Capitolo XLI
Ore 12.00 –
Appartamento di William
<< Ho voglia
di una gara, stasera >> disse William, << Che ne dici?
>>.
Lo Scorpione guardò
Irina dritta negli occhi, un vago sorriso sulle labbra, ma lei rimase impassibile
e si limitò a una scrollata di spalle.
<< Va bene
>> disse, << Chiamo Boris e gli chiedo se c’è qualcosa in
programma, ok? >>.
L’occhiata che
William le lanciò non sembrò in realtà molto soddisfatta.
<< Preferisci
fare qualcos’altro? >> domandò lui, quasi sospettoso.
Irina sospirò. No,
non preferiva fare nient’altro. In realtà, non voleva fare proprio nulla. Fosse
stato per lei, sarebbe rimasta a casa a guardare la tv, nel più completo
silenzio. Senza auto, che gara pensava di poter fare?
Era apatica, lo
sapeva e William lo aveva capito meglio di lei. Il furto della Punto le aveva
lasciato una ferita aperta che non si sarebbe
richiusa, e che si sommava a tutte le altre che portava nel cuore. In più, la
fine di quella missione non si vedeva, perché la Lince non si faceva viva. Quanto ancora doveva sopportare tutto quello?
<< No, la
gara va bene >> disse lentamente, << Solo che sai che non potrò
partecipare >>.
William sembrò
esasperato dalla sua risposta.
<< Irina,
puoi prendere un’altra auto >> ribattè,
<< Ci sono un sacco di macchine che possono
sostituire la Punto… Prendine un’altra. Abbiamo abbastanza soldi per procurarcene una in poco tempo >>.
La ragazza si alzò di
scatto dal tavolo, innervosita. William non avrebbe mai capito che niente
avrebbe sostituito la Punto, ma ora che non l’aveva
più doveva per forza trovare una sostituta. In fondo, prima o
poi sarebbe accaduto… Le auto erano oggetti, non potevano durare in
eterno…
<< E cosa
posso prendere, secondo te? >> sbottò.
William si mosse,
sparì per un attimo e tornò con il suo pc portatile.
Le fece cenno di sedersi di fianco a lui e lo accese.
<< Guardiamo
>> rispose.
Irina gli lesse
qualcosa di nuovo negli occhi: la volontà di accontentarla, di vederla
contenta. Con circospezione prese posto e fissò lo
schermo.
<< Da dove
cominciamo? >> domandò lo Scorpione.
<< Audi
>> rispose lei.
Passarono l’ora
seguente a guardare lo schermo, a sfogliare pagine su Internet alla ricerca
della degna sostituta della Punto. Ma per quante auto
guardassero, per quante case automobilistiche visitassero, Irina non sentiva il
tuffo al cuore che aveva avuto la prima volta che aveva visto la Punto. C’erano auto più costose, più potenti, più belle, ma nessuna
la catturava…
William storse il
naso mentre lo faceva, però la lasciò guardare auto italiane con tutta la calma
che voleva. Vagliò anche l’ipotesi di prendere una Ferrari,
ma Irina, per quanto amasse quelle auto, sentì di non volerne una per
sostituire la Punto. E comunque non erano l’alternativa
più raggiungibile in quel momento: troppo costose e difficili da reperire.
Alla fine, un po’
per errore un po’ volutamente, sullo schermo apparve una Punto bianca, base,
uguale identica a quella che lei aveva visto quattro anni prima e che aveva
voluto da subito. Il cuore di Irina perse un battito, ricordando quante
modifiche per farla diventare la macchina di Fenice, quanta soddisfazione
vederla vincere contro le auto più potenti…
<< Prendine una uguale >> disse all’improvviso William, facendo un
cenno verso lo schermo, << La facciamo modificare come l’altra. Ci vorrà
di più, ma riavrai la tua auto >>.
Irina scosse il
capo. Non si poteva. Primo perché non si trovavano nelle condizioni di poter
far importare un’auto in breve tempo, né di mettersi a modificarla. E comunque,
non sarebbe mai stata la sua Punto. Solo una copia nemmeno venuta tanto bene,
magari.
<< No
>> disse, << Lasciamo perdere. Per il momento farò a meno di
un’auto >>.
Si alzò e si
diresse verso la finestra.
