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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    20/06/2011    3 recensioni
"Sasuke si voltò verso i suoi compagni, i suoi amici.. era moltissimo tempo che non pronunciava quella parola e ora più che mai gli sembrava avesse un significato importante ma soprattutto forte. Li guardò negli occhi, uno ad uno, e si rese conto che in quell’ennesima battaglia non sarebbe stato solo. Non lo sarebbe stato mai più...".
Una storia in cui i sentimenti ed i rancori ritornano come uragani a travolgere rapporti ed amicizie, dove ogni singolo personaggio apre mente e cuore al lettore, lasciando trasparire parti di se stesso che non ci si aspettava... e tutto grazie ad un apparente tranquillo picnic tra amici di vecchia data e l'arrivo irruente dell'Organizzazione Alba, con nuovi obbiettivi da raggiungere...
PS.La calma è la virtù dei forti!
PPS. questa è una fanfic-esperimento non rispecchia il mio modo di scrivere ma piuttosto un tentativo di aprirmi altre strade, ma questo non significa che non abbia un suo significato =)Per cui siate generosi con le recensioni grazie =)
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki, Temari, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Avventure!'
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Ed eccomi con l’ultimo capitolo!
Un po’ mi dispiace di dover terminare questa fanfiction, mi piaceva non poco continuare a scriverla…
Ma vi prometto che ci sarà un sequel!!! ^.^
Non ho ancora deciso come lo chiamerò, ma non appena pubblicherò il primo capitolo (non so fra quanto xD) lo troverete sicuramente nelle serie =)
Per il momento ringrazio di cuore “Darsia” e “_ilaria_94” per aver recensito ogni capitolo di questa fanfiction e tutti coloro che l’hanno messa tra le preferite e tra le seguite!!
Tutto questo mi rende davvero felice, vi ringrazio di cuore!! ^.^
Ma ora la smetto di stressarvi e vi lascio al capitolo, buona lettura!

 
 


Il cielo ancora rannuvolato impediva al sole di mostrarsi nella sua interezza, nonostante all’orizzonte si potesse intravedere un tramonto rossastro e reso impuro da quelle battaglie sanguinose ed ingiuste.
Un vento freddo soffiava nella radura desolata al centro della foresta, dove ancora i corpi delle cinque ragazze giacevano agognanti e morenti tra le braccia di coloro che avrebbero voluto salvarle con tutto il loro cuore.
 
Il Kazekage restava immobile nella sua posizione, cercando di apparire il più minaccioso possibile e determinato a scontrarsi con i superstiti dell’Akatsuki, anche se questo avrebbe significato morte certa.
Hidan e Kisame, al contrario, sembravano piuttosto divertiti all’idea di mettere definitivamente fuori combattimento quel ragazzino dai capelli rossi che per un motivo o per un altro era sempre riuscito a sopravvivere ai loro attacchi: ma quella volta nessuno sarebbe intervenuto in loro soccorso, sarebbe morto una volta per tutte!
 
Il loro sguardo era rivolto verso la figura ancora nella penombra che avanzava tra gli ultimi alberi della foresta: una certa sicurezza si intravedeva nei loro occhi, come fossero convinti del fatto che il vincitore fosse il loro capo, il potente semidio Pain, piuttosto che quella donna fin troppo determinata per la sua età.
 
Anche i ragazzi guardavano ansiosi nella medesima direzione, lo sguardo speranzoso e il cuore che aveva deciso di non rispettare la regolarità che lo aveva sempre distinto: il vincitore di quello scontro avrebbe determinato la loro sopravvivenza o, al contrario, la loro morte certa.
 
Un sandalo nero si mostrò ad un debole raggio di sole, mentre un altro lo superava con passo lento e scattoso: era evidente la fatica che comportava quel gesto, ma nonostante questo altri passi seguirono quelli precedenti, fino a portare alla luce la figura imponente del vincitore di quel terribile scontro, davanti a tutto e tutti.
 
