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Autore: Lhea    22/06/2011    4 recensioni
[Seguito de “Il gioco dello Scorpione”]
Sono passati due anni da quando lo Scorpione è finito dietro le sbarre, due anni da quando Irina è tornata a essere una ragazza normale e due anni da quando tutto nella sua vita ha iniziato a prendere la giusta piega… Ma si sa che il passato è sempre difficile da dimenticare, e lei lo sa meglio di tutti.
Il passato si può nascondere, si può rinnegare, si può anche cercare di dimenticarlo, ma non si può cancellare. Perché rimane lì, a ricordarti ciò che sei stata e ciò che sei diventata; rimane lì a farti capire cosa hai perso e cosa hai guadagnato… Il passato torna. E quando torna, un motivo c’è sempre.
E se all’improvviso Fenice tornasse? E se all’improvviso se le venisse offerta la possibilità di correre ancora per una giusta causa, di passare dalla parte “giusta” e coniugare due cose che non aveva mai pensato di poter riunire? E se all’improvviso si rendesse conto che alla fine il suo passato non lo hai mai dimenticato, che ha sempre vissuto all’ombra di ciò che era stata?
Questa volta Irina deve fare una scelta che può cambiare definitivamente il suo mondo, il suo modo di vedere e di vivere… Una scelta che la dividerà da tutto e da tutti, e che sarà la sua unica possibilità per lasciarsi veramente il suo passato alle spalle. Per poi scoprire che in due anni molte cose cambiano, comprese le persone che hanno fatto parte della sua vita.
Questa volta, il passato torna per sconvolgere tutti, per dimostrare che si cade e ci si rialza; per dimostrare che si perde e si vince; per dimostrare che il bene e il male sono solo due visioni relative… Per dimostrare che alle volte le parti si invertono, e ti mostrano quello che veramente c’è da vedere.
[Nota dell’autrice: lasciatemelo dire: questo non sarà il solito seguito. Se torno, torno per stupirvi… E’ una promessa]
POSTATO ULTIMO CAP + EPILOGO
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Gioco dello Scorpione'
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Capitolo XXXXI

Capitolo XLI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 12.00 – Appartamento di William

 

<< Ho voglia di una gara, stasera >> disse William, << Che ne dici? >>.

 

Lo Scorpione guardò Irina dritta negli occhi, un vago sorriso sulle labbra, ma lei rimase impassibile e si limitò a una scrollata di spalle.

 

<< Va bene >> disse, << Chiamo Boris e gli chiedo se c’è qualcosa in programma, ok? >>.

 

L’occhiata che William le lanciò non sembrò in realtà molto soddisfatta.

 

<< Preferisci fare qualcos’altro? >> domandò lui, quasi sospettoso.

 

Irina sospirò. No, non preferiva fare nient’altro. In realtà, non voleva fare proprio nulla. Fosse stato per lei, sarebbe rimasta a casa a guardare la tv, nel più completo silenzio. Senza auto, che gara pensava di poter fare?

 

Era apatica, lo sapeva e William lo aveva capito meglio di lei. Il furto della Punto le aveva lasciato una ferita aperta che non si sarebbe richiusa, e che si sommava a tutte le altre che portava nel cuore. In più, la fine di quella missione non si vedeva, perché la Lince non si faceva viva. Quanto ancora doveva sopportare tutto quello?

 

<< No, la gara va bene >> disse lentamente, << Solo che sai che non potrò partecipare >>.

 

William sembrò esasperato dalla sua risposta.

 

<< Irina, puoi prendere un’altra auto >> ribattè, << Ci sono un sacco di macchine che possono sostituire la Punto… Prendine un’altra. Abbiamo abbastanza soldi per procurarcene una in poco tempo >>.

 

La ragazza si alzò di scatto dal tavolo, innervosita. William non avrebbe mai capito che niente avrebbe sostituito la Punto, ma ora che non l’aveva più doveva per forza trovare una sostituta. In fondo, prima o poi sarebbe accaduto… Le auto erano oggetti, non potevano durare in eterno…

 

<< E cosa posso prendere, secondo te? >> sbottò.

 

William si mosse, sparì per un attimo e tornò con il suo pc portatile. Le fece cenno di sedersi di fianco a lui e lo accese.

 

<< Guardiamo >> rispose.

 

Irina gli lesse qualcosa di nuovo negli occhi: la volontà di accontentarla, di vederla contenta. Con circospezione prese posto e fissò lo schermo.