Voleva chiudere, voleva andarsene. Non aveva più voglia di continuare quella
missione, non ora che non aveva neppure più la sua macchina…
<< Irina,
cazzo, è una stupida auto >> sbottò William, improvvisamente scocciato,
<< Già tanto che non ti hanno ammazzato. Non è la macchina che fa
vincere; è il pilota a fare la differenza. Prima o poi avresti dovuto cambiarla, lo sai, ora più che
mai visto che sei in fuga con me. Non puoi deprimerti per una cosa del genere
>>.
Irina si voltò e
gli rivolse un’occhiataccia: non avrebbe mai capito. Mai, anche se si stava
sforzando di farlo.
<< Ti troverò
la tua gara >> disse freddamente, << Tieniti pronto >>.
William fissò Irina
afferrare malamente il cellulare e andarsene nll’altra
stanza, stizzita. In un’altra situazione, non avrebbe tollerato un
comportamento del genere, ma visto che si trattava di
lei, avrebbe chiuso un occhio.
Data la sua
reazione, capì che l’aveva offesa. Come aveva previsto, farle notare che la
Punto era solo un’auto non era stata la mossa giusta. Tuttavia era stato più
forte di lui.
Sbuffò, alzandosi.
Sapeva a cosa era dovuto tutto il malumore di Irina, e non centrava solo
la macchina. Qualcosa gli diceva che anche sapere che Went
era in città aveva cambiato le percezioni di Fenice, e per quanto gli desse
fastidio, doveva ammettere che aveva il sospetto che Irina non odiasse
completamente lo sbirro… Nonostante tutto quello che era successo, in qualche modo
provava ancora qualcosa per lui.
Avrebbe
dovuto
incazzarsi come una bestia, ma non ci riusciva. Amava Irina, e di lei amava anche quella stupida capacità di perdonare. Poteva
scommettere che aveva pensato più di una volta a Went,
soprattutto da quando sapeva che era a Mosca. Poteva scommettere che aveva
versato ancora qualche lacrima, per lui.
Ma lui era ancora
lo Scorpione, e sapeva come risolvere la situazione un
entrambi i fronti: Went avrebbe avuto le ore contate,
quando avrebbe scoperto dove si trovava; e la Punto poteva essere ritrovata, se
non era troppo tardi.
Ore 16.00 –
Mosca, Appartamento di Dimitri
<< Chi
potrebbe averla rubata? >> domandò Xander,
rigirando il bicchiere senza guardarlo.
<< L’auto di
Irina non ha un grande valore economico, per quanto l’abbia fatta arrivare
quasi in cima alla Black List
>> rispose Dimitri, giocando con la pistola che teneva in mano, <<
Di sicuro non l’hanno presa per i pezzi di ricambio.
E’ qualcuno che colleziona auto del genere, o che voleva semplicemente farle un
dispetto >>.
Xander gettò un’occhiata
innervosita fuori dalla finestra: sapere che Irina era stata oggetto di una
rapina non lo rendeva tranquillo, soprattutto perché chiaramente l’obiettivo
era stata l’auto di Fenice, la pilota clandestina. Il
suo soggiorno a Mosca stava diventando troppo scomodo per qualcuno, e il
pericolo che l’avvertimento si trasformasse presto in
qualcosa di concreto era sempre più marcato.
<< E’
sicuramente qualcuno del vostro giro >> disse, << C’è qualcuno che
ha battuto in qualche gara che potrebbe volerla lontana? >>.
Dimitri fece un
sorrisetto.
<< C’è un
sacco di gente che non la vorrebbe qui >> rispose serafico, << E’
una donna, è forte e sembra mi abbia tradito… Ci saranno
un sacco di russi che ritengono di doverla eliminare… >>.
Si guardarono in
faccia, e Xander ripetè:
<< Sembra che ti abbia tradito? >>.
<< La gente
del mio giro pensava stesse con me… >>.
Il tono di Dimitri
era chiaramente di scherno, ma c’era una punta di maligno divertimento in ciò
che diceva. Xander si irrigidì
rendendosi conto che il russo lo stava chiaramente e palesemente provocando…
Che volesse scatenare la sua gelosia? O voleva solo farlo rodere nel dubbio?
