeria
combaciava con ogni suo rigurgito di pianto e Joel non sapeva più che altro
fare. Se la staccò di dosso reggendola per le spalle e sgranò gli occhi quando
la trovò con il labbro inferiore rosso e gonfio per via dei morsi continui -
Merlino guarda che ti sei fatta.- le disse accarezzando, senza nemmeno rendersi
conto, il labbro inferiore con il pollice. Quello che accade dopo, beh, non se
lo seppe spiegare nemmeno lui. Un
momento prima stava osservando quel faccino sconsolato e un secondo dopo la
stava baciando come se non ci fosse stato un domani. Maledizione.
-Ragazzi
venite Charlie ha scoperto…EVVAFFANCULO!- sbottò Abrham uscendo di corso dall’infermeria, coprendosi
la bocca con una mano e girandosi di scatto per rientrare intanto che i due si
allontanavano uno più sconvolto dell’altra. - Ricomponetevi ed entrate, Charlie
ha capito che sta succedendo.-
Fine
capitolo.
Nella speranza che vi ricordiate ancora di questa fic, un saluto dalla vostra Ino chan.