Una smorfia si dipinse sul viso di Hidan alla vista di chi avesse avuto la meglio tra il suo capo e uno dei ninja leggendari, mentre il compagno affianco a lui si mostrava più serioso di quanto non lo fosse stato fino a poco prima.
I ragazzi ripresero a respirare quasi normalmente mentre il Kazekage socchiuse leggermente gli occhi, come a rilassarsi per qualche attimo da quella battaglia estenuante.
 
- Accidenti. -
 
I capelli argentei del membro dell’Alba cominciarono a muoversi leggermente, sospinti da quel leggero venticello fin quando il suo sguardo non cadde sul corpo ormai senza vita di un individuo vestito di nero e dai capelli arancioni sostenuto da una mano pallida e minuta che lo faceva strisciare a terra come non si volesse sforzare di averne cura.
 
I capelli biondi del Quinto Hokage si muovevano sinuosi al tocco del vento, disordinati e sciolti sulle spalle, mentre sul suo corpo si potevano notare numerose ferite, alcune delle quali piuttosto profonde e gravi anche per un ninja medico del suo livello: il suo viso sembrava piuttosto affaticato, i suoi occhi semichiusi lasciavano trasparire una certa sofferenza mentre il suo portamento non appariva più elegante e raffinato ma piuttosto sgarbato e affaticato.
La donna ansimava leggermente mentre sulla sua fronte il piccolo tatuaggio a rombo era completamente svanito, segno evidente del fatto che fosse stata costretta, durante lo scontro, a ricorrere alla sua tecnica miglior per poter fronteggiare il nemico di un’elevata potenzialità.
 
Con un gesto rapido e quasi svogliato, Tsunade lasciò cadere a terra il corpo senza vita del suo nemico, il quale toccò il terreno con un tonfo che echeggiò in tutta la foresta, come a significare che quella battaglia fosse realmente conclusa in quel momento tanto atteso quanto drammatico.
 
- Nonna Tsunade ha vinto!! Grande!! -
 
La voce squillante ed entusiasta di Naruto spezzò quel silenzio opprimente e ravvivò l’aria di una piacevole speranza, mentre sul viso dell’Hokage si dipingeva un piccolo ma significativo accenno di sorriso: Sei il solito esaltato, Naruto.
Pensò la donna con affetto mentre cercava con ogni energia che le fosse rimasta di restare in piedi e non cedere al peso di quell’immenso sforzo, volgendo il proprio sguardo ai due membri dell’Akatsuki che l’osservavano con disgusto e diffidenza: i suoi occhi da stanchi ed oppressi si fecero improvvisamente determinati e minacciosi, come se da un momento all’altro avesse intenzione di avventarsi anche su di loro e porre fine alla loro inutile ed intralciante esistenza.
Uno sguardo così aggressivo da lasciare parecchio stupiti cinque ragazzi che la stavano osservando, ancora inginocchiati a terra affianco alle kunoichi ormai esanimi per il loro sacrificio.
 
- Se non volete fare la fine del vostro capo, è meglio che non vi facciate più vedere! -
 
Tuonò la donna con quanta più forza le fosse rimasta in gola, nel tentativo di intimidirli ulteriormente: nelle sue condizioni non sarebbe riuscita ad affrontare un altro scontro, specialmente con shinobi di quel livello, ma era consapevole del fatto che non potesse permettergli di fare ancora del male ai suoi giovani ninja.
 
Lo sguardo di Kisame si posò sul corpo morto e ridotto a brandelli di Pain, lasciando che una smorfia si evidenziasse sul suo volto e la sua espressione diventasse piuttosto preoccupata.
Si avvicinò ulteriormente al suo compagno e gli sussurrò qualcosa all’orecchio, come ad incitarlo ad andarsene mentre tutti gli altri restavano immobili, in attesa di un loro gesto.
Hidan strinse i denti ma dopo qualche istante si posizionò la propria arma sulla spalla destra e lanciò un’occhiata di sfida all’Hokage, quel tanto che bastava per prometterle che si sarebbero rivisti ancora.
 
- Avete vinto questa battaglia, Quinto Hokage, ma non l’intera guerra! Gioite pure di questa vittoria, ma ci vendicheremo prima di quanto immaginiate. -
 
E detto questo, i due scomparvero in una nuvola di fumo nero, abbandonando in modo definitivo quel campo di battaglia.
 