“Qualsiasi cosa sia successa, è già accaduta. E io me la sono cercata… Irina è abbastanza grande per fare
quello che vuole”.
Sì, in effetti era davvero pronto a tutto. Aveva vagliato tutte
le ipotesi, proprio tutte, anche le più improbabili conoscendo Irina, e aveva
cercato di darsi una ragione perché potevano essere
successe… Stupido lui che aveva mandato Dimitri, sottovalutandolo sotto tutti
gli aspetti.
<< Quindi per il momento è senza auto? >> ribatté, per
fargli capire che non c’erano più frangenti sui quali irritarlo.
<< Se non
sbuca di nuovo la Punto, sì >> rispose Dimitri.
Xander fece mente locale.
<< Puoi
cercare tra le tue conoscenze e capire chi può essere stato? >> chiese.
<< Giù fatto
>> rispose Dimitri, << Ci sono solo due persone che possono aver
deciso di togliere a Irina la sua macchina: Nikodim o
la Lince. A meno che la tua vecchia amica Nina Kraracova non abbia deciso di prendersi una piccola
vendetta personale… >>.
<< Potrebbe
essere arrivata a tanto? >>. Xander ebbe un
moto di disgusto verso la russa… E pensare che ci era anche
andato a letto…
<< Ha i soldi
e soprattutto il potere per farlo. Ed è abbastanza vendicativa da escogitare
qualcosa di così subdolo… >>.
Xander sbuffò: il problema però rimaneva procurare un’altra auto a Irina, cosa
che non potevano fare senza destare i sospetti di Challagher…
Gettò un’occhiata a
Dimitri, che in quel momento stava trafficando con una busta di carta marrone e
un paio di chiavi. Riuscì a intravedere un portachiavi giallo e nero che gli
sembrò stranamente familiare, e storse il naso.
<< Che fai?
>> domandò.
Dimitri puntò i
suoi occhi di ghiaccio su di lui, e rispose tranquillo: << Le metto a disposizione un’auto >>.
Xander scosse il capo.
<< E Challagher? >>.
Dimitri chiuse la
busta, come se non potessero esistere obiezioni alla sua idea.
<< Le farò
avere le chiavi >> rispose seccamente, << Se avrà
bisogno della macchina, andrà a prenderla >>.
Ore 22.00 –
Mosca, Piazza Centrale
Irina guardava la gente
assieparsi intorno all’uomo che aveva organizzato la gara, mentre quello faceva
cenno di entrare nel locale alle sue spalle, le auto sportive e di lusso
parcheggiate tutte intorno. Sentì il cuore perdere un battito mentre si
accorgeva che c’era qualche volto noto tra le persone che iniziavano a entrare
nel pub, e la mano strinse ancora più forte la busta che teneva sotto la
giacca.
<< Gara
piuttosto importante, eh? >> fece William, seduto di fianco a lei, la
mano che stringeva il volante della Bugatti.
<< Già…
>> mormorò lei.
Era preoccupata.
Aveva trovato la busta esattamente dove Dimitri le aveva detto di averla
lasciata, sotto la Veyron dello Scorpione, proprio
dove c’era il posto del passeggero, dandole modo di prenderla appena fosse
salita a bordo, ma era sicura che da un momento all’altro William se ne sarebbe accorto.
<< Andiamo
>> disse lo Scorpione, << Stasera ho
voglia di divertirmi >>.
Scesero dall’auto,
e la prima faccia conosciuta che Irina vide fu quella di Boris: il russo era
appena arrivato come loro e li riconobbe subito, andandogli incontro.
Chiaramente, vista la sua poca sorpresa, Boris sapeva della presenza dello
Scorpione in città, perché li salutò allegramente.
<< Finalmente
vi rivedo! >> disse, allargando le braccia in segno di amicizia, <<
Dove diavolo eravate finiti? >>.
Irina inarcò un
sopracciglio per la troppo calorosa accoglienza.
<< Avevamo le
spalle da guardarci >> sbottò, infastidita, << Sembra che non siamo
graditi da queste parti. Lo saprai anche tu >>.
Il sorriso di Boris
si incrinò, e abbassò le braccia.
<< Se ti stai
riferendo al furto della tua auto, non ci sono io dietro >> rispose,
sulla difensiva, << E non so nemmeno chi possa essere stato >>.