 

<< Da dove cominciamo? >> domandò lo Scorpione.

 

<< Audi >> rispose lei.

 

Passarono l’ora seguente a guardare lo schermo, a sfogliare pagine su Internet alla ricerca della degna sostituta della Punto. Ma per quante auto guardassero, per quante case automobilistiche visitassero, Irina non sentiva il tuffo al cuore che aveva avuto la prima volta che aveva visto la Punto. C’erano auto più costose, più potenti, più belle, ma nessuna la catturava…

 

William storse il naso mentre lo faceva, però la lasciò guardare auto italiane con tutta la calma che voleva. Vagliò anche l’ipotesi di prendere una Ferrari, ma Irina, per quanto amasse quelle auto, sentì di non volerne una per sostituire la Punto. E comunque non erano l’alternativa più raggiungibile in quel momento: troppo costose e difficili da reperire.

 

Alla fine, un po’ per errore un po’ volutamente, sullo schermo apparve una Punto bianca, base, uguale identica a quella che lei aveva visto quattro anni prima e che aveva voluto da subito. Il cuore di Irina perse un battito, ricordando quante modifiche per farla diventare la macchina di Fenice, quanta soddisfazione vederla vincere contro le auto più potenti…

 

<< Prendine una uguale >> disse all’improvviso William, facendo un cenno verso lo schermo, << La facciamo modificare come l’altra. Ci vorrà di più, ma riavrai la tua auto >>.

 

Irina scosse il capo. Non si poteva. Primo perché non si trovavano nelle condizioni di poter far importare un’auto in breve tempo, né di mettersi a modificarla. E comunque, non sarebbe mai stata la sua Punto. Solo una copia nemmeno venuta tanto bene, magari.

 

<< No >> disse, << Lasciamo perdere. Per il momento farò a meno di un’auto >>.

 

Si alzò e si diresse verso la finestra.

 

Voleva chiudere, voleva andarsene. Non aveva più voglia di continuare quella missione, non ora che non aveva neppure più la sua macchina…

 

<< Irina, cazzo, è una stupida auto >> sbottò William, improvvisamente scocciato, << Già tanto che non ti hanno ammazzato. Non è la macchina che fa vincere; è il pilota a fare la differenza. Prima o poi avresti dovuto cambiarla, lo sai, ora più che mai visto che sei in fuga con me. Non puoi deprimerti per una cosa del genere >>.

 

Irina si voltò e gli rivolse un’occhiataccia: non avrebbe mai capito. Mai, anche se si stava sforzando di farlo.

 

<< Ti troverò la tua gara >> disse freddamente, << Tieniti pronto >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

William fissò Irina afferrare malamente il cellulare e andarsene nll’altra stanza, stizzita. In un’altra situazione, non avrebbe tollerato un comportamento del genere, ma visto che si trattava di lei, avrebbe chiuso un occhio.

 

Data la sua reazione, capì che l’aveva offesa. Come aveva previsto, farle notare che la Punto era solo un’auto non era stata la mossa giusta. Tuttavia era stato più forte di lui.

 

Sbuffò, alzandosi.

 

Sapeva a cosa era dovuto tutto il malumore di Irina, e non centrava solo la macchina. Qualcosa gli diceva che anche sapere che Went era in città aveva cambiato le percezioni di Fenice, e per quanto gli desse fastidio, doveva ammettere che aveva il sospetto che Irina non odiasse completamente lo sbirro… Nonostante tutto quello che era successo, in qualche modo provava ancora qualcosa per lui.

 

Avrebbe dovuto incazzarsi come una bestia, ma non ci riusciva. Amava Irina, e di lei amava anche quella stupida capacità di perdonare. Poteva scommettere che aveva pensato più di una volta a Went, soprattutto da quando sapeva che era a Mosca. Poteva scommettere che aveva versato ancora qualche lacrima, per lui.

 

Ma lui era ancora lo Scorpione, e sapeva come risolvere la situazione un entrambi i fronti: Went avrebbe avuto le ore contate, quando avrebbe scoperto dove si trovava; e la Punto poteva essere ritrovata, se non era troppo tardi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 16.00 – Mosca, Appartamento di Dimitri

 

<< Chi potrebbe averla rubata? >> domandò Xander, rigirando il bicchiere senza guardarlo.

 

<< L’auto di Irina non ha un grande valore economico, per quanto l’abbia fatta arrivare quasi in cima alla Black List >> rispose Dimitri, giocando con la pistola che teneva in mano, << Di sicuro non l’hanno presa per i pezzi di ricambio. E’ qualcuno che colleziona auto del genere, o che voleva semplicemente farle un dispetto >>.

