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Autore: Gufo_Tave    22/06/2011    5 recensioni
Una storia celata dietro una maschera… che si riveli più di quel che sembri?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio, Virgo Shaka
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3: Un’idea sulla maschera

Capitolo 3: Un’idea sulla maschera

Passarono dei giorni, durante i quali Death Mask non riuscì a trovare risposta alcuna.

Dopo l’ennesima, infruttuosa ricerca, crollò esausto su una colonna della propria casa, senza neanche privarsi della sacra blinda.

Passò un po’ di tempo, prima che qualcosa lo distrasse dal suo torpore.

Nella penombra della sua dimora, distingueva malamente una sagoma femminile, che lo stava tastando con un bastone.

Rincoglionito dal sonno e dalla fatica, il cavaliere credeva fosse una delle sue attendenti.

Ad essere precisi, una ragazza che aveva la bizzarra abitudine di verificare che fosse addormentato, prima di intrattenere dei rapporti intimi assolutamente non autorizzati.

Normalmente avrebbe fatto finta di dormire, ma in quel momento aveva la libido ai minimi storici, e l’idea di essere violentato in quella situazione non gli andava molto a genio.

Mentre l’italiano iniziava a svegliarsi, notò alcuni dettagli sul corpo dell’intrusa, che non combaciavano con quelli della serva.

Ornamenti in oro.

Capelli color miele.

Occhi azzurri.

Uno scettro a forma di pala della pizza, con cui lo stava tastando, come si fa con un animale per vedere se morde.

Quando Cancer realizzò chi o, meglio, cosa fosse, il suo cervello uscì di colpo dalla modalità provvisoria.

Atena in persona lo stava punzecchiando con lo scettro di Nike, per controllare che fosse ancora vivo.

E lo faceva con lo sguardo di un’adolescente impaurita, non certo la tipica espressione di una divinità guerriera.

Imbarazzato per la figura da cioccolataio, il cavaliere del Cancro s’inginocchiò alla velocità della luce.

Nella posizione in cui era, il custode dell’Ade poteva solo intuire l’espressione di Saori, sospirante di sollievo.

Tuttavia poteva notare, con la coda dell’occhio, la figura di due bronze, uno dei quali stava diventando cianotico, nel tentativo di non scoppiare a ridere.

Pure la dea doveva averlo intuito, perché lo redarguì:

-Seiya, ti pregherei di portare rispetto verso un cavaliere di rango superiore-

Pegaso in qualche modo riuscì a rimettersi in una posizione vagamente dignitosa, anche se il suo comportamento non gli risparmiò uno scappellotto dal collega, dall’armatura violacea, con un corno frontale.

Ad ogni modo, Death Mask diede il consenso per il passaggio dei cavalieri di bronzo, prima di spedirli per direttissima nell’altro mondo.

Atena, al contrario, preferì rimanere nella quarta casa:

-Come sta andando la missione che ti ho assegnato?-

-Ci sto ancora lavorando- ammise l’italiano, con una punta di sconforto.

-Capisco- rispose la dea, invitando il suo cavaliere a mettersi comodo.

Dopo che un’ancella (casualmente proprio quella con un debole per il custode albino) servì del the, con latte e biscotti, Saori riprese la conversazione.

-Immagino che le abbia tentate tutte, per ridurti in questo stato-

-Detesto ammetterlo, ma è così- disse Cancer: -Non ho la più pallida idea di cosa possa essere quell’oggetto: ho cercato ovunque, avanzato diverse ipotesi…-

-Hai persino scomodato i tuoi colleghi, tu che sei abituato a fare tutto da solo- disse la dea, accennando un sorriso.

-Tra me, Shaka, Mu e Doko…- disse, contando sulle dita: -…non siamo riusciti a cavare un ragno dal buco-

La conversazione fu interrotta dal bussare della porta.

Era Aiolia, di ritorno alla sua dimora, dopo gli allenamenti del mattino.

Una volta entrato, l’attenzione del Leone fu attirata dalla maschera misteriosa. Dopo averla esaminata per qualche minuto, mormorò, grattandosi il mento:

-Questo fenomeno mi è famigliare…-

-Che diavolo intendi?-

-Ti ricordi di Lythos?-

-La mocciosa che avevi adottato una vita fa? Purtroppo sì-

Aiolia sorrise, sapendo che la sorellina si era recentemente presa una piccola vendetta nei confronti di Death Mask, reo di averla maltrattata durante un Chrysos Synagein di molti anni prima.

Per inciso, era riuscita nell’impresa di addobbare la quarta casa con maschere da Hello Kitty all’insaputa del proprietario. Un arredamento persino più spaventoso dell’originale, a detta di molti, Shiryu compreso.

-Quando la incontrai la prima volta- riprese il biondo: -Suo padre, morto da poco, si era incarnato in una delle sue statue. Per liberarlo, dovetti dar fondo a tutto il mio cosmo-

-Mpf, in pratica era un fantasma-

Aiolia non gradì molto il commento superficiale del collega:

-Quell’uomo stava cercando di proteggere la figlia anche dopo la morte, cosa cazzo vuoi saperne? Chiedo perdono- Fece il Leone, rendendosi conto solo ora della dea, la quale preferì nicchiare sul linguaggio del Leone, insolitamente colorito.

Mentre Aiolia, mortificato di fronte alla dea, lasciava la casa, Death Mask vide il posto dove il collega ripose l’oggetto. Un lettore CD.

Senza volerlo il cavaliere dai fulmini aveva acceso la proverbiale lampadina nella mente di Cancer.

-Spero di sbagliarmi, o te ne dovrò una, gattaccio spelacchiato- sussurrò cupo l’italiano, uscendo di fretta: -Con permesso, ma ho una missione da compiere-

Senza perdersi in formalità, Death Mask schizzò fino alla sesta, dove trovò Shaka, assorto davanti a dei manoscritti.

Notando il collega, ansimante per la corsa, alzò lo sguardo:

-Immagino che tu abbia delle notizie importanti-

-Forse ho trovato una pista- rispose l’albino, con un grosso ghigno sul volto.

 

 

Note:

Sì, lo so, state pensando: “ma quella NON può essere Saori”(e non perché non abbia i capelli viola. Come ho già spiegato, sto usando i colori del manga), e in effetti avete ragione. Semplicemente mi piaceva l’idea di uno scambio di persona, e di un comportamento anomalo di un personaggio, nel caso specifico proprio la padrona di casa.

Ed ebbene sì, in questo capitolo appare un OC, sebbene l’ancella ninfomane mi sia servita più come spalla comica, di cui ha beneficiato un’altra new-entry, il ronzino che dà il nome alla serie.

E continua pure qui l’opera di umanizzazione dei saint, con Aiolia che si lascia sfuggire una parolaccia di fronte alla casta Saori.

In origine, in questo capitolo Shaka doveva stare di fronte ad un laptop, ma mi sono reso conto che, benché esistessero già alla fine degli anni ’80, non erano così comuni come ai giorni nostri. Non che il personaggio in questione non possa utilizzare un computer, se lo ritiene necessario (probabilmente, se StS fosse ambientato ai giorni nostri, non si farebbe scrupoli a riguardo), ma era un anacronismo che ho preferito evitare.
  
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