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Autore: ElizabethLovelace    08/03/2006    5 recensioni
I Malandrini rimasti e chi è ora al loro fianco dovranno fare i conti con i ricordi divertenti e tristi del passato... le loro vite torneranno a intrecciarsi per decidere cosa fare una volta per tutte di ciò che è stato. La chiave? Elizabeth Lovelace... sospesa fra un passato ed un presente che Harry &Co. trovano indecifrabili: chi è, da dove viene? Come può essere... ciò che è?
Inserita quasi esattamente nel 5° e 6° libro della rowling.
GRAZIE per seguirmi ancora così tanto, prometto che oltre alle revisioni dei primi capitoli posterò prestissimo anche i tre conclusivi!!! Ma GRAZIE
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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***RIVEDUTO E CORRETTO***



dopo una piccola pausa eccomi di ritorno, perdonatemi il ritardo... non ho ricevuto recensioni ultimamente, e spero non fosse perché il capitolo non vi è piaciuto... sapete che dovete farmi sapere anche questo! Uhm, stiamo tornando a muoverci, adesso...




Natale, 15.


25.

Quando aveva aperto con delicatezza la porta della stanza di Bessie la scena che gli si era presentata davanti agli occhi era la ragazza che singhiozzava con la faccia schiacciata contro il cuscino, e tutt'intorno a lei una quantità incredibile di regali non impacchettati o addirittura non completati. C'era una pellicola trasparente per finestre, una di quelle che fanno vedere a chi si affaccia il panorama che preferisce; un prendiappunti che proseguiva da solo inventando storie; una specie di lettore cd che riproduceva soltanto i rumori ed i suoni della natura, in base alle emozioni di chi ascoltava; un fermalibri intagliato a forma di testa di Felpato; una collanina maschile di perline che in realtà erano antidoti; un carillon che mostrava delle immagini...
Sirius stava lì, senza riuscire a staccare gli occhi da tutti quegli oggetti che Bessie aveva preparato probabilmente per mesi, quando l'ennesimo singulto della ragazza l'aveva fatto tornare sulla terra. Le si era avvicinato, posandole dolcemente una mano sulla schiena.
"Elizabeth... ehi... non fare così..."
"Mi... shh fhhh..."
"Come?" aveva sollevato entrambe le sopracciglia, non riuscendo a capire cosa borbottasse dalle profondità del suo cuscino.
“Mi spiace, Sirius... io... ci ho provato, davvero! Ho cercato un regalo per te, ma più mi davo da fare... e più... percepivo la distanza!” si era sollevata a sedere mentre lui le scostava i capelli dal volto con affettuosa partecipazione. "Mi accorgevo che... erano cose che pensavo io, e quindi... non andavano bene per te! Perché... io ero rimasta indietro... e non riuscivo a liberarmi dall'idea del... passato, che tu non... vuoi..." cercava con tutte le sue forze di moderare i singhiozzi, mentre Sirius le carezzava la spalla per calmarla. "Capisci? Era tutto troppo... stupido, da ragazzi, o troppo pieno di... me, per poterti interessare!"
Sirius le si era fatto più vicino, sollevandole il volto per guardarla, mentre le posava una mano calda sulla guancia. Le aveva bisbigliato piano, pianissimo, ma con convinzione: "Ma tu mi interessi, Elizabeth!"
Lei aveva alzato lo sguardo sorpresa, e forse lui lo era altrettanto, come se l'avesse appena rivelato anche a se stesso. Aveva tossicchiato un incerto “Beh, almeno adesso respiri” indicando il cuscino dal quale si era staccata, ma non aveva accennato a cambiare direzione al suo sguardo, nero e intenso da far paura. Erano così vicini che i loro respiri si confondevano, regalando un tepore carezzevole. Entrambi sembravano emozionati fino alla sofferenza, senza riuscire a staccarsi o ad avvicinarsi più di così. Sospesi sull'orlo del loro presente e del loro passato, e di miliardi di scelte e di sentimenti che li tenevano agganciati per il cuore senza mai rendersi definitivi. Bessie aveva letto negli occhi di Sirius una feroce lotta di propositi che lo sfiniva fin da quando si erano ritrovati, e si era morsa un labbro all'idea dei suoi tormenti. Lui, però, aveva finito per avvicinarsi fino a sfiorarla, accarezzandole i capelli come qualcosa di prezioso.
Toc. Toc. Toc.
"Bessie, cara, sei lì? Ti va bene se preparo il tacchino, per pranzo?"
Sirius aveva alzato gli occhi al cielo.