 

Xander gettò un’occhiata innervosita fuori dalla finestra: sapere che Irina era stata oggetto di una rapina non lo rendeva tranquillo, soprattutto perché chiaramente l’obiettivo era stata l’auto di Fenice, la pilota clandestina. Il suo soggiorno a Mosca stava diventando troppo scomodo per qualcuno, e il pericolo che l’avvertimento si trasformasse presto in qualcosa di concreto era sempre più marcato.

 

<< E’ sicuramente qualcuno del vostro giro >> disse, << C’è qualcuno che ha battuto in qualche gara che potrebbe volerla lontana? >>.

 

Dimitri fece un sorrisetto.

 

<< C’è un sacco di gente che non la vorrebbe qui >> rispose serafico, << E’ una donna, è forte e sembra mi abbia tradito… Ci saranno un sacco di russi che ritengono di doverla eliminare… >>.

 

Si guardarono in faccia, e Xander ripetè: << Sembra che ti abbia tradito? >>.

 

<< La gente del mio giro pensava stesse con me… >>.

 

Il tono di Dimitri era chiaramente di scherno, ma c’era una punta di maligno divertimento in ciò che diceva. Xander si irrigidì rendendosi conto che il russo lo stava chiaramente e palesemente provocando… Che volesse scatenare la sua gelosia? O voleva solo farlo rodere nel dubbio?

 

“Qualsiasi cosa sia successa, è già accaduta. E io me la sono cercata… Irina è abbastanza grande per fare quello che vuole”.

 

Sì, in effetti era davvero pronto a tutto. Aveva vagliato tutte le ipotesi, proprio tutte, anche le più improbabili conoscendo Irina, e aveva cercato di darsi una ragione perché potevano essere successe… Stupido lui che aveva mandato Dimitri, sottovalutandolo sotto tutti gli aspetti.

 

<< Quindi per il momento è senza auto? >> ribatté, per fargli capire che non c’erano più frangenti sui quali irritarlo.

 

<< Se non sbuca di nuovo la Punto, sì >> rispose Dimitri.

 

Xander fece mente locale.

 

<< Puoi cercare tra le tue conoscenze e capire chi può essere stato? >> chiese.

 

<< Giù fatto >> rispose Dimitri, << Ci sono solo due persone che possono aver deciso di togliere a Irina la sua macchina: Nikodim o la Lince. A meno che la tua vecchia amica Nina Kraracova non abbia deciso di prendersi una piccola vendetta personale… >>.

 

<< Potrebbe essere arrivata a tanto? >>. Xander ebbe un moto di disgusto verso la russa… E pensare che ci era anche andato a letto

 

<< Ha i soldi e soprattutto il potere per farlo. Ed è abbastanza vendicativa da escogitare qualcosa di così subdolo… >>.

 

Xander sbuffò: il problema però rimaneva procurare un’altra auto a Irina, cosa che non potevano fare senza destare i sospetti di Challagher

 

Gettò un’occhiata a Dimitri, che in quel momento stava trafficando con una busta di carta marrone e un paio di chiavi. Riuscì a intravedere un portachiavi giallo e nero che gli sembrò stranamente familiare, e storse il naso.

 

<< Che fai? >> domandò.

 

Dimitri puntò i suoi occhi di ghiaccio su di lui, e rispose tranquillo: << Le metto a disposizione un’auto >>.

 

Xander scosse il capo.

 

<< E Challagher? >>.

 

Dimitri chiuse la busta, come se non potessero esistere obiezioni alla sua idea.

 

<< Le farò avere le chiavi >> rispose seccamente, << Se avrà bisogno della macchina, andrà a prenderla >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 22.00 – Mosca, Piazza Centrale

 

Irina guardava la gente assieparsi intorno all’uomo che aveva organizzato la gara, mentre quello faceva cenno di entrare nel locale alle sue spalle, le auto sportive e di lusso parcheggiate tutte intorno. Sentì il cuore perdere un battito mentre si accorgeva che c’era qualche volto noto tra le persone che iniziavano a entrare nel pub, e la mano strinse ancora più forte la busta che teneva sotto la giacca.

 

<< Gara piuttosto importante, eh? >> fece William, seduto di fianco a lei, la mano che stringeva il volante della Bugatti.

 

<< Già… >> mormorò lei.

