Lo aspettava
da troppo tempo; non credeva più che sarebbe arrivato: il coraggio di prendere
una decisione, il coraggio di andare da lei.
Una mite
pioggerella primaverile picchiettava sui vetri delle finestre della centrale
del F.B.I. di Quantico, il Dottor Reid seduto sulla sedia girevole davanti alla
sua scrivania stava scrivendo il rapporto sulla loro ultima indagine conclusa
con successo, ma qualcosa impediva alla sua mente brillante di concentrarsi.
Arrendendosi ai suoi pensieri chiuse il fascicolo e lo trascinò al lato del
tavolo, con un sospiro accese il computer che troneggiava sulla sua scrivania e
le sue esili dita si misero a digitare ritmicamente sulla tastiera. Si guardò
intorno di sottecchi, per assicurarsi che nessuno scrutasse le sue mosse e
velocemente inserì la proprio password per entrare nella sua newsletter. Non aveva
mai avuto in vita sua un indirizzo e-mail ma per restare accanto a lei si era
convinto persino ad averne uno, tutto per sentirsi il più possibile vicino a
lei, tutto pur di non perderla. Ed era proprio di lei che si trattava, quando
un trillo fece quasi sobbalzare dalla sedia il giovane, suono che annunciava
l’arrivo di un e-mail. Velocemente mosse il mouse sopra di essa per aprirla e
leggerne il contenuto:
“Bene. Allora ci vediamo tra due giorni. Vengo
a prenderti all’aeroporto.”
“Ehi
tu! Non lo sai che non si usa il computer del F.B.I. per controllare le proprie e-mail
personali?”, Reid si irrigidì e con velocità inaudita chiuse le finestre che
aveva aperto sul PC. Quando però poi sentì il tono intimidatorio della voce
trasformarsi in una sonora risata, trasse un respiro di sollievo e si girò
verso di lui.
“Morgan non
sei divertente!” gli disse quelle parole cercando di usare il tono più aspro
che potette.
“Ehi stavo
solo scherzando!” rispose l’uomo di colore alzando le mani e continuando a
ridacchiare, per poi continuare sedendosi sulla scrivania del giovane “Facciamo
così, io non faccio la spia se tu mi dici con chi stavi parlando!”
rivolgendogli uno sguardo carico di curiosità e malizia.
“I-Io non
stavo parlando con nessuno.” Balbettò il ragazzo arrossendo vistosamente.
“Si si come
no.” rispose Derek con condiscendenza, “Si tratta della rossa italiana, vero?”
, il ragazzo non rispose e si limitò a distogliere lo sguardo da quello del
collega, gesto che per il profiler di colore sembrò molto eloquente.
“Ah lo
sapevo! La bella profiler italiana ha fatto breccia nel cuore del nostro
genietto!” desse ridendo e scompigliando i capelli del ragazzo con una mano.
“Smettila
Morgan!” disse il ragazzo abbastanza irritato “Io e Clelia siamo amici, ed è
per questo che vado a trovarla”
“Cosa, cosa,
cosa? Vai a trovarla? Vorresti dire che tu parti per l’Italia per andare a
trovare una tua “amica”?” la voce dell’uomo si alzo di qualche tono per lo
stupore.
“Cosa ci
trovi di tanto strano?” domandò il ragazzo facendo per alzarsi dalla sedia.
“Niente,
solo che deve esserci più di una semplice amicizia per spingerti a fare tanta
strada solo per vederla” a quella frase l’uomo si fece serio e guardò negli
occhi il ragazzo.
“Ok lo
ammetto, Clelia mi piace, lei mi piace molto”
sussurrò il ragazzo al suo collega con il viso ormai in fiamme.
“Quando
parti?” gli domandò Morgan con un espressione trionfale stampata sul viso per
aver fatto finalmente confessare il suo amico.
“Domani
sera.” Rispose il ragazzo sorridendo.