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Autore: Sacu    22/06/2011    2 recensioni
"Si tratta di una chiave per aprire un Portale per il luogo da cui vengo."
"Se i Drow avessero la chiave non esisterebbero un attimo ad inviare il loro esercito per tentare di conquistarlo."
“Se la tua amica dovesse fallire, presto il nord entrerebbe in guerra."
Ispirato a D&D.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era una giornata di sole, con pochissime nuvole e vento a favore; a parte la paura di Ziwa per il mare, il viaggio stava procedendo bene.
Keid e Rigel erano impegnati in un duello di dadi contro due marinai, mente tre di loro scommettevano sul prossimo numero. Per evitare discussioni, usavano tutti gli stessi cinque dadi e i punteggi erano tenuti da un quarto marinaio; attualmente Keid era in testa.
Urlavano talmente tanto che Isilrill li sentiva dalla prua. A lei piaceva il mare e come le onde lente e regolari si infrangevano sul legno della barca. Adorava perdersi nell'orizzonte, scrutare il confine tra acqua e cielo. Se non fosse stato per la paura della sua compagna, quel momento sarebbe stato perfetto. Mentre accarezzava la lupa che stava accucciata accanto alle sue gambe ottenendone in cambio un mugolio felice, Brendon le si avvicinò.
Non aveva mai avuto modo di vederla così, sembrava in pace con tutto; aveva un'espressione così serena e naturale che sembrava una creatura ultraterrena capitata lì per caso. Il mago era contrastato tra l'osservarla in silenzio e l'avvicinarla. Era semplicemente bellissima e sensuale e il modo con cui muoveva le mani accarezzando Ziwa era talmente dolce che Brendon sentì il cuore accelerare. Sarebbe rimasto a contemplarla per ore, fermo in silenzio, ma poi lei si girò verso di lui e gli sorrise; non poteva non andarle vicino.
“Toglimi una curiosità: ma da quando lo conosci, c'è mai stato un momento in cui Rigel sia stato zitto? Si sente quello che dice da quaggiù! E non rispondermi mentre dorme perché non vale!”
Brendon sentì qualcosa di strano quando Isilrill nominò il nome di Rigel, ma non riuscendo a identificare la sensazione non gli diede troppo peso.
“Se escludiamo quando dorme... Direi quando combatte, anche se a volte riesce a parlare lo stesso! Ma come mai ti interessa tanto?”
“Niente, era per curiosità. E' un peccato che giochi e si perda questo panorama. Io adoro il mare, quando ero piccola... sì, avevo più o meno la tua età direi. Allora fui incaricata di proteggere delle persone e dovetti viaggiare a lungo tra il continente settentrionale e quello meridionale. Ricordo che si era costretti a fare tappa su delle isole in mezzo all'oceano, vedessi com'erano belle! Piene di pirati, ma accidenti se l'acqua era limpida! Era la parte che preferivo del viaggio.”
Si sistemò i capelli che il vento le aveva portato sul viso e guardandolo negli occhi gli disse: “Sai, è la prima volta che racconto questa storia a qualcuno; a parte Ketojan ovviamente.”
La sensazione di prima fu sostituita da una nuova di gioia, ma non poté risponderle: un marinaio aveva avvistato il porto e loro dovevano lasciare la prua per far spazio alle manovre.

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Athkatla era una ricchissima città-mercato della nazione dell'Amn, conosciuta anche come Città della Moneta. Vi si poteva trovare di tutto: non solo commerciava con tutto il Faerun, ma era l'unico porto al quale approdavano le navi di Matzica, cariche di oggetti e frutti esotici.
La città era divisa in due parti dalla foce del fiume proveniente dal Lago Weng che formava un canale. A nord c'erano il Tempio di Waukeen, dea del commercio, e il centro amministrativo della città. Il sud invece cominciava col porto, seguito dalla Passeggiata di Waukeen (ovvero il mercato), la zona dei bassifondi e infine il cimitero, giusto appena fuori dalle mura. Al centro c'era un grandissimo ponte nuovo costruito dai Nani per rimpiazzare quello precedente, bruciato in circostanze misteriose. Era l'unico passaggio che univa le due metà.
Secondo le indicazioni di Danarr, una volta sbarcati avrebbero dovuto cercare uno Gnomo di nome Boddynock Aleslosh Raulnor; lui era l'unico a poterli condurre alla leggendaria Isola di Nimbral. Sapevano che era solito frequentare una locanda chiamata Melanotte nel quartiere malfamato, così si diressero in quella zona.
Nessuno di loro era mai stato ad Athkatla, ma aveva un ché di familiare: era come la zona del porto di Baldur's Gate e Neverwinter, solo che si estendeva a oltranza fin dove i loro occhi potevano vedere. Ovunque c'erano negozi e bancarelle con le mercanzie più disparate e più volte si si lasciarono tentare a chiedere dei prezzi, finendo però le trattative senza poter comprare niente. Armi bellissime, ma troppo care anche con lo sconto.