 

Era preoccupata. Aveva trovato la busta esattamente dove Dimitri le aveva detto di averla lasciata, sotto la Veyron dello Scorpione, proprio dove c’era il posto del passeggero, dandole modo di prenderla appena fosse salita a bordo, ma era sicura che da un momento all’altro William se ne sarebbe accorto.

 

<< Andiamo >> disse lo Scorpione, << Stasera ho voglia di divertirmi >>.

 

Scesero dall’auto, e la prima faccia conosciuta che Irina vide fu quella di Boris: il russo era appena arrivato come loro e li riconobbe subito, andandogli incontro. Chiaramente, vista la sua poca sorpresa, Boris sapeva della presenza dello Scorpione in città, perché li salutò allegramente.

 

<< Finalmente vi rivedo! >> disse, allargando le braccia in segno di amicizia, << Dove diavolo eravate finiti? >>.

 

Irina inarcò un sopracciglio per la troppo calorosa accoglienza.

 

<< Avevamo le spalle da guardarci >> sbottò, infastidita, << Sembra che non siamo graditi da queste parti. Lo saprai anche tu >>.

 

Il sorriso di Boris si incrinò, e abbassò le braccia.

 

<< Se ti stai riferendo al furto della tua auto, non ci sono io dietro >> rispose, sulla difensiva, << E non so nemmeno chi possa essere stato >>.

 

Irina fece una smorfia e si avviò verso il locale senza aggiungere nulla. Sentì William e Boris scambiarsi qualche parola, anche se non capì cosa si stessero dicendo, ed entrò nel pub.

 

C’era un sacco di gente, musica ad alto volume e fiumi di vodka che scorrevano da tutte le parti. Individuò un altro paio di facce conosciute, la prima fra tutti quella di Nikodim, ma lo evitò accuratamente. Sentì qualcuno chiamarla, e si voltò verso la fonte della voce: era Daniel, l’italiano, sempre con quella sua faccia simpatica e l’espressione allegra. Sventolava la mano, indicando la sedia vuota al suo tavolo.

 

Irina si gettò un’occhiata alle spalle, per vedere che William era dietro di lei, e sembrava particolarmente interessato a Nikodim: lo fissava con occhi di fuoco, come se non vedesse l’ora di saltargli addosso. Il russo faceva finta di niente, ma rincontrare lo Scorpione non doveva essere di suo gradimento.

 

<< Ti va se ci sediamo là? >> domandò lei, indicando il tavolo di Daniel.

 

William sembrò sentirla appena.

 

<< Sì, va bene… >> borbottò, senza nemmeno guardare dove stava indicando.

 

Irina prese posto di fianco a Daniel, sperando di riuscire a fare quattro chiacchere e a distrarsi un po’, visto che non aveva voglia di essere lì. Lo Scorpione continuava a fissare Nikodim dall’altra parte della stanza, e non sembrava minimamente interessato a Daniel. Lo guardò per un momento, poi William sembrò cambiare idea e non si sedette più.

 

<< Vado a prendermi da bere >> disse, con il tono di voce irritato.

 

Irina inarcò un sopracciglio e lo lasciò andare, stupita dal suo comportamento.

 

<< Ok… >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se c’era una cosa che William odiava, era rivedere la faccia di quell’idiota di Nikodim, e trovarlo lì, con la probabile intenzione di gareggiare, lo infastidiva. Improvvisamente, gli era venuto in mente che poteva esserci solo una persona al mondo che avrebbe potuto decidere di rubare l’auto di Irina, e quello era proprio lui. Lo aveva già fatto, soffiandogli da sotto il naso due macchine quando era venuto l’ultima volta a Mosca, e siccome non era più tornato perché era finito in carcere, non si era potuto vendicare.

 

Adesso però non gli importava particolarmente delle sue due auto: se Nikodim aveva rubato anche la Punto di Irina, allora non sapeva davvero con chi aveva a che fare. Ordinò un drink al bancone, tenendo d’occhio il russo che sembrava innervosito dalla sua presenza, e si mise a sorseggiarlo cercando di studiare l’approccio migliore.

 

Se fosse stato a Los Angeles non si sarebbe fatto problemi a andargli dritto incontro e a ringhiargli addosso di fargli ritrovare le sue auto se non voleva finire male, ma essendo in pieno territorio moscovita non poteva rischiare di scatenare una rissa dove lui sarebbe stato in netta minoranza.