Irina fece una
smorfia e si avviò verso il locale senza aggiungere nulla. Sentì William e
Boris scambiarsi qualche parola, anche se non capì cosa si stessero dicendo, ed
entrò nel pub.
C’era un sacco di gente, musica ad alto volume e fiumi di
vodka che scorrevano da tutte le parti. Individuò un altro paio di facce conosciute,
la prima fra tutti quella di Nikodim, ma lo evitò
accuratamente. Sentì qualcuno chiamarla, e si voltò verso la fonte della voce:
era Daniel, l’italiano, sempre con quella sua faccia simpatica e l’espressione
allegra. Sventolava la mano, indicando la sedia vuota al suo tavolo.
Irina si gettò
un’occhiata alle spalle, per vedere che William era dietro di lei, e sembrava
particolarmente interessato a Nikodim: lo fissava con
occhi di fuoco, come se non vedesse l’ora di saltargli addosso. Il russo faceva
finta di niente, ma rincontrare lo Scorpione non doveva essere di suo
gradimento.
<< Ti va se
ci sediamo là? >> domandò lei, indicando il tavolo di Daniel.
William sembrò
sentirla appena.
<< Sì, va
bene… >> borbottò, senza nemmeno guardare dove stava indicando.
Irina prese posto di fianco a Daniel, sperando di riuscire a fare
quattro chiacchere e a distrarsi un po’, visto che
non aveva voglia di essere lì. Lo Scorpione continuava a fissare Nikodim dall’altra parte della stanza, e non sembrava minimamente
interessato a Daniel. Lo guardò per un momento, poi William sembrò cambiare
idea e non si sedette più.
<< Vado a
prendermi da bere >> disse, con il tono di voce irritato.
Irina inarcò un
sopracciglio e lo lasciò andare, stupita dal suo comportamento.
<< Ok…
>>.
Se c’era una cosa
che William odiava, era rivedere la faccia di quell’idiota di Nikodim, e trovarlo lì, con la probabile intenzione di
gareggiare, lo infastidiva. Improvvisamente, gli era venuto in mente che poteva
esserci solo una persona al mondo che avrebbe potuto decidere di rubare l’auto
di Irina, e quello era proprio lui. Lo aveva già fatto, soffiandogli da sotto
il naso due macchine quando era venuto l’ultima volta a Mosca, e siccome non
era più tornato perché era finito in carcere, non si era potuto vendicare.
Adesso però non gli
importava particolarmente delle sue due auto: se Nikodim
aveva rubato anche la Punto di Irina, allora non sapeva davvero con chi aveva a
che fare. Ordinò un drink al bancone, tenendo d’occhio il russo che sembrava
innervosito dalla sua presenza, e si mise a sorseggiarlo cercando di studiare
l’approccio migliore.
Se fosse stato a
Los Angeles non si sarebbe fatto problemi a andargli
dritto incontro e a ringhiargli addosso di fargli ritrovare le sue auto se non
voleva finire male, ma essendo in pieno territorio moscovita non poteva
rischiare di scatenare una rissa dove lui sarebbe stato in netta minoranza.
Gettò un’occhiata
verso Irina, seduta al tavolo con quel tizio che lui non conosceva, e vederla
parlare con quell’espressione triste e sconfitta gli mise addosso
una rabbia assurda: ogni ora che passava senza la sua Punto, Fenice
perdeva la voglia di combattere. Era come averle davvero tolto un pezzo di
cuore.
Posò il bicchiere,
deciso a infischiarsene di tutto e andare direttamente da Nikodim,
ma si accorse che l’attenzione del locale sembrava essersi catalizzata
sull’ingresso, come se fosse entrato qualcuno di particolarmente importante. Le
occhiate che venivano rivolte da quella parte lo
spinsero a guardare, incuriosito.
Sulla porta si
stagliava una ragazza bionda, alta e snella, che si stava togliendo proprio in
quel momento una pelliccia bianca di visone con aria altezzosa, i tacchi
vertiginosi che slanciavano la sua figura già perfetta.