Dopo l'intervento della signora Weasley erano scoppiati a ridere nervosamente entrambi, senza più ritrovare il coraggio di chiedersi cosa stessero facendo fino ad un secondo prima.
"Beh, sarà meglio andare..." la voce di Sirius era lievemente roca, ma cercava di suonare il più naturale possibile. Bessie, scrutandolo, l'aveva immediatamente interpretato come un segno che indicava che lui non aveva nessuna intenzione di portare a termine lo sbaglio di pochi minuti prima. Aveva sospirato, mentre l'uomo già le voltava le spalle frettolosamente.
Una volta sulla porta, però, si era arrestato. "E questo cos'è?"
Tra le mani teneva una sorta di figurina di legno, appena più rigida e spessa di una normale. All'interno, una loro foto di quindici o sedici anni prima. "Siamo... noi..."
"Sì..." Bessie si era affrettata a raggiungerlo per spiegargliene il funzionamento "E'... empatica. Tu la guardi e pensi alla foto che vorresti rivedere... o anche ad una che vorresti aver fatto, e... sì insomma, un ricordo oppure qualcosa di nuovo... quello che hai in testa!" aveva scosso il capo, sembrava decisamente imbarazzata e in difficoltà nello spiegarsi. "Scusami, io.. pensavo che se te l'avessi regalata te l'avrei presentata con un'immagine di te, James e Remus... oppure sarebbe stato carino anche qualcosa di te ed Harry..." aveva mormorato sconsolata. Sirius, però, l'aveva guardata intensamente prima di ficcarsela in tasca con la malagrazia di qualcuno altrettanto imbarazzato.
"Questa andrà benissimo" aveva borbottato, dirigendosi verso la cucina.



26.
“Bessie, che diamine ci fai con un libro di latino in mano? Il giorno di Natale?”
“Come? Oh, questo... non so, mi era venuta voglia di darci un’occhiata...”
Tonks le aveva posto un palmo sulla fronte, tastandogliela per percepire la temperatura. “Non puoi esserti ammalata in cinque minuti” aveva constatato, seria.
“Per l’amore del cielo Tonks, smettila! Stavo solo riguardando un mio vecchio libro!” Bessie le aveva lanciato contro un cuscino. “Dora...” aveva ridacchiato poi, facendolesi più vicino “Smettila con questa pagliacciata, lo vedo che mi stai continuamente intorno... puoi chiedermi quello che vuoi. Però ti avverto, non c’è proprio nulla da sapere.”
“Oh...” aveva commentato l’altra, delusa.
“Allora” era intervenuto il signor Weasley fregandosi le mani “Molly è in cucina... mi sembra il momento più adatto per provare il mio nuovo regalo” aveva strizzato un occhio a Bessie mentre Ron si avvicinava incuriosito al juke-box.
“Come funziona papà? Qui ci sono dei puls...”
ARTHUR!!! Vuoi abbassare quel coso?!?!”
“Sì, Molly cara...” aveva sospirato lui, lanciando un’occhiataccia al figlio che aveva alzato il volume a livelli spropositati. Hermione li osservava divertita al fianco di Harry, e a quella scena si era scostata di poco indicando al ragazzo di sedersi accanto a lei a mo’ di consolazione. Ron le si era avvicinato con aria mogia mentre il padre faceva partire correttamente la macchina ed alcune canzoni babbane si diffondevano per la stanza. Bessie canticchiava.
“Senti un po’, Bessie” aveva ripreso coraggio Ron, “tu conosci queste canzoni?”
Lei è un emagus, no?” era intervenuta Hermione, guadagnandosi un’occhiataccia anche lei.
“Hermione ha ragione, Ron. Non è che le conosca a priori... ma le conosco nel momento in cui le sento, capisci? Le seguo.”
“Allora... perché non ci canti qualcosa anche tu?” le aveva domandato Harry.
“Io? Oh... veramente, non so se...” si era guardata intorno incerta, prima verso il signor Weasley, poi verso Lupin.
“Perché no, Bessie?” le aveva replicato il primo tranquillamente.
“Arthur ha ragione,” era intervenuto Lupin “non c’è problema.”
“Quale sarebbe stato il problema?” si era inserito Harry.
“Vedi Harry, dal momento che sto tenendo nascosta la mia reale identità non mi è permesso cantare, gli emagus sono pochi ed accuratamente censiti... però in fondo, qui dentro...”
“Ma sì!” Tonks si era piazzata al centro della stanza, buffamente ornata con delle piume blu e viola sul capo e infilate nella cintura “Vieni qui Betsy cara, prenditi la tua parte di vergogna e duetta con me!” l’aveva invitata lanciandole delle piume arancioni.
Bessie le aveva sorriso, trovando irresistibile l’invito, e le si era accostata esibendosi in un siparietto sinceramente comico, di strani mugolii e balletti cavernicoli. Dopo alcuni minuti, però, Tonks era tornata a sedersi lasciandola libera di cantare davvero.