 

Gettò un’occhiata verso Irina, seduta al tavolo con quel tizio che lui non conosceva, e vederla parlare con quell’espressione triste e sconfitta gli mise addosso una rabbia assurda: ogni ora che passava senza la sua Punto, Fenice perdeva la voglia di combattere. Era come averle davvero tolto un pezzo di cuore.

 

Posò il bicchiere, deciso a infischiarsene di tutto e andare direttamente da Nikodim, ma si accorse che l’attenzione del locale sembrava essersi catalizzata sull’ingresso, come se fosse entrato qualcuno di particolarmente importante. Le occhiate che venivano rivolte da quella parte lo spinsero a guardare, incuriosito.

 

Sulla porta si stagliava una ragazza bionda, alta e snella, che si stava togliendo proprio in quel momento una pelliccia bianca di visone con aria altezzosa, i tacchi vertiginosi che slanciavano la sua figura già perfetta.

 

William rimase a fissare la ragazza, chiedendosi da dove fosse uscita: molto probabilmente era la più bella che avesse mai visto in tutta la sua vita, e che molto probabilmente avrebbe mai visto. I tratti del viso erano perfetti, come modellati da un’artista, gli occhi di un azzurro ghiaccio che non sembrava nemmeno umano, il fisico senza un’imperfezione…

 

Capiva perché tutta la sala la guardava, capiva perché l’attenzione si era spostata su di lei, ma improvvisamente i suoi occhi si staccarono da quella figura vagamente angelica e andarono a posarsi qualche metro più in là, dov’era seduta Irina.

 

Fenice era sbiancata, e nonostante la luce soffusa, lui se ne accorse. I suoi occhi erano fissi sulla ragazza che era appena entrata, e capì che si conoscevano, che dovevano essersi già viste prima di quella sera. Anche perché la bionda le rivolse un’occhiata sprezzante, e subito dopo puntò lui, come se fosse l’obiettivo della sua serata.

 

Lo Scorpione rimase fermo, a guardare incedere in modo perfettamente ondeggiante la ragazza, stranamente infastidito. C’era qualcosa di sbagliato in tutto quello, ma non capiva cosa.

 

La bionda le porse la mano.

 

<< E’ un piacere conoscerti, Scorpione >> disse con voce sicura, << Sono Nina Kraracova >>.

 

William strinse la sua mano, sentendo la pelle liscissima sotto le dita, le narici che venivano invase dal profumo di quella ragazza perfetta…

 

<< Piacere mio, Nina >> rispose lui, senza aggiungere altro.

 

La ragazza lo guardò con sospetto, come se qualcosa nella sua reazione gli avesse dato fastidio… O forse, come se la sua reazione non fosse stata quella che si era aspettata.

 

Si fissarono in silenzio per un momento, e William capì esattamente con chi stava parlando.

 

Davanti ai suoi occhi aveva la ragazza perfetta per lo Scorpione.

 

Davanti ai suoi occhi c’era la donna che lo Scorpione avrebbe scelto come compagna, perché due come loro erano fatti per stare insieme.

 

Perché bastava un’occhiata per capire chi era Nina, e lui lo aveva intuito.

 

Ma sapeva anche che quella era la nemesi di Irina.

 

William fece una smorfia divertita, nel capire che Nina si era aspettata una migliore accoglienza da parte sua, che credeva che la sua bellezza lo avesse colpito come faceva come tutti. Ma lui non era più solo lo Scorpione, e tutta quella perfezione lo infastidiva quasi.

 

Perché Nina oggettivamente era bellissima, ma non gli piaceva. Oggettivamente era perfetta, ma lui non ne era attirato. Oggettivamente sembrava fatta per lui, ma lui non la voleva. Nella sua testa c’era posto per una sola persona, l’opposto della perfezione, la ragazza che non era bionda, non era russa e non aveva gli occhi azzurri…

 

<< Mi offri da bere? >> domandò Nina, tranquilla.

 

<< Come vuoi >> disse lui, facendole cenno di sedersi al bancone. Gettò un’occhiata a Irina, che li guardava senza capire, pallida: gli scappò un sorriso, quasi volesse rassicurarla che non l’avrebbe tradita.

 

Nina iniziò a sorseggiare il suo drink, gli occhi azzurri che lo guardavano con molto interesse. Riconobbe nei suoi occhi l’espressione della predatrice che saggia la sua preda.

 

<< Finalmente ti sei fatto vivo >> disse, << Era da un po’ che si sapeva della tua fuga… Ti aspettavo un po’ prima >>.