William rimase a
fissare la ragazza, chiedendosi da dove fosse uscita: molto probabilmente era
la più bella che avesse mai visto in tutta la sua vita, e che molto
probabilmente avrebbe mai visto. I tratti del viso erano perfetti, come
modellati da un’artista, gli occhi di un azzurro ghiaccio che non sembrava
nemmeno umano, il fisico senza un’imperfezione…
Capiva perché tutta
la sala la guardava, capiva perché l’attenzione si era spostata su di lei, ma
improvvisamente i suoi occhi si staccarono da quella figura vagamente angelica
e andarono a posarsi qualche metro più in là, dov’era seduta Irina.
Fenice era
sbiancata, e nonostante la luce soffusa, lui se ne accorse. I suoi occhi erano
fissi sulla ragazza che era appena entrata, e capì che si conoscevano, che
dovevano essersi già viste prima di quella sera. Anche perché la bionda le
rivolse un’occhiata sprezzante, e subito dopo puntò lui, come se fosse
l’obiettivo della sua serata.
Lo Scorpione rimase
fermo, a guardare incedere in modo perfettamente ondeggiante la ragazza,
stranamente infastidito. C’era qualcosa di sbagliato
in tutto quello, ma non capiva cosa.
La bionda le porse
la mano.
<< E’ un
piacere conoscerti, Scorpione >> disse con voce sicura, << Sono
Nina Kraracova >>.
William strinse la
sua mano, sentendo la pelle liscissima sotto le dita, le narici che venivano invase dal profumo di quella ragazza perfetta…
<< Piacere
mio, Nina >> rispose lui, senza aggiungere altro.
La ragazza lo guardò
con sospetto, come se qualcosa nella sua reazione gli avesse dato fastidio… O
forse, come se la sua reazione non fosse stata quella che si era aspettata.
Si fissarono in
silenzio per un momento, e William capì esattamente con chi stava parlando.
Davanti ai suoi
occhi aveva la ragazza perfetta per lo Scorpione.
Davanti ai suoi
occhi c’era la donna che lo Scorpione avrebbe scelto come compagna, perché due
come loro erano fatti per stare insieme.
Perché bastava
un’occhiata per capire chi era Nina, e lui lo aveva intuito.
Ma sapeva anche che
quella era la nemesi di Irina.
William fece una
smorfia divertita, nel capire che Nina si era aspettata una migliore
accoglienza da parte sua, che credeva che la sua bellezza lo avesse colpito
come faceva come tutti. Ma lui non era più solo lo
Scorpione, e tutta quella perfezione lo infastidiva quasi.
Perché Nina
oggettivamente era bellissima, ma non gli piaceva. Oggettivamente era perfetta,
ma lui non ne era attirato. Oggettivamente sembrava fatta per lui, ma lui non
la voleva. Nella sua testa c’era posto per una sola persona, l’opposto della
perfezione, la ragazza che non era bionda, non era russa
e non aveva gli occhi azzurri…
<< Mi offri
da bere? >> domandò Nina, tranquilla.
<< Come vuoi
>> disse lui, facendole cenno di sedersi al bancone. Gettò un’occhiata a
Irina, che li guardava senza capire, pallida: gli scappò un sorriso, quasi
volesse rassicurarla che non l’avrebbe tradita.
Nina iniziò a
sorseggiare il suo drink, gli occhi azzurri che lo guardavano con molto
interesse. Riconobbe nei suoi occhi l’espressione della predatrice che saggia
la sua preda.
<< Finalmente
ti sei fatto vivo >> disse, << Era da un po’ che si sapeva della
tua fuga… Ti aspettavo un po’ prima >>.
<< Come mai?
>> chiese William, poco interessato. Una volta, di fronte alle occhiate
languide di una ragazza del genere, non avrebbe resistito, ma ogni secondo che
passava qualcosa in lui gliela rendeva meno attraente.
<< Sai, mi
piace la gente che ha potere… Tu ne hai >> rispose lei, << Immagino
che tu voglia ricostruire la Black List, no? >>.
<< Sono qui
anche per quello >>.
<< Bé, io
sono anche una pilota >> disse Nina, senza falsa modestia, <<
Potrei essere un ottimo elemento per la tua squadra. Mosca non mi offre
abbastanza prospettive >>.