Era la prima volta che Harry veniva a contatto con un emagus, quindi il colpo l’aveva investito in pieno, ficcandoglisi nello stomaco. Quella melodia, presente nel suo cuore come un calore soffuso più che negli orecchi, era di una dolcezza straordinaria e allo stesso tempo di una forza devastante; c’erano gioia e malinconia insieme, mostrate o estratte direttamente da lui. In effetti l’aveva preso un certo sgomento all’idea di esporsi troppo, di quella specie di nastro di sentimenti che li stava collegando tutti quanti... ma Bessie era quella che dava più di tutti, che donava e si esponeva con tutta la vulnerabilità di cui era capace, e questa, aveva sentito Harry, era la sua forza. Gli era sembrata bellissima. La canzone era bellissima. Complimenti Harry, bel vocabolario, si era detto.
Dopo i primi istanti era stato in grado di guardarsi intorno ed aveva potuto constatare che, chi più chi meno, erano tutti nelle medesime condizioni. Adulti, ragazzi, erano tutti quanti imbambolati. La signora Weasley li aveva raggiunti dalla cucina... dunque questo era il potere di un emagus? Celestiale come la voce di un angelo, terribile come una lama affilata! Sirius la fissava senza battere ciglio, non muoveva un solo muscolo, non aveva aperto bocca. Lupin, al suo fianco, era nella stessa posizione, le linee del volto appena più morbide.
Solo dopo qualche altro momento era stato in grado di notare gli strani segni rossi che le erano comparsi sui palmi, rotondi e piccoli, in fila: forse altri simboli, come le strisce argentate fra i capelli?
Quando la canzone era finita Harry aveva liberato un lungo sospiro, ma ci era voluto tempo prima che qualcuno tornasse in grado di parlare. Il primo a scuotersi era stato Lupin, che si era avvicinato a Bessie per sostenerla premurosamente.
“Tutto a posto, Eliza?”
“Sì Remus, grazie. Sto bene, non preoccuparti...” gli aveva sorriso lei come ringraziamento, la voce fioca. Era ancora molto, molto bella.
“Siediti Bessie, meglio che ti rilassi un momento.” aveva insistito il signor Weasley mentre Lupin l’accompagnava nel movimento, tenendola delicatamente per un braccio.
“Perchè? Ti senti male, Bessie?” le aveva chiesto Ron preoccupato. Bessie gli aveva sorriso per rassicurarlo, perché sembrava che le risultasse difficile parlare. Era stato Bill a rispondergli.
“Sta’ tranquillo Ron, Bessie è a postissimo! Solo, il potere degli emagus è tale per cui ogni volta che lo utilizzano disperdono la loro energia vitale... si tratta dei loro stessi sentimenti, del loro animo, capisci. Per questo dopo sono sempre un po’ deboli, ma fra qualche momento vedrai che si sarà ripresa completamente! E’ normale.”
Harry si era rilassato a sua volta, a quella spiegazione; aveva cercato Sirius con lo sguardo, ma nella stanza non c’era più. Allora era andato a sedersi accanto al fuoco con Hermione e Ron, che strabuzzava gli occhi come se avesse appena visto una Veela. Ginny si era unita a loro, silenziosa ma sorridente mentre si tormentava una ciocca di capelli.
Poco dopo la signora Weasley era tornata nella sala dal corridoio mentre Harry si domandava vagamente quando se ne fosse andata. Si sentiva ancora la testa un po’ confusa e morbida, come ovattata.
“Si può sapere chi di voi ha avuto la brillante idea di prendere a pugni l’armadio grande che c’è fuori?”, li aveva rimbrottati con le mani sui fianchi. “È stato sfondato!”