 

<< Come mai? >> chiese William, poco interessato. Una volta, di fronte alle occhiate languide di una ragazza del genere, non avrebbe resistito, ma ogni secondo che passava qualcosa in lui gliela rendeva meno attraente.

 

<< Sai, mi piace la gente che ha potere… Tu ne hai >> rispose lei, << Immagino che tu voglia ricostruire la Black List, no? >>.

 

<< Sono qui anche per quello >>.

 

<< Bé, io sono anche una pilota >> disse Nina, senza falsa modestia, << Potrei essere un ottimo elemento per la tua squadra. Mosca non mi offre abbastanza prospettive >>.

 

William sorrise di fronte alla faccia tosta di quella ragazza, ma soprattutto di fronte alla piega che avevano preso gli eventi: due anni prima quella sarebbe stata l’inizio di una storia piuttosto interessante…

 

<< Questo lo devo decidere io >> disse, calmo, << E comunque, al momento non ho alcuna Black List in cui farti entrare >>.

 

Nina fece un sorrisetto, e con il cenno del capo indicò Irina, ancora seduta vicino all’italiano.

 

<< Credi davvero che lei possa ancora far parte della Lista? >> domandò, serafica.

 

William gettò un’occhiata verso Irina, per poi tornare a fissare gli occhi di ghiaccio di Nina.

 

Una come lei ti rivolterebbe come un calzino se solo lo volesse, bellezza”.

 

<< Cosa ti fa pensare il contrario? >>.

 

Nina sembrò trattenersi dallo scoppiare a ridere.

 

<< Prima che tu tornassi sulla scena, stava con uno sbirro, lo sai? >> disse.

 

Forse si aspettava una reazione stupita da parte sua, o che si incazzasse di colpo e andasse incontro a Irina per darle una lezione. Oppure credeva di destabilizzarlo, di colpirlo in qualche modo, costringendolo ad ammettere che aveva davanti la donna perfetta, che sapeva tutto e aveva occhi ovunque. La sua perfetta parte speculare, ideale per essere la metà dello Scorpione.

 

Ma l’unica reazione di William fu un sorriso; un sorriso divertito di fronte a quella donna senza scrupoli, dal cuore di ghiaccio come i suoi occhi. Quella donna che era la versione femminile di lui stesso.

 

<< Non è facendo la stronza che ti guadagnerai la mia fiducia >> ribatté, fissandola negli occhi, << So già tutto della mia ragazza… Non ho bisogno di una come te che venga a fare la spia >>.

 

La reazione di Nina fu quella di una che si aspettava tutto, tranne una risposta del genere. Rimase muta, l’espressione esterrefatta, le mani immobili sul tavolo, a stringere il drink convulsamente.

 

<< Se non ti dispiace, non me ne frega un cazzo di qualsiasi altra cosa tu abbia da dirmi >> aggiunse William, spingendo lontano il suo bicchiere vuoto, << E mettiti pure il cuore in pace: nella Black List non c’è posto per una come te >>.

 

Si alzò e si allontanò tranquillo, accorgendosi che metà del locale li osservava spiazzato, come se fosse la prima volta che vedevano qualcuno piantare Nina in quel modo. Molto probabilmente era così, e a lui la cosa fece ancora più piacere. Quella russa poteva benissimo essere perfetta, ma rimaneva una stronza, e per di più aveva fatto la spia per incastrare Irina, pur di prendere il suo posto… Una del genere aveva solo bisogno di una lezione, e lui aveva provveduto a dargliela.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Irina non credeva ai suoi occhi: William era venuto a sedersi con lei e Daniel, e sembrava particolarmente divertito da tutto quello che era appena accaduto. L’incontro con Nina, che Irina aveva creduto finisse in tragedia, si era chiuso in un modo del tutto inaspettato: lo Scorpione aveva piantato la donna perfetta liquidandola come una “stronza”.

 

Appena l’aveva vista entrare, a Irina si era gelato in sangue nelle vene: Nina sapeva di Xander, e come aveva previsto la prima cosa che aveva fatto era stata informare William di tutto quello che li riguardava. Ma lo Scorpione in realtà sapeva già come stavano le cose, e molto probabilmente le sue orecchie avevano voluto sentire ciò che lui desiderava…

 

Ciò che era ancora più incredibile, era che Nina sembrava averlo lasciato completamente indifferente: Nina, la ragazza perfetta, che aveva preso all’amo anche Xander, non aveva sortito nessun effetto sullo Scorpione, il numero uno della Black List che aveva avuto tante ragazze da poterne stilare una lista infinita. Lui, che le donne le usava e basta, che non si sarebbe mai fatto scappare una come lei, l’aveva ignorata con completamente e senza alcun ripensamento.