William sorrise di
fronte alla faccia tosta di quella ragazza, ma soprattutto di fronte alla piega
che avevano preso gli eventi: due anni prima quella sarebbe stata l’inizio di
una storia piuttosto interessante…
<< Questo lo
devo decidere io >> disse, calmo, << E comunque, al momento non ho
alcuna Black List in cui
farti entrare >>.
Nina fece un
sorrisetto, e con il cenno del capo indicò Irina, ancora seduta vicino
all’italiano.
<< Credi
davvero che lei possa ancora far parte della Lista? >> domandò, serafica.
William gettò
un’occhiata verso Irina, per poi tornare a fissare gli occhi di ghiaccio di
Nina.
“Una come lei ti rivolterebbe
come un calzino se solo lo volesse, bellezza”.
<< Cosa ti fa
pensare il contrario? >>.
Nina sembrò trattenersi
dallo scoppiare a ridere.
<< Prima che
tu tornassi sulla scena, stava con uno sbirro, lo sai? >> disse.
Forse si aspettava
una reazione stupita da parte sua, o che si incazzasse
di colpo e andasse incontro a Irina per darle una lezione. Oppure credeva di
destabilizzarlo, di colpirlo in qualche modo, costringendolo ad ammettere che
aveva davanti la donna perfetta, che sapeva tutto e
aveva occhi ovunque. La sua perfetta parte speculare, ideale per essere la metà
dello Scorpione.
Ma l’unica reazione
di William fu un sorriso; un sorriso divertito di fronte a quella donna senza
scrupoli, dal cuore di ghiaccio come i suoi occhi. Quella donna che era la
versione femminile di lui stesso.
<< Non è
facendo la stronza che ti guadagnerai la mia fiducia
>> ribatté, fissandola negli occhi, << So già tutto della mia
ragazza… Non ho bisogno di una come te che venga a fare la spia >>.
La reazione di Nina
fu quella di una che si aspettava tutto, tranne una risposta
del genere. Rimase muta, l’espressione esterrefatta, le mani immobili sul
tavolo, a stringere il drink convulsamente.
<< Se non ti
dispiace, non me ne frega un cazzo di qualsiasi altra cosa tu abbia da dirmi
>> aggiunse William, spingendo lontano il suo bicchiere vuoto, << E
mettiti pure il cuore in pace: nella Black List non c’è posto per una come te
>>.
Si alzò e si
allontanò tranquillo, accorgendosi che metà del locale li osservava spiazzato,
come se fosse la prima volta che vedevano qualcuno piantare Nina in quel modo.
Molto probabilmente era così, e a lui la cosa fece ancora più piacere. Quella
russa poteva benissimo essere perfetta, ma rimaneva una stronza, e per di più
aveva fatto la spia per incastrare Irina, pur di prendere
il suo posto… Una del genere aveva solo bisogno di una lezione, e lui aveva
provveduto a dargliela.
Irina non credeva
ai suoi occhi: William era venuto a sedersi con lei e Daniel, e sembrava
particolarmente divertito da tutto quello che era appena accaduto. L’incontro
con Nina, che Irina aveva creduto finisse in tragedia, si era chiuso in un modo
del tutto inaspettato: lo Scorpione aveva piantato la donna perfetta
liquidandola come una “stronza”.
Appena l’aveva
vista entrare, a Irina si era gelato in sangue nelle vene: Nina sapeva di Xander, e come aveva previsto la prima cosa che aveva fatto era stata informare William di tutto quello che li
riguardava. Ma lo Scorpione in realtà sapeva già come
stavano le cose, e molto probabilmente le sue orecchie avevano voluto sentire
ciò che lui desiderava…
Ciò che era ancora
più incredibile, era che Nina sembrava averlo lasciato completamente
indifferente: Nina, la ragazza perfetta, che aveva preso all’amo anche Xander, non aveva sortito nessun effetto sullo Scorpione,
il numero uno della Black List
che aveva avuto tante ragazze da poterne stilare una lista infinita. Lui, che
le donne le usava e basta, che non si sarebbe mai fatto
scappare una come lei, l’aveva ignorata con completamente e senza alcun
ripensamento.
Era pazzesco,
soprattutto visto che sembrava fatta apposta per lui.
<< E’ qui per
gareggiare? >> domandò all’improvviso William, rivolto a Daniel.
L’italiano si
strinse nelle spalle.