Consolandosi a vicenda arrivarono alla zona del Ponte e Isilrill li convinse a farsi fare un ritratto tutti insieme con lo sfondo del canale, una delle poche cose acquistabili con delle monete di rame.
Arrivati alla Melanotte, presero una stanza e ordinarono la cena. Mai in vita loro erano entrati in un luogo così sudicio! La cena gli arrivò in dei piatti unti; i boccali di birra avevano il bordo sbocconcellato e quello di Brendon portava segni evidenti di rottura e incollaggio; il tavolo era bagnato e traballava; e le finestre... diciamo solo che non venivano pulite da un bel po'. E in più la maggior parte delle persone presenti fumava erba avvolta in foglie o carta, rendendo l'aria irrespirabile e facendo rimpiangere la piccola pipa di Misao.
L'oste era un Mezzorco bello piazzato che stava dietro al bancone a pulire i boccali con un panno lurido e a chiacchierare con dei clienti abituali, mentre i piatti e i boccali erano serviti da tre cameriere simili a lui, evidentemente sue figlie.
Persino Keid si sentiva a disagio! L'unica a non avere problemi era Ziwa, che felice di essere scesa dalla barca mangiava la sua razione con avidità. Nessuno nella stanza faceva caso a lei e il gruppo non se ne stupì: per le strade avevano visto animali ben più appariscenti di lei in vendita.
Ora l'unico problema era trovare questo Boddynock Raulnor. Non avevano alcuna descrizione, solo il nome, e nelle vicinanze c'erano ben tre Gnomi.
“Proviamo ad ascoltare quello che dicono! Forse riusciamo a sentire un nome o almeno a capire qualcosa.” Suggerì Rigel.
Senza dare nell'occhio, si separarono. Mentre Isilrill e Rigel restarono fermi per ascoltare quello nell'angolo, Keid raggiunse quello vicino le scale e Brendon si avvicinò a quello alla porta.
Dopo una mezz'oretta, tornarono al tavolo. Keid aveva trovato il loro Gnomo.

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Gli chiesero se fosse sicuro. Non poteva esserlo perché non aveva sentito il nome, però aveva scoperto che aveva una barca. Adesso bisognava ideare un piano per avvicinarlo.
“Immagino basterà parlargli! Che male c'è a chiedergli un passaggio?” chiese Isilrill.
Nonostante l'Elfa avesse vissuto più di loro tre messi insieme e avesse acquisito molta più esperienza di vita rispetto a loro, a volte era così ingenua da far pensare che fosse una bambina. Dopotutto considerando che era figlia di una strega dell'acqua forse lo era ancora. A Brendon piaceva questo suo lato infantile, ma Rigel non perse occasione di dire la sua.
“Certo, come no! E ci offrirà pure la sua cabina personale!” le rispose con un sorrisetto ironico.
Sentendosi presa in giro gratuitamente, l'Elfa si arrabbiò e i due cominciarono a litigare, ritrovandosi in piedi ad insultarsi mentre Keid li incitava, speranzoso che sfociassero in una rissa. Brendon provò a placarli, ma con tutto quel baccano nessuno lo udiva. Si guardò intorno e vide la gente del locale avvicinarsi probabilmente per farli smettere; riponeva la fiducia in loro ma le sue speranze furono infrante quando vide l'oste raccogliere le scommesse. Evidentemente le risse erano uno spettacolo abituale.
Dopo qualche scambio di battuta, Rigel disse una frase che non pensava pentendosi subito di aver parlato ma ormai era tardi, perfino gli spettatori lo avevano capito e trattennero il fiato.
“...sei solo una femmina viziata che non capisce le conseguenze delle sue azioni! Ma d'altronde cos'altro c'era da aspettarsi dalla figlia di un Satiro!”
Per la prima volta da quando l'aveva incontrata, Rigel ne ebbe paura: il suo sguardo era più che furioso, era uno sguardo omicida! Come lui finì di parlare, Isilrill alzò il pugno destro e lo colpì al volto con un gancio facendolo quasi cadere a terra.
Nessuno può permettersi di parlare male di Ketojan!”Nell'attimo in cui Rigel valutò se chiedere scusa per quello che aveva detto o reagire per il pugno subito, si fece avanti Keid che sollevò l'Elfa e la scaraventò a terra. Rigel allora si buttò su Keid per placcarlo e la rissa iniziò.
Mentre Ziwa mangiava in un angolo per i fatti suoi, senza sapere come Brendon si ritrovò escluso dalla scena. Mentre i suoi compagni più altre quattro persone erano al centro che si stavano picchiando e lì intorno i clienti piazzavano scommesse, lui fu spinto fino alla porta senza riuscire a tornare indietro.
Dopo un paio di minuti capì di non poter fare niente se non aspettare che si sbollissero, così andò sconsolato al bancone per servirsi da solo un boccale di birra per tirarsi su il morale. Pensando al sangue caldo dei compagni e a come fargliela pagare, si guardò intorno alla ricerca di un posto dove sedersi e vide che se n'era liberato uno accanto a dove era seduto uno dei tre Gnomi, per la precisione quello che lui aveva osservato prima. Non aveva molta voglia di parlare, ma non gli piaceva bere da solo; notò che quel tipo aveva il boccale vuoto, così ne riempì un altro e lo avvicinò.