Tsunade rimase immobile per qualche secondo, fin quando non riuscì più a reggersi in piedi e si mise una mano stretta sulla pancia con fare dolorante, mentre sul suo viso si dipingeva un’espressione di sofferenza non da poco: quel combattimento l’aveva ridotta quasi in fin di vita e l’aveva costretta ad utilizzare tutte le proprie risorse, ma non si sarebbe ancora arresa!
Prima che cadesse a terra, un braccio le cinse rapidamente la vita e l’aiutò a sostenersi quel tanto che bastava a farla stare in piedi, mentre con fatica lei cercava di non evidenziare il suo dolore.
 
- Tutto bene, Hokage? -
 
Chiese la voce moderata e cupa di Gaara, il quale la osservava un attimo preoccupato ma convinto che quella donna straordinariamente forte ce l’avrebbe fatta anche in quell’occasione.
Tsunade cercò di reggersi ancora in piedi ma dovette usufruire dell’aiuto offertole dal Kazekage per riuscire a mantenere quel poco di contegno che riusciva, mentre si sforzava di parlare senza troppe pause.
 
- Sì, ce la faccio grazie… -
 
Alzò leggermente il viso e non appena il suo sguardo cadde sulle cinque figure delle ragazze a terra, agognanti ed in fin di vita, senza contare il deserto di dolore e distruzione che si apriva dinnanzi a lei, gli occhi della donna si spalancarono con fare stupito, mentre una certa preoccupazione l’assaliva senza tregua.
 
- C-Cos’è successo?? -
 
Chiese preoccupata nel vedere le condizioni delle kunoichi, mentre il suo stupore pian piano si tramutava in consapevolezza di non essere in grado, in quella situazione, di poterle aiutare in altro modo.
Strinse i denti, più per la rabbia che per il dolore, mentre il Kazekage l’aiutava ad avvicinarsi a loro e le spiegava brevemente quanto accaduto, con un tono della voce che lasciava trasparire una certa rabbia intrinseca di un dispiacere denso e micidiale.
 
- I membri dell’Akatsuki volevano prelevare le anime delle kunoichi e servirsene per raggiungere l’invincibilità, ma loro gliel’hanno impedito pugnalandosi al petto ed impedendo così che la propria anima si allontanasse dal corpo… -
 
Il Kazekage stringeva i denti per la rabbia ed il dispiacere mentre aiutava la donna ad avvicinarsi ai suoi giovani ninja, mentre lei non poteva far altro che maledire quella dannata organizzazione e pensare a ciò che potesse fare per salvare la vita di quelle eroine che così coraggiosamente avevano deciso di uccidersi per il bene di coloro che amavano più di ogni altro.
Maledizione… Ho già utilizzato tutto il chakra che avevo e non posso attivare la Tecnica della Rinascita per salvarle, dannazione!
 
Tsunade rimase colpita nel vedere come quei cinque ragazzi, quei giovani ninja che fino a poco prima erano dei bambini immaturi, ora stavano chini sui corpi ormai esanimi delle kunoichi e con un certo affetto gli accarezzavano il volto, come a volerle proteggere e stare vicino nonostante tutto ciò che era accaduto, come se non avessero un tesoro più grande di quello da custodire.
 
Gli occhi ambrati della donna caddero sulla figura immobile di Sasuke, il quale teneva lo sguardo fisso e quasi perso nel vuoto rivolto verso la ragazza dai capelli rosa, la quale aveva gli occhi chiusi ed il suo petto si alzava e abbassava in modo irregolare: era sempre stato un ragazzo freddo e incondizionato da qualsiasi cosa gli capitasse attorno, sia che riguardasse degli estranei sia i suoi più fidati compagni…
Ma in quel momento le parve cambiato, quasi come se non fosse più lui: come se quella ragazza dal cuore puro fosse davvero riuscita, con quel gesto, a salvarlo dall’abisso di odio e oscurità che lo aveva sempre circondato e nel quale rischiava continuamente di cadere.
 
