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Autore: totta    22/06/2011    0 recensioni
Teodora è diversa e lo ha sempre saputo. Ora però si rende conto di quanto si sia sempre sbagliata sul propio conto.
Sullo sfondo di una serie di sanguinosi omicidi tra i vicoli di Bologna, Teodora cresce scoprendo la propria natura di strega, ribellandosi alle regole del mondo di cui pian piano sta entrando a far parte, innamorandosi proprio dell'unica persona di cui non avrebbe dovuto.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lei si guarda i capelli allo specchio,
dove i raggi di sole sono rimasti incastrati
le unghie e lo smalto azzurro
i calzettoni a righe
e la farfalla di fuoco, sul palmo
pelle di luna, carne di terra
ha donato il cuore
che ora batte al ritmo di un altro respiro
 
 
 
 
 
Prologo
 
 
 
 
 
 
 
 
La ragazza fu trovata la mattina presto dai commercianti che aprivano in via Pescherie Vecchie. Fu Maria Antonietta Garani, come dissero i giornali il giorno dopo, che, mentre armeggiava con le chiavi per aprire la saracinesca del suo negozio all’angolo con Vicolo Ranocchi, inciampò letteralmente nel corpo.
Nella penombra si accorse solo che qualcosa spuntava da dietro cassonetto della spazzatura appoggiato al muro. Maledicendo per l’ennesima volta il pakistano che aveva appena aperto di fronte a lei e che le rubava tutti i clienti, decise che in qualche modo gli avrebbe mandato la guardia di finanza. A questi stranieri non importava nulla della convivenza civile, erano sporchi e rumorosi, e chissà che cosa ci buttavano, loro, nella pattumiera.
Rialzandosi scivolò sulla piccola pozza di sangue che si era formata, e finalmente si accorse che la cosa che aveva scambiato per rifiuti non era altro che un piede, nudo e dalle unghie smaltate d’azzurro.
Urlò con quanto fiato aveva in gola, quello era il primo cadavere che vedeva in vita sua, e non si sarebbe mai aspettata di trovarselo appoggiato alla serranda del negozio, che la guardava con occhi vitrei alla luce dell’alba.
I lunghi capelli biondi le si erano appiccicati alla fronte e alle guancie insanguinate, prendendo una strana sfumatura rosata.
I palmi delle sue mani erano macchiati dello stesso colore, rivolti verso l’alto, mettevano in mostra due polsi squarciati da cui ormai non sgorgava piu nulla.
La ragazza indossava una t-shirt bianca con sopra stampato il viso difficilmente riconoscibile di Madonna, infatti i tratti della popstar erano confusi nel porpora del sangue uscito da un altro taglio sulla gola che le andava da un orecchio all’altro.
 A minuti arrivarono tre volanti dei carabinieri, un’ambulanza e anche la guardia di finanza. Fecero un sacco di rumore, attirando una piccola folla di curiosi ancora assonnati attorno alla scena del delitto, dove però il cadavere era già stato spostato.
Era stata violenza sessuale o solo una rapina? La ragazza era stata trovata nuda? Sicuramente era stata stuprata, con tutto quello che si sentiva in quel periodo non poteva essere altrimenti.
Tutte le persone che si erano radunate nel minuscolo vicolo, tra i più pittoreschi di Bologna, si chiedevano che cosa fosse successo: gli ultimi arrivati inorridivano alla vista del sangue secco sull’acciottolato, gli altri, quelli che erano scesi sentendo le prime urla della fruttivendola e che avevano chiamato le autorità, non avrebbero abbandonato il loro posto in prima fila per nulla al mondo.
Teodora passò qualche ora dopo per via dell’Archiginnasio, che incrocia Pescherie Vecchie dando su piazza Maggiore. L’ambulanza se n’era già andata, rimanevano solo i carabinieri che fotografano l’angolo in cui la ragazza era stata trovata.
Incuriosita si chiese se magari avessero scippato qualcuno o svuotato la cassa di uno dei   negozi, nel momento stesso in cui si avvicinò si senti addosso una stranissima sensazione, l’aria era pesante, aveva la nausea e  le girava la testa.
Un brivido le salì fastidioso su per la schiena, era già tardi e voleva arrivare in biblioteca il più presto possibile perchè aveva un sacco di pagine da fare quel giorno, si allontanò quindi in fretta, felice togliersi quella scena da davanti agli occhi.
 