“E' libero?”
“Se quella birra è per me, senz'altro! Il mio amico è un fanatico di risse e mi ha lasciato da solo senza neanche un goccio!” rispose lo Gnomo già alticcio.
Brendon si sedette e cominciò a parlarci. Era un tipetto simpatico, non alto per la sua razza, ma nonostante fosse di mezz'età era molto muscoloso. Parlava bene il comune, ma in certe parole non riusciva a nascondere l'accento tipico dei marinai. A Brendon venne un dubbio.
“Comunque non ci siamo ancora presentati. Il mio nome è Brendon Risewind, sono un incantatore di Daggerford. E tu?”
Io sono Boddynock Aleslosh Raulnor. Tranquillo, so quanta difficoltà avete voi Uomini coi nomi della mia gente: chiamami solo Aleslosh.” disse al mago come se fosse un bambino a cui bisogna rivolgersi con nomi semplici.
Sono proprietario di una nave. Non per vantarmi, ma la mia We're Here è la più resistente di tutta Athkatla!”
Keid si era sbagliato allora, lo Gnomo giusto non era il suo! Brendon lanciò istintivamente uno sguardo in direzione dei compagni senza riuscire a vederli, c'era troppa gente davanti.
“Ehi, che ti prende? Vuoi andare a vedere la rissa pure tu? Vuoi lasciarmi qui tutto solo?”
“No, figuriamoci! Lì ci sono quei tre idioti dei miei compagni! Sono loro che hanno causato questo macello! Appena finiscono mi sentono!”
“Donne o soldi?”
Vedendo lo sguardo vacuo di Brendon, Aleslosh precisò: “La rissa intendo. Litigano per una donna o per i soldi?”
In quel momento, il mago ebbe un'idea. Era difficile, ma lo Gnomo sembrava averlo preso in simpatia e forse aveva una chance.
“Donne non direi, è stata un'Elfa a dare il via alle danze. No, si tratta di soldi! Keid e Rigel le devono un mucchio di monete.”
Aleslosh se l'era bevuta. “Eh, mai mettersi con una femmina rabbiosa! Sembrano creature indifese, ma quando si arrabbiano diventano delle assassine! Io preferisco quelle docili!”
“Puoi ben dirlo, amico mio!” e alzarono i boccali per brindare.
“Ma tu perché non aiuti i tuoi compagni contro quella femmina? Insomma, tre uomini con una donna... Sarebbe facile calmarle i bollenti spiriti, se intendi a quel che alludo. A me personalmente non dispiacerebbe intrattenermi con un'Elfa!” Gli disse ammiccando.
Brendon aveva capito che lo Gnomo era maschilista e nonostante non approvasse le sue idee aveva bisogno di lui; riuscì a mascherare la rabbia che gli saliva sentendo parlare di Isilrill in quel modo e sforzandosi di sembrare più naturale possibile gli si avvicinò per poter abbassare la voce.
“Mi piace avere l'esclusiva, se intendi a quel che alludo.”
“Oh intendo, intendo!” disse Aleslosh contento. “E' proprietà privata! Ma allora è semplice, dille di darci un taglio con tutta questa storia e di perdonare i tuoi amici! Così questa rissa finisce e torniamo tutti a bere in allegria!”
“Non posso, poi se la prenderebbe con me.”
Lo Gnomo gli mise una mano sulla spalla. “Ragazzo mio, se ti lasci impietosire fai il loro gioco! Mai dare potere alle femmine, guarda i Drow come si riducono a fare gli schiavetti! Mai chinare il capo, ragazzo mio, mai perdere il controllo! Loro vogliono essere dominate anche se non lo ammettono! Vogliono che sia l'uomo a comandare!”
Brendon stava ripassando mentalmente tutti gli incantesimi che conosceva cercando quello più adatto a farlo soffrire il più lentamente possibile, ma si trattenne pensando che gli serviva il suo aiuto. Cercò di stare al suo gioco.
“Lo so benissimo! Ma vedi, io ho i miei metodi: lascio che si sfoghi in questo modo, così quando arriviamo in camera da letto è docile come un agnello.”
Lo Gnomo fece una grossa risata tutto soddisfatto e poi brindarono ancora.
“Senti figliolo, posso fare qualcosa per aiutarti?” si offrì Aleslosh, molto bendisposto verso il mago dopo la birra offerta e quello scambio di parole.
Brendon sorrise, sicuro di aver trovato il modo di vendicarsi del comportamento dei compagni.
“In effetti sì, ci sarebbe qualcosa che potresti fare... ma non so se posso spingermi a chiederti così tanto...”
“Non aver paura, ragazzo! Parla liberamente!”
“Non è che ti servono un paio di marinai sulla tua nave?”

   
 
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