L’ultimo degli Uchiha teneva fra le braccia il viso dolce della rosa e con una certa delicatezza teneva la propria mano appoggiata alla sua: in quel momento sembrava la persona più fragile ed innocua che esistesse al mondo, come se non fosse più capace di fare del male, come se stesse perdendo la persona a lui più cara.
Tsunade si commosse nel vedere quel gesto così dolce e si sforzò nel trattenere le lacrime, mentre i suoi occhi sconvolti osservavano i volti senza espressione dei suoi allievi, ognuno perso nel proprio dolore.
 
Ad un certo punto, il giovane Hyuga strinse forte la mano della kunoichi che aveva affianco, come a tentare di riportarla indietro e darle la vita che meritava: sul suo viso perennemente impassibile si stava facendo largo un’espressione di dolore così forte che chiunque nel vederlo si sarebbe rattristato, come se ad un bambino avessero appena annunciato la morte della propria madre…
 
Dopo qualche minuto di angoscia incontenibile, Neji si voltò verso il suo Hokage con una gocciolina che si stava facendo largo nell’angolo del suo occhio destro, come se si vergognasse di mostrarsi alla luce fioca del sole ma non potesse farne a meno: il suo sguardo sembrava contenesse a fatica un’espressione di dolore lancinante, mentre il suo viso lasciava trasparire tutto il disorientamento che in quel momento stava provando.
 
- La prego… La prego, le salvi… -
 
La sua non era un’affermazione o una richiesta: era un supplica, una preghiera quasi… La sua voce tremante e disperatamente angosciata non sembrava intenzionata ad abbandonare quella tristezza inaudita che per qualche attimo sembrò gelare l’atmosfera attorno a loro: Tsunade lo guardava con un’espressione tremendamente addolorata e vedendo gli occhi imploranti di Neji fece davvero molta fatica a trattenere le lacrime.
Vagò con lo sguardo e vide la medesima espressione sul viso di tutti i suoi giovani ninja attorno a lei: gli occhi scavati dal dolore e la speranza di poterle salvare dal loro stesso sacrificio.
 
Per qualche istante il Quinto Hokage tenne lo sguardo abbassato, gli occhi semichiusi mentre le sue mani tremavano di rabbia: odiava sentirsi così inevitabilmente impotente, così cercava con foga disperata di pensare a qualcosa per poterle tenere in vita quel tanto che sarebbe bastato a portarle a Konoha, dopodiché lei avrebbe riacquistato velocemente il proprio chakra e non avrebbe esitato a riutilizzare la tecnica della Rinascita, anche se questo si presentava piuttosto rischioso.
 
Dopo qualche minuto di silenzio tombale e piuttosto angoscioso, nel quale gli occhi dei ragazzi erano puntati sulla sua figura imponente del loro Hokage, Tsunade alzò improvvisamente il proprio sguardo e li guardò uno ad uno: vedeva la disperazione invaderli ma anche la convinzione che avrebbero fatto di tutto pur di salvare le ragazze che amavano.
Quelle coraggiose ragazze non meritavano di morire per colpa di stupide idee egocentriche enfatizzate da una banda di pazzoidi, e lei avrebbe fatto di tutto pur di impedire che perdessero la vita in quel modo, per quanto fosse stato nobile da parte loro.
 
Con un gesto quasi sgarbato si liberò dell’aiuto del Kazekage e lo allontanò leggermente, mentre lui la osservava un attimo stupito anche se ancora addolorato per ciò che stava accadendo: sapeva che quella donna fosse debolissima e che da un momento all’altro la sua pelle sarebbe potuta invecchiare brutalmente, riducendola in fin di vita e questo lo preoccupava leggermente, per quanto l’angoscia di perdere la sua amata sorella fosse molto maggiore.
 