<< Sì, ha
dato il libretto della sua auto a Boris, prima >> rispose, << E’
una brava al volante, la danno come una delle favorite
>>.
William sembrò fare
una mezza smorfia, ma Irina continuava a fissarlo,
incredula. Non poteva capacitarsi di come lo Scorpione aveva reagito di fronte
a Nina.
Quello era un altro
evento che le faceva capire quanto fosse forte il suo potere sullo Scorpione,
quanto stesse scoprendo di William, del vero William, di quello che ormai l’amava così tanto da non vedere nemmeno più i suoi
tradimenti. Da essere così dipendente da lei da farsi scappare la ragazza che
sembrava essere nata per essere la donna dello Scorpione.
<< Andiamo
verso l’auto >> disse William, rivolta a lei, << Devo parlarti un
attimo >>.
Irina annuì, salutò
rapidamente Daniel e seguì lo Scorpione verso l’uscita del locale. Sentì che le
metteva il braccio sulle spalle, con dolcezza.
<< Mi sembra
di capire che vi conoscete… >> disse, tranquillo.
<< Abbiamo…
Abbiamo gareggiato nella Mosca-Cherepova tutte e due
>> rispose lei, a voce bassa, mentre si
fermavano vicino alla porta dell’uscita, << E non ci stiamo molto
simpatiche… >>.
William scoppiò a
ridere.
<< Ecco il
perché del colpo basso >> disse, mettendosi di fronte a lei, << Voi
donne sapete essere stronze come nessun’altro
>>.
Irina abbassò lo
sguardo, incerta. Non sapeva come comportarsi, vista
la piega degli eventi. Ogni secondo che passava, doveva ammettere che William
diventava sempre più quello che lei aveva desiderato nel passato. Assomigliava
sempre più a quello di cui si era innamorata quattro anni or sono.
Lo Scorpione le
porse qualcosa che teneva in mano. Erano le chiavi della Bugatti.
Alzò lo sguardo,
interrogativa.
<< Vuoi darle
una lezione? >> domandò William.
Irina rimase di
sasso: le lasciava il posto nella gara?
<< No…
>> rispose di getto, per poi accorgersi che era davvero quello che
voleva. << No >> ripeté, << Non mi va, stasera… Non ho
nessuna lezione da darle, comunque >>.
Non aveva voglia di
correre, nemmeno per un fatto così personale. Il furto della Punto le aveva tolto
anche quel piacere, e ritrovarsi a guidare un’altra auto sarebbe solo stata
un’altra sofferenza. Scosse il capo, facendo un passo indietro.
<< Sicura?
>> chiese William.
Irina si strinse le
braccia al petto, come a ripararsi dal freddo.
<< Sì, davvero.
Grazie lo stesso >>.
William rimise le
mani in tasca e la guardò per un momento. Si avvicinò e la prese per i fianchi,
tirandola verso di sé con delicatezza.
<< Avanti
bambolina, fammi un sorriso >> sussurrò, << Sorridimi… Non voglio
che tu stia male… Non per quello che ci sta succedendo. Tornerà tutto a posto
>>.
Irina
lo guardò negli occhi, sentendosi improvvisamente e definitivamente sconfitta. Perché tutto d’un tratto desiderava che William avesse ragione, che
tornare a far parte della Black List
e di quella vita da pilota clandestina fosse meglio di ciò che stava facendo in
quel momento?
“Che cosa sto facendo?”.
Qualcuno gridò di
dirigersi alle macchine, e William dovette lasciare i fianchi di Irina, scoprendo
che abbandonarla in quelle condizioni gli dava fastidio: aveva bisogno di lui,
in qualche modo. Il rifiuto a gareggiare, nonostante ne avesse tutto il
diritto, ne era un segnale.
<< Rimani
qui, fuori fa freddo >> disse, mentre vedeva Nina superarli a passo
rapido, << Vinco questa gara e torno. Dopo ce ne andiamo da qualche
parte, ok? >>.
Irina annuì
stancamente, e lui le sfiorò la bocca con la sua, delicato come non lo era mai
stato in tutta la sua vita, e si diresse verso l’uscita a passi veloci, mentre
gli altri piloti lo precedevano.
Vide che si era
formato un gruppetto a pochi metri dalla linea di partenza, e uno dei piloti
gli fece cenno di avvicinarsi.