 

Era pazzesco, soprattutto visto che sembrava fatta apposta per lui.

 

<< E’ qui per gareggiare? >> domandò all’improvviso William, rivolto a Daniel.

 

L’italiano si strinse nelle spalle.

 

<< Sì, ha dato il libretto della sua auto a Boris, prima >> rispose, << E’ una brava al volante, la danno come una delle favorite >>.

 

William sembrò fare una mezza smorfia, ma Irina continuava a fissarlo, incredula. Non poteva capacitarsi di come lo Scorpione aveva reagito di fronte a Nina.

 

Quello era un altro evento che le faceva capire quanto fosse forte il suo potere sullo Scorpione, quanto stesse scoprendo di William, del vero William, di quello che ormai l’amava così tanto da non vedere nemmeno più i suoi tradimenti. Da essere così dipendente da lei da farsi scappare la ragazza che sembrava essere nata per essere la donna dello Scorpione.

 

<< Andiamo verso l’auto >> disse William, rivolta a lei, << Devo parlarti un attimo >>.

 

Irina annuì, salutò rapidamente Daniel e seguì lo Scorpione verso l’uscita del locale. Sentì che le metteva il braccio sulle spalle, con dolcezza.

 

<< Mi sembra di capire che vi conoscete… >> disse, tranquillo.

 

<< Abbiamo… Abbiamo gareggiato nella Mosca-Cherepova tutte e due >> rispose lei, a voce bassa, mentre si fermavano vicino alla porta dell’uscita, << E non ci stiamo molto simpatiche… >>.

 

William scoppiò a ridere.

 

<< Ecco il perché del colpo basso >> disse, mettendosi di fronte a lei, << Voi donne sapete essere stronze come nessun’altro >>.

 

Irina abbassò lo sguardo, incerta. Non sapeva come comportarsi, vista la piega degli eventi. Ogni secondo che passava, doveva ammettere che William diventava sempre più quello che lei aveva desiderato nel passato. Assomigliava sempre più a quello di cui si era innamorata quattro anni or sono.

 

Lo Scorpione le porse qualcosa che teneva in mano. Erano le chiavi della Bugatti.

 

Alzò lo sguardo, interrogativa.

 

<< Vuoi darle una lezione? >> domandò William.

 

Irina rimase di sasso: le lasciava il posto nella gara?

 

<< No… >> rispose di getto, per poi accorgersi che era davvero quello che voleva. << No >> ripeté, << Non mi va, stasera… Non ho nessuna lezione da darle, comunque >>.

 

Non aveva voglia di correre, nemmeno per un fatto così personale. Il furto della Punto le aveva tolto anche quel piacere, e ritrovarsi a guidare un’altra auto sarebbe solo stata un’altra sofferenza. Scosse il capo, facendo un passo indietro.

 

<< Sicura? >> chiese William.

 

Irina si strinse le braccia al petto, come a ripararsi dal freddo.

 

<< Sì, davvero. Grazie lo stesso >>.

 

William rimise le mani in tasca e la guardò per un momento. Si avvicinò e la prese per i fianchi, tirandola verso di sé con delicatezza.

 

<< Avanti bambolina, fammi un sorriso >> sussurrò, << Sorridimi… Non voglio che tu stia male… Non per quello che ci sta succedendo. Tornerà tutto a posto >>.

 

Irina lo guardò negli occhi, sentendosi improvvisamente e definitivamente sconfitta. Perché tutto d’un tratto desiderava che William avesse ragione, che tornare a far parte della Black List e di quella vita da pilota clandestina fosse meglio di ciò che stava facendo in quel momento?

 

“Che cosa sto facendo?”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Qualcuno gridò di dirigersi alle macchine, e William dovette lasciare i fianchi di Irina, scoprendo che abbandonarla in quelle condizioni gli dava fastidio: aveva bisogno di lui, in qualche modo. Il rifiuto a gareggiare, nonostante ne avesse tutto il diritto, ne era un segnale.

 

<< Rimani qui, fuori fa freddo >> disse, mentre vedeva Nina superarli a passo rapido, << Vinco questa gara e torno. Dopo ce ne andiamo da qualche parte, ok? >>.