- Hokage… -
- Lasciami, Gaara. -
 
Il ragazzo della Sabbia si stupì di quell’affermazione così secca: Tsunade non lo aveva mai chiamato per nome, lo aveva sempre rispettato per la sua carica nonostante la giovane età e non era mai accaduto che si rivolgesse a lui in quel modo così poco consono.
I loro sguardi si incrociarono e Gaara vide balenare una determinazione sorprendente negli occhi della donna: lo sguardo affaticato e dolorante di poco prima sembrava essere svanito nel nulla, dopo aver udito le parole dello Hyuga, ed una nuova determinazione sembrava essere nata in lei, come a darle quella forza necessaria  a reagire ad ogni cosa pur di difendere gli abitanti del proprio villaggio, a costo della vita.
 
Il Kazekage sapeva cosa significasse dover proteggere il proprio villaggio a qualsiasi costo, ma non si era mai trovato in una situazione tanto disperata e drammatica e vedere come l’Hokage della Foglia stesse reagendo con forza nonostante fosse in fin di vita lo lasciò senza parole, incapace di opporsi nuovamente alle sue intenzioni.
E’ davvero questa la forza che un capo villaggio deve avere per proteggere i propri abitanti? Tutta questa sua determinazione non le viene da una tecnica, da un’abilità innata o qualche strana stregoneria… No, è dal suo cuore, dal suo animo che viene tutta questa forza di reagire, di continuare a lottare e rischiare se stessi fino alla fine.
Evidentemente, ho ancora molto da imparare.

 
Il giovane Kazekage la guardò con ammirazione e non intervenne ulteriormente nel tentativo di fermarla: aveva compreso l’importanza di essere un Kage e non le avrebbe impedito di fare ciò per cui era stata eletta e amata fino a quel momento.
 
Dopo un rapido scambio di sguardi, Tsunade socchiuse leggermente gli occhi e fece una serie di gesti con le mani, per poi mordersi un dito facendolo sanguinare leggermente e appoggiando il palmo destro a terra.
Sono molto debole, non so per quanto ancora riuscirò ad essere cosciente… Ma devo fare tutto, TUTTO pur di salvarle ed userò il chakra che mi resta fino all’ultima goccia, se sarà necessario.
 
- Tecnica del Richiamo. -
 
Una grande nuvola bianca comparve sotto di lei, tanto che la donna si sollevò da terra di parecchi metri mentre si ergeva l’imponente lumaca bianca dalle strisce azzurre.
I ragazzi restarono fermi nelle loro posizioni, cercando di comprendere cosa il loro Hokage avesse in mente mentre anche Gaara restava immobile ad osservare quella sua straordinaria forza.
 
Prima di parlare, la donna si strinse ancora una volta lo stomaco e tossì sangue un paio di volte prima di riprendersi, riuscendo comunque a restare cosciente mentre la sua fedele lumaca si preoccupava delle sue condizioni.
 
- Tsunade-sama, siete ferita, io vi-
- Non ti preoccupare per me Katsuyu, dobbiamo pensare ad altro! Dividiti. -
 
La donna interruppe bruscamente le parole dolci di Katsuyu e tornò a terra con un salto appena ostentato, mentre la sua fedele lumaca cominciava a dividersi in piccole lumachine come le era stato ordinato:
- Scusami Katsuyu, non ho molte energie e il tempo stringe. -
- Non ti preoccupare, ho capito… -
- Grazie, amica mia… -

Le due si scambiarono rapidamente quei pensieri che nessun altro poteva udire con un certo affetto e comprensione l’una dell’altra ed il Kazekage tornò immediatamente in soccorso della donna, sorreggendola ancora una volta con le proprie braccia e in questo caso l’Hokage non rifiutò il suo aiuto, consapevole del fatto che non riuscisse ormai a farcela da sola: aveva utilizzato tutto il chakra possibile, prosciugandone il proprio corpo, mentre le piccole lumache le si avvicinavano in attesa di ordini ed i ragazzi continuavano ad osservare la scena restando vicini alle ragazze morenti e già inconsce.
 