<< …per
stasera siamo coperti, la polizia non è nei dintorni >> stava dicendo un
tizio, forse l’organizzatore, << E’ ammesso tutto, ma non voglio morti,
chiaro? Soprattutto da parte tua, americano >>.
William si strinse
nelle spalle, gettando un’occhiata ai presenti.
<< Peccato…
>> disse, serafico, << Io però ho una
richiesta: non mi interessa avere le vostre auto, se vinco la gara. Ho bisogno
di alcune informazioni sul furto di una macchina… Se vinco, voglio risposte
alle mie domande >>.
I russi lo
guardarono infastiditi. L’organizzatore però non sembrava troppo allarmato.
<< Ok,
Scorpione, avrai le tue informazioni. Ma non possiamo garantirti che tu possa cavarne un ragno dal
buco >>.
<< Non ha
importanza. Voglio solo sapere chi ha rubato un’auto, il resto sono affari miei
>>.
Stretto l’accordo,
tornarono alle auto. William portò la Bugatti sulla linea di partenza, vedendo
comparire alla sua destra il muso di una Lamborghini Gallardo
bianca: dentro c’era Nina, gli occhi puntati su di lui.
Non sapeva quanto
fosse brava al volante, ma per lui quell’auto era più adatta a una come Irina. Con
lei alla guida sarebbe stata tutta un’altra cosa… La cercò con lo sguardo,
individuandola oltre il vetro del locale, ancora sul volto quell’espressione
sconfitta che non l’abbandonava da giorni.
“Darò una lezione a questa troia e ti riporterò la tua macchina,
bambolina. E’ una promessa. Comincio a pagare i debiti che ho
nei tuoi confronti”.
Poi venne dato il via, e il suo piede affondò sull’acceleratore,
e la Bugatti con un ruggito schizzò avanti, così forte da incollarlo al sedile.
Non poteva perdere, perché non lo aveva mai fatto, e soprattutto perché aveva
un motivo preciso per vincere.
Quando la Bugatti
inchiodò proprio di fronte al vetro dove stava lei, Irina sussultò, senza
stupirsi che la Veyron fosse l’unica ad essere arrivata al traguardo. Vide lo Scorpione scendere,
rivolgergli un cenno del capo e poi attendere che tutti gli altri terminassero
la gara.
Nessuno ebbe modo
ne voglia di protestare per la sua vittoria, ma la prima ad arrivare dopo di
lui fu Nina, con la Gallardo bianca piena di graffi e
ammaccature. Lanciò un’occhiataccia a William, poi si diresse verso il locale,
inviperita.
Irina guardò lo
Scorpione dirigersi verso l’organizzatore, segnare qualcosa sul cellulare e poi
fare un cenno con la testa. Diede le spalle al tizio e poi la raggiunse,
stranamente soddisfatto.
<< Che cosa
vuoi fare? >> le domandò, come se la sua vittoria passasse in secondo
piano.
Irina lo guardò
dubbiosa.
<< Possiamo
andare a… casa? >>.
William sorrise.
<< Quello che
la mia bambolina desidera >> disse.
Sempre più
stranita, Irina si lasciò condurre a casa, con William che parlava poco ma sembrava tranquillo. Una volta nell’appartamento, la
portò in camera e le schioccò un bacio sulle labbra.
<< Va a
letto. Ti raggiungo fra un po’… Ho qualche telefonata da fare >>.
Irina annuì, ma non
scoprì mai a chi dovesse telefonare lo Scorpione: come toccò il letto, si
addormentò, senza chiedersi il perché di quello strano comportamento, senza
chiedersi perché William assomigliava sempre meno a sé
stesso.
Spazio Autrice
Dire che sono di
corsa è poco… Ho finito il cap in extremis, insieme
alle valigie dell’ultimo secondo… Me ne parto in vacanza per due settimane
perché ne ho proprio bisogno, ma voi lasciatemi le vostre recensioni perché
appena torno si finisce con il gran finale. Avete tempo per fare tutte le
congetture possibili, e sperare che io salvi tutti!
Un bacione grande grande a tutti voi che
sopportare i miei scleri! Vado a caricare le valigie
in macchina, che domani… sveglia alle 5 e si parte!
Lhea