 

Irina annuì stancamente, e lui le sfiorò la bocca con la sua, delicato come non lo era mai stato in tutta la sua vita, e si diresse verso l’uscita a passi veloci, mentre gli altri piloti lo precedevano.

 

Vide che si era formato un gruppetto a pochi metri dalla linea di partenza, e uno dei piloti gli fece cenno di avvicinarsi.

 

<< …per stasera siamo coperti, la polizia non è nei dintorni >> stava dicendo un tizio, forse l’organizzatore, << E’ ammesso tutto, ma non voglio morti, chiaro? Soprattutto da parte tua, americano >>.

 

William si strinse nelle spalle, gettando un’occhiata ai presenti.

 

<< Peccato… >> disse, serafico, << Io però ho una richiesta: non mi interessa avere le vostre auto, se vinco la gara. Ho bisogno di alcune informazioni sul furto di una macchina… Se vinco, voglio risposte alle mie domande >>.

 

I russi lo guardarono infastiditi. L’organizzatore però non sembrava troppo allarmato.

 

<< Ok, Scorpione, avrai le tue informazioni. Ma non possiamo garantirti che tu possa cavarne un ragno dal buco >>.

 

<< Non ha importanza. Voglio solo sapere chi ha rubato un’auto, il resto sono affari miei >>.

 

Stretto l’accordo, tornarono alle auto. William portò la Bugatti sulla linea di partenza, vedendo comparire alla sua destra il muso di una Lamborghini Gallardo bianca: dentro c’era Nina, gli occhi puntati su di lui.

 

Non sapeva quanto fosse brava al volante, ma per lui quell’auto era più adatta a una come Irina. Con lei alla guida sarebbe stata tutta un’altra cosa… La cercò con lo sguardo, individuandola oltre il vetro del locale, ancora sul volto quell’espressione sconfitta che non l’abbandonava da giorni.

 

“Darò una lezione a questa troia e ti riporterò la tua macchina, bambolina. E’ una promessa. Comincio a pagare i debiti che ho nei tuoi confronti”.

 

Poi venne dato il via, e il suo piede affondò sull’acceleratore, e la Bugatti con un ruggito schizzò avanti, così forte da incollarlo al sedile. Non poteva perdere, perché non lo aveva mai fatto, e soprattutto perché aveva un motivo preciso per vincere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando la Bugatti inchiodò proprio di fronte al vetro dove stava lei, Irina sussultò, senza stupirsi che la Veyron fosse l’unica ad essere arrivata al traguardo. Vide lo Scorpione scendere, rivolgergli un cenno del capo e poi attendere che tutti gli altri terminassero la gara.

 

Nessuno ebbe modo ne voglia di protestare per la sua vittoria, ma la prima ad arrivare dopo di lui fu Nina, con la Gallardo bianca piena di graffi e ammaccature. Lanciò un’occhiataccia a William, poi si diresse verso il locale, inviperita.

 

Irina guardò lo Scorpione dirigersi verso l’organizzatore, segnare qualcosa sul cellulare e poi fare un cenno con la testa. Diede le spalle al tizio e poi la raggiunse, stranamente soddisfatto.

 

<< Che cosa vuoi fare? >> le domandò, come se la sua vittoria passasse in secondo piano.

 

Irina lo guardò dubbiosa.

 

<< Possiamo andare a… casa? >>.

 

William sorrise.

 

<< Quello che la mia bambolina desidera >> disse.

 

Sempre più stranita, Irina si lasciò condurre a casa, con William che parlava poco ma sembrava tranquillo. Una volta nell’appartamento, la portò in camera e le schioccò un bacio sulle labbra.

 

<< Va a letto. Ti raggiungo fra un po’… Ho qualche telefonata da fare >>.

 

Irina annuì, ma non scoprì mai a chi dovesse telefonare lo Scorpione: come toccò il letto, si addormentò, senza chiedersi il perché di quello strano comportamento, senza chiedersi perché William assomigliava sempre meno a stesso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

Dire che sono di corsa è poco… Ho finito il cap in extremis, insieme alle valigie dell’ultimo secondo… Me ne parto in vacanza per due settimane perché ne ho proprio bisogno, ma voi lasciatemi le vostre recensioni perché appena torno si finisce con il gran finale. Avete tempo per fare tutte le congetture possibili, e sperare che io salvi tutti!

Un bacione grande grande a tutti voi che sopportare i miei scleri! Vado a caricare le valigie in macchina, che domani… sveglia alle 5 e si parte!

 

Lhea

 

 

 

 

  
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