- Qual è il suo piano, Quinto Hokage? Se possiamo, le vorremmo essere d’aiuto. -
 
La voce pacata di Shikamaru echeggiò nell’aria umida e silenziosa: sul suo viso si intravedevano ancora i segni delle lacrime che fino a poco prima gli avevano inondato gli occhi, mentre ora la sua espressione era più determinata che mai: non voleva che quella missione si trasformasse in una tragedia e sapeva che la sua Hokage avesse in mente un piano che non poteva attuare da sola, in quelle condizioni, per cui le sarebbe servito sicuramente il loro aiuto e lui l’aveva capito benissimo.
Lei accennò ad un sorriso sghembo, come a compiacersi della brillante intuizione del suo giovane ninja ma allontanò immediatamente quei pensieri e si apprestò a spiegare la sua idea in breve: le rimaneva poco tempo, ormai.
 
- Io non ho più chakra da donare alle ragazze tramite Katsuyu per poter ristabilire almeno momentaneamente la loro salute… Ma voi sì. -
 
Tutti e cinque i ragazzi alzarono gli occhi dal viso delle kunoichi e l’ascoltarono con più attenzione, come avessero finalmente compreso le sue intenzioni e fossero decisi a fare qualunque cosa fosse stata necessaria.
Tsunade lesse una determinazione sincera nei loro sguardi, un affetto puro sembrava balenare nei loro occhi, i quali avevano finalmente ripreso a brillare vivi, e questo la fece continuare nella sua spiegazione.
 
- Katsuyu si posizionerà sul petto delle ragazze, esattamente sopra la ferita mortale, e voi poserete le vostre mani sopra di lei: a questo punto preleverà il vostro chakra e lo utilizzerà per rimarginare quella grossa ferita, nella speranza di salvarle. Solitamente è un’operazione che compio io personalmente perché molto rischiosa, in quanto non sempre il chakra di una persona è compatibile con quello di un’altra ed io ho imparato a modificarlo appositamente… Ma data la situazione non abbiamo alternative. Voi vi ritroverete pressoché senza più energie, ma riuscirete a sopravvivere così come le kunoichi. Siete disposti a questo? –
 
La sua era una domanda retorica poiché conosceva già la loro risposta. I loro sguardi determinati e sicuri erano la perfetta prova del loro inestimabile coraggio, degno di quello delle cinque ragazze e in quell’istante Tsunade comprese che forse non era importante quanto il loro chakra fosse compatibile con quello delle kunoichi, in quell’operazione: i loro animi ed i loro cuori erano così vicini e affiatati che niente avrebbe potuto renderli più uniti, nemmeno la morte sarebbe riuscita a strappargli via il loro immenso e sincero amore.
Tutti e cinque fecero un cenno di sì con la testa e la lumaca eseguì gli ordini impartiti dall’Hokage, mentre i ragazzi posizionavano le loro mani sul dorso di Katsuyu senza alcuna esitazione: erano pronti a tutto pur di salvarle, pur di impedire a quella truce morte di portarle via, pur di rendersi degni di stare al fianco di animi così puri e nobili.
Le piccole lumache si colorarono di un azzurro tenue, così come le mani dei cinque e il petto delle coraggiose kunoichi, ormai incoscienti da parecchi minuti.
 
Tsunade osservava la scena con un briciolo di preoccupazione che quell’operazione così delicata non riuscisse, anche se aveva piena fiducia nei suoi allievi: loro avrebbero dato persino l’anima per salvarle mentre le kunoichi avrebbero lottato con tutte se stesse per non abbandonare quella vita per cui si erano valorosamente battute.
Il Kazekage cercò il suo sguardo, cercando di comprendere quell’innata forza che lui desiderava acquisire: non era una forza dovuta al fisico, al chakra o ad alcuna abilità innata, quanto più a qualcosa di interiore, di un animo tanto potente e forte da sopportare qualunque cosa per i propri cari.
Questo voleva dire essere un Kage, e Gaara aveva tutte le intenzioni di esserlo a tutti gli effetti.
 
- Prenda il mio chakra, Quinto Hokage. -
 
Le disse con tono pacato, come a volersi mostrare cortese e rispettoso anche in quel momento ma Tsunade fece un sorriso appena accennato di fronte alle sue parole ingenue e gli rivolse uno sguardo quasi bonario, come vedesse in lui una bontà ed una nobiltà d’animo come non ne aveva mai viste.
 