Non avrebbe saputo che cosa era realmente successo fino a quella sera, guardando il telegiornale delle otto. Una ragazza di vent’anni, la sua età, era stata uccisa circa alle tre della notte precedente, non si sapeva ancora se fosse stato uno stupro, ma Clementina Vezzi, così si chiamava, non era certo stata trattata con gentilezza.
Qualcuno l’aveva attirata in quel vicolo, l’aveva probabilmente tramortita perché non urlasse e attirasse l’attenzione dei residenti, poi a completare l’opera le aveva tagliato la gola lasciandola li a morire dissanguata.
Ed era  questo il punto su cui le autorità erano più perplesse:
Il sangue che aveva fatto scivolare la grassa Maria Antonietta non era neanche lontanamente comparabile a quello che un corpo umano adulto dovrebbe contenere.
E nel cadavere non ne era rimasto quasi nulla.
I medici legali spiegarono ai telegiornali che non esistevano ragioni razionali per cui una perdita ematica di quell’entità non avesse lasciato nessuna traccia nei dintorni.
Il vicolo fu scandagliato con tutti i mezzi a loro disposizione, la polizia scientifica lavorò ininterrottamente per tre giorni in via Pescherie Vecchie, chiudendo tutte le possibili entrate e uscite in modo tale da non contaminare le prove.
Non fu trovato nulla. Una ragazza di vent’anni era stata assassinata, dissanguata e buttata via come fosse una bambola vecchia senza che rimanesse nemmeno una traccia ad indicare il colpevole.
I giornali parlarono dell’omicidio di Clementina per settimane, per la preoccupazione che infuse in una sconcertata opinione pubblica fu paragonato al caso di Garlasco o a quello della povera Meredith.
Dopo una serie di accuse sommarie basate principalmente su quelle che erano le piu intime paure dell’alta borghesia bolognese - extracomunitari? Immigrati senza permesso di soggiorno?- la polizia si concentrò sulla cerchia di famiglia ed amici.
Il ragazzo di Clementina, Federico, raccontò che da qualche mese lei si comportava in maniera strana.
Erano cresciuti insieme e lui era sempre stato convinto di conoscerla alla perfezione, la ragazza però negli ultimi tempi non era più lei. Federico negò in maniera decisa che il suo cambiamento fosse causato da depressione o che magari avesse problemi di droga.        Si era accorto che era distante, tanto impegnata da non poterlo più vedere spesso come una volta, però decisamente serena. Ma occupata in che cosa?  Lui di certo non lo sapeva.
Come confermarono anche i genitori passava sempre più di frequente la notte fuori casa, dormendo da qualche nuova amica dell’università, così diceva, nuove amiche che però loro non avevano ancora conosciuto. 
Sia Federico che i coniugi Vezzi le avevano chiesto più volte che cosa le stesse succedendo e che cosa stesse cambiando nella sua vita, ma lei aveva sempre assicurato che non c’era nulla di strano.
Sembrava davvero felice dicevano tutti. Le sue migliori amiche la vedevano sempre sorridente, luminosa, erano tranquille perché negli ultimi tempi era dimagrita ed era diventata decisamente più carina.
L’omicidio di Clementina Vezzi scombussolò Bologna, città tranquilla in cui, come possono assicurare gli anziani, queste cose non accadono mai.
La criminalità non è all’ordine del giorno e la vita scorre tranquilla: trovare una ragazza dissanguata tra i banchi dei negozi di frutta e verdura del centro è cosa in grado di sconvolgere chiunque.
L’unica ad uscire col sorriso sulle labbra da tutta questa storia fu Maria Antonietta Garani, i cui affari non andarono mai tanto bene come quell’anno, tanto che non si preoccupò più di mandare la guardia di finanza al pakistano che le lavorava di fronte.
Era diventata una sorta di eroina, nel racconto del ritrovamento che fece e rifece alla sua piccola cerchia di fan non dimenticava mai di descrivere con quanto coraggio avesse tentato di rianimare la povera Clementina ormai senza vita.
A volte aggiungeva di aver sentito strani rumori nell’oscurità dei vicoli li attorno, e in un paio di occasioni descrisse anche la diabolica risata in lontananza che ora la teneva sveglia la notte.
I genitori della vittima rilasciavano interviste in cui lei veniva dipinta come la figlia ideale, tutti trenta agli esami, innamorata del suo fidanzato, felice.
Ad ogni angolo di strada il suo viso sorridente, sulle copertine dei giornali, ricordava quanto fosse poco sicuro girare di notte da soli, non ti fidare degli sconosciuti!, ripetevano le madri alle figlie, non ti allontanare dagli altri, non ti fidare, potresti essere la prossima, tutti avevano paura, proprio perché non si aveva idea di chi fosse il responsabile.
Ma che cosa ci faceva Clementina alle tre di notte, in un vicolo deserto? lontano dai locali, dalle discoteche, era forse stata da un amico? Nessuno era in grado di dare una risposta.
Chi erano le nuove persone che lei stava frequentando, perché non si facevano vive per aiutare le autorità?
Il piu grande interrogativo era che cosa stesse succedendo alla ragazza e soprattutto se questo l’avesse portata alla morte.
Chi la conosceva assicurava che non si stava chiudendo in se stessa, non era né bulimica nè drogata, uno spostato l’aveva attirata in quella strada deserta e lì l’aveva ammazzata, perché era un mostro e avrebbe pagato per la sua crudeltà.
Questa convinzione diede il via ad una vera e propria caccia alle streghe, prima furono accusati due lavavetri senegalesi, erano stai visti dai residenti girare attorno a quella zona la sera dell’omicidio in un orario compromettente, e ci si domandava che motivo avessero di trovarsi lì in pieno centro. Non avendo prove, ma con grande disappunto di molti bolognesi, non poterono essere incriminati quindi vennero lasciati andare.
In seguito, l’intera famiglia della vittima venne portata in questura ed interrogata a lungo, c’era infatti la speranza di poter tirar fuori qualche scheletro dall’armadio in grado di indirizzare le indagini.
La famiglia di Clementina non aveva però nulla di cui vergognarsi, entrambi impiegati, i genitori avevano tirato su la figlia in maniera impeccabile, era stata una bambina rispettosa e una giovane donna modesta e piena di aspettative per il futuro.
Voleva diventare avvocato e vedere il mondo, era davvero una ragazza adorabile, a cui piaceva la poesia, fare illustrazioni di favole per i suoi nipotini e preparare torte con sua madre. Chi mai avrebbe potuto ucciderla in una maniera tanto orribile?
L’assassino non fu mai trovato, sforzi inutili quelli delle forze dell’ordine, perché nessuno seppe mai chi era il responsabile di quell’abominevole omicidio.
Le indagini vennero sospese per mancanza di prove molto presto, le autorità erano dell’opinione che il colpevole non poteva essere altro che qualche maniaco preso da un raptus di follia, forse membro di qualche setta satanica.
  
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