* * *


“Continuo ad essere dell’idea che non si tratti di un grande potere,” aveva asserito Bessie di fronte all’entusiasmo di Harry.
“Perché dici questo, Eliza?” Lupin sembrava rattristato.
“Vedi Remus, Tonks... come metamorfomagus può risultare molto più utile all’Ordine! Io invece...” aveva scrollato la testa.
“Non dire così,” era intervenuto Harry posandole una mano sul braccio con aria dispiaciuta “L’amore è l’unico potere che mi ha permesso di superare Voldemort!”
Ancora una volta, prima che Lupin parlasse, era riuscito a notare come Bessie non accennasse minimamente a rabbrividire al sentir pronunciare quel nome, come Sirius o Silente; come lui stesso.
“Sono d’accordo con Harry. Ricordi, Eliza, Silente disse che tu eri uno dei tre anelli della catena.”
“Anelli... della catena?” aveva chiesto Hermione, avvicinandosi per ascoltare a sua volta; nello spostarsi per farle posto Harry si era accorto del ritorno di Sirius, che pareva sempre più fosco.
“Sì, quelli che mantengono unito l’Ordine. Non si tratta della bravura dei singoli elementi qui, non è così semplice... è importante che anche all’interno funzioni.”
“Quindi quali sarebbero?” aveva chiesto lui.
“Il primo è ovviamente Silente, per la fiducia che tutti ripongono in lui e la lealtà nei suoi confronti, che è indissolubile. Lui non è il più grande mago vivente solo per una mera questione di tecnica...”
“E’ proprio vero! Silente è... magnifico!” aveva asserito Hermione, convinta.
“Poi c’è Eliza.” Si era fermato per guardarla con affetto, e lei gli aveva rivolto un sorriso radioso. “Per via dei rapporti che riesce a creare e mantenere naturalmente. Il suo essere un Emagus le permette di porsi in sintonia con il sentire altrui, ma con il suo modo di essere poi riesce a rinsaldare l’affetto in modo altrettanto spontaneo e... consistente.”
“Capisco,” aveva riflettuto Harry. “Beh, è vero d’altronde,” aveva commentato facendola arrossire. “Riesce a creare un clima che in sua assenza non esiste. Dunque il terzo...?” si era guardato intorno: forse il signor Weasley per via del suo incarico al Ministero? Oppure Lupin, per la pazienza?
“Il terzo sei tu, Harry.”
“Come?”
“Sì, sei tu, perché tutto l’Ordine darebbe la vita per salvarti.”


* * *



“Bessie!” era esplosa Tonks “Tutta questa storia degli anelli mi ha ricordato i tuoi tre cerchi dell’amore!”
“I cerchi... dell’amore?” aveva balbettato Ron. Bessie aveva lanciato un’occhiataccia all’amica dalla lingua lunga, ma subito dopo si era rivolta a Ron con gentilezza.
“Beh, sì... io dicevo sempre di avere tre cerchi in cui racchiudere le persone cui tenevo... era una specie di gioco...”
“Davvero? E come sono?” era tornato a domandare lui, interessato. Lupin si era scostato di poco per poterla vedere in viso.
“Il primo cerchio è quello più ampio... ci sono genericamente le persone con cui ho qualcosa in comune... vecchi compagni di scuola, membri dell’Ordine... le persone cui sono affezionata insomma.”
“E poi?”
“E poi c’è il secondo, e qui ci sono le persone cui voglio bene... gli amici... ci siete voi, ragazzi, c’è Molly e c’è Arthur e c’è Alastor e... oh, insomma, un po’ di persone che forse potete intuire anche da soli!”
“Infine il terzo.”
“Infine il terzo,” aveva ribadito lei con una pausa a seguire. “Quello... non è mai cambiato, in realtà, perché ne fanno parte le persone per cui darei la vita senza nemmeno chiedermelo.”
“Oh...” aveva mormorato Harry.
“Voi... beh, ragazzi, vi conosco poco. Per Harry di sicuro darei la vita, è la missione che ho scelto, e anche se uno di voi si trovasse in pericolo non esiterei...” si era affrettata ad aggiungere “Però... è qualcosa di diverso, con loro: è una consapevolezza continua che mi ha sempre accompagnata. In questo cerchio stanno Silente, i tuoi genitori Harry, e poi Remus e Dora e Sirius. Ho sempre saputo che sarei morta piuttosto di veder morire loro,” aveva concluso con un sorriso sincero.
“Ma davvero...” Ron pareva profondamente colpito “ti sacrificheresti senza pensarci un attimo, per uno di lor--”
Era stato intercettato da una gomitata di Hermione che l’aveva fatto diventare scarlatto. “Ah già... scusami...”
Bessie gli aveva sorriso con indulgenza. Harry si era voltato a cercare Sirius.




  
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