- Risparmia il tuo chakra, giovane Kazekage. Se l’operazione andrà a buon fine sarai l’unico a poterti ancora reggere in piedi e dovrai andare al villaggio di Konoha per chiedere un immediato soccorso medico e condurre qui Shizune con il suo team, dato che nessun altro sa dove si trovi questo luogo. Questo è ciò che ti chiedo di fare, come alleato e come amico di quei giovani ninja. -
 
Lo sguardo impassibile di Gaara cadde sulle figure dei suoi amici, chini sui corpi delle ragazze e intenti a cedere ogni cosa gli appartenesse pur di salvarle: alcune gocce di sudore cadevano dai loro visi, espressioni di fatica e dolorosa sopportazione si dipingevano sui loro volti ma loro non emettevano un singolo gemito di dolore, un solo lamento: sopportavano, perché l’amore li guidava verso la giusta via.
Anche le kunoichi stavano lottando, dopo aver sacrificato valorosamente la loro vita per il bene del mondo intero, ora stavano combattendo per riprendersela e avere di nuovo quella libertà che gli spettava di diritto.
 
Il Kazekage aiutò la donna a sedersi a terra, mentre la sua pelle cominciava lentamente ad invecchiare e ad assumere un colorito più marrognolo ed il respiro ad appesantirsi sempre di più.
 
- Farò più in fretta che riuscirò, Hokage. Le prometto che salverò i miei amici. -
 
Le disse con una voce più determinata e sicura di sé, come se quella fosse la promessa più importante della sua vita, come se quel gesto fosse essenziale per la sua esistenza: la sua vita non avrebbe avuto alcun senso senza le persone che amava, senza coloro che avevano sempre avuto fiducia in lui, senza il loro affetto e la loro amicizia…
In quel momento, Gaara comprese a pieno cosa significasse essere un Kage e doversi prendere cura delle persone amate: così, come Tsunade stava dando la vita per gli abitanti del suo villaggio, così Gaara avrebbe fatto di tutto per salvare la vita dei suoi più cari amici e compagni.
 
La donne gli sorrise dolcemente e dopo avergli fatto un cenno con il capo lo osservò lasciarle la mano e correre rapidissimo nella foresta, con l’intenzione di raggiungere Konoha il prima possibile e mantenere la promessa fatta all’Hokage.
Tsunade lasciò che un ultimo sorriso le si dipingesse sul viso, prima che i suoi occhi si chiudessero e la sua vista si annebbiasse lasciandole soltanto il ricordo di quei cinque ragazzi che stavano dando se stessi per salvare la vita alle eroine di Konoha.
 
 
 
All’alba del giorno seguente, un gruppo di ninja medici capitanati da Shizune e guidati dal Kazekage della Sabbia arrivò nella radura e trovò i corpi svenuti di dieci giovani ninja: tutti quanti feriti e privi di sensi, ma vivi.
 
A qualche metro da loro si trovava il corpo senza vita di una donna sulla cinquantina che portava con sé il cappello bianco e rosso di Hokage della Foglia.
 
 
 
Qualche settimana più tardi veniva eretto un monumento in marmo rosa e bianco sul quale erano scolpiti i volti dei tredici coraggiosi ragazzi che avevano combattuto una delle più grandi battaglie del mondo ninja e che avevano vinto la morte grazie alla forza del loro amore.
La loro unione li aveva spinti a mettere in gioco la loro stessa vita gli uni per gli altri, arrivando a vincere la loro più grande battaglia e venendo riconosciuti come eroi del Villaggio della Sabbia e della Foglia.
 
Ai piedi del monumento v’era la tomba bianca del Quinto Hokage della Foglia, sulla quale erano disposti numerosi fiori colorati ed un’incisione che riportava alcune poesie scritte da Jiraya-sama in suo onore prima della sua morte.
 
Tutti gli abitanti di Suna e Konoha erano riuniti intorno a quel monumento per rendere gloria ai nuovi eroi dei loro villaggi e per commemorare la morte di uno dei migliori Hokage che la storia avesse mai avuto.
 
Prima del termine della cerimonia, dodici dei ragazzi si avvicinarono alla tomba di Tsunade e lasciarono un mazzo di fiori con alcune scritte, soffermandosi qualche istanti ad ammirare quel monumento in loro onore e in ricordo di quella donna che gli aveva salvato la vita sacrificando la propria.
 
Sakura si stringeva tra le braccia di Sasuke mentre le lacrime le scendevano rapide lungo il viso limpido e ben delineato: la morte della sua maestra la riempiva di dolore, ma sapere che lei si fosse comportata come Tsunade la rendeva orgogliosa e consapevole di quanto la sua meastra le avesse insegnato, non soltanto dal punto di vista della forza e delle arti mediche.
Affianco a loro, Naruto restava accanto ad Hinata e con lei osservava in silenzio quella splendida scultura, comprendendo il grande significato che avesse: finalmente anche loro avevano raggiunto il loro scopo, lui era diventato un eroe e lei aveva conquistato il cuore della persona che più amava, consentendole di poter finalmente vivere una vita gioiosa e felice.
Anche gli altri osservavano quel monumento con felicità ma allo stesso tempo malinconia, come se quella forma di architettura racchiudesse in sé tanta gioia quanto dolore: il raggiungimento dei propri sogni al prezzo di una vita.
 
Gaara si avvicinò per ultimo alla tomba bianca del Quinto Hokage, reggendo tra le mani un’unica rosa bianca dalle sfumature leggermente rossastre: non aveva con sé un intero mazzo di fiori, ma soltanto il simbolo della sua gratitudine nei confronti di chi lo aveva aiutato a diventare un Kage migliore.
Mi hai dimostrato quale debba essere la vera forza di un Kage e per questo te ne sarò sempre riconoscente… Ho promesso che avrei protetto quei ragazzi, i miei compagni, i miei amici e con loro tutte le persone che amo: e lo farò, Tsunade-sama, questa è una promessa che ho intenzione di mantenere.
E così dicendo lasciò cadere sul bianco e candido marmo quel fiore tanto piccolo e fragile quanto forte e resistente a qualunque intemperie: perché era questo ciò che loro erano diventati.
 
Erano giovani pieni di sogni e di speranze, guidati da quella forza così potente da sconfiggere persino la morte: l’amore.
Con quel sentimento dalla loro parte avrebbero potuto affrontare qualsiasi difficoltà e proteggere così le persone a loro più care.
 
Ma una cosa era certa: non avrebbero mai più partecipato ad un picnic, specialmente se organizzato da Sakura Haruno.
 
 
Ed eccomi con l’ultimo capitolo!
Un po’ mi dispiace di dover terminare questa fanfiction, mi piaceva non poco continuare a scriverla…
Ma vi prometto che ci sarà un sequel!!! ^.^
Non ho ancora deciso come lo chiamerò, ma non appena pubblicherò il primo capitolo (non so fra quanto xD) lo troverete sicuramente nelle serie =)
Per il momento ringrazio di cuore “Darsia” e “_ilaria_94” per aver recensito ogni capitolo di questa fanfiction e tutti coloro che l’hanno messa tra le preferite e tra le seguite!!
Tutto questo mi rende davvero felice, vi ringrazio di cuore!! ^.^
 
PS. Mi è dispiaciuto un sacco far morire Tsunade (tra l’altro è il mio personaggio preferito T.T) ma lasciarla sopravvivere dopo aver combattuto contro Pain ecc. mi sembrava molto poco realistico e non volevo che fosse così: inoltre in questo modo le viene data una certa importanza e riconosciuto qualcosa che va oltre il semplice essere stata una brava Hokage.
Lei è stata una donna forte e coraggiosa, che ha dato la vita per i suoi giovani ninja e che non ha esitato a farlo, dando così un grande esempio di vita.
E i nostri ragazzi hanno finalmente raggiunto i loro obbiettivi, salvato il villaggio e compreso i propri sentimenti =)
Il finale mi sembra più che positivo ^.^
 
Grazie ancora a tutti, alla prossima fanfiction!
byeeee 

  
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